H ILLINOIS UNIVERSITY OF ILLINOIS AT URBANA-CHAMPAIGN PRODUCTION NOTE University of Illinois at Urbana-Champaign Library Brittle Books Project, 2018.COPYRIGHT NOTIFICATION In Public Domain. Published priorto 1923. This digitai copy was made from the printed version held by the University of Illinois at Urbana-Champaign. It was made in compliance with copyright law. Prepared for the Brittle Books Project, Main Library, University of Illinois at Urbana-Champaign by Northern Micrographics Brookhaven Bindery La Crosse, Wisconsin 2018■flUMMO IMM ! gji-M»»* «« F'.ffigies fancti bit Ttacra ift ab imagmt uiui pia clara bumilis uemraubaqs cuncti's f:c$o geau (lexo Sicas o ma/ime boctut Alme patroiw tleum pio aobis Cugitcr ora. JKlMCiO VESCOVO DJ MILANO • r//r a/r/. t/ne. ijrtiiiiiriiiiiii rewwwwm'Vffi servitori, voi mantenetevi liberi nella reli- gione vostra, liberi e fieri e grandi della grande^a di chi possiede la realtà delle cose- e r jli^.neggia stupidamente nei calcoli as- surdi de! socialismo. Venite, cattolici, pellegrinate alla tomba di Ambrogio. Benedetti da lui, fermi nel pro- posito di vivere da cristiani illuminati e fe- deli, educati contro le insidie di liberali, mas- soni e socialisti, voi tornerete al vostro cam- panile, alla vostra Chiesa, voi vi sentirete migliori e un'onda divina di pace nella virtù vi accompagnerà tra le difficoltà della vita terrena verso la vita che non cessa nel cielo. Comperate le scatole di fiammiferi messe in com- mercio dal Comitato per il centenario di S. Am■ brogio. Aiuterete così le feste e in pari tempo com Milano, 12-16 Maggio 1897 batterete la pornografia. ne'suoi diritti, nella sua coscienza, nella sua libertà, nella sua dignità. Il paganesimo av- viliva il popolo, Ambrogio lo nobilita; il pa- ganesimo corrompeva il popolo, Ambrogio lo purifica; il paganesimo negava al popolo la grandezza e uguaglianza in faccia a Dio, Ambrogio la rivendica e la proclama ; il pa- ganesimo consacrava la tirannide dell im- pero, Ambrogio colpisce l'impero e lo co- stringe nei confini della giustizia. Venite, troverete Ambrogio che ammaestra a saggezza gli imperatori, lo troverete che feconda le più dolci virtù cristiane, lo tro- verete fiero 'li fronte a Teodosio, a Giustina, a Simmaco, lo troverete che abbraccia Ago- stino traviato e ne fa un santo, una stella di primo ordine nel firmamento del cristia- nesimo. taccio di sridati fHdeli a Cristo am rosi e gironi;..-Mia Chiesi Mil-no ama il sui Ambro^ jVmbro al Papa, di figli ' .ttolica. andiamo or a dato : am isissim* nella H'jmanità : il dato da Milano igio; la battaglia Alessandro III. amore, a sì alta Doriamo Ambro- brosiani. Milano ha pagine storia delle benedizioni di decreto di pace al crist,ian«si da Costantini ; le gesta di Amb di L^nano, auspice il ponufic< I milani si corrispondano a tan gloria. Milanesi, lombardi, italiani, -------- — gio eh* è onore della Chiesa n $el mondo, impa riamo da Ambrogio a vivere da cristiani gene rosi, degni figli del grande sanilo. Prima di partire da Milviuo comperate i ricordi del centenario che sono iu ven- dita presso il Comitato delle feste in piazza S. Ambrogio, 53. Milanesi ! S. AMBROGIO E MILANO In mezzo alla facciata dell' antico palazzo dei giureconsulti, oggi della borsa, che Pio IV, il papa milanese munificamente donava al celebre nostro collegio di legisti, sorge dignitosa e severa, alla base della restaurata torre di Napoleone Torriani, la grande statua di S. Ambiogio trace ata nel marmo dallo scalpello di Scoizini. Ritta di fronte al vec- chio palazzo della Ragione, che nella sua mole poderosa porta impresse le memorie dell'onesta attività mercantile dei nostri pa- dri , e , fiero avanzo del periodo comunale, parla alle età nuove , voce solenne di tutta una storia di vigorosa vita civile , la statua del grande vescovo pare dominare benedicendo quel movimento vario e febbrile dell' attività lombarda che nel punto medio di Milane an- cor si avvince e si concentra. Due opposte fi- gure storiche l'hanno preceduta in quel posto: erano due vecchi tipi convenzionali da trage- dia, intorno a cui le tacili ire popolari s'ac- cesero appassionatamente ; dopo che per oltre due secoli vi era restato Fil poo di Spagna il j^^mins^nipote diCjg^^jA tempi della tismo giacobino inneggiante al primo procon- sole, con una metamorfosi altrettanto sem- plice quanto ridicola, lo convertì nel classico regicida e rivoluzi- nano di 18 secoli prima, Giunio Bruto, l'uccisore di 'Cesare. Ma, come al solito , la ventola degli entusiasmi mutò presto direzione, Bonaparte cambiò le insegne proconsolari nella corona regale e dopo soli due anni questo povero Bruto rifatto con te- sta propria su un corpo di tiranno collo scet- tro aguzzato a pugnale, era violentemente strappato giù dal suo basamento marmoreo e tratto a ludibrio per le vie fra gli scherni plebei del mobile vulgus. Nel 1833 sul deserto piedestallo saliva S. Ambrogio : non era più per un capr ccio del momento che il popolo festosamente chiamava l'effigie del suo vescovo al trionfo di quella elevazione solenne, ma per un sentimento in- timo e profondo, quasi inconsapevole, radicato nei cuori schiettamente milanesi da una ve- nerazione antica e costante , che nella figura del governatore romano, tratto dall' unanimità d'un plebiscito alla d gnità del pastorale , fa amare il conditor morale della città , il rin- novatore potente dei nostri destini, 1 simbolo cittadino più puro e perfetto di pietà religiosa, di grandezza politica, di virtù civili. Poiché se è vero che nella periodica volubilità delle ri- correnti passioni popolari nulla vi è di im- mobile fuorché l'eterno movimento, nulla v'ha di immutabile fuorché 1' eterno mutamento , non è meno indub tabile, che in fondo alla coscienza del popolo c'è e si con- serva , trasmesso di padre in figlio quale sa- cro deposito spirituale, tutto un fecondo patri- monio di tradizioni e di memorie che non sente i soffii disordinati delle tempeste passeg- giere, ma placido e inviolato fiorisce con sin- golare potenza educatrice fra gli alterni tu- multi del cuore. E' quella innaturata forza conservatrice che tenace arresta l'irrompenza precipitosa delle seduzioni demagogiche, è quel fattore speciale della psicologia popolare che controbilanciando la facilé"i n costali za de» gli intelletti meno educati e vigorosi, nel ri- stabilito equilibrio disegna la via del trionfo del buon senso e agevola il progresso normale di una vita sociale svolgentesi senza le in- certezze li inutili soste e di scosse pericolose. E questo caro patrimonio famigliare di tra- dizioni e memorie milanesi s' incardina in S. Ambrogio , che solo può sull' alto piedestallo della torre dell'orologio, nel punto principale di convergenza della chiassosa ed attivissima vita cittadina , incarnare nella sua maestosa figura, per unico consenso dei figli, la storia delle grandezze civiche da lui iniziate eoa primo, dee sivo impulso, e solidamente instau- rate sulla base resistente d'una vigorosa edu- cazione cristiana. S. Ambrogio non è soltanto la più spiccata individualità della storia mi- lanese, ma una figura che di sè riempe tutto il nostro passato, è il padre della patria, della sua patria spirituale, che partecipa della vita dei suoi figli, s'immedesima ad essa, v' agita il soffio della sua ispirazione, vi trasfonde il suo spirito, sino ad uscire da questo seco- lare connubbio quasi evanescente in una sim- bolica astrazione di gloria religiosa e politica. In lui, soggettivo compendio delle virtù cri- stiane, la storia fece giganteggiare nei secoli Centesimi 5. Il primo periodo delle Feste Centenarie Santambrosiane si svolgerà nel corrente mese di Maggio secondo l'ordine seguente: Martedì 11, Mercoledì 12, Giovedì 13: Triduo solenne nella Basilica Ambrosiana. Venerdì 14: Traslazione delle Reliquie nella Metropolitana e solenne Pontificale. Sabato 15: Funzioni nella Metropolitana. Domenica 16: Funzioni nella Metropolita- na. Traslazione delle reliquie alla Basilica Ambrosiana. Per questa occasione saranno ospiti no- stri molti Vescovi italiani e fra di essi due Principi di Santa Chiesa, i Cardinali di Ve- nezia e di Bologna. Noi confidiamo che Milano, ravvisando in queste solennità religiose l'adempimento •li un sacro dovere, vorrà con una afferma- zione unanime di fede dimostrarsi degna delle proprie tradizioni. Nel rievocare e nell' onorare la memoria del Santo Vescovo Ambrogio, la quale, mentre fu gagliardo eccitamento alla pratica delle jirtù cristiane, fu ""r sempre simbolo e ga- sine, tutti i cuori sinceranjj^|jp|iiilanesi non possono che trovarsi concordi. Accorriamo dunque ad invocare dal nostro Patrono pace e benedizione su questa città da Lui tanto amata e beneficata perchè di Lui essa si mantenga in ogni tempo me- more e degna. IL COMITATO. Le feste ambrosiane hanno uno scopo elevatis- simo the fa in nu do chiaro e preciso indicato dalla Pastorale collettiva dei Vescovi lombardi diretta alle Diocesi della Mostra provincia eccle- siastica. Siccome i cattolici devono regolarsi nelle cose che riguardano la Religione, tanto la dottri- na quanto la disciplina e il culto, secondo l'in- segnamento che i Vescovi uniti al Papa imparti- scono, coti noi rimandiamo alla detta Pastorale i nostri lettori, perchè di là attingano ciò che è fondameiitale istruz one sulla natura e gli effetti delle feste centenarie di S. Ambrogio. E' bello, è meraviglioso qui sto fatto che per- dura costante d^gli Apostoli a noi. Cristo che non ci lasc ò orfani, rimane in mezzo di noi colla sua dottrina, le sue leggi, il suo spirito, la sua grazia, le sue sante ispirazioni, le sue promesse immortali, rimane nella Eucaristia, rimane nel suo Vicario e nei Vescovi, rimane colla assisten- za continua che preserva la sua istituzione, la Chiesa, dal perire tra tante lotte dalle quali è assalita. Or ecco il fatto consolante che ne de- riva. I cattolici già uniti agli Apostoli, furono uniti durante i secoli ai loro Vescovi. Eccoci an- che oggi attorno ai Vescovi e dai Vescovi a impa- rare anche quello che dobbiamo fare per i nostri Santi. Noi dobbiamo vedere nelle feste ambrosiane un grande atto di fide anzitutto, un atto di gra- titudine, un mezzo di confortarci alla vita cristiana. Un atto di fede verso Dio La sublimità alla ^uale è salito Ambmg o la raggiunse per la fede che lo animò potente. Egli aveva innanzi a sè da propugnare la gloria di Dio, propagarne il regno sulla terra, santificare sè e il prossimo nella fedeltà a Dio. N- n altro compito si assunse; tutto quello che ha fatto in ogni ordine di cose, tutto era diretto a—tjm.c+n lìr. "lf-yatisgimo ; o appunto perchè inteso a tale altezza ha trovato la forza di superare le difficoltà di ogni natura, ha condotto un'opera solidissima la quale sorvive e Ini dopo quindici secoli e ce lo fa presente quasi ancora sedesse sulla cattedra, ancora ci parlasse, ancora ci guidasse. La fede trasporta i monti, la fede annienta il tempo. Ammirando Ambrogio noi dobbiamo imitarlo nella fede, nel- l'abbandono nello mani di Dio, nella sequela co- stante, irreprensibile di Cristo. Così saremo i figli di Ambrogio e noi avremo provveduto a salvarci dagli errori che la scienza falsa sparge nel mondo, e a fare l'uso più nobile della nostra intelligenza tenendola in armonia con Dio, la somma sapienza che non conosce menzogna, allontanandola dalle fallacie della superbia umana. Un atto di gratitudine. Vi ha uomo che più di Ambrogio abbia benemeritato della umanità ? Pri- ma ancora che fosse Vescovo, aveva dato l'esempio della equità nel governo ; vescovo, afferma e di- fende la verità della religione contro l'arianesimo che negava la divinità di Cristo ; sostiene i diritti della Chiesa e della coscienza contro i prepotenti anche incoronati ; educa e soccorre il popolo nelle necessità morali e materiali, dimostrando col fatto ai poveri quanto la religione li benefica e ai ricchi l'obbligazione di essere giusti, caritativi, generosi; insegna la pratica delle virtù comprese le più de- licate, come la verginità; mitiga e ingentilisce l'animo delle masse e addolcisce la convivenza sociale. Poi — vedetelo il grande Ambrogio — vede- telo che resiste a Teodosio imperatore, lo con- menzogno radicate in costunanze inveterate, che non conosceva le dolcezze della famiglia, non il gaudio del dovere, non il conforto di pure e si- cure speranze, non la pace del Dio vero e buono, il paganesimo appoggiato a tutte le passioni umane si agitava com»! un mostro immano ferito a morte e ch« non vuole perdere la vita. Ambro- gio colla foltezza sua sorse g gante invincibile e innanzi a lui crollarono gli ult, mi ridotti della pagana oscenità, gli nltimi rifugi degli dèi falsi e bugiardi, gli ultimi auguri, gli ultimi sacrifi coli. Quale splendida immagine di benefattore del- l'umanità ! quanta gratitudine gli dobbiamo. E perchè la vittoria sul paganesimo fosse completa, ai redenti ai quali sarrise la religione del Dio crocifisso, sorrise la divina parola alla mente, sorrise di incanti nuovi la gioia del bene al cuore, sorrisero l'affetto della famiglia e la carità che unisce e uguaglia gli uomini, ai redenti additò in Boma, nel Vicario di Cristi, nel successore di Pietro, iì centro del cristianesimo, la pietra an golare su cui l'edificio della chiesa è fondato, e intimò l'Ubi. Petns ibi Ecclesia, « dove è Pietro è la Chiesa, schieratevi col Papa, obbedite al Papa se volete che la morte non vi colpisca » se bramate l'eterna vita. Atto di fede e di gratitudine, non basta. Le feste santambrosiane devono confortarci nella vita cristiana. Senza le opere la fede è morta, senza la imitazione pratica dei santi la gratitudine verso di loro rimane un sentimento sterile. Baciando l'urna del santo dobbiamo invocare da lui che ci infonda la forza necessaria a vincere il paganesimo moderno e i moderni prepotenti. Viviamo in m»zzo agli idoli del mondo ribella a Dio ; ci si vuol avvilire a servire alle meschinità umane, distogliendoci dalle grandezze del cristia- nesimo; ci si sollecita a non curare Cristo e la Chiesa, a volgere le spalle al Papa, per renderci servi dei buffoni che quando ci avessero sfruttati e degradati, ci disprezzerebbero. Noi de bbiamo te- nerci nella dignità nostra di cristiani, fieri della nostra religione, liberi e franchi nel professarla; dobbiamo custodire il nostro carattere con gelo- sia, e costringere gli avversarli ad arrossire delle loro ribellioni presentando ad essi in noi lo spet- L'autiCd basilica di Sant'Ambi ogio. Al PELLEGRINANTI ILLA TOMBA DI «GÌ Dalle vostre campagne verdi e feconde, venite, cattolici, venite alla tomba di Am- brogio. Venite dalle rive del TiUno e del Po, ric- che di pascoli, di frumer ti, di viti; venite dalle rive dell' Adda, del Serio, de,l Mincio, dell'Adige, venite cattolici & ll'urna del gigante della Chiesa . Venite dal piano immergo per le vie fian- cheggiate dai salici, venl.e dai dolci colli della Brianza ridente, venite dai monti fati- cosi, venite alle ceneri dewpadre della patria nostra. I Lasciate un giorno la casa amata dove rumoreggiano i vostri bimbi al sole, e tra la polvere, belli e robusti, venite al Santo. Ces- sate per alcuna ora dal lavoro santificato dal sent mento nobile deli dovere; smettete il canto sereno dell'anima lieta di gioie pure e di eterne speranze; venite ad Ambrogio. Ambrogio vi attende dai' 15 secoli nel suo avello. Quindici secoli 1 I popoli ancora lo rammentano come fosse morto ieri. Mille- cinquecento anni sono passati e ognuno di essi ha arrichito la memori • di Ambrogio di un nuovo fascio di luce; egli splende di mezzo al sole della gloria; le generazioni lo ammirano inestinguibile. Venite a contem- plare il prodigio. Le ossa di Ambrogio si movono, fremono, si riuniscono, eccolo ri- sorto il Pa ire, eccolo in mezzo di noi. Venite e ve ietelo quanto è bello, quanta dolcezza nel suo occhio rutilante, quanta sa- pienza nella parola del suo labbro intinto di miele, quanta affabilità nel gesto, quanta mae- stà nell'incesso, quanta fortezza nelle opere. Venite; voi troverete Ambrogio che istrui- sce il popolo, che educa il popolo alle virtù, che soccorre il popolo contro la povertà e contro i prepotenti, che protegge il popolo Venite e imparate da Ambrogio. Nella quiete delle vostre valli, nella tranquillità del paesello che biancheggia tra i castagni e i noci o le quercie del monte e i pini del piano, anche voi siete turbati da voci sinistre di sfac- ciati mentitori. Vi dicono che sarete felici quando avrete rinnegato Dio. Cristo, la Chiesa, la virtù, la onestà della famiglia, la purezza dell'amore; vogliono farvi credere che un giorno il benessere materiale sarà tanto che l'uomo si troverà felice in un paradiso ter- restre, e che per pervenirvi bisogna rinun- ziare al paradiso che Cristo col sangue suo ci ha conquistato; vi raccontano un mondo di bugie col fanatismo di santoni turchi, di maghi caldei, di streghe ; intanto mirano a ubbriacarvi in queste fatuità, per spingervi ai disordini e così servire a loro che sanno sfruttare i tumulti e pescare nel torbido. Venite eia Ambrogio ; egli vi insegnerà la forza nelle avversità, il coraggio di risorgere, la via da battere per godere sulla terra quello che sulla terra è possibile godere, egli non vi ingannerà colle illusioni socialiste. Venite, cattolici. Milano è ospitale, Milano è educata, Milano vi accoglierà come figli e fratelli. Vi sono a Milano delle persone ineducate le quali hanno stampato grossolane ingiurie contro i cattolici pellegrini di Valsoldaedel Varesotto. Ma non vi curate di costoro; sono poveri infelici ai quali non arride nè il fiore del campo, né la luce del cielo, nè le assi- curazioni della verità, nè le delizie della virtù. Sono impastati di odio. Mentre menti- scono di volare la felicità del popolo, non mirano ad altro che a calpestare la religione e a oltraggiare il popolo che l'ama e ci ha conforto nell'esistenza travagliosa. Non li curate ; compassionateli e compite il vostro atto di fede, di gratitudine, di omaggio alla tomba di Ambrogio. I socialisti vi vogliono verte a penitenza, lo fa piangere sul suo d litto; ve ietelo che si oooone a Simmaco e al Sanato che volevano restituire il culto pagano alla dea Vittìim,' irrititeli/-innanzi a (riiHi'ircft'Wf>Hriffii'<ìià fermo come un < torre; vedot lo nella basilica, circondato dal popolo, che respinge le pretese e le truppn imperiali. S !prat.urto Amb ogio clie alla sistemazione della Chiesa ha lavorato cou tanta sapienza e energia, eh" ha informato le menti e i '•uori degli splen- dori della verità e dello delizie dell' amore alla virtù, e da ammirarsi là tra il paganesimo che va spegnendosi nel fango c< me un astro nefasto, e il cristianesimo che uscito dall' oceano di san gue d'i suoi martiri per tre secoli >ffaso glorio- samente. s'av nza in un trionfo li lu«e meravi gli'>sa a illuminare e fecondare la terra Il paganesimo colla schiav tù eh ■ abbrutiva due terzi dell'umanità, che aff gava ne'le passioni l'altro terzo, che tutti tratteneva nella tenebra di Vendesi ali* Edicola Gatti in Piazza Fontana. iLj.....!?z:. 'SbMjfe aoMAA/„ ^Oj*UNJ> Il Gonfalone LE FESTE CENTENARIE SANTAMBROSlfl Y incarnazione più eletta del sentimento mi- lanese. il fondatore ideale d'uno stato di Mi- lano, forte per indipendenza politica, per li- bertà civile, per grandezza economica. Onore e gloria al grande patrono ! (ani.) Non si è milanesi senza essere ambrosiani ; 10 spirito del nostro patrono ci ha tutti pe- netrati e non si è spento mai attraverso le più varie vicende ; la memoria di lui vive ancora oggi di una mirabile freschezza e gioventù, e la storia di ciò che fu la città nostra sotto il governo forte e paterno di Ambrogio è più conosciuta fia noi di quel che non sia la sto- ria dei recenti rivolgimenti politici. Tanto pu& la forza che viene dal magistero religioso, tanto può la gratitudine di un po- Solo onesto e generoso: di Milano è lecito ire oggi, ciò che ai suoi tempi Ambrogio di- ceva dell'Italia, àliquando tentata, mutata numquam. , Purtroppo però da qualche tempo a questa parte la memoria di Ambrogio è stata privata fra di noi molto della sua effica- cia per il prevalere di elementi degeneri che si sono imposti al popolo: il libera- lismo fattosi padrone delle istituzioni pub- bliche domina ed esercita la sua azione corruttrice anche sul suolo il quale fu te- stimonio dell' opera santa di colui, che resistette a Cesare e che colla sua resi- stenza potè ridurre l'impero ad essere ve; ramente cristiano: e noi dobbiam^Ugli resempii del nostro grande vescovo ritem- prare le forze per lottare contro i nemici nuovi del nome cristiano, contro le usur- pazioni del potere laico, per far rivivere sano lo spirito puro della fede e della ca- rità: come lui noi dobbiamo prefiggerci la libertà della Chiesa e il cristianizza- mento dello stato ristabilendo sulla base della giustizia quella armonia voluta da Dio quando fece l'uomo dì corpo e di spi- rito. quando gli assegnò una vita tempo • rale che fosse preparazione alla vita eterna. Ricordiamo che Ambrogio ha scritto, qui ecclesiam totis viribus non defendit, non est dignus tantae matris honore : chi oggi non lotta per la Chiesa, non ne difende con tutte le forze la libertà, non è degno di lei, non è degno del nome di cattolico, non è degno delle divine promes- se, non è degno — a milanesi convien dirlo — di Ambrogio. E' ispirandosi a questo sentimento che noi salutiamo le feste centenarie, augu- randoci che giovino a ridestare nel popolo, non la memoria di Ambrogio, che vi è inestinguibile, ma la coscienza del dovere di far sì che questa memoria non rimanga sterile, ma operi con piena efficacia, si tra- duca in attività, in ispirito di lotta, in amore indomab le alla Chiesa, in carità di patria illuminata e virile ; sicché il san- to dal cielo vedendoci stretti intorno alle sue ossa venerate, possa dire di noi, co me già dei mirtiri, talps ambio defensores. S. AMBROGIO SOCIALISTA1?] Ricordiamo di aver letto di uno strano ebreo che rimproverava ai cattolici di aver tolto alle altre religioni le proprie glorie. « I cattolici — così l'ebreo — s'accorsero che Gesù Cristo era un Gran de, e lo presero persè. » Stranezza mag- giore non ó concepibile; trova peraltro un riscontro nella pretesa più volte ac- campata d^^^^^listi di voler^metten derno 'Gesù Cristo stes30, i Padri e 11 modo speciale S. Ambrogio. «La Chiesa' così i socialisti, dal secolo XII in moda specialissimo ha incominciato a fornica re colla borghesia, ma nei primi secolj. se ci atteniamo alla dottrina dei Padri, essa si ispirava al pretto comunismo pre dicato ai giorni nostri. » Sono stranezze ripetute ogni giorno più. I primi a non prestar fede sono i socialisti stessi i quali amano pescar nel torbido; a tal uopo rintracciano alla spicciolata frasi ed espressioni che ora suonerebbero for- se male, stantechè più sicuramente parla- vano i Santi Padri quando non esiste- vano gli eretici dell'epoca: i socialisti. Di S. Ambrogio citano più volontieri 11 Nabut dove il santo ha parole roventi . contro l'avarizia dimentica dei_ doveri al- V tissimi che incombono a chi possiede ricchezze. Se si dovesse ragionare seria- mente e fare uno studio severo per 09na- rendere il pensiero cristiano sociale ei Santi Padri e in modo particolare di S. Ambrogio si baderebbe più che a!la materialità della lettera che uccide, al- l'oggetto formale ispiratore di espres- sioni che possono essere identiche seb- bene con altro ed altro significato. Si... vuole invece inerire giudaicamente a una paiola staccata dal contesto e poi gri- dare: S. Ambrogio è socialista, perchè, ad esempio, (in C. 12 Lucae) ha insegnato che nessuno deve dire: « Questo è mio, questa è mia proprietà, perchè tutto è comune. » Con buona pace dei socialisti sarà permesso che noi studiamo il pen siero patristico da tutto il complesso delle loro dottrine e dare alle parole ci tate il de bito significato. Vuoisi conside- rare che secondo i Padri i beni della ter- ra "sono stati creati per il bene dell'uma- nità e per assicurare la vita di ciascun uomo; la divisione dei beni non può togliere questa destinazione generale; nell' estrema necessità basta stendere la mano e prendere qualche cosa di ciò gli appartiene; questo atto stesso trasport,a il diritto di proprietà dall'uno all'altro; ^ un reale e ben determinato che 10 na accorciato al genere umano tutto in- tero. Questo il pensiero dei Padri, come il pensiero di tutti gli scolastici e i teologi moderni. Così ad esempio S. Tommaso scris- se: Naturale diritto dell'uomo è la privata proprietà dei beni Ma se inoltre si domandi quale debba essere l'uso di tali beni, la Chie- sa risponde che per questo rispetto V uomo non deoe avere i beni esterni come proprii bensì come comuni in modo che facilmente li comunichi nelle altrui necessità onde l A- oostolo dice : comanda ai ricchi di questo secolo di dare e comunicare il proprio facil- mente. (S. Thomas 2a 2ae q. 05, ar. 2.) A meno che non si voglia accomunare S. Tommaso coi socialisti e con lui tutti i sociiloaii cri- stiani moderni che sarebbe comodo. Ma un as- surdo troppo evidente, vuoisi studiare il pen- siero di S. Ambrogio e degli altri sotto il ri- flesso dì questa luce. Essi volevano che si largheggiasse in elemosina. Predicavano la obbligazione della carità : questa non distrug- ge il diritto di proprietà, lo suppone. In fatti consiste nello spogliarsi volontariamente di qualche cosa di cui si era proprietari per ve*ire in soccorso di altri. Ancora una volta, se noi possiamo chia- mare comune ciò da cui tutti gli altri non so- no esclusi, possiamo chiamare comune le ric- chezze perchè Dio vuole che i poveri nella estrema necessità non sian esclusi, ma al contrario vi partecipino per la carità dei pro- prietari. Dove è mai questa carità, dove que- sti concetti nel livellamento socialistico ? Do- ve è mai la tirannide dello stato che assor- bisce tutta la ricchezza nazionale? Nel pen- siero patristico è la nota dell'amore che vi- bra. Vi è un Dio in cielo: tutti fratelli siamo quaggiù in terra ; sacra è la proprietà ma quod superest date pauperibus-, l'egoismo e la sfrenata cupidigia pagana non hanno ragio- ne d'esistere; tutto è comune nell'indigenza estrema; il ricco vede nel povero un fratello e nel fratello Gesù Cristo medesimo Come nel o spirituale si hanno i beni in comune, così i beni materiali non voglionsi consi- derare come proprii ma come comuni: deb- bono cioè facilmente essere conveniente nelle altrui necessità. Una barriera, un muro in- sormontabile separa Ambrogio e i Santi Pa- dri dal socialismo moderno dove la carità e l'elemosina s irebbero parole senza senso quando non si voglia chiamare carità e t e- lemosina l'offa che lo stato getterebbe entro le bramose canne di tutti i salariati. Di più, in tutta la serie gloriosa dei Padri, in tutte le loro opere colossali non vi ha un mot- to sulla lotta di classe eretta ora a sistema. SUPPLEMENTO ALL'OSSERVATORE CATTOLICO ricchezze nero, l'abuso si concede ; ma non si è socialisti-quando si condannano gli a- busi perchè tutti noi clericali attualmente condanniamó gli abusi del capitalismo e tut- tavia tra noi ed i socialisti vi è un abisso. In quanto al condannare l'abuso non biso- gna farsi le meraviglie premesse le nostre osservazioni circa la fratellanza cristiana che vietava iPi'its utendi et abutendi nel senso di abusare. I^e ricchezze poi se da una parte possono servire nell' acquisto dei meriti certo che possono arrecare anche qualche intoppo se vi si attacca il cuore. In questo senso i SS. Padri ci mettono in guardia con- tro i mali che potrebbero arrecare le ric- chezze. Così Clemente Alessandrino nel li- bro III del Pedagogo scrive: « Mi sembra che la ricchezza rassomigli al serpante il quale se alcuno non sa pren- derlo da lontano (dal dente avvelenato) pi- gliando senza pericolo la bestia per la punta della coda sHavvinghierà alla coda e mor- derà. Così sinché la serpentina ricchezza mentre è presa dall'esperto 0 inesperto sa ra nei Padri quando non esistevano i socialisti. Questi continueranno per la loro via nono- stante che la verità splenda e sia rivendi- cata contro le loro critiche passionate; noi cattolici anche nello studio dell'economia cris ian j-sociale atteniamoci fedelmente ad Ambrogio ed agli altri Padri, da cui il Ket- teler si ispiri pel suo sistema economico-so- ciale. PICCOLA CHLANt SiNTAMBBQSIANA Sotto questo titolo la libreria religiosa di Giuseppe Palma (via Lupetta, 12, Milano) ha pubblicato sei fascicoletti d'occa- sione compilati con sobrietà e scelta accurata. Ogni fascicoletto ò composto di 31 pagine in formato elegan- tissimo con una splendida copertina in cromolitografia, e non costa elio dieci centesimi appunto perchè se no possa fare una larghissima diffusione. — Ecco i titoli dei sei fascicoletti s 1. La vita di Sant' Ambrogio. 2. Le feste Ambrosiane del 1814. 3. L.a romanità di Sant'Ambrogio. 4. Ambrogio, -atiro e Maroellina. 5. Memorie santambro3iane milanesi. 6. Sant' Ambrogio e 1' impero. I ivico (li Sant'Ambrogio. i suo nel contemplare le ceneri di un eroe che prima di lui, sulla medesima sede, aveva tanto sofferto per amore della verità e della fede ; e con questo atto veniva a spiegare franca e pura la sua bandiera, come a dire al popolo, alla corte, al clero: Sappiatelo fin da questo momento che entro comn vescovo in mezzo a voi, che la mia fede è la fede di Dionisio, il mio proposito è irremovibile come il suo ; che ho firmato il suo simbolo della Clresa catto- lica anche a costo di incontrare odio, perse- cuzione, esiglio e morte. E chi non sa come accolse e t«nne caro quel Simpliciano (che poi gli successe nel- l'Episcopato) il quale ritengono taluni e giu- stamente gli fosse stato mandato dal papa perchè gli stesse a fianco a rappresentare , quasi in qualità di vicario generale della dio- cesi, la sede apostolica, la quale forse, date le condizioni dei tempi, quelle particolari di Mila- no, e il modo di eiezione d'Ambrogio, ebbe mo- tivo di allarmarsi in sul principio e di trovare prudente l'assistenza d'un uomo assennato e sicuro? E Ambrog'o contra- cambiò anzi il benefìcio venutogi da Ro- ma, col non abbandonare un istante solo papa Damaso, in mezzo alle calunnie e alle persecuzioni di cui tu fatto bersaglio. Pur troppo a Milano non sono mancati in ogni tempo dei difensori più o meno aperti dell'ideale scismatico di una chie- sa ambrosiana separata dalla sede di Pie- Se ricordano ai ricchi [quod superest date pauperibus, d'altra non gridano mai al po- polo : « Fatevi giustizia ; prendetevi quelle ricchezze che sono vostre. » La Chiesa ope- ra le più grandi trasformazioni colla efficacia della sua divina parola, non coll'odio di clas- se astutamente diffuso, ingrandito magnifi- cato. Lo schiavo portava pesanti catone ai polsi. Era un obbrobrio. La Chiesa spezzerà quei ceppi. Essa è di tutti i tempi, essa se- guirà il lavoratore, lo schiavo per ogni epo- ca storica rendendo col diffondere la nuova civiltà meno triste la posizione dello schiavo. Passando questi per la servitù della gleba troverà poi le vivide aure di libero cittadino quando il raggio benefico del cristianesimo potrà illuminare le menti rabbuiate dall'er- rore. Chi vuol essere troppo corrivo perchè ha una vita effimera e d' altra parte nuove catene fabbrica per scansarne altre, deve ricorrere alla violenza, non alla persuasione, deve schierare come in due |grandi armate ricchi e poveri e poi gridare : guerra, guerra. Il cristianesimo, i Padri, S. Ambrogio non conoscono la nota dell' odio che è la fibra più cupa del cuore umano; chiamano il ric- co ed il povero ad una stessa mensa e loro intimano: « Siete fratelli, datevi l'amplesso di pace. » E non è raro il caso di vedere il ricco, il padrone chino dinnanzi allo schiavo divenuto vescovo in atto di ricevere la be- nedizione. Ma i socialisti non vogliono arrestarsi per cosi poco ; essi procedono imperterriti e gri- dano che S. Ambrogio ha condannato, come già i Padri a lui anteriori, le ricchezze in modo generale ed assoluto. Un scolastico distinguerebbe: ha condannato I'kso delle molto bene attaccarsi e mordere se taluno non fa retto usoiaioperandolo con magna- nimità ma in qAsto caso domerà la bestia con il canto delj^erbo ed egli rimarrà il- leso. » Nello stesso sehso S. Ambrogio, fedele in- terprete dell'economia sociale degli evangeli- sti e dei padri ali i anteriori, eccitai ricchi ad un legittimo uso delle ricchezze Nello stesso Nabut dove si vorrebbe vedere S. Ambrogio socialista, esso scrive : « Se dal pozzo [non attingi, facilmente si corrompe nell'ozio inerte et degeneri sita ; attingi ed ecco elle splende alla vista, e si fa dolce alla bevanda ; così le ricchezze are- nose quando sono ammontichiate, sono belle nell'uso, diventando inutili nell'ozio. » Voi eternamente obbligati a vedere socia- lismo dovunque, commentate queste parole : « belle sono le ricchezze nell' uso » belle quando passano dalle mani del ricco in quelle del povero. Ecco la carità benigna e non li- vellatrice, ecco l'abuso condannato non l'uso. I socialisti ben sanno tutte queste cose ; sta nel loro interesse il volerle contraddire; come si va nelle nostre campagne ad osten- tare una religione che non si ha, così sta ora nella loro tattica appellarsi all'antichità e coprirsi sotto il manto religioso dei Padri. Dico dei Padri e non di Ambrogio solo per- chè comune è il loro pensiero. S. Ambrogio nell'ardente sua carità ha forse avuto occa- sione di insistere maggiormente su questi punti ; ma un filo d'oro si protende dai pri- mi secoli sino ad Ambrogio, da Ambrogio agli scolastici, da questi a Leone XIII e a tutto sociologi cattolici. Nulla vi ha di immu- tati se non fosse l'espressione che era più sicu - S. AMBROGIO E IL PAPA Chi è stato a Roma l'avrà certamente no- tato : nel massimo tempio della capitale del mondo cattolico, in S. Pietro al disopra del- l' altare che sorge sopra la tribuna, ci sono quattro statue colossali in bronzo, che sosten- gono la cattedra pure in bronzo, in cui è rinchiusa la sedia episcopale di S. Pietro : ebbene la quattro statue rappresentano i santi Ambrogio, Agostino, Atatasio e Giovanni Gri- so storno. Nè certo al grande arcivescovo no- stro poteva essere resa migliore testimonianza di quella romanità che e suo vanto e suo merito, e che invano gli si vorrebbe conten- dere dei fautori coscienti e incoscienti di scisma, i quali per poco non lo fanno r belle al Vicario di Cristo. Del resto tutti sanno come sia d'Ambrogio la sentenza ubi Petrus ibi ecclesia , ubi ec- clesia ibi nulla mors sed vita aeterna ; dove è Cristo ivi è la Ohiesa, dove è la Chiesa ivi non c'è la morte bensì vita eterna. Egli poi fu fedelissimo a questo prin- cipio in tutta la sua vita e in tutte le sue opere: Primo suo atto appena elett, vescovo di Milano fa di mettersi in comunicazione colla sede di Roma; e, volle presso di sè le reliquie del suo santo predecessore Dionigi, morto in esilio — un altro gran campione della cattolicità e della romanità della Chiesa — parendogli ed a ragione che gli fosse trop- po necessario ritemprare a ermezza 1' animo Tro. A mantener viva questa deplorevole tendenza giovò assai nei secolo scorso la politica austriaca, sospettosa sempre del Vaticano, la quale seppe sfruttare la santa memoria di Ambrogio quasi erigendola contro quelia di Pietro ; ma fortunatamen- te il tristo tentativo non è riuscito, ed ha avuto oppositori illuminati. Fin da'suoi tempi S. Arialdo Alciati martire nostro, campione della romanità più pura, predi- cando ai milanesi durante le lotte inte- stine , che turbarono la città nel secolo XI, e difendendo la devozione a Roma e la purezza della disciplina ecclesiastica, li metteva in guardia contro l'abuso del nome di Ambrogio, ammonendoli che Am- brogio invece aveva sempre sostenuta l'u- nità della Chiesa intorno alla tomba degli apostoli. E un giorno riassumeva le sue parole intorno al dovere della fedeltà al papa e della dipendenza da Roma con q'leste parole : linee cuncta dixit B. Am- brosius. cujus dieta quomodo aecipienda non solum novinus nos, quorum est pa- tronus, sed omnis etiam pene mundus / e cioè : queste cose tutte ha detto S Am- brogio le parole del quale come siano da accogliersi, non solo noi, di cui egli è patrono, sappiamo , ma sa quasi il mondo intero. 0 Santo dottore ! voi avete detto Ubi Petrus ibi Ecclesia: ebbene proteggete la persona del successore di Pietro, e colla vittoria di lui sarà immancabile quella di tutta la Chiesa : fate anche che i vostri figli non degeneri, si gloriino anzi fdi essere primi a militare nell' esercito del papa, primi ad ascoltarne la vo *e, primi a difendere i diritti, primi a diffonderne l'amore. 0 ! se tutti, contemplando e conside- rando la figura di S. Ambrogio, il quale incarna la forza della fede di Cristo ro- mano, che ha salvatala sl'insegnamento che esce dalla vita e dall'opera di lui ! 0! se tutti comprendessero come per sottrarre la società dalle estreme ruine minacciatale dal liberalismo e dal socia- lismo non rimanga che affidarsi alla Chiesa e al Papa, oh! come l'anima beata di S. Ambrogio, e sulterebbe ! Qusndo infatti fosse precisa nelle menti la dottrina cattolica intorno al papa, qua'era nella mente di Ambrogio , essa non potrebbe che tradursi in affetti ge- nerosi, in opere efficaci. Ripetiamola Spesso la grande sentenza di Ambrogio, ed opponiamola a tutti co- loro, che tentano separarci dal papa : un ambrosiano deve essere papale ; se non lo è, rinnega la memoria del suo stesso pa- trono. iSant' Ambrogio e la Chiesa Al popolo chn non può legger gli scritti di Sant'Ambrogio, si vuol dare a credere che il nostro patrono abbia costituito a Milano mna Chiesa indipendente da Boma e dal Papa. E' una menzogna. Tale menzogna la leggiamo nei giornali, e specialmente nella Perseveranza, organo d'una aristocrazia ignorante e oziosa, la quale non studia, ed è venula insinuando anche poc'anzi innno scritto firmato Paolino Aco- lito che i vescovi lombardi hanno sbagliato nella loro pastorale collettiva nel tratteg- giare la figura di Ambrogio e nell'interpre- tare la formola: dove è Pietro ivi è la Chiesa. Or bene, Ambrogio, in tutti i suoi scritti e suoi atti, ha proclamato la sede di Roma centro d'autorità, ragione dell' unità, fonte di giurisdizione, cattedra di verità sovrana e indefettibito. E a questo si riferisce ap- punto il detto immortale del grande dottore « Dove è Pietro, ivi è la Chiesa; dove è la « nhinaaivi non è non è morte ma vita eterna, *__ (Enarrat. in Ps. XL, 3J.) L'inseparabile unione iella Chiesa con Pietro e i successori di Pietro: Dove è Pietro, ivi è la. Ch esa, non è il concetto di un testo isolato in Ambrogio. Un vasto insietn? li dottrina ne for« ma il commentario. Batta aprire le ani opere, par ravvisare in lui il Dottore della supremazia le- gislativa, giudiziaria, amministrativa e special- mente dottrinale del Pontifise Bimano. Dapprima, egli lo dichiara in termini assoluti: Boma è il centro dell'Haiti, ei è necessità e do- vere d'ogni cristiano l'aderire a questo centro con fede e sommessione formale: « Un vescovo non « è cattolico sa non è in comunione colla Chiesa « romana; non c'è vera f-d« nello scisma (Dj « excessu Satyri, lib. I, n. 46,47.) — Entrare nella « ba-ca di Pietro è entrare mila Chie dar pace a Boma è metter pace in tutto il corpo (Epist. XI, n. 2 e 4.) > Boma ò la sorgente della sacra giurisdizione: < Capitale delle nazioni, sede del Maestro delle « genti, e sublime santuario della cattedra apo- < stolica, è la Chiesa unica dalla quale derivano « le altre (Hymn.) — La Chiesa romana è late- < sta di tutto il mondo romano e da lei fluisce « a tatti il diritto di partecipare alla santa co- « munione (Epist. XI, n. 24.) > Inoltre, Boma è la podestà universale, è la sede del governo di tutte le altre Chiese, è il tribu- nale supremo stabilito sul mondo : « Pietro è« stato scelto a pastore della greggia del Signore, « essendo stato detto a lui : Ta confermerai i tuoi « fratelli (I i Pdalm. XLIII, n. 41.) — IL Ponte- « fice di Roma e il guardiano preposto all'ingres- « so dell'ovile, che sa di-ib. Y, n. 98. — De « Incarnat. cap. IV, n. 33.) — « Spetta a Pietro « prof erire la parola della fedo, affermare la vera « pietà, e annunziare la grazia (De Incarnat, cap. « IV, n. 30 ) » — Tocca a lui a correggere i falsi sensi dati alla dottrina, o (come si esprimo Am- brogio, alludendo a Malco) « a troncare, colla « spada spirituale, Parecchio ribelle alla verità « (In Lue. lib. X, n. 67.) » — Pietro è il fonda- mento della Chi-sa, « il quale deve prevalere con- « tro tutte le eresie (De Incarnat. cap V, h. 34.) » — Se G sù Cristo, cne s >lo è propriamente la pie- tra foniamentale della Chiusa, « ha voluto con- « ferir' questo titolo al suo discepolo, fa per far « intendere, coll'appellativo di Pietra, la sua so- « lidita e costanza n Ila fede (la Loc. lib. VI, « n. 97. D-> Fide, lib. IV, n. 56.) — La fode, in « fatto, è il fondamento della Chiosa. Non si tratta « qui del corpo ma della fede di Pietro; di que- « sta è detto che le porte dell'interno non pre- « varranno contro di lei ; la sua confessione ha « vinto l'inferno (De Incarnat, cap. V, n. 34.) — « Pietro pertanto continua a vivere, perchè se- « condo la divina promessa, è contro di lui che le « porte dell' inferno non poterono prevalere (la « Lue. lib. VII, n. 5.) » Quindi, la fede di R ima è fede pura, e luce senz'ombra, come conchiude Ambrogio : « Bi-mgna credere al Simbolo degli Apostoli, « dic'egli, la Chiesa Romana lo conserva e lo « mantien sempre in una purezza immacolata « (Epist. XLII, ad Siri ium, n. 5.) — La parola « di Pietro è immacolata ; non ricevo ferita dalle « spine dell'empietà; e nulla deve impedire che « la f~de parli per sua bocca (Da Incarnat, cap. « IV, n. 32.) » Tale è la dottrina d'Ambrogio, tale la docile sua fede nell'insegnamento supremo, certo, irre- fragabile di quella Rima spirituale, davanti alla qaalo vuole che ogni capo si pieghi, ogni cuure s'inchini. Si vedrà, dalla presente storia, che l'au- torità di Damaso non ebbe difensore più prode di lui contro la competenza scismatica d'Ursino. Il primato di Siricio non ebbe più vigoroso vin- dice contro le prime pretese dei vescovi d'Oriente. « Voi siete il maestro « il-dottore » scriveva Am brogio a quel Papa (Epist. XLII, ad Siricium, n. 12) e qnesti rispondeva d>cendo d'essere certo "a sua docilità, e t non essergli 'p^rmeaso su questo r guardo dubbio veruno (Siricius ad « Medio). Eccles. n. 6.) » Questa è la dottrina di S. Ambrogio. Potremmo citare altre numerose testimonianze, ma bastano queste a dimostrare quanto siano bugiardi coloro che ricorrono ad Ambrogio p^r istoriare e allen- tare gli ambrosiani dal Pont fice di Rima. Onorando Ambrogio noi onoriamo Pietro; se- guendo Pietro noi seguiamo Ambrogio. Il popolo Sia fermo in questa fede, e nessun giornale, nes- sun r< manzo, nessnna invenzione di protestanti, non mù indeboliscano in noi la obbedienza as soluta al Vicario di G^sù Cristo. Stiamo colla verità e lungi da noi le ciarle dei bugiardi ne- mici dell'anima nostra. chiara, e sfolgorante una forza prodigiosa, la fe- de, la nuova fede, che nel dilavo in cui affoga l'impero romano e con lui la sua grandezza e la sua gloria, sola trova come una nuova arca noe- tica che la salva; sola la nuova lede, che gilosa custode del dogmi, come farà piegare la fronte davanti agli altari tempestati di gemme, ha già il segreto di prostrare i primi cristiani davanti ai poveri arcosolii, e ai barbari cippi santificati da una croce. E poi è tutta la storia di tirannidi chn hi stra- ziato la nostra povera Italia, dagli Antriò a Fe- derico II, dagli Arrighi agli Ottoni, a Eart-ntrano a Lotario, ai Carolingi, ai Longobard , a Desi- derio, a Luitpando, ad Alboino, fino alle tristi fi- gure di Teodorico e di Odoacre, sozzo di sangue. Oggi l'immensa fiumana ha finito di travolgere, gli urli sono spenti, le età sono passate, gli uo- mini sono polvere ; ma la vecchia basilica eh* quegli urli ha ripercorso e su quella polvere ha pregato e ha pianto, la vecchia basilica sta, severa mente e tranquilla, sta con tutte le su» grandezze con tutte le sue memorie, con tutte le sue glorie. E penso a lei, nave lanciata in mezzo ai flutti, come le costituzioni apostoliche dei primi secoli ce la presentano, vera navi col suo nocchiero, magna: navis gubernator seduto alla poppa, coi n utis, coi suoi marinai ; e penso all'altissima poesia di Gi' vanni che là nella mirabile Apoca lisse, vede il paradiso come nn immensa basili- ca ; o ne vede la porta aperta, e laggiù il trono armato di simboli, e di quà e di là ventiquattro vecchi vestiti di bianco ; e vede il suolo del pre- sbitero brillare d'un mosaico che ha ondulazioni cristalline, tamquam mare vitreun; poi vede jtjpi LE FESTE CENTENARIE SANTAMBROSIANE — SUPPLEMENTO ALL'OSSERVATORE CATTOLICO CHIESA IE STATO SEJOOJVDO S. AMBROGIO S. Ambrogio respinge Teodosio t al tempio Quadro di Rubens S. Ambro- gio occupa uno dei pri- mi posti fra la schiera gloriosa dei padri e dei dottori della Chiesa e dalle sue opere nu- m|e rosissime si può racco- gliere il pen- siero com- prensivo di tutta la sua dottrina: Ge- sù Cristo e la sua Chiesa. Sua mis- sione era far jlla società, non un lsiasi, come in ogni entrare Gesù Cristo n Gesù Cristo ideale qu tempo si è tentato di fabbricarne, ma il vero e reale, che soli i si trova nella sua Chiesa. E siccome la^sua Chiesa Cripto P ha fondata su Pietre di Pietro, cioè nella Chi si trova Milito,: uoi solo nella Chiesa cittolica Splendide marche da bollo di vario tipo e car- toline postali commemorative del centenario san- tambrosia.no, sono ven Ubili alla sede del Comitato yer il centenario piazza S. Ambrogio, 53 - Milano LA BASILICA AMBROSIANA Se consideriamo che nello studio dell'espressione d'un'opera d'arte, i lambicchi e le storte non ci vogliono, perchè dorante le distillazioni o, se si vuole, durante le sublimazioni, l'arte svapora; e che davanti all'arte cristiana, che è certo la più intima, la più siacera, la p.ù buona di tutte, ci vuole qualche cosa di meglio che uno scetticismo grossolano e b Sardo, il quale, così nella vita come nell'arte, è la negazione d'ogai sentimento gen- tile, anzi è la morte dell'arte, quella basilica che porta la firma di tanti sec ili, là fuori delle vec- chie mura di Milano, e che Ferdinando di Dar- tein, uno dei suoi più valorosi illustratori, pro- clama la mère et la reine d s eglises lombardes, produce un fascino che con difficoltà si spiega, ma con evidenza si sente. Quelle volte basse e grigie, che un colpo di piccone mal dato potrebbe far crollare, quelle fi- gare strano che paiono ponsate e scolpite da menti di visionari e da popoli di altri mondi, •quell'aria di mistero che accarezzi, che avvolge, che penetra, dalla rozza base dei piloni, su ai lobi di terracotta, al calcare grigio dei capitelli, afidi archi imbronciati doi m itronei ; quel ser- pente cornuto che annuncierà con un sibilo la fine del mondo, quella cattedra sulla quale se- ■dette Io stesso Ambrogio forse, quel cortile chiuso come una fortezza, uu giorno circondato d'orti e di vigneti, oggi ancora avvolto nell'ombra, e se- minato di lapidi e di tombe — lapidi e tombe con- fuse di cristiani, di pagani, di imperatori, di ca- valieri, di abati — quella piazza che ha veduto per tanti secoli eserciti luccicanti di ferro, e cortei e incoronazioni e roghi ; poi quella colonna che porta il segno d'una cornata dol diavolo, poi quel senso di segreto terrore, poi tutto quell'insieme di poe- tico. di fantastico, di fantasmagorico, parlano un linguaggio che riesce molto spesso sibillino per il metodo, per la scuola, per la storia, non è si- billino per la fantasia e per il cuore, mai. Sono le figure scarne di quei poveri magistrati, coementarii, massonerii, * figli del Signore » come sono chiamati in ua vecchio manoscritto, meno abili a scrivere che a scolpire, i quali alla mensa dei frati, sotto ai rustici tetti d'una lobbia al lume famoso delle torce di resina, ascoltavano la lettura della Bibbia, e ripetevano, sognando ai occhi aperti, le leggende che la fantasia dei bar- bari andava creando, e che segnano il primo passo agli incantesimi, alle magie, alle corbelle- rie del medio evo. Sono i contorni scialbi e in- certi di quelle settanta statue dol Campidoglio, che per virtù di maghi e di fattucchieri, gridano all'imperatore quel che avviene noi punti più re- moti del suo impero ; è l'ultima tristissima eco di quei filosofi che rinnegando Fidia e Prassitele o proclamandoli non esistiti mai se noa nella fantasia dei poeti, al vescovo di Wincester, che nella città eterna ha comperato due cimeli an- tichi, gridano ira i sogghigni l'oraziano : in- sanii veteres ttaluat Dawasyppus emendo ! E' di essa Cristo, invano non vi siano gravi colpe, onde abbiansi ad arguire ; ma se commettono grandi misfatti non debbono essere risparmiati affinchè si correggano per via di giusta riprensione ». E neppure a Teodosio risparmiò come è noto di far sentire la voce franca del mini stro di Dìo: « Non è da imperatore il ne- gare la libertà, nò da sacerdote il non di.'e quel che si sente.... Niente havvi pel sacer- dote di tanto pericolo presso Dio e di tanta vergogna presso gli uomini, quanto il non manifestare liberamente ciò che si ha nel- l'animo.... O imperatore, il mio silenzio ti è un pericolo: la libertà di parola un vantag- gio..... Non m'intrometto importuno in cose che non riguardano il mi > ministero : ma qui fo il mio dovere : obbedisco agli ordini del mio Dio : n >i abbiamo Tale, a cui dispiacere è il sommo d'ogni pericolo. » Parlando altra volta delle soperchierie della imperatrice Giustina a favor degli Ariani di- ceva: « Se l'imperatore volesse fare quanto vuole l'autorità legale, io sarei pronto a so- stenere quanto è proprio del sacerdote,... Di mia volontà mai non abbandonerò il mio di- ritto: costretto, non insorgerò. Potrò dolermi, potrò piangere, potrò gemere contro le armi e gli armati; che le mie armi sono le la- grime. Sono queste le fortificazioni del sa- cerdote: in altra guisa nè debbo, nè posso resistere. Ma fuggire e abbandonare la Chiesa non sono solito... Non posso consegnare ciò mi fu dato a custodire, non mai a tra- .... Se l'imperatore domanda il tributo, non glielo neghiamo. I campi della Chiesa L'EPISCOPATI LOMBARDO » ■ -r ******** ja^Pv " :: m.. -- .' \ —: - - '4pf9 '7. , V '«PP* v i>. Cardinvl FERRARI a •civescovo di Milano { *°.v, Vesco1 Monsignor. MANTEGAZZA Vescovo di Fa mago sta Vicario generale di Milano davanti al trono un'altare d'oro, altare aureum ante thronum Dei. Chi non vola col pensiero alla vecchia basilica di Ambrogio, ad Aagilberto, a Vuivino, a quel gioitilo ciw è P aliar maggiore, sfuggito ai sa-cheggi del Barbarossa ? Viene un angelo: ame'us venit; oi ha un tu- ribolo d'oro in mano ; e si ferma all'altare. E sotto all'altare Giovanni vedo le anime dei martiri per la fede : quaggiù i corpi, lassÌLla anima--ani mas interfectorum propter verbum Dei — e vede setti candelabri d'oro — septem candelabra au^ea — e gli angeli che servono come i dia coni nella basilica, e vede un popolo immenso, e e sente voci sovrumane cantare cantici di gloria. E penso che anche quando l'ala inesorabile del tempo avrà voluto spazzar via anche qu«lla ba- silica < madre e regina delle chiese lombarde », l'ultima suddita e l'ultima figlia dei secoli avve- nire, potrà ripetere l'immagine maestosa della ca- tena montana, che, coprendosi o di verzura o di neve, mai non perde i c intomi delle sue inaces- sibili cimi ; perchè se è vero che la Chiesa non s'è mai vista come oggi assalire con tanto odio e con tanta audacia, è però anche vero che oggi il nemico imprudenti ha mosso gli assalti sul ter- reno della storia ; che da quel terreno un novello Ezechiele va ogni giorno risuscitando i più pre- ziosi ausiliari della verità ; e là ai piedi dei mo- numenti, che recano l'impronta incorrotta e incor- ruttibile di Cristo, il nemico trova ogni giorno le più amare sconfitte ; che in mezio ai capricci de- gli stili, dai fossori delle catacombe agli archi- tetti di Luigi XV, dai ricami di B Sanzio all'arte paziente dei Cosmati, alle forme purissime del quattrocento, ai goffi accartocciamenti del bar- rocco e del rococò, una eguale forza che sembra uscire dall'immutabilità dogmatica stessa, spicca in mezzo all'enorme mobilità esteriore ; e la Chiesa dall'archeologia, divenuta scienza religiosa, trova legati in un blocco solo diciannove secoli, come da un cemento invincibile. (im) CERINI AN TIPORN OGR A FIC I Grosse scatole illustrato eoa soggetti saatambrosiul Cent. 101» Mutola contenente 100 eerini a missione quindi Gesù Cristo nella solse in quella di [ Imperator intra Jfésiam ; vero con- i/i Ubero Stato ; cercate il cristianesimo. di Ambrogio, far entrare società, si risolveva e si ri stabilire nell'impero e sofea l'impero quel regno pubblico di Gesù jCristo, che è la Chiesa cattolica. E' questajfci grande politica d'Ambrogio riepilogata, dajprofondo legista romano, in quell'aforismo Ecclesiam est, non upra Et trapposto del : Libera Chic riepilogo del vero diritto pubblico ecclesiastico E questa politica il santo Vescovo l'ha im- parata da Cristo. E' dal sapere chi è Gesù Cristo, re e signore, a cui 1 padre ha dato ogni potere in cielo e sulla terra ; è dall'aver inteso che questo petere Cristo l'ha conse- gnato intero alla Chiesa e che la Chiesa è il vero suo regno universaie, il cui territorio si stende a tutto mondo, il^kui destino si leva eccelso, la cui stabilità durerà perpetua; è dall'aver intesa questa grande verità, che Ambrogio ha detto chiaro ai potenti della terra: piegateci a Cristo e alla sua Chiesa: Imperatore, non pretendere di sovrastare alla Cniesa, tu sei non sopra ma nei la Chiesa, e a lei, pur come Principe, in qualche senso subordinato: Sant'Ambrogio non dimen- ticò quindi mai il suo dovere di difendere la indipendenza della Chiesa dalle intromis- sioni laicali, ed a questo proposito basterebbe ricordare quanto scriveva a Valentiniano II. « Quando avete mai udito, che in cose di fede i laici abbiano giudicato dei Vescovi ?... Chi vi ha che neghi che in materia di fede sono i vescovi che sogliono giudicare degl'im- peratori, anziché gl'imperatori dei Vescovi ? Se deve trattarsi di fede, s<>. ne lasci il com- pito ai sacerdoti, come fu fatto sotto l'au- gusto Costantino , che lasciò libero il giudi- zio agli Ecclesiastici.... Al contrario sotto Co- stanzo alcuni di que' vescovi, che avevano già sottoscritto la sincera jiottrina, volendo trattarne poi anche ne' consigli di Palazzo fecero si che in parte si al tesero le primitive sentenzi! ». E più innanzi « I re nop senza ragione molestati dai erarono o frain- debbono essere sacerdoti quando glielo pagano il tributo... Mi accusano che io aspetto difesa, dai fedeli: non lo nego, anzi lo desidero. Ho questa difesa, sì; ma nelle orazioni dei poveri. Questi ciechi, e zoppi, e fiacchi e vecchi sono più forti dei più gagliardi guerrieri.... Il tributo è di Ce- sare, non gli si nega. La Chiesa è di Dio; non deve usurparsi, perchè il tempio di Dio non può cadere sotto il diritto di Cesare.... » Parole che possono dirsi di tutta attualità, perchè anche oggi la gran lotta si dibatte fra lo stato e la Chiesa, dolorosa e dannosa sem- fissi in proposito gli insegnamenti del nostro grande pastore, che cioè la Chiesa è di sua natura superiore allo stato ; che tra i due potori non ci deve essere confusione, bensì distinzione, non separazione, bensì armonia, perchè ambedue le potestà devono in diverso grado concorrere al bene della società umana, anzi dell'uomo, il quale deve sabordinare l'ordine temporale allo spirituale, perchè l'a- nima è superiore al corpo, e perchè il suo fine non è nel tempo bensì nella eternità. Tutto ciò non toglie che Ambrogio non possa essere anche considerato da un attro punto di vista, il quale completa la sua fi- gura politica : vogliamo dire dal punto di vi- sta dei benefici da lui resi all'impero. Tutti sanno, che a quanto narra Paolino, Stilicone, ministro di Onorio successore di Teodosio nell'impero d'occidente^ quando ebbe notizia della malattia mortale disse che colla scom- parsa di Ambrogio sovrastava all'Italia — e intendevasi allora per Italia tutto l'impero d'occidente — l'estrema rovina. E difatti lui morto le Alpi cessarono di essere il baluardo dell'Italia e le orde barbariche dilagarono. In realtà la politica di S. Ambrogio fu in pari tempo tutrice vigile e inesorabile dei diritti della Chiesa, e presidio della integrità e della sicurezza dello stato. Non è però a credere che nella sua poli- tica eminentemente imperiale Ambrogio di- fendesse il concetto pagano dello stato e del- l'imperatore : no, egli difendeva soltanto quella dominazione unica e universale che nell'im- pero romano pareva felicemente e quasi provvidenzialmente incarnata, e che se nei pagani rispondeva ad un sentimento di or- goglio nazionale, nei cristiani rispondeva a un ideale di ordine e di armonia, parallelo all'ideale religioso dell'unico ovile e dell' u~ nico pastore. Questo appare particolarmente nelle dispute vigorose e trionfanti che Am- brogio dovette sostenere contro l'antico col- lega e parente, Simmaco, in occasione della petizione del senato di Roma perchè si ri- mettesse nella curia l'altare della vittoria, simbolo della antica grandezza romana, ma di una grandezza essenzialmente pagana. Nè di minor vantaggio all'impero fu la lotta da Ambrogio sostenuta contro l'arianesimo, protetto da Giustina imperatrice e un po anche dal figlio Valentiniano 11° : perchè, es- sendo l'arianesimo negazione della divinità della religione cristiana, avrebbe, se avesse potuto aggrapparsi al trono imperiale e im- porsi nei consigli del governo, trascinato l'impero in quella rovina, nella quale a'èva minacciato di trascinarlo il paganesimo : e l'avrebbe in ogni modo messo in lotta colla vera Chiesa. Senonchè Ambrogio per l'impero fece qual- che cosa di più ; non solo infatti egli lo strappò al paganesimo e all'eresia, ma lo volle cri- stiano cattolico, convinto che solo nella sua subordinazione alla vera Chiesa, secondo l'ordine provvidenziale, avrebbe trovato Ia,_ salute e il risorgimento. L'impero ortodossi) fu l'ogget'-.o che Ambrogio nella sua politica vagheggiò sempre : per questo scrisse il De fite a Graziano, per questo non s legnò pren- dere sotto la sua tutela il giovane Valenti- niano II0, per questo aiutò con mirabile in- telligenza ed amore l'opera di Teodosio, a volta a volta consigliando, ammonendo, co- mandando, generoso sempre quando si trat- tasse di presentare ai popoli la maestà im- periale fulgente delle benedizioni della Chiesa, inesorabile quando le colpe auguste esiges- sero la severità e la condanna E la condotta di S. Ambrogio ebbe anche una influenza sulla storia dei secoli seguenti. Difatti se in Italia il concetto dell'impero non si spense, sicché potè rinascere e imporsi attraverso tutta la storia del medio evo, sia pure trasformato e ridotto infine ad una a- strazione politica, se esso potè rimanere l'unica forma capace di riannodare in saldi vincoli il mondo nuovo, sorto sulle rovine dell'antico, noi lo dobbiamo a S. Ambrogio, che teniie viva la grande idea di una unità anche politica della cristianità. Sull'esempio di Ambrogio noi cattolici se vogliamo cooperare a sanare le nazioni non abbiamo bisogno di ricorrere come i rivo- luzionari al turbamento dell'ordine, ma del- l'ordine dobbiamo invece farci noi stessi ban- ditori e difensori, solo esigendo eh* esso sia, e se non è, divenga 1' ordino cristiano. D'imminente pubblicazione presso la li- breria religiosa editrice di Giuseppe Palma; via Lupetta, 12. Milano. CONFERENZE SANTAMBROSIANK Secondo l'impegno assunto si pubblicheranno quanto prima le conferenze tenute negli scorsi mesi di gennaio e febbraio a cura del Gomitato per la celebrazione del XV centenario della morte di S. Ambrogio, quali furono ^dagli autori licenziate per la stampa. Alcuni di essi nulla hanno aggiunto al testo letto ; altri l'hanno invece corredato di note, e modificato come a loro parve più conveniente. Ciascuna delle nove conferenze ha fisio- nomia propria ; nel loro insieme però esse rispondono ai con- cetto, a cui fu informato il loro programma, quello cioò di presentare una serie di trattazioni intorno al nostro santo pa- trono, dalle quali la figura storica di lui riuscisse sufizeion- tement» illustrata. Lungi dal pretendere di avere cosi esaurito il campo degli studii santambrosiaui, il Comitato ha anzi provveduto ad in- vocare il concorso di dotti insigni che in altra pubblicazione ne offriranno un saggio ben più ampio e importante: questo in- vece ha scopi modestissimi, ed è accessibile alle menti anche mediocremente colte, che sono le più numerose fra coloro noi quali il Comitato colla sua azione intende a ravvivare la me- moria del santo vescovo. Ecco l'elenco delle conferenze contenute nel volume : L. Grasselli: La vita di S. Ambrogio — L. Bignami : La famiglia di S. Ambrogio. — P. Sala: ta dottrina di S. Ambrogio F. Meda: La politica di S. Ambrogio. — A. Mauri: La memoria di S. Ambrogio. — M. Magistretti: Il rito ambrosiano. — A. Nasoni: Il canto ambrosiano. — I. Marchetti : La basilica am- brosiana. — B Nogara: La sintesi ambrosiana. LE FESTE SANTÀMBROSIANE DEL 1874 Ricadiamo. Da secoli la tradizione ascriva che la ossa di S. Ambrogio posavano sotto l'altare maggior® della sua basilica, perchè ivi constava cha erano «tate riposte : ma difficile gindicavasi l'accertarsi se le reliquie vi si trovassero realm-nte ancora. Si sapeva che nel secolo nono il vescovo An- gilberto II, avea estratti i corpi di S. Ambrogio e dei due martiri Gbrvasio e Protasio collocan- doli uniti in un'arca di porfido che poi sovrap- pose all'antico sepolcro. Ma, dopo Angilbwto, Mi- lano andò soggetta a gravi vicende, e particolar- mente nella distruzione per opera del Barbarossa ebbe generali devastazioni; onde non era fuor di luogo il dubitare avessero potuto le reliquie an- dare disperse o rubate. La Chiesa perciò lasciava libero corso alla tradizione comune, certa che in ogni modo S. Ambrogio avrebbe tjHì+o la "-"whiure *..,i óiioi devoti, ovunqae òò uu trovassero le reli- quie ; e solo all' epoca nostra riserbava Iddio la glorific^onedeisD^santi. Jecero nel 1864 seo- prifi^ iiT porfido. Palpitando di gio.wV.ii veneziane ognuno addit iva in qnullo il sepolcro di Ambrogio. Ma l'.»utorità ecclesiastica di Milano non volle sopra di sè la responsabilità di aprire il monumento. Si interpellò Roma, e R ma dopo lungo studio disse : aprite. E l'8 agosto 1871 aperta le marmorea cassa apparvero agli occhi dei presenti tre scheletrì giacenti in mezzo all'acqua. Sono i santi, diceva la fode, un prodigio li ha con- servati, un prodigio ce li ridonò, ringraziamone il S'g^ore. Ma la Chiesa vuol prevenire ogni opposizione, e togliere al profano ed all'incredulo ogni appi- glio, ogni argomento a difendersi : e così solo due e più anni di diligenti studi, di premurose investigazioni, il succisiore di Ambrogio pronun- ziò una favorevole decisione, cha annunciata a Roma fa seguita dal riconoscimento solenne di Pio IX in data 7 dicembre 1872. Cjsì dopo quasi quindici secoli il santo pastoro milanese tornava alla luce tra i figli suoi. La letizia fa generale : a Milano si veneravano le reliquie, a Milano si facevano le grandi feste, ma in tutta la Chiesa se ne celebrava il giabilo. ogni terra ne andava rallegrata, e in ogni tem- pio dal globo una voce s'innalzava di lode e di riconoscenza al Signore. Frattanto Milano doveva colle pompe del eulto esterno palesare l'interno gaudio dei suoi figli, e prestare onore e venerazione ai santi, che le era- no dal Signore ridonati ; e le feste farono fissate pel mese di maggio. Ricomposte, vestite riccamente e rinchiuse in ina cassa di cristallo le sacre relique avrebbero percorse le via della patria rinnovata, e giunti alla catte- drale vi sarebbero rimaste tre giorni alla pubblica venerazione. Ricondotte quindi colla massima so- lennità al loro tsmpio, di nuovo collocate nel loro santuario, vi rimarrebbero custodi sicuri di Mi- lano. Tale il programma. iBRupÈSB® S. Anbrogio. —■ statua dello scultore Monti, nella cattedrale d'Alessandria. I PROPOSITI FATTI E I FATTI ADEMP UT» 0 D* ADEMPIERE Il progetto de I»* aitu,.li feste santembro- siadc fu lanci it fi-» <1h> 1^"2 in ud numero unico pubbli-ut 1 7 dalla Sezione giovani del Comitato diocesano milanese, e negli anni decora elaborarono varo progetti grandiosi ; ma es^i fuiooo sospesi nel 'P9l quando S. E il < 0rdin le arcivescovo chiamò ì suo diocesaui ali- preparazione d*lle feste eucarisMi he svi Ite i infatti così splendidamente nel 1895 intorno al impresso tenuto in S. Lorenzo ed alla esposizione aperta in Semi- nario. A così breve d »t nza di tempo, malgrado linteiesse del soggetto saià forse impossibile ottenere per S. Ambrogio altrettanto splen- dore; tuttav a ci è lecito sperare che M'iano si mostrerà degna d Ile sue tradizioni. Il Co- mitato fu costituito lo scorso anno da 8. E il cardinal Ferrari nelle persone dei seguenti : Angelo Maria Mantegazza, vescovo di Samo e ausiliare di Milano, presidente — sacerdote dott. Gerolamo Comi, abate mitrato di S. Ambrogio, sac. dott, Federico Sala, arciprete d^lla Metropo- litana, Tomaso Scotti duca di S. Pietro, vice pre- sidenti — avvocato Filippo Meda, can. Giovanni Ghezzi, avv. Angelo Mauri, segretari — Emilio Cabella, rag. Romil io Almasio, rag. Luigi Domi- ta ogio, dopo avere sposo p?>r la nostra città, per la chiesa milanese, per la cristianità tutta un tesoro di fede, di sapienza, di operosità, lasciò la t^rra chiamato aj continuare dal cielo la missione di padre e di preti re sul popolo suo. « In ogni età Milano si A gloriata di Ambrogio e ne ha custodito gelosamente lo spirito, lieta che da lui si intitolassero istituti religiosi e ci- vili, orgogliosa che nel nome di lui la fama del carattere popolare nostro, eminentemente schietto, b-nefioo, onesto ci serbasse un posto onorato nel- la storia d ila patria italiana. « Ed oggi che il successore di lui ha chiamato le rappres' U'anze del clero e del laicato ad ordi- narsi per la celebrazione del centenario, è tempo di determinare i modi con cui rispondere all'op- portunità ed al dovere, sicché nel 1897 più viva e più c ra risorga in mezzo a noi la santa memoria. « Ambrogio è figura che riempie di se stesso il secolo, e nell'opera di lui è quasi impossibile di- stinguere quella di vescovo, da qu Ila, in cui pure eccelse, di magistrato e di scrittore. Sorto nei giorni f'schi in cui la compagine dello stato ro- mano in occidente sfasciavasi sotto l'urt > dei po- poli irrompenti dal nord e la chiesa recente ge meva minacciata (dall'eresia di Ario, e dagli ulti- mi disparati sforai del paganesimo, egli incarna la forza salvatrice della fede in Cristo romano, e prepara la civiltà nuova destinata a uscire rigo- gliosa, auspice lgna corona di tanta opera, yenne il decreto dal prefetto Torre di cattiva me- moria, il quale, per non offendere « grandemente la dignità dei riti religiosi ed il sentimento mo- rale di ogni onesto ^cittadino > (sono parole te- stuali del decreto) vii tava la processione. La setta era riuscita ad imporsi alla cittadi- nanza, e non valsero le proteste della Associa- zione Cattolica Milanese e del circolo di S. Am- brogio ; i vescovi venuti per la solennità e tutta la folla di gente riversatasi a Milano da tutt'Italia sentirono con indignazione del divieto, ma dovet- tero rassegnarsi. . La mattina dell'I 1 maggio si sparse la notizia che i resti preziosi non erano più a S. Ambrogio ma in Daomo: era vero; di notte tempo si era fatta la traslazione. I tre giorni ìi festa che seguirono furono solenni. Sotto la cupola del Duomo, in mezzo a centinaia di tenrpade ardenti si eltvava l'altare appositamente costrutto : su di esso posava la cassa di cristallo entro la quale erano i santi e il popolo vi s'affol- lava intorno. . . . _ , t Era continuo l'andirivieni Ira il Duomo e la basilica ambrosiana: gli omnibus, e le carrozze conduce vano ad ogni istante visitatori d'ogni ge- nere, e ad ogni istante erano persone, gruppi, on* e di gei.te, che giungevano colla medesima ansietà dipinta sul volto : frattanto la classe spre- giudicata e gaudente couduotva all' esterno dei templi la sua solita vita : per essa occupata negli affari più importanti di borsa, dedicata alle grandi notizie dei teatri, S. Ambrogio e i martiri erano nn argomento troppo leggero; solo pereto essa non restasse affatto digiuna dell'avvenimento del giorno i giornali liberali attendevano a tenerla informata nel nu do più interessante. E il Secolo lieto del trionfo ottenuto a buon mercato colla proibizione delle processioni, parlava in ogni numero delle sup- posi-' reliquie, e il Pungolo e la Perseveri nza adattandosi a ideo mooerate tessevano elogi ad Ambrigio, il più sinpattco nome del calendario dei Sunti e gioivano allo scacco ricevuto dai cle- ricali, dai neri, dai Gesuiti, dagli organi del Va- tì dott. Davidi Al tar- tari — prev. dementò Alfieri — Lu gi B rta. i — prev. Paolo B raghi — r gionier Davide Bi raghi Lossetti — G-ietan» Brambilla — Can. Carlo Brera — avvocato G useppe Caccia — pr vesto Giuseppe Cappel etti — dott Angelo Colombo — dottor Carlo Ottavn. .Omaggi;; — avv. Alemo Degli Ojchi — prev. Rodolfi* Dossi — dott. Pie- tro G ri — canonico Ant.i nio Lirnnnta — prev. dott. Carlo Locatili — can. Giuseppi- Luranì — arch. Ippolito Marchetti di M nt,«strutti — avv. Ferdinando Mauri — avvocato Alberto D- M> jaua — can. Carlo Nardi — sac. dott. Angelo Na.-ioni — ingegnere Cesare Nava — pr vn-to G useppe Pozzi — sacerdote di tt. Achilìe E tti — avvocato Giuseppe Maria Serri lunga — prev. Ca.:Io Ri- ghini — can. Paolo — arciprete Giuseppe Scatti — can. Filippi! S homachen. Esso si propose Meramente un larghissimo — forse troppo la^rro — programma: infatti dirigevasi ai conciJidmi con questo appello: « Non è la prima+olta che l'attenzione vostra viene richiamata a anzi il dovere, di cei ricorrenza centenaria :onsiderare la opportunità, brare in modo degno la del giorno in cui S. Arn- 'OSSERVATORE CATTOLICO della coltura propriamente detta, e tutte le atti- vità dello spirito umano ebbero in lui un mode ratore energico, saggio, geniale, che le diresse allo sv luppo dell'incivilimento. « Perciò, pur non scindendo la complessa figu- ra qua!" giganteggia nella storia, è conveniente considerarla sotto i vari aspetti accennati ; ed il comitato si propone di promuovere opere che vi rispondano e che li illustrino « E' quindi giusto ìunanzi tutto che a lui sal- gano le preghiere dal cuore dei figli i- quel tem- pio ch'egli eresse, e in cui dispose si deponessero — vero palladio cittadino — le os«a sue, merite- voli di una custodia la quale più sicuramente le garantisca ai nipoti e più onoratamente li accol- ga e le i ff a alla venerazione dei fedeli che in qnei giorni verranno pellegrini da egni parte d'I- talia, e particolarmente dalla diocesi: e non qui soltanto, ma anche nella Metropolitana se ci sarà dato compiere il voto di posarle presso quelle del massimo successore S Carlo, recatevi non più quasi trafugate e di nottetempo, ma nel trionfo della liberta e della luce. « E poiché le ossa di Ambrogio giacquero per tanto tempo e ancor oggi giacciono f a quelle dei martiri eh' egli cer ò e rinvenne, è ben felice la -j;Conto corrente con la posta. Milano 1897. ■—1 F"^i rande fielle peste del XV0 Centenario Edizione unica di. 50 mila copie. Lo spirito di Sant'Ambrogio nel secolo XIX — , immortale , sublime la figura d'Ambrogio splende lu- _ minosa, forte e serena in questo cupo tramonto di secolo come nell' età remota, in cui la sua voce risonava be- nedetta e potente dall' augusta cattedra di Milano ; poiché dessa è la personifi- cazione dello spirito che anima il sacer- dozio cattolico nel compimento della sua duplice, divina missione, religiosa e civile; e, attraverso lo spazio ed il tempo, fra i sociali cataclismi ed i politici rivolgim«iÉÌ^ sempre fulgido, purissimo, questo spirito vive, pal- pita, combatte, vince e trionfa nella Chiesa cattolica dell'epoca nostra. Sant'Ambrogio , maraviglioso per eloquenza, virtù e sapere, in giorni funesti cementò colla soprannaturale sua fama e difese coll'ardore del ge- neroso, alacre suo zelo l'integrità della vera fede assalita dall' ariano scisma, elevandosi a intrepido e vin- dice custode dei diritti del popolo, a strenuo campione della civile libertà. Egli fu la mente ed il braccio, il pensiero e l'azione, opponendosi, con alta fermezza di apostolico eroismo, solo ed inerme, alla violenza cesarea, dimostrando col nobilissimo atto, la carità del Vangelo essere un' insuperabile diga alla prepotenza dei tiranni e dei despoti. A Valentiniano II, che voleva costrin- gerlo a cedere un tempio agli eretici, fie- ramente rispondeva: « L'imperatore ha i suoi palaci : lasci al Vescovo le sue chiese. » — « Io sono soggetto agi' Imperatori, ma non li temo. L'Imperatore è nella Chiesa, non sopra la Chiesa..., Questo ti dico con cristiana umiltà; ma sappi che tale sarà la norma d'ogni mia anione. » Ed a Teodo- sio, dopo la strage di Tessalonica, respin- a ^^Jio. tua t gendolo dalla casa d^Dìo, diceva : « Forse è la grandezza deltw tua potenza che t' im- pedisce di riconoscere il tuo peccato : Forse è la libertà di fare ogni cosa che ottenebra il tuo sguardo. Ricordati però che sei mor- tale come noi; che un giorno ritornerai in quella polvere della quale tutti fummo pla- smati, e che lo splendore della tua porpora copre un corpo assai fragile. Ricordati che gli uomini ai quali comandi sono, al pari di- te, figli del medesimo Creatore e Re. E la parola di Ambrogio che proclama l'indipendenza della Chiesa, ne afferma la supremazia divina sulle umane potestà e ne rivendica la libera egemonia, si riper- cuote come un'eco fedele nei fosti dell'ec- clesiastica storia e si ripete ancora oggi sulle labbra del Sacerdote, del Vescovo, del Pontefice a tutela dei sacri, inviolabili diritti della Religione di Cristo oppressa , perseguitata, martoriata, ma non vinta giam- mai. Di animo gagliardo, di carattere incon- cusso, ma di cuore singolarmente mite ed affettuoso, Ambrogio si beatificava della S. Ambrogio, figlio di Ambrogio romano Prefetto delle Gallie, nacque in Treviri, nell'anno 340. Sotto le cure e la santa educazione della Vergine sorella Mar- cellina e della madre, Ambrogio apprese a vivere cristiana- mente e ad amare le virtù cristiane. Eruditissimo nelle lettere e giureconsulto ben presto si dedicò a patrocinare le cause del prefetto del pretorio ed ebbe fama di eloquente oratore. In seguito da Probo, prefetto di Roma, che assai apprez- zava le sue belle doti venne inviato nell-' Emilia e nella Liguria in qualità di Governatore, avendo allora 33 anni. Trovossi poi in Milano in quel tempo nel quale il popolo tumultuava per eleggersi il Vescovo, per la morte dell'a- riano Ausenzio. Edotto del tumulto, Ambrogio compì l'uf- ficio che gli spettava di acquietare la folla concitata, arrin- gandola, onde persuaderla alla quiete e alla pace. Ma ecco NUMERO-RICORDO conversione di Agostino, e nel solenne istante del suo Battesimo improvvisava con lui il Te Deum , inno gaudioso che riassume come in trionfale clangore di squille osannanti le glorie del Signore. La Chiesa ricorda in questo Centenario il fausto avvenimento e colla stessa tre- pida ansia di Ambrogio chiama a sé un figlio errante nell'errore, smarrito nella lu- brica via della colpa, traviato da insano, indomabile orgoglio, e lo persuade, lo con- forta, lo incita a riedere alla grazia... È il secolo tristo che deserta l'altare, è il secolo superbo che invaghito della scienza ripudia la fede, è il secolo corrotto che abbandona i tabernacoli del Signore e affolla i padiglioni di Madian. Deh ! per l'intercessione del grande Vescovo di Milano, faccia Iddio che, rinsavito da pia contrizione, il mondo redento, al pari di Agostino ritorni fra le amorose braccia della Chiesa e questa , esultante , possa ripetere col prodigo figlio il cantico della gioia e della vittoria che Ambrogio nel dì memorando intonava : « Te Deum laudamus, te Dominimi confitemur! » Torino. Contessa Rosa di San Marco, SANT'AMBROGIO j2 S. AMBROGIO che mentr'egli discorreva, una voce d'infante repentemente si udì, gridando, Ambrogio Vescovo ! Dalla qual voce il po- polo impressionato, come da voce divina, chiese che egli Vescovo fosse; ma Ambrogio fece ogni sforzo per sottrarsi alla volontà popolare. Venuta la notizia all' orecchio del- 11' Imperatore Valentiniano e di Probo Prefetto, desi- derosi essi del bene della città, fecero plauso alla pro- posta, sicché Ambrogio dovette sottomettersi e divenne Vescovo di Milano. Essendo egli allora appena catecumeno dapprima fu battezzato, quindi iniziato a tutti gli Ordini minori e maggiori e nel settimo giorno ricevette l'Episco- pato. Salito a questa alta dignità, per la Chiesa di Dio, per il popolo a lui affidato, che unicamente amò in Cristo, sopportò infiniti travagli. Seguitando ogni vestigia ed esem- pio di fede, di vigilanza, di dottrina è disciplina, lasciò im- pressa ovunque memoria imperitura di sè stesso. Fu pio, casto, umile, di carità ripieno, tanto da piangere gli altrui traviamenti, come se fossero proprii ; frequente nell' ora- zione, sempre intento ai digiuni ed alle vigilie ed assiduo nell'ufficio delle divine laudi e nelle funzioni di Chiesa, benché fosse continuamente assediato in casa e dapper- tutto per soccorsi e consigli di cui sentivasi debitore a tutti, ond'è che breve era il suo sonno, parco il suo vitto, infaticabile il suo zelo. Fu scritto, ch'ei valeva e faticava come sette Vescovi, ed era la pura verità. Egli quotidia- namente insegnava , predicava, amministrava i Sacra- menti, provvedeva ai bisogni della sua Chiesa. Radunò il Santo un numero considerevole di Vergini che gli venivano da lontani paesi fino dall'Africa. Scriveva opere voluminose sulla fede, sulla pietà, sulle virtù morali e civili ; confes- sava, convertiva ebrei e peccatori. Indusse Teodosio a pe nitenza dopo la strage di Tessalonica; scoperse reliquie di Santi^Martiri, tra cui Gervaso e Protaso e i Santi Na- zaro e Celso ; compose diversi Inni. sacri, ed il canto po- polare all'uso della Chiesa Greca. Edificò almeno quattro basiliche in Milano tra le quali l'Ambrosiana e San. Na- zaro. Instaurò e fece preziose aggiunte al rito che s'inti- tola dal suo nome ; intraprese lunghi viaggi nelle Gallie, in Toscana e Romagna per il bene della Chiesa e la pace dei popoli. Fu insomma come lo encomiò S. Eusebio : splendido luminare dell'Orbe Cattolico, Maestro degli An- tistiti, Istitutore dei popoli, Moderatore dei Principi, che tutti vinse colla sua facondia, collo zelo, colla dolcezza e pietà. Ma il campo aperto dove risplendette la sua virtù fu l'eresia ariana contro la quale dovette combattere in tutte -'maniere colle "prediche, cogli scritti e con un coraggio veramente eroico per superare le loro insidie e vincere le furie regali dell'Imperatrice Giustina sua spietata persecu- trice ; e se ne trionfò fu vero miracolo del Cielo. Predisse quando ammalò il giorno della sua morte che avvenne nel Sabbato Santo dell'anno 397 assistito da S. Onorato, Ve- scovo di Vercelli che gli amministrò il Viatico e dopo avutolo, tosto rese l'anima a Dio. Pregato negli ultimi mo- menti a chiedere che il Signore potraesse la sua preziosa esistenza perchè temevasi soprastasse per la sua morte l'ul- timo eccidio d' Italia, diede questa risposta commendata anche da S. Agostino: Io non sono vissuto fra voi in ma- niera che m'abbia a vergognare di vivervi ancora per qualche tempo ; ma né meno temo di morire, perchè abbiamo da fare con un buon padrone. p. La politica di S. Ambrogio e i nostri giorni. |[el leggere la bellissima opera del De Broglie, S. Ambrogio ed il suo tempo, tradotta così mi- rabilmente dall' egregio Canonico Vacani, mi ha soffermato il pensiero, il concetto che si può dire cardine di tutta 1' azione religiosa-politica del grande Dottore : La Chiesa non è nell'impero, ma l'Imperatore è nella Chiesa. Al quale concetto il De Bro- glie aggiunge la seguente nota: « Tutto il diritto pubblico del Medio Evo uscirà da questo assioma, di cui Gregorio VII e In- nocenzo III, mediante un' interpretazione allargata, saranno gli ultimi ed arditi com- mentatori. » Or se si considera che il concetto di Sant'Ambrogio è di natura sua assoluto, come sono assolute le basi sulle quali ri- posa 1' autorità della Chiesa, si vedrà di leggeri come quel dogma politico che ha costituito tutta la politica medioevale , o per meglio dire, la politica che ha gover- nato l'Europa sino alla rivoluzione fran- cese, deve tornare in onore deve essere nuovamente la base della politica delle na- zioni civili, appena alla Chiesa sia dato riprendere il posto che le spetta nei suoi rapporti verso gli Stati. E che questo deve avvenire non è solo un pio desiderio iiostro , ma ancora una legge ineluttabile da cui la civiltà non po- trà sottrarsi se non vorrà incorrere nel pe- ricolo di sparire dalla faccia della terra. La civiltà odierna, checché se ne dica, è cristiana nel fondamento. È la civiltà ap- portata da Cristo, predicata dagli Apostoli, confermata dai Dottori e da una pratica diciotto volte secolare. Al di sopra della civiltà cristiana, la rivoluzione francese ha tentato stendere la vernice di una civiltà rinnovata, che deformando i principii e le costumanze cristiane, ha prodotto le agi- tazioni e perturbazioni odierne. Ma in realtà gli stessi principii dell' 89 altro non sono se non un'appliaydone male pensata e male eseguita di quei pnncipii cristiani che l'au- tocrazia aveva dimenticato; un'applicazione compiuta all'infuori del principio di Dio e della sua morale, quasi attribuendo a Dio ed alle sue leggi le colpe di cui si erano fatti responsabili gli uomini. Negli stessi principii dell'89, o piuttosto in alcuni di essi, il concetto cristiano esi- ste, ma incompleto, monco, privo della sua base naturale, della sua legittima ori- gine. Gli è perciò che quei principii non sono vitali. Gli è perciò che quei principii, presentandosi sotto 1' apparenza di una naturale bontà, hanno sedotto tutte le po- polazioni d'Europa, le quali, adottandoli, credevano aver conquistato il loro rinno- vamento civile e sociale, mentre si sono trovate spinte giù per una china formida- bile, in fondo alla quale c'è l'abisso. Dai diritti dell'uomo al socialismo è stato breve il passo ed è stata logica la via. E la logicità del principio è dipesa da ciò che si è creduto, o voluto credere, l'uomo perfetto ; che dell'uomo si è fatto un Dio, attribuendogli quelle virtù che la stessa dottrina cristiana riconosce, senza però tener conto dei difetti che sono inerenti alla umana natura. Ora il correttivo dei difetti, dei vizii, delle infermità morali, è la fede in Dio, la speranza in Dio, l'amore per Dio. Senza il riconoscimento della legge e della morale divina si possono scrivere sulla carta delle belle teoriche, ma non si può far della pratica civile e sociale. Lo stesso concetto dell'anarchia, inteso nel senso puramente dottrinario, come non si appalesa seducente allò' sguardo? Nes- suna legge, nessun padrone, la libertà as- soluta per l'uomó ! Or se 1' uomo fosse perfetto, l'anarchia sarebbe il più -elevato, il più 'nobile degli stati sociali. Ma se l'uomo fosse veramente perfetto--sarebbe Dio. Solo a Dio si spetta non essere in- frenato nè da leggi, né da padroni". : " L'uomo, al contrario, è imperfetto e per- ciò ha bisogno di leggi e di freni, pur avendo diritto alla libertà. L' un concetto non uccide l'altro, anzi si completano a vicenda. Libertà per tutto ciò che è one- sto, saggio, virtuoso ; freno per ciò che è male, vizio e peccato. Tale è la civiltà cri- stiana : essa è la fonte della libertà nell'or- dine, e quest'ordine è il più perfetto che si possa imaginare perchè emana da Dio. Al contrario l'anarchia, ultima e fatale espres- sione dei concetti moderni, conduce di- ritto al trionfo del,vizio e del delitto, alla sopraffazione del debole da parte del più forte, alla lotta selvaggia dell'uomo contro l'uomo. La barbarie più bestiale è l'inelut- tabile coronamento delle dottrine odierne che hanno fitto divorzio da Dio. Non è quindi audace l'affermare che ta Società, se vuol salvarsi, deve ritornare al concetto di Dio. Ammesso questo, la po- litica cristiana, la politica che ha regnato da Costantino all'89, benché in parte of- fuscata e conculcata da costumanze anti- cristiane, ha assicurato il suo trionfo. Non sarà nelle forme particolari la politica me- dioevale perchè 1' azione della Chiesa sa mirabilmente adattarsi ai tempi, ma nella sostanza essa sarà quella medesima politica chè^ ha fatto la grandezza ed il meravi- glioso sviluppo della civiltà europea. Sotto certi riguardi la rivoluzione del- l'89 può paragonarsi alla persecuzione dei primi tempi del Cristianesimo. La Chiesa era allora schiava, come lo fu in questo secolo e lo è ancora al presente ; ma oggi come allora, le idee vanno snebbiandosi, i falsi idoli cadono infranti, il mondo si sente attratto verso la primavera eterna che emana dal cristianesimo. Verrà un giorno in cui un nuovo Costantino scorgerà splen- dere nel cielo il segno della salvezza. Al- lora la Chiesa sarà libera e non le riu- scirà faticosa l'opera di annientare perfino le vestigia dei falsi dèi, che oggi sono rappresentati dai falsi principii. Da Costantino a Graziano, cioè all' af- fermarsi vittorioso dei principii di S. Am- brogio, è stato breve il passo. Breve saràS. AMBROGIO 3 il passo anche nei giorni nostri dalla li- bertà della Chiesa al riacquisto della sua so- vranità sulle menti, sui cuori, sulla politica. Perocché, invano alla luce, che finalmente è riuscita ,a sprigionarsi dal chiuso ove la si teneva nascosta , è dato contendere il passo; essa vola più rapida della folgore! F. S. E5 E5E5E5E5E5E5E5E5E5E52555E5E5ESE5 •y" :iSllÌ 11 liltllllpl | P 1011 :....... tv 1B SSSil fcj.a"3 >-! : mÈtmm ,v- Basilica di Sant'Ambrogio 11 Cardinale ANDR EA FERRARI idea di celebrare straordinariamente le feste del XV centenario di S. Ambrogio è dovuta a Sua Eminenza il nostro Cardinale Arcivescovo, che le promosse, felicemente coa- diuvato dal Clero, e da cospicue persone costi- "turSSP® Comitato Permanente. La fama, le opere, la bontà del Card. Ferrari, sono ormai così note e popolari, che ci dispen- sano dal tessere di lui una vera biografia. Tut- tavia in un numero specialmente dedicato a illu- strare una ricorrenza tanto degnamente preparata dal Pastore Eminentissimo, gioverà ricordare al- cuni cenni. Il Card. Andrea Ferrari è nato a Pratopiano, diocesi di Parma, il 13 agosto 1850. Educato nel seminario diocesano, modello ai compagni per l'assiduità allo studio e per la pietà, fu sem- pre tra i più valenti nelle scuole ginnasiali, li- ceali e nei corsi di teologia. Ordinato sacerdote nel 1874, si acquistò ben presto la stima dei Superiori, e a soli 26 anni era nominato Rettore del Seminario di Parma. Nel 1885 pubblicava un lavoro sulla Teologia del titolo: Summula Theologiae dogmatica^ gene- ralis ad usum alumnorum Seminarli Parmensis che riscosse le universali lodi di periodici scien- tifici, tra cui della Civiità Cattolica. • Nel 1878 fu nominato Canonico della Catte- drale di Parma; nel 1890 Mons. Ferrari ,fu dal Santo Padre eletto Vescovo di Guastalla ; e nel 1891 venne traslato alla sede vescovile di Como che resse per due anni; e nel 1894 S. S. Leone XIII gli conferiva l'onor della Porpora, creandolo Cardinale del titolo di S. Anastasia , e promovendolo alla sede arcivescovile di Mi- lano, nel Concistoro del 21 maggio. Alli 3 di novembre successivo 1' E.mo Cardi- nale Ferrari faceva il suo trionfale ingresso in Milano accompagnato dalle rappresentanze cit tadine e dal giubilo del popolo. , (c.) er la severa e maestosa impressione che sveglia tutto l'insieme di questa vecchia Basilica, scrive lil! il Dartein : on seni qti'on a vraiment sous les yeux la mère el la reine des èglises lombardes; e noi aggiungia- mo col Fumagalli, che ben poche sono le basiliche cri- stiane che pei suoi titoli possano superarla. Ripete questa tutta la sua gloria ed importanza storica dal gran Patrono della città e suo fondatore qui sepolto. Edificata mille anni prima del Duomo fu sempre chiesa primaria per memorie civili e religiose. Essa perinsigne, imperiale, regia basilica, collegiale ed abbaziale, privilegiata e monumentale ; per un millennio e fino al decorso secolo, avente annesso famoso monastero, presenta una storia as- sai lunga ed inenarrabile di fatti e straordinarie vicende. Della basilica fu il fondatore lo stesso S. Ambrogio fin dal 387, come dalle espressioni della sua bocca (Epist. ad Marcili. Basilicam quatti Ambrosianam appellarli), dalle pa- role di Paolino e S. Agostino, e dalla dedica da lui fatta della medesima ai santi martiri Gervaso e Protaso scoperti nella vicina Naborriana. S. Ambrogio 1' ornò coll'arte e la magnificenza romana, di cui resta ancora qualche reliquia nel Sancla Sanctorum. Nel secolo IX è riformato tanto l'in- terno che l'esteriore della basilica per opera di due grandi Arcivescovi : Ansperto, che vi accrebbe l'atrio col campa- nile, ed Angilberto II, che alla struttura lombarda a tre navi e tre absidi con superiori matronei, aggiunse di pro- prio anche il famoso pallio cesellato in oro per custodia del corpo di S. Ambrogio e dei santi martiri che entro vi riposavano. Nel XII secolo, sono sempre i nostri arcive- scovi Oberto da Terzago e Filippo da Lampugnano che vi erigono la cupola ; poi vengono i due Borromei, di cui l'uno tende oltre che alla riforma disciplinare, ad adornare 1' interno ritoccando la cupola ed appendendovi lacunari e pennacchi, l'altro ristorando il nartice e le cornici dell'atrio. Nel decorso secolo è l'arcivescovo Odescalchi, che a titolo di consolidamento e riforma vesti la basilica e la sottoposta cripta di bianco di calce e di stucchi; come il rimpianto ar- civescovo Calabiana, in occasione della scoperta dei Santi Ambrosiani, avvenuta nel secolo presente e sotto i suoi auspici e presenza, fece eseo-nire nr)nVoprie spese l'arca argentea, che raccoglie i corpi de' santi. Nelle carte dell'Archivio Ambrosiano dell'ottavo secolo, si trova l'atto dell' arcivescovo Pietro con cui concede ai monaci Benedettini la basilica e le sue adiacenze, atto che è ratificato da Carlo Magno, da Lodovico II e da altri imperanti che, come da diplomi esistenti nell'Archivio Am- brosiano, accolgono sotto la loro protezione la Badia Am- brosiana e vi prodigano doni e privilegi non pochi. Tali diritti e privilegi si estendono poi in seguito anche ai mo- naci Cistercensi succeduti agli antichi Benedettini nel se- colo XV e che sopravvissero fino all' epoca della soppres- sione francese. Di fianco però a questi monaci cosi potenti ufficiava, privilegio assai raro nelle chiese d'Italia, un capitolo se- colare presieduto dal rispettivo proposto, e questo non men venerando per antichità ed origine dello stesso mo- nastero, distinto ed arricchito d'ogni sorta di favori per parte della Santa Sede e del civile potere. Quantunque la sua comparsa non si possa abbastanza precisamente constatare, esso ebbe in qualche modo principio subito dopo S. Ambrogio col delegato custode e sopraintendente della basilica frequentemente menzionato dagli storici, che era membro e rappresentante del clero maggiore, e sotto di esso servivano i 12 decumani, i quali si trasformarono in seguito in canonici. In ogni modo se stiamo alle risultanze di frequenti con- troversie insorte tra il capitolo ed il monastero, quali leg- gonsi negli atti di visita e ad una carta riprodotta dal Pu- ricelli, rimonta l'introduzione del medesimo fino all'anno 860 per parte di Tadone nostro arcivescovo. I suoi diritti sono poi confermati da una bolla di Alessandro III, in data 1174, citata anche dal Fumagalli; e sono poi notevoli le prero- gative accordate dagli imperatori cominciando da Ottone IV, come rilevasi dalle diverse cartelle dell'Archivio di Stato. Questo capitolo le cui mansioni erano abbastanza distinte nella Basilica per evitare ogni conflitto coi monaci, con- tinuò sempre ad essere fra i più rispettabili ed illustri d'Italia e i suoi diritti e privilegi furono in gran parte confermati ed anzi ampliati all' epoca della sua riforma, fatta da S. Carlo E fu solo nell'era rivoluzionaria del 1798 e per la nuova legge del 1866 che furono soppressi ed avocati al Demanio i rispettivi beni. Riebbe però di nuovo la basilica, in occasione delle feste di S. Ambrogio del 1874, il decoro del suo capitolo, composto, ex causa di canonici sopranumerarii ed onorarii, ut mserviant Ecclesia 5. Am- brosii, prestando servizio gratuito. Crediamo nondimeno qui inutile descrivere parte a parte, bastando solo accennarle, le ^memorie archeologiche ad- densate in questa basilica per tanto corso di secoli; i suoi privilegi, i fasti memorabili che la riguardano, i copiosi legati, le lapidi del suo atrio, che formarono già il primo museo archeologico della città; il suo altare d'oro, la sua tribuna ; il suo coro, decorazione mosaica dell'VIII al IX secolo; la sua cripta sotterranea; l'ambone con sarcofago istoriato al di sotto ; il serpente di bronzo ; i dipinti pre- ziosi ; il San Satiro in del d'oro, già appendice aderente alla basilica Fausta, di cui parla ne' suoi scritti S. Am- brogio ed effigiato nel mosaico del coro; il suo por- tico ed atrio bramantesco ; l'antica biblioteca cosi ricca di pergamene e di codici diplomatici. Nè possiamo dilungarci sui concili provinciali qui radunatisi ; sulle sue feste reli- giose, stazioni ed indulgenze privilegiate, sulle solennità delle incoronazioni d'imperatori e principi (1) ; delle nozze regali; funzioni civili e religiose; della residenza prèsso la stessa, di papi ed imperatori, e delle tombe di arcivescovi e principi; dei 27 corpi, di santi qui venerati; parimenti dei devoti pellegrinaggi ; dell' Ospizio dei pii solitari! ; della Casa di lavoro in vicinanza ; delle monache al secolo dette Scriptane qui inservienti ; delle pubbliche processioni e sup- plicazioni ; delle adunanze, decreti quivi emanati, come tregue e giudizi di Dio indetti presso la stessa ; dei SS. Arialdo, Erlembardo, e Bernardo di Chiaravalle quivi con- venuti in epoche burrascose; degli abbati commendatarii e dei Cistercensi successi ai Benedettini, che insieme ai canonici del capitolo avevano lo stretto obbligo di offiziare nel rito ambrosiano ; della scoperta dei santi patroni e feste solenni del 1874: son queste tutte cose che un buon mi- lanese non può ignorare, diffuse come si trovano nelle cro- nache cittadine. Famigliarizzandosi alcun poco coli' ambiente di questa basilica, colla sua storia e capi d'arte e di culto che con tiene, si vien sempre più affermando come le tradizioni e la verità cattolica stanno scolpite per così dire in ogni angolo, in ogni pietra della medesima e per lo spazio di 1500 anni; si viene a comprendere il connubio neces- sario della chiesa colla patria, l'unità di fede e di ordina- mento gerarchico nella chiesa di Ambrogio e Carlo ad onta della disparità di rito e di usi liturgici, unità, quasi sempre esistita ed ora espressa e personificata, per così dire, nella figura monumentale di Pio IX ivi eretta a voto unanime di clero e di popolo ; e rilevasi sopratutto che la storia della basilica s'identifica con quella del popolo di Milano ; che ogni[fatto che la riguarda è una manifestazione della molteplice attività dei nostri avi, e che compenetran- doci bene in questa, noi non facciamo che cogliere e se- guire, attraverso i secoli, le fila che congiungono la vita passata colla presente. Questo monumento insomma è la bandiera, il simbolo della credenza, della speranza, della gioia, dei dolori, delle lotte, delle vittorie, delle ansie, di tutto un popolo, è ve- ramente la nostra nota caratteristica, la speciale impronta dei Milanesi, detti per autonomasia ambrosiani. r. LE NUOVE DECORAZIONI u levata da pochi giorni l'impalcatura che copriva interamente il coro e la cupola di S. Ambrogio ed ecco apparirè in tutta la sua semplicità, qua e la corretta da qualche guizzo luminoso, la decorazione ideata dal prof. Architetto Landriani. Nella parete di sostegno dell'abside, accorciati i tre tagli di finestre, i cui intermezzi, sotto il mosaico, una volta dipinti con figure di Vescovi, sono ora decorati da riqua- drature a vari colori in forma di tappeto. Sotto il pre- vio arco trionfale ecco il simbolo dell' Agnello con svo- lazzi ondeggianti in campo sobriamente tinteggiato e ri- cinto da liste policromatiche e l'oro sparso qui come nel fondo con qualche profusione nei capitelli, e nelle ar- cature. Pareva indicata per la cupola, che data dal XIII secolo, epoca di iniziate libertà per le arti belle, qualche compo- sizione storica allusiva all'apoteosi del Santo deposto ai (i) Ecco i nomi degli imperatori che ricevettero in Santf Ambrogio la Corona ferrea : Buccardo o Bertrando — Lottano — Carlo il Grosso —■ Cailo il alvo — Rodolfo — Ugone — Berengario'III — Ottone Magno — Ottóne rr I — IV —Lottano II"—Enrico V —^En- rico VI — Sigismondo.4 S. AMBROGIO suoi piedi, come si vede in qualche basilica sincrona; ma per molteplici ragioni, nulla fu concesso alla parte sto- rica e figurativa e tutta la decorazione si compone di fascie a colori, iscrizioni, simboli di pecorelle, di colombi, di pa- voni geometricamente allineati e tutti anelanti al mistico vaso che rappresenta l'Eucaristia e l'Immortalità. Di figure umane spicca solo il busto di S. Ambrogio nella serraglia superiore della vòlta sotto cui si diramano lunghe striscie fiammeggianti. La critica non mancherà di fare in merito alle nuove decorazioni della Basilica Ambrosiana, i suoi appunti e ri- lievi, perocché in un'opera sì importante, certo qualche neo esiste nel concetto generale. Ma non è nostro compito qui esporre tali appunti, essendoci proposti di accennare per sommi tratti alla parte più rilevante della nuova orna- mentazione, che lorchè sarà compiuta, darà • unità artistica all'insigne monumento, così bello nella sua architettonica rudimentale semplicità, ma che acquista maggior valore e pregio presso i fedeli quando porti anche le impronte della religione e dell'uso sacro à cui fu dapprincipio destinato. (*). coadiutore titolare, nominato due volte vicario, in morte di mons. Rossi prima, di mons. Bordoni poi. Vien dopo il can. Vacani, per anzianità, il canonico D. Luigi Orsenigo, addetto quale coadiutore titolare alla Basilica da oltre 30 anni. Il Capitolo si compone attualmente dei seguenti cano- nici beneficiati ed onorari: i rev.mi Vacani e Orsenigo summenzionati ; Ceriani, Ceruti, Ratti e Mercati dottori dell'Ambrosiana; e Galbusera, Gnocchi, Sciomachen, Rosini, Frigerio, Menicatti, Beneggi, Corbella, Rotta, Marchisio, Crippa, Pasqué, Re, Azzimonti e Civati. (gg-) S. Ambrogio e l'Eucaristia i'ant'Ambrogio fu dato al IV secolo per compiere la rovina del paganesimo e sta- bilire il regno di Gesù Cristo ; egli fu l'uomo della Chiesa e tutto ciò che aveva ricevuto dalla La Parrocchia di S. Ambrogio La parrocchia di S. Ambrogio non è delle più antiche ma fu eretta alla fine del secolo passato, alla soppressione delle parrocchie di S. Pietro in Cam- minadella, di S. Michele sul Dosso, di S. Pietro alla Vigna e di altre, sicché essa estende su un vasto quartiere la sua giurisdizione. Bella, ampia è la piazza che dal fianco della Basilica si dirama fino all' im- bocco della via S. Agnese, rallegrata dal verde di più filari di piante, circondata da case signorili, abitate da molte delle più antiche e note famiglie di Milano. Fra queste notiamo le case Stanga, Caccia Dominioni, Frisiani e Oltrona Visconti; mentre poi la parrocchia ne novera molte altre quali Corio poi Patellani, e Canonica in S. Agnese ; Lurani, Castiglioni-Cornaggia, Villani, Attendolo-Bolognini, ora Stanga, Litta-Biumi, ora Carones in Via Cap- puccio, Visconti ora Lurani, e Prinetti in Via Lan- zone. Fra gli istituti cospicuo sopra tutti è l'Educandato delle Suore Orsoline, splendido per vastità di locali e posizione salubre, rinomato per l'istruzione che vi si imparte, per la perfetta e seria educazione che vi apprendono le più centinaia di allieve convittrici ed esterne che lo frequentano. Mons. Comi, pre- vosto di S. Ambrogio, è protettore dei vari Istituti delle Orsoline; l'Educandato di via Lanzone è diretto dalla Rev.ma Superiora Suor Giovanna Piana. Notevole pure sono il Collegio Bianchi-Morandi in via Cappuccio e il Ricovero per bambine povere in via Lanzone delle Suore Mantellate. Un quadrivio circonda l'isolato per più di due terzi composto dalla Caserma di S. Francesco, gran- dioso fabbricato, anticamente convento di S. Fran- cesco, trasformato in caserma da Napoleone I. Attualmente contiene due reggimenti di fanteria. Edilìzio maestoso per le sue linee, con ampli cortili, opera del Bramante, è l'Ospedale Militare, già convento, capace di circa 500 letti. I malati sono assistiti dalle Suore di carità, la cui Supe- riora, la veneranda Suor Deenis, esercita ivi da ben 25 anni la sua missione di pietà, di amore, di sacrifizio. Sono sussidiarie a S. Ambrogio 1' antico Battistero di S. Agostino in via Lanzone, S. Pietro in Camminadella, S. Nicolao e l'oratorio di S. Sigismondo, sito nella Cano- nica, ove per iniziativa dell'attuale Preposto Mons. Comi, vennero di recente scoperti i pregievoli affreschi della vòlta e parte dell'antica facciata. La Basilica Ambrosiana ha a capo un Prevosto, colla dignità di abate mitrato e il titolo di monsignore, funzio- nante come un vescovo. Dal novembre 1890 ne è inve- stito l'Ill.mo mons. Comi, succeduto a mons. Giuseppe Bordoni che resse per soli cinque anni la parrocchia, suc- ceduto a sua volta all'indimenticabile e venerando mon- signor Francesco Maria Rossi, cui il peso degli anni e le cure di Vicario generale della Diocesi, non distoglievano dal lavoro assiduo, illuminato, intelligente pel bene delle anime, pel lustrò della sua Basilica. S. Ambrogio ha inoltre un Capitolo di Canonici bene- ficiati ed onorari. Decano di questa è il venerando don Paolo .Vacani, da oltre 50 anni addetto alla Basilica come dei prodigi compiuti dalla divina carità, la dire- zione, la forza, l'operosità d'una vita veramente cristiana, affinchè nella nostra carne mortale si manifesti la vita di Gesù. Un solo sguardo alla vita d'Ambrogio, alle sue opere, ci bastano a provare ch'Egli fu Dot- tore per eccellenza Eucaristico; non solo nel De Misteriis e nel De Sacramentis, ma in quasi tutte le sue opere si trova il richiamo, l'invito ad onorare, ad amare, a ricevere Gesù-Eucari- stia. Se è pane quotidiano, perchè solo ad ogni anno lo prendi? Ricevi ogni giorno piò che ogni giorno ti giova. Vivi cosi da meritare ogni giorno di rice- verlo. Chi non lo merita ogni di, non lo merita neppure ad ogni anno.... Tu sai che quante volte viene offerto il sacrificio, esso esprime la morte, la risurrezione, l'ascensione del Signore, e la remis- sione dei peccati; e non prendi ogni giorno questo pane di vita? Queste parole del Santo Vescovo riassumono, per così dire, tutto il suo apostolato euca- ristico; ma se l'insegnamento di lui è ri- masto , attraverso i secoli, affidato alla Chiesa, in modo speciale l'opera sua con- tinua nella diocesi milanese, che ha !a grande ventura di essere affidata alla sua protezione. Ora, non diremo noi segno evidente di cotesta protezione l'incremento che il culto a Gesù-Eucaristia va prendendo in Milano appunto nel periodo delle feste pel XV centenario del suo natale al Cielo? Il tempio del Corpus Domini, la Santa Lega Eucaristica, l'Aurora del Secolo del Sacramento non sono tre opere che deri- vate dalla mente eletta e dal cuore infiam- mato del R. P. Gerardo Beccaro, si po- trebbero dire ispirate dallo stesso S. Am- brogio, od almeno da lui protettJ taggio spirituale del suo popolo ìmTanese, in mezzo al quale si stabilisce così una fonte perenne di grazie, fonte alla quale verranno da ogni terra le anime sitibonde di amore e di pace, quale solo può de- rivare da Gesù ? Oh sia benedetto Ambrogio, la cui grande anima rivive in mezzo a' suoi figli tanto amati, ed ai quali è caro come il simbolo del popolo stesso, delle glorie del suo Co- mune, ma sopratutto della fede che, da lui GONFALONE DI SANT'AMBROGIO DELLA CITTÀ DI MILANO vivificata, si spiega nelle opere di carità, Lavoro del secolo XVI, conservalo nel Museo Civico. come in quelle dell' arte; splende in ogni aguglia del Duomo e splenderà nell'acuto natura, dalla grazia, dallo studio, mise a servi- campanile del Corpus Domini, ove, fra gli aurei zio dell emancipazione, dell organizzazione, del mosaici, apparirà l'anima rapita nella contempla- 1' esaltamento della Sposa del Divin Salvatore. zjone dell'ostensorio sfavillante. R. A. Si sforzò di conquistare ad essa la parte dovu- tale nella difesa dei popoli, di infondere il suo spirito nelle leggi, portare la sua azione nelle pubbliche cose, e di opporre, quando occorreva, agli eccessi del Cesarismo il freno d'una legge di giustizia, di espiazione e di amore. A trasformare l'impero pagano in una mo- narchia cattolica nella quale scettro di Cesare fosse la Croce, e codice il Vangelo, S. Ambro- gio rivolse le sue cure contemporaneamente alla società ed al singole ndividuo. Da un lato quindi ispirò leggi d'ordine generale atte alla riforma del popolo, dall'altro si occupò di tutto quanto possa guidare il cristiano al suo perfezionamento morale nella conquista delle virtù, nella pratica dei doveri famigliari e di religione. Tra questi uno singolarmente inculcò ai fe- deli: la frequenza nell'unirsi con Gesù Cristo nel Sacramento Eucaristico, a derivare, dal maggiore " HCWS ? ' ' . 'Ci? "545 'eJS ' «{S Li' Ambrosiano ll' infuori di tutte le ragioni morali, storiche, re- ligiose che danno importanza straordinaria alle feste in onore di S. Ambrogio, ve n' ha una emi- nentemente popolare e questa si ritrova nel vocabolo umbro- siano, espressione sintetica, se così è lecito dire, del carat- tere di un popolo, delle sue tradizioni, dei suoi costumi. Chi dice ambrosiano, quando non alluda al rito speciale della Chiesa, vuol designare un milanese e più particolar- mente un uomo onesto. L'è un boti ambrosian, un ambro- sianon, el va benon — ecco un antico proverbio dialettale che classifica con precisa semplicità l'ambrosiano. Il nostro dialetto milanese che risale verso il mille, e s' è conservato tipico, incisivo pur attraverso alle evoluzioni cagionate dalle molteplici occupazioni straniere, contiene una quantità straordinaria di parole e frasi che si colleganoT S. AMBROGIO 5 Ciborio e Altar Maggiore della Basilica di S. Ambrogio in Milano strettamente colla ambrosianità. E ambrosiana veramente si può dire la nostra origine, poiché è !a sola che s' è impressa nel nostro idioma, e si mantiene intatta ancor dopo quindici secoli. Non v' è milanese puro che non si vanti di essere am- brosiano ; e se le condizioni attuali di convivenza de' cit- tadini di più regioni può giustificare che si ritenga questo vanto uno de' nostri difetti, esso è pur anco una nostra gloria, una rivendicazione del nostro carattere morale. Perocché religiosa insieme e civile è l'ambrosianità ; essa è nata in un periodo storico il più glorioso per la città nostra, e fu tramandata ai posteri come espressione di franchezza, di onestà, di valore, di cuor largo e generoso. 1 costum ambròsiaii fan otior al nost Milan. e questa no- Milano in ogni sorta di imprese. Ora saremo noi forti abbastanza per assimilarci tutto codesto esercito nuovo venuto a condividere le nostre sorti, o l'importazione da altre nazioni e regioni influirà più su di noi a trasformare l'indole nostra? Molti indizii di varia natura ci destano nell'animo qual- che timore. Le stesse difficoltà che per la seconda volta — 1874-1897 — incontrano le nostre feste ambrosiane, le quali avrebbero dovuto radunare attorno a sé un vero entusiasmo di popolarità e di concordia, ci indicano che il milanese corre pericolo di non poter più svolgersi libe- ramente nella sua città, esplicare i sentimenti propri. Il pericolo è gravissimo. Abbiamo fatto prodigi di valore, sacrifizii immani per liberarci dallo straniero ; ma una nuova S. Ambrogio nel centro di Milano 5 slÉfllV v'a Cercanti, la più artistica e frequentata che 3 gg»® Milano possegga, posta nel centro della città, fra la severità dei fabbricati che la circonda, fra il cicaleccio dei negozianti e degli agenti di borsa che ivi convengono per trattare i loro affari, ricorda tuttora la de- vozione che i nostri antenati serbavano al loro Patrono, al grande Sant'Ambrogio. Il palazzo della Borsa e del Telegrafo, già palazzo dei Giureconsulti, per quanto rimodernato a seconda delle at- tuali esigenze cui viene adibito, porta ancora nelle sue linee generali le vestigia dell'antica arte archite.ttonica. Eretto per ordine di Papa Pio IV de' Medici .fu costrutto su disegni del famoso Seregni. stra Impronta speciale ilo! portiamo ovunque, Con schiet- tezza, quasi, talvolta con ingenuità, sicché tutto il mondo sa che c' è Milano ed un popolo milanese, quasi fosse una regione privilegiata nel grembo d'Italia e del mondo. Ma se non tramonta, né tramonterà mai lo spirito am- brosiano, uopo è riconoscere che vanno diradandosi le fila dei veri ambrosiani. Propostoci di fare un semplice schizzo tipico dell'ambrosiano, non è qui luogo di profonderci nella ricerca delle cause per cui la società si trasforma nel sem- pre crescente amalgama de' suoi elementi. La Milano che conta 450 mila abitanti non può più essere la Milano di 50, di 100 anni addietro. Noi milanesi siamo ormai, non dico soprafatti, ma parificati di numero all'elemento esotico qui venuto a fruire delle attività, delle industrie, delle risorse locali, della coraggiosa iniziativa di forma di oppressioni estranee ci incombe e minaccia, aiutata e sorretta da quella politica di accentramento che troppo so- vente calpesta gli interessi, le libertà e le tradizioni locali. Possano gli onori che Milano rende al suo Patrono ri- svegliare in noi lo spirito ambrosiano nella sua genuinità, nella sua essenza; e ch'esso ci sproni a difendere i diritti cittadini, le glorie della Patria. (ine.) Il presente numefo trovasi in vendita a Cent. 5 plesso tutte le edicole. Nel bel mezzo campeggia la Torre detta dell'Orologio, perchè appunto a tale uso servì sempre fino ai giorni nostri e la statua in marmo del gran Santo si eleva su un alto piedestallo pure di marmo nella nicchia della gran Torre. La costruzione di questo palazzo data dal 1272. Così, attraverso alle vicende politiche ed alle trasforma- zioni subite da quei luoghi così centrali della nostra città, fra il mercato della Borsa ed il palazzo ove trovasi la sede del Telegrafo, ed i negozi aperti al commercio, quel mo- numento al Santo Patrono si erge ancora imponente quasi ad invocare il potente aiuto di Ambrogio. A meglio tramandare poi la memoria di tant'uomo, sotto la statua leggesi in latino l'iscrizione seguente : Cittadino, straniero — osserva questa statua, — venera la memoria — di S. Ambrogio, — dottore della Chiesa, — dei Milanesi Arcivescovo — e patrono in Cielo, — il quale colla pietà, cogli scritti, — con forza d'animo invitto, — conservò, promosse, confermò — l'antica integrità della fede, — diede6 S. AMBROGIO il nome — ai sacri riti di questa patria, — fu grande esempio di zelo episcopale — e di santità della vita — a tutto il mondo. — Dedicato l'anno 1833. Per la bella ricorrenza del XV. Centenario della morte di S. Ambrogio si spera che davanti a quel caro ricordo verrà appesa una corona dimostrante l'affetto dei buoni milanesi. C. Riv. Programma delle Feste Centenarie PRIMO PERIODO Nella Basilica Ambrosiana. Al momento in cui si pubblica questo numero unico le feste sono già principiate da alcuni giorni coll'Esposizione solenne dell'urna dei Santi sulI'Altar Maggiore. Attorno all'urna si è fatto uno spazio, nel quale circolano i fedeli per venerare i Santi Patroni. La Basilica è sfarzosamente addobbata, pel triduo delle feste. L'ordine delle funzioni è il seguente : Giorno 12. — Pellegrinaggio della Diocesi di Vigevano. — Alle ore 7 e mezzo, S. Slessa letta da Sua Em. il Car- dinale Arcivescovo. — Ore 11, pontificale di Sua Eccell. mons. Ernesto Fontana, Vescovo di Crema. Giorno 13. — Pellegrinaggio di Saranno. — Ore 11, pontificale di Sua Ecc. mons. Mantegazza. Nei giorni ir, 12, 13 alle ore 19 314 Sua Eccellenza Mons. Rossi Vescovo di Sarzana tiene il triduo di predi- cazione preparatorio alle solenni feste che saranno cele- brate nella Metropolitana. Le funzioni in Sant'Ambrogio sono accompagnate tutte da sceltissima musica. È noto che la Basilica Ambrosiana possiede un gran- dioso organo, di recente costruito dalla premiata fabbrica di Cesare e Giovanni Bernasconi di Varese. Organista è il distintissimo maestro Carlo Galli, nominatovi fino dal 1868. Nella Metropolitana. Venerdì 14, ore 8 : Traslazione solenne delle Reliquie nella Metropolitana e solenne Pontificale. Sabato 15 : Funzioni nella Metropolitana. Domenica 16: Funzioni solennissime nella Metropolitana, con intervento di molti Vescovi italiani e dei Cardinali Sarto di Venezia e Svampa di Bologna. SECONDO PERIODO Il secondo periodo cadrà in fine di agosto e primi di settembre, ma non ne è ancora precisato il programma. In questo periodo si celebreranno grandi feste in onore dei martiri Alessandro, Martinio e Sisinio, dei quali si hanno insigni reliquie nella Basilica di S. Simpliciano, successore di S. Ambrogio. Interverranno anche a queste feste pa- recchi Vescovi e numerosi pellegrinaggi. Il secondo periodo coinciderà col XV Congresso Cattolico italiano. TERZO PERIODO. Avrà luogo in dicembre e nell' accennarlo il Cardinale Arcivescovo cosi ne parla nella sua pastorale sulle feste ambrosiane : « In dicembre, a Dio piacendo , noi ci troveremo ali terzo periodo delle feste che sarà il periodo di chiusa. La sera del giorno sacro alla Ordinazione di Ambrogio, nella perinsigne sua Basilica, innalzeremo al Cielo l'inno del rin- graziamento. Le sacre funzioni, onde risulterà questo terzo periodo, saranno fatte conoscere a tempo opportuno, quando si sarà pure determinato il modo, come raccordare ad esso le feste di Santa Marcellina, chiamata al cielo poco dopo che vi saliva l'anima grande di Ambrogio. Allora si porrà la corona alle feste centenarie. » Ile incisioni Questo numero unico ha modeste proporzioni, essendoci proposto a ricordare una festività tutta milanese , di farlo sommamente popolare ed economico. Nonostante queste condizioni, non dubitiamo che il Numero-ricordo , racco- glierà l'approvazione e il favore del pubblico. Interessante, vario ne è il testo , e le incisioni sono adatte a illustrarlo ; contiene un ritratto del Santo tratto da una delle più an- tiche ed autentiche imagini ; il ritratto del nostro Car- dinale Arcivescovo ; il celebre Ciborio dell' Aitar mag- giore in Sant'Ambrogio fatto costruire nell'835 dall'Arci- vescovo Angilberto II e decorato del famoso palliotto che riveste la mensa. È questo a detta dei più rinomati scrit- tori d'arte sacra, il monumento più importante che possegga la basilica ambrosiana. Esso merita particolare attenzione e per l'antichità appartenendo al IX secolo, e per la luce che porta sulla storia dei tempi di mezzo. Le quattro co- lonne di porfido rosso, che sostengono il ricco baldacchino, sembra appartenessero a qualche edificio romano, e preci- samente, secondo alcuni, al tempio di Giove, che si innal- zava là dove ora sorge la Chiesa del Monastero Maggiore, o, secondo altri, a quello di Bacco, sulle rovine del quale venne eretta l'attuale. perinsigne basilica. • Da ultimo un fine ed esatto disegno, del lato più interes- sante del glorioso gonfalone di Sant'Ambrogio, posseduto dal Comune di Milano, che compendia le civiche rappresen- tanze ed è fulgido omaggio di Milano al suo patrono, e che vedremo in questa occasione liberamente ancora cam- pe giare una volta per le vie della città. Dalle memorie di Giulio C. DIARIO. 22 Luglio 18S8..... Nelle ore del pomeriggio di una giornata afosa di Lu- glio me ne venivo giù, solo, per la via Torino, (avevo allora nove anni di meno, e compievo il servizio militare alla caserma di S. Ambrogio), camminando adagio, e guar- dando qua e là distrattamente gli edifici che fiancheggia- vano questo corso frequentatissimo della città. Trascorso lo sbocco di via Unione, guardando a destra verso la. piazza del Duomo, fui sorpreso vedendo una facciata di Chiesa, ch'io non aveva mai conosciuta. Lessi sopra la porta una scritta scolpita nel sasso, « Divo Satiro ». Conoscevo il Santo, ma mi era nuova la Chiesa. Vi entrai, e lo ricordo come fosse ora, mi vergognai con me stesso di non aver fino a quel punto conosciuto un monumento di pietà così sorprendente. Come tutti i soldati che hanno fede, mi inginocchiai un momento anch'io e feci un po' di adorazione. — La luce parca, l'architettura elegante ma severa, lo sfondo prospet- tico mirabile dell'altare, di cui scorgevo aumentare gli effetti mano mano lo fissavo; il silenzio,... un bisogno di pace e di calma., e di abbandono in Dio... fomentato dal religioso ambiente, donavano alla mia preghiera anche quella gioia intima che non è dato a tutti comprendere, ma che rende felice chi la possiede. Prima di uscire di Chiesa volli osservarne gli altari, l'ar- chitettura, gli affreschi, .il gruppo della pietà ; ne chiesi ad un inserviente, senza averne soddisfazione alcuna e decisi in cuor mio di voler sapere la storia di questa Chiesa di S. Satiro che m'avea sorpreso e fatto tanto bene : sto- ria che io raccolsi poi da libri del tempo, e di cui trascrivo qui un brevissimo .sunto, per quando mi venisse il solletico di rileggerlo. La Chiesa di S. Satiro, veniva eretta nel 869 da An- sperto, insieme ad uno spedale, nella località attualmente occupata dalla Cappella dell'Addolorata, ove tuttora si pos- sono vedere pezzi di antiche fabbriche romane di cui i cristiani d'allora si sono serviti (come del resto era loro costume) promiscuamente ad altri frammenti, ed a resti di secolareschi edifici, per innalzarla. Non si sa bene quali fossero le dimensioni di questa Chiesa che la pietà dell'Arcivescovo Ansperto erigeva de- dicandola a S. Satiro, pel quale professava divozione spe- cialissima. Ciò che è certo si è che ad essa appartenevano per lo meno, se non costituivano quasi il tutto della basilica, il campanile ed il coro absidato, sepolto sotto la attuale cappella della Vergine Addolorata. Accanto a questa Chiesa antica, Lodovico il Moro ne fece erigere un' altra dedicata a Maria, e formante colla prima un tempio unico, detto perciò di S. Maria presso S. Satiro. Ciò che diede origine a questa seconda Chiesa dedicata alla Vergine si fu il miracolo avvenuto in seguito alla pugnalata che un osceno giocatore, Masaccio, dispera- tamente infisse il *2-riV.ìfzo—1242 ad un'effigie della Beata Vergine col bambino, sita, come scrive il Torre, « su di una muraglia fuori, verso il Cimitero e la pubblica strada » miracolo grande pel vivo sangue colante dal collo ferito del bambino e per le lagrime sgorganti dagli occhi della Vergine; sangue e lagrime di cui ancora si veggono le traccie sull'antica immagine che si venera ancora attual- mente sopra l'altare maggiore, e che raccolte devotamente in vetro chiuso nel metallo si conservano oggigiorno nel tesoro della Chiesa. — Su questo miracolo furono fatti molti processi dei quali ancora in archivio si conserva l'au- tentico carteggio. — Il piedicroce verso via Torino , quale esiste attualmente, venne aggiunto dopo. L'interno dellaChiesa dunque è a forma di T nella parte superiore di esso e tangente alla strada che non permise il compimento della croce. — A questo inconveniente, il ce- lebre architetto supplì con una rilevata prospettiva giudizio- samente disegnata e giustamente eseguita che dà un pregio all'edificio assai maggiore di quello che avrebbe se fosse in- teramente compito ; prospettiva veramente meravigliosa per l'illusione ottica gradevole, quasi assoluta, che essa produce, e superiore forse per valore all'altra del Palazzo Spada a Roma posteriore alla prima di quasi due secoli. V'ha chi dice essere la più bella d'Europa. Più che la Chiesa attrae 1' occhio degli intelligenti la così detta sagristia, ossia il Tempietto ottagono, a cui si passa dalla Chiesa stessa e che riconosce certamente per suo autore « Donato de Urbino » cognominato Bramante. Ivi tutto spira finezza, lusso, piacere. I pilastri ornati con eccezionale buon gusto artistico ; il fregio ottagonale supe- riore abbellito con bassi rilievi e teste del Caradosso, di straordinario valore. La Madonna miracolosa si crede dipinta circa 1' undeci- mo secolo. Il semicircolo che rappresenta l'orribile fatto di Masaccio è del cav. Peruzzini anconitano. Sono degni di lode le colonne di porfido, facenti già parte della antica chiesa di Ansperto e il gruppo in cotto del Caradosso, rappresentante Cristo deposto dalla Croce — « Questo tem- pio a me piace sommamente per essere opera ricchissima » scriveva giustamente il Vasari, e chi ha buttato là questo appunto, ripete, per conto proprio, che il tempio non gli è piaciuto soltanto ma gli ha fatto del bene.... G. G. G. NB. E noi volontieri pubblicammo queste note concedu- teci, benché un po' a malincuore, dalla gentilezza del., ex-soldato, ora Sacerdote, che le scrisse, anche perchè sia maggiormente conosciuta una basilica tanto antica quanto artistica, che i padri nostri innalzarono ad eternare la memoria di Satiro ; santo che basterebbe ad illustrare il fatto solo : essere egli stato il fratello di S. Ambrogio. Con approvazione ecclesiastica BOLZANI GIUSEPPE, Gtrentc-Responsabile. Tip. Edit. Arciv. G. Giovanola e C. — Milano. Via Unione, 20. Tipografia e Libreria Arcivescovile Ditta Boniardi-Pogliani di G. GIOVA'NOtA e C. MILANO - Via Unione, SO - MILANO COPIOSO ASSORTIMENTO in. Crocefissi d'avorio, madreperla, argento, nikel, ebano, in tutte le grandezze, montati, in quadro e peluche, da stare in piedi ed appendere. Acquasantini in biscuit, in metallo dorato e nikel, montati iti peluche, damasco, ecc. Tempietti, Gruppi, Capellette con belle mi- niature ; Lampade votive. 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DITTA A, SCOLARI E C, ANTICA ^ggp" DITTA Eugenio Broggi fu Cesare Fabbricatore di ARREDI SACRI IN METALLO MILANO, Via Cordusio, 17 FSAfSLIiX commercianti MILANO - Via Carlo Alberto, 22 - MILANO piIiHTI h TELlEf^IE « JVIE^CE^IE LAVORI DISEGNATI E CAMPIONATI Tele, etamines, stoffe, canevacci, sete, lane, refi ED ARTICOLI PER RICAMI OHGRHMENT Siamo lieti ed orgogliosi di segnalare ai nostri lettori questo stupendo Periodico Eucaristico, sorto da pochi mesi nella nostra cara Milano, e che conta già ben ven- timila lettori. E unanime e costante il plauso della stampa cattolica e degli intelligenti per questa simpatica pubblicazione, che la Redazione, la quale gentilmente ci ha favorito il Clìchet, spera poter offrire quanto prima ai devoti di Gesù Sacramentato due volte al mese senza aumento di spesa; e noi non sapremmo come meglio compendiarne gli encomi, che ci consta venirle da tutte le parti, quanto riprodu- cendo le stupende parole del Nestore elei giornali cattolici: X-,' « UNITÀ GATTOLIGiD' E Hi' « AURORA » Di- quésto .veramente ; splendido periodico mensile che cominciò ad uscire a Milano col principio dell'anno, abbiam sott' occhio i tre primi fascicoli. Non esitiamo a dire ch'esso merita l'intero appoggio di quanti sono zelanti (e tutti dobbiamo esserlo) del culto della SS. Euca- ristia. L'Aurora s'innalza, e quanto! sulla non scarsa quantità di pubblicazioni consimili. La divozione che inculca è una divozione ma- schia, perfettamente rispondente ai bisogni del tempo. —■ Non ha soltanto valore ascetico: ha anche valore letterario e sociale. Vi collabo- rano penne favorevolissimamente note nell'azione cattolica: prelati e sacerdoti e laici, e scrittori e scrittrici fanno a gara nel portarvi.il loro tributo alla glorificazione di Gesù fatto vittima d'amore per noi. L'Aurora è anche illustrata da finissime incisioni. Nel fascicolo di Marzo troviamo, fra l'altre, quella d'un quadro all' acquarello di Q. Cenni, , figurante alla Esposizione Eucaristica di Milano: Una Comunione sul campo di battaglia — episodio del 1848. La stampa dell' Aurora è intrapresa da quell' anima d'apostolo del Padre Gerardo Beccaro, che non avrà pace finche non vedrà avve- rato il suo: ardente desiderio di una Chiesa Monumentale in onore di Gesù Sacramentato in Milano (N. 59 - 1897). NB. Per gli Abbonamenti inviare cartolina-vaglia di lire 3 al Direttore P. Gerardo Beccaro, Chiesa del CORPUS DOMINI, Milano. Uno splendido ricordo del pellegrinaggio a Milano, si vende nella Làforeria San Carlo, Via S. Radegonda N. 8, dove si trovano esposti una quanttità di og~ getti religiosi, artistici, di assoluta novità, come statue, corone, crocifissi, acqua- santini, cappellette, pergamene, ecc., ed un vastissimo assortimento in libri di devozione, il tutto a prezzi veramente eccezionali, adatti per fare regali ai comu- nicandi, cresimandi e per nozze. Premiata Fabbrica CAPPELLI B -E IR, IR, E T T E e COLLARI per SACERDOTI al servizio di Sua.Santità e di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Milano [. . .DI'. carlo moroni successo a M. BALDUINI MILANO, Piazza Fontana angolo S. Clemente MILANO, Via S. Clemente, 7 (Piazza Fontana) vicino l'Areiveseovado PREMIATA FABBRICA DI ARREDI E PARAMENTI SACRI Cesellature A.rtisticlie e Commerciali Torneria e Stamperia di Metalli a, vapore BRONZI IN GENERE E ARGENTERIE Doratura, Argentatura e Nichelatura sopra qualunque metallo e in tutti i sistemi RIDUZIONE A NUOVO DI ARREDI USATI Ristauro di Paramenti usati riportandone i ricami su fondo nuovo VIA CRUCIS di tutti i formati Miliir La: Settimana Religiosa che conta venti anni di vita si pubblica in vangelo, articoli religiosi, istruttivi e dilettevoli. — Abbonamento annuo L ghetto; ij — Ufficio Abbonamenti : Via Unione, 203 Milano, no in 16 pagine al Venerdì. Contiene oltre la spiegazione del 3 per Milano e L. 3,50 nel Regno. — Direzione ; Vìa La-8 S. AMBROGIO Agenzia Cattolica Centrale Ditta Luigi Aizzati G. T. Viviani fu A. succ. Milano, Via Arsole, N. X - angolo Via, S. 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Ambrogio di pag. 128, brochure . L 0,30 Pogliani (Sac. E ). Il Jr*io adolescente, libro di pre- ghiera, 2.:l edizione aumentata e corretta di psg. 314 ltg.to in tutta tela L. 0,75 — in marocchino L. 2,f0 Presso la LIBRERIA RELIGIOSA cai QIUSEPPI PALMA Via Lupetta, N. 12 (Piazza S. Alessandro) SPECIALE ASSORTIMENTO DI PUBBLICAZIONI per le Feste Centenarie di S, Ambrogio LI BREkTTVECCLESI ASTICA di O. B. PEREGALLI MILANO - Via Arcivescovado, N. t - MILANO IMMAGINI ED OLEOGRAFIE SACRE QUADRI, STATUE, CORONE, MEDAGLIE, CROCIFISSI SPECIALITÀ' IN L1BIU ASCETICI, PREDICABILI, LITURGICI, ecc. Legali anche in lusso. SPECIALITÀ IMMAGINI DI LUTTO NAZIONALI ED ESTERE Articoli per gli Ascritti al Tcrz'Ordinc di S. Francesco, alla Guardia d'Onore e Figlie di Maria Grande Assortimento d'immagini per Prima Messa e per distribuire nette classi della Dottrina Cristiana e Oratori Si fanno abbonamenti ai giornali cattolici e si ricevono offerte per tutte le opere cattoliche. 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Ambrogio nato l'anno 340 d. c. in Treveri, ove il padre di lui amministrava la prefet- tura delle GaLLIE, ancora infante essendo adagiato in culla nel cortile del palazzo placida- mente dormiva a bocca aperta, quando uno sciame di api gli velarono il viso, ed a loro agio gli entravano ed uscivano di bocca. Il padre, alla nutrice di ciò angustiata, disse: Se questo fanciullo vive sarà qualche cosa di grandeÌ/N BAMB/NOLO ACCLAMA VESCOVO Ambrogio, insignito della dignità consolari-, trovandosi in Milano come governatore della Liguria e dell'Emilia, recossi alla chiesa, ove dovendosi nominare un nuovo vescovo il popolo diviso minacciava tumulto volendo alcuni nominare vescovo un ariano, altri un cattolico. Mentre Ambrogio arringava calorosamente per imporre calma, un bambinello gridò : Sia vescovo Ambrogio. Il pololo accolse quel grido come voce di Dio, e ad onta di tutti i tentativi di lui per fuggire tale dignità dovette sottomettersi e ricevere l'ordinazione il 7 dicembre 374.La carità, virtù caratteristica dello S. S. rifulse in Ambrogio appena fatto vescovo sia verso i peccatori, che per i sofferenti umani dolori. i barbari avevano invaso le provincie del- l'illiria e della macedonia facendo schiavi i miseri cittadini e vendendoli sul pubblico mercato. S. Ambrogio esaurito il patrimonio, vendette per riscattarli i vasi preziosi del tempio non ancora consacrati onde rendere liberi gli infelici e sottrarli a gravi pericoli dell'anima.Wh SI OPPONEVA ALl^^TRflfADÌTE^DOSlONEL TEMPIO Ricevuta la sacra ordinazione S. Ambrogio manifestò tutta la potenza della grazia dello S. S., sia nella sapienza a vincere gli ariani, sia nella forza e mitezza a reprimere e punire i misfatti. L'imperatore Teodosio aveva ordinato la strage dei cittadini di Tessalonica ribella- tisi, uccidendo i magistrati. s. ambrogio proibì all'imperatore di varcare la soglia del tempio, lo dichiarò indegno dei sacramenti fino a quando avesse fatto pubblica penitenza, e teodosio umilmente si sottomise. UNIVERSITY OF ILLINOIS LIBRARYCome l'infanzia così la morte ri §• fu accompagnata da prodigi. Giacendo mori- bondo ebbe una dolce apparizione q1 qesù p}?e futtp sorridente a lui veniva. onorato vescovo di Vercelli mentre riposava neeh parte superare della casa sentì tre volte questa voce: Sorgi, affrettati, che sta pei? partile. j^iscpse e pfpprse al §ANTo il corpo del Signóre. Am- brogio lo ricevette, e spirò portando secp il- buon yiATicp. Era il giorno 5 Aprile 597.BASILICA piS.AMBROQIO ^>S.AMBROGKK|DISEGNI DELL'ARTISTA f. CAPELLI. Mediolani die 27 Aprilis 1897 admittitur Pro E.mo et Reverendis. D.D. Archiepiscop. Card. D. Joseph Pozzi Prcep. Censor Eccl.41 e A GIAN ETTI _ Ij-là. d i n 1 VISITATA E DESCRITTA IN OCCASIONE DEL IV CENTENARIO DELLA MORTE DI S. AMBROGIO o__ UNA PARTE DEL RICAVO NETTO VERRÀ EROGATA A FAVORE DELLA NUOVA URNA DEI SANTI PATRONI 5^5 MILANO Stab. Tipografico di Luigi Marchi 1896Monumento di Uberto e Candido Decembrio (Vedi pag. 27)A. GIANETTI Ij-A. telili iiIrÉn VISITATA E DESCRITTA IN OCCASIONE DEL XV CENTENARIO DELLA MORTE DI S. AMBROGIO _ Q__o___ UNA PARTE DEL RICAVO NETTO VERRÀ EROGATA A FAVORE DELLA NUOVA URNA DEI SANTI PATRONI Cs O- MILANO Stab. Tipografico di Luigi Marchi 1896Mediolani, 2 Jtmii .1896. Delegamus ad rivisionem III. et Rev. Jos. Dhl Corno Doct. Prab. Metrop. Carolus Nardi, Previe, geti. Meiìo\anì, } Junii i8<)6. Admittitur et imprimatur Ex delegatione Em. Cardinajis Archiepiscopi ANDREA CAROLO FERRARI Sac. Joseph Del Corno Can. Ord. S. T. I. V. D. Cursor eccìesasticus. Proprietà riservata all'Autore3 "n. a f fiions. JorEROLAMO |_,OMI PREVOSTO ABBATE MITRATO di jS. ^Ambrogio VICE-PRESIDENTE DEL COMITATO PER LE FESTE CENTENARIE. OUESTE PAGINE CHE DESCRIVONO LA PERJNS1GNE BASILICA DA J-UI RETTA CON TANTO AFFETTO IL CONDISCEPOLO E L'AMICO DEDICA. r 48564 i : • . »fi L YlSITATOF\E « Una nuova Guida è diventata necessaria ; e dovrebbe essere l'impresa di qualche ambrosiano. dalla corri3pondexza di Mons. F. M. Rossi lettera cxxxv. Non far fascio d' ogni erba, ma ghirlanda d'ogni fiore, è quello che mi sono proposto, e credo di aver ottenuto in questa semplice guida. Non discussioni, ne storiche, ne archeologiche; scelsi il meglio che fu scritto e stampato da altri, ed ideato un piano, misi le notizie raccolte a suo luogo E perchè il visitatore, anche il più digiuno di storia o di archeologia, potesse valersi di queste note, te- nendo un certo ordine nella compilazione ; prima gli feci visitare la piazza, quindi l'atrio, poi entrato nella basilica dalla nave di destra passare sotto la cripta di S. Ambrogio, uscire per quella a sinistra, per- correrla., rientrare in quella di mezzo e, dopo aver visitato il coro, uscire per la porta dal lato di tramon- tana, che trovasi nella navata a sinistra, per visitare il portico bramantesco e la chiesa di S. Sigismondo. Se la mia escursione fu ben ideata, se nulla intra- lasciai di ciò che torna necessario debba il visitatore osservare, lo giudichi esso col libretto alla mano. Milano, Ortaggio 1896. Jk. pIANETTI O E 2>T 2ST I sulla VITA DI S. AMBROGIO Il santo vescovo Ambrogio discese da una famiglia romana che vantava consoli e magistrati fra suoi an- tenati. Il di lui padre, nomato egli pure Ambrogio, era prefetto del pretorio, una delle prime quattro dignità dell'Impero, e come prefetto delle Gallie ri- siedeva ad Arles, a Lione ed a Treviri; ma più spesso in quest'ultima città. Ciò fa supporre che Sant'Am- brogio ivi sia venuto alla luce. Non si può precisare l'anno del suo nascimento. È probabile però che ca- desse verso il 340. Marcellina, Satiro, detto anche Uranio, ed Ambrogio furono i figli del prefetto e l'ultimo fra loro il vescovo milànese. I presagi più felici attorniarono la sua culla. Si narra che uno sciame d'api coperse il di lui volto, allorché dormiva nella corte del Pretorio e che la nutrice inquieta, essendosi affrettata di cacciare quelle che si introducevano nella bocca d'Ambrogio, rimase sommamente attonita veg- gendole uscire senza far male al bambino. Il padre indotto da una idea comune all'antichità, che attribuiva ad un simile prodigio le dolcezze e le attrattive della dottrina di Platone, pensò fin d'allora che il figliofosse chiamato a grandi cose. L'educazione d'Am- brogio fu conforme al di lui grado. I maestri più abili gli insegnarono le scienze e gli esempi commoventi della madre e di Marcellina, che avea ricevuto il velo delle vergini da papa Liberio, lo dirigevano alla virtù. Compiti i suoi studi, lasciò Roma e si recò a Milano col suo fratello Satiro. Salì qui in tanta riputazione, che Petronio Probo prefetto dell'Italia e dell'Illirio, lo pose nel numero de' suoi assessori e lo creò poco dopo (1) governatore delle provincie consolari della Liguria e dell'Emilia, che comprendevano i paesi che si stendono dalle Alpi al Mediterraneo, la Toscana, l'Adige e 1' Adriatico. Valentiniano imperatore con- fermò l'elezione ed aggiunsevi la dignità del conso- lato. Nel partire pel suo governo, il virtuoso Probo, che aveva veduto con dolore la severità di che usa- vano la maggior parte dei governanti, gli disse : va ed opera, non colla inflessibilità di giudice, ma colla dolcezza di vescovo. Ambrogio ritenne sì bella lezione che si accordava col suo carattere. La sua modera- zione e la sua saviezza gli cattivarono la stima e l'affetto dei popoli in un'epoca in cui l'Italia e Milano principalmente, erano lacerati dai furori dell' Aria- nesmo. Ausenzio collocato sulla sede di Milano dagli Ariani, dopo avere esiliato S. Dionigi, era morto, ma di- strutto non erasi con lui il germe dell'eresia. I ve- scovi della provincia eransi col clero e col popolo assembrati per deliberare sulla scelta del successore. Ciascuna delle parti ariana e cattolica portar volea all'episcopato un loro fautore ed i partiti così si ac- cesero, che parea imminente una guerra civile. Am- brogio entrò nell'adunanza per sedare gli animi ed (1) Nel 375 o 374, forse nello stesso anno in cui fu proclamato vescovo.— 7 — esortarli a fare una elezione, che rendesse paghe le mire dell'Imperatore e soddisfacesse ai bisogni della Chiesa. La sua presenza impose silenzio e consen- tendo i partiti nella stessa idea, proclamarono Ambro- gio vescovo. Stupì questi all'inaspettato evento e tentò di scher- mirsi, adducendo che le sue cure erano state sino a quel giorno rivolte alle cose civili, e non avea nefnmanco ricevuto il battesimo. Le sue rimostranze furono inutili; e non valsero a cambiare la volontà dell'assemblea, nè i suoi tentativi di fuga, che alcuni scrittori asseriscono, nè gli atti di rigore, che ordinò contro alcuni rei, in vista di attirarsi l'imputazione di crudele. Fugge nella notte e crede di prendere il cammino di Pavia e trovavasi alle porte di Milano. Valentiniano che trovavasi allora in questa città ap- plaudì alla scelta, ed esultava che si rinvenissero nel suo governatore tutte le qualità di un vescovo. In- giunse al Vicario d'Italia di far conferire il battesimo ad Ambrogio catecumeno, e poscia gli ordini e la con- sacrazione dei vescovi otto giorni dopo il suo batte- simo. L' ordinazione avvenne ai 7 dicembre del 374 e si celebra dai Greci e dai Latini nello stesso giorno Appena assunto l'episcopato, si diede allo studio ed alla meditazione dei libri santi, onde trovarsi in grado di tutelare la fede cattolica dagli errori degli Ariani e regolare, e rassodare l'ecclesiastica disciplina. Ri- partì il suo ricco patrimonio alla Chiesa ed ai poveri, ed affidò l'amministrazione dei domestici affari al fra- tello Satiro. Nei giorni festivi dispensava il pane della sapienza al popolo e ad attestarcelo rimane la colle- zione delle sue omelie. Il lustro delle sue sublimi virtù non tardò a spandersi ne' paesi più discosti. Dal fondo dell'oriente S. Basilio stimavasi fortunato di corrispondere con— 8 — lui, ed i due giovani imperatori Graziano e Valenti- niano, successi a Valentiniano I, morto tre anni dopo l'esaltazione di Ambrogio, lo riguardavano come loro padre; Giustina stessa vedova di Va- lentiniano, malgrado il suo attaccamento all'Ariane- smo, rispettava Ambrogio .ed ebbe ricorso a lui in difficili congiunture. Si vide accorrere da diverse città d'Italia ed anche dalla Mauritania, una molti- tudine di vergini che domandavano di ricevere il velo dalle sue mani, e fu allora che scrisse i tre libri delle Vergini, ed il Trattalo della Virginità. I Goti vincitori di Valente, che era infelicemente pe- rito, saccheggiavano la Tracia e l'illirio e spingevano le loro scorrerie sino alle Alpi. Ambrogio soccorse i popoli fuggiaschi dei paesi devastati dai barbari, e vendette sino i sacri vasi per riscattare gli schiavi. 11 giovane Graziano, che per le sue virtù era la spe- ranza dell'impero e della Chiesa, fu crudelmente tru- cidato a Lione il 23 agosto 383, abbandonato da' suoi che passarono al tiranno Massimino, e questi con po- deroso esercito minacciava ad un tempo l'Italia, Valen- tiniano fratello di Graziano e Giustina loro madre. Giustina ricorse ad Ambrogio e questi parte subita- mente per Treviri, ove risiedeva Massimo, e senza volere seco lui comunicare di cose spirituali, reo es- sendo della morte di Graziano, conchiuse, dopo un anno di soggiorno, un trattato con cui assicurava la pace d'Italia. Giustina, sconoscente ai servigi di Am- brogio gli suscitò contro mille traversie, esigendo da lui che fosse ceduta o la basilica Porziana (ora di S. Vittore al Corpo), o la basilica (1) nuova (ora di Ci) Vedi Sassi alla vita di S. Ambrogio, pag. 8i ove stabilisce che per basilica nuova non si può intendere la basilica ambrosiana, che non era dedi- cata nel 385 in cui avvenne il atto, nè tanto meno la basilica intramurana, che dicevasi sempre : nova et major; sibbene la basilica dei Santi Pietro e Paolo, ora di S. Na/.aro, costruita da Ambrogio nel 382.— 9 - S. Nazaro Maggiore) per uso degli Ariani. Come egli lottasse contro l'audacia e gli intrighi dei settari, le insidie dell' imperatrice madre e de' suoi consiglieri e le squadre armate, raccogliesi dal suo discorso: De tradendis basilicis e dalla lettera: ad Marcellinam sororem. Quando i ministri dell'imperatore portaronsi da S. Ambrogio per intimargli la cessione della ba- silica Porziana : « Se voi dimandate egli rispose il mio corpo, io mi presenterò dinanzi a voi per abban- donarlo totalmente in vostra balia : se voi volete con- durmi prigione o darmi morte, io v'acconsento. Non temete ch'io sia per farmi circondare da vasta mol- titudine di popolo che mi difenda. Io non andrò nem- meno ad abbracciare gli altari, per domandare che mi si conceda la vita: desidererei piuttosto d'essere sacrificato ai loro piedi, anziché cederli agli eretici od esporre il sangue del mio gregge. » — La magna- nimità ed intrepidezza di lui gli fecero in fine ripor- tare il trionfo. Dicesi che in tale circostanza egli componesse il bel cantico di rendimento di grazie, quel Te Deum che tutte le sette in cui si partì il Cristianesimo conservarono ; ma una critica prudente ne inclina a credere che tale inno, così giustamente ammirato, sia d'autore meno antico. Tra i preziosi codici, che serbansi nella Biblio- teca Ambrosiana, se ne nota uno', probabilmente del secolo IX, che lo attribuisce a S. Sisebuto il quale con S. Abbondio e Niceta, ed i Santi Ambrogio ed Agostino si contrasta la gloria di quella produzione. Nè devesi qui trasandare di rettificare un punto di storia, che venne da volgari tradizioni alterato e che ridonda a travisare il carattere di dolcezza e di pace che distingue il vescovo Ambrogio. Si favoleggiò, eh' egli armato di flagello, scendesse in campo con- tro gli Ariani e li debellasse. Una tale opinione si 1— IO — accreditò col racconto di alcuni scrittori, che più av- visarono ad una malintesa pietà, che alla verità e colle effigie sculte o pinte di lui, che lo rappresen- tano collo staffile. Venne però rigettata da altri che guidati da sano criterio e dal rispetto delle virtù pastorali di Ambrogio dichiararono che ai soli mezzi di difesa egli s'attenne, di cui egli stesso parla in Orat. de basilicis iradendis Ad versus arma, milites, gothos quoque, lacrymae meae arma sunl. Tali a enim munimenta sunt sacerdotis. Aliter nec debeo, nec possum resistere. Gli scrittori moderni e Ira questi il Verri, hanno supposto che all' epoca soltanto della battaglia di Parabiago avvenuta ai 21 di febbraio 1337 s' incominciasse a rappresentare il mansuetissimo Pastore con volto furibondo e colla mano armata di flagello. Incolpano particolarmente i due cronisti milanesi Galvaneo Fiamma e Bonin- contro Morigia d'avere aggiunto alla protezione spie- gata da Ambrogio in quel fatto d'armi a prò di Azzone una capriciosa storia di visione del Santo sopra un cavallo, ornato di mitra e piviale che fuga i partigiani di Lodrisio, e li calpesta col cavallo. Intanto egli approfittò della calma procurata alla Chiesa per lavorare intorno a molte opere utili. Ebbe il conforto di guadagnare alla fede il dotto Agostino, cui amministrò il battesimo unitamente a suo figlio Adeodato ed al suo amico Alipiano. Frattanto Massimo minacciava un'altra volta l'Italia, avendo già valicate le Alpi, ed Ambrogio, a lui de- putato dall' imperatrice Giustina, non valse a disto- glierlo. Teodosio successore di Valente mosse contro di lui e lo sconfisse nel 388; ristabilì Valentiniano ne' suoi Stati ed in quello del morto fratello. Milano sa- lutò Teodosio quale liberatore, ma due anni dopo il cuore di Ambrogio fu straziato dalla nuova del— 11 — macello di Tessalonica. Ivi vennero barbaramente scannati per ordine dell'imperatore più di 7000 citta- dini, donne, vecchi, fanciulli, innocenti, o rei senza distinzione. Ambrogio avea ottenuto altra volta gra- zia per gli abitanti di quella città, ed udendo ora il modo con cui si fece loro espiare la seconda sedi- zione, fu oppresso da vivo dolore. Nei primi mo- menti s' astenne di scrivere a Teodosio, e si abban- donò nel silenzio della campagna al dispiacere di non avere impedita l'esecuzione di quel barbaro ordine. Intanto Teodosio si disponeva a portarsi alla chiesa. 11 santo Vescovo si comportò per tal modo che giun- gesse a notizia di quell'Augusto ch'egli non lo avrebbe ammesso ai sacri misteri, se non avesse pria espiato il suo delitto con pubblico pentimento, ma il monarca pensò che la maestà sola di sua presenza dovesse annientare ogni riguardo; s'incamminò per entrare in chiesa, ove con passo grave affacciandosegli Am- brogio gli diresse queste gravi parole: « Uomo gron- dante ancora di sangue innocente, ardisci tu con tal fronte portare la profanazione nel santuario e collocare il delitto impunito nel tempio del Dio della giustizia, della mansuetudine e della pace ! » La voce del rimorso si svegliò nel cuore di Teodosio alla ri- prensione sacerdotale, ubbidì al sacro ministro a vista di tutto il popolo ritrasse i piedi, che già si moveano per varcare le soglie del tempio, riparò la gran colpa con opere virtuose. Paolino, Agostino, Sozomeno e Cassiodoro riportano il fatto e sebbene non si ac- cordino nelle circostanze, chiaramente si vede che Ambrogio non si mostrò, nè incivile, nè feroce col- l'imperatore e nemmanco gli chiuse in faccia le porte. Teodoreto solo fa menzione di porte, ma in senso allegorico. Che poi avvenisse il fatto alla basilica— 12 — ambrosiana è dubbio, per quanto il Sorniani s' ado- peri a sostenerlo. Teodosio fu in seguito l'amico del Santo, vendicò colla morte del tiranno Eugenio quella del giovane Valentiniano, assassinato sulle rive del Rodano, e prima di spirare fece venire da Costantinopoli i due suoi figli Onorio e Placidia, li pose sotto la custo- dia del santo Vescovo e lo pregò d'essere loro padre, come lo era stato degli infelici figli di Valentiniano I. Ambrogio cadde malato verso il mese di febbraio del 39?, ed il suo gregge lo supplicò di chiedere a Dio la prolungazione de' suoi giorni. Riguardarsi l'Italia come minacciata da totale rovina nella morte d'un Vescovo, rispettato dagli stessi barbari, amato dal popolo, dai principi e dagli imperatori. Nel ve- nerdì Santo, sebbene aggravato da dolorosa infer- mità, pregò dalle 5 della sera sino a mezzanotte, e spirò nelP età di 87 anni avendo tenuto la sede di Milano 23. Il suo corpo fu portato nella chiesa da lui fondata e denominata Basilica Ambrosiana ed ivi sepolto, come egli avea disposto, vicino ai corpi dei Santi martiri Gervaso e Protaso. Fu dolce, compassionevole, sensibile all' amicizia, nemico del fasto e non usò del suo credito, che per utile altrui. I suoi scritti portano l'impronta del suo dolce carattere, ma sa all'uopo elevarsi con forza e maestà. Il suo stile, sebbene si scosti dagli scrittori del secolo d'Augusto, è però gradevole, forbito ed animato. La di lui morale è pura e la si raccoglie principalmente dalla sua Parafrasi del salmo 118 e dal suo libro degli Uffici. In quanto agli scritti dom- inatici, la Chiesa li tenne sempre in gran conto. La migliore edizione delle sue opere è quella dei Bene- dettini, in 2 volumi in foglio colle date 1686-90. La di lui vita ci fu lasciata dal prete milanese Paolinocontemporaneo di lui, che non bisogna confondere con S. Paolino, ma si desume meglio dalle sue opere tutto ciò che spetta ad uno dei Padri della Chiesa latina, il quale fu modello dei vescovi; ebbe S. Ago- stino per discepolo, monarchi per amici, per sorella Santa Marcellina e per fratello S. Satiro. Nel 1646 i Milanesi vollero onorare la memoria del loro Patrono con un'opera degna di lui e della sua chiesa, e mediante volontarie oblazioni, i diversi Capi delle arti e mestieri (Paratici) diedero commissione per uno stendardo, nel quale fosse rappresentato il santo in tutta la sua dignità episcopale, ma 1' opera rimase sospesa fino nel i563, nel quale anno Urbino da Crema, per incarico datogli dal Comune di Milano, ne tracciò il disegno; i Padri di S. Pietro Celestino eseguirono le medaglie, e due artisti Milanesi le ri- camarono. In esso il santo è figurato vestito pontificalmente sulla porta del tempio; stringe nella destra uno staf- file in atto di percuotere due militi caduti a' suoi piedi, simbolo della sua eloquenza, la quale confon- deva i seguaci di Ario. Questo prezioso cimelio, ricco d'oro e di gemme, è Ora conservato nel nostro Museo Civico, e veniva ogni anno portato trionfalmente per le vie della città, seguito da tutto il Municipio, nella celebre proces- sione del Corpus Domini, durata fino al 1861. .I/VTY-n"K. DESCRIZIONE DELLA BASILICA Generalità. Questa insigne collegiata, dove incoronavasi i re d'Italia, è celebre nella storia ed è il più antico tem- pio di Milano. Venne costruita ove già era il palazzo imperiale coli'annesso giardino fino dal 387, da S. Am- brogio ad onore dei Santi martiri Gervaso e Protaso. Egli, dopo averla consacrata dai loro nomi, e deno- minata dei martiri, vi depose i loro corpi, traspor- tati dalla basilica Naboriana, l'attuale basilica di S. Nazaro. Tuttavia, lui vivente ancora, chiamavasi dal popolo basilica ambrosiana. Essendovi poi stato sepolto lui stesso, per aderire al suo desiderio, la basilica fu a lui definitivamente dedicata; e fra le chiese di Milano, essa è la prima, dopo la cattedrale. Vanta un Capitolo di Canonici, che fu sempre tra i più pregiati ed illustri di quanti ne contano le chiese d'Italia, e i suoi privilegi furono in gran parte rico- nosciuti e confermati anche all'epoca della sua riforma, fatta da S. Carlo. In questo tempo, agli altri privilegi anche civili dei canonici, si aggiunse quello di vestire, per abito corale del verno, la cappa pavonazza colla pelle di ermellino e nella state la cotta sopra il roc- chetto ed i suoi cappellani corali portavano l'alumzia.Questa basilica fu pure prescelta per necropoli dai, più gran principi ed arcivescovi della chiesa milanese, indotti forse a ciò dell'esempio del gran patrono S. Ambrogio; si può anzi dire che la basilica Ambro- siana, sia quella che conta maggior copia di gloriose spoglie. E, per tacere dell'elenco dei santi martiri, con- fessori e vergini qui deposti, basti il ricordare che i principali arcivescovi, abbati, alcuni imperatori, re e regine, ebbero qui onorevole sepoltura. Si citano i nomi degli arcivescovi Andrea, Pietro, Odelberto, Anselmo Perrone, Rodone, Ansperto, Anselmo II, Landolfo, Aicone, Giordano e dei sovrani Valenti- niano, Pipino, Bernardo, Lodovico II, Lotario e della regina Berta. E noto che nella stessa basilica giaciono i corpi dei Santi Ambrogio, Protaso e Gervaso, di S. Mar- cellina, dei SS. Casto e Polimio, di S. Candida e quelli dei SS. Martiri Grisanto e Dario, di S. Gre- gorio confessore, di S. Giustina vergine, oltre i corpi dei SS. Vittore e Satiro ; ed ancora quelli traspor- tati dalie vicine chiese di S. Maria Greca e di S. Fran- cesco, cioè i corpi dei SS. Arcivescovi Cajo, Materno, Benedetto, Leto, Anselmo I, dei SS. mm. Naborre Felice e Fortunato. Demetrio e di S. Savina matrona, non che il capo e le ceneri di S. Barnaba ; in com- plesso 27 corpi di Santi, depositati nella Basilica. Aggiungasi che il Parroco di essa, Monsignor Rossi per speciale benevolenza di S. S. il papa Pio IX venne insignito del titolo di Abbate mitrato, con di- ritto d'insegne vescovili per sè e successori ; e di più essa fu in perpetuo computata tra le basiliche minori dell'alma Roma E a questo onore tenne dietro un decreto, con annesso statuto, firmato da S. E. Mon- signor Arcivescovo pel quale, dopo la supplica dei superstiti Canonici, s'instituirono ex causa, Canonici— 17 - sopra numerari ed Onorari del Capitolo, affinchè ser- vino alla chiesa, prestando servizio gratuito, tutti di nomina arcivescovile, e ciò in sostituzione delle soppresse prebende canonicali, per la legge 7 luglio 1866. Ora si trovano i5 canonici onorari. Questo tempio era stato da S. Ambrogio ornato con ogni studio anche di pitture e d'immagini sacre: all'intorno vi fece dipingere alcuni fatti del vecchio testamento; vi si vedeva Noè coll'arca e la colomba, Isacco sull'altare del sacrificio; il manipolo di Giu- seppe, l'Agnello profetato da Geremia e parecchi altri. E queste pitture, dicono gli antichi scrittori, erano illustrate da parecchi distici latini, i quali ci furono conservati e stampati nella fine del tomo V. dell'ul- tima edizione delle opere di S. Ambrogio, edite dai iiollandisti. Ultimamente furono anche tradotte in buon italiano dal comra. Abate Vitali, rettore dell' Istituto dei ciechi. Anticamente, alla basilica ambrosiana, era pure unita l'altra chiamata di Fausta, una figlia di Filippo Oldano, nobile milanese, la quale l'aveva fatta erigere sull'area di una sua casa, e in seguito (annoi5o) essa fu unita alla Ambrosiana ed è precisamente la cap- pella chiamata di S. Satiro, in cielo d'oro, come ve- dremo in appresso. La primitiva basilica, fu eretta nel IV. secolo ed oc- cupava, come desumesi dalle esplorazioni che ne fu- rono fatte, l'area della presente, ma di essa non rimane che una parte dell'abside maggiore ed i due cerchi delle absidi minori, le due mezze colonne del coro coi rispettivi capitelli che ricordano più davvicino l'arte romana, e i due pilastri delle navate laterali, coi loro relativi archi. La struttura generale della basilica, anche a giu- dizio di stranieri, non risale oltre l'ottavo secolo. Essa— 18 — poi dall'epoca di S. Ambrogio, fino al IX secolo fu ricostrutta, scrivono gli scrittori d' arte, due volte. La prima, pochi secoli dopo la morte di Ambrogio, la seconda da Angilberto II. Ed una particolarità si è l'innalzamento del presbitero e di tutto il tempio avvenuta nei lavori di ristauri durante gli anni 1857- i8S3, promossi dal dotto F. M. Rossi, sotto gli au- spici dell'lmperator d'Austria Francesco Giuseppe e del re Vittorio Emanuele. La Piazza. La piazza della Basilica fu in gran parte condotta a regolare livellazione fin dal i835 ; precedentemente essa presentava parecchie irregolarità, le quali deri- vavano da antichi edifizii diroccati, o da successivo trasporto di materiali, cosicché la piazza si alza sul pavimento della chiesa quasi due metri, e- poco più di uno sopra il piano dell'atrio. E il visitatore ci darà ragione, poiché per sette gradini si scende nell'atrio, i quali vennero ai nostri giorni divisi in due riprese. 11 prospetto esterno presenta cinque arcate mas- " siccie di muro in mattoni, delle quali solo quella di mezzo è aperta, se eccettui quella che dà sul fianco della piazza. Non trascuri il visitatore la colonna di marmo col- locata appunto al lato sinistro dell'entrata. Varie sono le ipotesi che si escogitarono intorno aila sua desti- nazione e collocazione, che però non hanno alcun fondamento storico, poiché mentre si dava alla piazza la presente forma, ciò che avvenne nel i835, si or- dinò uno scavo all'intorno, ma non ebbe alcun risul- tato, né si potè ..constatare che essa facesse parte di alcun edifìzio. Ulteriori ricerche, praticate nel 1890,- 19 - fecero emergere che detta colonna posa sul coperchio granitico di una tomba romana dei bassi tempi la quale conteneva solo terriccio. Essa però rimane sempre a ricordanza dei tempi passati, poiché i cronisti, parlandoci del rituale osser- vato nei secoli di mezzo per l'incoronazione degli imperatori quali re d'Italia, narrano che dopo la pre- stazione del giuramento, il nuovo incoronato usava abbracciare quella colonna, ed il podestà di Milano quando assumeva la carica, giurava dinanzi a lei. Ricordi il visitatore che su questa piazza fu sotto- scritta nel 1255 la pace di S. Ambrogio fra le varie classi della cittadinanza milanese, fu incoronato il primo duca di Milano, Galeazzo Visconti, come è ri- cordato nella miniatura di un corale della Basilica stessa, e ciò fu nel settembre del i3g3, e che più tardi Enrico di Lussemburgo, re dei Romani seduto in trono, procurò di stabilire la concordia fra Visconti e Torriani. L'atrio. Ed ora scendiamo nell'atrio, ossia cortile, con por- tico di 6 per 3 arcate, quantunque di struttura po- steriore, armonizza assai bene colla Basilica e le sue sculture, sebbene un po' rozze, somministrano ampia materia per riconoscere il pensiero cristiano ne' suoi geroglifici. Esso è il più antico, il più conservato ed il più grandioso monumento che abbiamo, dopo la caduta dell'impero romano. Venne inalzato dall'arcivescovo Ansperto da Biassono, come lo attesta la iscrizione collocata esteriormente dal nostro Municipio nell'anno 1866 :— io — ANSPERTO DA BIASSONO ARCIVESCOVO DI MILANO DAL DCCCLXVIII AL DCCCLXXXI ERESSE QUEST'ATRIO. E questo arcivescovo, riposa pure nella Chiesa, come lo attestava una lapide, riportata dal Giulini e confermata dal Lattuada, e l'urna che tuttora sussiste. II rettangolo, che costituise il cortile, era chiamato cameterium cortina? ed è cinto all'intorno da portici con tre arcate alla fronte ed al fondo e sei in cia- scuno dei lati. Misura 45 metri di lunghezza e 25 di larghezza. Sui pilastri che la sostengono, balzano dal mezzo longitudinalmente, mezze colonne di selce e sovrap- posti capitelli, fra i quali alcuni d' ordine corintio di buon lavoro. Qua e là trovansi sparse alcune figure d'animali e di uomini contorti e sformate, nelle quali taluni ravvisano un' espressione simbolica e rituale di fatti e misteri cristiani. Nel i63i, esso atrio fu ristaurato dal Ricchino, che studiò di conservargli la primitiva sua fisonomia, ag- giungendovi una grondaja, che fu rimossa nel 1889. Sebbene poi si trovassero già lunghesso alcuni mo- numenti lapidari, tuttavia non fu che dopo il i8i3 che esso divenne un vero museo di antichiià, essen- dosi collocato allo intorno, monumenti, iscrizioni e la- pidi d'ogni genere, alcune delle quali possono van- tare più di 14 secoli di antichità. Lasciando i frammenti, diamo uno sguardo alle più importanti. E anzitutto, prima di scendere nell'atrio, osservi il visitatore il picciol marmo inserito nel muro esterno ■della entrata alla destra di chi scende per la porla maggiore. Ivi è espresso in caratteri romani che l'ar-— 2 1 — civescovo Anselmo (probabilmente il III.) ed i suol succesori stabilirono, sotto pena della scomunica, che nella festa dei SS. Gervaso e Protaso, tre dì prima ed altrettanti dopo, non fosse lecito ad alcuno l'esi- gere la Curtadia, ossia la Gabella, che si pagava da' mercanti, i quali conducevano le merci a qualche mercato. La iscrizione comincia colle parole IN • NOMINE ■ SANCTE - TRINITATIS • AD EIVS - ecc. Poco distante dalla suddetta iscrizione, e sempre sulla parete esterna a destra della porta principale dell'atrio stesso, trovasi dipinto un S. Cristoforo, ri - dotto, gravissimo deperimento, da taluni giudicato di greco pennello. Scesi i gradini, entriamo nell'atrio. Lungo le pareti di esso troveremo parecchie iscrizioni sepolcrali ca- pitelli, cornici, modanature, che si rinvennero in di- verse epoche nei ristauri del pavimento della basilica. Attenendoci sempre alla destra del porticato del- l'atrio, si ammirano alcuni bassorilievi rappresentanti monaci ed abbati, molto probabilmente già addetti al monastero e quivi sepolti; vi è pure traccia di un affresco sulla parete del primo arco, abbastanza però in cattivo stato, con qualche riquadro di greca in colori allo intorno. Più avanti un buon capitello co- rinzio ed alcuni frammenti di lapidi; quindi altri fram- menti e diversi capitelli di colonne rozzamente lavo- rate. Su d'una parete più avanti si [veggono alcuni avanzi di affresco, tra cui noti il visitatore una Cro- cifissione ; mal si distinguono però le figure che le stanno ai lati. Qui è pure il tumulo del Pietrasanta,, eseguito in ruvida pietra. Esso sporge allo infuori ed è bene qualche notizia più particolareggiata.— 2 2 — Reca esso una iscrizione a caratteri romani e nu meri arabici, che segnano l'anno 800 ed uno stemma appartenente ad una delle più illustri famiglie. Ecco la iscrizione molto difficile a leggersi, osser- vandosi che i numeri arabici non erano conosciuti nell'anno 800 : JACET • DOMINVS ■ PAGANVS PIETRASANTA MILES ET CAPITANEUS FLORENTINORUM QUI OBI IT ANNO DOMINI 800 AD CUJUS FUNUS INTERFUERUNT QUATUOR CARDINALES Lascio le controversie intorno all'anno, e se, o meno i quattro Cardinali assistenti fossero proprio tali, o si volle parlare dei Monsignori della nostra Catte- drale cui Papa Innocenzo IV nel 1243 (!) prescrisse le attuali vesti e che lo storico Corio, chiama appunto Cardinali minori ; è fatto però che la famiglia Pie- trasanta, non abbisognava certo di questa iscrizione per addimostrare la sua nobiltà. Così il Giulini nelle sue Memorie e nelle antichità Longobardiche Milanesi. Vicino al sarcofago, vedesi innestato nella parete un capitello di marmo bianco di ottimo stile e dì bella esecuzione, sovrapposto ad un pezzo di pilastro scanalato. Neil' arco seguente trovasi pure posto nel muro tra le altre anticaglie un bel marmo rappre- sentante in bassorilievo alcuni puttini fra i pampini e l'uve e da questo parecchi vogliono alludere che l'area su cui fu costrutta la basilica, fosse dapprima un tempio dedicato a Bacco. (Vedi più avanti il cam- panile). Procedendo innanzi, alcune rozze pitture che scor- gonsi aderenti alle pareti, danno sicuro indizio che esse furono anticamente tutte dipinte come già dissi. I muri poi degli ultimi due archi a dritta ed a sini-stra dell'atrio, furono senza dubbio ridipinti a chiaro scuro verso il tempo probabilmente di Bramante (i), come sembra indicare il genere di architettura, che vedesi tuttavia negli avanzi. Anche i due fregi a destra ed a sinistra sovrapposti a detti quadri sono ancora in discreto stato. Così il Ferrari nella sua opera Monumenti di S. Ambrogio. In quanto alle altre lapidi, avverto il visitatore che si contano a diecine, e che tutte furono pazientemente illustrate dal nostro archeologo, dott. Giovanni Labus. Fra esse ne scegliamo alcune, che dopo la citata del Pietrasanta, possono interessarlo. Avverto che esse si trovano sparse sotto ai portici e murate nelle pareti. Nella prima, che presentasi come un piccolo qua- drato cui venne tolto il lato a mano destra, comple- tando per meglio agevolare l'intelligenza del visita- tore si legge: Bon^e Christos Memorile DEPOSITA MARTIA DIE XV kal endas OCTOBRES CON sulibus VALENTINIANO - avgusto III ■ et EUTROPIO , QVaE . vixit . annos lx DEPOSITA". EST. MATRONA RESTUTA . Decessit ih KAL endas . JUL1AS die . io VIS . CONSoi.e Dominco Nostro Magno . maximo augusto La seconda, che presentasi ancora in forma di qua- drato più grande, reca un epitafio in memoria di Feliciano fanciullo, volato al cielo di 2 anni 6 mesi (1) Quello a sinistra mostra i ritratti somigliantissimi di Giovanni Ga- leazzo-Visconti, Giovanni Maria-Filippo Mari;», di ministri ed altri dignitari.e 22 giorni venne eretto da suoi genitori il 2 Ago- sto 1402, eccola : B. CH. M. HIC JACET FELICIANUS . NEO PHYTUS QUI VIXIT ANNOS II MENSES VI DÌES XXII PATER FELICI A NUS ET MATER EIUS GERON TIA CONTRA VOTUM POSUE RUNT DEPOSITUS KALENDIS SEPTEMBRIS CONSULATU DOM1NORUM NOSTRORUM ARCA DIV ET HONORIO AUGUSTU3 V HIC POSITA GERUNTIA QU.E VIXIT ANNOR . XXXV DEPOSITA VII KALENDAS JANUARIUS Un'altra lapide a forma rotonda incastonata nel muro dell'atrio, porta la seguente inscrizione : B. -}- M. HIC REQUIESCIT IN PACE URSICULUS CIVES TARR.ISIANUS QUI VIXIT AN NOS XXXXVI MENSES Villi DEPOSITUS SUB DIE Vili KALENDAS DECEMBRIS CASTINO VIRO CLaRISSIMO CONSULE Un'altra lapide sulla quale ci preme che il visita- tore fermi la sua attenzione, è quella che si presenta quasi rettangolare, ad angoli tagliati con un crepaccio quasi diagonale ed a cui venne tolto un pezzo al basso dalla parte sinistra. Essa è scritta in greco ed in latino comincia colla parola EIsOAAE. A miglior intelligenza la rechiamo in latino. Eccola :UIC JACET IN PACE BENE - QUIESCENS BASSUS , E VICO PHINACORUM , FILIUS THEODOR1 . DECESSIT MENSIS JULII TERTIA SIMUL ET QUARTA DIE , QUUM VIXISSET ANNOS SEXAGINTA . HIC REQIEUSCIT IN PACE BASSUS FILIUS THEODORI QUI VIXIT IN HOC SECULO ANNOS PLUS MINUS SEXAGINTA , DEPOSITUS IV NONAS JULIAS , DOMINO NOSTRO THEODOSIO XVIII ET ALBINO CONSULIBUS Degna di osservazione è pure la quinta iscrizione per due consolati. Trovasi su d'una pietra quasi ret- tangolare, con un crepaccio che dall'alto scende al basso ed a mano sinistra è priva dell' angolo. Ecco come vuol leggersi : A f Q BON^E MEMORILE HIC REQUIESCIT IN PACE CUICO QUI VIXIT IN SICULO ANNOS PLUS MINUS XVIII . DEPOSITUS SUB DIE XVII KAL FEB. VARIAS CONSULIBUS POSEO ET JOANNE HIC REQUIESCIT . IN PACE . VINCENTIA QUJE VIXIT IN SICULO ANNUS PLUS MINUS XX . DEPOSITA SUB DIE III NONAS SEPTEMBR1S FAtJSTO VIRO CLARISSIMO CONSULÉ Una sesta lapide che notiamo, è quella che presenta quasi un quadrato perfetto, meno che le linee di cui è formata sono mal tagliate, si leggono le seguenti parole: PLACITA DEO FIDELIS ET DULCIS MARITO NUTRIX FA MILITE CUNCTIS HÙMILIS PLACATA PURO CORDE AMATRIX PAU PERUM ABSTINENS SE OB OMMI MALIGNA NE QILE VIXIT IN HOC SPECULO ANNOS PLUS MINUS XXVIIII DEPOSITA SUB DIE PR1DIE KALENDAS FEBRUARIOS POST CONSULATUM DECI VIRI CLARIS . INDICTIONE X— 2 6 — E spiacente che il tempo abbia nella parte supe- riore cancellato il nome di questa matrona, cara al Signore, fedele e soave al marito, educatrice solerte della famiglia, umile e benigna con tutti, di cuor puro onorevole verso 1 poveri, onesta, visse circa 29 anni e fu sepolta l'ultimo di gennaio del 487. Un'altra lapide più piccola, che presentasi come un rettangolo posto orrizontalmente reca la seguente iscrizione : HIC REQUIESCIT IN PA CE FLORENT1ANUS QUI VIXIT IN SPECULO ANNOS PLUS MINUS XXXIIII ET MENSE3 DUO- DEPOSITUS SUB DIE KAL. DECE MBRIBUS BOETIO JUNIORE CONSULE L'ottava si presenta come un altro rettangolo, posto orizzontalmente, l'angolo superiore a destra è rotto. Su di essa si leggono le seguenti parole : B. CH. M. HIC POSITUS EPOLITU3 QUI VIXIT ANNOS PLUS MINUS LXXXV MENSES V DIE XV FILIUS EIVIUS RECENTARIUS DOLENS POSUIT CONTRA VOTUM DEPOSITUS X KALENDAS DECEMBRIS L'ultima finalmente, che ci siamo proposti di dare, e che si presenta anch'essa come un rettangolo oriz- zontale, cui è stato rotto l'angolo basso di destra, così si esprime : ALPHA CHRISTUS OMEGA BON^E MEMORILE DERDIO EX TRIBUNO MILITAVIT ANNOS XL INTER JOVIANOS SENIORES VIXIT ANNOS LXXV REQUIEVT XVI KAL. JANUARIUS ME MORI SIBI ET UXORI SU.E GUDAENTIyE FECIT— 2 7 — Ed ancora prima cii entrare nella chiesa, riguardi al lato sinistro vicino alla porta il tumulo in marmo di Uberto Decembrio padre, e Candido suo figlio storiografo dei ciuchi Filippo Maria e Francesco Sforza. L'epitafio di Candido è scolpito nel lato sinistro, ed alla destra trovasi quello di Uberto; la parte supe- riore del monumento porta un'iscrizione latina, e sotto alcune preghiere bibliche in greco (i). Il Decembrio era nato in Pavia nel ]399 e morì in Milano il 12 Novembre del 1477. Di lui, e delle molte sue opere parlarono il Cotta nel Museo No- varese. il Sassi dottorè della nostra Ambrosiana nella storia della tipografia Milanese, 1' Argelati nella bi- blioteca degli scrittori Milanesi e l'Apostolo nelle sue dissertazioni. In mezzo al cortile esisteva un gran pozzo, vicino al quale era collocata una grande urna di porfido per le libazioni, la quale, riempita di vino, si distri- buiva ai poveri il di della festa di S. Ambrogio. E basti dell'atrio. I due campanili. Intanto che il nostro visitatore trovasi ancora nella corte dell'atrio, levi lo sguardo alle due torri. L'una, quella a destra, da poco tempo ristaurata servì alle campane dei monaci sino all' epoca della loro sop- pressione ; è chiamata anche torre di Ansperto quella a sinistra appartenne ai canonici. La torre dei canonici fu costrutta nel secolo XII, in origine era molto più elevata, ma nel secolo XV, pare che il governo spagnuolo ne ordinasse l'atter- ramento, o l'abbassamento, però questo non è pro- vato. Or, come si vede, fu rialzata. (1) Sarebbe desiderabile portare in avanti l'urna, per porre meglio in luce il sottostante antico dipinto.- 28 — Le Porte. L'accesso al tempio si ha per tre porte, cosicché esso si presenta con tre navate ; i portici laterali guidano alle due piccole e la piazza al pronao mag- giore. Quella di mezzo, offre scolpiti nel contorno vari ornamenti ed animali difficili a determinarsi, tanto per la rozzezza dell'arte, quanto perchè alter- nandosi ed aggruppandosi capricciosamente, si mirava nei primi secoli ad esprimere i misteri, le storie ed i riti della religione. Fermi il visitatore i suoi sguardi sulla porta mag- giore. Essa ha- due imposte di cipresso a bassorilievi, e dicesi queste sieno le stesse che furono chiuse in faccia airimperator Teodosio da S. Ambrogio, ma la critica respinge questa leggenda. Le figure in esse effigiate sono difficili ad indicarsi, essendo alquanto guaste. Pare potervi ravvisare alcuni fatti del vecchio testamento. Nel 1760, vennero rico- perte con un graticcio di ottone, ultimamente ancora il graticcio e le porte furono ristorate. L'antichità di esse rimonta al secolo IX, essendosi lavorate contemporaneamente all'atrio dall'arcive- scovo Ansperto, infatti 1'epitafio dice; Atrio vicinas struxit et ante fores. Notiamo i due mascheroni in bronzo, o manubri di buon lavoro ; in quanto alle iscrizioni circolari dei due medaglioni, esse offrono un miscuglio di sigle staccate in lettere romane, lon- gobarde e geroglifiche, collocate con viste simboliche in una direzione, poi in altra diversa da stancare il più paziente studioso nell' interpretarle.- 29 - Nella Basilica — Navata a destra. Non dimentichi il visitatore, entrando in chiesa per questa porta, di volgere un'occhiata alla porta stessa ; esso vi scorgerà ai due lati di essa traccia di affre- schi ; sono quattro figure ritte in piedi due per lato. Esse facevano parte di un gran dipinto, che rappre- sentava la leggenda dei Sette Dormienti. La pittura è assai antica, e v'ha chi l'ascrive al IX secolo (Millin). Seguitando a mano destra, troverà un medaglione rappresentante S. Ambrogio ; è in terra cotta di- pinto, lavoro forse anteriore anch' esso al X secolo, anzi alcuni, argomentando dai caratteri con cui è scritto il Sanctus Ambrosius. vorrebbero ascriverlo al secolo Vili, giacché somiglianti caratteri, trovansi qualche volta anche nei codici di quel secolo. In ogni modo sarebbe sufficientemente comprovato essere stato questo bassorilievo preso da un ritratto, ese- guitosi vivente il Santo Vescovo, e lo dice chiara- mente la iscrizione che sotto vi si legge : EFFIGIES SANCTI HyEC TRACTA EST AB IMAGINE VIVI AMBROSII, PIA , CLARA , HUM1LIS , VENERANDA QUE CUNCT1S . ERGO GENUFLEXO DICAS : O MAXIME DOCTOR , ALME PATRONE, DEUM PRO NOBIS JUGITER ORA. Noterà il visitatore la chioma e il mento rasi, il pallio prolungato e la veste pontificale, che reca, per giudicare rettamente del modo di abbigliarsi di quei tempi. Non tiene ancora la mitra in capo, che fu in- trodotta qualche secolo dopo la sua morte, ma l'au- reola, con cui si distinguono i Santi.- 30 - La più antica però delle immagini, vedrà il visita- tore in mosaico nella cappella di S. Satiro, la settima che descriveremo in questa navata. Il Santo è co- perto dalla tunica o casula, e manca di pallio, il quale non essendosi introdotto che nel secolo VI, serve con- fermare 1' antichità del mosaico. Nella celebrazione infatti dei sacri misteri, il clero vestiva tali distintivi e nel resto non distinguevasi punto dai laici. Av- venne perciò che parecchie volte si scambiava il vescovo Ambrogio con suo fratello Satire, attesa la somiglianza dei loro lineamenti e della corporatura, 11 Petrarca in una sua lettera famigliare del libro primo, così si esprime rapporto a questa immagine: « Giocondissima cosa è per me rimirare la immagine di S. Ambrogio alta sul muro, cui la fama dice so- migliantissima all' originale. Io la osservo e rimiro quasi viva, quasi spirante come è autorevole ! Quanta maestà nella fronte! Quanta dolcezza negli occhi! Manca la sola voce, e poi ti hai vivo innanzi Am- brogio .... Si sa che la dimora del Petrarca a Milano, era precisamente di fronte alla basilica, come è noto dalla lapide fatta collocare dal nostro Municipio sulla chiesa del collegio attuale delle Orsoline. Più avanti vedrà un gran tumulo incassato nel muro e sporgente all'infuori, tutto in pietra. E il se- polcro di Ansperto da Biassono, l'autore, come ho già notato, dell'atrio Lo dice chiaramente la lapide sovraposta che a miglior intelligenza qui trascrivo:— 3i - A | ( Hic jacet Anspertus nostra clarissimus urbis Antistites vita voce pudore fide Equi sectator turbce prcelargus egenae Effector voti propositique tenax Mania sollicitus commissoe reddidit urbi Diruta restituit de Stiiicone domum Quot sacras cedes quanto sudore refecit Atria vicinas struxit et ante fores Tum sancto Satyro templumque domum dicavit Dum sua sacrato prcedia cuncta loco Ut monachos pascant ceternis octo diebus Ambrosium prò se qui satirumque rogent Obiit annos incarnationis domini octingentesimo Octovesimo secando s'.ptimo idus decembris indictione Decima quinta rexit episcopatum suum Nis tredecim mensibus quinque diebus duodecim Prcesulis Andreas prcefati captus amore Hoc levita sibi condecoravit opus. Più avanti, salendo i gradini che mettono ad una porta, che dà nel vicolo di S. Agostino, ammirerà due stupendi affreschi; l'uno a destra, rappresentante una grande Deposizione della croce con figure oltre il naturale ; fiancheggiata da angeli ; 1' altra a sinistra, divisa in due scomparti, rappresentanti l'una un Sal- vatore caricato dalla croce, l'altro le tre Marie. L'affresco a destra fu molto trascurato, e trovasi in uno stato di deperimento, ma quelli a sinistra fu- rono ristorati e difesi da cornici e da vetri. Sono opera l'uno del pittore Gaudenzio Ferrari 1484-I550; l'altro del Della Cerva, e se vogliamo prestar fede ) B Tagli scrittori d'arte, asseriscono che in questi lavori il Ferrari si è attenuto a quel fare grandioso, che se- gna appunto la sua epoca più brillante. Altre figure rappresentanti monaci, vescovi, santi e sante sono dipinte sulle lesene delle colonne, che già facevano parte di questo spazio, dove esisteva la cappella di Santa Giustina. Molto probabilmente anche questi affreschi sono opera del Ferrari. La volta poi è dipinta a gotico chiaro-scuro di bellissimo effetto. Vegga ora le singole cappelle, che si trovano ap- punto tutte su questo lato. Nella prima che si presenta, già dedicata a S. Bar- tolomeo, vedesi sopra tela un S. Giovanni evange- lista davanti alla Beata Vergine ; è opera del Ferrari. Nel lato dèstro della cappella avvi un gran tumulo in marmo bianco con un Cristo risorto, collocato sopra il coperchio. Questo sarcofago racchiudeva le ossa del padre Manfredo della Croce, benedettino cluniacense, ambasciatore del duca Filippo Maria ad Eugenio IV ed all'imperatore Sigismondo. Nel 1415, dopo aver assistito al concilio di Costanza accompagnò Martino V a Milano. Morì questo abate nel 1426, e secondo attestazione attendibile di antichi, leggevasi ancora nella basilica sulla piccola porta, che dava accesso al chiostro que- sta iscrizione : Siste gradum: Sacer hic locus est quem condidit Abbas Ex cruce Manfredus, quo nemo celebrior alter Doctor erat virtute poteus, linguaque disertus. Romanum hi regem petit, Proceresque Ducesque Pontificesque Sacros Orator missus ab alto. Insubrum terris dominante Pliilippo Mortevi obiit tandem sextili mense, sub annis Mille quadrimgentis vicenis quinque peractis .Ammiri il visitatore le cinque statuette in marmo dei monaci cisterciensi, state quivi collocate nei ristauri compiuti dal commemorato Mons. Prevosto Rossi ; e, prima di lasciare la cappella, avverti una parte del pavimento fatto con piastrelle di porcellana a fiori, che si vuole opera del 1400. La seconda cappella è dedicata a Santa Marcellina, sorella di S Ambrogio. Fu eretta nel 1812, in occa- sione del solenne trasferimento delle reliquie di quella vergine. Il disegno della cappella, e dell'altare sono del- l'architetto Cagnola, quello stesso, cui si deve l'Arco della pace ; la statua che prega in ginocchio sul sarcofago, è lavoro di Camillo Pacetti, già professore di scoltura alla nostra accademia di Brera. Dietro "l'altare sono scolpite due iscrizioni ; l'una del Marcelli, che nota la predetta traslazione e l'altra attribuita a S. Simpliciano, che serve di epitaffio alla stessa Santa. Le pitture sono del Legnani (1660), e rappresentano la solenne consacrazione di S. Mar- cellina nel tempio di S. Pietro in Roma, e l'orazione che giorno e notte faceva al tumulo di S. Satiro. Sulla volta sono personificate diverse virtù della Santa, quali la pietà, la preghiera, la verginità, la penitenza, il candore. In tutti questi lavori però l'ar- tista presenta un'aurea mediocrità. La terza cappella è dedicata a S. Savina; ante- riormente era dedicata a S. Sebastiano, e devesi al- l'infaticabile Proposto Monsignore Francesco Rossi il tramutamento. Riuscì infatti una cappella ampia, regolare, ben illuminata. La mensa è formata dal- l' arca del secolo V, i tumuli si devono all'architetto Zanoia. A fianco del tumulo in marmo, sono due quadretti rotondi con cornici di marmo nero, nell'uno è dipinta la testa di S. Benedetto arcivescovo, trovata dal Rossi— 34 — nel luogo del vecchio organo, e di cui un'altra copia avrà il visitatore ammirato sulla porta della nave sini- stra entrando; l'altro è un tondo, al tutto simile per le dimensioni, che porta in mosaico la figura del ve- scovo S. Materno. E una copia di quella che esisteva già nella basilica Naboriana, e che ora figura nel museo di Brescia (!). I due quadri, come dissi, circondati da cornice in marmo nero, ricordano ancora 1' antica dedica della cappella. In uno è effigiato S Sebastiano in atto di predicare, ed è opera di Stefano Maria Legnani ; nell'altro è raffigurato lo stesso Santo, dinanzi al ti- ranno ed è opera del Vimercati. La quarta cappella venne in questi ultimi anni de- dicata al Sacro Cuore, ed in occasione del prossimo centenario venne collocata una grande statua, raffi- gurante appunto il Sacro Cuore , lavoro della ditta milanese Rozzi e Spelluzzi. Vi era in questa cap- pella, a quanto asseriscono le antiche guide della Basilica, un gran quadro, dove era dipinto la Vergine coi SS. Lorenzo, Benedetto e Bernardo, opera del Legnani. Ad uno de' lati dell' altare, Carlo Pietra espresse la morte di S. Benedetto, e Filippo Abbiati, 1740-1815, scolaro del Nuvoloni, vi figurò un S.Ber- nardo dinanzi al sommo Pontefice. Queste tele si am- mirano ancora, e sono circondate da cornici in marmo verdastro. Nè lasci il visitatore di ammirare il tabernacolo, che in questi ultimi anni venne trasportato dalla cap- pella seguente. Esso risplende di lapislazzuli, corniole, diaspri ed agate di gran pregio. La quinta cappella è dedicata a S. Giorgio, ma la palla dell'altare rappresenta una Madonna col Bam- bino e S. Giovanni ; è molto deperita, e sarebbe a far voti che essa venisse cambiata col altri quadri,— 35 — che si trovano sparsi a profusione per la Basilica. E opera di Bernardino Lanino (i5oo-i578) di Vercelli, scolaro del Ferrari, il quale dipinse pure ai lati dell'altare gli affreschi, che rappresentano le gesta di S Giorgio. E tradizione che in questo sito si ergesse la tomba del re Lotario, figlio di Ugone; era insigne per le ceneri che racchiudeva, e per essere stata formata in parte dal marmo, che porta la disposizione testa- mentaria di Cajo Plinio II, colla quale assegnava a Milano il mantenimento perpetuo di un bagno, di una biblioteca e di un collegio di fanciulli e fanciulle, così l'Alciati nelle sue historie. Questo marmo ora è incastrato nella navata destra dell'atrio. Prima di passare ad esaminare la sesta cappella, dia uno sguardo il visitatore all'affresco del Borgognone (1490), riparato da vetri, e posto sul muro esterno del coro al corno dell'epistola. Il pittore dipinse con ottimo risultato il Redentore in mezzo a due angeli. Ed ora s'inoltri il visitatore nella sesta cappella, che si trova vicinissima all' antica basilica Fausta. Es?a ha una volta splendidamente adorna con rilievi a stucco, in cui sotto il fondo bianco, risaltano anche oggidì gli arabeschi coperti d'oro finissimo. È un ri- slauro fatto eseguire dai monaci nel 1730; sgraziata- mente però l'infelicità del gusto in materia d'arte, dominante in quel torno di tempo, toglie in parte il merito dei sontuosi abbellimenti. La tela che forma la palla dell'altare, rappresenta S. Ambrogio agonizzante, che riceve il Santo Viatico, è dipinto dal Lanzani, scolaro di Scaramuccia (i65o; 1712). Leggevasi nel riquadro superiore della cornice una iscrizione in lettere unciali, di cui ecco il tenore : Quem nascente ni Apes, morienteni Christian pascit.— 36 — Nella mensa dell'altare si serbano, e sono visibili le dalmatiche, che già appartennero a S Ambrogio. La volta della cappella è pure arrichita di affreschi, e sono lavori di Pietro Maggi milanese (1680-1750?) e vi si trovano anche nelle pareti le iscrizioni di Lan- terio e di Guida sua moglie, personaggi che a quanto dicono gli storici, appartennero al secolo IX. Essi, come si può argomentare dalle iscrizioni suddette, furono benemeriti della Basilica e del monastero pei copiosi beni che vi largirono. Huc attende precor, et te cognoscito lector Qui mea verba legis, quam cito pulvis eris. Clauditur angusto Lanterius ecce sepulcro, Nuper clarus homo, corpus inane modo, Si bene, si recte, si quicquam gessit honeste, Hoc solo gaudet, hoc sibi Icelus habet. A destra, passato il cancello per entrare nella cap- pella, ammiri il visitatore il bel quadro rappresentante S. Sebastiano tolto dal palo ove legato, fu trapassato da freccie e la pia Irene, che leva dalle ferite i dardi e ne medica le piaghe; è lavoro del Legnani, o del Besozzi, pittori milanesi (1648-1706) e, se il visitatore si ricorda, esso formava la palla dell'altare di S.Savina. Proprio dirimpetto al quadro che accenno, è un can- cello, che immette nella settima cappella, dedicata a S. Satiro, è anche chiamata S. Vittore in cielo d'oro, alludendo al mosaico, come accenneremo, che in essa si trova. Questa cappella faceva parte dell'antichissima Ba- silica di Fausta, una chiesa a tre navate, di cui l'una serve di attuale sagristia, l'altra con pensiero assai poco artistico, è ripostiglio di sedie ed altro, sicché il visitatore non può ammirarvi nè i beili affreschi, nè la pittura del Foppa ( 1400-1492) (una Madonnacol Bambino), che si trova sopra la porta di entrata, e neppure la tomba di re Bernardo. Permetta il visitatore che almeno mi arresti a fare un cenno storico di quest'ultima. Bernardo era figlio di Pipino e nipote di Carlo Magno. Fu coronato re d'Italia in Monza dall'arcive- scovo di Milano Oldeperto neH'8i3, avendo nello stesso anno ivi pure assunta la corona italica Lodo- vico suo zio, e collega nel regno. Morto Carlo Magno nell'8r4, Lodovico gli succe- dette nell'impero, e Bernardo ebbe il regno. Erano però appena trascorsi due anni circa, che Bernardo mirò a sottrarre l'Italia dalla dipendenza dell' impe- peratore, favorito e sollecitato da distinti personaggi dello Stato; scoperta però la trama, Lodovico scese in Italia con poderoso esercito, Bernardo vedendo di non potersi misurare con esso, si affidò alla sua ge- nerosità. Allora fu fatto prigione e tradotto in Aquitania, Lodovico relegò i vescovi, che presero parte alla con- , giura nei monasteri, e fece cavar gli occhi agli altri, tra cui Bernardo. Morto questi, dopo tre giorni di sofferenze, permise all' arcivescovo Anselmo che il cadavere fosse trasportato a Milano, e tumulato in S. Ambrogio. Dicesi che allorquando Lodovico il Moro riedificò il monastero, scavandosi le fondamenta, si rinvenne la lapide col seguente epitaffio : Bernardus civilitate mirabilis, cceterisque piis virtutibus inclytus Rex, hic requiescit. Regnavit annos quatuor, menses quinque. Obiit decimoquinto Kalendas Maji, indictionc decima ; flius pice memoria Pipini. Altri tumuli vennero pure collocati in codesto luogo dopo il 1642, e vi si vedono ancora; noto quello di Manlia Dedalia, che trovavasi già nella cappella di_ 38 - S. Satiro, la quale il Bescapè chiama una santa vergine, vissuta ai tempi di S. Ambrogio, e quelli degli abbati Pietro e Guglielmo Cotta ; ognuno di essi recava il relativo epitaffio. Codesta Basilica, dedicata a S. Satiro, portava il nome di Fausta, perchè deve la sua erezione a Fausta figlia di Filippo, già proprietario di molte aree nei paraggi della chiesa stessa, come lo indica la iscri- zione posta dinanzi alla breve balaustra dell'altare. Ecco le due iscrizioni. Davanti alla cappella sulla parete: Uranio Satyro supremum fontem honorem Martyris ad Icevam detulit Ambrosius Hcec meriti merces ut sacri sanguinis humor Finitimas penetrans adluat exuvias Sul pavimento : •f- Qua: penes hanc Basilicam Faustce -J- In Ccemeterio Cai et hortis Philippi * Primi Christiani ce vi lipsum sacra prodiere Heic A . MDCCCLXXVI coadunata Posteri liceredes fidei revereminor. Secondo quanto asseriscono alcuni, vuoisi che la erezione di questa cappella risalga al primo secolo, e sembra anche, che antiche tradizioni rendano assai verosimile la supposizione. Fu riparata, più volte e sul principio dello scorso secolo venne inopportuna- mente ridotta quasi a stile moderno Vi riparò in parte il già citato Mons. Rossi, e il suo stato presente, devesi appunto alle di lui cure. Nelle sue lettere (lettera IV) dice a ragione che «dell'antica Basilica Fausta non rimase intatto della primitiva costruzione, che il solo cupolino a mosaico del secolo VI. » L'intero, mosaico fu ristaurato dopò- 39 — il i858: esso consta di sei figure sulle due pareti perpendicolari fiancheggianti l'altare, quindi dell'ac- cennato cupolino che gli sta sopra, in cui malgrado l'oscurità, la quale ci si assicura, verrà diradata da una lampada elettrica, per comodo del visitatore, si rileva un S. Vittore, al quale originariamente era de- dicata la cappella. Questi tiene nella mano destra una croce, su cui Ieggonsi alcune lettere interpretate da molti pane gratias. Però dopo la pubblicazione del Ferrari, un illustratore dei monumenti della Basilica, nella parola PANACRI^E pare che altro vi si nasconda. Una interpretazione, che può forse valere come tante altre, vorrebbe dividere la parola nelle due greche pan (tutto) e crao (contaminare) che preposto al primitivo a significherebbe: tutto immacolato. La croce entro la quale sta la parola, ha la forma del mono- gramma 1HS, che il visitatore avrà già scorto nel- 1 atrio, superiormente ai due affreschi a chiaro scuro. Il braccio sinistro di S. Vittore sorregge un' altra croce di forma latina colla parola Faustini. Nei quattro angoli della volta sono gli emblemi dei vangeli, che si manifestano dei più corretti; sotto la volta si effi- giarono pure in mosaico tre immagini per ciascuna parte. Le figure a destra sono quelle dei SS. Naborre e Felice, e nel mezzo il vescovo S. Materno, che li aveva sepolti nella Naborriana; a sinistra sono i mar- tiri Gervasio e Protasio con in mezzo S. Ambrogio, che li scoperse pure nella Naborriana e li trasportò in questa Basilica. Tutte le suddette figure di santi, sono senza aureola intorno al capo, indizio dell'antichità del lavoro. Avverto il visitatore che ur. fac simile di tutto il mosaico esiste nell'attigua sagristia, la quale, come già dissi, faceva parte della Basilica Faustina. Dapertutto regna uno splendore tenebroso, una ricchezza severa, che certo riteniamo produrrà sul— 40 — visitatore quell' impressione di strana meraviglia e, quasi diremo, di interna commozione, di cui fummo presi al primo visitarla. A stabilire l'epoca del mosaico, alcuni eruditi si riportano ad un altro esistente nella cappella di S. Aquilino, annessa alla Basilica di S. Lorenzo, il quale si hanno ragioni plausibili per ascriverlo al V secolo. Ora riscontrandosi in questa cappella Fau- sta lo stesso carattere di antichità e di arte, si può congetturare che sia stato fatto in quel torno di tempo. La struttura poi del catino, uniforme ai mosaici di altri edilìzi, costrutti in quel periodo, la mancanza del titolo che vi si trova del sanctus, introdotto dopo il VI secolo a designare i Santi, quella del palio, del- l'aureola, della tonsura nei SS. Ambrogio e Materno, tutti distintivi posteriori all'uso di quel tempo, fanno conchiudere dell'antichità di quasi i5 secoli. Si aggiunga che forse risale ad epoca molto ante- riore, poiché nelle rappresentazioni del cielo d' oro faustiniano, non trovandosene una relativa a S. Satiro, bisogna credere che il mosaico abbia preceduto la di lui deposizione. Infatti parecchi anni prima della ere- zione della Basilica ambrosiana (nel 379), Ambrogio rese gli estremi onori al fratello Satiro in questa di Fausta, e lo seppellì a sinistra del martire S Vittore. Così le antiche storie Dissi del mosaico della cupola ; ora sopra l'altare è un dipinto, il divin Pastore in mezzo a branchi di pecore, lavoro del Ponzi, quello cui, dicesi furono affidati anche i quadri della via crucis. Ai lati dell'altare sono due mosaici cristiani del III secolo. Furono rinvenuti dietro gli stalli del coro, nei lavori intrapresi dal Prevosto Rossi. Da un altro lato è un pezzo di pavimento romano1, trovato nel chiostro annesso.— 41 — L'altare è semplice, fatto con lastre dell'epoca ro- mana, il davanti della mensa appartiene all' epoca cristiana. Dietro all'altare è un bassorilievo in marmo; vi è effigiato una riposizione di S. Satiro e supe- riormente in una lunetta, una Pietà. Nella mensa stessa ai due corni dell'epistola e del vangelo, sono due riquadri con vetri difesi da ferriata, dicesi vi si trovino i resti di Polinio e Casto, i due diaconi di S Ambrogio, cogli avanzi del fusto del Ietto di que- st'ultimo. Proceda avanti il visitatore e, prima ancora di scen- dere, getti uno sguardo sugli affreschi che si trovano ai due lati, dopo disceso dall'altare. Rappresentano il naufragio di S. Satiro ed il martirio di S. Vittore, sono opera del Tiepolo, ma risentono di manierato in mezzo a tocchi magistrali. In tutte le parti di que- sto predomina il barocco; buoni sono per altro gli affreschi a chiaro-scuro dei due citati diaconi di S. Am- brogio. Faccio voti perchè vengano tolti dalle pareti certi quadretti a olio rappresentanti, non si capisce bene, puttini, che certamente non appartengono al buon secolo della pittura, e che stuonano grandemente cogli affreschi della cappella. Vedrà il visitatore pure appeso al muro un'antica Croce colossale, di origine greca, la quale non so per qual ragione vi stia, tanto più che difficilmente dal basso, non si può distintamente scorgere la testa e le mani del Redentore, ma a malapena i soli piedi, trapassati da grandi chiodi ; e noto solo queste mem- bra, poiché tutto il resto del corpo, che non esiste, è simulato da pezzi di stoffa rossa. Essa si trovava nella navata principale della chiesa, sul pilastro vicino all'altare. Avverta pure il visitatore, prima di entrare nella cappella circoscritta dalla balaustra, due grandi qua-— 42 — dri, 1' uno S. Marcellina davanti a papa Liberio, che domanda la istituzione dell'ordine, l'altro la nascita di S. Ambrogio. Sul pavimento della cappella lungo le due pareti, si aprono due scale, difese da robuste inferriate e per le quali scendesi nella cripta. Nel secondo scalino a destra avverta il visitatore, trovasi inciso un teschio, cinto da corona, e li vicino al muro, leggerà la breve iscrizione hic jacet regina Berta. Era questa madre di Ugone ed ava di Lotario, morì verso il g32 e fu sepolta in S. Ambrogio, come lo prova un diploma di quell'anno, citato dal Puricelli. Questi ammette anche che vi sia appunto tumulata, ma non sa precisare il luogo; e infatti la iscrizione citata, porta il carat- tere di tempi assai posteriori. 11 sotterraneo è di forma rotonda, sostenuto da colonne esili di marmo con capitelli ornati di testine, rozzamente lavorate. Una scarsa luce vi penetra pel muro posteriore alla cappella. Quasi nel mezzo di essa avvi un sepolcro, coperto di lastra marmorea a forma compirono, sono di questi ultimi anni, nè concordano collo stile del tempio. Aggiungo che per quante spese di abbellimento vi furono fatte, la posizione è infelice. Il magnifico quadro del Luini, rappresentante la Vergine col Bambino, eseguito a tempera, il quale, come dice il Torre nel suo Ritratto di Milano, tro- vavasi già in una delle cappelle soppresse, è al buio e tutto contro luce, e difficilmente può essere ammi- rato come lo merita, anzi il visitatore è disturbato dal passaggio alla sagristia ed alla cripta di S. Ambrogio. II P^errari però ne' suoi Monumenti di S. Ambrogio, non divide la nostra opinione, e parlando di questo quadro, dice che non si ferma ad applaudire quella pittura, per essere di vecchio pennello ed ignoto l'autore. Il quadro poi venne mutilato per essere col- locato in una cornice ovale. Ai lati di questa cappella si ammirano due grandi tele ; a destra è una Madonna in mezzo, chiusa da vetro e vi stanno in adorazione i Santi Ambrogio e Carlo. Dall'altro lato è una Natività, che viene attri- buita a Camillo Procaccini (i52o-i57ì). Il resto del lavoro fu eseguito in questi ultimi anni. Prima di lasciare questa navata, e scendere nella sottostante cripta di S. Ambrogio, il visitatore degni di uno sguardo anche la sagristia, che già dissi adi- bita ai monaci, allorquando nella Basilica funziona- vano i due Capitoli. Essa è abbastanza vasta, di forma paralellogram- mica e lormava. come già dissi, una delle tre navate in cui era divisa l'antica Basilica Fausta. Oltre il fac simile del mosaico già citato, si vede in fondo una bella tela di S. Ambrogio di buona scuola, ed alcuni quadri appesi sopra gli armadi. Nel soffitto è figurata una gloria di S. Bernardo, opera del Tiepolo (1692-1769?).— 44 Cripta o scurolo di S. Ambrogio. Scenda ora il visitatore nella cripta vicino all'ultima cappella descritta. Questa era anche chiamata chiesa jemale e con tal nome è indicata nel catalogo pontifi- cale. dove parlasi della morte dell'arcivescovo Angil- berto, obiti Angilbertus ; jacet in ecclesia hyemali Sane ti A mòro sii. Pare che venisse eretta contemporaneamente alla Basilica, e, se mancano argomenti in proposito, non v'ha dubbio che esistesse anteriormente a S. Am- brogio stesso, parlandosene in una carta dell'826. 1 primi restauri pare si debbano agli arcivescovi Odescalcbi e Pozzobonelli, che si posero a ripararla sul principio dello scorso secolo; si rifece il pavimento, si sostituirono alle irregolarità delle colonne e dei capitelli preesistenti, altre 26 di marmo rosso e bianco, si fregiarono gli archi di stucchi, imitando i lavori che si fecero dai monaci nella sesta cappella; si di- pinsero in medaglie le storie di S. Ambrogio a chiaro- scuro, si apri un ampio passaggio. Vi lavorarono l'Aliprandi per gli ornati, ed il Sassi per le pitture. Sul suolo davanti alla finestra di mezzo, si legge la seguente iscrizione : HEIC UBI MARTELLINA VIRGO GERMANA SOROR AMBROSII ANTIST . JUXTA VOTUM DEPOSITA A B . SIMPLICIANO A . CCCXCVII AD PEDES AMBROSII AD LATUS SATYRIS FRATRIS STETIT ALTARI SUPER TUMULUM AUCTA AD ANNUM USQUE MDCCXXII .— 45 — POSTMODUM EO FATISCENTE SUBLATA A FEDERICO CARD. ARCH. ERBA ODESCALCHI NOBILIOREM AREAM IN BASIL . ADEPTA A . MDCCCXII POSITUM SIGNUM A . MDCCCLXXV NE MEMORIA PEREAT ET EXEMPLUM FRATERNA SOCIETATIS S ANCTORTJM . Il che viene a dire che la tomba della vergine Mar- cellina, sorella a S. Satiro ed a S. Ambrogio fu qui tumulata da S. Simpliciano nel 397 e qui rimase fino al 1812, ossia fino all'epoca in cui si eresse l'at- tuale cappella. Nel rinvenimento dei Santi Corpi, fatto compiu- tosi nel giugno del 1871, e dico compiutosi, poiché già dal gennaio del 1864 era stata praticata la rot- tura del pavimento immediatamente dietro la mensa dell'aitar maggiore, e scoperta 1' urna di porfido fra le due colonne posteriori e le scale che mettono al coro, fu aperto tutto lo scurolo. Trovo inutile parlare del processo, del rinveni- mento, dei verbali, delle feste che avvennero in tale occasione, rimandando il visitatore a quanto fu stam- pato allora (1874), mi limiterò alla consueta descri- zione, qualora egli volesse ammirare l'arca in cui sono raccolte le reliquie dei Santi Ambrogio, Ger- vaso e Protaso. Essa è in cristallo ed argento, opera del nostro cesellatore Eugenio Broggi, dono dell' arcivescovo Nazari di Calabiana. L'esecuzione fu diretta dal Prof. Luigi JBisi della nostra Accademia di belle arti. Lo stile è lombardo-bizantino, e consiste in una specie di feretro, chiuso tutto intorno da cristalli. La forma è un'arca romana a due piani rettangolari, ed è terminata superiormente da due versanti, cadenti sui lati maggiori ed accostati a forma di fronte angolare, sui lati corti.— <\6 — 11 piano inferiore costituisce quasi lo zoccolo del- l'arca superiore ed è in questa parte inferiore che sono collocate le ossa dei Santi Protaso e Gervaso. Nella parte superiore sono collocate ie spoglie del Santo Patrono della Chiesa Milanese in abiti pontificali. Queste spoglie posano sopra una grande lastra di cristallo, che separa orizzontalmente l'arca in due parti. 11 sistema di costruzione dell'arca consiste del solo telajo, e si compone di spranghe di pakfond, rivestite di lamine d'.argento, seminate di rosette e di altri piccoli ornati d'argento dorato. Le colonnine d'angolo del sarcofago superiore, le sei antefisse angolari, le altre più piccole sui fianchi, la cresta a corona del coperchio, sono di pakfond dorato. Sulle quattro pa- reti dei fili foggiati ad elegante cordoncino, in me- tallo dorato, s'intrecciano meandri circolari, fra cui s'innestano ai capi, la rituale croce greca e sui lati il nome del Santo Vescovo. Allo zoccolo nessun ornamento, eccetto i nomi dei santi martiri in lettere romane ai lati maggiori. 11 coperchio è di ferro inverniciato, in modo da raffigurare l'antica urna di porfido ; essa può facil- mente aprirsi e lasciar vedere la preziosa arca. Davanti ad essa, vi sono due altari per celebrarvi il santo sacrificio ; l'uno appoggiato ai sepolcri primi- tivi del IV secolo, l'altro posante sull'avello di por- fido, che fu 1' urna dei Santi per dieci e più secoli successivi. Su quest'ultimo altare posa la cassa di ferro. All' ingiro delle dette tombe ed in uno spazio più esteso, si trovano ben disposti gli avelli di dieci dei nostri arcivescovi, che nel IX e X secolo, furono qui deposti intorno all'avello di porfido poco prima col- locatovi da Angilberto II. Di fronte alle tombe dei— 47 — Santi, trovasi pure il tronco di colonna da alcune vecchie guide notato nell'atrio sotto al monumento del Decembrio. Esso tronco trovavasi già sulla spia- nata innanzi al Castello, ove poi fu eretta la chiesa di S. Protaso al Foro, ora soppressa. La colonna vuoisi abbia servito appunto alla decapitazione di S. Protaso. Tutto l'assieme di questo scurolo, rassomiglia ad una catacomba per la rozzezza delle pareti, per la vòlta, per la forma dell'altare e la scarsezza della luce, e specialmente per le aperture laterali, che la- sciano intravedere i sepolcri. Questi altari e queste tombe a cui si scende per parecchi gradini, sono chiusi da cancelli di ferro, i quali non si aprono, fuorché in occasione di celebra- zione di messe ed in feste speciali dell'anno. Per comodo del visitatore noto qui alcune epigrafi che egli troverà nella Cripta. A manca, entrando una piccola lapide colle ini- ziali L. E (Locus Episcopi). Sul fianco che riveste le tombe primitive: Q/JOD LOCI REVERENT1AM AUGEAT SERVATI RELIGIOSE TUMULI XV SjECULIS TESTES POSSESSIONES CORPORUM PATRONORUM URBIS PROTASI ET GERVASI M . M . AMBROSII EP . DOCT . SUPERPOSITAQUE ARR. AD SACRA AGENDA SEPULCRIS IV S.EC . IN ANTICA PARTE IN POSTICE PORPHIRITIC.E ARE^i UBI COMPOSITA AB ANGILBERTO II ARCH. MILLE ET AMPLIUS ANNIS SS . OSSA I.ATUERE AD ANN . USaUE MDCCCI.XXI .— 48 — A destra : CORPORA SS . MM . PROTRASI ET GERVASI ITEM S . AMBROSII EP . ET DOCT . SUB ARA MAXIMA HOJUS BASIL . NOBILI NUNC CRYPTA EFFOSSA ARCA PRETIOSIORE CONFECTA PIETAS CiVIU.U ALOYSI NAZARI A CALABIANA ARCH . MUNIFICI SOLEMNI INDICTA POMPA RECONDIDIT . ANNO I . D { MDCCCLXXIV PRID . ID . MAIUS . E dalla stessa parte sulla parete si legge : Corpora Medsium (r) Episcoporuni Stabilita — B. Lati Pelvi I — Odolperti Anselmi I — Boni Theodoris — Anselmi II Landulphi I — Andrete Toto fere saec. IX et ultra Circa Arcani S. Ambrosii et M. M. condita JSlunc paulo post remotius in hoc hypogeo Suis in tumula traslata quiesce Aditimi ad patronorum sepulcrum Virorum pietati proprius patefacto S . S . MDCCLXXI Ed il citato tronco di colonna porta pure la se- guente iscrizione : (1) Mcdiolanensium.- 49 — COLUMNELLAM A MAJORIBUS POSITAM AD DIVINITAM S . M . PROTASII ECCLESIAM IN CAMPO INTIJS NUNCUPATAM MNEMOSYNON EIUS PASSIONIS HE1C UBI FUSI SANGUINIS TESTIMONIA MARTIRISOUE OSSA PRjESTUNT RUDERIBUS VARIA VICE ELAPSAM SERVARI STATUTUM A . S . MDCCCLXXIII. Navata a sinistra. Ed ora il visitatore risalga dalla parte opposta a quella per cui è entrato e si faccia alla navata sini- stra. Prima però ancora di intraprenderne la pere- grinazione, entri in questa sagristia, già appartenente esclusivamente ai canonici e domandi gli vengano mostrate le preziose reliquie che essa racchiude. Noti il visitatore che fu nel principio del 1600, che essa venne ornata di scrigni intagliati, dove si conser- vano i paramenti ecclesiastici e le preziose argenterie. Fra le cose più degne di nota è la croce capitolare o stazionale una delle più celebri per la castigatezza del disegno, pel gusto, pel numero e la bellezza dei Santi che la fregiano. Nel mezzo dell'incrociamento sta il Cristo di buono stile ; nel tronco superiore sonvi due figure di santi ed una terza di S. Ambrogio sulla cima. Tre figure di santi trovansi pure a ciascuno dei due lati oriz- zontali e nel tronco inferiore. Sopra il crocifisso si erge da una nidiata, la statuetta del pellicano e nelle tre estremità superiori la croce termina in fogliami a trafori di buon gusto. Nella parte posteriore sta nel mezzo l'eterno Padre col globo nella mano, e nei quattro lati si ripete il disegno dell'altra parte, va-— So- nandone però i santi. 11 corpo totale della croce è d'argento alternato con dorature; tutte le figure e gli ornati sono in getto cesellato. Difficile però de- terminare l'epoca. Un'altro cimelio è esibito dal reliquiario dei SS. In- nocenti, un cofano sostenuto da quattro figure di leoni dorati. E in argento sparso di dorature, meno la parte posteriore, esso può appartenere al XIII, o XIV secolo, è dono visconteo, e vi è smaltata l'aquila imperiale e la biscia. Una Pace d'argento, che presenta la facciata di una cappella gotica, fiancheggiata da due agugliette. Una frangia adorna esteriormente i due lati dell' angolo acuto. Nel mezzo si mostra una Pietà con due angeli ai fianchi. Sotto al di lei trono si vedono tre tondini; il centrale porta lo stemma della città e ne' due la- terali è ripetuto il monogramma 1HS. Sotto la monta dell'arco acuto, vedesi un traforo gotico, che lascia campo nel mezzo ai caratteri gotici FL . MA , cioè Philippus Maria. Al di sotto l'arma ducale con smalti. E un lavoro in argento cesellato, che può ascriversi al principio del XV secolo (1420). Un ostensorio gotico, che pare rappresenti la torre di S. Gottardo, dono di Azzone Visconti per la pro- tezione da S. Ambrogio spiegata nella vittoria di Parabiago. Altro ostensorio, dono della soror jacobinia de cri- vellis, proveniente da antico monastero. Una tazza d' argento entro cui è fama, sieno rac- chiusi i frammenti di quella che usava S. Ambrogio. Una croce, che dicesi, essere stata usata da S. Carlo Borromeo nel tempo della peste, come conferma anche la iscrizione latina che vi è apposta. Varie urne di pietra, contenenti reliquie di Santi, ed in una cassa con ornati d'argento ; la mozzetta— Si- che vestiva S. Carlo, quando gli fu scaricato il colpo d'archibugio. Si aggiungano T2 arazzi antichi, rap- presentanti fatti della vita di Costantino Imperatore ed altri episodi scritturali, sono di grande valore, e vengono esposti nell' atrio della Basilica, durante l'ottava del Corpus Domini, girando per quel porti- cato la processione, che si compie negli otto giorni. Ed ora scenda il visitatore dritto per la navata, guardi accuratamente ai due lati della sagristia sud- detta, sono due stupendi affreschi del Borgognone, l'uno a destra rappresenta la disputa coi dottori, l'al- tro a sinistra la Madonna col Bambino avente alla destra S. Gerolamo ed alla sinistra S. Ambrogio. Essi sono difesi da vetri e racchiusi in elegante cornice dorata, divisa in tre scomparti. Più sotto a questo vedesi un'antica lapide che indica colà essere il se- polcreto di re Pipino. Nulla, procedendo avanti che meriti speciale attenzione; rammento solo che anche in questa navata vi erano e vi sono ancora parec- chie cappelle, come lo indicano le arcate in cui ven- nero incassati i confessionali. Si fermi però il visita- tore al Battistero, una spaziosa cappella alla estremità della navata, e vicina alla porta del campanile. Questa cappella era dedicata a S. Savina e vi si collocò il battistero,®quando si pensò di erigere il nuovo altare alla Matrona romana. È una cappella molto spaziosa e nello sfondo sta un affresco di un Cristo alla colonna fra due angeli, di cui uno sorregge una spugna in cima ad una canna, l'altro porta la veste del Redentore ; sono lavori del Borgognone. Pare quindi che 1' affresco abbia assai poca analogia colle cerimonie che in quella cappella debbono compirsi. Bello però l'affresco della cupola, che rappresenta la gloria; è opera del L.egnani, anno già citato. UNIVERSITY OF ILLINOlSf LIBRARY Più avanti sull'architrave della porta del campanile vedesi il famoso bassorilievo dei baccanti, cui accen- nai, parlando dell'atrio. Vicino ad esso e sulla stessa parete è una grande iscrizione assai poco riconosci- bile. Reca essa i comandamenti del decalogo. Intorno alla porta maggiore nell' interno sono ap- pese parecchie tele raffiguranti alcune gesta della vita di S. Ambrogio, sono opera del Saletta (secolo XIX). Navata di mezzo. Ed ora dalla navata di sinistra, entri il visitatore nella navata di mezzo, molto più larga, più illumi- nata, più arieggiata delle due precedenti. Grossi pi- lastri di selce formati a mezze colonne e lesene, di- vidono là navata in otto archi, di cui due da ciascun lato, stanno a fianco dell' aitar maggiore e costitui- scono quello che era anticamente il coro. Questi archi alla lor volta, sostengono altrettanti archi più bassi con colonne nascenti addatte, in tutto simili, eccetto che alle proporzioni a quelle in basso. Sono altrettante gallerie, che nei primi tempi servi- vano pel sesso femminile (ma< Vari scritti di Seneca, Flavio, Vegezio » Decadi di Tito Livio..........n Diplomi. N. 5o cartelle, contenenti ciascuna circa 5o diplomi autentici di papi, vescovi, duchi ed imperatori, scritti in pergamena, e che portano la data dell'ottavo, nono, decimo, undecimo fino al quindicesimo secolo, la mag- gior parte delle quali si riferisce ai privilegi ed ai Voi. 4 » 6 » 1 » 5 » 1 » 1 r. 2 » I » I— 7° — fasti della Basilica ambrosiana. Esse furono, tutto o quasi, studiate ed illustrate dai distinti archeologi Fumagalli, De Giorgi, Lattuada , Giulini, Biraghi, Osio ed altri. E con quest' ultima nota che abbiamo voluto ag- giungere per erudizione del visitatore, e perchè se fosse vago di vedere questi preziosi cimeli storici, abbia ad averne una guida, ci licenziamo dal lettore nella speranza che le notizie raccolte, giacché non ci facciamo alcun merito di invenzione, abbiano po- tuto guidarlo in una visita fruttuosa all'insigne Basi- lica, ciò che avevamo in pensiero di fare. Che se tale visita destò in lui il desiderio di ap- profondire maggiormente le molte cognizioni storiche, artistiche, letterarie alle quali noi abbiamo di volo accennato, non mancano libri che possano guidarlo per l'arduo sentiero. FINE.— INDIC E Al visitatore............pag. 3 Cenni sulla vita di S. Ambrogio......» 5 Generalità intorno alla Basilica.......» 15 La piazza..........................» 18 L'atrio.............» 19 I due campanili...........» 27 Le porte.............» 28 Navata a destra, le otto cappelle, la sagristia dei monaci » 29 Cripta o Scurolo di S. Ambrogio............» 44 Navata a sinistra, il battistero e la sagristia dei sacerdoti » 49 Navata di mezzo, l'aitar maggiore e il coro. . . » 52 II portico bramantesco, S. Sigismondo e S. Agostino » 64 Archivio ambrosiano..................» 69Si è pubblicata la ~^§= 2.a SERIE #f(- del Periodico illustrato XV. CENTENARIO della Ifforte di S. Ambrogio Aìilionameiito a tutta la V Serie eli 50 Numeri Lire O Numero separato Cent. 15 UFFICIO (lei PERIODICO: Piazza S. Ambrogio, 53 Gli abbonamenti si ricevono oltre che all'Ufficio del periodico presso i seguenti ricapiti: Libreria Religiosa Palma, Via Ltipelta, 12, Milano Agenzia Ambrosiana, Piana S. Sepolcro, 11, Milano Libreria Arcivescovile Boniardi e Pogliani, Via Unione, 20, Milano Libreria Arcivescovile Agnelli, Via S. Margherita, 2, Milano Agenzia Ecclesiastica, Via S. Sepolcro, 7, Milano Libreria Ecclesiastica, Via Arcivescovado, 1, Milano Tipografia Artigianelli, Via Vi/torio Alfieri, 4, Milano Libreria Serafino Majocchi, Via Bocchello, 3, Milano Libreria' dei Paolini, Mou-a Libreria e Tipografia del Resegone, Lecco Stabilimento Tipo-Litografico A. Bertarelli, Via 1Archimede, 6, Milano Negozio Giuseppe Ponzini, Via Torino, fr, Milano Agenzia Centrale Cattolica di G. T. Viviani fu A., Via Asole, 1, Milano Libreria S. Carlo, Via S. 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