UC SOUTHERN REGIONAL LIBRARY FACjUTY G 000 005 438 7 ITli All 1)1!"' :irr AD LSO n CFFICIALI SANITARI, MEDICI PROVINCIAL!, INQEGNERI, CHIMICl E VETERINARI IQIENISTI, UFFICI E LABORATORI D'lQIENE PER CURA DEL Prof. ANGELO CELLI Direttore delFIstituto d'Igieno della R. Universita di Roma COK LA COI.LABORAZIONE DI 0. Casaiji-andi, A. Scala, I. Nosotti, D. Spataro, T. Griialdi, C. Fradella Ojjcra in 2 volutni corredati da numerose figure intercalate nel testo SECONDA EDIZIONE INTKRAMEXTE RIFATTA del Manttale dcW Vfficialc sanitavio Vol. I. Mlcroscopla - Protozodogia - Batterlologia - Cliimica - iplene flclle carni e Cel latte. ROMA-MILANO SOCIETA EDITRICE DANTE ALIGHIERI DI ALBBIGHI, SEGATI e f. 190i PROPRIETA LETTERABIA BELLA SOCIETA EDITRICE DANTE ALIGHIERI Dl ALBRIGHI, SEGATI e C. (03 1780) Roma - Tipografia E. Voghera iVA 15"^ 3 PREFAZIONE La prima edizione del Manuale delViifficiale saui- fario e da tempo esaurita, e da qualche mese, mano a maiio, si e pubblicata a dispense qnesta seconda. Negii ultimi anni la scienza e 1' arte dell' Igienista veiinero perfeziohandosi in tal guisa die tutti i capitoli del precedente manuale, oltreche rifonderli, si dovet- tero ampliare e pin I'iccamente illustrare. A qnesto modo, quasi seiiz' accorgerci e diro pure senza volerlo, da uno siamo arrivati a due volumi, altrettanto grossi che quello primitivo. Era gia molto difficile in un volume, come nella pratica, delimitare il compito dell'ufficiale sanitario, cui tocca in ispecie nelle citta pin popolose conoscere e risolvere i molteplici quesiti che si affacciano per ognuno dei tanti argomenti d' igiene. E poi dove finisce r opera sua, e incomincia quella dell'autorit^ sanitaria superiore, e dei laboratori di sanita, e dei chimici, ve- terinari, ingegneri suoi alleati nelle quotidiane batta- glie per la vita e contro la morte? A tutte queste ragioni si deve se il primo e scarso manuale dell'ufficiale sanitario e giunto lino ad essere qnesto nuovo e pin ricco Manuale delV ifiienista. 2P00309 VI PREFAZIONE Per comodita didattica e professionale dovemnio divideiio in due volumi : il priino die comprende le ricerche di laboratorio, cioe Microscopia, Protozoo- logia, Batteriologia, Cliimica, Ispezione delle carni e del latte ; il secoiido che abbraccia le iiozioni d' Igieiie pratica, cioe Epidemiologia generale e speciale, Igiene del suolo e deirabitato, Polizia sanitaria, trattata seni- pre e specialmente come una minuziosa ])ropedeutica dell'ufficiale sanitario. Questi ancora non e abbastanza, come avrebbe ad essere, la base ampia e ferma della piramide dell'ammi- nistrazione sanitaria. Una liforma legislativa e ammi- nistrativa s'impone verso tale meta ogni giorno piii, e per secondarla, non oso dire per aftVettarla, e forse bene che questa seconda edizione. oltreche intieramente ri- fatta, esca anclie ampliata in maniera da rispondere alle sempre maggiori esigenze del servizio sanitario. Aumentando pero la mole del liljro non uscinnno dal campo esclusivo dell' igiene pratica, e quindi essen- zialmente pratico e rimasto I'indirizzo dell' intiero ma- nuale. Con tutta la buona volonta mia e de' miei valurosi collaboratori, mende ce ne sono, e ne salteranno fuori senza dubbio ; ma non domandiamo che d'esserne messi in guardia. per correggerle in un'altra che sperianio prossima edizione, augurando frattanto a questa I'ac- coglienza anche troppo favorevole ch'ebbe la prima. Roma, 1" gennaio 1(304. Akgelo Celli. INDICE ANxVLITICO MICKOSCOPIA APPLICATA ALL* KUENE. MICKOSCOPIO Pa Esame inicroscopico per riconosceve ho il Inf-.te oonteuga germi che ne alteriuo la costituzione » o7 Esame microscopico del latte per ricouoscere se esso con- tenga germi di nialattic infettive » 40 Esame microscopico del latte per riconoscere se sia stato annacquato o scremato e mescolato a scope di frode con sostanze diverse » 41 Esame microscopico per riconoscere se il latte coutcnga sn- diciume » 42 FORMAGGKt K lUHIiO » 48 FARINE, PANE E PASTE » 44 Farixe » 44 Esame microscopico per riconoscere da quale vegetale pro- venga una farina » 45 Esame del granuli di aniido (caratteri delle diverse specie di amido) » 45 Esame del reticolo cotiledonare » 53 Esame microscopico dei peli . . . » 56 Esame microscopico della crusca: tecnica di cs.-inie ; di- verse specie di crusca » 50 Esame microscupico e microchimico ])Pr riconoscere se in una farina esistano elementi appartenenti a semi nocivi. ^> fiti Esame per riconoscere se ad luia fiirina sieno mescolate fa- rine inferiori, fecole, segatura di legno, polveri iiiinerali » 74 Mescolanza di frumento e mais » 7 4 » » legiiminose » 77 » » segale » 78 » » orzo » 7{> » » dura, grano saraceno, ave- na, riso » SO » con polveri mineral i » 83 Esame per riconoscere se la farina sia in(|iiinata da pa- rasiti » 83 Parasiti animal i e vegetal i » 85 Pake e taste >•> 91 CAFFfe, THE, CACAO, ClOCCOLATTE, ZUCCHERO E MIELE . » 93 CAFFi; » 9;^ Esame microscopico per ricouoscere la qnalita del catfe . » 94 Esame per riconoscere le adulterazioni del caffe (calffe in cliicchi, calH' polverato, caffe sjiossato) » 95 INDICE ANALITICO IX Tni: • Pag. lOB Cacao k cioccot.attk » 105 ZfCCHERO K MIKI.K » 106 DROGUE E SPEZIE >-> 107 Pkpk >^ 107 Zaffkraxo » 111 Caxnki.la >•> 115 Garofaxi » 116 NOCE moscata » 117 CONSERVE DI VERDURE » 118 COXSKRVA PI I'OMIDOltO "....» 118 VINO, ACETO. BIRRA » 120 Vixo >•> 120 Es.irae per riconoscere In iiatnr.a del deposito . . . . » 121 Esame mioroscopico per riconosfovc se il vino sia alt.erato da inicrorgaiiisini >•> 121 At'KTO . ..... >^ 123 Hiri:a ...» 123 ACQFA, ARIA, Sl'OLO » 125 \vqvA >■> 124 Tecnica per I'esamo dell'acqna . . . • » 126 Reperto iiiicroacopic) flell'afqna » 127 Residui miuei'ali » 127 Residni orj;anici » ".27 Esseri viventi » 127 Vermi •....» 128 Protozoi » 133 Alglie » 135 Batteri lilamento.si » 135 Aria » 138 Sr'oi.o » 141 TESSTTTI, PELLICCERIE, CARTA » 142 Tf.ssi'ti » 142 Esanie per riconoscere (|nali aiano le fibre te.ssili che eom- pongono nn te.ssuto » 142 Esaine niicroscopico » 143 X INDICl': AXALITK'O Ksiiiue uiicrocliiinico /'".'/ M'' Esanie polariscopico » li'7 Esaiuo microscopico per riconoscore so nu tessiito sia for- iiiato da fibro tessili nuove o provtiiieufci * i^^ PkI.LU'CEUIE Cakta 14!t 149 PllOTOZOOLOGIA. PARTE GENEKALE /'".'/• 15o a IHT Cakattei;i ge.nekali dei i'kotozoi Paff. loo Senaibilitii, uioviinciito, uutrizione » 154 Riprodazioue, diiiiora '■> 155 Azioue patogeiia >" loi') Rcazioui dell'us]>ito » 157 Antodegenerazioiii '» 15)S MeTODI di KICERCA 1>KI I'KOTOZOI > 159 Prepavati a fresco » 159 Preparati a fresco o colora-'-ioiic vitalc >-^ 159 I're.parati o colorazioiii a secco » IGO Coltur(5 " 16t; liioculazioiii » 167 PARTE SPECIALE » 1(57 Classificazidxe A 167 EizoPODi: Micetozoi >•> 1()X Auiebe > 169 MASTiGOFOni: Tripanosomifli > 177 Tripanosoina gambienso ^ 177 Trip;iiio.soiiia Castellan! 179 Si'DiiOZOi : Coecidi « 181 Coccidiuiu ovifoviiif- ^> 184 Vacciuo o viiiuolo » 185 Molliiscmii coutagiosum » 186 Tiimori uiuligni » l8f> Rabbia » 187 KiHoaporidi » 191 Plasmodium quartauae a 191 Plasmodium tevtianae laevis ,> 192 INDICE ANALITICO XI Plasiuodiaui iiestivoautmiinale Pag. 194 Ciivatteri differeiiziali tra cnlcx e anopheles » 196 Teunica per I'esiuiie clelle zanzare iiialaricbo a frcico . » 199 Apiosoma (pirosoma) » 200 MiXUSl'ORIDI >^ 201 MiCKO.Sl'OP.IDI » 201 SarcOSPORIDI (psoio-tpeinii) » i'Ol Savcocystis lindeuiaiii » 201 CiGLIATI » 202 Balantidiuiii c(jli '^ 202 BATlEIUOLOGrA. PROPKIETA GENERALI DEI IJATTERI E TECNICA BATTERIOLOGICA. PhoPKIETA DEI BATTERI DIMOSTHABILI COX l' ESAME MICROSCOPICO Pari. 210 Soluzioni coloranti v preparati » 210 Preparazione delle soluzioui coloranti • » 210 AUestinieuto del preparato » 211 Preparati colorati » 211 Prepaiati-a fresco » 214 Preparati a goccia pendente » 215 Morfolofjla dei batter i » 217 Graudezza » 217 Forma » 219 Dispo-izione » 219 Contenente e coutonuto (c.jpsale e uucleo) » 219 Diniostra'.ionc deha iiiembraQa >•> 221 Dimo^tiaziouo dcUa cnpsula >■> 222 Dimostra'.ioue del contenuto diflfereuziato nolla celliila batcerica . >> 222 Metodo di Gram » 222 Colorazione dti uranuli nietacroiuatici >^ 224 Colorazione del jirasso (coloiazioni speciHcbedei bacilli della tubercolosi) » 225 PROPRIETA BIOLOtilCHE DKI BATTERI, DIMOSTRABILI CON I/'eSAME MICROSCOPICO E COI.TURALE » 228 Movimeiito dei batteri » 228 Moviniento dei neraii aerobici » 228 Movimeiito dei .:;ermi aoaerobici » 229 Diiuostrazioue delle ci.i;lia dei batteri » 231 Biprodiizione del batteri » 233 Riprodiizioue per divisione diretta » 233 Colonie » 235 Infissioni >^ 236 XII IXDICE ANALITICO ^o( Patine I'ofl. 2i C'olture in terreiii liqnidi » 238 Riprodnzione per spore » 238 Sporificazione . . . » 239 Germoijliazione delle spore » 241 Metodi per riconoscere le spore (MoUer, Klein) . . » 242 Altri modi di riprodnrsi dci batteri » 243 Xntrizione (lei laittri ^^ 244 Assimilaz/one >^ 244 Trofismo"! » 246 Terreni di eoltnra arfclHciali » 246 Tecnica per la prepavazione dei terreni di coltiira . . » 248 Teneni comnni ■ » 248 Terreni special i >^ 2r)2 Terreni pel iioiiococco > 2r>2 Terreni pel b. dell' iutinenza » 254 Terreni pel b. delJa tnljercolosi » 255 Terreni pel b. d^Ua lepra » 255 Terreni pel b. dlla difterite >■> 255 Terreni pel v. del colera » 255 Terreni pel b. del c:irbnnchio, occ » 255 Terreni per nmffe, blastomiceti e oidii » 255 Tecnica per 1' isolamento e la coltivazione dei l)at.teri . » 256 Isolaniento de^'li aerobi » 256 Isolamento deu'li ariMerobi » 260 Coltivazione degli aerobi » 264 Coltivazione degli anaernbi » 266 Tecnica. per 1' incnbazione ddio colture battericlie . » 268 Termostati » 268 Tcrmoreu:olatori » 269 AtTIVITA CHIMICHE DEI BATTKIII » 270 Pisraenti » 270 Processi di decomposizione oruaiiira (fermenti, enzimi, diastasi, lisine, soatanze tossiclie) » 271 Dimostrazione dejrli erzinii 272 Ferment azioni •> 274 PrOPRIETA DEI BATTERI DI FBONTE AGI.I AGENTI FISICI E CHIMICHI. » 276 Jfjenti fisici ,> 276 Luce » 277 Elettricita e pressioue atmosfciica » 277 Disseccamento » 277 Scuotimento » 278 Tempcratnia . .... » 278 Sterilizzazione fraziouata » 279 Sterilizzazione a tecco » 280 Sterilizzazione ad nmido » 281 IXDICE ANALITICO XIII Tecuica per studiare I'a/ione de<;li agenti tisici stevilizzanti Pag 283 Filtrazione . » -Si Agcnti chhnici ... » Sostanze aseltiche, battericiile, spovicide » 287 SterilizzazioDc con sostanze chiniiche » 290 PliOl'RIETA I>EI BATTEItl VERSO EI BATTERI Pdfl- 321 LePTOTRICEE, CI.ADOTRICEE, BE(;iATOACEE » 32.> Crenotrix » 32(> XIV IN'DICE AXALITICO Thiotbrix Par, o2Q Begiatoe » 327 Stukp'totrr'ek * ^28 Caratteri luorfologici ...» o29 Caiatteri coltnrali • » ^29 Caratteri biologici ... ... » ^30 Actbiomyces * ^''1 Caratteri inorlblogici e biologici .... ...» 331 Diagnosi ' » 332 Identificiizione . . >^ 332 Diagnosi differcnziale . » 332 MlCOB.\.TTERI .* » 334 B. della tuhercolosi, » 334 Caratteri morfologici » 335 Caratteri coltnrali . . » 335 Caratteri biologici » 336 DiagQOsi » 337 Nello spiito » 337 Nei liquid i » 339 Nei tessnti » 340 Differfnziale fra i vari b. della tubercolosi . . . . » 341 Id. coi b. della pseudotabercolo.si » 342 Id. coi co.sl detti bacilli dello smcg ua ' 343 B. della lepra » 344 CORIXEBATTERI » 345 B. dtlla d'fterite » 34G Caratteri morfologiei . . .......... 346 Caratteri coltnrali » 347 Caratteri biologici » 348 DiagQO.si >•> 348 SCIFOBATTKRI » 353 B. della nioriui . » SSo Caratteri microscopici ■ » 353 Caratteri coltnrali . . . . » 354 Caratteri biologici » 354 Diagnosi » 355 Id-'iititicazione » 355 Diaguosi differenziale coi pseudomorvosi » 16 B. della peste » 35(i Caratteri microscopici » 357 Caratteri colturali » 357 Carjtteri biologici » 358 Diagnosi >. 353 Identificazione » 353 Diaguosi differenziale con altri gernii » 360 B. dell'ulcera molle e del noma » 360 indicia: AXALITICC XV BaTTKHI IM50rRI.VMF.NTK DKTTI Pdfi. 361 li. emorraqico » 361 R. ictirjlde. » 361 Pastenrellosi » *36t B. flelle setticemie. emi>rraqichc (Biippc) » 366 /?. mnriseWco e h. del Mai rosso dei snini » "iyGS B. dvlVhifinema » ;569 Caratteri iiioi-lbl(i>:"i<'i, coltiirali c liioloiiici » 369 Diaofnosi » 372 Identificazione .... . » 372 l)ia,i::nosi dittVreiiziale . . . . » 373 7>. cnpsulati » 371 />. ptit'iimoHuie Fvicdth'inder » 37i ]'>. dcU'ozenia » 37."> Ji. del riniincleroma » ;)7(i J'>. laclis ai-rofieiics » 37(1 />'. ncidi lad hi » 377 Ti:()TF.i » 377 B. zopfi e forme simili . . . » 378 B. rulfiare e forme simili » 379 RaTTEIU. DJ.I. TIKO, DEL CQI.OX K DEI.T.X DI.'iSEXTElIIA . . . . » 380 B. del tifo . . » 381 Caratteri iuorfolo<;ici ...» 381 ("arattori colturali » 382 Caratteri biolojiiei. ... » 383 Di;i 391 Colturali » 392 Biolojjici » 393 Dia^nosi » 393 Isolamento » 393 Identificazione » 394 Diaojnosi differenziale col b. del tifo » 39.") Id. eon altre forme di b. coli » 400 Id. col b della psittaco.si » 401 B. dissenterico » 401 Caratteri niorfolooici 401 Caratteri colturali » 402 Caratteri bi«looici » 402 XVI INDICE ANALITICO Diagnosi ^•'O ^0-> Ideufciticaziouo . » 403 Diagaosi ditfereuziale coi pseudo dissenterici . . . . » 406 Id col b, del tifo » 40(> Id. col b. coli » 40t> B CKOMOGKXI. B. piocianeo e alfcre forme lluoresceiiti : b. di Pottien, b. vi- ridis; b. cianogeno » 407 Bacilli pkoi'kiamente detti » 408 B del carbonchio ematico » MO Caratteri morfologici » 409 Caratteri riprodiittivi » 410 Caratteri colttirali » 411 Caratteri biologici » » 41:-; Diaguosi » 415 Isolamento » 41."> Ideufciticaziouo ..... . . ... * . » H(> Diaguosi differenzialo coi .similcavbouchi . . . » 117 Id. coi bacilli aerobici ncl torreuo, nei inatcriali iu pntrc- fazioue, uell'acqua » 417 Id. col b. micoide » 119 Id col b. iiieseiiteiico » 419 Id col b. megaterio » 420 Id col b. sottile » 120 Id col b. dell'edeiua maliguo e col b. del carbonchio siii- tomatico ... » 420 B. delVedcina mallgno . » 421 Caratteri morfologici » 421 Caratteri colturali ...» 122 Caratteri biologici » 12o Diagaosi » 42o Isolamento .... » 423 Diagaosi difforcnzialc col b. del carboucbio sintomatico. » 424 Id. con alfcri gerini siniili al b. doll'cdema nialigno . . » 425 B. del carbonchio sintomatico » 427 Caratteri morfologici » 427 Caratteri colturali » 428 Caratteri biologici » 428 Diagaosi » 429 Identiticazione » 429 Diagaosi differenziale cou altri germi del suolo . ...» 429 I'l.KTTlUUI » 430 B. del tetano » jso Caratteri morfologici » 430 Caratteri colturali » 430 Caratteri biologici » 432 p I INDICE ANALITICO XVII Diaguosi Ptifi 438 Identiticazione » 433 Diagaosi ditfcreuzialo coi b. tetauosiiuili ...... 435 Clostridi . . » 436 B. fusiforme di Viucent-Bernheim. . . » 43l> ViBRioxi » 437 Vibrione del colera ... •,..,» 437 Oaratteri microscopici » 437 Caratteri colturali » 438 Caratteii biologici » 439 Diagnosi » 441 Isolanicuto dalle feci » 441 Id dall'acqua » 442 Id. dal suolo e da altri materiali » 442 Identiticazione . . » 443 Diagaosi differenziale tra vibrioni colerigeni di varia pro- venienza » 443 Id tra il V. di Koch e il v. di Finkler-l'rior » 444 » » c il V. di Metschnikoff » 445 » » e il V. di Deneke » 445 » » e i vibrioni colerasiiiiili dello acque . » 44(> » » e i vibrioni fosforescenti dello spnto, del suolo » 447 f^l'IRILLI E Sl'IKOCHETI » 448 COCCACEK » 449 Stafilococchi ... » 449 Stafilococco piogeno alho » 449 Caratteri morfologici, colturali o biologici . . . . » 449 Diaguosi » 450 Identiticazione, diagnosi ditfereuziale ccd luicr. candi- cans » 450 Id con lo statiloLOCio aurco apigmentato . . . . » 451 Stafilococco piogeno aureo " ... » 451 Caratteri morfologici colturali e biologici . . . . » 451 Diagnosi ... » 452 (Stafilococco del raiuolo) » 452 Stafilococco piogeno citreo » 452 Stafilococco roseo » 452 Diplococclii » 453 Gonococco » 453 Caratteri morfologici » 453 Caratteri colturali » 454 Caratteri biologici » 455 Diagaosi » 455 Ricerca nel pus » 45(i Diagnosi differenziale con altri coccbi » 457 XYiii INDICE ANALITICO ,r ■ ^^ ... Pan 451 Meningococco •' Dlplococco delV osteomalacia * '^^^ Diplostreptococco del renmatismo * '^^'^ Tetrageni . Streptococchi Diplococco lanceolnto . * Caratteri morfologici * ^''^ Caratteri colturali ^> -^''^ Caratteri biologici * •^*'"-^ Diagnosi * ■^*''' Identificazione .... , >' •^'''' Diagnosi ditiferenzialc: varieta tibrinogona e varietu edematogena 46:; Varieta nevrotossica * **'"^ Streptocoeco piogene . . . . » -it'-l Caratteri morfologici * "^^'^ Caratteri colturali ...» 404 Caratteri biologici » "^^^ Diagnosi . . . . » 46i> Sakcixe » •^^'^ Grkmi INVISIBILI O T'LTRAMICrtOSCOnCI » 4(>S Ef^AME BATTERI0L0f4IC0 DELL'ACQl'A, DELL'AKIA E DEL SUOLO » ■i't^> ESAME BATTERI()I,(>GI('0 l)KI,L'AC> 504 IXDICE AXaLITICO XIX Considerazioni sui risultati degli esanii delle acqne . . Pag T>07i ESAMK BATTEHIOLOGICO PELL' AlIIA . . » ~>01 Tecnica: per luezzo degli aeroEr. TERKEXO E DEI MATERIAI.I DA COSTRrZIOXE . . .... » 514 Esame drl terreiio ... ...» 514 Prelevaiuento del campione » 514 Semina del terreno » 515 Batteri banal i del snolo ... .... » 517 Batteri patogeni del snolo » 518 Esame del materUile (la costrnz'wne » 520 CHIMICA APPLICATA ALLA lOIENE. ACQUA. Generalitd I'<^(]- 525 Norms per attingere I'acqui per I'analisi » 529 Caratteri fisici » 530 Caratteri chiin'wi ...» 532 Detcrminazione del rcsiduo secco » 532 Dotcrminazioue della durezza : col nietodo di Clark » 534 col metodo Faist e Knanss » 535 col nietodo di Boutron e Bondet » 538 col metodo di Giorgis e Feliciani » 540 Grado di dnrezza » 540 Alleggerimento delle acqne : col processo di Clark » 543 col processo di Giorgis e Feliciani » 543 Determinazione dei nietalli alcalini » 544 Determinazione del cloro: col metodo di Mohr » 545 col metodo di Vohlard » 516 Ricerca e determinazione dell'acido solforico » 548 Ricerca dell'acido fosforico » 549 Determinazione della sostanze organiclie : col metodo di Knbel » 551 in presenza di nitriti e sali ferrosi . » 552 XX indicf: analitico Ricerca dell'ammoiu'aoa Pafj oor, Rii-erca dell'acido nitroso » ■^•^'^ Ricerca e determi'nazioue dell'acido nitrico » 557 Ricerca e determiuazione dei raetalli nocivi ....'...» 561 Detenu inazione delle sostauze sospese » 562 SteriUzzazione delle acque inquinate: con cloruro di calce » •*6o con bromo . >> 563 Norme pn- (liadicare della potahiUtd di un' acqua » 564 ALIMENTI 1)1 ORIGINE ANIMALE. Carne Pdfi .")66 Alterazioni e sostituzioni » 566 Ricerca del glicogeno . . .... » 567 rilEPARATI DI CAUNR PI .MAIAI.E Ricerca del glicogeno » 568 Reazione biologica per la ricerca di altre rami » 569 Ricerca della fecola o delle farine » 570 Ricerca delle raaterie ooloranti rosso : . » 570 Ricerca del uitro » 570 Determinazioue dell'acido borico » 570 Ricerca del bisolfito di soda . » 571 Pksci. Alterazioni e modo di ricono.scerle » 571 Composizione »* 572 UovA. Alterazioni e modo di riconoscerle » 572 Composizione » 57$ Latte. Origiue del latte » 573 Colostro » 574 Proprietd fisiche e chhniehe del latte. » 575 Den8iti\ . » 575 Aspetto al microscopio » 575 Separazione della crema » 576 Azione del calore ....... 576 Reazione » 577 Coagulazione ... » 577 Influenza dell'alimentazione sulle proprieta e sulla qualita del latte _ » 577 Composizione del latte » 579 Grasso » 579 t^aseina „ 580 Lattalbuniina » 532 Proteina del siero. » 582 INDICE ANALITICO XXI Sostanze azotate cristalloidi Pag 582 Zucchero di latte ... ...» 582 Amiloide » 583 Acido citrico » 583 Sostauze minerali » 583 -Inaliai quantitativa . » 584 Presa del cainpione » 585 Determinazione della deusitflt colla bilancia di Westplial » 585 col lattodensimetro . . » 587 Determinazione della density, del latte rappre.'io ...» ."'>92 Determinazione del grasso : per via ottica coll' apparecchio di Feser . . . . » 592 per via volunietrica col metodo di : Marchand » 593 Adam » 595 Ramshen-Fonard » 596 Gerber » 597 per via ponderale col metodo di Soxlet » .")9H Determinazione delle sostanze azotate albiiminoidi e non albuminoidi ... » 599 Determinazione dello zuccbero di latte: per via polarimetrica » (iOl per ridnzione dei sali di ranie . . » 601 Determinazione delle sostanze solide ......... 602 Determinazione delle ceneri » 603 Determinazione dell'acidita » 603 Latte stantivo » 603 Composizioue del latte » 604 Sofisticazlone del latte: Sottrazione della crema ... » 605 Sottrazione della crema ed aggiunta di acqua » 605 Determinazione della density del siero di latte . . . . » 605 Aggiunta semplice di acqua .... ... . » 606 Aggiunta di acqua e di sostanze cbe fanno elevare la den- sita : amido . . .... » 607 destrina » 607 latte di pecora » 607 Aggiunta di acqua zuccbcrata . » ()07 Modo di conoscere se un latte sia s^tato bollito ... » 608 Ricerca del bicarbonate di sodio . . » 608 Ricerca dell'acido salicilico dell'acido borico . . . » 609 Ricerca della formalina e dell'acqua ossigenata ...» 610 BrRRO . . . ■ » 611 Preparazione e composizioue del burro » 612 XXII INDICE ANALITICO Presa del campioue ^"d- '■'^'^ Determinazione dell'acqua e del grasso » t^lS Detemiinazione della caseina, dello ziicchero di lutte, delle ceneri . * *'^^ Detenuinazione dell'acidita » '^^^ Sofisticazioni del burro : Burro artificiale ... * 'il^> Metodifisiciper scoprire la sofisticazione ecu grassi estranei: pvocc3SO Drouot . . •• >> ^ '^ esame al microscopic polarizzatore » 617 esarae al refrattometro di Zeiss ........ 1518 determinazione della density a 100° C » 619 Mefcodi cliimioi per scoprire I'agginnta di grassi estranei . . » 620 Determinazione degli acidi volatili » 620 Ricerca dell'olio di sesamo » 621 - Ricerca del burro di cocco » 622 FORMAGGIo : Preparazione del formaggio » 622 Prelevaraento del campione . . . » 624 Determinazione della umidita » 624 Determinazione delle ceneri, del clornro di sodio e delle so- stanze azotate albuminoidi » 625 Composizione media di alcnni tipi di formaggio » 625 Determinazione del grasso e dell'acidita » 626 Sofisticazioni con so.stanze amidacee, minerali e con grassi estranei » 626 Ricerca delle materie coloianti: diinetilamidobenzolo ed Orleans » 627 ALIMENTI DI ORIGINE VEGETALK Ckre.vli - Frumexto Pafi 628 628 629 630 631 632 633 634 634 635 636 637 638 639 640 641 Composizione del seme Sostanze azotate . Amido .... Saccarosio, glucosio e destrina Cellulosa .... Grassi e sostanze minerali Composizione media del seme del fnimento Segale Orzo ed aveua Riso e granturco Composizione media del seme del granturco . . Utilizzazione dei cereali per I'alimentazione umana Macinazioue Macine e macinazione alta Macinazione bassa, molini americani ed a cilindri IXDICE ANALITICO XXIII Buratti . . Pag 643 Deeorticazioiic . . » 643 Macinazioue del graiituvco . . » 644 Oassificaziouo dclle fariiio » 64r> Analisi delle farino . . ...» 646 DeteriniDazione della uinidita o delle sostaiize niiiiorali » 646 Determiuazioue dell'aciditii . » 646 Determinazioue delle sostanzc azotate, del i^rasso e della cel- lulosa . » 647 DetermiDazioue dell'aiuido » 648 Deterininazione del ^liitiiie » 648 Valiitazione della panilicabilita delle fariiie . ...» 649 Composizione dello farine di vari cereali » 650 Sotisticazioiii delle fiu'in«j . . » 651 Umidita, sostanze miiierali, fariao di legiio » 652 Alhiine, solfato di rame, solfato di zinco » 654 Fariiie di leguminose » 654 Alterazioui delle farine: amirmftimento . . ... » 654 aniiimftiiiieuto del i;- anttiroo o della farina e licerca del penicillo tossjco ... .... . . » 655 ricerca del loglio, dell'agvosteiiiiiia e della segala conmta » 656 Composizione delle farine di legiiniinose » 657 Paxe ... .... . » 657 Lievitatiira . » 658 Diverse qiialita di pane . » 659 Analisi del pane » 660 Deteroiinazione dell'acqiia o di altrc sosfcauze . . ...» 660 Composizione di alcune qiialita di pane » 661 Sofisticazioni del pane : acqua » 661 sostanzc mincrali, allunie, solfato di rame e .solfato di ziuco » 662 Alterazioni del pane » 662 P.\STE DA MINESTHA: Preparazione » 663 Analisi delle paste » 666 Sofisticazioni ed alterazioni delle paste ' . . » 666 Materie eoloranti .... » 667 Kicerca del giallo di Martins » 668 Ricerca del giallo uaftolsolfouico, del giallo auranzia, del giallo Vittoria, del giallo metauile . . . . . » 669 Ricerca dell'acido picrico, dello zafferano e del giallo d"uovo » 670 Pa^te ali.' rov(» . . » 670 Materie eoloranti aggiiinte » 671 Determiuazione delPacido lecitiufosforico e del niiniero delle nova uella pasta » 671 XXIV IN DICE ANALITICO Olio di oliva Pag. 61J^ Composizione di alcunii oli >> ^^'"^ Sofisticazione con oli di semi . » ♦^'^^ Reazione di Heydenreich » ^"^ Reazione di Hanchecovue * 67. > Reazione di Halphen per Polio di cotone » 67.') Reazione di Boudin per Polio di sesarao » 675 Reazione per Polio di arachide ...» 67.) Determinazione del nuniero di jodio » 676 Ricerca degli oli luinerali » 677 Alterazioni delPolio di oliva » 677 CONSKRVK AIJMI'.NTARI : Ricerca dei metalli tossici » 678 Ricerca delle sostanze antisetticlie » 679 BEVANDE ALCOOLK'HE. Vixo Pag. 680 Composizione del niosto » 6><0 Ferujentazione del mosto ed effetti chiniici della fermenta- zione » 681 Invecchiamento del vino » 682 Correzione dei mosti : per aggiunta di znccbero » 682 secondo Chaptal » 684 secondo Gall » 68."> Composizione del vino » 6SG Analisi del vino : Presa del campione » 687 Determinazione del peso specHico » 687 Determinazione delPalcool : per distillazione » 687 coll'ebulliscopio di ^lalligand » 690 Determinazione delPestrattd secco » 694 Determinazione delPacidit^ totale, volatile e lissa . . » 695 Determinazione delPacido tartarico totale e libero » 697 Determinazione del bitartrato di potassio » 697 Determinazione delPacido tartarico combiiiato colic tcrre » ()97 Determinazione degli zucclieri ridnttoricol metodoFebliiig- Soxhlot . . ... . » 699 Determinazione dello znccbero di canna » 700 Saggio polarimetrico 700 Determinazione della glicerina e dello ceneri . . . . » 701 Sunto della composizione cbimica dei vini d'ltalia . » 702 Sofistlcazioiii del vino : Annacquamento » 704 I IXDICE ANALITICO XXV Materie oolorahfci estranee nei vini rossi Pag 705 Materie coloranti estranee nei vini bianchi » 708 Zuccheraggio » ''^09 Ricerca della saccarina » 709 Ricerca della dnlcina e della sucramina » 710 Ricerca del sale aggianto, dell'alliune e dell'alcool . . . » 711 Deteriuinazione della gessatura ...» 712 Ricerca dell 'acido solforico libero » 713 Ricerca dell'acido salicilico, dell'abrastol e dei tluornri » 713 Ricerca dei uietalli tossici » 714 ElHlJA Preparazione » 714 Aualisi della birra: Determinazione dello deusita, dell' alcool, dell'.estratto, delle sostanze azotate, della glicerina ....... 7ir> Determinazione delle ceneri e dell'aciditfl » 7l(> Compo.'^izione della birra . . . » 71<) Solisticazioni della birra .... » 717 Araenico » ^1^ ACE'W). Preparazione » ' 1 ' Analisi dell'aceto .... » 71 S Determinazione dell'acidit.\ totale » 718 Solisticazione dell'aceto : Annacquamento, aggiunta di acidi niincrali ... . » 719 Aceto di spirit© o essenza d'aceto » 719 Ricerca dei raetalli tossici . . » 719 Malattie dell'aceto . . . . » 719 Ai.cooi.. Preparazione .... » ^-0 Distillazione e rettilicazione » "J^^l Determinazione delle impnriti\: col nietodo Rose » "^22 col metodo Girard-Rocques . .... ...» 725 Ricerca o determinazione delle nldeidi » 72(i Ricerca e determinazione del furfinol » 727 ACQIAVITK K LlQl'ORI Ricerca dell'alcool nietilico » 't'^^ OGGETTI D'USO Solubilita del pionibo degli Hmalti . . Po(J 730 Determinazione del pioinbo nelle stagnatnre » 730 Rif^erca dell'arsenico nelle stotfe, carte, ecc » 730 XXVI INDICE ANALITICO AKIA Coniposiziouc dell'mia . ^'T/ '31 Determiiiazioae delPacido carbouico : col metodo di Pettonkofer » "32 col luetodo di Wolpert. • » "33 Kicerca dell'ozono . * '34 Determinazione dell' umidita dell' aria . » 734 Determinazioue dell'umidita degli ambienti abitabili » 736 Prelevamento del campione della iiialta delle uuira » 737 Determinazione della umidita della malta: col metodo Markl-De Eossi » 737 col metodo Glassgen » 739 Ricorca dell' ossido di carbonio nell' aria » 740 Kicerca dell' acetilcno e dell' idrogeno solforato » 711 Kicerca dei vapori di mercurio » 741 Kicerca del solfuro di carbonio » 742 SOSTANZE ILLUMINANTI Caxdele stkakiciie: Sapouiticazioue dci grassi I'aii 743 Preparazione della stearina ...» 743 CaNDELK 01 TARAFIXA : Preparazione . . » 744 Petkolio: Preparazione e raltinazione » 745 Determinazione dell' intiammabilita del petrolic » 746 Ga8 tkr illumixazioxe : Gas carbone . . » 749 Composizione » 750 Depurazione fisica » 75o Depurazione chimica » 7r)l Kicerca del solfuro di carbonio » 752 Ricerca dell'acido carbonico e dell'idrogeno solforato ...» 752 Eicerca e determinazione dell'ammoniaca » 752 ACETILENi:: Preparazione o depurazione ^ » 752 Gas acqua: Preparazione e composizione » 75.1 Luck elettrica : Produzione » 754 Giudizio igienico delle varie luci » 755 Fotometri.\ : Priucipi gcnerali » 755 INDICE ANALITICO XXVII Candela norinale di Monaco Pari. 7.">G Candela nonuale tedesca; ioglese; laiupada Hcfuer; 1am- pada Carcel ed Uuit^ di luce Violle . » T.'iT Fotometro di ^Veber : desciizione, suo iiupiego per luci sem- plici e colorate » 758 IGIENE DELLE ( ARNI E DEL LATTE. IGIENE DELLE CARXI. I Carxi degli animali da mackllo Macelli . . .... Tmpianto ... Fumionamenio . . . . Orario del sei'vizio . . ... . . . Norme per I'accettazione degli auiinali iu vita Metodi di uccisioiie . . . . Criteri per la vi.-jita e boUatura delle cariii Modi di trasporto e di conservazione delle carui Norme per il t-.cquestro e la disfcruzioue delle carni e dei visceri malsani .... .... Norme per la lavorazione e sterilizzazione delle carni Ordine, discipliua. palizia, ecc Carxi iMPHoran: at.i.".\limkntazione dki.i," tomo. C'arni magre ... Id di animali nati morti Id di animali troppo giovaui . .... . . Id. di animali maltrattati prima o durante la macellazione . Id. di animali uon o male dissangmiti Id, di animali m< rti accidentalmente Cakxi alteratk Per inflnenze atmosferiche Per larve d'insetti (mosche) . Da me licamenti e veleni Carni rosse . . . Carni fosforescenti e luminose ... Carni odorose .... Carni ammuffite Carni con famo di tabacco Carxi malate. Malattie infiammatorie Malattie contagiose Setticemie . Carboncliio ematico Piiq. 765 765 765 766 766 76(> 767 767 767 76S 770 771 771 773 77l> 774 774 775 776 778 780 782 782 783 783 783 784 785 785 786 XXVIII INDICE ANALITICO Caibonchio sintomatico Po{l- '^^'' Eabbia . • » "^87 MorTa e farcino » 789 Farcino criptococchico » 789 Farcino bovino » 789 Tubercolosi » 789 Scrofola » 795 Cancro. » 795 Vaiuolo » 796 Difterite » 790 Tetano . . . . » 797 Corizza gangrenosa dei bovini » 797 Mai rossino dei povci » 797 Setticemia e colera dei suini ...» 798 Ematinuria epizootica o nialattia bo\ina » 798 Tifo bovino . » 798 Affca epizootica . '....» 799 Pleuro-polmonite contagiosa » 800 Actinomicosi . . • » 800 Morhi parasitari .... » 801 Panicatnra dei suini » 801 Panicatura dei bovini » 803 Trichina spiralis » 804 Ecbinococchi . . . . » 80(5 Balbiana gigantea » 607 Psorospermosi o nialattia da psorospemii . . . » 807 Pentastoma tenioide » iS08 I'arasita del Danker » 808 Distonia della came » 809 Al/IEKAZIONI DEI YISCFRI ED ORGAXI. I'egato » 810 Milza » «ii Pancreas » ^12 l^eni y, 812 Capsiile snrrenali » §12 ^tomaci ,, 813 Intestini » 813 Glandule mesenteriche » 813 Cuore Polmoni Timo 813 814 Cervello e niidollo spinale . » 814 815 Diaframma >> 815 Testicoli e mammelle » 815 Utero ■ ■ ^^ 81,. ^""^'^ » 816 INDICE ANALITICO XXIX Lingaa jP«J7- "^ItJ SaDgue » ^M Carxi dkgi.i aximali da coktile k 8elva> 842 I'asteurizzazione » 843 Sterilizzazioue » 843 Ossigenazione » 844 Latte Gaertner od uiuanizzato » 844 Condeusazione ...» 844 ('ongelazione » 845 Farine lattee » 845 Latticixi e loro ispezioxe » 845 Pkof. o. casageandi MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE ¥ '^ ' ^ic t ^.^ ^ z^ — -^ '^ — » ^^ 3IICR0SC0P1A APPLICATA ALL IGIENE 3IICROSCOPIO. Lo strumento necessario per le ricerchedi pertinenzadell'igiene e il microscopio cosi detto coniposto. Esso consta di due parti: la i)arte nieccanica e la parte ottica. La PAiiTK MECCAJ^icA costituita «lal cosi detto stativo si corn- pone di una hase generalmente a ferro di cavallo, la quale sostiene una eolouHd verticale. Verso la meta dell'altezza di questa colonna e applicata ad angolo retto una piastra metallica forata nel centro, annerita ovvero coper ta di vetro e piu generalmente, di ebanite, di forma quadrata, rcttangolare o rotonda. Da questa piastra detta iarolino imrtoijijetti^ la colonna viene divisa in due parti, le quali nei microscopi grandi sorio articolate fra di loro. Xei microscopi cosi detti inglesi, nei quali e stata molto studiata la parte niecca- nica, la base e costituita da uu trepie
  • un po' meno se e applicato il revolver portao])biettivi. Qualora non si conoscesse il valore micrometrico dell'obbiet- tivo, bisogna fare uso del cosi detto micrometro-obbiettivo, ossia di una lastrina di vetro in cui un mm. e diviso in 100 i)arti ed ogni parte per conseguenza corrisponde a 10 |i. Questa lastrina si sosti- tuisce al preparato microscopico e tenendo in sito il micrometro oculare, si conta quante divisioni di quest' ultimo vengano com- prese in una divisione del micrometro obbiettivo: e allora, se p. es. 5 divisioni del micrometro oculare sono comprese in una del micrometro-obbiettivo, avremo che ciascuna di\isione del micro- metro-oculare avra il valore di 10 : 5 =: 2 [i. Avendo il solo micrometro obbiettivo si pub, ponendo 11 mate- riale da esaminare sul medesimo e facendolo servire da lastrina portoggetti, calcolarne direttamente le dimension!; pero cib non e possibile fare con oggetti gia montati in preparazioni fisse. Uso DEL MiCROSCOPio. — XelFadopcrare il microscopio bisogna avere delle cure speciali: 1° nella messa a fuoco : a) fare scendere il tubo porta-lenti piu presso che sia possibile al fuooo per gli obbiettivi a secco e per gli obbiettivi ad iuimersione sino ad immergere nella goccia di liquido la lente frontale ; h) aggiustare lo specchio ed i diaframmi opportunamente prima di far uso della vite micrometrica e usare lo specchio concave quando la sor- gente luminosa e vicina ed aprire o togliere il diaframma, ci6 che t- neces- sario per le preparazioni batteriologiehe colorate ; usare lo specchio piano MICfiOSCOPIA APPLICATA ALL IGIENE 9 quando si abbia la sorgente luminosa lontana e diafiammi con fori piii o meno stretti, oio cbe e necessario per le preparazioni incolori o poco colo- rate ; c) muovere il preparato col pollice e P indice della mano sinistra ; quando passa qualche ombra, far corrispondere questa al centre del campo, abbassare ancora un poco il tubo e finite di mettere a fuoco muovendo in un sense o nelPaltro la vite micrometrica, evitando di farle eseguire molti giri ; 2" nell'adoperarlo : a) guardare con un occhio nel sisteiua oculare, cercando di abituarsi a tenere aperto I'altro occhio; muovere con il pollice e Pindice della ma uo destra in un sense e nelPaltro la vite micrometrica, per osservare tutti i piani del preparato, badando di fare movimenti appena percettibili quando si adeperano forti ingrandimenti, piu ampi quando si adoperino ingrandi- menti medi; ft) aggiustare durante Pesservaziene convenientemente 1' illumina- zione del campo visivo, sostituendo eve occerra: lo specchio piano al lou- cavo ; la luce obbliqua, alia luce diretta, cio che si ottiene spostando lateralmente alPasse ottico del microscopio lo speccbio e in quella posizione raccogliendo i raggi dalla sorgente luminosa e dirigendoli nel preparato; il campo chiaro col campo oscuro cio che si ottiene ponendo sul portadiaframmi un anelle raetallico con la parte centrale diaframmata, in maniera da inter- cettare i raggi luminosi central! ritlessi dalle specchio colP interpesizionc di questo disco; il campo microscopice appare oscuro e se vi sono corpiccieli, che a luce diretta si erano o nen visti o appena intravisti, si osservane bene chiari in campo oscuro; c) sapere al momento opportune, semjjre che occerra, far agire dei reagenti sotte il campo microscopice ponendo una goccia di liquido lateral- mente al vetrine coproggetti e aspirando dalPaltra con carta bibula: e, du- rante queste ricerche microchimiche badar bene di non sporcare la lente frontale delPobbiettivo, incon-veniente che ove si avverasse bisognerebbe cercare di rimediare lavande subito Pobbiettivo con acqua e pei asciugandelo. Ricerdare che nella composiziene del Hint c'e il piombo, che i vapori di NH. « gli alcali a lunge andare intaccane le lenti e cosi i vapori degli acidi, nitrico, cleridrice e solforico specialmente. Se si dovessere fare a lungo ricerche del genere, sarebbe consigliabile adoperare stativi appositi, i cosi detti stativi da microchimica, nei quali Pobbiettivo sta al disotte del tavolino portaoggctti con la lente frontale naturalmente rivolta alP insu e il tubo portaoculare h fissato ebbliquaraente al piede del microscopio: tra la base delPobbiettivo e il punto in cui h fissato Peculare evvi pei un prisma per- che P immagine data dalPobbiettivo giunga alPoculare ; lo specchio si treva in alto al disopra del tavolino sostenute da apposita asta ; 3° nel riporlo: a) alzare il tube del microscopio, pei togliere il preparato, sempre dal davanti : 10 MICEOSCOPIA APPLICATA ALL'IGIEXE h) pulire la lente frontale in senso circolare con pezzuola di tela finissima, ripetutamente lavata, asciutta: se la lente e sporca pulirla con la pezzuola bagnata con benzina o xilolo e poi di nuovo con la pezzuola asciutta; c) non togliere I'oculare, lasciando a posto I'obbiettiro, ma togliere prima questo, poi quello ; d) se le lenti sono sporche, girarle in senso circolare, tenendo I'oc- chio applicato al microscopio per stabilire se siano quelle dell'obbiettivo o quelle dell'oculare e pulirle avendo cura di rivolgere sempre in basso la parte del tube rimasta aperta evitando per5 di svitare nei suoi singoli pezzi I'ob- biettivo: qualora questo fosse necessario, e meglio inviare Pobbiettivo alia fabbrica ; e) tenere lontano il microscopio dalla luce solare e da sorgenti ca- lorifiche ; /) coprirlo con una campana di vetro o con scatola di cartone ; g) dovendolo trasportare, prenderlo per il piede con una mano e con I'altra per la colonna. SCELTA DEL MICROSCOPIO. — Varie sono le fabbriche del mi- croscopi in Germauia, in Francia, in Ingliilterra. In Italia evvi qnella del Koritska raccomaudabile sotto tutti i punti di vista. Per gli scopi a cui deve servire in batteriologia e in micro- scopia, qualiinque sia la fabbrica a cui ci si rivolga, il microscopio deve essere foruito oltre clie di lenti a secco, di una lente a immer- sione e quindi anclie dello appareccliio di Abbe. Fattane poi la scelta, e sempre bene osservare lo stato delle lenti. Cio in altri termini significa dare il proprio giudizio sui poteri di dejinizione , di penetrazlone , di acromati,smo,di a2)]a)iasia , ecc. ecc, del sistema obbiettivale, del valore ottico in genere di tutto il si- stema oculo-obbiettivale, e dello stato di costnizione dello stativo. Senza voler far torto a nessuno, e sempre consigliabile per avere un giudizio esatto rivolgersi a persona clie abbia lavorato ed os- servato con molte lenti diverse e dello stesso fabbricante e di altre fabbriche, e di non rivolgersi mai, a clii, anclie provetto in ricerche microscopiche si e servito sempre del proprio microscopio. II microscopista deve provare gli obbiettivi acromatici con gli oculari Huygens, i semiapocromatici, pantacromatici con gli Huy- gens e i compensatori, gli apocromatici con i compensatori. E tra- lasciando di fare ricerche speciali in rapporto all'acromatismo e alFaplanasia deve arguire lo stato della correzione delFaberrazione di cromaticita e sfericita dalle prove per riconoscere il potere di detinizione e di risoluzione del sistema oculo-obbiettivale. II potere di definizione consiste «nella proprieta- di produrre immagini a contorni netti, ben definiti, distinti, sottili, le quali ri- MICROSCOPIA APPLICATA ALLIGIEXE 11 tra.u»iiino deireleyiiuza e della finezza delle buoiie e fresclie inci- sioni e degli stampati cou caratteri nuovi su buona carta ». Qnando fa difetto questa propiieta si hanno iinmagini a contorni sbiaditi, larghi, indefiniti, sfnmati, paragouabili a quelli delle cattive inci- sioui, stanclie, ed alle impressioni clie ^^i lianno dei caratteri vecchi sfumati o logorati dairuso. Per saggiare bene il potere di definizioue uon si possono ado- perare die le lastre di prova di Abbe, cioe, dischetti di argento fenestrati tissati a ^■etrilli portoggetti e clie si mettono a fiioco dopo avere messo al posto del diafrauiiiia nu disco con due fori uno centrale e nno laterale, opportunameute fatti, dai quali per- vengono dne coni luminosi nel campo microscopico. Se I'obbiet- tivo e perfettainente corretto ad una data posizione del tubo le due immagini dei due diselii fenestrati, corrispoudenti ai due coni di luce, devono coincidere, e le striscie d'argento devono presen- tare bordi marcati incolori. Se la correzione e relativa come negii obbiettivi acromatici occorre conteutarsi di vedere gli orli bleu o gialli : se sono violetti o rosa si possono tollerare a patto clie le due immagini coincidano esattamente. Xegli obbiettivi apocro- matici va poi notato clie il potere di definizione non si puo esten- dere a tutto il campo : le due immagini cioe non coincidono e cio si deve al grande angolo di apertura clie posseggono le lenti per il quale si ha costantemente il cosi detto incurvamento della su- perficie dell' immagine. Questo fatto non si deve notare negli obbiettivi meno potenti dove in tutto il campo visivo, sino al margine, 1' immagine deve essere appianata. Per tale ragione saggiando con le lastre di Abbe gli obbiettivi apocromatici, i bordi delle strisce d'argento appaiono incolori soltanto nel centro del campo visivo. II potere risolrente o penetrante consiste nella proprieta di met- tere in evidenza i piii ininuti particolari di struttura tanto nella superficie quanto nell' int^rno degli oggetti esaminati. Va da se clie gli obbiettivi non possono accoppiare un forte potere di de- finizione con un forte potere di penetrazione perclie ambedue i poteri sono legati alia grandezza dell'angolo di apertura: se e ampio, maggiore e il potere di risoluzione, cio clie e utile nei forti obbiettivi; se e piccolo, maggiore e quello di definizione cio clie e utile nei deboli obbiettivi. Xella pratica il potere risolvente si saggia per mezzo di oggetti di prova, cioe : W .O^H^ V sono le diffe- ^ renze che si uotano uon so- lo nelle fibre degii aniinali dello stesso ge- ^ " nere, in quelle * rtg. 2. deimuscoli del- lo stesso animale, nia ben anche in quelle dello stesso muscolo e perfino del medesimo fascetto muscolare, per potervi insistere. Tuttavia i trattatisti, limitando la diaguosi differenziale tra eartie hovina, equina e suina, ritengono die, fino a un certo piinto, er le iniezioni. La reazione compare tanto se Festratto e fatto con carne cruda, quanto se fatto con carne bollita. o arrostita. Se si tratta di un iniscuglio di iiiii estratti il siero di essi presenta la reazione solo quando si aggiungono estratti identici a quelli adoperati. Cosi il Kiegler avrebbe diagno- sticate le cariii di coniglio, di capriolo, lepre, cavallo, vacca, porco, gat to. Secondo Miessner ed Herbst il succo deve essere iircjiarato, se con carne fVesca nel rapporto di 1 di carne a 50 di soluzione fisiologica di cloniro di sodio, se con carne salata nel lapporto di 1 a 25. Si pu6 anclie adopcrarc la soluzione di cloniro sodico col 0,5 "/„ di acido I'euieo. 2. ESAME MICROSCOPICO PER RICONOSCERE SE LA CARNE AP- partenga ad animali affetti da MALATTIE INFETTIVE. TraUandosi diricercare hatterii neJle carni fresche, I'esame si pra- tica raccogliendo con ansa di platino sterilizzata, a secoada dei casi, o il san- gue del cuore, della milza, della muscolatura e ove occorra delle vene, o il ma- teiiale che si trova uei focolai in cui ha sede la malattia, o 1' uno o I'altro materiale, allestendo poi preparati a fresco e preparati colorati preferibil- mente coUa miseela dello Ziehl o con quella delP Ehrlich iisando ove oc- corra il metodo del Gram, tuttocio secondo i noti dettami della tecnica bat- teriologica. Quando si debbano fare preparati dalla superlicie di taglio degli organi, io coneiglio fornirsi di vetrini portoggetti sterilizzati direttamente alia tiamma, disporne alcuni sul tavolo sopra carta bibula, prenderne un altro per un lato stringendolo fra il poUice e 1' indice c poi imbrattarne il bordo taglieute ; indi la medesima superficie di taglio imbrattata strisciarla sopra alcuni dei portoggetti posti sul tavolo. Si ottengono cosi dei preparati in cui il ma- teriale h posto in unico strato sottile, che poi si secca e si colora. Quando poi si abbia a che fare con pezzi di tesauti e consigliabile porli in capsule Petri, tagliuzzarli con una forbice curva senza togliere del MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 19 tutto il coperchio della capsula e poi, per fame preparati, prenclerne ima certa quantity con im robusto ago di platino e porla sopra un vetrino por- toggetti sterilizzato schiacciando poi la poltiglia con un altro vetrino clie si toglie via per strisciamento. Solo quando il tessuto sia molto spappola- bile come nel caso di milze carbonchiose, si piio ridurlo ad uno strato pin sottile col bordo di nn vetrino pulito come nel caso precedente. I vetrini sporchi che banno servito per le manualit^ si gettano in un recipiente con- tenente acido solforico piu o meno concentrato. Se si tratta di 2)i()emie, quando siano prodotte da stafilococchi, si ricercheranno qnesti germi possibilmente nei focolai osteomieli- tici clie e difficile mancliiuo; quando invece siano prodotte da stre- ptococclii si ricercheranno preferibilmente nelle localizzazioni dei varii organi. La loro diagnosi e semplicissima: basta per gli stafi- lococchi riconoscere cocchi disposti ad ammassi, per gli strepto- cocchi disposti a catena di rosario: da un semplice preparato i)ero e impossibile riconoscere la specie cui questi germi appartengono. Del resto va notato clie oltre ai cocchi si possono rinvenire altri germi, poiche non e detto clie tutte le pioemie siano prodotte da cocchi : in tali casi senza la prova colturale e la prova biolo- gica e impossibile giungere ad una diagnosi. Se si tratta di settieoemie alia ricerca microscopica si e data da molti poca importanza, perche, v'e chi ancora ritiene clie la setti- cemia sia dovuta soltanto ai prodotti settici assorbiti e penetrati nel torrente circolatorio, cioe a quel materiali clie con parola im- propria sono dette tossiue della putrefazione. Ma dal moment© che queste forme di setticemia, tutte le volte clie si sottomettono a studio dal batteriologo, si vedono trarre la loro origine da bacteri, e evidente che la ricerca microscopica si deve fare anche in queste affezioni per trovame gli agenti causali: soltanto non tutte le etio- logie delle diverse setticemie sono note, o ben sicure. I Ijovini e piii raramente gli equini e i suini possono essere af- fetti da carboncMo ematico. Si troveranno: un edema gelatinoso, sottocutaueo, le carui pallide, cosi dette lessate, la milza grande uerastra, spappolabile, il sangue piceo. In tutti gli organi si tro- veranno bacilli lunglii e grossi {<>■ 3-6 — n 10) con gli estremi che nei preparati fissati e colorati appaiono tagiiati nettamente e specialmente quando sono riuniti a catena con uno spazio ovoide tra di loro per cui le estremita appaiono leggermente concave; questi germi sono immobili e appaiono per lo piii nei tessuti forniti di una capsula, e sono colorabili col metodo del Gram. I bovini, gli ovini ed i caprini, possono essere afletti da car- honchio sintomatico. Si trovera in una regione muscolare una 20 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGIEXE tumescenza crepitante al tatto, coperta di pelle generalmente necrosata, contenente un liquido sierosangiiinolento ; la massa muscolare rossobruna, infiltrata del liquido stesso, e intramezzata da bolle di gas ; versamenti nelle cavita, e la milza ingrandita, rossastra. Facendo preparati dal liquido sottocutaneo, dal succo dei muscoli, dalla polpa della milza, si troveranno forme bacillari simili a quelle del carboncliio ematico, ma in massima piu coite e piu sottili ([A 1 X 5 - 8). Quelle osservate iiel succo dei muscoli souo perb modificate nella loro forma avendo assunto I'aspetto di bac- chette da tamburo o di fuso per la presenza di spore. Sono bacilli per lo pill isolati, che alcuni ritengono colorabili col metodo del Gram, ove all'alcool si sostituisca Folio di anilina e non si pratichi la colorazione di contrasto. Gli equini, e anche gli altri animali clie forniscono carne man- gereccia, eccezione fatta pare dei bovini, si possono trovare aftetti da edema maligno. Essi presenteranno un edema sottocutaneo qiial- clie volta crepitante, sierosanguinolento, dift'uso, cougestione di tutti gli organi e quindi anche della milza e la muscolatura di un colorito rossovinoso, fuxinata, come impropriamente si dice. Nella milza, nel liquido sottocutaneo, ed eccezionalmente soltanto, nel sangue, si troveranno bacilli piii corti e piii sottili di quelli del carboncliio ematico, (|x 1 X 3), a estremita arrotondate, isolati o riiiniti a filamenti (hmglii sino a 15-40 ix) immobili o quasi, mentre sono mobili le forme corte, non colorabili secondo la maggioranza degli autori col metodo del Gram. I bovini adiilti possono poi essere affetti dalla cosi detta setti- eemia emorragica, dalla febhre catarrale maligna, dal tifo ecc. ; i vitelli dalla difterite, dalla diarrea hianca ecc.,; i bufali dal bar- hone hufalino ', gli ovini dalla mastite gangrenosa, dalla 2)olmonite verminosa; i suini dal mal rosso, dalla> setticemia suini, dalla, peste, dal colera ; i poUi dalla difterite, dal colera, dalla peste. Per la ricerca e la diagnosi degli agenti etiologici di queste malattie, non val nulla il semplice esame microscopico : e d'uopo chiedere aiuto alia batteriologia. Quando invece si tratti di infezioni da batteri die teudono a localizzarsi negli organi, allora potra trattarsi di tubercolosi, di actinomicosi, di farcino nei bovini, di tubercolosi e di difterite negli uccelli, di morva e di tetano negli equini. Se si tratta di tubercolosi, nei bovini si notera nei polmoni o nei gangii linfatici (nei noduli meno caseiflcati) o nel muco bron- cliiale la presenza di bacilli diritti o un po' curvi, sottili e lunghi {\i 0,3 - 0,5 X 3-5) colorabili coi metodi di colorazione dei bacilli MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGIENE 21 della tubercolosi. Qnaudo invece si tratti di tubercolosi iiei polli, la ricerca va specialmente fatta nel fegato, nei gangii mesenterici, nella inilza e i polmoni vanno esclusi. lu ogni caso poi se si tratta di esaminare il contenuto inte- stinale, specie di bovini, bisogna ricordare die nelle feci delle vacclie normalmente si trova iin bacillo, qiiello di Moller, clie asso- rniglia abbastanza al bacillo della tubercolosi e si colora nello stesso modo. E aiicora bisogna aver cura di non confondere, fondaudosi sulla sola colorazione dei batteri, focolai di psendotu- bercolosi, con quelli di tubercolosi: nei primi i batterii sono ge- neralmente corti e grossi, ammassati e facilmente coltivabili. Se poi si tratta di carni affette da actinomyces si notera la pre- senza di tuuiori duri di aspetto lardaceo (specialmente nel mascel- lare inferiore dei bovini) con punti suppurati contenenticorpi bianco- grigiastri o giallastri clie trattati con acido acetico al 5 "/o ^ i_^»A Se si tratta di carni alfette da hla- t-'y■=-'^)/7 .^ /'L^^KWi 1 Htomiceti, si potranno trovare lesioni diverse tanto piii clie recentemente si sono messi in rapporto questi es- seri con le neoplasie: ricorderb solo clie nel fareino criptoeoccico del ca- ^^°" ^' vallo (nel pus delle gliiandole) si tro- vano dei corpi ovoidali un i)o' acurai- nati ai poli, contenenti spesso qualclie granulo splendente (fig. 3). Questi corpiccinoli sono stati riferiti a blastomiceti non solo per la loro forma ovoide (si sa clie vi sono di tali blastomiceti) ma anche perclie sarebbe stato coltivato dai noduli un blastomiceta clie nel cavallo avrebbe prodotto noduli consimili, con esito alia forma- zione di un pus denso, analogo a quello del fareino criptoeoccico. ^o\ perb non abbiamo mai potuto vedere gemmare alcuno di que- st! corpiccinoli, ne abbiamo trovato in essi le caratteristiclie mi- crocliimiche dei blastomiceti, e dal materiale farcinico ricco di tali corpuscoli sinora non abbiamo potuto isolare in alciin terreno speciale forme blastomiceticlie (Casagrandi ed Adani). MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 23 Se si trattera, di volatili e si noteranuo siilla cresta, sul collo, attorno all'arco sulle palpebre, nella faccia interna delle zampe dei noduli solidi che scliiacciati lasciano fuorinscire un contenuto fomiato da corpi ovali o rotoudeggianti, nu po' splendenti, a contenuto omogeneo, come raggrinzato (fig. 4), si dovra pari are di vaiolo dei polli. Un'alTezione identica si puo produrre micro- scopicamente (Casagrandi) e macroscopicamente (Sanfelicc) cou un blastomiceta. Secondo Marx e Sticker, Pepitalioma conta- gioso dei polli che si fa sinonimo di vaiolo dei ^S- ^^ polli sarebbe invece dovuto ad un virus filtra- bile attraverso le candele di Berkefeld che si ritiene nou lascino passare neppure i piu piccoli batteri visibili coi comuni ingrandiinenti. Trattandosl poi di pyaticare queste rieercke in ciirni conscrvate, occorre fare preparati a fresco, diliiendo un po' del materiale, se poltaceo, in un poco di acqua con cloruro sodico e osservando l)i'iuia a debole e poi a forte ingrandimento; se di carne in pezzi, strofinaudo questi sopra un vetrino pulito, diluendo magari un po' della jioltiglia degli stessi con acqua e sottoponendo il materiale airesame microscopico, dopo avere colorati i preparati coi metodi del Gram, dello Ziehl Xeelsen, ecc. £ pero impossibile, general- meute, venire a una diagnosi esatta senza le ricerclie colturali e la prova sugli animali, e quest'ultima e necessaria perclie per i diversi procedimenti di conservazione della carne le ricerclie bat- teriologiclie possono avere esito negativo. 3. ESAME 31ICROSCOPICO PER RICONOSCERE SE LA CARNE SIA INVASA DA PARASiTi ANIMALI. — Xcllc carni possouo trovarsi cisticerclii, cisti, larve, vermi adulti, sarcosporidi. a) Carni cisticercate. — Le carni con cisticerclii sono di suiui, di bovini ecc. I cisticerclii della carne suina rappresentano lo stato cistico o vescicolare della taenia solium, clie liaper oste definitivo I'uomo,, nel cui intestino si sviluppa prendendo il uome di verme solitario. iS'e si tratta di carni fresche la diagnosi si fa esaminando i muscoli sopra e sotto-scapolari, cervicali, femorali, sotto-lombari, la lingua e il cuore (cio che non esclude, clie i cisticerclii si pos- sano trovare in altri organi, nelle sierose, nel fegato, nella luilza ecc). Eitrovando quivi dei corpic)' I cisticerchi della came hovina vappresentano lo stato vescico- lare o cistico della taenia medio- cuneUata o mginata o inerme, clie ha per ospite definitivo I'uomo, nel cui intestiuosi sviluppa, pren- ^. : ' U^.'l ■'■■>- dendo pure il nome di rerme soli- ng. -.. fig 6, tar 10. Se .si tratta di curni fresche, osservando il cuore, la lingua, i massateri, i muscoli del laringe, si troveranno delle vescicole di forma allungata, poco piii lunglie e poco pill larghe di '/, cm., presentanti nell'equatore una maccliia bianco-giallastra. Si completa allora I'esame con la ricerca microscopica operando come per il cisticerco della taenia solium. Xel preparato si vedra la testa svagiuata del verme, fornita di 4 \entose, con una depres- sione centrale fra le stesse, senza uncini : a questa parte del verme, clie corrisponde alia testa fa jier lo piii seguito un collo niolto pie- ghettato (fig. G). Se si tratta di earni conservate si i)uo procedere con il raetodo di Riessling piii o meno modificato. A tal uopo si prende della soda o potassa caustica, la cui density segni al densimetro di Baum6 19° corrispondenti presso a poco a 1,15 di peso spe- cifico, oppure non avendo il densimetro, si sgrassa la came con etere e si prepara una soluzione concentrata alcalina cos\ fatta che introducendovi in essa la came, questa galleggi. In una data quantity di liquido (circa 300 cmc.) posto in una boccia a collo largo e a tappo snierigliato, si fa pervenire una cevta quantita di came (che se fe molto grassa si tratta precedentemente con etere), tagliuzzata finamente e si sbatte bene sino ad ottenere una poltiglia, 11 pill possibilmente omogenea. D'altro canto si versa in un biccbiere a ca- lice circa 1 litro o piti della soluzione alcalina e in essa si versa la poltiglia ottenuta, si agita alquanto e si lascia a se. In breve tempo al fondo si de- I MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGIENE 25 positano i cisticerchi, mentre la came rimane galleggiante. Si decanta allora il materiale e si esamina ci5 che va al fondo scliiacciandolo, in una goccia di glicerina, fra due vetri portoggetti. Si piio anche digerire la came in pepsina idroclorica a 40" per varie ore : il grasso dopo questo trattamento rimane a galla ; i cisticerchi intaccati solo nelle loro pareti, vanno a fondo; la came viene digerita; h questo il pro- cedimento di Schmidt-Muhleim. I cisticerchi dei ruminanti e dei suini, die si trovano uelle sie- rose (peritoneo, pleura, pericardio) e non nei muscoli prendouo il nome di cysticercus tenuicoUis e rappresentano generalmeute lo stato cistico o vescicolare della taenia marginata, Tantica (jJohu- losa, la quale ha per ospite definitivo il cane nel cui intestino si sviluppa come verme perfetto. Gia ad occliio nudo questo cisticerco si riconosce facilmente perclie la graudezza della vesci- cola caudale e per lo piii quella di un uovo di piccione o di polio, d' onde il nome che ad essa danno i beccai di « boUa d'acqua ». Ad ogni modo per esser sicuri della diagnosi, sgusciata la vescicola e compressala fra due vetri si libera la testa del gio- vane verme fornita d'un lungo collo pieghettato, il quale sta in- vaginato nella vescicola nel cui liquido galleggia. Questa testa osservata al microscopio si presenta provveduta di 36-38 uncini. I cisticerchi che si trovano nella cavita peritoneale e plenrica del coniglio e della lepre e che prendono il nome di cysticercus piri- formis rappresentano la fase cistica della taenia serrata che ha per ospite definitivo il cane. Essi si presentano isolati o riuniti a grappolo con una macchia polare bianca. Schiacciandoli fra due vetrini esce lo scolice, che al microscopio presenta quattro ventose e un rostello aruiato di 34-4:8 uncini. b) Garni con cisti. — Le carni con cisti appartengono ai piii diversi animali: possiamo trovare fra di esse quelle con cisti di echinococco e con cenuri. Leccfr?*/ ajfette da ecMnococco sono caratterizzate dalla presenza di vesciche di varia grandezza (da un seme di canapa alia testa di un bambino) sferiche, ovoidali o modellate a seconda della strnttura delForgano, per lo piii circondate da una capsiila con- nettivale fornita dai tessuti. Esse si possono trovare nei piii diversi organi, ma con preferenza nel fegato dei carnivori, dei rosicanti, degli eqiiini, dei ruminanti e persino degli uccelli e costituiscono lo stadio larvale-cistico o idatico della taenia echinococcus, che ha per ospite definitivo il cane e anche altri animali. 26 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE La diagnosi di cisti da ecliinococco indipendentemente dai dati macroscopici, clie gTandeinente la facilitano e la rendono il piu delle volte indubbia, e possibile mediante resarne microscopico. Se entro la cisti, suUa sua parete interna si trovano quel bot- toni arrotondati, clie si chiamano cistinidi o rescicole (jcrminaUve alia ciii superficie esterna si uotano delle appendici cave, ogniina delle quali corrispoude ad una testa di echinococco, bastera di- staccare pezzetti della parete cistica in corrispondenza di questi bottom ed osservarli al solito in una goccia di glicerina debita- mente scliiacciati fra due vetrini portoggetti. Si vedra allora clie fig. .7 ogni cistinido e costituito da 1 a 20 e piu scolici o teste con 4 ventose, un rostello ed una corona di uncini (fig. 1-a, h). Se invece entro la cisti, dallo strato germinativo interno della medesima non si sono originate i ciHt'inidi, per cui 1' idatide, pur essendo di un volume piii o meno notevole, rimane sterile ossia diventa acefalocisti , e sempre possibile far la diagnosi di cisti da ecliinococco prendendo in considerazione la struttura della iiiembrana della cisti, clie si presenta in ogni caso multi- stratificata, come se fosse costituita da una serie di lamelle sot- tili, amorfe disposte concentricamente (fig. 1-c). Dopo di clie non e iieppure necessario, per avvalorare la diagnosi, rinvenire nella parte interna della parete cistica, lo strato grauuloso o germina- tivo clie vi si deve trovare. Le cisti clie si sviluppano nel cervello del montone ed ecce- zioualmente del bue, della capra, del cavallo, intorno alia gran- dezza di un novo di polio (fig. 8-«), si chiamano cemiri cerehrali e rappresentauo la fase cistica della taenia coenurm clie lia per ospiti MICROSCOPIA APPLICATA ALL IGIENE 27 definitivi il cane e la volpe. Ha una parete robnsta e contrattile con maccliie bianche pin o meno numerose, corrispondenti ad altrettante teste di teiiie invaginate in diverse stadio di sviluppo. ^>i:^^>?t>L;jS^/ ^fe'^cS lig. 8 Schiacciando fra due vetrini alciini di questi puuti bianclii, si vede una testa (fig. S-h) arinata di una doppia corona di uncini alcuni lunghi, altri corti, in numero di 12-16 per ogni corona, con quattro ventose e uu collo coutenente corpuscoli calcarei. c) Cariii con larrc di vermi. Se si tratta di suini si possouo ritrovare uei muscoli dei medesimi le larve della trichina sjn- ralis (fig. 9), la quale conduce vita di verme completo neir intestino dello stesso animale. La presenza di questo verme nelle carni dei suini si dimostra tanto nelle carni fresclie clie conser- vate, per la presenza di puntini biancastri fra le fibre muscolari; questi puntini sono rappresen- tati da una cisti fusiforme della grandezza di !J. 10 X mm. 0,30 — 0,80, nel cui interno si trova il vermiciattolo ripiegato a spira e della lungliezza di circa 1 mm. La capsula e cliitinosa, pub auclie calci- ficarsi e generalmente presenta ai poli un certo numero di cellule adipose. Per giungere alia diagnosi e necessario trovare il vermi- ciattolo, perclie la presenza di puntini biancastri puo esser dovuta fig. 9. 28 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE a focolai actinomicotici calcificati, a deposit! di tirosina, a sarco- sporidi. Quando i puntini non si vedono ad occliio nudo, specie se le cisti uon sono calcificate, se si tratta di carni eonservate, si dilacerano pezzetti presi a caso, in acido acetico al 0,20 **/„; se si tratta di carni fresche si dilacerano in semplice cloruro sodico, le fibre dei pilastri del diaframma, dello i>soas, della lingua, degli intercostali, degli addominali. Quando le cisti siano calcificate si puo favorire Fuscita del vermiciattolo dilacerando il materiale in acido cloridrico o solforico al 2-5 "/„ e guardare il preparato ad ingrandimento di 40 diametri. Siccome poi oltre alle carni suine, bovine e ovine si adoperano per alimento anclie quelle dei pesci, degli uccelli, ecc, cosi 1' igienista dovrebbe ricercare pure se in questi ultimi esistessero dei vermi : pero sono ben i)oclii i parasiti interessanti. Possiamo citare fra gli altri il tetrarhi/Hchiis molae o (VihotriorhynehuH graciUs die si trova nel fegato Aq[V orthagoriscus mola, il quale viene in alcuni paesi mangiato dalla povera gente. Esso rappresenta lo stato lar- vale di un verme clie ha, a quanto pare, per oste definitive il pesce- <3ane. La diagnosi del resto si pub fare quasi ad occhio nudo perche al taglio il fegato lascia fuoriuscire una serie di fill bian- castri caratteristici, rappresentanti la coda del verme, essendo Iji testa incistata in una capsula connettivale entro il parenchima €patico. Cosi pure nei pesci d'acqua dolce e in particolar modo nel luccio iesox lucius) nella bottatrice [lota rnlgaris), nella perca {perca JluviaHHs) e anclie in diversi salmonidi, si puo trovare nei muscoli il cosi detto plerocercoUle. P^sso rappresenta la larva del hotrioceplialuH latus, clie lia per ospite definitive I'uomo. Trattasi di un corpo ovalare, ciliato, lungo 25-30 p, clie si scava un canale nei muscoli, rappresentante la testa e il collo del botriocefalo. d) Carni con vernii alio stato adidto. Se si tratta di fegato di bovini, equini, ovini, suiui, nei dotti biliari, si puo trovare il cUstoma epatico dalla caratteristica forma di foglia di salice, visibile ad occhio nudo. Quando non lo si trovi, si puo esaminare il conteuuto dei dotti e le feci al microscopio per cercarvi le uova, che sono grjindi ij. 130 X 80, opercolate, a contenuto granuloso. 15 specialmente poi indicata tale ricerca quando si sospetti la presenza del distoma nei polmoni, nella inilza, nei muscoli. Se si tratta di fegato di ovini e facile trovare insieme al distoma epatico, un altro distoma piii piccolo, il lanceo- lato, le cui uova sono piii piccole. misurando ix 39-41 X 24 ovoi- o averli trattatl con soda all' 1 %. 5. ESA^HE MICROSCOPICO PER RICONOSCERE SE LE CARNI SIANO FRESCHE, FROLLE, PUTREFATTE, DEGENERATE, ACARIATE, AMMUFFITE, COLORATE. — Le cami fn'scJie presentano le fibre bene dissociabili, conservano la loro elasticita, permettendo una certa trazione senza spezzarsi; il sarcoleinma e il contenuto delle fibre sono molto trasparenti, gli strati mono e birefrangenti sono netti ma poco apparent!; i nuclei sono cliiari e contengono nucleoli; attorno al nucleo e sovratutto ai poli, esiste sempre uno strato di protoplasma granuloso, avanzo del protoplasma primitivo. Du- rante poi il periodo della rigidita cadaverica le fibre sono meno elastiche, piii compatte e piii friabili; e difficile ottenere fibre lun- glie; le striature sono molto piii evidenti che nelle fibre di jnuscolo fresco (Fiorentini). Le carni frolle hanno perduto quasi completamente la loro elasticita; tentando di dissociare le fibre non si liesce che a spez- zettarle ; il protoplasma si spappola e si scinde entro il sarcolemma il quale conserva ancora un certo grado di resistenza e di elasticita tanto da resistere a quelle pressioni che con gli aghi gli si impri- mono nelle preparazioni ; gli strati mono e birefrangenti tendono a scomporsi e ridursi in forme fibrillari e granulose; i nuclei del ■ sarcolemma sono pochissimo visibili ed il protoplasma e in gran parte opaco (Fiorentini). Le carni putrefatte si riconoscono troppo bene per i caratteri fisici. Qualora pero fosse necessario procedere a ricerche special!, per es. per il sospetto che appartengano ad animali morti di ma- lattie infettive, si possono fare preparati a fresco e colorati per ve- dere se vi siano microrganismi e chiedere aiuto alia batteriologia. Occorre pero essere molto cauti i^rima di giudicare in via di putrefazione una carne che contenga dei germi, poiche e ben vero MICKOSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 33 4 1 tig. 11. clie finclie dura la rigidita cadaverica nelle earni di animali sani lion si trovano germi; ma iion h cosi nelle earni frolle, die sono poi quelle clie si mangiano. Xon e quindi consigliabile di ritenere iuadatta al consumo quella carne clie dal suo interno da luogo a sviluppo di colonie di germi banali perclie questa puo essere semplicemente t'rolla. Nelle earni putrefatte il maggior numero dei germi trovasi alia superficie e facendo delle culture a piatto, con un po' di ra- scliiatura superficiale, primeggiano le co- lonic del h. vulgare {proteus vul{iaris). Quando poi si tratti di earni conservate e esclusivamente il criterio tisico qiiello clie guida alia diagnosi. Ya da se die in assenza del criterio tisico e del criterio batteriologico, iiou bisogna confondere con earni alterate da processi putrefattivi, quelle le cui fibre si presentano al microscopio in preda a fattid€gen€ratiri{^g.ll-a,b,c): si possono trovare fibre a conte- iiuto granuloso come spruzzate con incliiostro di china, col coiite- nuto granuloso die scompare dietro aggiunta di acido acetico [degenerazUmc album inoide)', fi- bre die presentano un conte- nuto fattodi goccioline adipose finissime {degencrazione grassa) clienon si disciolgono con I'ag- giunta di acido acetico; fibre die presentano la sostanza con- trattile disposta in masse zol- lose ed accartocciate [degene- razione cerea) ecc. Le earni contenentl acari sono specialmente quelle die trovansi in commercio, seccate, o polverizzate. £ facile ricono- scere la presenza di questi es- seri, se viventi, esaminaudo un frammentino in cui si scorga qual- clie punto polverizzato, o se si tratta della polvere di carne esaminandola direttamente in soluzione fisiologica di cloruro sodico: se le earni sono veccliie e gli acari sono morti, si tro- fig. 12. Celli 34 MICKOSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE veranno i loro cadaveii, o tiaiunienti di essi (fio-. 12-rt), od aiiclie le uova (fig. 12-e). Lc canti atnmuffite finalmente oltre che per i caratteri fisici si dovrebbeio ricouoscere al niicroseopio per la presenza di miceli apparteueuti a diverse inufte, diagnosticabili per mezzo delle loro terminazioni fruttifere ; ma perche si abbia questo reperto alio esame microscopico, e necessario che rammuftimento sia recente. Se e vecchio non si troveranno clie spore, corpiiseoli cioe rifran- genti o rotondi od ovali grandi r>-7 /i a contenuto omogeneo senza vacuoli (nel qual caso e piii probabile si tratti di blastomiceti . La diaguosi non e possibile clie rascliiando un po' di carne e poueu- dola sopra una capsula di Petri in cui si sia versato dell'agar-agar, meglio se acidificato (V. Batteriologia . Se si sviluppauo molte co- lonic di muffe trattasi certamente di carne ammuftita, se una o due bisogna andar canti nel dare un responso positivo, perche trattau- dosi di materiali stati esposti all'aria e ben difficile che non vi sia caduta sopra qualche spora di mnlfa. Lc earni colorate, indipeudentemente dalle colorazioui artifi- ciali che loro si dauno a scopo di softsticarle, si)ecialtnente se conservate ed insaccate possono esserlo per opera di genui. Trat- tasi specialmente della colorazione rossa che si forma alia superficie della carne dovuta ad un germe di facile diaguosi, il h. prodi- giosuni che non e pero quello che colora le carni conservate, spe- cialmente di pesce. A (juesto proposito e bene ricordare che mentre per il priuio non si iuii)edisce il cousumo della carne, per il se- condo si, almeno nel caso in cui i pezzi di pesce siano uniforme- mente colorati in rosso. Si possono anche trovare le carni fosfo- rescenti per sviluppo di batteri fosforescenti; ma sono reperti estremamente rari. Se non si associano processi putrefattivi queste carni guaste ma non nocive, sono del resto ancora commestibili. Orasso. In quauto al grasso o strutto, a parte la frode che si commette vendendo una data specie di esso, per esempio quello di porco, aggiunto di grasso di bue, la ipiale non puo essere scoperta con I'esame microscopico (e che e probabile possa dimostrarsi con la prova siero-diagnostica) il microscopista puo essere chiamato a dire se ad esso vi siano commisti corpi estranei, come amido, polveri minerali, ecc. E molto facile ritrovare queste sostanze, prendendo una determinata quautita di grasso e facendolo bollire con il doppio di acqua, lasciando quindi in riposo il materiale MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 35 dopo averlo versato in un bicchiere a calice. Se vi sono corpi estraiiei a poco a poco precipitano uientre il grasso rimane gal- leggiante. Allora non rimane clie raccoglierli, dopo decantazione, con una pipetta ed esaminarli al microscopio. La raccolta si fa molto bene se si versa il liquido caldo in un inibuto al cui coUo sia applicato un tubo di goninia stretto da una pinza. Quando si creda giunto il momento della comi)leta separazione dei corpi estranei dal grasso, si apre la pinza, facendo pervenire il deposito e una certa quantita di acqua in un sottostante bicchiere a calice, badaudo di licliiudere a tempo, cioe prima die passi il grasso. L'acqua pervenuta nel bicchiere a calice si lascia a se sino a che vSi e formato il deposito, oppure lo si centrifuga e si esamina il residuo. ESAME MICEOSCOPICO DEL LATTE, DEL FORMAGGIO E DEL BURRO. Latte. L'esame microscopico del latte deve essere diretto a risolvere i seguenti qnesiti; se si tratti: di vero latte o di colostro ; di latte proveniente da mammelle sane o malate; di latte contenente germi che ne alterino la costituzione ; di latte contenente germi di malattie infettive; di latte annacquato o scremato, aggiunto, a scopo di frode, di sostanze diverse; di latte contenente del sudiciume; di latte di vacca, di i)ecora, di asina, ecc. 1. ESAME MICROSCOPICO PER RICONOSCERE 8E SI TRATTI DI VERO LATTE o DI COLOSTRO. — Prcsa con una pipetta una goccia di latte piuttosto piccola dal sedimento di un bicchiere a calice in cui si sia versato il liquido in esame e lasciatolo per un certo tempo a se, lo si esamina colFingrandimento di 300-400 D, avendo cura di non comprimere il vetrino coproggetti. La diagnosi riesce molto facile perche diversi sono gli elementi morfologici del latte a seconda che si tratta di latte proveniente da glandule mammarie funzionanti da poco tempo o no, cioe a seconda che si tratta del co.si detto colostro o del latte propria- mente detto: infatti nel colostro si trova un numero di elementi assai maggiore che nel latte ordinario. GU elementi morfologici del colostra sono (fig. 13-^): 36 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE - aj i glohuU lattei sferici a conteniito splendente e incoloro, a contenente cosi accentuato da sembrare costituito da un cer- cliietto oscuro, grandi da 2 a 10-12 n, generahnente disposti in ammassi di globuli di diversa grandezza ; hj cellule grandi, irregolarmente rotondeggianti od ovali, nu- cleate, ma a nucleo non sempre visibile, contenenti goccioline adi- pose, molto piccole, giallognole; cj i corpuscoli del colostro propiiamenie detti, ossia cellule come le precedents, ma piii grandi (30-40 \i) a nuclei invisibili, zeppe di globuli lattei (incolori) ; dj rare cellule pavimentose a contorni delicati, a nucleo ovale circondato da protoplasm a finamente granuloso, spesso contenente goccioline di grasso; ej rari leucociti per lo piii fortemente grauulosi. Gli elementi morfologici del vera latte (fig. 13-a) si riducono invece ai soli (jlohnli lattei^ gia descritti, i quali|mostransi coi so- liti caratteri e distinguonsi da quelli clie si trovano nel colostro tig. 13. specialmente perclie non sono piii disposti ad ammassi ma isolati e sono anclie di grandezza in massima meno varia. Se perb il latte e stato bollito si troveranno anclie generalmente dei corpi sferici costituiti da un gran numero di cristalli aghiformi di acidi grassi disposti per lo piii in forma raggiata (fig. 13-e). 2. ESAME MICROSCOPICO PER RICONOSCERE «E SI TRATTI DI LATTE PROYENIENTE DA MAMMELLE SANE O MALATE. — SpeSSO accade die il latte veuga secreto da mammelle malate durante al- cuni periodi di ingorgo o di infiammazione delle mammelle stesse. L'esame microscopico in questi casi mette in evidenza: un buon numero di leucociti dei quali alcuni si presentano inalterati e altri MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 37 sono talmente riinpinzati di globuli lattei da ricordare i corpuscoli del colostro ; ammassi di globuli lattei trattenuti da iiiuciiia i quali prendono il nome di corpuscoli inoriformi. I leucociti stauno a in- dicare fatti infiammatori e da alcuni si ritiene clie un latte, iion sedimentato, contenente per ogni campo niicroscopico a 300 dia- metri piii di 5 leucociti debba ritenersi nocivo. Insieme ai leucociti si possbuo notare anche dei corpuscoli rossi, la cui presenza in certi casi puo notarsi anche senza quella dei leu- cociti in seguito a congestione dei vasi delle glaudole mammarie aventi esito in piccole emorragie ghiandolari, cio clie pub succedere fi.siologicamente nel periodo clie precede quello dell'allattamento e in seguito a lesioni dei capezzoli. Si riesce facilmente a rinvenire questi elementi, lasciando a se il prepa- rato, non couipresso, dopo aver messo a fiioco i corpuscoli di latte ed abbas- sando poi il tube portalenti, perche mentre i corpuscoli lattei trovansi aderenti alia superiicie del vetrino coproggetti, gli elementi cellulari piu pesanti tro- vansi sulla superficie del portoggetti. Si pu5 anche allungare il latte con acqua e poi esaminarne il sediment© o il lesiduo della centrifugazioue (Fiore). 3. ESAME MICROS'COPICO PER RICONOSCERE SE IL LATTE CON- TENGA GERMI CHE NE ALTERING LA OOSTITUZIONE. — SonO COnO- sciute alcune alterazioni cosi dette spontanee del latte clie coll'e- same niicroscopico si puo dimostrare se esse siano prodotte da microrganisini o no. I quesiti quindi clie possono risolversi sono i seguenti: a) Se il latte sia coagulato per opera di microrganismi clie vi si siano svilup2)ati. La coagulazione del latte per opera di microrganismi puo essere doviita alia produzione di acido lattico oppure a un enzima. La coagulazione dovuta alia produzione di acido lattico devesi a microrganismi i quali si possono distinguere in due gruppi : il primo costituito dai microrganismi specifici della fermentazione lattica ed un secondo da microrganismi i quali eventualmente trovandosi nel latte possono determinarla, o microrganismi facol- tativi della fermentazione lattica, ecc. Oggidi si conoscono molti microrganismi specifici della fermen- tazione lattica i quali sono stati anclie distinti a seconda clie producono o no gas; ma in fondo il piu comuiie e un bacillo e precisamente il b. acidi lactici di Hiippe. In quanto a quelli cosi detti facoltativi della fermentazione lattica, sono diversi: tra gli scliizomiceti, gli stafllococclii pio- geni, il bacillo piogene fetido, il batterio del colon, ecc. ; tra i bla- 38 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE stomiceti il saccaromices lactis del Duclanx, il saccaromices acidi laetiei del Grotenfelt, ecc. La coagalazione dovuta alia azioue di un enziiua cliiamato dal Duclaux presame, e prodotta per lo piii dai cosl detti tyrothrix die forse non sono clie degli streptoihrix: peroquestiniicrorganismi non sono i soli perclie da recenti studi anclie altri comunissimi sembrano dotati della stessa proprieta. Allorche Fesame microscopico non rivela la presenza di alciin microrgauisnio nel latte coagulato, e si pno escludere clie la coaga- lazione sia dovuta a batteri, occorre pensare ad altre cause, per es. a sostanze ingeste, poiche vi sono dei vegetali i quali ingeriti da- gii animali possono determinare la coagulazione del latte stesso come la cynara cardunculus, il ficuH carica, Voxalis acetosella, ecc. b) Se il latte sia colorato per opera di microrganismi che vi si sia no sriluppati. II latte pub presentarsi colorato e quando cio e opera di mi- crorganismi, si pub diinostrare versando alcune gocce del latte colorato in tubi di latte scremato e sterilizzato mezz'ora per tre giorni nella pentola di Koch. In tal caso se il latte innestato (naturalmente posto nel termo- stato) assume la colorazione del latte colorato, devesi ritenere che la colorazione e dovuta a microrganismi, nel caso inverso va attribuita a materiale ingerito dagli animali, poiche si sa che il latte pub essere: colorato in azzurro per ingestione di anchusa offi- cinalis, di mercurialis perennis, di isatis tinctoria, di equiseium arvense, ecc; in giallo dal melampyrum arvense, dal davcus ca- rota, ecc; in rosso dal cactus opuntia, dal galium rubioides, ecc Ora la colorazione che pub subire il latte per microrganismi pub essere la colorazione bleu, la rossa, la gialla, la violetta ecc. La colorazione bleu devesi al h. cyanogenus s. synciaueus o del latte bleu (Hiippe). Ya notato perb che per opera di questo mi- crorganismo, il latte non assume sempre una tinta bleu marcata ma una tinta che pub variare dal grigio al bleu e che non e sempre identica a quella che si manifesta quando il microrganismo venga coltivato nei vari terreni che si usano in batteriologia ove assume una tinta che va dal bruno al verde. La colorazione rossa e dovuta a diversi microrganismi, di cui i pill frequenti sono il h. prodigiosum, la sarcina rossa, il 6. lavtis eritrogenes, ecc E stato pure trovato un save, ruber, che non e VJiefe rasa comune dell'aria. Questo saec. >«7>f r pub colorare il latte in rosso framboesia e trasformare il latte in un materiale che ingerito dai bambini produce diarrea (Casagrandi). I MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 39 Le colorazioni gialle e violetta soiio meno freqiieiiti : la prima «' per ]o pill (lovuta alia sffreina (juiUa: la secomla per 1(> piii al h. janthinum. c) Se il h(ttc ahhia assHuta una consistenza vi.sco,s(t per opera (U microrganhmi. Allorche il latte presentasi viscoso o fllante, devesi attribiiire tale fatto alia fermentazione viscosa la quale e i>rodotta delle farine). Si possouo ad ogni modo mettere maggionnente in evidenza racco- gliendo il deposit© foriiiatosi in un biccliiere a calice su cui si sia versato il latte con I'agginnta di un poco di acqua iodata la quale colora in bleu tutti gli amidi, lasciando scolorati i globuli del latte. L'aggiunta di (jomma dragante, si dimostra, nel caso non sia completamente sciolta nel latte, per la presenza di ftocclii biancastri die assumono col iodio e I'acido solfoiico una tinta bleu-violetta sotto il campo microscopico. L'aggiunta di sostanza cerebmle spappolata, e eccezionale e si rivela dai frammenti di fibre nervose, dalle cellule caratteristiche della sostanza cerebrale, da una serie di granulazioni amorfe die si trovano niescolate ai globuli del latte. 0. ESAME MICR08COPICO PER HIOONOSCERE SE IL LATTE CON- TENtxA DEL suDiciUME. — Si sa clie un criterio sicuro per giu- dicare della conservabilita niaggiore o minore del latte, pub aversi dalla quantita di sudiciuoie die esso contiene e che tutto o la massima parte del sudiciume, die abitualinente si trova nel latte del mercato, e costitaito da feci di vacca, coUe quali vi arrivano in quantita grandissima quel gerini die ne producono le alterazioni spontanee (Mazza e Gavelli). Mediante I'esame microscopico di latte lasciato sediiiientare o centrifugato (meglio ancora esaininando il residuo di latte ag- giunto di iiiolta acqua e lasciato sediinentare o centrifugato) si pub riconoscere subito il latte sudicio per la presenza di dementi vegetali (fibre tracliee, dementi cellulari conteuenti clorofilla), nova di vermi ecc, tutti o quasi provenienti dalle feci delle vacclie. Questi dementi si possono anclie raccogliere facendo filtrare il latte sojira un filtro di cotone. I MICROSCOPIA API'LICATA ALL'IGIENE 43- 7. ESAME MICROSCOPICO PER RICONOSCERE DA QVALE A>'IMALE. PROVENGA IL LATTE. — Per ricouoscere la provenieiiza del latte in (iuesti ultiini tempi si e utilizzato 11 procedimeiito sierodiagno- .stico. II Bordet ha infatti veduto se si inocolano a diverse riprese dei conigli nel peritoneo con un dato latte (scaldato a 65" per 1 ora), nel siero di sangue dell'animale aggiunto in vitro con alcune gocce del latte stesso (10-15 gocce a 3 cmc. di siero) si forma no snbito dei granuli e poi dei fiocchi e il liquido si separa in due parti Puna limpida e I'altra costituita dal deposit© dei tiocchi riuniti. Nel siero di coniglio non trattato invece non si produce alcun feno- meno, come pure se il latte aggiunto proviene da un animale di specie di- versa da quello dal quale proveniva il latte inoculato. Forma^gio e burro. Nel formaggio e nel burro possono ricercarsi mediante I'esame microscopico le sostanze clie sono state aggiunte a scoi)o di frode^ come amidi, sostanze minerali, ecc., nonclie i microrganismi che importano dal punto di vista delF igiene. Per I'esame microscopico del formaggio si puo stemperare un po' del materiale in acqua distillata e parte esaminarlo diretta- mente al microscopio, parte lasciarlo seccare sul vetro portoggetti e poi metterlo in un recipiente con etere, lasciandovelo in contatto per un quarto d'ora, e poi Colorado con soluzione anilinica di Ziehl o di Elirlicli. Pero procedendo in questo modo non si potra giungere sempre ad emettere un responso certo. Bisogna quindi fare in modo da ridurre prima il formaggio ad una poltiglia, gratuggiandolo se e duro, pestandolo in un mortaio se e molle e poi trattarlo con acqua distillata e sterilizzata : si decanta la parte liquida e si centrifuga^ e si introduce una pipetta al fondo dove rimane il residuo, quindi si aspira e si esamina al microscopio all'ingrandimento di 300-400 diametri. Qualora si ricerchiuo microrganismi patogeni, si opera nella stessa maniera adoperando pero mortaio, tubetti, pipette, acqua^ distillata, tutti sterilizzati. E I'acqua di lavaggio ottenuta dall' ul- timo procedimento, si inocula negli aniniali o si semina nei terreni «li cultura come per il latte. Si pub anclie dopo trattato il formaggio poltigiiato con acqua e centrifugato, applicare addirittura ad esso il metodo dell'Ilke- witscli ossia trattarlo con una soluzione di fosfato sodico, aggiun- 44 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE gervi C cine, di etere e poi il materiale centrifugato, inocularlo o seininarlo. Riguardo al huno qnaDdo si sospetti sia soflsticato con I'ag- giunta di sostanze estranee (indipendentemente dal grasso di bue, «he si diagnostica colle prove chiiniche e col polariscopio e forse ■col temi^o anclie con la sieroazione), si puo procederno alia ricerca col metodo dell' Husson. A tal uopo si aggiungono a circa 1 gr. di burro 10 gr, di glicerina, si fonde il tutto a bagnomaria, si iigita bene, e poi si aggiungono 10 cmc. di alcool a 90" e 10 cmc. di etere a 66". Quindi si pone il recipiente contenente il miscuglio in un bagnomaria a 25". A poco a i)OCO si separano dne strati: il superiore fatto di alcool ed etere, I'inferiore di glicerina con un po' di alcool. Fra i due strati si depositano gli amidi, nientre gli altri element! clie eventualmente vi possono essere stati aggiuuti, come polveri minerali, precipitano al fondo. Con una pipetta si raccolgono e si esaminano facendo preparati microscopici in acqua clie si osservano all' ingrandimento di 300 dianietri. Si pti5 anch© usare lo stesso procedimento del Fiore indicate per il gi-asso, ciofe trattare il burro a caldo con acqua ed ewaminare il residuo formatoai nel bicchiere a calice. Qualora nel burro si sospetti la presenza del hacillo dclla tuber- colosi occorre fonderne una certa quantita, poi mentre ancora e caldo centrifugarlo, decantare, trattare il deposito con etere, la- sciare ancora depositare e poi doi)o decantazione dell'etere, ripren- derlo con alcool, lasciarlo essiccare sopra un vetrino portoggetti e <;olorarlo coi metodi di colorazione del bacillo della tubercolosi. Anclie in questo caso bisogna perb badar bene di non confon- clere il h. delta tubercolosi coi b. pseudo-tubercolari, per cui occorre inoculare parte del residuo non trattato con etere e con alcool in animali seusibili come si fa nel caso in cui si tratta di latte. In quanto alia presenza di altri germi patogeni, ricerca clie non si fa mai, si fonda il burro e lo si tratti come il latte. ESAME MICROSCOPICO DELLE FARINE, DEL PANE E DELLE PASTE. Fan* lie. I semi di varie piante (specialmente quelli delle graminacee e delle leguminose) sono adoperati come sostanza alimentare, ed a tale scopo mediante opportuno trattamento viene dai medesimi separata la parte legnosa da quella piii facilmente digeribile MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 45 costituita, dai granuli di amido: essa rappresenta la cosi detta farina. La diffusioue di questo materiale alimeutare proveniente spe- cialmente dai semi delle graminacee, divenuto di i^riina necessita^ obbliga I'igienista a portare sulle farine una rigorosa sorveglianza. Ed e appunto colle indagini microscopiche sulle medesime clie e lecito: — riconoscere da. quale vegetale provenga una farina o iden- tificare la farina; — riconoscere se in una farina esistano elementi provenienti da semi nocivi; — riconoscere se la farina sia inquinata da parassiti. 1. ESAME MICROSCOPICO PER RICONOSCERE DA QUALE VE- (tETALe provencia I na farina. — L'esame microscopic© si fonda sull'esame dei granuli di amido, del reticolo cotiledonare, dei pell e delle crusclie. 1. Esame dei granuli di amido. a) Caratterl comnni ai vari granuli. I granuli di amido provengono da semi ove trovansi accumu- lati nel tessuto amidifero, il quale rappresenta lo strato piii interno del seme e propriamente quello clie sta all'interno dello strato delle cellule aleuroniche : questo insieme a tutti gii altri strati so- vrastanti costituisce la cosi detta crusca. Essi sono rappresentati da una serie di corpicciuoli, i quali, a seconda del vegetale da cui provengono, lianno caratteri diversi rilevabili dalla loro forma, grandezza, aggruppamento, stratiflca- zione, ilo, comportamento alia luce polarizzatae agli agent! cliimici. In base alia forma, i granuli sono stati riuniti dai Di Vestea nei quattro tipi morfologici seguenti : Tipo globoso lenticolare. — Segala, frumento, orzo; Tipo globoso allungato. — Leguminose, fecole di patate, ar- row-root (Antille, Maranta, Indie), fecole di tolomane, ecc. ; Tipo globoso poliedrico. — Mais, dura, grano saraceno, aveua^ riso ; Tipo globoso polimorfo. — Castagne, arrow-root (Travan- core, Taiti), sagou, tapioca, moussaclie, ecc. In base alia grandezza media massimaj i granuli degli aniidi possono disporsi in una scrie discendente a cominciare dai- I'amido di patata, che e il maggiore, sino a finire con quello del riso clie e il piu piccolo (non tenendo conto dei granuli composti di quest'ultimo e di quelli dell'avena) : 46 MICROSOOPIA APPLICATA ALL'IGIENE Patate, siuo a 100 e piii \x. Castagne, siiio a 30 [x. Legaiiimose,siiioa60ei»iu;j;. Grano saraceno, sino a 20 ;/. Segala, sino a 53-57 |a. Dura, sino a 33-41 \i. Frumento, sino a 43-47 |j. Avena, sine a p.. Orzo, sino a 33-37 ii. Riso, sino a 7 |i. Mais, sino a 30 |ji. In base al niodo di riiiuirsi fr<( d'l loro, i granuli
  • 1^ potassa e in quelle del 0,75-1 7o I'l soda, distruggono solo quelli di frumento, segala, orzo, lasciando intatti quelli del mais e piii se di mais bianco clie di mais giallo. Tra i mezzi maceranti la miscela di Scliultze distrugge tutti i granuli; diluendola almeno col doppio di acqua i granuli di mais resistono di piii. Tra i vari colori di anilina alcuni non colorano gli amidi, altri li colorano lievemente ed uniformemente, altri intensamente, ed altri colorano preferibilmente quelli di mais, come il rosso-ma- genta, il giallo-acido G., la dahlia, ecc. b) Caratteri S2)eci((Ji (lei granuli priucipali: Tecnica di esame. — Generalmente per studiare i granuli di amido si pone un poco di farina in una goccia d'acqua o di glicerina diluita, apesso anche leggermente iodata e si sottopone il preparato all'esame raicroscopico, os- servandolo con lenti a secco (Oc. 3, obb. 6, Kor.). Pero questo raetodo non puo dare risultati conformi al vero, allorche si tratta di rilevare la gran- dezza del granuli stessi, poiche essi non vengono egualmente idratizzati. Occorre quindi che precedentemente il materiale in esame venga versato in un bicchiere a calice pieno d'acqua (bastano pocbi pizzichi di amido) ed al- lorche nei fondo del vaso si e formato un certo deposito venga raccolto, mediante pipetta e sottoposto all'esame. £ anche utile prima di proceder© MICBOSCOPIA APPLICATA ALL'IGIEXE 49 a qaeata operazione di far passare la farina successivamente attrarerso a tre stacci a maglie aempre piii fine (mm. 0,75-0,50-0,25) e raccogliere la fa- rina che rimane nell'nltimo staccio, sebbene questo procedimento non sia strettamente neceasario. Simjoli granidi d'amido. — Xella descrizione di questi granuli €redo utile dal punto di \ista didattico incoininciare da quei graniili cbe presentano caratteri completi e via via teruiinare con quelli che li presentano meno compleii. 1° J./«irfo di pataie (fig. 15 1. — Globuli ovoidi o piiiformi di fig. 15. grandezza variabile sino a 100-120 fi. generalmente isolati.con stria- tiira sempre visibile, concentrica attorno all" ilo eccentrico per lo piu pnntifomie: attivi alia luce polarizzata in campo oscuro e chiaro: 2° Amido di leguminose ifig. IGj. — filobuli reniformi ed ovoidi di grandezza variabile sino a 80-90 |jl. isolati, con stria- tura periferica, con ilo centrale rappresentato da una fessura C'ELLI 4 50 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE longitudinale, sfrangiata agii estremi; attivi in campo oscuro e chiaro ; 3" Aniido di segala (fig. 17). — Globuli sferoidali appiat- titi, isolati, alcuni grandi sino a 57 jx, altri piccoli, con striatura per lo pill non visibile, ma a volte visibile alia periferia, con ilo tig 17. centrale non perb esistente sempre in tutti i granuli, raramente piintiforme, per lo piii crociato, tricorno o stellato; attivi in campo oscuro ; 4" Amido di frumento (fig. 18). — Globuli rotondi, visti di ^^.O) 'Q-i i^ ■ — y 1 J ^^ i /I P \J Jo Q fronte, a lente biconvessa visti di lato, grandi sino a 47 |ji, isolati, con striatura rarissimamente visibile alia periferia, con ilo quasi costantemente invisibile, attivi alia luce polarizzata solo in campo oscuro : MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 51 y^ Amido (U orzo (fig-. 19). — Globuli rotoiidi ed ellittici con tendenza ad assiimere la forma irregolarmente tondeggiante a bordi alquanto sinuosi ed ondulati, giandi sino a 37 )i, isolati, con striatura spessissimo invisibile anche alia periferia; attivi solo in campo oscuro; > j,.^ ^ a, j^ y ^ ■jT >i a ,(X) . vV >. y5 "J a Q fig. 19 tig. 20. 0" Amido di caatagne (fig. 20). — (Tlobuli polimorfi (lentico- lari, poliedrici, piriformi, a goccia cadente) grandi fin a 25 }i, isolati, con stratiflcazione ed ilo poco evident! e di essi attivi alia luce polarizzata soltanto i piii grossi ; 7" Amido di mais (fig. 21). — trlobuli nettamente poliedrici 52 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIEXE quelli del mais giallo (fig. 21-rt), ad angoli smussi qiielli del mais bianco, grand! quelli del mais giallo sino a 30 \i (in media 20-25), quelli del mais bianco pure sino a 30 (in media 22-27) ma la mag- gior parte 15-20 p, isolati e riuniti a grandi ammassi, con stratifi- cazione per lo piii invisibile, con ilo in molti pantiforme od a croce; attivi alia luce polarizzata in campo oscuro e, meno spesso, appena nel chiaro; 8" Amiflo di dura (fig. 22). — Globuli irregolarmente polie- drici ad angoli un po' smussi, raramente con stratificazione visibile, con ilo profondamente incavato, triraggiato, a croce, stellato o lineare, grandi da 4 a 41 }x, cioe i granuli grandi |x 33-41, i medi 13-18, i piccoli 3-7. attivi in campo oscuro; 9" Amido di (jrano saraceno (fig. 23). — Globuli irregolar- '% ^ ^^ o °j^:<'i fig. 23. mente poliedrici isolati e riuniti ad ammassi, generalmente aventi una forma allungata con ilo centrale a volte raggiato, alcuni grandi MICEOSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 53 4-8 }i, altri 10-15 e tutt'al piii 20 ji, attivi in campo oscuro alia luce polarizzata; 10** Amido di arena (fig. 24). — Grlobuli poliedrici, isolati, grandi jx 9 o riuniti ad ammassi rotondi od ovoidali grand! 42-60 p., detti granuli a mosaico, senza stratificazione ne ilo visibili ; inat- tivi quasi completamente alia luce polarizzata; 11" Amido di riso (fig. 25). — Globuli poliedrici isolati o riu- niti in granuli a mosaico della forma del reticolo cotiledonare cioe ovoidale, gli uui e gli altri piii piccoli di quelli della avena, senza stratificazione ne ilo visibili, completamente inattivi alia luce po- larizzata. 2. Esame del reticolo cotiledonare. — II reticolo cotiledonare co- stituisce la trama dell'albume e pub paragonarsi ad un cribro a fori di varia forma dentro i quali si trovano i granuli di amido. Di 54 MICROSGOPIA APPLICATA ALL'IGIENE esso si trovano i resti nelle farine, non potendo venir separate dal- I'amido mediante la macinazione. Per studiarlo si pratica la setacciatura della farina attraverso ai tre stacci a fori aempre piu stretti, si raccolgono le massette rimaste auU'ultimo staccio e si trattano in un vetro da orologio a freddo con potassa all'l ",'„ od a caldo con carbonato sodico al 10 % fino a che sono divenute trasparenti e si sottopongono all'esame microscopico schiacciandole tra il vetrino coprog- getti in una goccia di glicerina diluita. Si pno anche facilitare la ricerca dei reticoli trattando una certa quan- tita di farina con acido nitrico al 50 "/o che distrugge gli amidi; nel depo- sito che si forma si trovano i reticoli intatti. .11 reticolo amilifero present a caratteri diversi a seconda del seme da cui proviene, i quali caratteri si rilevano dalle forme delle magiie, dallo spessore delle pareti, dalla resistenza alia potassa. Eiguardo alia forma delle magiie, il reticolo amilifero piio essere (fig. 26) : b 1 9 'i'^o:»C r fiS. 2G. 1" a magiie tendenti alia forma rotondeggiante (friimento, orzo, rig. 2G-fl); 2" a magiie tendenti alia forma quadrangolare (segala, fig. 26-&); 3" a magiie tendenti alia forma quadrata o poliedrica (mais, riso, fig. 26-c); MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 55 4" a magiie ovalari ma irregolari (leguminose, fig'. 26-f?). liiguardo alio spessore delle pareti il reticolo aniilifero pub pre- sentarsi : 1° a pareti sottili (dura, riso, fnimento, segala, orzo); 2" a pareti spesse (leguminose e mais). II reticolo amilifero e poi caratteristico nella dura e nelle legu- minose : 1" per la presenza lungo le pareti del reticolo, di nodi rifran- genti piriformi (dura, fig. 26-e) ; 2° per la divisione del reticolo in tante concamerazioni da membrane perforate e per la presenza di lacune nei puuti di divi- sione dei sepimenti (leguminose). Eiguardo alia resistenza del reticolo amilifero alia KOH, il Di Vestea ha potuto osservare che trattando il medesimo con tre soluzioni diverse di KOH, I'una al 2 "/o? I'altra al 5 /„ e la terza al 10 y„, si osserva che alcuni reticoli sono distrutti dalla KOH al2*V altri dalla KOH al 5 altri dalla KOH al 10 ed O, ttiiVii vic*iiiv ^^^^^ II.. -i^v. , o, altri ancora resistono a quest'ultima soluzione. £ cosi possibile stabilire a mio avviso i quattro gruppi se- g'uenti, piuttosto che tre, come originariamente e stato fatto : Tabella I. Gruppi Reticoli amiliferi Potassa 2 «/„ Potassa 5 '/« Potassa 10 '/i I gruppo II gruppo III gruppo IV gruppo /' Frumento ' Distrutto rapid. Id. Id. lent. Id. rapid. Id. Persistente Id. \ Orzo ■ j Segala ' Avena Grano saraceno. Mais giallo e rosso. Riso Mais bianco. Uura . . . . \ Leguminose. ^aggina. Id. Id. Id. Id. Distrutto lent. Distrutto Persistente Id. M. Id. Distrutto Id. Persistente M. Dal modo di diportarsi dei vari reticoli di ciascun gruppo, si possono poi stabilire in qualche caso delle differenze : cosi il reti- colo del frumento e quello della segala sono bensi distrutti am- bedue dalla KOH al 2 V^, perb quello del frumento e distrutto rapidamente, anzi lo e gia dalla KOH all'1,5 /„, mentre quello della segala viene distrutto piii lentamente e solo dalla KOH al 2 •* . 56 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGIENE 3. Esame microscopico del peli. — I peli si trovano nelle fariue provenienti dai semi dei cereali, e benclie la loro ricerca non giovi sempre alia diagnosi, pure e sempre utile tentarla nei casi diibbi. Essi si ricercauo raccogliendo le particelle clie rimangono galleg- gianti sulla superficie dell'acqua versata in un bicchiere a calice in cui si siano gettati pizziclii di farina raccolta, dopo la setac- ciatura, sugli ultimi due setacci o prendendo un ]w' della scliiujna che si forma facendo bollire 2 o 3 gr. di farina in 100 cmc. di ac- qua ed esaminandola in una goccia di idrato di cloralio. Xei peli si studia la lunghezza, lo spessore della parete, la lar- ghezza del lume, la configurazione. Riferendoci soltanto ai peli del frumento (fig. ^l-a), della segala (fig. 21-h), dell'orzo (fig. 27-c), dell'avena, (fig. 27-^7), eccone le di- mensioni dalle quali si possono trarre poi i rapporti tra il lume e le pareti, rapporti che si crede generalmente abbiano grande va- lore nella diaguosi differenziale tra segala e frumento : MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIEXE 5Z' Lungliezza dei peli: Frumento |a 120-800 Segala » 50-420 Orzo . . . » 60-250 Avena » 1000 Spessore dei peli : Frumento . Segala . . Orzo . . Avena . . flg. 27. jx 15-21 » 9-17 » 8-20 » 25 58 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE Spessore delle pareti: Frumento (piii spesse della segala). |a 7 Segala (raeno spesse del frumento). » 3-4 Orzo » 4 Avena » 10 Larghezza del lume : Frumento (meno largo della segala) |i 2-4 Segala (pin largo del frumento) . » 2-7 Orzo » 4 Avena » 8 Eiguardo alia conflgurazione i peli sono generalmente rappre- sentati da cellule molto allungate terminate a punta e slargate alia base con lume interno naturalmente di forma conica. Quelli dell'orzo terminano per lo piii a punta tronca, per cui tino a un <3erto punto e possibile distinguerli da quelli del frumento e da quelli della segala. Quelli di quest'ultima per il loro ampio lume non si possouo confondere con quelli del frumento. In quanto a quelli del- I'avena souo i piu lunghi di tutti e i piii grossi : presentano quindi dimensioni superior! a quelle di tutti gli altri peli. I peli di altre cariossidi differiscono poi notevolmente da (pielli descritti; cosi p. e. i peli della dura sono spesso a lume trasver- salmente diviso, perche pluricellulari. 4. Esame microscopico della crusca. Quelle parti del seme che racchiudono il tessuto amilifero costituiscono ia cosi detta crusoa. Di questa se ne osserva sempre qualche traccia nelle farine anche le piu fine, e la sua ricerca h specialmente importante nella diagnosi dififerenziale dei tre principali cereali: frumento, segala, orzo. Tecnica d' esame. — Per esaminare la crusca h utile distendere la farina sopra un foglio di carta bianca in sottile strato, aiutandosi collo spigolo di un cartoncino e poi scegliere con una pinza i frustoli. Questi potrebbero senz'altro esaminarsi al microscopic : pero, come ha fatto rilevare il Di Vestea, capitando per solito di piatto, non possouo di regola, comunque rischiarati, far rilevare distintamente quel complesso di note istologiche, che si impara a conoscere in tagli praticati perpendicolar- mente alia superficie dei semi. E meglio quindi praticare delle sezioni iucludendo la crusca in gelatina glicerinata aggiunta di un po' di acido fenico perchfe non vi si sviluppino microrganism i . AU'uopo si raccoglie la crusca nel modo indicato e la si fa rigonfiare in acqua distillata nel fondo di una provetta, facendo bollire I'acqua per qualche minuto ovvero tenendola a bagnomaria a 50-55° per qualche tempo. Si versa quindi I'acqua della provetta, si radunano i frustoli di crusca, si spremono MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 59 fra due fogli di carta bibula e si gettano in una capsulina di vetro o di por- cellana munita di beccuccio, nella quale si e niesso in precedenza un po' di gelatina glicerinata fusa, e vi si lasciauo stare a dolce calore per 1 ora. Po- scia si versa le gelatina con ia crusca in una doccia o in un canale a fondo cieco praticato in un midollo di sambuco; si lascia raffreddare e rapprendere la gelatina e poi si pone il midollo di sambuco nell'alcool a So''-90°, che di regola dalla sera al mattino mette in grado di potere eseguire le aezioni o a mano o col micxotomo, Le sezioni poste sul vetro portoggetti si riscal- dano lievemente in modo da fondere la gelatina e da permettere di togliere il cercine di sambuco che sta tutt'attorno, si ricoprono con una goccia di gelatina glicerinata fusa che si copre col vetrino coproggetti e cosi sono pronte per lo esame, il quale va fatto all'ingrandimento di 40-50 diametri. Parti della crusca. — Sezionando trasversalmente la crusca e possibile di- stinguere in essa una serie di strati comixni a tutti i semi che, seguendo i ■dettami della botanica, sono i seguenti: il pericarpo o perlsperma (che co- stituisce le pareti del seme) distinto in tre strati: epicarpo; mesocarpo; «ndocarpo; lo spermoderma distinto come sempre in due strati, testa ed endo- pleura o tegmen; lo strato delle cellule aleuroniche. Ora, gli strati suesposti, nelle crnsche delle diverse cariossidi, presentano delle diversity che rendono possibile di poter stabilire a quale vegetale ap- partenga la crusca in esame. Senza entrare in pafticolari e attenendoci ai soli caratteri ditferenziali che presenta ciascuna crusca, ecco quanto e strettamente necessario saper conoscere per potere stabilire a qual seme appartenga la crusca presa in esame. Crusca del fnimento (fig. 28). — L'epicarpo e caratterizzato da vari strati di cellule allimgate a pareti spesse, oiallo-brune. 2jo ooqoooooc fis;. 28. II mesocarpo e caratterizzato dalla presenza delle cosi dette cel- lule di cintura, die sono cellule giallicce grandi ir)4-192 [a, splen- denti, punteggiate, piuttosto diritte o incurvate alquauto nel senso 60 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE del diametro wiiuore della cariosside. Queste cellule souo comu- nemeute riteuiite caratteristiche dell'endocarpo, e allora il meso-^ carpo viene descritto risultante di vari strati di grandi cellule punteggiate costituenti un tessuto facilmente lacerabile sottostante agli strati dell'epicarpo. Pero questa distinzione degli strati del pericarpo nou e secondo quella data dai botanici (Strassburger ])er es.). Invece I'endocarpo h caratterizzato dalla presenza di qualclie cellula otricolariforme : esso perb nel seme adulto e poco o niente visibile. Lo sperinoderma ordinariamente si distingue in due strati: I'esterno detto bruno, e I'interno ialino: perb realmente esso consta. di tre strati: I'uno forinato da una membrana sottile, scolorata, di aspetto omogeneo, I'altra di una membrana sottile, bruna, formata da cellule le cui pareti lateral! non sono bene distinguibili e la terza di una membrana bianca molto rifrangente. Lo strato delle cellule aleuroniche e costituito da grandi cellule poligonali viste di fronte, rettangolari viste di lato; questo strato h spesso JA 50-5o. Crmca della seyala (fig. 29). — La struttura degli strati della crusca della segala e pressoche simile a quella del frumento, ne differisce perb essenzialmente perclie lo strato delle cellule di cin- lig. 29 ttira e formato da cellule alluugate die si i^resentano incurvate verso lo esterno mentre quelle del frumento se si presentano incur- vate, lo sono verso V interno. Dippiii lo spessore della crusca e almeno di '/. inferiore a quello del frumento: difatti quella del frumento misura pi 110-120, men- tre quella della segala misura }x 95-100 in media (Di Vestea). MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 61 Crusca deU'orzo (fig. 30). — La stnittura degli strati della cru- sca dell'orzo diversifica da quella del frumento per la preseuza sul pericarpo dei rosidui delle glume, cioe di protuberanze coniche fig. 30. per rimpiauto dei peli, nonche per la presenza di un triplice strato di cellule aleurouiclie, mentre nel frumento e nella segala questo strato e costituito da un solo filare di cellule. Crusca del mats (fig. 31). — £ specialmente caratteristica per- fiff. 31. che il pericari>o e rivestito di uno strato ondulato per la presenza di cellule a parete spessissima a lume largo, sotto le quali trovansi delle cellule fusiformi a lume stretto. In quanto alio strato sper- modermico e pocliissimo sviluppato e uon preseuta niente di carat- 62 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENB teristico. Lo strato delle cellule aleuroniche generalinente e unico ma puo mostrarsi anche doppio. Cnm-a (JeWarena (flg-. 32). — £ caratterizzata dal perclie ad essa stanno adesi frammenti delle glume del seme, costituiti da uno strato esterno di cellule a pareti spesse ondulate, incastrate le une I fig. 32. nelle altre, sul quale si tiovano o cercliietti clie rappreseutauo i punti ove eraiio impiantati i peli o i peli stessi essendo quest! di- stribuiti su tutta la superficie del seme. Seguono poi van strati di cellule fusiformi, un parenchima a pareti sottili nel (piale si puo trovare clorofilla. Lo spermoderma e sottile e bruno, lo strato delle MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGlENE 6S cellule aleurouiehe e unico. Lo spessore della crusca e cli 50 \x in media (Di Vestea). Crusca del riso (fig. 33). — £} caratterizzata per lo piii dal solo strato spermodermico costituito di cellule rettangolari o irregolari o allungate a pareti sottili e dallo strato ialino. Quando si trovano anche le glume del seme, queste sono formate sia da uno strato di cellule a parete molto spessa irregolarmente cubiche a lume grande con insenature, fra le quali cellule stanno incastrati i peli, sia da cellule fusiform! in vari strati. Crusca del grano saraceno (fig. 34). — £ caratterizzata dalla presenza, procedendo dallo esterno all'interno di uno strato di cellule a parete spessa e a lume grande come nel mais, di varl strati di cellule fusiformi a lume stretto e parete spessa, di vari strati di cellule grandi a pareti sottili die si trovano negli angoli del seme e clie costituiscono quello clie comunemente chiamasi parenchima : in questo tessuto si nota la presenza di fasci vasco- lari a spirale. Segue lo spermoderma formato da cellule rettango- lari sottili costituenti una membranella. Crusca deJla dura (fig. 35). — L'epicarpo e rappresentato da r^QCi^ Jig. 35. una cuticola sottile e priva di percettibile orgauizzazione. II mesocarpo e formato da due sovrapposti filoni di cellule a grosse •64 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE •pareti alkmgate uel senso della direzione della lunghezza del seme: hanno forma tubulare, contorni ondulati e sono ricclie di iDori di- sposti generalmente lungo la linea mediana del loro asse maggiore. L'eudocarpo e formato da cellule di spessore variabile a con- torni non ben definiti: in sezione longitudinale si riconoscono pero per fibre. Lo spermoderma consta di quattro strati, due di cel- lule tubulari lunghe e sottili, due rappresentati da due sottili membrane probabilmente corrispondenti alio strato ialino e bruno della crusca del frumento (Tortelli). f Crusca delle leguminose (fig. 36). — La crusca delle legumi- nose, presenta un prinio strato di cellule molto alluugate disposte flg, 30. nel senso dell'asse minore del seme o strato delle cellule a paliz- zata; un secondo strato delle cellule cos) dette prismatiche perclie formate da cellule allungate di forma prismatica addossate le une alle altre e contenenti cristalli di ossalato di calcio; un terzo strato delle cost dette cellule stellate perche formato di cellule irregolari o raggiate con spazi fra di loro; dallo strato spermodermico formato da un filare di cellule irregolarmente quadrangolari punteggiate o strato parenchimatoso e da uno strato di cellule rettangolari o epidermide inferiore. Di guisa die riunendo assieme i caratteri principali coi quali ^e lecito diagnosticare la specie di una crusca, ne risulta : MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 65 1" cht' Ja entfica del frumento ha di caratteristico la preseuza (li uno strato di cellule di cintura allnngate dritte o leggermeute curve verso I'interno; 2** die la crusca della. segala ha di caratteristico la presenza di uno strato simile lua con le cellule a semiluna presentanti la loro curvatura rivolta airesterno; 3" che la crusca deWorzo ha di caratteiistico specialmente la presenza di un triplice strato di cellule aleuroniche e la eventuale presenza della gluma ; 4" die la crusca del mais ha di caratteristico la presenza sul perisperma di una cuticola a superficie ondulata formata da un primo strato di cellule a parete niolto spessa e a lume largo; 5" che la crusca della dura ha di caratteristico le cellule ricclie di pori lungo la loro linea niediana, e lo spermoderma composto di quattro strati; 0° che la crusca del (jrano saraccno ha di caratteristico i niolti strati delle cellule dell'epicarpo varie per forma e dimensione; 7° die la crusca delV arena ha di caratteristico la presenza di un primo strato di cellule incastrate le une nelle altre con dei cefchietti fra di loro rappresentanti i punti di inserzione dei peli o coi peli stessi ivi impiantati; 8'' dielacrusca del riso ha di caratteristico, quando si trovano i resti delle glume, la presenza di un primo strato di cellule irre- golarmente cubiche a pareti spesse e lume sfrangiato fra le quali sono incastrati i peli; 9" die la crusca delle leguminose presenta di caratteristico lo strato delle cellule a palizzata, oltre poi alio strato delle cellnle pri- smatiche con cristalli di ossalato di calcio ecc. Natiiralinente nelle farine possono tro^ai'si altri frnstoli uon appai'tenenti alle crnsche descritte. Cosi per es., potranuo trovavsi frammenti di hiiccia di palate dei quali si paria a pag. 82 o i frammenti della huccia delle castaffne e propriamente delPen- doplenva o buccia interna. Qnesti frammenti esaminati al microscopio si pre- sentano formati da cellnle pentagonali o esagonali brune irregolari e riunite CELL! m MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE da prolungameuti nella castagna amara {aesculus hyppocastanum) (fig. ol-a) saldate insieme nella castagna mangereccia caatanea vesca (fig. 37-Z)). Finalmeute si potranno anche trovare, specialmente nelle farine che ser- vono di aliiuento agli animali, dei corpnscoli angolosi vitrei rosso-cupi i quali seziouati presentano un primo strato forniato da grandi cellule ciua- drau<^olari a pareti sottili, un secondo strato di cellule irregolari poco di- stinte, con nno strato di cellule alluugatc e poi uuo strato di cellule poli- o-onali quadraugolari conteneuti una sostanza bruna, ecc. (tig. 38): questa struttura (■ propria del linnm usitotisshniim. r^ c c£ ' "^^ 3 ?^\ C ^- tifl fig. 3S. 2. ESAME PEK KICONOSCERE SE IX UNA FAUINA ESISTANO ELEJEENTI APPAKTENENTI A SEMI NOCIYI. — Qufindo il gTanO 11011 e stato bene vagliato ovvero qiiando e stata commessa ima frocle, si puo trovare nella farina traccia dei cosi detti semi eterof/enei, di cui alcuui s;ono realmente dannosi alia salute perclie cansa di disturbi nervo.si e gastvo-euterici. I semi eterogenei clie ]»ia comunenieiite si trovano luescolati alle farine soiio: il lolio fJolium tcmuhntvm) : il niello fagrostenima (jitha{ioJ ; il melampiro (melampirum xnaienHe s. arrensej ; il latiro flatJiyriis aphaca ci dimenuH) ; la veccia (vicia satiraj; la saggina fmrghion vulgaris); il delfinio ((leJpliinium consolidaj ; il rafano selvatico (raplianns raphraniHirum): \\ rinanto (rinanius maior vt minor) ; I'atreplice (atreplix astata). La ricerca di quest! semi si fa sia col semplice esame micro- scopico della farina sia con ricerclie microcliimiclie. Coir esame microscopieo : 1" data la presenza di lolio, si note- ranno i cosi detti corpnscoli del lolio, ossia dei corpi grandi 20-50 \>. rotondi o reniformi format! da un mosaico di granuli poliedrici addossati gli uni agli altri e grandi 3 \i. in media (fig. 30), nonche frnstoli di crusca die lianno molta rassomigliauza con quelli del frnmento, ma clie se ne distinguono per alcnne partico- MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGIENE 67 larita, come per il colorito giallo-verdastro a riflessi violacei del pericarpio, per lo spessore di 70 [i, ecc. In pratiea del resto pno .tS^^o togliere ogni dubbio il trovare, dopo trattauiento del frustoli con potassa al 10 % , fra lo spermoderma e lo strato delle cellule aleii- roniclie, il micelio di nu fungo, iatto questo clie non si trova mai nella crusca del frumento. A (juesto fungo si 6 attriljuita di recente molta iniportanza poiclic alcuni creciono clie I'azione tossica (clie si esplica con la produzione di vertigini) clie produrrebbe il lolio, e qnindi la prodnzione della sostanza tossica detta temulina, sia dovuta al fuiigo stesso. II fatto che solo il lolium temulentiuii ba (luest'azione, e cbe altre graminacee come la segale producono vertigini iinando la loro carioside c invasa da un micelio analogo, confermerebbe questa ipotesi e induirebbe a sospettare cbe si tiatti di un unico parasita, clie secondo il Ludwig sarebbe la ciboria gfrumantrna .>■. temulenta. 2° data la presenza di mcJlo o fiittaione, si noteranno i cosi detti corpuscoli amidacei dell'agrostemma (fig. 40-fc) ossia dei corpi i'*"'*'?. tig. 40. allungati cuneiformi finamente pimteggiati per la presenza di flnis- simi granuli di amido, i quali si disgregano qnaudoi corpi amidacei vengono trattati con I'acqna e si vedouo mnoversi nel liqnido con 68 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE movimento browniauo, nonche per quella di frustoli di cruscay che, sezionati, mostrano alia periferia delle protuberanze, le cosi dette villosita dell' agrostemma, pressoclie coniclie, rapi)re- sentanti in sezione gii aeulei die trovansi sulla superficie del seme (fig. 4.0-a). Le farine uiellate si giadicano iusalubri al liniite di 0,50 "/„. II Di Vestea,- consiglia percio di distendere la farina col metodo Pratesi e di raccogliere pazientemente, dopo spruzzatiira col liquido Vogl, i punti neri reperibili in 5-6 quadratini di 4 cm. di lato, servendosi di apposito cartoncino portaute appunto una perdita di sostanza di 16 cm^. Egli lia veduto che una farina niellata al 0,50 % lascia pescare sopra una superficie di 16 cm'^, in media 5 frammentini di perisperma chiaramente ideutiticabili, ed ha concluso col dire che si giudichera la farina insalubre o nociva qnando trovansi di quegli elementi in ogni cami^o di 16 cm*, in nuniero non minore di 2-3. 3" data la presenza di mclampiro (fig. 41), si iioterannOj frustoli di crnsca, che alia sezione i)reseutansi formati da nno strato cuticolare giallo-briino, sotto al rire il gittaione solo (juando trovasi mescolato alia farina almeno al 5 % e il Udio almeno all's " '„ . il Pratesi consiglio di distendere la farina in sottile strato sopra un piatto di porcellana, bagnarla col reattivo del Vogl e osservare se si notava la presenza di punti rosci i ([uali starel)bero a in- dicare la presenza di frustoli di lolio, ecc. Procedimento con la potassa al JO °/„ e I'acido solforico al 10 "/o. — Anzi- tutto, si po3sono, distesa la farina secondo il metodo Pratesi, spruzzare due preparazioni, Puna col liquido di Vogl, in cui all'acido viene sostituita la potassa al 10 "/o, e Paltra con lo stesso reattivo sostituendo alPH CI, VH'- S0'\ Cosi, secondo il Terni, si mettono subito in evidenza quali elementi reagi- scono alia potassa o all'acido o ad ambedue i reattivi, e quali rimangono inalterati nelle loro tinte. Si possono anche raccogliere con qualsiasi metodo dei frustoli di crusca, e po.stili in acqua distillata e messo a fuoco il prepa- rato (osservandolo a debole ingrandimento), porre ad un lato del vetrino coproggetti un pezzetto di carta bibula in modo da stabilire una correute di liquido dal preparato, e dall'altro sostituire goccia a goccia la soluzione dt potassa o d'acido solforico. MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 71 Con questi truttamenti il Terni ha notato che in generale coll'alcali i pigment! reagiscono con una gradazione di tinte dal giallo-verdasfcro al verde sino all'azzurro intense e coll'acido dal rosa pallido sino al rosso scarlatto e al rosso mattone e ha potuto stabilire il qiiadro segaente nel qiiale tro- vansi indicate le colorazioni assnnte dal perisperma dei pin diversi semi dopo il trattamento microchimico. Peril, per quanto consta tlalla mia esperienza, non bisogna credere che le colorazioni _ indicate dal Temi per i pericarpi dei vari semi siano in tutti i casi assolutamente specificlie si da aft'ermare clie un dato frustolo appartenga certamente ad un seme piiittosto die ad un altro, perclie in alcuni casi non le lio trovate corrispondenti a quelle indicate nella tabella : per conto mio sono d'avviso che queste ricerclie neeessitino di nlt^riori e piti nunierosi controlH. 72 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE Tabella 2. Semi Colore normale ' Potassa 10 ",o del perisperma Acido solforico 10 "/o Frumento giallo pagliarino giallo: leggera colora- zione verdaslra delie cellule di cintura giallo; leggera colora- zione rosea delie cel- lule di cintura Orzo iJ. id. id. Segala id. piu colorato lo stra- to delle cellule di cintura giallo verdastro; colora- ziune verde chiara delle cellule di cintura giallo pon pallido; piii colorile le cellule di cintura Avena giallo pagliarino verde chiaropiu intenso neir eiidocarpio; di- slinta colorazione dei peliedella cuticola del pericarpio giallo rosa pallido Mais (giallo e rosso) giallo giallo verdastro; il reat- tivo estraei I colore an- che dall'amido nessuna reazione Mais (bianco) giallo palliiio giallo verdastro; nessu- na reazione dell'amido nessuna reazione Riso incoloro o leggermente colorato in alcuni punti in marrone nessuna reazione o leg- germente verde cliiaro nessuna reazione Grano saracenu color giallo scuro giallo verde chiaro giallo chiaro Dura giallo rosso cinahro inalterato; si colorano in verde lo spermo- derma, le cellule aleu- roniche e I'embrione; il reattivo estrae il co- lor verde inalterato Panico giallo verdaslro verde chiaro giallo rosa Miliu giallo giallo giallo rossa?tro Lolio giallo verdastro verde chiaro, verde erba persistente rosa e rosso ciliegia e rosso fucsina persi- stente MICEOSCOPIA APPLICATA ALL'iGIENE 73 Semi Colore normale • del perisperma Potassa 10 "/o Acido solforico 10 % Asro- stemma bruno marrone nessuna fpazione; il reat- tivo colora I'amido in giallo \erdastro e ne estne il colore nessuna reazione ; accen- tua leggermentc il co- lore marrone Delfinio nero(assenza di amirlo - colorazinne tiiaila delle holle di olio con tintura dijodio) nessuna reazione nessuna reazione Rafaao selvatii-o giallo d' oro (assenza giallo rossastro d'amido) giallo con ritlessi ver- dastri Rinanto gripriastro (colorazione giallo aranciato giaila con tintura di jodio) ; nessuna reazione Melami)iro giallo cliiaro . nessuna reazione id. Laliro grigio a macchie vio- lacee e nere azzurro intenso e verde mare (fugace) roS'O vinuso e rosso vio- ieilu persistente Veccia marrone con macchie nere marrone e giallo; mac- cliie viola scuro nessuna reazione Sorgo rosso marrone rosso gialla-Iro; il real- tivo estrae il colore S(;ii7a alterarne la tin- ta; colora in verde pal- liilo iospermodermae le cellule a glutlne colorlto russo piii bril- lante Atreplice niarri-'ne nessuna rea/.ione rosso bruno Fagiuolo variabile verde chiaro che si con- 1 verte in azzurro 1 rosso carminio che si convene in marrone Sesfile 1 cornuta violetto persistente nessuna reazione 1 74 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 3. ESAME PEE RICONOSCERE SE AD UNA FARINA SIANO MESCOLATE FARINE INFERIORI, FECOLE, SEGATURA DI LEGNO^ POLVERi MiNERALi. — 1. Mescolanza con farine inferiori. — Le diverse operazioni necessarie per ghuigere alia diagnosi sono le seguenti : 1° Esame microscopico delFamido dal deposito formatosi in un biccliiere a calice pieuo di acqiia nel quale si sono gettati piz- ziclii della farina in esame; 2" Esame microscopico previa separazione meccanica degli amidi la quale si fa mediante (luell'operazione die e intesa leriga- mento deWnmido. A tal uopo si impastano 10 grammi della farina sospetta, si pongono entro una pezzuola i cui capi si legano mediante un filo, e poi si sottopone il sacclietto ad uno stillicidio di acqua, raccogliendo il liquido in un b:c- chiere a calice, fino a che se ne e formata una quantity da 50 a 80 cmc. Si agita e si versa il liquido in un secondo bicchiere : si lascia riposare il liquido fino che sia fatto un po' di deposito, poi si decanta in un terzo bic- chiere e, formatosi un deposito si decanta in un quarto e, ove sia neces- sario, si ripete I'operazione in un ciointo. Cosi si riescono a separare fino a un certo punto i granuli di amido di differente peso, ciofe i pih pesanti nel primo bicchiere, i meno nel secondo e cosi di segnito. S** Esame microscopico del reticolo cotiledonare e quindi rac- colta delle massette clie rimangono dopo la fstacciatura della farina: trattamento delle medesime con potassa all'l "/„ e osservazione successiva in giicerina diluita; 4" Esame dei frustoli che rimangono a galla in un bicchiere pieno di acqua nel quale siasi versata della farina, per vedere se fra essi si trovano dei pell; .")" Distensione della farina sopra un foglio
  • appunto formati da granuli di mais. L'esame mieroscopico, che si puo fare per eontrollo, pu5 suggellare la diagnosi. Ad ovviare poi 1' inconveniente che coll' aggiunta di acqua i gi-anuli si decolorino, noi consigliamo di aggiungere uu liquido il quale conservi i co- lor! di auilina, e per questo in luogo della soluzione acquosa satura di ace- tate potassico che, attesa la sua densita. non permette che i grauuli d'amido si depositino presto, consigliamo I'uso del liquido Kipart e Petit. Qaesto liquido ha la seguente coinposizione : acqua canforata gr. To; acqua distillata gr. 7r>: acido aoetico glaciale gr. 1; acetato di rame gr. 0.30: cloruro di rame gr. 0.30. MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGIENE 77 Anzi uoi coloriamo addirittura coa sostanze coloranti sciolte invece che in acqiia, nel liquido siiddetto poi avvenuta la colorazione, decantiamo, ag- giungiamo il liquido piu'o, lasciamo riposare ed esaminiamo macroscopica- ineiite e microscopicamente il deposito. Procedimenti per riconoseere le farine di leguminose agginnte a (juella di frnmento. la quanto all'aggiuuta di farina di leguminose a quella di fruniento, bi- sogua anzitutto non credere sofisticazione, cio che invece pub essere una qualnnque casualita, poich^ come bene si esprime il Valenti, e noto che in una farina di frnmento anche la meglio lavorata si pu5 fcrovare alPesame mieroscopico qualche granule di leguminose, specie di veccia, poicht' non sempre si riesce a vagliare i grani in raodo assoluto dalle etesse, ed a questo bisogua ben badare quando si debbano fare delle perizie per non esser tratti in errore credendo trattarsi di un'aggiunta fraudolenta quando questa in realta non esiste. A tal uopo si puo cominciare col prendere un graramo della farina da esarainare: lo si agita in tina provetta da saggio con 10 cmc. di una solu- zione a parti eguali di acqua distillata ed acido solforico puro concentrator appena perb si h fatta la mescolanza e c' e ancora sviluppo di calore. Dopo alcuni minuti si osserva che il materiale ha acquistato un colorito giallastro e il liquido ha preso una consistenza sciropposa. Se la farina h di leguminose, rapidamente il liquido acquista un colorito roseo, che mano mano va facendosi sempre piii intenso fino a divenire rosso- vinoso. Di piu si forma alia saperficie uno strato denso costituito da quasi tutta la farina esaminata. Se la farina al contrario e di frnmento puro, acquista dopo un tempo piii lungo che nel primo caso una lieve colorazione rosea, che mantiene immu- tata anche per dodici ore, non raggiungendo cosi il colorito rosso-vinoso caratteristico della farina di leguminose. Tutta la farina inoltre si discioglie nella soluzione, dimodoche nulla riniane galleggiante alia superficie del liquido. Se la farina linalmente risulta costituita dalla mescolanza di leguminose e frnmento, il liquido. anche quando le proporzioni di farina di leguminosa aggiiinta sia del 4 "/.,, assume rapidamente una colorazione, che da rosea, diventa dopo quindici minuti circa,. di una tonalita rosso- vinosa non perb tanto carica come nel primo caso. Ls due farine si riescono a differenziare, perche quella di leguminose gal- leggia, mentre quella di frnmento si scioglie. Si pub anche adoperare il metodo del Vogl ed a tal uopo si prendono 2 gr. della farina e si trattano con 10 cc. del reattivo, si agita e poi si lascia in riposo. Se il liquido si colora in rosso porpora, vuol dire che la farina con- riene leguminose. Perb con questo metodo non si pub stabilire quanta sia la farina di le- guminose aggiunta, mentre con quello del Valenti pare si possa invece stabi- lire sino al limite del 4 "o, rimanendo perb incerto se le dosi sono minori. 78 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIEXE In tale caso si ricorre all'esame microscopico col quale non basta ricer- <;are i granuli d'amido, perch^ si possa scoprire la frode, ma i reticoli coti- ledonari, dal numero dei quali la diagnosi puo essere avvalorata. Dagli studi del Di-Vestea si conosce la resistenza differente, che hanno il reticolo cotiledonare della farina di frumento e quella di leguminose trat- tati con soluzione di potassa caustica : in una soluzione all'1,5 % il reticolo cotiledonare del frumento si distrugge in pochissimo tempo, mentre quelle delle leguminose non viene distrutto neanche dalla potassa al 10 %. Orbene dalle ricercbe del Valenti risulta che ancbe con gli acidi il reticolo cotiledonare di leguminose si comporta in modo da poterlo diiferenziare agevolmente da quelle di frumento. In soluzioni infatti di acido solforico puro concentrato ag- giunto di parti uguali d'acqua distillata, il reticolo delle leguminose si mette in evidenza e persiste a lungo. mentre quelle di frtimento si distrugge subito ; percui, trattando una mescolanza di farina di frumento e leguminose con I'a- cido solforico a parti uguali con acqua, si riescono mettere in evidenza i reti- coli e ci si pu5 fare un concetto del numero dei medesimi nelle farine ; quindi 86 vi sia frode o no. All'uopo si prendono 10 grammi di farina e s'impastano bene in un mor- taio con 50 grammi d'acqna della soluzione notn. Si versano in un bicchiere a calice e vi si aggiungone altri 50 grammi della soluzione agitande con una baccbetta di vetro. In una farina centenente leguminose nella proporzione del 4 % , si ritro- vano in ogni campo del microscopico da 4 a 5 reticoli cotiledonari. In pro- porzioni maggiori la quantita aumenta gradatamente. Volendo poi distinguere le diverse specie di leguminose che sono state aggiunte, il solo mezzo microchimico non h sufficiente : se nelle prove pre- liminari la farina e di fagiuolo o fava, ad esempio, con acido solforico ed acqua si ha un colorito, che, prima rosee, acquista presto un colore rosso- vinoso, mentre se c'e veccia va dal gialle-bruno a quelle dell' infuse di caflfe: perb nou si tratta di dati su cui seriamente fondarsi. Si puo anche ricorrere al procedimento sierodiagnostico. II Bertarelli ha all'uopo preso in esame le farine di fagiuolo, di pisello, di lenticchia, di fava e di Teccia ineculando con gli estratti acquosi di questi semi i co- nigli per 6-7 settiinane. Egli ha ottenute sieri precipitanti specifici per I'inftiso di pisello, fagiuolo e di lenticchie nella concentraziene di 1 a 6000. Naturalniente pero, questo genere di ricerche ha bisogno di ulterieri studi. Procedimenti per riconoscen' la farina di segale a{igiunta a quella di frumento. L'aggiunta di farina di sefiala h melto pin difficile a stabilirsi. Si puo an- zitutto usare il metodo del Wittmart. A tal uopo si sospende 1 gramme della farina sespetta in 50 cc. di acqua, e si riscalda lentamente a 62° C, poi raffred- data la miscela, si esamina il depesito al microscopie. In genere si trovano, inalterati o pece alterati i granuli di amide di frumento, mentre quelli di se- ^ala sono rigonfiati e spaccati. MICROSCCPIA APPLICATA ALL'IGIEXE 79 A questa prima prova di orieutazione bisogua poi aggiiingere quella delle- vigamento dell-'amido e della misura dei diametri dei globuli pin grandi : poiche, come h stato detto altrove, i grossi granuli della segala hanno dei diametri (intorno a 50 ;j) i quali non sono raggiunti da quelli piu grandi del frumento. Nel contempo in questi granuli si nota con costauza Pilo crociato o ad ipsilon. Finalmente si puo prendere una certa quantity di farina setacciarla, rac- cogliere le masse che rimangono sul setaccio, trattarle con acido nitrico al 40 "4 e raccogliere il deposito in cui si trovano i reticoli. Questi reticoli si lavano sotto al campo microscopico e poi si trattano con potassa all' 1,5 7^- Si distruggono cosi i reticoli del frumento; quelli che persistono sono della segala, i quali hanno una forma quasi quadrangolare che in confronto a quella del reticolo del frumento, sino a un certo panto e abbastanza ditfe- renziabile. Slieciale importanza poi si attribuisce alia ricerca dei peli. Si prondono percio 3 grammi di farina, si fanno boUire in 100 cmc. circa di acqua e si rac- coglie un po' della patina che rimane galleggiante e la si esamina al micro- scopio in una goccia di idrato di cloralio. Tenendo present! i rapporti tra la grandezza del lume e lo spessore delle pareti, non h difficile potertrovare nei peli un buon dato diflferenziale. Finalmente, si ricorre all'esame della crusca, di cui si debbono fare le se- zioiii come consiglia il Di-Vestea. In tal caso, oltre tenere presente lo spe- cials incurvamento delle cellule del mesocarpo (non dell'endocarpo come si ritieue generalmente) h bene come dice I'A. notare la uotevole differenza clie esiste nella grandezza complessiva delle stratifica?;ioni, corapresa quella delle cellule aleuronicbe, (V. pag. 60) e se le laminette di crusca trascinino seco un cospicuo brandello di tessuto dell'albume, ci5 che succede frequentemente nella segala e nell'orzo ma non nel frumento. Procedimenti per Hconoscere la farina di orzo aggiunta a quella di frumento. L'aggiunta di farina di orzo a quella di frumento, incoutra ancora mag- giori difficoltk ad essere diagnosticata. Lo studio dei caratteri degli amidi auche dopo la prova del levigamento, se fa rinvenire granuli della forma globoso-lenticolare con tendenza alia forma di rene, o ad ima forma nou perfettamente ovoide o sferica, uoncbe la pre- senza di granuli con ilo lineare si pub sospettare la presenza dell'orzo. Al contrario dell'aggiunta di segala, quella di orzo non pub seriamente essere avvalorata dall'aiuto della micrometria. Infatti per dirla col Di-Vestea se b chiaro che con I'aiuto della micrometria quando si trovano corpuscoli lenticolari che oltrepassano 41 [j. di diametro, si afiferma indubbiamente la presenza di se- gale, a rigor di termini non si pub escludere la presenza del frumento e dell'orzo ; come trovando corpuscoli che non oltrepassano i 41 ]j. si esclude bensi la segala, affermando la presenza del frumento, ma non si pub escludere I'orzo. Con I'aiuto della micrometria b quindi jiossibile una diagnosi completa e univoca solo in caso di farina di puro orzo. Fiiori di questo caso e neoessario 80 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE invocare alfcri criterii che (stando sempre nei limiti di una diagnosi microsco- pica) si trovano nei caratteri (molto vaghi) dei contorni e dell'ilo del cor- puscoli stessi, nella configuraziorie e grandezza dei peli e, meglio ancora, nella strntt'ira degli elementi della crusca, la quale presenta il triplice strato di cellule aleucroniche che h aseolutamente caratteristico. In questi ultimi tempi h stato tentato il procedimeuto siero-diaguostico : si sono infatfci ottenuti nei conigli iaoculati coU'estratto della farina di orzo, con quello di segale e di frumento dei sieri che precipitano specificamente solo i relativi infusi di orzo, segale e frumento: pero e ancora da vedere come si diporti il eiero su dati infusi fatti con farina di orzo o segala o di ambedue mescolate a quella di frumento. Procedimenti per ricoiwscere Je farinc di dura, grano saracenOf avena, riso, aggiunte a quella di frumento. L'aggiunta di dura, ftrano saraceno, avena, riso, i- assai meno frequente ed e assai piu facile a diaguosticarsi. Giova anzitutto ricorrere al metodo Bar- telaer, col quale si puo o trovare o scartare la presenza di riso. Si prendono 20 grammi di farina e si pongono in acqua a 11-12° C per 1 ora. Indi si filtra e si aggiunge al filtrate altrettanta soluzione satura di acido picrico. Se non si ottiene alcun precipitato si tratt.a di sola farina di riso, se lo si ottiene si puo tvattare di tutte le altre farine poichfe queste lo d^nno. Per meglio avvalorare la diagnosi si pub poi ricorrere alia prova del li- vigamento del Lecanu. Si prendono 15-20 grammi di farina si impastano con acqua e posti in una pezzuola si spremono sotto uno stillicidio di acqua, raccogliendo I'acqua di lavaggio. Questa ei agita bene e si versa in uno o piu bicchieri a calice facendola perb passare attraverso un setaccio di seta. Dopo 6-12 ore si osserva il deposito, in genere diviso in tre strati: in quella inferiore si trovano i grossi granuli del frumento, in quello superiore i pic- coli, in quello di mezzo che ^ di un colorito giallo-sporco i medi. Se vi era stato aggiunto riso, i suoi granuli si trovano in questo strato e si ricono- scono facendo preparati (cercando specialmente i gi'anuli composti) dopo avere decantato I'acqua e insieme il priino strato, che si toglie facilmente perche poco compatto. Bisogna per5 durante questa osservazione badare di non confondere il riso coi piccoli gi'anuli del frumeuto che hauno dimensioni simili a quelli isolati del riso per quanto siano meno angolosi e uno alnieno- dei lati sia alquanto arrotondato. Per differenziare poi, i granuli di riso da quelli delPavena, del grano sa- raceno, della dura, si ricorre anzitutto, all'aiuto della micrometria la quale mette subito sulla buona strada. Giova pero aiiche, servirsi nei casi dubbi di altri procedimenti. Cosi. h utile ricercare i peli per i quali si pub seguire lo stesso procedi- mento indicate per ricercare xjuelli di segala (V. pag. 79) che nei riso sono corti, tozzi, a base cuneata (fig. 42-&), mentre nelPavena sono lunghi, sottili (fig. 21-d.); per il grano saraceno h utile ricorrere anche all' esame polarisco- pico, caso mai si avesse dubbio si trattasse di avena o di riso (si sa che il grano saraceno possiede granuli grandi 5-8 ;j. attivi alia luce polarizzata) e MICROSCOriA APPLICATA ALL'IGTENE 81 / considerare bene la forma dei granuli composti, allargata, irregolare, mai net- tamente ovoide come nel riso e nell'avena. Per la dura, occorre tener presente la sooiiglianza dei granuli con quelli del mais, ma la mancanza assoluta di forme disposte a pavimento, il minor diametro dei piu grossi granuli, e le diverse grandezze dei medesimi. Secondo il Torelli inoltre la oavita centrale presenta una tale varieta di configurazione che molto facilmente riesce a costituire uno dei caratteri differenziali piu salienti e adatti per distuiguere I'amido della dura da quello del mais. Essa non h cosi uniforme e costante nella dura come neL mais; nelle forme estreme raanca del tutfco e i gi-a- nvili presentano I'aspetto di cellule liscie ed / appiattifce, nelle mediane e visibile e fre- | quentemente h costituito da una sottile ed elegante raggiatura la quale partendosi da una cavitk centrale, raggiunge la periferia del granulo dividendola in raolteplici rego- larissiuii segmenti. La varieta di queste forme di granuli non si riscontra nella fa- rina di altri cereali, e costituirebbe un ele- mento diagnostico di molto valore. E utile anche ricercare i peli, die si presentano spesso con il luine diviso essendo anche pln- ricellulari (iig. 42-a) uonche il reticolo coti- ledouare luugo le cui pareti si trovano noduli piriformi rifrangenti e la crusca il cui uiesocarpo differisce dai quello di altri cereali. Si potrebbe anche in casi atssolutamente dubbi ricorrere al metodo sierodiagnostico servendosi del siero di conigli precipitante specificaraente I'infaso di raais. E evidente che se questo siero non deteriiiina alcun pre- cipitate iiell'infuso di farina di frumento, in « 6 cui si h incerti se si troTi mescolata, non tig- *2. vi sark dura o mais. Cosi usando un siero specifico per I'infuso di grano saraceno si potr^ esclndere od ammettere I'ag- giunta di quest'ultimo alia farina ecc. 2. Mescolanza eon fecole. — La fecola clie piu facilmente si trova mescolata e qnella di patata. Essa, come del resto tutte le altre, e facilmente riconoscibile per i granuli di amido che non lianno nessuna somiglianza coi granuli dei cereali, rensioni dal punto di vista sanitario e nemmeno si puo affermare che ne vengano modificate le qualita fisiologiche normali richieste per questo tipo di alimento; non si puo dire altrettanto dei residui della burattazione di queste farine, perche essi contengono la massima parte del cornetto sclerotinico, sicche quando vengono utilizzati per la eonfezionc 86 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE (lelle fariiie tli seconda e terza qualita, queste contengono quasi sempre una quantita di segala cornuta assai rilevante. Di piu il 95 per cento circa delle farine di qualita inferiore, confezio- nate coi prodotti di macinazione dei grani esteri, contengono la segala cornuta in quantita raramente inferiore airi-2 per cento ». I metodi per la ricerca delta segala nelle farine, ossia dello sclerozio del fungo, sono molteplici; chimici, spettroscopici, niicro- scopici. Questi ultimi sono i piu sensibili. A tal uopo, segiiendo il nietodo Stagnitta, si distende nn po" di farina da esaminare in nn aottile strato iiniforme con superlicie liscia, sopra un piatto o una lastra di vetro. Si spruzza la farina fino ad impregnamento col liquido di Vogl badando che le goccioline di liquido che cadono sulla farina, siano finissime x>er nou alterare la superlicie uniforme dello sti-ato. Si riscalda quindi il piatto o la lastra, passandoli sulla tiauima fino a 30°-40'' e poi si cer- cano quel punti che hanno un colorito bruno o rosso vinoso. Con un ago si prendono e si trasportano sopra il vetrino porta-oggetti, in una goccia d'acqua distillata e quindi si sovrappone il vetrino copri-oggetti, comprimendo legger- mente ed asciugando ai uiargini I'eccesso di liquido. La osservazione si ese- guisce prima a piccolo ingrandimento (ocul. 3, obb. 2 Koritska) cercando nel campo microscopico i frustoli di color rosso vinoso o bruni, e lissandoli nel mezzo del campo. Indi si pone da un lato al margine del vetrino copri- oggetti un pezzetto di carta bibula in modo da stabilire una corrente sotto il campo del microscopio e dal margine opposto si fa penetrate a gocce la po- tassa al 20-30 "/()• Dal frustolo della segala si viene a estrarre la sostanza colorante che ha una tinta violacea smagliante. Si puo ancora viemmeglio avvalorare la diagnosi osservando la struttura del frustolo. All' uopo si lascia agire la potassa per qualche minuto nello stesso preparato, quindi si comprime il vetrino copri-oggetti in modo da schiacciare e distendere il frustolo in esame, e si osserva a piii forte ingran- dimento. Si notano (fig. 4.o-a) allora cellule poligonali e ovoidi a doppio con- <^ S:?Qc34:70c: tig. ib. toruo con couteuuto brillante uei punti in cui gii oli estrattivi non sono stati ancora saponificati dalla xjotassa, e cio qnaudo il frustolo appartiene alia MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 87 periferia del cornetto e quando cade nella osservazione di piatto; se invece aderisce al frustolo anche la parte midollare del cornetto e la osservazione cade nel senso longitndinale, appariscono le cellule allungate e gli ifi dicotomi del micelio, pure con contenuto splendente. Si puo anche raccogliere qualche frustolo e sezionarlo. In tal caso si tro- vera: « nei tagli trasversali (fig, 45-c) presenza di numerose cellule rotonde o pioliedriche a pareti spesse, incolore nella jjarte centrale, colorate in viola verso la periferia e nei tagli longitudinal! (fig. 45-/^), presenza di cellule al- lungate nel senso dell'asse maggiore dello sclerozio ed irregolarmente sinuose, contenenti gocciole di olio rifrangenti di diversa grandezza le quali spesso mascherano il tessuto cellulare, per cui h consigliabile trattare prima con etere clie le discioglie e permette di veder bene quesfc'ultimo ». Bisogna pero ricordare che la reazione con la potassa, specie nelle farine setacciate con buratti finissinii. nelle quali la parte periferica del cornetto difetta, non si verifica che in qualche frustolo. In questi casi bisogna ricer- care quel frustoli che posseggono la parte periferica dello sclerozio, sul quale si potra far agire la potassa caustica. Soltanto nei casi in cui la segala e la farina siano state molto male conservate, la reazione potra mancare ; ma allora basterk I'esame microscopico del frustolo a togliere ogni dubbio. Si puo anche facilitare la ricerca della segala con una prima reazione macroscopica e cercare di eliminate I'amido sino dal principio della operazione. A tal uopo al raetodo Pratesi Di Vestea per il distendimento della farina in sottile strato sopra un piatto di porcellana, seguito dallo spruzzamento del materiale col reattivo del Vogl, sostitnisco il setacciamento della farina attraverso un setaccio a larghe maglie, sopra un piatto coperto di carta bibula a vari strati e bagnata abbondantemente di una soluzione di acido ni- trico al 20 °,'o. L'acido nitrico se pure e concentrato in questa proporzione distragge gli amidi dei cereali, lasciaudo intatti i frustoli di segala che assu- niono nn colorito rosso fragola dopo un certo tempo e spiccano sul fondo leggermente giallo della carta bibula. Ottenuta questa reazione si puo pren- derne qualcuno con un ago e osservarlo sotto al campo microscopico (ocul. 3, obb. 2 Koritska) tra un portoggetti e un coproggetti. In tal caso, se esso apparterra alia parte periferica dello sclerozio, 8an\ colorato in un bel tono rosso-fragola. Si puo anche precedenteinente versare la potassa sui punti rossa- stri che si trovano sulla carta bibvila, e allora si otterrii che essi diverranno scuri 6 circondati, i piti grossi specialmente, di un aloncino sfumato violaceo, sebbene non con molta costanza. Ad awalorare la diagnosi si possono anche fare altre due osservazioni con- sistent! nel setacciare sopra un piatto bagnato con potassa al 20 ° „ la farina sospetta e ripetere la stessa operazione sopra un piatto contenente acido ni- trico puro. Nel piatto contenente la potassa si noteranno. dopo un po' di tempo, scaldando il piatto, dei punti violetti circondati da un aloncino sfu- mato dello stesso colore, e nel piatto contenente acido nitrico, gli stessi punti ma rossastri con alone sfamato dello stesso colore. Quando poi la farina sia stata mal conservata e i frustoli di segala non assumano la colorazione rosso fragola, dopo il trattamento <-'on l'acido nitrico 88 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE al 20 )»er cento, non rimane che prendere tutti i frustoli giallo-bruni o scuri e osservarli al microscopio per vedere se hanno il tipico aspefcto dei frustoli di segala. Per stabilire poi la qnantita di segala, puo servire lo stesso inetodo indicate dal Di Yestea per ragrostemma : inescolando I'l V(,o di segala alia farina, io ho trovato in media, nel campo di 16 cm*, 62 frustoli. Lo Stagnitta avendone trovati 5 quando la se- gala vi era mescolata nelle proporzioni del 0,1 "/^o, ossia 50 nelle proporzioni dell'l "/„„, vi sarebbe una differenza di 12 frustoli in pill. Si comprende del resto come questi dati siano passibili di qualclie differenza, a seconda della mescolanza piii o meno ben fatta della farina e della segala. Le pucciniae, le tUJefiae, le nsi'ihtgo souo spore di diversi fun- glii i quali costituiscono rispettivamente la ruggine, la carie, il carhone del qrano. Esse si rinvenuono abbastanza facilmente nelle tii;. 40. farine, specialmente se si lia ciua di steiiderle in sottile strato so- pra uu piatto bianco verniciato e spruzzarle con acqua: si trove- raiino allora qua e la puntini nerastri, die. ove siano in jnccolis- MICHOSCOPIA APPLICATA ALL'IGIP:XE &■:> siuie quautita, iion debbano esseie cousiderate danuose specie le Puccinie e le Tillezie. Le Ustilago solo potrebbero esseiio perche si sa clie tali spore contengono una sostanza solubile iu acqua, tos- sica e ad azione paralizzante (De ]Marchis). Esamiuati al mieio- scopio si presenterauiio : se di imcciniae, (fig. 4G-fl), come corpi ovoidali, con o senza picciiiolo, a parete liscia od un poco rngosa, a conteiiuto grannloso, €olor ruggine; se (li tiUetiae (fig. 46-^), come corpi sterici con leggera oudii- lazione periferica e con contenuto reticolato dentro le cui maglie si trova una sostanza protoplasmatica brnna, grandi |i 15-18, (luiudi assai piii di quelle di ustiIc({io carlo con le quali uiolti trattatisti non tenendo conto delle diiuensioni costantemente le conlendono: se di nstilago, come corpi generalmeute un po' ovoidali, pic- coli, di colorito nero ebano, a pareti liscie ed a contenuto die pub essere rappresentato da corpicciuoli sterici rispleudenti, (fig. 46-e) e cio nel caso si tratti deW nstilago carho, grandi (x 5-8; OA'vero <3orpi sterici, con membrana presentante all'esterno sporgenze a guisa di aculei ed a contenuto di colore marrone oscuro, grandi !i 9-13, nel caso si tratti di ustilago maidis (fig. 46-f7). I hatteri clie si possono trovare nelle farine, sono stati studiati solo uella farina del mais in rapporto alFetiologia della pellagra: non sembra pero sinora si siano trovati altro clie del microrganismi comunissimi e specialmenne il b. mesentericKS rtdgatus e il 2)r. I'ulgare. Xel mais guasto, si e parlato di uno speciale bacillo, il h. mai- dis, ma esso non e clie uno dei mesenterici (il fiiscus torse) e non lia importauza alcuna, cliecclie sia stato scritto in proposito. La ricerca di questi germi oramai non si fa clie per vedere se la farina vSia in via di putrefazione o no. I hlastomiceti clie si possono trovare nelle farine furouo del pari poco studiati. II Peters ne trovb nelle farine in fernientazione quattro : certo si e clie tbrme blastomiceticlie vi si possono trovare e per quanto a me costa non e difficile rinvenire abbastanza fre- quentemente il rosa-hefe die e tanto comune nelP aria. Gli ifomiceti die si possono trovare nelle farine sono rappre- sentati pure dalle comuni specie di peniciUum (jlaucum, mueor racemosus, mueor mucedo, asper(jiUus glaucus e niger. rhizopus nigri- cans, ecc. la presenza dei quali, in primo tempo e rivelata da mi- triturati torrefatti, alio scopo di fare il noto infuso di caffe ed al- I'esame microscopic© oltre ad una serie di corpi amorfi, e di goccioline oleose, non dovreb- bero mostrarsi costituiti clie dal reticolo dell'albume (fig. 4,1 -a) e dalle cellule fusiformi dello sper- nioderma (fig. 47-6), (raraiuente si vede lo strato interno di que- st' ultimo) clie si possono met- tere bene inevidenza trattando il materiale triturato, con alcool o etere o potassa (1 «li materiale su 4 di solvente). Cio si fa agitando if la tig. iT 94 MICROSCOPIA APPLICATA ALL IGIEN'E il miscuglio per breve tempo in una provetta, indi si la.seia depo- sitare^ si decauta il liqiiido, si sostitiiisce acqua e si sottopone iill'esame microscopico. L'esaiiie microscopico dovrel>be poter servire a riconoscere di quale specie di caffe si tratti; ma, in realta esso non serve clie a mettere in evidenza sia le adulterazioni clie si fanno del caflte in «hicclii, sia quelle clie si fanno del carte torrefatto e macinato. 1. ESAME MICROSCOPICO PER RICONOSCERE LA (JUALITA DEL CAFFE. — Di questo studio si e recentemente occupato il Tusini 11 quale ha praticato sezioni dei grani di carte verdi, dopo averli fatti boUire in potassa al 10 % per '/, ora. Queste sezioni esa- minate al microscopic dopo passaggio in alcool e xilolo ed inclusc in balsamo del Canada mostrano ben misurabili le cellule del- Falbume e dello spermoderma. L'A. avrebbe trovate le seguenti dimensioni niedie: Tabblla. 3. Qualita del Gaffe Grandezza in (j. delle cellule del reticolo alia periferia in prossimita dell'ilo dello spermoderma Abissino S. Domingo Portorico Moka Santos 1 Venezuela 62 X 43 60 X 40 60 X 33 59X41 37 X 43 30X42 52X39 56 X 44 63X33 36X43 61X43 44X34 275 X 32 300 X 33 267 X 29 233 X 32 355 X 32 320 X 30 Queste dimensioni si numtengono secondo FA. sii per giii ab- bastanza costanti finclie si tratta di chicclii di carte Ncrdi: pero a voler giudicare a quale qualita appartenga un carte torrefatto, non -cisipuo riferireche alle dimensioni delle cellule dello spermoderma, le quali sarel)bero in media le seguenti : Xel carte abissino » Moka » S. Domingo >> Portorico » Santos » Venezuela I'JG X 30 1G5 X 29 184 X 30 222 X 27 212 X 30 238 X 30 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIEXE 95 : :i, ESAME PER KICONOSCERE LE ADULTERAZIOM DEL CAFFE. — Adulteniziom del eaf'e in cMccM. — Coiisistono nel iiiescolaie, pill raramente nel sostituire completamente i cliicchi di vero catte tonefatto con grant che lianno pressoclie fonua simile, fabbricati €on varie materie (pasta dt farine diverse e per lo piti di cereali, di argille, ecc.). Questa falsificazione si riconosce gia molte volte dal colorito e dalla forma ed in ogni caso percheper lopiii i cliicclii falsiticati gettati in nn biccliiere di acqua- vanno al fondo e sono ixnche facilmente sgretolati e polverizzabili al eontrario di quelle del vero catie, salvo il caso non si tratti di caft'e gia boUito e rimesso in commercio. Quando poi qnesti dati non Ibssero sutticienti, basta ricor- rere alio esanie microscopico della polvere clie si oltiene dalla loro pestatura, nella quale non si devono trovare clie gli elementi earatteristici del cafite. AdnUerazioni del cafe polcerato. — Esse consistono general- mente nel mescolare alia polvere di caffe i cosi detti succedanei del cafte, cioe le radici di cicoria, i ficlii, le gliiande dolci tor- refatte, le farine, le fecole, la segatura di legno, i semi di ara- cliide, i nocciuoli di.olivo, i semi del corugo e del sorgo, le rape e le carote essiecate, delle polveri mineral!, delle polveri di mat- tone, e perfino quella di sughero. Qualora si sospetti la presenza di elementi estranei nel catte, si puo cominciare col versarne una certa quantita in un l>ic- cliiere a calice contenente una certa quantita d'acqua, osser- vando poi se il materiale stesso vai al fondo e I'acqua si tinge : nel caso clie questo succeda si puo ritenere die il catte sia stato falsiticato (aiiimeuoclie non si tratti di fondo di catte essiccato e rimesso in commercio), dacclie il vero catte galleggia e non si tingono clie dopo qualclie tempo, leggermente in giallognolo gli strati siiperficiali del liquido. Per fare poi le diagnosi del materiale col quale e stata adul- terata la polvere di catte, occorre conoscere quali sono gli ele- menti caratteristici delle varie sostanze clie si usano a scopo di frode. Gli elementi caratteristici delle radici della cicoria torrefatta sono rappresentati da frammenti di elementi cilindrici con striatura trasversale (fig. 48), rappresentanti pezzi del tessuto della radice. Possono aiiclie trovarsi, ma molto ditticilmente, delle cellule i)areii- cliimatose poliedriclie a pareti sottilissiiiie, frammenti di vasi lat- ticiferi, ecc. 96 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE Gli elementi caratteristici de'i iichi torrcfatti souo rappresentati -?>), elementi cellulari poliedrici, spesso con cri- stalli di ossalato di calcio, peli (fig. 40-(') ecc). Gli elementi cartitteristici delle (jhiande dolei torrefatte sono rappresentati da grandi cellule poliedriche racchiudenti granuli di amido (fig. 50) irregolarmente ovalari, a ilo puntiforme od a fessura > vL^"^ o tig. 50, centrale ed a stratificazione concentrica (jualche volta evidentis- sima, oltreclie di elementi di secondaria importanza, fasci vasco- lari, ecc. MICROSCOPIA APPLICATA ALL IGIENE iU Gli eleuienti c.aratti'ristici dolle carotc iorrc/dtU- si riconoscoiio l)er lai)resoii/a di uu tossuto paiencliiinatoso con oellulo a ina^lio ovalari e pareti sottili, coutenenti dej^li ajiiii jiiiallastii o iicv la presenza di eleinonti traclioali ivroiiolaii con fossuie llnoari visi- bilissime. Gli elementi caratteristiti doi iioeeioli di iiJiro toncfaili (tiji'. 51) si riconoscono s[)ecialinontG per la presenza di luniilie libre fu- siCoinii, incoloii, non fenestrate, ehe si tiovano insieme a niolte cellule sclerosate a pareti spesse, con fessurenella parete interna. fig. 5L La segatura di legno si rivela per le moltiplicitii delle fibre le- gnose clie si trovano nelle preparazioni. La ixdrcre di smihcro (fig-. ~y2) (scoperta iii grossi vanno a fondo, sicche dopo 30 minuti, se si e for- mato un deposito nel bicchiere a calice, puo ritenersi clie tra 1 cliicchi ve ne erano degli spossati. Occorre pero procedere anclie a (lualche altra ricerca, raccogiiendo i frammenti precipitati. A tal uopo, invece di un bicchiere a calice, e bene servirsi di un imbuto di vetro fornito nel collo di un rubinetto a smeriglio a forame largo o di un imbuto al cui collo si applica. un tubetto di gomma, che si chiude con una i>inza a molla. Trascorsi i 30 mi- nuti, si apre il rubinetto o la molla e si lascia passare il precijiii tato in un sottostante recipiente che generalmente e un imbuto piano a molti fori coperti di carta bibula in vari strati. Se il caffe e gia polverizzato, non occorre fare alcuna opera- zione preliminare: si versa addirittura nel bicchiere a calice con- 102 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE tenente acqna calda o iieirimbuto, come lio ora indicato, e si rac- colgono i frammenti precipitati riinasti siilla carta bibnla. Sia nel priuio caso clie nell'altro, le carte bibnle si pongouo a essicare, e, qiiando il materiale e asciutto, si fa la prova del xilolo o dell'alcool e quella dell'acqua fredda per osservare se si tiugono gli strati dell'acqua dopo molte ore. Xei casi diibbi occorre rac- cogliere auclie il caffe rimasto galleggiante sulFacqua calda, asciu- garlo e procedere alle stesse prove, le quali debbono, invece die di caffe spossato, dimostrare la presenza di caffe non spossato. Raramente col materiale raccolto in superficie e al fondo, succede di dovere piocedere a ulteriori ricerclie; in ogni caso si pub fame I'infiiso (gr. 2.50 in 50 di acqua) e dopo 4 ore fare la prova della laccamuffa e del nitrato mercuroso. Bisogna pero clie il materiale non sia rimasto a lungo nel- I'acqua calda (non piii di 15-20 minuti), altrimenti anclie quest'ul- tima prova puo rimanere dubbia. 3. PfocedimenU per riconoscere se una polrere di cafe risnlti dalla mescolanzu di caffe torrefatto maciiiato simssato, agf/iiinto di materie ctero(ienee, e di qiieste j^nY caffe non s2}ossato. — I fondi di caffe smerciati come polvere di catt'6 sono molto spesso mescolati con sostanze estranee, e per lo piu con cicoria. L'esame microscoi)ico facilmente le disvela, unito ad altri saggi pill o meno complessi sulla densita. degli infusi e sul loro colorito. In pratica sen/a dover ricorrere al microscopio si puo in qualclie caso usufriiire del colorito del liquido clie liltra dopo il tratta- msnto deirinfuso con nitrato mercurioso, o con acetato di piombo, con cloruro stannoso, poiche, mentre tale liquido filtra limpido se rinfuso e di caffe, tiltra invece pin o meno giallo se I'infuso e di caffe e cicoria. 11 metodo pero non e niolto sensibile e non giova sempre concentrare Tinfuso per renderlo tale. Si pub ren- derlo alqnanto piu sensibile, agginngendo qualche goccia di clo- roformio, sbattendolo in una provetta e poi lasciando in riposo il liquido filtrato per 5 o (5 ore. Se si forma un deposito latte- scente si puo sospettare la presenza della cicoria: se pero al di sopra di qiiesto il cloroformio rimane limpido, non si puo giungere a tale couclusione (Clavenzani). Dopo questa i)rova preliminare si versa la polvere in un biccliiere contenente acqua fredda e si lascia a se per 12 ore. Se evvi caffe spossato, questo rimane galleggiante. Si racco- glie allora quest'ultimo e lo si sottopone alia prova dell'alcool o del xilolo. Se questa riesce positiva, il caffe pub ritenersi spossato. MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 103 I Nel caso I'.oi die fondi di ctiffe e cicoria sialic inescohiti a caffe torrefatto inaciiiato non spossato, si ricoiioscoiio i due catte assai semplicemente. Si getta un po' della polvere in iin bicchiere a calice o meglio nell'imbato giti descritto, conteiiente acqua calda. Si raccolgoiio i pezzetti preeipitati, si seccano e si gettaiio in nn altro biccliiere conteneute acqua fredda. Se fra i pezzetti si trova del catte, deve rimanere galleggiante su questo bicclnere, inentre la cicoria va a fondo. Xel priino biccliiere riniarra quindi galleggiante il caffe non spossato, precipiteranno il catte spossato e la cicoria; iiel secondo rimarra galleggiante il catte spossato e andra a fondo la cicoria. Xaturalmente, bisogua poi procedere all'esanie iiiicroscopii o di particelle del materiale clie riiuane galleggiante e die precipita, per giungere ad una diagnosi esatta. The. Le foglie della thea sinensis vengoiio diseccate, dopo essere state alquanto torrefatte, e ado[)erate per fare il noto infuso di the. Andie questo materiale alimentare viene facilinente falsi- ticato con foglie di altre ])iante o colorando le foglie di the di qualita inferiore in modo da dargli I'aspetto di quelle di qualita superiore o sostituendole con queste. Per ricouoscere se le foglie appartengono realmente alia thea sinensis non basta seinpre I'esanie macroscopico, perclie spesso sono framinentjite : in questi casi quindi I'esanie niicrosco[)ico si rende necessario, dopo s' intende averne fatte le sezioni col rasoio. Si trattera di foglie di the quando in una sezione trasversale si os- servano i seguenti strati (flg. 53). 1" repiderinide superiore senza stomi, formata da un solo strato di cellule ricoperte di una spessa cuticola ; 104 MICROSCOPIA APPLICATA ALL IGIENE 2" due strati di cellule a palizzata <^on grani di clorofilla; 3" un parencliima a lacune costituito da cellule rotoude con meatitra di loro, contenenti clorofilla ocristalli di ossalato dicalcio; 4" grandi cellule sclerosate, rainiticate die attraversauo il liarencliima e lo strato delle cellule a palizzata per sostenere la cuticola ; 5" I'epidermide inferiore costituita da piccole cellule rettan- golari cou stomi e con peli unicellular], specialmente nelle foglie giovani ; Le adulterazioni, e le sostituzioni del tlie, in commercio sono molte e non senipre facili a scoprirsi. 11 Pellegrini, clie se ne e occupato, consiglia di uiettere in rilievo i caratteri macroscopici e quelli niicroscopici. Per Vesame macroscapico si ranmiolliscouo i pezzi per 1/2-1 ora in acqua di- stillita a 60", se ne dispiega bene ooni parte sii una last.ra di vetro e si no- tano i caratteri pin salienti. Gia la Sfuiplice ispezione mette in grado di poter esclndere molte delle foglie chc con quelia del the nou hannoniente di comuno, come quelle trigone del pioppo, le lobate della quercia, le forteraente dentate della fragola, le lanceolate e strettissiiiu- del litospermo, le lobate a lobi den- tati del cratego. Ancbe le foglie della rofia vnuiiin. della veronica officinnl'ig, del pruims spinosa h facile ricono^cerle per la esigiiita delle diinensioiii. Le specie, fra le descritte, le cui foglie prese in complesso potrebbero apparire simili, se non identiche a quelle del thh {Iannis, faf/ns, sambucus, fraxinus, salix, etc.) si diff-Tenziano tenendo conto delle nervature e della eonfigurazione del lembo. Qiiesto e intero ed ondiilato nrl lauro e nel faggio, con dentellature rudimentali nel salix caprea, a denti marcatissitui nel sambiico e nel frassino. Per Vesame microscojnco, ramraolliti i pezzi come sopra, si esegaono sezioni trasverse, giovandosi a preferenza di quelli die recbino breve tratto della ner- vatura mediana, giacclie c in corrispondenza della medesima, cbe, quando esi- stono, sono disposti gli dementi sclerosi. Qiiindi si prcnde nota dello spessore delle foglie, perche I'A.dopo ripetuti raf- ronti in diverse condizioni e negli stati di sviluppo piu diiferenti, ba potuto fissare i confini entro cui lo spessore oscilla ndle singole specie, e rinnire in tre gruppi le foglie: nel primo quelle cbe misurano meno di 120 udi spessore, nel secondo quelle cbe misurano fra 120 e 200 ij, nel terzo quelle cbe misurano da 200 |jL in su. Nel secondo gnippo, in cui si trovano le foglie della thea sinensis e delle sue varieta, stanno quelle della rosa canina, del fraxinus excelsa, del quercus rohur, del crataeffus txnacantka, della veronica officinalis, del populus mains, del laurns nobilis, dell'oiea europea. Per differenziarle si ceicanoipeli, giaccbfe variano nelle singole foglie: sono lungbissimi pluricdhilari nel faggio, pluricdlulari e piu corti ndla quercia, clavati e ghiandoliferi nella rosa. Per la veronica i cui peli potrebbero confon- dersi con qiielli uuicellulari del the, non si trovano stereidi nello speesore dello MICROSCOPIA APPLICATA ALLIGIENE lUo flK 54. strato lacimoso. 'Sel poiynlus si trova cLe 1' uuiforuut<\ degli strati a palizzata •fe rotta ad iatervalli dalla presenza di grosse cellule sfericlio completamente prive di clorotiUa, nel ci-'itaegus e ne\ fraxlnns si nota Pesistenza di elementi ramoji componenti I'ipotillo. Cacao e Cioccolatte. I semi torrefatti della theohroma cacao polverizzati costitni- scouo la iiolveve di cacao. Con qnesta poi, agginuta di zncclieio e aiomatizzata, silaiiiio i jtani e le tavolette di cioccolatte. Xclla pnJvcre di cacao si riiivengono una serie di elementi (fig. 54) olti'c i qnali non debbono tro- varsene altri, e cioe: 1" granxili d'amido ovali, rotondi od a b'v;cotto,giandi geneialmente3-4 p; ma spesso 6-10 {x senza ilo e stratifica- zioni visibili.attivi alia Ince polarizzata; 2" vaiie specie di cellule, cioe eel- *^ lule amilifere, jtoliediiclie, contenenti ima sostanza violetta, cellule appiattite l>runastre, cellule alluugate disposte a vari strati, cellule sclerosate con pareti .spessissime, fiammenti di tracliee; 3" i corpuscoli di Mitsclierlicli che sono dei peli pluricellulaii, giallastri, i (luali sono molto rari a trovarsi, peiclie apparten- gono alio strato piii e^terno del seme, mentre la i)olvere di cacao deriva in massima parte dal grano piivo del suo involucro. Tutti questi elementi si mettono bene in evidenza trattando la polvere di cacao e risi>ettivamente i semi o le tavolette pe- state con alcool od etere e poi con acqua, cosi come si procede per il caffe. La sofisticazioue piii frerpiente consiste nel mescolare alia polvere di cacao, quella della scorza del seme; e allora, cliecche si dica in contrario, die sono numerosissimi i corpuscoli di Mitsclierlicli e die si vedouo cellule sclerosate giallastre, tracliee Itiii o meno numerose, e cellule parencliimatose brunastre. Segue la sofisticazioue, con Taggiunta di amidi, per lo piu fecole, di cui gia si lia un indizio aggiungeudo cacao in una pro- vetta contenente acqua e facendolo bollire: al li(]uido ottenuto si aggiunge molta acqua e poi qualclie goccia di tintura di iodio. Se I'amido era stato aggiunto, il liquido rimane bleu: in caso diverso si ha una fifumatura bleu die scompare agitando. L'esame micro- scopico poi completa la ricerca. 106 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 'Sel cioccolato, si trovano gli stessi elemeiiti tlella polvere di cacao, pill quelli clie veuAouo aggiunti per renderlo anclie piii piacevole al palato e clie bisogna badar bene di non confoiidere con sotisticazioni. Qneste del resto sono nnnierosissime, poiclie il niateriale si presta molto a comnietterle, senza farle scoprire. Si pub trovare dell'amido e speciabnente amido di castagna, segatura di legno, polvere di marmo, ecc, per la ricerca dei qnali si procede come abbiamo gia indicate nei capitoli riguardanti Tesaine del caffo. Zucchero e Miele. Lo zucchero viene spesso a scopo di liode mescolato con so- stanze diverse, come amidi e polvere di marmo. Per riconoscere (jneste sostanze si sciogiie in nn bicchieie a calice contenente acqna lo zuccliero in esame e si esamina sia il deposito, sia cio clie pub trovarsi alia superficie. Se si tratta di amido Iji diagnosi e ovvia, se si tratta di marmo bastera. agginngere una goccia
  • erclie, accanto ai cristalli romboidali piatti e sottili o allungati, agliiformi del miele clie sono misti a granuli di polline (fig. 55 B-a) e spesso a tig. 55. a cera, si trovano i grossi cristalli dello zuccliero clie risaltano benissimo (tig. oo-A). Quando questi non si trovino, ma si vedano- MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 107 ^^B^^ siste nunteggiate, da raggi midollari isolati o aderenti a dei frammenti piu o meno voluminosi di segatura. Qualcho volta si possono ritrovare anche qui (lei cristalli prismatici di ossalato di calce nelle cellule aderenti alle fibre. La polcere di legno di Campeggio si riconosce facilmente perche colora la saliva in rosso scuro ed ha un sapors astringente zuccherino. La polvere dei Jioretti di Cartamo presenta al microscopio i seguenti ca- ratteri: cellule irregolaruiente poligonali piii lunghe che larghe; piccole papille arrotondate molto meno appariscenti e meno grosse di quelle che si os>ervano sugli stimmi dello zafferano. Le cellule epidermiche della corolla contengono granelli di una materia colorante rossa e di un' altra gialla. Si notano ancora frammenti di piccoli fasci fibro-vascolari, cellule quadrango- lari o leggermente arrotondate, trachee sottili, ed intino granuli di polline che sono molto piu piccoli di quelli dello zafferano, a superficie verrucosa con tre angoli arrotondati provvisti di t e pori molto evidenti. La polvere dei semi-fioretti del Fiorrancio h caratterizzata da cellule del- I'epidermide della corolla, molto strette, allungate, rettangolari o legger- mente poligonali e contenenti una sostanza colorante di un bel giallo aran- ciato in forma di gocciarte della sua materia colorante mediante uno speciale trat- tamento con alcool. Questa polvere di zafferano esausto si riconosce facil- mente: essa ha poco o punto odore; il suo colorito ha perduto di intensity, e di un rosso pallido, talvolta quasi giallo; tinge appena la saliva in giallo; messa a contatto con I'acqua la colora debolmente. Naturalmente ([ueste diffe- renze sono meglio ai>prezzabili quando si fa una esperienza comparativa con dello zafferano di bu<»na qualita (1). (1) Ho tratto tutto ([uesto capitolo su lo zafferano da una rivista sintetica sulle sotisti- cazioni dello zafferano in polvere e sui mezzi per renderle evidenti, compilata dal dott. A. Bajardi: lo stesso si dica di ci6 che si riferisce alle adulterazioni del pepe polveiato. MICROSCOPIA APPLICATA ALN'iGIENE 115 Canuella. La eannella b la corteccia di diversi alberi del jieiiere cinna- nioHium. In commercio se ne distiiignono generalmente due specie, quella dl Ceylan e quella della China, di cui la prima e piu apprez- zata. Si vende in eannelli o scorze arrotolate su se stesse, ed in polvere. Gli elementi della eantiella
  • fi:'^^ \ m lis. 02. grandi e nuuierosi fasci fibrovascolari; le trachee sono grandi, ac- compagnate quasi sempre da vasi raggiati nonche da cellule spe- 120 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE ciali alhingate tubiilari, clie sembiano dei vasi laticiferi. Se aI sono elementi deU'epicarpo, soijo rai)i)resentati da cellule di forma variabile a cuticola spessa, liscia e Ira di essi si notano degli stomi. Lii i)ol[>(( di carota (tig. f)2-/>) lia qui caiatteri molto piii netti di quaudo si osserva nella polvere di catte dove si trova polve- rizzata e secca. Fauno parte della poli)a della carota cellule epidermiche al- lungate a pareti sottilissime; delle cellule irregolarmente poligo- uaii coutenenti materia coloraute cristallizzata o no in modo ca- rat teristico e disposta molto diversamente da quella del pomodoro; di graiidi elementi, traclieali; di fasci fibrovascolari in genere diritti con punteggiature e raggi particolari. 1 frufti della r<>.sa se'v(itic<( (canina) impartiscono alia conserva un sapore ed un colorito, clie non si allontana gran die da quello del pomodoro. Tale adultenizione e statai scoperta di recente (Bal- doni) e, a parte i particolari microsco[»ici degli elementi di (piesto frutto, la sua presenza si riconosce perche il contenuto di alcnne cellule ((luelle immediatamente sottostanti alio strato epider- moidale) in presenza di (pialclie goccia di percloruro di ferro al '/.^ " („ assume una colorazioue verde-scura dovuta al tannine die contengono; nessun elemento della conserva di pomodoro, (la questa reazione, non contenendo tannino. Jj'aniido, col ([uale piii facilmente si sotistica la conserva di pomodoro, e quella di granturco die si riconosce per i suoi caiat- teri gia indicati nelFesame delle farine: si puo pero trovare anclie \ii fecola di dioncorca (fig. 02-c) die si ricono.^ce per la presenza di granuli di amido tondeggianti od ovoidali o elittici o allungati e alquanto incurvati, con una striatura evipresentati da grandi prisini sovente a tacce einiedriclie, i qnali in parte forinano la cosi detta <'ainicia clie riveste le pareti delle bottiglie. Le sostanze jwlverosc sono dovute generalmente a terra, clie viene portata insieme all'iiva e die si ricouosce per i suoi gra- nnli aniorfl irregolari die si depositano rapidamente al fondo del recipiente e la cui i)resenza si sospetta sin da principio per il cosi detto odore di terra die lia il vino. II (Jeposito dei viicrorfi<(nisiiti e raro: peio si pno trovare qual- clie cellula blastoinicetica e cpialdie germe proveniente dall'nva. Se abbondano i saccaromiceti, il vino ha im sapore frizzante ed e in i)arte guasto. Se abbonda il donatium pullulans (die ha tutti i caratteri di un oidio) il vino ha odore sgradevole ; se evvi la botritis cine yea, od essoproviene da nve die siano state attaccate dalla stessa (uve marcite) il vino e liquoroso e torbido, imbru- nito o decolorato. 2. ESAME MICKOSOOPICO PER RICONOSCERE SE IL VINO SIA ALTERATO DA MICROEGANISMI. — II villO puO CSSCre SOggCtto a malattie dovute a microrganismi die in esso si sviluppano. Queste nialattie sono: lajioretta, Vacescenza, Vincerconimento, Vagrodolce, la viscositd, V am a rare. La diagnosi di queste nialattie si fonda sui seguenti dati : Fioretta. — Presenza di una pellicola bianca, polveruleuta, facilinente disgregabile sulla superficie del vino, formata da cellule ovoidali piii o nieno allungate, gemiuauti, rappresentate dal .wcca- rnmyces mycodenna o wjcoderma rim. Questo si sviluppa nei vini contenenti non piii del 12-13 '' ^ di alcool e svibippandovisi tra- sforma I'alcool in acido carbonico ed acqua. Kon va confuso con i micoderma aceti che sono batterii i quali si sviluppano quando la quantita di alcool e diminuita sino a raggiungere il 10 "/o ^ sono causa dell'acescenza. Acescenza. — Presenza di una pellicola biancosporca, mem- branosa, non trasparente e non disgregabile sulla superficie del 122 MICROSCOPIA AFPLICATA ALL'IGIENE vino, costituita di forme bacillari spesso gonflate nel uiezzo, riu- nite a due, a catena, a lilamenti e rappresentati dal niycodervia aceti ossia dai batteri delFaceto. Di questi oggidi se ne conosconO' diversi, di cui non tutti pero ossidano I'alcool per produrre acido> acetico. I due principali sono il h. accticum e il h. pastoriamim dei quail il primo predominerebbe nel vino malato, e sarebbe difle- renziabile dal secondo (!) perche con la tintura di iodio rimane incolore, nientre il b. pastoriauo si colora in giallo. Incerconimento. — Presenza di una colorazioue violacea o- bluastra del vino, perdita della limpidezza, intorbidamento, produ- zione di una spuma molto persistente, dovuta al grande sviluppo- di acido carbonico. Questa malattia per cui il vino si dice girato e provocata da bacilli clie al microscopio appaiono dritti, sottili, a estremi arrotondati, isolati o riuniti, piegati ad angolo o a ginoc- chio. Secondo Kramer si tratterebbe di un gruppo di bacilli {b. sa- prof/enes vim I-VIT) e di cocclii {m. saprogeue-s vini III) clie pro- durrebbero, a si)ese delle sostanze azotate ed albumoidi e poi dell'acido tartarico, una speciale putrefazione(]a cosi detta fermen- tazione tartarica cui sono predisposti i vini clie provengono da uve- peronosporate e ammuffite). Agrodolee. — Presenza di un sai)ore dolciastro e intorbida- mento del vino dovuti nlhi ferment itz tone inanniticd, clie e opera di batteri assumenti la disposizione a catena (strei)tobatteri) e che sono circondati da una sostanza iiiucilagginosa (!) die li collega insieme: basta pero trattarli con li(]uido di Lugol perclie le cate- nelle si scindano. Essi somigliano ai diplococclii dell'aceto seb- bene siano alquanto piu grandi : le estreniita sono arrotondate e nel mezzo presentano talora una leggera strozzatura clie tende a far assumere ad essi la forma di bozzolo (Peglion). Questo germe- pub vivere taiito nella massa del licjuido, quanto alia sua super- flcie ove forma un velo semitrasparente, bianco, con riflessi sericei. Viscosita graasumc. — Trasformazione del vino in un liquido- viscliioso, come grasso od olio. In esso si nota la presenza del h. I'iscosns vini di Kramer. Amarore. — Trasformazione del sapore del vino in amaro pic- cante e presenza di bacilli lunglii immobili, isolati o riuniti a fila- menti piu o meno intrecciati sui quali si depone la sostanza colo- rante, ossia di un germe che a mio vedere probabilmente non e clie una streptothrix. MICROSCOPIA APPLIOATA ALL'IGIENE 123- Aceto. L'esaiue microscopico clell'aceto si conduce come qnello del vino, per riconoscere la natiira del deposito clie in esso si trova e per vedere se e affetto da malattie. Va soltauto notato clie nelPaceto il deposito e quasi tiitto rap- presentato da microrgauismi e costituisce il cosi detto deposito pol- taceo, nel quale si trovano in grande copia i cadaveri dei batteri dell' aceto. Ls forme batteriche viventi riunite a zooglee si trovano- piuttosto verso la superflcie. Inoltre nell'aceto mal conservato e nel quale la quantita del- I'acido acetico e inferiore al 4 "/^ si puo trovare un nematode, la cosi detta Anguillula aceti, visibile anche a occliio nudo, guizzante sulla superflcie del liquido, quando, pero, non si tratti di aceto molto veccliio. Birra. Anche I'esame microscopico della birra puo dirsi un esame mi- croscopico nello stretto senso delLi parola, solo flnclie serve alio- studio dei depositi della birra: lo e in parte invece, quando serve alio studio delle malattie microbiclie della birra stessa. 1. Esame per riconoscere la natura del deposito. — Nella birra, lasciata depositare, si possono trovare, alfondo delreci- piente, gli elementi dei material! clie sono stati adoperati per fabbri- carla: quindi ia- rezza riunisco nella seguente tavola: MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 129 CARATTEKI DELLE UOVA DEI VEEMI CHE SI TROVANO NELLE ACQUE. Celli 130 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE > o D T3 O a o o Cellule addossate le une a lie altre riempienli luttol'uovoin mode da as-umere una forma po- liedrica. Embrione con 6 uncini (larva esacanta). 'a 3 3 ea N 3 a> ai 1 ■3 = 3 S u § i •X) CO CO •0 1 bo s ■» 2 o 'S bO "a! * T3 V '^ o Sottile, liscio, con un opercolo al polo piu stretto, rti colorito bruno-gial- lastro. Sottile, liscio, con un opercolo a un polo e un ispessimeiito a forma di bottone all' altro, di colorito ne- rastro. Spesso con strlatura raggiata gros- solana, giallastro. 1 a a •s ■5. B 2 d « "cS M n ca a. ce ,2 6 c el > o s — ■a a o tc Ovoidale piii strelta a un polo. Ovoidale a poli smussl. Ovale con un polo foriiito di una spina o sperone lungo 20 [A Quasi sferica. .2 > s a E « OC M > a) « ■o 135-145 X 70 90 38-45 X 20-30 135-160 X 55-66 31-36 CO m X S JO X Distomum hepaticnm Retziut. Fig, 65-a. Distomum lanceolatum Mehlii. Rilharziahaematobia Cobbold. Fig. 65-&, c. Taenia solium Rudolphi. Fig. 65-d. til 1 "3 :|g CO - » G w g e u M 3 a> s 3 t> 3 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 131 bS-* e = e o-«^X QJ— O lU'x — 2t", rt«g C 3 a.u-2 rt 0) 2 5 O c tc ^ > -*■ > ^ S _ o— a » 35 Cfl . « « S O 2 ®— •- !2 "^ e3 ^-2 X ^ fein O) *.« ''ci 73 to 5.5? 3fa CO S e es «» . ^ "^ •2s «; to .§g' re be cS "5 Cfa CO bih S „ CS 9 a. 60 s 2 s H Ci3 ■5« -5^ Sb So 3-« .2 S 132 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE Le larre (fig. OG) clie possono trovarsi neiracqna sono : (tj I miraeidii o embrioni cigliati del distoma cpatico (fig-. 66-rt,) e del dutoma lanceolato (fig. 00-&), i qiiali si distin- gnoiio tra di loro, perclie il prinio lia la forma di cono tronco e presenta aU'estreiuita anteriore, la quale e la piii larga, una pic- cola prominenza e dietro ad essa sulla faccia dorsale una maccbia pigmentata a forma di A', ed e tutta ricoperta di cigiia vibratili^ mentre il vsecondo ba forma sferica o x^iriforme ed e provvisto di cigiia solo nella parte anteriore del corpo, nella quale esiste pure un pungiglione retrattile. h) L' vmhrlone del hohriocvphaluH hitus (fig. 00-c), die e rappresentato da un piccolo animale sferico grande p. 45-50, con Tectoderma spesso [ji 10, ricojierto di cigiia vibratili lungbe e nu- merose e ba 1' interno occupato da una massa cellulare rotondeg- giante, alia cui superficie si distinguono tre paia d'unciui. cj Tjc larve di anguillula intestiiKdifi (fig. 00-^), clie vengonO' espulse con le feci. Esse banno una lungbezza di mm. 0,45-0,60 e una largbezza di ja 10-20, sono simili a quelle delPAnchylo- stoma, ma sono piii grandi e in date condizioni possono apparire come avvolte da una cisti, percbe banno subito una muta senza lasciare il veccbio tegumento. dj Le aiKjmUule stercorcdi (fig. GfJ-c)? (ossia le figlie delle larve dell' anguiUnla intestimdis, le quali larve, come si sa, di- venendo mature si distinguono in mascbi e femmine, si accop- piano e producono figli) grandi dapprima 30-40 jx poi sino a 0,55 mm. con caratteri clie le fanno somigliare alle forme delle an- guillule intestinal! parassite, cioe con una coda accorciata con due rialzi laterali, ecc. MICROSCOPIA APPLICATA ALL'iGIENE 133 e) Le larve (k^We filar ic (fig. 00-/J iellativi j^eneiici e specifici vari » ina clie in foiiclo l)ote^'allo benissimo riannodarsi a] gruppo delle Begiatoe. In raassima si tratta « di germi a tilanieiiti dritti o variamente incuvvati, privi di regola di raiuilicazione, contiuui e a volte avticolati, a estremit^ ricuvve, dotati di movimeuti anguiformi o immobili, forniti di granuli rifrau- genti, aventi addossati gramilazioni, credute erroneamente di zolfo, inoltipli- cantesi per scissione, iiiai per spore, svihippautisi specialniente nelle acque teriuali solforose iu tioclietti clie diconsi gleicina o baregiua >■. Le forme pin importanti le ciii descrizioni i trattatisti si tramaudano ]'nno all'altvo, sarebbero: la crenMrix kuniana o polispora; la hef/iatoa alba e hi. da dothrix dichotoma, la leptothrix valdcria e ocracea. Staudo al Gasperini, a parte lo coufusioui cho souo state fatte descri- vendo per crenotrix, begiatoa etc, le forme e di alghe e di batterii che si trovavauo insieme ad ossi, faceiidoli magari passare per stadi di svilnppo dei modesirai, certaraente sarebbero begiatoe, ad elemeuti lungbi sottili, iiidi- visi, le forme leptotriiie di Valderi, e dovrebbero cluamarsi heriiatoa tenuis- sima, come ancora la thiotrix tenuisiima di Winogradsky. Sarebbero begiatoe ad elementi pih grandi, ma con tntti i caratteri delle begiatoe vere, la hefiiatoa alba, simile so non la stessa della crenotrix che I'A. chiama begiatoa Kuniana; cosi pure sarebbe nna begiatoa la begiatoa major etc. AUe Begiatoe, bisognerebbe aucora riportare quell'alga clie I'Ehereuberg chiama galionella Jerruginea, che fii descritta come iino spirocheto, a lunghi filaraenti sottili isolati o avvolti tra di loro in diverse fogge. A questo tipo corrisponderebbero stadi anormali di Crenotrix, i cui filamenti invecchiando o perdeiido la vitalita danno luogo a forme a rovcscio e si sciudono in nastrini sottilissimi, in parte avvolgendosi ad elica, nonchfe uu alga che il I'ellegi-ini, avrebbe x)otuto allevare in laboratorio e che sarebbe una indivi- dnalitfl ben distinta, ditferente dalla crenotrix. Sarebbe solo da discutersi intorno all'esistenza della cladotrix dichotoma, la quale cosi come si descrive generalmcnte e un'alga, uno streptotrix etc. ed e iuideutifieabile. II Gasperini dice: se non sono accadnti equivoci con gli actinomyces, con le leptotrix, con i bacillus, e probabile che per cladotrix si sia inteso indicare quelle forme delle alghe che stanno per perdere o che non lasciano pivi vedere la clorotilla, che sono sottili e can articoli simili a quelli dei bacilli piii elevati, che non sono coltivabili nella gelatina, nel- I'agar e nel brodo, immobili, senza ramilicazioni ed aventi uua posizione in- certa nella sistematica. Ad ogni modo conviene separare dalle Begiatoe in genere e dalle Creno- trix in igpecie quelle forme tilameutose che sono state descritte erroneamente Crenotrix perchfe hanno la j)roprieta di assorbire il ferro sotto forma di ossi doidrato, ma che sono dei veri ifomiceti. Si differenziano perche hanno ramilicazioni vere, filamenti variamente spessi, a rigonfiameuti bruschi, con tratti nei quali le deposizioni gi-anulari non nascondono la struttura dei fila- MICR03C0PIA APPLICATA ALL'IGIENE 137 luenti e poi per la loro notevole resistenza all'acido ossalico. II Pellegriui ha infatti duuosti'ato sperimeiitalmente cbe tali proprieta la posseggono il mucor mucedo, \\ penicillnm (ilaucurn, il thamnidlum elegans e auclie delle alghe diverse dalle begiatoe, come la spyrogira elongafa. Tra tutte le Begiatoe la pin importante e quella cbe a preferenza di altri «S9eri da luogo ai molte]>lici inconvenieuti conosciuti sotto il iioiue di vrenotrix. I^elle pareti di qiiesto raicrorganismo {hcf/. l-nhniana Gasp.) si fissa del ferro sotto forma di ossido ferrico orgaiioide e qnesto processo di fissazione i)iu die essere legato con la uecessita clie lia il microrganisino stesso dei sali di ferro per vivere e moltipli- carsi, rappreseiita nn fenomeno biocliimico complesso clie fiiiisee con la morte e la disorganizzazione della parte assile o vitale dei fllamenti, i quali, a processo inoltrato, vengono solorappresentati da guaine vuote ed inorganiclie, conii)letamente solnbili in acido ossa- lico come in altri solventi deH'ossido ferrico. Per lo sviluppo della hegiatoa I'uniana possouo venire otturate, pero, non solo le coudot- tnre di giiisa, ma anclie quelle di terra cotta, di piombo o di qual- siasi altro materiale con la ditfereuza, clie mentre in qnelli di gliisa Si ha lo svolgersi di nn fenomeno molto complesso die iniziandosi con la produzione di tnbercoli ferruginosi, prosegne con la compar- tecipazioiie ed alterazione delle pareti e puo terminare con rostrn- zione quasi completa di lunglii tratti di condottnra, negli altri tubi invece le ostruzioui si trovano dove vengono favorite da condizioni meccaniche e cio per I'accumulo dei filamenti per I'ammassarsi e il snccedersi di uumerose generazioni di microrganismi i piii diversi, i quali mentre da uu lato ostacolano la normale circola- -zione dell'acqua, dall'altro contribuiscono ad alterarne i caratteri in guisa da ridurla pertino inservibile a qualsiasi uso domestico. La Crenotrix (fig. 67) si riconosee con discreta facilita nelle condnttuve di ghisa esamiuando i tnbercoli ferrnginosi, dove si puo trovare nella sua forma iilameutosa fornita di una guaina spesaa e rigida o sotto forma di lilamenti «]icoidali, se il sno sviluppo e da tempo arrestato: per5 in alcnni casi essa -pnb non esserci inh, e allora I'esame del tubercolo rimane negativo, il che pero non autorizza a uegare clie la crenotrix vi sia stata. Quando invece si tratti di condutture di altro materiale o di sorgenti, si cercano quei fioc- clietti ocracei cbe stretti fra il pollice e I'indice dinno I'impressione di una sostanza untuosa e cbe coutengono una sostanza polverulenta, argillosa e si esaraiuano al microscopio. Ecco, ad e8emj)io, un dettagliato reperto, eseguito dal Gasperini, di ce- apugli di crenotrix. Egli li trovo costitniti da iin gran unmero di lilamenti di . e lunghe 40-200 mm. Larghe 8-2 i [j. e lunghe 3-J0-125O mm. Celli 146 MICEOSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE Tenendo present! i caratteri microscopici delle singole fibre si possouo svelare le frodi, clie sono assai comuni in commercio, con- sisteuti nel fabbricare tessuti di lana o di seta mescolando ai queste altre fibre tessili, p. es., di cotone. IJesame microchimico dei tessuti si pratica trattandoli con di- versi reagenti, clie in massima servono a far distinguere le fibre animali dalle vegetali, cioe: aj con iodio ed acido solforico, o piu semplicemente con il cloroioduro di zinco: \e fihre vegetali contenenii cellulosa assumono una colorazioue violetta, nientre le animali assumono una tinta gialla ; hj con una soluzione cupro-ammoniacale o reattivo di Swei- tzer: \e fibre vegetali contenenti cellulosa si disciolgono piiio meno rapidamente, fatta eccezione di quelle clie contengono la suberina, le quali poi resistono anclie alVacido solforico ed agli alcali ; c) col solfato di anilina, le fibre vegetali contenenti lUjnina assumono una colorazione giallo-oro clie non e assunta dalle fibre animali ; (I) cogli acidi : 1' acido solforico ed il nitrico al 25 7o ^oii ^^- sciolgonO alcuua fibra vegetale, ne impartiscono loro colorazione alcuna, meutre colorano in giallo le fibre animali ; I'acido picrico colora in giallo fibre vegetali e fibre animali; pero con il lavaggio successivo nell'actiua le fibre vegetali si scolorano, mentre le ani- mali rimangono colorate; e) con gli alcali: la i)otassa al 10 7oi anclie bollente, non dissolve le fibre vegetali, mentre invece dissolve le fibre animali ; f) coUe sostanze coloranti, aniliniche, mentre le fibre vege- tali assumono piuttosto stentatamente i colori di anilina, le fibre animali li assumono facilmente ; g) con reattivi speciali : il reattiN o di Xylander impartisce un caratteristico colorito nero alia lana per la combinazione dello zolfo, clie essa coutiene, col bismuto del reattivo, essendo questo formato da sale di Seignette grammi 4, soluzione di idrato sodico al 9 " ^ gr. 100, e sottonitrato di bismuto grammi 2. In genere i procedimenti clie si adottaao sono i seguenti (Nasini e Yil- lavecchia) : 1° Per distingiure le fibre animali (lana, seta), da quelle vegetali (ca7ia/a, cotone, lino, ramie, etc.): a) accendendo ad una fiamuia le fibre isolate od in piccoli fascetti, quelle animali brnciano svolgendo funii con odore di coina bruciate e con reazione alcaliua, e lasciauo un carbone spuguoso e pesaute, che da un residuo abbondante di ceneri; le vegetali invece brnciano con fiamma viva spandono MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 147 fiimi di odore empireumatico con reazione acida, e lasciano nn carbone clie da pocbe ceneri; b) la soda o la potassa all'S % a caldo sciolgono le fibre animali, la- :8ciano quasi intatte le vegetali ; t') I'acido uitrico colora la lana e la seta in giallo e lascia scolorati il cotone e il lino. Ricordero ancbe il metodo del Vetillard per distinguere le varie fibre vege- "fcali, fondato sull'esame microscopico delle fibre in direzione longitudinale e in sezione trasversale, e sulla colorazione con 1' iodio e coll'acido solforico di- luito (vol. 3 S.^ SOi a 60" + vol. 2 glicerina + vol. 1 acqua distillata). Con xiuesto trattamento I'A. ba distinto le fibre in due gruppi, a seconda cbe si co- lorano in azzurro (lino, canapa, cotone) o giallo (juta) e ba trovato altre par- ticolarita sulle quali non insisto. 2° Per distinguere le fibre di seta da quelle di lana: a) trattando le fibre con potassa caustica e sciogliendole, con nitro- prussiato di soda, si avra una colorazione violetta se vi e lana, nessuna colorazione se vi e seta; h) trattando Je fibre a freddo con il reattivo di Scbweitzer si scio- glieranno le fibre di seta, non quelle di lana; e) trattando a caldo le fibre con cloruro di zinco basico, le fibre di seta si sciolgono, inentre quelle di lana vengono attaccate solo debolmente. o" Per distinguere le fibre di lino da quelle di cotone : a) trattando il tessuto con acqua leggermente acidulata e j)oi lavando -con acqua ammoniacale le fibre di cotone si staccberanno, rimanendo quelle di lino a formare lo scbeletro della tela; b) immergendo la tela, priva dell'apparecchio e del colore, nell'olio di oliva, e poi spremendo I'eccesso d'olio ed osservando per trasparenza, le iibre di cotone appariranno biancbe ed op.iche, mentre le fibre di lino ap- pariranno translucide. L'esame poUtriscoinco, puo essere utile in alcuni casi: per -esempio per assicurarsi se un tessuto sia composto di fibre di juta o di lino o di ambedue. AU'uopo si scaldano le fibre con acido nitrico ordinario cui si ag'giunge una traccia di clorato potassico, si lava con acqua pura e poi con acqua alcalinizzata con potassa per neutralizzare I'acido trattenuto nelle fibre; si decanta il liquido e si agitano le fibre con altra acqua pura. Cosi le fibre si dissociano e possono osservarsi ponendole, ancora umide, sopra un vetro portoggetti, lasciando evaporare il liquido, e aggiungendo una goccia di gli- cerina. In tali condizioni le fibre non solo lasciano apparire in modo nettissirao 1' ispessimento caratteristico delle pareti, ma permet- tono il saggio alia luce polarizzata. Collocando il preparato fra i due primi di nicols incrociati del microscopio, con un ingraii- 148 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE dimento di 600 diametri, si nota clie mentre le fibre di lino e canapa presentano dei belllssimi eii'etti luminosi, quelle di juta mostrano nn colore sensibilmente uniforme, azzurrognolo o gial- lastro: questo pero naturalmente non avviene clie per le fibre com- pletamente dissociate, giacche con le fibre aggregate e sovrap- poste si ottengono dei fenomeni luminosi e complessi, analoglii a quelli del lino (Revelli). 2. esame microscopico per riconoscere se tn tessuto sia pormato da fibre tessili nuoye o provenienti da tes- suTi FUORi DI rso. — I vecchi tessuti di lana mescolati con lana nuova e anche a volte con seta, lino e cotone, opportuna- mente lavorati, costituiscono la cosi detta lana rigenerata, arti- ficiale, meccanica o shoddy. Eiconoscere qualitativamente nei tessuti di lana rigenerata le fibre clie non siano di lana non e difticile, ricorrendo agli ordinarii metodi di indagine, di cui si parla nel paragrafo precedente. Ri- conoscere invece, in un tessuto di lana, se le fibre di lana siano- di lana nuova o di lana rigenerata e cosa alquanto piii difficile, e basata quasi unicamente suU'esame microscopico. Con questo infatti si rileva (Revelli) : 1) clie le fibre di lana rigenerata clie si trovano in un tes- suto, si presentano generalinente di tinte molto diverse, cib clie dimostra non essere state colorate con lo stesso processo, ma diversamente a seconda dei tessuti dai (piali provenivano; 2) clie le fibre di lana rigenerata non sono cosi regolari come quelle della lana nuova, perclie si restringono a poco a poco, o- tutt'a un tratto, poi di bel nuovo si dilataiio in una espansione per ancora restringersi o mantenersi regolari per un certo tratto r in molti punti le scaglie sono andate perdute ; in altri il pelo e guasto, di guisa clie il diametro diventa minore del normale,. ne e raro si riduca a 10 |jl e anclie meno. Inoltre gli estremi dei singoli fili, si presentano troucati in modo lirusco e irrego- lare, mentre nella lana nuova terminano in fibrille ondulate ed esilissime; 3) clie le fibre di lana rigenerata, trattate con lisciva di soda o potassa, vengouo intaccate e gonfiate piii rapidamente che quelle di lana nuova, e clie I'acido solforico concentrato di- strugge la struttura primitiva del pelo della lana rigenerata molto pill rapidamente die quella del pelo della lana nuova. Per procedere a queste ultime ricerche, occorre seguire il metodo della Sclesingen: ciofe, collocare a croce sul portoggetti iiu pelo di shoddhy e im MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE 149 pelo di lana nuova filata: quindi lavatala e spogliatala del sudiciume e ■della materia grassa, far venire in contatto con le due fibre il reagente, no- tando il momento in cui esso tocca i peli. Si mette quindi il coproggetti e «i osserva al microscopic con uu ingrandimento di 65 diametri. In quanto poi a riconoscere in un tessuto in cui si sia dimostrata la pre- :8enza di lana rigenerata la quantity di quest'nltima, bisogna ricorrere alia mumerazione delle fibre stesse, calcolaudone il rapporto con quelle della lana aiuova: il numero delle fibre da contare non deve essere inferiore a 1000. Pelliccerie, Coi peli di vari animali sono formati gli oggetti di pellicceria, salvo quelli che sono fatti con le piume degli uccelli. L'esame microscopico delle pelliccerie si pratica: 1** per riconoscere se gli articoli siano realmente fatti con peli e non con fibre tessili o con piume, al die si procede coi me- todi di indagine microscopica gia indicati per i tessuti. 2° per riconoscere da quale aniniale provenga il pelo. All'uopo si trattano i peli con acqua alcoolizzata, si pas- sano in soluzione diluita di carbonato sodico, si lavano e si osservano tenendo presenti quel caratteri die sono stati indi- cati per i varii peli. Per esempio se si tratta di ziheUino si troveranno peli in cui il canale midollare e uiolto visibile, e un'embricatura die agli orli esterni del pelo e marcatissima, e i cui estremi lianno una specie •di striatura dovuta alle scaglie eiiiteliali. Se si tratta di lontra si troveranno peli in cui il canale midol- lare presenta, in contatto con la parte corticale, dei restringimenti, un aspetto molto granuloso, delle scaglie grandi, degli estremi sol- €ati da strie, ecc. Carta. L'esame microscopico della carta ha per oggetto di stabilire: 1^ di quali fibre la carta sia costituita; 2" quale sia lo stato in cui queste fibre si trovano; 3" se le fibre contengano conglobate delle sostanze ete- Togenee. 1. L'esame microscopico per riconoscere di quali fibre sia costi- tuita la carta si fa ])er stabilire se nella carta si trovino fibre legnose in genere, perdie queste, nella carta destiuata a conser- varsi a lungo, vanno considerate come una sofisticazione, essendo una delle cause principali di deterioramento. 150 MICROSCOPIA APPLICATA ALL'IGIENE All'uopo si fanno boUire frainmeuti di carta in soda all'1-2 per cento nei casi piii ordinari, ovvero si tratta prima la carta con acqua e alcool, se si sospetta la presenza della lana, o anclie con acqua sola, quando si tratti di carta non incollata; poscia si passa il materiale attraverso un setaccio a maglie finissime, si lava cio die rimane sul filtro con molta acqua: poi si pone in una capsula di porcellana, aggiungendo una piccola quantita d'acqua, e si agita sino a ottenere I'isolamento delle singole fibre. Queste, poste sul vetro portoggettij si esaminano e potrauno subito essere ricono- sciute per le fibre tessili die ordinariamente usansi nella confezione dei tessuti, ovvero per altri niateriali vegetali, die con esse non, lianno relazione. La ricerca, del resto, pub essere facilitata procedendo a diverse reazioni anclie sotto il campo microscopico, poiclie si sa: a) die con una soluzione iodoiodurata glicerinata (giii. 1.15 di iodio, gm. 2 ioduro di potassio, 1 cmc. glicerina, gin. 20> d'acqua), le fibre di legno e di iuta si colorano in giallo; la paglia e lo sparto rimangono incolori ; il cotone, il lino, la canapa si colorano in bruno; h) die con 1' iodio e I'acido solforico si ottiene una colora- zione bleu della cellulosa pura, gialla del legno, verde delle cel- lule meno lignificate ; c) die con la fluoroglucina e I'acido cloridrico, si ha una colorazione piii o meno rossa delle parti lignificate, mentre la cel- lulosa rimane inalterata, ecc. 2. L'esame microscopico si fa per riconoscere se le fibre conten- (jano conglohate sostanze eterogenee : puo cosi niettere per es., in evi- denza deH'amido. Le polveri minerali (argilla, creta, gesso, solfato di bario) solo fino a un certo punto possono essere rivelate dal microscopio. La ricerca di sostanze nocive alia salute, per esempio dell'arsenico, non entra nell'esame microscopico. Ricorderemo per5- die si pratica (metodo Gosio) innestando in un pezzetto di patata sterilizzata un po' della carta e poi seminando sulla patata il penicillum hrevicaule. Se evvi arsenico, si notera un caratteristico- odore di aglio. Prof. A. CELLI PROTOZOOLOGIA (PROTOZOI PATOGEIVI PER I.' U O:\IO) I "^ « ::;ic {> ^1^ i -^T^ ' ^' PROTOZOOLOGIA (PROTOZOI PATOGEI\I PER L'UOMO) PARTE GEI^fERALE Lo studio dei protozoi patogeni comincib prima clie qnello dei batteri patogeni. Nel 1837 il Donne deserisse il trycomonas vaginalin e lo cre- dette la causa della sifilide. Nel 1843 il Grnby scoperse il trypa- nosoma sanguinis e il Miesclier i sarcosporidi ; nel 1855 il Corna- lia trovb i suoi corpuscoli nella pebrina del baco da seta, e su questa nialattia e sul modo di i)reservarne 1' industria, tin dal 18G7, il Pasteur facea i suoi fauiosi studi. Nel 1877-78 il Woronin trovava nei tumori delle radici della rapa la plasmodiophora hrassicae; nel 1878-79 Kivolta e Leuckart iniziavano le ricerche .sui coccidi del coniglio; nel 1879-80 il Laveran facea sugli emato- zoari della malaria le sue prime e Ibndamentali osservazioni, che furono seguite dalle nostre, dal 1882 in poi, e nel 1887-88 da quelle del Danilewski sui pavasiti endoglobulari nei vertebrati inferiori. Nell'ultimo venticinquennio si e raccolta man mano una lette- ratura sempre piii vasta, die oggi lia i suoi periodic! speciali (Arcliiv fiir Protistenkunde, di Schaudinn), e i suoi speciali trat- tati; Ira quest! segnalo il piu moderno e il piii completo, quello del Doflein, avvertendo die, nell'esporre un breve compendio, ad uso dei medici, mi occuperb quasi esdusivamente e a grandi tratti dei soli protozoi patogeni per I'uomo. I protozoi sono esseri unicellulari ; la loro grandezza varia da poclii il, come quella di un globulo rosso, ad alcuni centimetri. La loro struttura e quella di una cellula: lumno quindi proto- 154 PROTOZOOLOGIA pliisuiu, lino o pill nuclei e meinbranii. Qiiesta perb in alcune condizioni di vita endocellulare e libera puo non aversi. La sostanza niicleare i)iio essere diversaniente distribuita nel protoplasuia: cioe pub essere raccolta in an niicleo princii)ale o macronucleo, e in iin niicroniicleo, detto anclie centrosoraa per la sua grande iuiportanza biologiea, ovvero pub essere diffusa in forma di un reticolo di granuli o aghi di croniatina. Queste singole particelle di (ironiatina si chianiano anelie croniidii. II niacronucleo ha funzione vegetativa, i croniidii raccolti in ma- cro o micronucleo, ovvero diffusi per la cellula, lianno funzione riproduttiva. II i)rotoplasma e granuloso ovvero jalino, omogeneo, e secondo queste varie condi/.ioni si colora piii o ineno con gli speciali reagenti; esso esercita per mezzo di piccoli organi od organoid! le varie funzioni vitali, come sensibilita, movimento, nutrizione^ resistenza nelPambiente, sviluppo fino a un certo limite, ripro- duzione. Ad esempio la sensibiUta e il movimento si manifestano: i() per mezzo di contrazioni e deformazioni di tutto il corpo; h) per mezzo di jiseudopodi ; cioe il corpo cellulare emette prolungamenti o gettoni per cui il protozoo cainbia continua- mente di forma, e quando si fa immobile diventa. rotondeggiante; c) -per mezzo di Hagelli, clie imprimono al corpo del i)rotozoo il movimento di traslazione, certe volte assai vivace, come nei tri[)anosonii, ne' quali il flagello si continua, per tutta la lunghezza del corpo, in una membrana ondulante; <1) per mezzo di ciglia, die alia periferia di una parte o di tutto il corpo, come nel bahoiUdium coU, con le loro vibrazioni ra- pidissime imprimono il movimento di locomozione. e) per mezzo di fibrille contrattili, come nei ciliati. La nutrizione si compie in alcuni protozoi per tutto il protopla- suia clie incorpora le sostanze nutritive o le assorbe per osmosi, ovvero si compie in uno o piii vacuoli digestivi: il residuo delhi iegano la guarigione spontanea di un processo infettivo da essi determinato. Cosi ad. es. si disgregano e muoiono le forme sessuali de' plasmofli malarici, che nel sangue circolante e negli organi dell' uomo non trovano i)iu le condizioni di vita^ che trovano invece passando nello stomaco delle zanzare. PKOTOZOOLOGIA 159 METODI DI RICERCA DEI PROTOZOI. Preparati a fresco. Sono da preferirsi specialnicnte per fare una rapida diaguosi soinmaria e per vedere il iiiovimento. Si possono fare (sangue) seuz' alcnna aggiiinta av- verfcendo solo clie copri e porta oggetti siano pulitissimi, e percio prima passati in acido idroclorico, e successiyaniente in etere, od alcool, e poi con- servati al di fuori della polvere. Per la pronta diagnosi degli ematozoari e questo aucora sempre il metodo piu sbrigativo. Notisi pero che il sangae malarico deve essere schiacciato, coprioggetti <5ontTo portoggetti, sopra un panno o una carta sugante, che assorbano il sangne in eccesso. Torna comodo percib tenere gi^ porta e coprioggetti pre- parati e pnliti entro carta sugante. Altre volte ai niateriali freschi (fegato, intestino, ecc.) si pub aggiungere la soluzione fisiologica di cloruro di sodio (0,75 %). Giova anche tener distaccato con piccoli sostegni il coprioggetti dal portoggetti, o esarainare su portoggetti concavi a goccia ijendente. Quando i parasiti sono liberi nel siero di sangue (tripanosomi) h utile far precedere la centrifugazione del sangue. Per vedere meglio imovimenti a fresco puo essere utile anche il tavolino riscaldato (Y. fig. 69) mediante circolazione di acqua calda alia temperatura che viene indicata dal termonietro. quale si vede nell'orlo anteriore del ta- volino stesso. Preparxti a fresco e colorazione vitai.e. Pel sangue si ottengouo buoui risultati col turchino di luetilene sciolto in liquido ascitico (Celli e Guarnieri), o col metodo segueote: suU'orlo di un vetrino coprioggetti si mette una piccola goccia di soluzione acquosa satura di turchino di metilene : indi si fa combaciare quest'orlo con la superficie di un altro coprioggetti in modo da forniare un angolo acuto, e cosi strisciando si distende il liquido colorante in uno strato sottilissirao e si fa essiccare. Su questo vetrino cosi preparato si pone una goccia di sangue, che poi si pone c si schiaccia su di un portoggetti: il preparato infine si circouda di vasellina. 160 PROTOZOOLOGIA Preparati e colorazioni a secco. a) Eaccolta del materiale. — Anzitutto bisogna fare la piu scrupolosa pu- lizia dei vetrini, come sopra si e detto. Per avere strati sottili, si prende il materiale (sangue, macco, ecc.) col- I'orlo di un coprioggetti, e con quest'orlo si striscia a man leggera su altri coprioggetti, Pun dopo Paltro. Per la colorazione in massa del sangue malarico, Ross consiglia, quando i parasiti son pochi, prendere uno strato grosso di sangue, e poi dopo disseccato, liberarlo con acqua distilUata, dalla emoglobina che occulterebbe la vista dei parasiti: questi, colorandoli, si vedono bene specialmente se appartengono alle forme piu grosse. In tal caso pero pub servire per la diagnosi anche uno strato spesso di sangue a fresco. b) Fissazione. — La fissazione del sangue sul copri o portoggetti si pub fare col disseccameuto alParia (alle lampade per lo piu nuoce) e poi in alcool assoluto per 20 minuti, o in miscela di alcool assoluto ed etere a. parti uguali, per 2-5 minuti. Per la fissazione di altro materiale (mucco, contenuto intestinale, ecc), conviene usare il sublimato acetico (sublimato soluzione acquosa concentrata CO. 100, alcool assoluto cc. 50, ac. acetico goccie 5): dopo 10 minuti di azione, si lava per altri 10 minuti il preparato in acqua distillata e poi in alcool comune, e poi si colora, come diremo, p. es. in emotossilina di Grenacher. c) Colorazione sempUee. — I preparati di sangue essiccati e fissati col detto metodo si colorano con uno dei seguenti liquidi : 1. Turchino di metilene in soluzione alcoolica concentrata; 2. Ematossilina alluminosa di Erlich; 3. Tionina. A tutti questi metodi e da preferirsi la colorazione col liquido Manson che risulta di turchino di metilene al borace secondo la seguente formola : Turchino di metilene gr. 2 Borace » 5 Acqua distillata » 100 I preparati si tengono nel colore per 30 secondi a 1 minuto. I nuclei dei leucociti si colorano in azzurro oscuro, i globuli rossi in azzurro chiaro, i parasiti assumono una colorazione meno pallida dei globuli. Koch usa Pistessa soluzione di Manson dilnita fiuo a che alio spessore di un centimetro si rende trasparente. Si pu5 anche usare il turchino di metilene alia potassa secondo la for- mola di Loftier. I preparati di sangue con tripanosomi si colorano anche bene con so- luzione alcoolica di fucsina, o con soluzione di fenato di tionina. I preparati di mucco o altro liquido patologico si possono colorare anche col carminio boracico, o con ematossilina ferrica, o con ematossilina allumi- nosa di Delafield o di Grenacher, o con violetto di genziana, o con safranina. PROTOZOOLOGIA IGl Le colorazioai segueati valgono specialmente pel sangue, e pin in ispecie pel sangue malarico. (1) Colorazionv doppia. — Si vengouo a colorare diversauiente i parasiti e le emazie approfittando della diversa affinity, verso i colori di anilina. 1. C'olorazione con turchino di metilene ed eosina. A) solnzione acquosa conceutrafca di turchino di metilene; B) eosina in soluzione alcoolica o acquosa al 2 "/o- Si tengono i preparati nella soluzione A per 3'-4' e poi nella B per 'A,-l'. Le emazie si colorano in rosso, i parasiti e i nuclei in turchino. Possouo usarsi i due liquidi mescolati insicme fChenzinsky). Soluz. acq. cone, di turchino di metilene gr. 40 Soluz. Vj 7o ^^ eosina in alcool a 70 "/(i • » 20 Acqua distillata » 40 Si tengono i preparati per 15 . Qiiesta soluzione si altera facilmente. 2. Colorazione con ematossilina ed eosina: NelPematossilina i)er 5 10': Nell'eosina per V*"-'^ • Le emazie si colorano in rosso, i nuclei e i parasiti in violetto. 3. Colorazione con eosina, turchino di BoitcI e tannino. Soluzione di eosina Hochst 1 7(io • • . cc. 4 Acqua distillata » 6 Turchino di Borrel » ] II turchino di Borrel non e che turchino di metilene all'ossido d'argento. Si prepara mettendo in una fiala di 150 cc. qualche cristallo di nitrato di argento con 50-60 cc. di acqua distillata: quando i cristalli sono sciolti si riempie la fiala con soluzione di soda e si agita ; si forma un precipitate nero di ossido d'argento che si lava ripetutamente con acqua distillata, per togliere il nitrato di soda e I'eccesso di soda. Allora sull'ossido di argento si versa una soluzione acquosa satura di turchino di metilene medicinale di Hochst. La miscela si lascia a contatto 15 giorni, agitando ripetutamente. Con la formola suddetta si fa, al memento di servirsene, la miscela co- lorante di eosina e turchino di Borrel. Vi si pongono per 20-30 uiinuti i pre- parati di sangue; si lavano in acqua, e poi per 10-15 minuti si pongono in soluzione di tannino a] 5 "/o I '^i lavano di nuovo in acqua, si asciugano e si chiudono in balsamo. Le emazie si colorano in rosa, i nuclei dei leucociti e dei parasiti in violetto e il protoplasma e la membrana dei parasiti in turchino pin o meno pallido.. 4. Colorazione con eosina e turchino di metile. Soluz. acq. 1 "/„ di turchino di metile (Methylblau, Metbylwasserblau) . . . cc. 25 Soluzione acq. 1 "/u fli eosina . ...» 35 Acqua distillata » 100 Celli 11 162 PKOTOZOOLOGIA I preparati si fissano o con siiblimato, o con liquiclo di Zenker o colla seguente soluzione di Mann : Acido picrico . . . . gr. 1.0 Tannine » 2.0 Soluzione saturadi sublimato con NaCl . cc. 100 I preparati lissati si lasciano per 24 ore nel colore, quindi si lavano in acqua, si disidratano in alcool e dopo si niettono nella segnente soluzione : Alcool assoluto cc. 50 Soluzione di lisciva di soda in alcool asso- luto all" 1 7( gocce 4 In questo miscuglio le sezioni diventano rossastre, qnindi si lavano rapi- damente in alcool assoluto poi in acqua, quindi per altri 2 minuti in acqua leggermente acidulata con acido acetico, nella quale tendono a riprendere il colorito turchino. e) Colorasione tr'qyla. — Con questa colorazione si viene ad ottenere una differenziazione nueleare del parasita, e piti propriamente una colorazione elettiva della cromatina differente da quella del corpo parasitario. 1. Metodo Romanowski (189]). Si usano i 2 colori di anilina, turchiuo di metilene ed eosina, in so- luzione acquosa. Mescolando in determinate proporzioni i due liquidi si ba lo sviluppo di un terzo colore neutro detto colore della cromatina. A) Solviz. acq. cone, di tiirchino di metilene (10 "l^). B) Soluz. acq. di eosina (10 °/ ). Si prendono di A) due \olumi dopo iiltrazione e si mescolano a cinqut- volumi di B). La colorazione si ba in 2-3 ore. Con questo metodo i globuli rossi si colorano in rosa, i nuclei dei leu- cociti in violetto-scui'o, i parasiti in turcbino, la cromatina in rosso-vio- lettp o carminio. Vi e^ 1' inconveniente cbe molto spesso si forma un ab- bondante precipitato cbe rovina i preparati, ed h perci6 cbe lo stesso autoro usb soluzioni meno concentrate (diluite a meta), pero i risultati sono molto inconstanti, poicbe molte volte si debbono variare lo proporzioni dei due colori fondamentali per ottenere il terzo colore. 2. Metodo Ziemann. Fa duopo per una buoua riuscita usare il turcbino di metikue cbimica- mente puro e depurato di tutto il cloruro di zinco: (si prestano bene il tur- cbino rettificato di Ebrlicb o il turcbino di metilcnf medicinale di Hocbst) e I'eosina B-A A-G di Hocbst. Le soluzioni si preparano nel seguente modo: A) Turcbino di metilene medicinale Hocbst gr. 1 Acqua distillata boUente » 100 Si tiene per 24 ore agitando di tanto in tanto e si filtra. B) Eosina gr. 1 Acqua distillata calda » 100 Da questa poi si preparano soluzioni all'l Voo- PROTOZOOLOGIA 163 Essi-udo il terzo colore, nentro, solubile in iin eccesso di tiirchino di iiie- tilene e di eosina, h di grande necessita per la biiona riuscita del preparato determinare il giiisto rapporto del miscuglio, affiii(;life esso non si disciolga pill. Si ijrocede percib nel seguente mode : In sei vetrini concavi numerati si raettono due centimetri cubici della soluzione di turchino di metilene e successivamente I'eosina nelle seguenti proporzioni : Nel prime vetrino G cm. c. nel seoondo 8, e cosi di seguito 10, 12, 14, 16. Si mescolano bon bene i due liquidi e si mette in ciascuno di essi un preparato di sangue gi5, fissato. Si controlla il grado della colorazioiie ogni quarto d'ora ed il miscuglio che uiostrer^ la piii bella colorazione violetto-carminio dei nuclei sara quello che servira di base per le colorazioni. Generalmente la projiorzione h 2 di A con S-14 di B. Stabilito il rapporto tra i due liquidi si precede alia colorazione tenendo i preparati colla parte del sangue rivolta in giii a galleggiare nel miscuglio per 30-10'. Si lava abboudautemente in acqua, si asciuga e si osserva in balsamo. Questo inetodo, che ha seguato un grande progresso nella tecnica della colorazione dei parasiti della malaria, h stato oggetto di numerose ricerche da parte di molti osservatori, che vi hanno portato delle modifiche alio scopo di rendere piu costante e siciu'a la colorazione della cromatijia. Zettnow ha proposto di alcalinizzare la soluzione di turchino di metilene con la soda, Berestnetf col carbonato sodico, Laveran coll'ossido d'argento, altri col borace; e, sempre alio scopo di migliorare la nitidezza dell' imma- gine; gli stessi A. han proposto dei liquidi decoloranti per estrarre il turchino di metilene dall'emoglobina. luiportanti sono le ricerche del Nocht sulla uatura del terzo colore ueutro, che e dovuto al rosso del turchino di metilene, e che si puo estrarre da una so- luzione per mezzo del cloroformio (questo si colora in rosso). Gli alcali, il ca- lore e I'eta della soluzione agevolano la produzione di questo terzo colore. 3. Metodo Eomanowski-Ziemann modificato. Ecco le moditicazioni apportate ai suddetti metodi nelF Istituto d' igiene (La Branca): esse costantemente d^nno buoni risultati. 1"* Preparazione dei liquidi. A) soluz. di turchino di metilene medicinale Hochst. Si adoperano so- luzioni molto diluite per lo piii all'l "/q, che si rendon alcaline con carbo- nate potassico secondo la fermola: Turchino di metilene gr. 1 Acqua distillata » 100 Carbonato potassico » 0,50 E preferibile il carbonato potassico al sodico perch^ dh piii viva colora- zione della cromatina. Si tiene la soluzione in bagnomaria a temperatnra di GO c. per qualche era. II liquido assumer^ una colorazione viola. Le soluzioni di qualche .setti- mana danno migliori ri.sultati. Ig4 PROTOZOOLOGIA B) Solnz. di eosina B. Hoclist : Eosina ■ <^gi"- 10 Acqua distillata » 100 2" DetenuiuazioQe del rapporto quautitativo tra le soluzioni di tiircliino di nietileiie e di eosina. Anzicli^ procedere per tentativi si procede uel seguente modo : 8i diluisce uii cmc. della soliizione di tuvcbino di metilene in 10-20 cmc. di acqua distillata in una cotnune capsula di Petri ; da una buretta gra- duata, contenente la soluzione di eosina, si fa cadere questa a gocce, agi- tando di frequente, per ottenere la mescolanza dei due colori fine a che compare uu pveoipitato in forma di finissima polvere nera. II numero dei cmc. di eosina adoperati rappresenta la quantity che si deve mescolare con 1 cmc. di turchiao di metilene affinche si abbia il terzo colore. Pero alio scopo di evitare eccessivo precipitate h meglio prendere un poco^ meno di eosina. Qaesto uietodo oltre il vantaggio della rapidita ba qnello di potersi appli- care a tutte le soluzioni di cui non si conosce il titolo. E utile stabilire spesso i rapporti tra le due soluzioni, variando esse molto a seconda della teraperatura e dell'eta della soluzione di turcbino dr metilene. 3° Colorazione. I preparati fissati in alcool assoluto ed essiccati si pongono nella ra- scbetta da colorazione, o in vetri concavi, col lato ove h disteso il sangiie in giu, a contatto del liquido colorante. In un mortaio di vetro si versa la soluzione di turcbino di metilene ed eosina secondo le proporzioni stabilite; si rimescola ben bene e si versa il mi- scuglio nelle vascbette. Pa5 anche diluirsi questo raiscuglio in 5-10 volte il volume di acqua senza che i risultati ne siano variati, anzi si ottengono colorazioni piu nitide. I in-eparati si tengono per 30'-60'; talora se si vuole abbreviare questa tempo basta un leggerissimo riscaldamento senza che si manifestino vaijori. Si lavano abbondantemente in acqua. Si passano per alcuni secondi in una soluzione di acido cloridrico ad y^-*/., "/„, o per pochi secondi nel seguente liquido differenziale (Zettnow) : Soluz. acq. di turcbino di metilene •/-, Vo '^^^^ 100 Acido acetico '/t elli, i eijiliofori con le ciglia. I plasmodromi si suddividono in 3 classi secondo che, nella vita adnlta, si muovono (;on pseudopodi radiciformi (rizoi)odi), o con fla- i4elli (inastii»o non e interamente noto, e , c), ovvero da a^cumoli di spore (fig. l\-d, e, f), che, rompendosi la liiembrana parietale, diventano libere, e cadendo sul terreno uraido vegetano e si sviluppano in tante forme mixoflagellate, die entrano in nuov(» radici e propagano il contagio. La profilassi percio di questa malattia consiste uel distruggert' le radici delle piante, dopo il raccolto, nello scartare dalle nuove PROTOZOOLOGIA 169 colture le piaiite ainmalat(?, e neiravvicendare almeno per un anno con (jualclie altra coltura il terreno gisi infctto. Ho riportato que>^to esenipio di parasitisnio endoeellnlare della fig. 71 (dii Doflein>. TJasmodioplioro hrassieae, perclio fu il prinio stadiato, e ci lia ser- \ito per sosteuere, eon argomento di analo<;ia, il parasiti.snio endo- globulare della malaria, quando nessuno prestava fede alle nostre ricerclie sn qnesta infezione : anehe il nonie di plasmodi della ma- laria venne ispirato da qiie^to caso tipieo di malattia i)ara8itaria endocellulare. Amebe. Ilanno per molto tempo occupato I'attenzione dei naturalisti e dei medici. Xon e aucora certo se siano esseri a se, o invece rappresentino iino &tadio nella vita di altri esseri appartenenti al mondo dei protozoi. Sono corpi unicelinlari elie nel 1" periodo della loro vita man- cano di membrana: lianno protoitlasma in parte graniiloso, in parte jalino, e uno o piii nuclei: sono dotati di nn movimento a psendo- podi, che appnnto da loro e stato detto ameboide 170 PROTOZOOLOGIA Nolle colture al fuco crispo (v. pa^-. 100) si possono seguire le varie fasi di svihippo, cioe lii tase ameboide, la fase di riposo^ la fase cistica, e qiiella di riproduzione. Di quest' ultima- eouoscianio bene finora il ciclo asessuale (v. fi- -•ura 72). flg, 72 (da Doflein). Cioe un'ameba si divide in due, ciascuua
  • ','* giorni PROTOZOOLOGIA 173 Azione pdiogena (?) deJIe amehe. Qiiesti protozoi si trovano spesso deiitro il iiostro orgauismo r lie furono trovati nel laringe, nella bocca, iiell' apparato uro' geiiitale ; ma il loro liiogo di predilezione e il caiiale digerente, in ispecie I'intestino, ove trovano un ambiente alcalino, il piii adatto« per essi. Con mie ricerclie coltiirali trovai la seguente Tab. 7. Distrihuzione (lelle <())i€h€ ncll' intestino. IJeperto eolturale Jiiti'stiQO di l(auil)ini pasltivo negativo bambini sani . 2 . 12 cataiTO intestinale 20 30 diarrea verde 3 2 diarrea .sanguinolenta 6 entente follieolare 1 2 2G 52 lutestiao'di ailulti individiii sani 1 17 catarro intestinale 4 tubercolosi intestinale ....() 5 diabete 1 tifoide 2 colera nostrale 1 » asiatieo 14 proctitB eatarrale 1 dissentsria 11 54 12 99 Si vede quindi <;ome le amebe siaiio piii freqnenti nelF in- testino dei bambini anziche in qnello degii adulti, nel quale nn po' pill frequenteniente, ma non sempre, si trovano con le colture nei casi della dissenteria. In quest' ultima infezione anclie il reperto microscopico del- 1' amebe coli e tutt' altro clie costante : in 54 casi I' ho trovato 23 volte soltanto. Manca quindi hi 1^' condizione essenziale per riconoscere que- sto protozoo come la causa unica deUa dissenteria. L'ameba coli *> stata rinvenuta anche nelle dejezioni di persone sane ; se n' e 174 PROTOZOOLOGIA ■distinta percio una varieta i)atogena e una non patogena. Lo Scliaudinn anzi ritiene si tratti non solo di due specie ma a dirit- tura di due generi differenti; la l*"^ starebbe, come semplice conimen- sale, nell'intestino sano o inalato (amoeha s.cntamoeha colij, la 2"" sii- rebbe capace di distrnggere i tessuti atteri eventualmente i)atogeui ; e colture di amebe, prive di bat- teri, uon e finora possibile ottenerle. Quindi I'esperimento negli animali non e probativo come quando si fa con le colture pure di un dato germe. Si e detto eziandio che coi suoi \ icaci pseudopodi I'entoameba istolitica penetrerebbe fra le cellule della parete inte- stinale e cos\ le distruggereblie: ma nessuno ha potuto escludere i batteri e i loro i)r()dotti tossici in quest' azione iiatogena ulce- rativa. Si e rii)rodotta la dissenteria nei gattini inoculando anche il pus di ascesso epatico postdissenterico e sterile su colture in agar. Ma il pus certe volte e sterile in alcuni terreni di coltura e in altri no ; e nessuno pub sostenere che il pus sia un semplice sustrato di coltura e non invece un prodotto per se patogeno. Xon abbiamo quindi finora esperienze decisive in favore della eziologia amebica della dissenteria, la quale del resto ormai sap- piamo essere prodotta da batteri (v. Batteriologia speciale). Alcuni pero ritengono ancora che la dissenteria tropicale sia prodotta da amebe; ma in Egitto, nei Giappone, a Cuba, ecc. si e trovato ugualmente che in Europa il bacillo dissenterico. Si e voluto anche distinguere con Tanatomia patologica una dissenteria ulcerosa da amebe ed una dissenteria difterica da bat- teri; ma nessuno puo , die dimostra i vari modi della ripro- duzione monogamica del tripanosoma. dei ratti, finora il meglio PROTOZOOLOGIA 177 stvuliato, cioe la riproduzioiie per scissione o longitudinalc {C — (r), o tra oversale (H) o a rosetta (J\" — 0). La frip((nosomiasi si nianifesta come wna malattia caratteriz- zata nei manimiferi piii grossi (bovini, eqiiiiii, ecc.) «la una distru- zioiie di eniazie, onde anemia acuta o subacuta, die, trattandosi di un parasitismo estraglobnlare del sangue, si puo spiegare am- raettendo clie i tripaiiosomi producano una emolisina, ovvero sottraggano dementi nutritivi ai globuli rossi. Si lia inoltre tumor di milza, e non di rado simanifestanolesioni emorragiche locali della pelle o degli organi genitali. La. febbre nell'infe/ione acuta non manca ed e o continua o in- termittente o remittente e come ricorrente. Questa malattia in alcune delle sue forme si proi)aga di certo per opera di insetti succhiatori del sangue : non conosciamo perb ancora per quale meccanismo intimo cio avvenga. Con le successive inoculazioni di sangue dei ratti infetti da tnjxowsoma leicisi a ratti sani si puo mettere in evidenza un prin- cipio di agglutinazione. I sieri specifici die si possono cosi ottenere sono sempre ag- glutinanti, raramente paralizzanti del movimento dei tripanosomi, e non mai microbicidi. Un ratto guarito di una prima infezione non ne contrae una secondai. I sieri specifici die si ottengono con la. immuuizzazione attiva, mediante successive e i)rogressive inoculazioni di sangue infetto, spiegano azione preventiva solo couteraporanea all'innesto: Tazione loro curativa e sempre limitata ed incerta. II meccanismo di questa parziale immunita sembra sia di ordine cellulare o leu- cocitario, anzidie umorale. ;Non i)roducendosi tossine, non si puo parlare nei)pure di anti- tossine. Dei vari tripanosomi finora trovati nel sangue degli animali^ per noi il piii interessaiite, jierdie si e ritrovato nell'uomo, e il Ti'ipanosoina g^aiubiense. Fu rinvenuto da Everett Button in un uomo, die era stato del tempo suUe rive del Gambia (Africa inglese o del Capo). I sin- tomi die I'infermo presentava era no: Debolezza e denutrizione generale, piu molesta alle gambe; febbre intermittente a tipo irregolare; cioe temp, non molto alfca per 1-4: giorni con remissioni mattutine, e apiressia per 2-5 giorni <3on temp, normale o subnormale; edema specialmente delle pal- 178 PROTOZOOLOGIA pebre; iperemia delhi pelle e talora della congiuntiva; tumore sple- nico; freqnenza del respiro e del polso. Durante la febbre, non durante rapiressia, si vede nel saugne periferieo circolare il /ri2M7*o.sowjrt (famhiense (fig. 77) cli' e lungo • y t K c ■'O....V J ^ »L^ Try|>anosoiiia le^visi. Tiyiiaiiosoniit brucei. ,o 0^- 'S^j^ '^-^ %^ x,,^ Tryi»anosonia e<|uippiduni. Tnpanosonia {laiubiense. (compreso 11 flagello) 18-25 jji; esso e piu corto clie quello Jewisi (24-30 [x), di quello hrncei (20-28 i-i) e di quello equiperdum (25-28 p.). La largliezza va da 2 [a a 2,8 jjl. Differisce dal hrucei anche per la lungliezza del tlagello e per lo searso numero di granuli di cromatina: nel protoplasraa eon la colorazione doppia si osserva il macronucleo nel mezzo del corpo; il polo acuto contiene il micronucleo da cui parte il filamento di cromatina che va lungo la membrana e termina a tlagello on- dulante. Non e pero ancora definitivamente distinto dagli altri tripano- somi patogeni per gli animali. i) interessante che .siasi trovato questo caso certo di tri- panosoma nell'uomo, in cui gia il Nepveu n'aveva segnalati, sin PROTOZOOLOGIA 179 <4) delle neoformazioni endocellulari cbe vennero somigliate ai coccidi. Ma per parlare dei coccidi non basta indicare delle figure o forme di moltiplicazione per divisione, oc- PROTOZOOLOGIA 187 corre climostrare il doppio ciclo di sviluppo sopradescritto, noncbe la vita del parasita in due ospiti differenti. Invece che di protozoi trattasi con tutta probability di alterazioni del protoplasma e del nucleo delle cellule. E poi Sanfelice ha dimostrato cbe certi blasto- niiceti inociUati si trasformano uei tessnti in modo da prendere ligure identicbe a quelle descritte come coccidi del cancro. Secondo lo stesso A. al- cuni tumori si pofcrebbero sperimentalmente ripro- durre con 1' inocxilazione di un saccaromices detto appunto neoformans. Ma auche la teoria blastoraicetica nou spiega tutta I'eziologia dei tiamori maligni. E sono tutta- via riuscite infruttnose ]e ricercbe di batteri o di organismi amebiformi e in genere di protozoi pa- togeni di cos'i terribile malattia. Ral)bia. Da mie ricercbe suUe propriety del virus rab- ti<;. 84 ( talora osservare il j^htsmodium immaculatum, ciotv seiiza pigmento nero e quindi senza iiielanemia: di simili emosporidi apigmentati se ne vedono in altri animali; nelP uomo si trovano raraineiite spornlazioiii asessuali senza pigmento nel cervello, nientre in altri visceri se ne trovano col blocclietto di raelanina al centre. Cio viiol dire clie alcuni emosporidi estivoantunnali della varieta perniciosa possono arrivare alia scliizogonia. senza prima pigmen- tarsi: ma se possa farsene una specie a parte, o si tratti di una terza varieta e ancora da vedersi. I gametociti dei plasmodi estivoantunnali si riconoscono perclie flno da giovani lumno la figura allungata, che di>enta poi ovoide, e poi semilunare. Con la colorazione si riconoscono quando sono giovani anclie lierclie piii intensamente colorabili dei mononti. I gametociti adulti si possono differenziare anclie nelle due forme sessuali. II microgametocito ha il pigmento nero accumulate al centre^ in forma di un largo anello pigmentato, e alia periferia lia, 12-20 granuli di cromatina, i ([uali sono arte inferiore) rag- gruppate in forma di brevi nastrini ed banner ciascuna la forma di barclietta. Le larve (fig. 90, parte superiore) di culex si distinguono da quelle di anofeli perche le prime stanno nell'acqua obliquamente PROTOZOOLOGIA 197 «on la testa in giu e la punta caiulale alia sui)erficie; rnentre le larve di anofeli staDiio orizzontali a fior d'acqua. Una iiosizione l%^^^# "^yp ]M,S fig. 80. cosi diversa e caratteristica dipende dal modo com' e disposto I'appareccliio respiratorio delle trachee: qneste nelle prime vanno insieme a sboccare in un solo tube aerifero alPestremita caudale, mentre nelle seconde sboccano con due slimmi snlla superflcie dorsale. Le niiife dell'uno e dell'altro genere, grossolanamente, si ras- somigliano nella ibrmai comnne di grossi interrogativi (fig. tui, l^arte inferiore^, e nel loro vivace mo\ imento a capriola: basta te- nerle a svihippare per fame subito la diagnosi dalle forme perfette. Qneste, o gli insetti lyerfeiti si distingnono benissimo dalle ap- pendici cefaliclie (fig. 91, 91* ingrandite circa 10 volte). I cnlex, e piii precisamente le loro femmine, haimo fra il pnn- giglione e le antenne (fig. 01) i dne palpi rndimentali. Gli anofeli 198 PEOTOZOOLOGIA invece (fig-. 02) li liaiino lunji'lii quanto il imiigiglione, e cosi le loro appeiidici cefaliclie, quando sono bene staccate fra loro, di- veiitano 5, meiitre nei culex son 3. fig. 91. fig. 92 !Si ricouoscono anclie a prime aspctto dalhi forma o i osi/.ione dell'addome, dalla posizione delle zampe, e cosi via. In Italia di anofeli ne abbiaiuo 4 sjjecie, e tutte 4 possibili pro- pagatriei di malaria. Le specie si riconoscono, fra^ Taltro, dalle ali. Tij'' anopheles claviger (fig. 93) ha 4 macchiette a punti a i'orma di una sqnadra . . : o di un T incomplete nella sua l)ranca tra- sversale. Uanophelcs 2)ictH.s (tig. 94) lia le maccliie a strie snl margine anteriore dell'ala. tig. 93. hUoiojjheles mperpktm, clie abbonda sopratutto in alcune loca- litii del mezzogiorno d' Italia, e il piii piccolo. Vanopheles Ufurcatus, die vive nei bosclii, non lia attatto maccliie sulle ali. PEOTOZOOLOGIA 199 Tecnica per Tesaiiic dollo zanzare inalai'ieho a fresco. Siccome i parasiti lualarici possouo trovarsi nello stoiuaco o intestine medio degli anofeli e nelle glandole salivari e indispensabile la preparazione di ambedue quest i organi. Si adoperi nna soluzione fisiologica (0,75 °ja) di cloruro sodico, la quale nou altera Paspetto dei parasiti, come fa invece la soluzione di fornialina (forinalina 2, cloruro sodico 0,75, acqua distillata 100). Questa ultima so- luzione non h quindi consigliabile per uno studio accurate. Occorrono due agbi ed un microscopic da dissezione, che ordinariamente si adopera solo per preparare le glandole salivari. Per la preparazione dello stomaco la zanzara viene cloroformizzata versando due o tre gocce di cloroformio o di benzina sul tappo di cotoue clie chiude la provetta nella quale fu catturata. Poscia le si tolgono colle dita o con una forbicetta le ali e le zampe. Quindi si dispone col dorso sul portaoggetti in mezzo ad una goccia dl soluzione tisiologica. Con uno degli aghi, appoggiato con delicatezza fra il torace e I'addome, si tien ferma la zanzara; con I'altro si stira I'estremita posteriore dell'ad- dome in corrispondenza del terzultimo anello. Vien fuori ordinariamente, attaccato ai tre ultimi anelli, il tubo digerente, i-ompresa buona parte dell'esofago, Operando con accortezza si evita di estrarre le ovaie, le quali, quando le uova souo mature, ingombrerebbero la preparazione. Si deve compiere la preparazione dentro la goccia di soluzione tisiolo- gica; si copre quindi col vetrino coprioggetti evitando qualsiasi pressione. Si pub guardare a secco con I'obbiettivo 8* di Koritska. Gli antionti e le ovocisti si trovano di regola nella parte dilatata dell' in- testine medio, o stomaco propriamente detto, ma possono trovarsi anche in altre sczioni di esse. Possono essere pochissimi (uno, due) e in uumere considerevole (pareccbie centinaia). L'esame dello stomaco e bene farlo quando la zanzara ba digerito il san- gue. Nei casi in cui si deve esaminare uno stomaco con sangue si precede nello stesso mode. E di piu si fa una leggiera pressione sul vetrino copriog- getti per schiacciare un pe' lo stomaco; il sangue fueriesce e si allontana con un pe' di carta bibula, mentre da un lato si mette qualcbe altra goccia di soluzione fisiologica. La preparazione delle glandole salivari esige niolta pazienza. Si fa meglie col micrescopio da dissezione percbe i tuboli glandolari non sono piu lungbi di 1 mm. Si adopera la stessa soluzione fisiologica suddetta. . La zanzara, a cui fu telto lo stomaco, si adagia sul fiance in mezzo ad una goccia di liquido. 200 PROTOZOOLOGIA Con im ago si tien fisso il toi-ace nel mezzo e cou I'altro si stacca cleli- catamente la testa. Lo clandole .lalivari possono riuianere attaccate alia testa e in tal caso si veggono nuotare nel liquido, erl e facile isolarle con la punta dell'ago. Owero rimangono nascoste nel torace e allora si deve premere leggermente, con I'ago, snlla parte antero-laterale di esso: con una pressione ben fatta le glandole schizzano fiiori dal torace nel liquido. Se la preparazione h completa debbono vedersi sei tubi rinniti tre a tre, due pill lungbi e uno niediano piii corto. Si pone suUa preparazione il co- prioggetti, al quale possono farsi i piedini di cera per non scliiacciare le glandole. Se qneste sono infette si veggono gli sporozoiti fra le cellule o nel lume; e per poco che si schiacci la preparazione fuoriescono in gran numero nel liquido ambiente. Gli sporozoiti possono vedersi isolati e rinniti in fascetti. Possono esseie scarsi ovvero in numero sterminato. L'osservazione pub farsi anche a secco con I'obbiettivo 8* di Koritska. Si puo anclie procedere alia fissazione, colo- razione, e al taglio delle sezioni, come al solito. La fig. 95, fotografata dal vero, mostra I'anatomia grossolana dell'appa- -1 ! fig. 95. rato digerente, cioe da sinistra a destra mostra a piccolo ingrandimento, le appendici cefalicbe, le gbiandole salivari, V esofago, lo stomaco, e alcuni tuboli del Malpiglii. Era j;li emosporidi, il genere Apiosoma o Pirosoma si credeva proprio siuora del soli auimali, come si lia ad es. nella malaria bovina, febbre del Texas, o emoglobinnria del bovini. Eecenti ricerclie di Gotschlicli dimostrerebbero che analoglie forme di protozoi si ritroverebbero nel sangue degli ammalati di tifo peteccliiale. Si ritroverebbero cioe : forme endoglobulari, pi- riformi, con Aivace movimento ameboide; forme estraglobulari, ossia cisti (forme di riproduzione asessuaM) e corpi flagellati o PKOTOZOOLOGIA 201 ganieti. Qneste licerclie eziologiclie verrebbeio a coiisolidaie la ipotesi clie certi iiisetti succliiatori (ciniici ecc.) trasmettono ciuesta epiclemia. * * Alia classe degli sporozoi appartengoiio anclie: i mixospokidi clie producono malattie speciahneiite nei pesci; i microsporidi clie attaccano a preferenza g\i artropodi (i)ebrina del baco da seta); i SARCOSPORIDI o i)Sorosperini delle carni. Questi ultimi sporozoi si trovano molto diffusi nei muscoli dei vertebrati, a preferenza nei mammiferi (suini, ovini, bovini). Sono parasiti della fibrocellula muscolare, senza destare pero reazione nei tessuto circostante, e senza prodnrre fenonieni nior- bosi, eccetto tutt'al piii qualche paralisi o paresi mnscolare. Pos- son ragginugere i^erfino la lunghezza di 2 cm. II loro cielo di sviluppo e ancora. poco conosciuto. Si conosce il solo stadio dei cosidetti otricoli del Miesclier che sono eisti allnn- gate, proYviste di una membrana cliitinoide a 2 strati, una jalino Paltro striato per la- presenza di poricanali, divise all'interno, iiie- diante setti, in molte camere pieni di cosidetti pansporoblasti, o accumoli di spore, o corpiiscoli reniformi, falciformi ecc. provvisti di nncleo (v. Microscopia fig. 10, pag. 30), e omologlii, Ibrse, ai corpuscoli falcifornii dei coccidi. Non sono ancora- ben noti i modi d' infezione. Ultimamente lo Smith e riascito a riprodurre, dopo un periodo d' incnbazione, la sarcocystis muris facendo mangiare la carne di sorci infetti a sorci sani. Ma per altre sarcocisti, per quelle degli erbivori, questo modo d' infezione, per la via dello stomaco, non e dimostrato, e alcuni pensano anclie a un ospite intermedio. Dei vari sarcosporidi finora descritti a noi interessa uno tro- vato nell'uomo; cioe la Sarcocvsfis lindeinanni. Fu detta cosi dal Kivolta in onore del russo Lindemann die nei 1863 accenno a corpuscoli di Miesclier nell'uomo. In realta se ne conosce nell'uomo un solo caso certo, descritto a Kancv da Baraban e St. Kemy nei muscoli lariiigei di un 202 PROTOZOOLOGIA giustiziato: si manifestava. sotto forma di cisti di grandezza varia tino a 1,G millim. (fig. 96: in A vedesi il taglio trasverso, in B il A w ^'^^^'«®'^uiaffiiMiii!k2s^ :;: s^^aii^i^/:. 'r tig. 9(5. taglio longitudinale della cisti) eontenenti spore o corpuscoli bana- niformi della lungliezza 8-9 mm. Un altro caso, non ben pero ^1^ a — -^ — — ' ^ BATTERIOLOGIA Batteri .soiio stati dapprima detti da Colin e Koch i microrga- iiisiui studiati da Miiller frihrio e monasj, dalF Eluenberg', dal Pasteur ftorulacee, hattrri^ rihrioni, monadij, dal Becliamps fmi' crozirnij, dal Davaine fbatteridij, dal Henle (microHporine e mona- dinej, dal Sedillot (microhi), dal Xiigeli fsckizomicetij. Oggidi pero bisogiia. separare dal griippo dei liatteri tvitte quelle forme clie appartengono sia ai Protozoi (come le monadi, gli infusori) sia agli Ifomiceti e ai Blastomiceti, e intendere per Ibatteri quelle forme di vegetali, capaci di riprodursi per scis- sioue e per spore o solo per scissioue, rotonde o allungate, dritte o curve, di dimensioni estremamente piccole, le piu piccole clie si conoscano. Quindi batteri sono gli esseri clie il Colin cliiamo, se rotoudi, sferohatteri; se di forma allungata e dritta, mierohatteri gli immo- bili, (Icsmohatteri i mobili; se di forma allungata e curva, spirohat- teri: ossia quei germi clie la geueralita chiama: CoccM se di forma rotonda ; Batteri o Bacilli se di forma allungata; Vihrioni e ^^Hrilli se di forma curva e a- spira. Le ricerclie moderne su tutti questi esseri lianno condotto a trovare clie si tratta costantemente di vegetali, apparteuenti al gruppo delle schi.zojicee, a cui appartengono alghe efunghi. Come pero non e netta la separazione tra alglie e funglii, cosi anclie nei batteri non sempre e netta la loro origine dalle une o dagli altri, benclie la maggioranza possa ritenersi derivata dai secondi. Si e visto infatti che certc forme bacillari (come il b. della tuliercolosi) proclurrebbero im micelio, clei conidi, delle zigospore, le qnali si sviluppe- 208 BATTERIOLOGIA rebbero in modo da serabrare risiiltauti dalla copula di cellule genitrici (Droba), e clie altre (come il b. del tifo) formano sferule con dentro, piccoli corpiccioli, quasi si trattasse di stilospore (Gamalei'a) ecc. Studiando poi tutti i singoli gruppi dei cocclii, dei batteri, dei bacilli, dei vibrioni, ecc, nei qnali si trovauo dei germi capaci di vivere in organismi viventi e di iicciderii, ossia i cosi detti germi patoffeni, e tenendo presenti i rapporti inorfologici di quest! con altri gernii banali, si e riuscito a- diniostrare die detti genni pato- geni liauno intima pareutela con altri, viventi nell'ainbiente, cioe con dei saproflti. Ora questo studio, a niio avviso, conduce a trovare nei singoli gruppi delle batteriacee dei capostipiti nei quali si riuniscono i caratteri raorfologici e biologici di tutto il gruppo, ai quali capo- stipiti si rit'eriscono anclie i caratteri del batterio patogeno, quello clie individualizza, per dir cosi, il gruppo stesso. Cosi la batteriologia cessa di essere un dizionario descrittivo- di una serie di germi distinti e separati tra di loro per caratteri diversi e supposti specifici, ma forma un tutto armonico con la Botanica e con la Zoologia. BATTERIOLOGIA 209 Paete 1. PROPRIETA GENERALI DEI BATTERI E TECNICA BATTERIOLOGICA. I Batteri, dal puiito di vista della loro morfologia (struttura, forma, grandezza, ecc.) e della loro biologia (moviraento, riprodu- zione, manifestazioni diverse della vita attiva, comportamento verso gli agenti esterni) formano oggetto di studio di quella parte della microbiologia die dicesi « Batteriologia generale ». Ora, la conosceuza della morfologia e biologia generale di tali esseri, e uecessaria a conoscersi non solo dal biologo, ma auclie dal patologo e dall' igienista, poich^ senza di essa e impossibile farsi uu cliiaro concetto xlei caratteri di tutte le forme battericlie pa- togene. Quindi se, dal punto di vista pratico, lia assimto graudissima importanza quella parte della Batteriologia clie si occupa dello studio delle proprieta dei batteri, clie possono essere patogeui per I'uomo e per gli animali ; tuttavia lo studio di essi e della flora microbica dell'acqua, dell'aria, del suolo deve essere preceduto da quello delle proprieta generali dei batteri, pur dando maggior risalto ai patogeni in ispecie. Percio le proprieta dei germi saranno distinte per mezzo (lei caratteri microscopici, dei caratteri colturali, del modo di comportarsi verso gli agenti fisici e chimici, di proirrieta Inologiclie speciali, del modo di comportarsi verso gli animali in cui vengono inoculati, del modo di comportarsi di fronte agli umori degli animali imnmnizzati o infetti. Ya da se poi clie, per farsi uu concetto di tutte queste pro- prieta, essendo necessario conoscere bene la tecnica batteriolo- gica, nello studio della parte generale della batteriologia, faremo entrare tutto quello della tecnica, die e necessario a conoscersi jier questo genere di ricerclie. 210 BATTEaiOLOGIA Cap. I. rKOPRIP:TA DEI BATTERI DIMOSTRABILI COLL' ESAME MICROSCOPICO. A. — Soliizioui colorauti e preparati. Per le ricerche da eseguire a mezzo dello esauie inicro.scopico ci serviamo in genere di preparati colorati e di prei)arati a fre.sco o a goccia peudentc. Le ricerclie a mezzo di preparati colorati si possono distiii- guere in: 1° ricerche mcdianie coJorazioni .sjH-cifichc, ossia mediaute procedimenti coi qnali si distingue e si diagnostica solo uu dato microrganismo fmetodi di colorazione del hacillo delta tuber col osi J; 2*^ ricerche mediaute colorazioni apeciali^ ossia mediante pro- cedimenti coi quali si riescono a mettere in evidenza caratteri liropri di un solo microrganismo o di nn dato gruppo di mlcror- ganismi fmetodi di colorazione del hacillo della difterite, del (jono- cocco e del diplococco); 3" ricerche mediante colorazioni comuni, nelle quali rientrano i metodi ordinari di colorazione, die non dovrebbero a\ere lo scopo di condurre a diagnosi special!, come ordinariameute si crede, ma solo di mettere suHa strada per le ulteriori ricerche. La colorazione del materiale non e pero die I'ultimo atto di una serie di procedimenti, die conducono al completo allestimento del preparato. I. Pi'eparaziono dollc »«oliizioni culoranli. Le sostanze coloranti che adoperiamo in batteriologia sono fatte in genere con colori basici di anilina, raramente con colori acidi. Con questi colori si fanno: a) sohizioni semplici acquose (colore 1, acqua distillata 100) ; b) soluzioni idroalcooUche, composte di una parte di coloi-c, dieci di alcool a 90°, e novanta di acqua distillata; c) soluzioni mordenzate, nelle quali all" acqua e sostituita la soluzione acquosa di un mordente, per es. : di acido fenico al 5 7,„ o di potassa all'l "/no o delP acqua di anilina (che si fa sbattendo per 5 miunti da 3 a 5 cmc. di olio di anilina in 100 cmc. di acqua distillata e quindi filtrando su filtio bagnato;. BATTERIOLOGIA 211 Le soluzioni coloninti piii in uso sono le Idroalcooliclie e le mordenzate, ed esse nella l)ratic'a si fanno assai rapidauiente partendo da una soluzione alcoolica satura del colore <25 fi'i'. di colore e 100 cuic. di alcool assolutoi di cui si prelevano 10 cnic. e si aggiungono a 100 di acqua o di una soluzione mordenzata. Cosi si ottengono il lifjuido di Zielil, o fiicsina fenica, i]uello di Ehrlich o violetto di genziana all'acecialmente se si colorano materiali contenonti germi jiatogeni. In qnalclie caso soltanto Tessiccamento si fa alia temperatura ambiente sotto una cam])ana, o in essiccatori ad acido solforico : per es.. nel prei)arare il materiale per la dimostrazione delle ciglia batteriehe. Fissazione. — II materiale seccato deve lissarsi al votrino,. altri luenti quando si aggiunge il colore si distaccano i batteri e nnotano nel liquido, sicche puo succedere che, nel lavare il preparato, veugono in gran parte portati via coU'acqua di lavaggio. La fissazione si fa generalmente alia fiamma. Alcnni passano il vetrina per tre volte attra verso a una fiamma Bunsen o ad alcool; ma questo metoda di fissazione non e con.sigliabile. Molto meglio e seguire la regola dello Jolme, cioi' passare sulla fiunima tre volte il vetrino (se si tratta di un vetrino portoggetti, meglio quattro) alia distanza di circa 1 secondo una volta dall'altra, descrivendo ogni volta un cerchio verticale avente pressoche il diametro di un piede. Xon e necessario sostituire la iissazione alia tiamma con (juella mediaute alcool assoluto, od alcool ed etere, salvo che si tratti di colorare batteri endocellulari. (Juaudo. per es.. si colora il meningoeocco di Weichselbaimi o il gonococco di Xeisser nel litpiido cefalorachidiano' I'uno, nel pus blenorragico I'altro, la fissazione nell' alcool c ])referibile. sebbene non indi- .spensabile. Colorazionc. — II materiale seccato e fissato si colora. Per ci5 si im- inerge il vetrino nella soluzione colorante contenuta in una capsuletta fonda (non piana) o in bicchierino di vetro adatto (Becber), quindi si riscalda il liquido sino a che si vedono svolgere dei vapori dalla sna superfieie. Piii rapidaraente si procede cosi : a mezzo di una bottiglia contagocce in cui si tiene la sostanza colorante. si vorsano alcune gocce sulla superfieie del vetrino BATTERIOLOGIA 213 in cui si tvova il preparato, e poi questo si awicina ad una fiauima, clie non deve easere molto alta, pevche allora il liquido evapora rapidamente e il colore rimane depositato siil preparato. Si badi che il liquido colorante copra tutto il preparato, versaudo non una sola, ma piii gocce ; cosi si evita che rimangano sul vetrino dei cerchi
  • ) ; 2" le camere di Bottcher (fig. 100) che sono dei portoggetti comnni (A) al tin. 100. cui centro si applica, a mezzo di paraffina o di balsamo del Canada, nn cer- chietto di vetro (C) a bordi smerigliati, che fa 1' nfficio dell'incavo delle camere di Koch. Del resto la preparazione si fa come per allestire i 216 BATTKRIOLOGIA preparati nei vetrini di Koch: la goccia (P) devc rimanere sospesa sotto il coproggetti iB). 3° le camere di Eauvier (fig. 101), che sono vetrini coproggetti central- iiiente provvisti di una incavatura circolare, che delimita una colonnina tig. 101. appena appena piii bassa della superlicie del vetrino portoggetti. I bordi del vetrino si spalmano di vasellina; stiUa colonnina si depone una goccia del liqnido in cui si trovano i geriui; quindi si pone sul vetrino portoggetti un coproggetti bene pnlito, badando che la vasellina formi uno strato continno tra coproggetti e portoggetti in niodo da impedire I'entrata dell'aria. Fra tutu iiuesti luetotU rultimo ilescntto sarebbe il niigliore, i)erche lo stiato del liqiiitlo ha uno spessoie uniforme: pero i genni riniangono sparsi in esso e non e sempre possibile fissare 1' attenzione su qualcuno di essi per vedere sc sono niobili, mentre nsando gli altii due metodi le forme die permettono tale constatazione si trovano presso i bordi della goccia. Dippiii a volte il liquido cola lungo la colonnetta e si riduce a poca cosa, ci6 che ostacola le ulteriori osservazioni. NeUa pratica quindi si ricori-e al primo procedimento : Tunica difflcolta sta nel mettere a fuoco il preparato. s))ecialnient« quando si debbono fare csservazioni a forte ingrandimento, come e quasi semijre il caso. Alcuui cousigliano di trovare il bordo della goccia. osservaudo jirima con deboli ingrau- dimenti, e stringendo bene il diafrarama al di sotto del tiivolino del microscopic, poi sosti- tuire Tobbiettivo a forte ingrandimento e mettere a fuoco nello stesso punto, con opportuni movimeuti della vita micrometrica. E pero molto lueglio mettere a fuoco addirittura il bordo del vetrino la dove si trova la vasellina, poi spostare a poco a ])oco il vetrino finche si vede comparire una linea scura o chiara che attraversa il campo microscopico. Quaudo si e visto questa linea, si ferma il i)re- parato, e si gira la vite micrometrica iu nn senso o nell'altro, fino a che la linea diventa netta, ossia appare evidente il bordo della goccia. Si fissa bene I'attenzione su quel punto e. se vi sono germi, si vedranuo aftbllar.si lungo la linea stessa. Si adatta allora opportunamente il diaframma in modo da illuminare sufticientemente, ma non troppo, il preparato e poi si sposta ancora il vetrino per osservare i germi all'interno del bordo, poichfe al bordo stesso facilmente, se si tratta di germi mobili, si immobilizzano e si aggruppano. In genere non sarebbe necessario osservare le gocce pendenti, come comunemente si fa, usando obbiettivi a immersione: ma oramai e cosi dift'uso I'uso di adoperare queste lenti. che e impossibile toglieilo. Ad ogni modo giova ricordare clie con I'obb. 8* Kor. e il 4 ocul. si rivelano benissimo e la disposizione e la mobilita dei germi. vale a dire tutto quello che si puo rlcavare per i bisogni pratici dai preparati cosi fatti. Qualunque sia ad ogni rnodo la tecnica usata, bisogna ricordare che il materiale da esaminarsi deve essere sospeso in un liquido. Se si tratta di brodocolture, bastu disporne un'ansa sul coproggetti; se invece si tratta di patine batteriche, si prelevano con nn ago dritto piccole quantity di esse, BATTEKIOLOGIA 217 si emulsiouauo in una piccola gocciolina di acqiia, posta precedeutemeute 8ul vetrino, badando di dare la preferenza alP acqua distillata sterilizzata, o alia soluzione di cloruro sodico al 0,85 % . Si pub anche adoperare I'acqiia potabile, che in ogni caso h da preferirsi alia cornune acqua distillata dei laboratori, la qnale h sempre ricca di germi (Giinther). B. — Morfologia dei batteri. Per mezzo dell' esaiue inicroscopico si studiauo la forma, la grandezza, la disposizione, i caratteri del contenuto e del conte- nente dei germi. Per lo studio della forma del contenuto e del contenente, si fanno pie- parati colorati, che si allestiscono col metodo delle colorazioni semplici. Essi servono anche per giudicare della grandezza dei germi: bisogna pero indi- care il modo d'inclusione di tali preparati, poichfe i diametri dei batteri in- clusi in acqua sono superiori a quelli degli stessi inclusi in balsamo, stando uel rapporto di tre a due. Per la disposizioae dei germi si possono fare preparati a fresco, ma e -assai meglio servirsi dei preparati a goccia pendente (v. pag. 215). 1. GrRANDEzzA. — Quaiito alia grandezza, quelli rotondi o (a) A is id) tiy-. lOJ. (ila Kolle e Wassorniium). 218 BATTEKIOLOGIA cocclii si i)reseiitauo di nua grandezza varia (tig-. 102 a, />, c, dj; vi sono .IpIIo, forme piccolissime, per es. jjl 0,2, e delle altre grandi siiio a p. 2,3. ^^■■^^ ----OS (?» («) (d) ■ ' / tiK. 103. («. /<, c ilu Kx)ll(' !■ Wassciiiiaiin : , c, d): tra i bacilli patogeui il piii grande e qnello del carboncliio, die misiira ill limghezza 2 \i. e il piii piccolo e qnello deir influenza clie lia di- niensioni 10 volte minori; ve ne sono poi dei grandissimi, (fra i l)anali alcuni Inuglii persino 30 |j. e larglii 4 jjl) e dei piccolissimi, tanto piccoli da essere addirittnra invisibili, sicconie recenti stndi tendono a dimostrare. Anclie le forme curve espirulari hanno dimensioni svariatissime (flg. 104 ff, h): le forme piii grosse si troverebbero tra gii spirilli. 'j^ i ,y>.rv» >v \"^s \A (0) ^,; li-. \()i. (da Kcillo e W'as-e niiaii). BATTERIOLOGIA -iU 2. FoKMA. — Lii forma dei batteri si jnio riportare a due tipi principali: la sfera (v. tig. 102 1, e il cilindro dritto {\. fig. 103)o curvo (v. fig. 104:). Se perb la forma di ogni batterio si pub riportare a uuo di questi due tipi, nei casi spociali essa preseuta molte moda- lita; per es. tra i batteri, in alcuiii, semiuati in terreui nutritivi so- lidi, primeggiano le forme a diametro lungo, altri rimangono corti e tozzi (coccobatteri) (v. fig. lOo-a) e altri assumono perfino I'aspetto di filamenti clie alcuiie volte appaiouo anclie ramificati (v. Parte II, gruppo strejHotrix^. 3. DisposizioNE. — 111 quanto alia disposizione, le forme ro- tonde si dispoiigouo per lo piii a gnippi di due di piii, a catena o ad ammassi (v. fig. 102): le forme alliiiigate sono isolate o disposte a filamenti seriali < v. fig. 10->), o aiiche come i rami di un albero {streptotrix). i. CoNTENENTE E coNTENUTO — I carattexi del contenuto e quelli del coutenente dei batteri oggetto di studi recentissimi, staiino a dimostrare clie la striittura di questi esseri e quella di una eellula di fuugo o di alga. Xoii si pub qiiiudi iiiii intenderli come granuli nel seiiso di Altmann ne come protoplasmi privi di nuclei, ne come semplici nuclei, come voleva il Biitschli. Gia vari autori avevano atfermato die ciascun batterio doveva essere rappresentato da un corpo iiucleare riAestito.di protoplasma; e si considerava per nucleo tutta la parte del batterio ordinaria- mente colorabile, e per protoplasma uno straterello periferico iiivi- sibileeincoloiabile come le ciglia, per lo piii confuso con la capsula. Certo, a voler negare I'esistenza del nucleo nei batteri, come ancora oggidi si fa da qualcuno, da un lato si urta coutro tutte le leggi della biologia, clie riconoscono in ogni celhila vivente e mol- tiplicantesi la presenza di questo corpo, e dall'altro contro i risul- tati cui ha condotto la cliimica biologica, dai quali appare la i)Os- sibilita di estrarre dal corpo batterico delle nucleine, e in quantita auclie rilevante. D'altro canto, ammessa la presenza del nucleo; noii era possibile discoiioscere la presenza del protoplasma, iioiche iion si conoscono cellule viventi e moltiplicantisi rappresentate dal solo nucleo. a) Coutenente o capsnhi. — Gia vari autori avevano iiotato die opportunamente coloraiido i batteri (specie con alcuni metodi di colorazione delle ciglia) oltre alia cosi detta membrana l)at- terica (ossia al limite apparentc di ciascun microbo die si mette ill evideiiza con le comuni colorazioni), si ])oteva colorare uno 220 BATTERIOLOGIA strato pill o meuo spesso, a volte completanieute avvolgente ercli6 estraendo questo dalle cellule colorate, il colore riiuane lo stesso. Trattasi di una colo- razione del citoplasma batterico, anzi di (jTielle parti del medesimo che e possibile distruggere col disseccauiento e con la prolungata azione del calore. Queste sostanze ancora ignote libere- rebbero I'acido dalla pararosanilina, la quale si conibinerebbe stabilmente coll' iodio e darebbe luogo con essa a un eori>o non attaccabile ni' dair HCl ne dalla potassa all' i "/o ne dal car- bonate sodico al 5 °/o ^ difficilmente solubile nell'ali ool. A parte 1' influenza del processo di fissazione la quale realmente nou esiste, c certo cbe i genni resistono piii o meno a seconda del materiale da cui provengouo ; cosi quelli che pro- vengono dal pus si scolorano ineno facilmente di quelli che provengouo da culture e lo stesso accade se si usano soluzioni molto concentrate e si fanuo agire a lungo ; in genere i gernii giovani in attivita di sviluppo sono piii resistenti, meno quelli nello stato di i-iposo, e nieuo ancora (pielli in via di degenerazionc. Qiiesti ultimi anzi si possono. secondo Grimme. riconoscere colorandoli col (ir:iiii. sia \ '•0«t«^ fig. lUT (da (iriiiiniei. perehfe rimangono colorati a tratti, o ai soli poll, siccht- appaiono come articolati, (Bg. 107) sia perche basta appena far agire quaklie secondo I'alcool perche si decolorino del tutto. 224 BATTERIOLOGIA Per colorai'p tol laetoilo del Secondo Grain. 1 . si inimerge in liquirto di Klirlieh f si riscalda sino ai juiini vapori. 2. si toglie I'eccesso di colore sgocciolando il vetrino sn carta bibiila. 3. si sgocciola sopra del li- quido del Lugol per 30"- 1 minute sino a colorito bruno del preparato e poi si lava in acqua. 4. si sgocciola sopra deH'alcool assoluto ; si lava in iiccjua, si secca. Gram si opera cosi: Secondo noi. sino a clie il liqnido boUe per 1 minnto e in recipiente coperto. . Idem. :!. si immerge in liquido di Lugol, ove si tiene per 30 se- eondi e si lava. Secondo Griitime. 1, si immerge in liquido dt Ehrlicb bollente per 2 se- cond i. 3. si inunerge in li(iiiido di Lugol per 2 prinii. 4. si inunerge in alcool asso- luto per I juimo. . .si immerge in alcool as- soluto per pocbi secondi. si lava in acqua, si ricolora sempre con colore di con- trasto in sol. acq. di ve- suvina i. Vo i **' lava, si sec- ca, ecc. II metodo del Gram ha pen") subito niolte modificazioui, perobi' gli antori cercarono di far resistere stabilmente tutti (piei germi cbe resistouo poco, o male, e clie secoiulo alcuni si di- portano positivamente, secondo altri negativamente. Cosi si sono indicati procedimenti del Gram con sostituzione della sostanza colorante (violetto fenico secondo Mericux ; bleu t'enico od ammoniacale secondo Kiilme ; tionina lenica secondo XicoUe) o con sostituzione dei docolo- ranti (olio di anilina secondo Weigert, alcool acetonato secondo Xicollc, alcool cloridi'ico se- condo Giinther, acido picrico secondo Claudius, ecc). Dopo le ricerclie fatte sul suo meccanismo essendo pero accertato clie per la buona liu- scita del metodo e assolutameute necessario usare quel colori clie liauno maggiore .atfinita coU'iodio e quindi quelli cbe appartengono al gruppo delle pararosaline (violetto di genziana, violetto di metile, bleu vittoria) tutte le modiKcazioni con sostituzione di fucsina, bleu di nieti- lene, vesuvina debbono assolutamento scartarsi. D'altro eanto si 6 visto cbe I'azioue solvente degli alcool sulla sostanza colorante clie si forma e quindi I'azione decolorante decresce man mano cbe ci allontaniamo dall'alcool etilico per avvicinarci ad alcool di ])eso niolecolare snjie- liore : quindi tutti quel metodi in cui 1' alcool etilico e sostituito sono meno adatti. La sostituzione dell'alcool con altre sostanze si puo applicare pero nel ca.so di licerca dei bacilli nei tessuti, dove altre cause possono influire percbe I'alcool non esplicbi la sua azione, o la esplicbi tropj)© potentemente: servono bene tra gli altri quello di "Weigert e <|uello di Claudius. Ad ogni modo dopi) la decolorazioue e utile praticare una seeonda colorazione con un colore di contrasto giallo o rosa. percbe quel germi cbe non banno resistito si colorano con questa, e quindi si rendono visibili. Anche quelli cbe hanno trattenuto il colore debolmente, c cbe quindi parrebbero resistere. prendono il niiovo colore e cosi dimostrano un (■om))orta- mento negative rispetto al Gram. D'.altro canto, con le colorazioni di contrasto bene sjiesso si colora ancbe la capsula (falsa), per cui il gei-me assume caratteri cbe lo rendono piii facilmente jdentificabile. 2'' Colorazione dei granuli metacromatici. — I granuli metacromatici, o albuminoidi, sono molto importanti a cercarsi, perch^ esi.steudo in certi germi patogeni, come il bacillo della difterite, sono di grande ausilio alia diagnosi estemporanea. Si conoscono metodi di ricerca generali dei medesimi, fra cui quello piu recente del Grimme: pero, dal punto di vista diagnostico, va attribuita BATTERIOLOGIA 225 maggior importanza a quel luetodi, che sevvono a luetterli in evideuza in singoli germi, E per ora tali metodi si riferiscono solo ai batteri della dif- terite e del tifo. Per il b. difterico si conoscono il metodo del Crouch, del Bronstein, del Neisser, del Piorkowski, del Fischer, tra i quali il migliore e il pifi general- meate usato h il procedimento del Neisser, dacch^ gli altri colorano i granuli non sempre in modo ben differenziabile dal resto del protoplasma. II metodo del Neisser consisteva originaluieiite iiel trattare, per 1-3 secondi, il preparato seecato e rtssato a freddo con una soluzione idro-aleoolico-aeetica di bleu di metilene e dope lavaggio iu acqua passarlo in soluzione acquosa di vesuvina per 3-5 secondi, quindi lavarlo essicarlo e includerlo. Le due soluzioiii sono le segueuti : Turchiuo di metilene gr. 1 '', Alcool a 9(5" cine. 20 ( Acido acetieo » 50 I Acqua distillata » 950 / Vesuvina gr. 2 j Acqua distillata » 1000 * ^ Perd e Ijene ogui volta che si fanno tali liquiili stabilire la durata dell'azione di ambedue, poiclic i limiti indicati dall'autore non sempre coirispondono. L'esperienza ci ha insegnato che in ogni caso 6 meglio fare agire 30 secondi la soluzione J. e 45 la soluzione B. Sotto' il campo microsooi)ico si vedono i granuli colorati in bleu o bleu nero e il corpo dei haeilli colorato in giallo cliiaro (fig. 108) il corpo del bacillo e (jni inver e mono scuio dii poli. tiji-. 1U8. Per il b. del tifo si conosce il semplicissimo metodo del Mignla che, se- condo I'Aiitore, avrebbe una certa elezione per i granuli uietacromatici di questo gerrae, ma che, posso assicurare, difficilmeute riesce. II materiale, provenieute da coltura su patate a reazione leggermente acida, si distende sul vetrino, si secca, si flssa e si toloia con bleu di metilene in soluzione idro-alcoolica a freddo l)er pochi istanti. Si lava, si essita e si include. 3° Colorazione del gra>iso {colorazioni specijiche dei bacilli della tubercolosi). — Per la dimostrazione del grasso nel corpo dei batteri, oltrechfe per mezzo del bleu di metilene e del sudan III, col quale si colorano il protoplasma batterico in bleu e i grassi in rosa, sono stati adoperati dei procedimenti speciali, che hanno particolaro importanza dingnostica per la ricerca del ba- cillo della tiibei'colosi. Telli 1"> 226 BATTERIOLOGIA Qiiesti procedimeuti perfezionati nelle singole particolai-ita di tecnica consistono nel colorare a caldo i batteri, seccati e fissati sui vetrini, con iin colore mordenzato, sia esso il Tioletto di genziana all'acqua di anilina di Elulich o la fucsina fenica di Ziehl, e poi nel decolorare con nna soluzione acida (Pacido nitrico nel caso si colori con il liqnido di ElirlicL. I'acido sol- forico nel caso si colori col liquido di Ziebl). Alia decolorazione si fa seguire il lavaggio ncll'alcool e nelPacqua e una colorazione di contrasto (eosina se si h prima colorato col violetto di gen- ziana, bleu di metilene se si e colorato colla futsina). Con questi trattamenti i batteri che posseggono grande quantita di grassi rimangono colorati in violetto o in rosso, mentre gli altri, iiisieiiie col niateriale in cui si trovano, prendouo il colore di contrasto. Dagli studi fatti sulla resistenza agli acidi dei vari bacilli colorati, gli autori non sarebbero pero tutti d'accordo iiell'amiuettere cbe si tratti di una colorazione assolutanieute specilica dei bacilli della tubercolosi. La resistenza alia decolorazione, secondo Ehrlicb. sarebbe legata alia iiu- penetrabilita della membrana, secondo PAlberscblag a sostanze albuuiinoidee speciali e al cellulosio, secondo altri a sostanze albuminasimili aventi la reazione della cliitina, secondo Fischer e Pappenlieira earebbc dovuta a un fenomeno fisico. Pero oramai si ammette trattarsi di una resistenza inerente a grassi spe- ciali: il Koch e di questa opinione, anzi egli ritiene che questi grassi for- mino uno strato protettivo attorno al gernie, e cos\ PUnnae il Klebs. Difatti per mezzo di procedimenti chimici con potassa, o soda, xilolo, etere, ecc. , e possibile estrarre dai bacilli una sostanza che ha precisamente tale potere: il De Giaxa e riuseito, mediante il trattanunito cou alcool, etere di petrolic e potassa, ad estrarla dal bacillo della tubercolosi, e in questo istituto si i- ottenuto uguale risultato trattando nello stesso uiodo il bacillo pseudotuber- colare del latte e del burro (Carnevali). Solo i recenti studi del Grimnie, fatti su bacilli che resistono all'azione degli acidi, compreso il bacillo della tu1)ercolosi, tenderebbero a diuiostrare che si tratti di una sostanza solubile nello xilolo, nelPalcool a 80°, nelPacido cloridico al 5"/,,, nelPacqua di Javelle, pochissinio solubile nelPctere solfo- rico, niolto nelPetere di petrolio. Quindi secondo il Grimme, non si tratte- rebbe di una sostanza grassa, non foss'altro perchfe dope il trattamento con Pacqua di Javelle per '/j ora a 1 ora, si mettono ancora in evidenza i gi-assi nelPinterno del batterio, ne si tratterebbe di sostanza albuminoide, perchfe la tripsina non la distrugge ecc. Con tutto cio, sino a prova contraria, la colorazione dei bacilli della tu- bercolosi, sara da noi intesa come una colorazione di speciali grassi che im- bibiscono lo strato gelatinoso della membrana. Le condizioni per mettere in evidenza questi grassi variano da germe a germe; uoq tutti cioe, una volta che si sono colorati, resistono ugualmente alPazione delle soluzioni decoloranti. La pratica ha dimostrato che fra tutti i germi il piu resistente e quello della tubercolosi; resistono meno il b. della lepra, i pseudotubercolari, i bacilli dello smegma, specialmente usando BATTERIOLOGIA 227 11 metoclo Koch-Ehrlich, che puo ritenersi quasi specifico. Si e anche visto •che tra i germi della stessa specie 1 piu resisteutl sono 1 piu giovani, qaelli in maggior attivitfi dl sviluppo, e clie gli altri lo sono meno. Si e del pari veduto che la coinposizione dei substrati puo aumentare o diminuire tale resistenza (quelli ricchi di grasso, per es., 1' aumentano), che dopo ripetuti passaggi da substrate a substrate, e quest' e precisatuente quelle clie succede passaudo da tubo a tubo la tiibercolosi per ottenere le brodoculture intor- bidate col metodo di Arloing, tale proprieta diminuisce ; che alcnui I'acqui- stano in colture in cui si trovano i germi della tubercolosi, come il carbonchio sintomatico ; che i bacilli della tubercolosi man niauo che si riducono alia forma streptotricea, la perdono, ecc. Varie dunque sono le condizioni nelle quali la propriety di resistere agli acidi si rendono ora piu manifesto, ora meno; nfe ancora se ne pu5 dare con sicurezza un elenco razionale. Volendo ad ogni modo indicare delle regole generali, si puo dire che la resistenza dipende dalla tecnica seguita nella colorazione e nella scolora- zione, dalla eta e dalla provenienza dei batter!. In quanto alia tecnica, occorre ricordare: che il liquido colorante, specie se si adopera la fucsina fenica, perchfe venga assunfco bene, h necessario agisca a caldo (meglio fare bollire la soluzione stessa, secondo Grimme) e che il liquido scolorante agisca a freddo : se questo agisce a caldo si ottiene la .scolorazione. I procediinenti che a tal uopo si seguono sono i seguenti : II jireparato tissato e seccato si coloia con piocedimenti rapidissimi, o rapidi. Tra i procediinenti rajtidissimi (poco consigliabili del resto) vanno ricoidati qiielli 1° di Franckel. — II preparato si colora cou fucsina carbolica per 5 miniiti a caldo c poi, lavatolo, si tiene per 1 minuto nella soluzione decolorante-colorante di Prjinckel (alcool a 90° cmc. 50; acqua anilina cmc. 30; HNO3 , cmc. 20; soluzione alcooUca satura di bleu di nietile q. b. per avere una tinta bleu intensa); si lava quindi, si essica e si nionta. 2° di Gabbet. — II preparato si colora con fucsina carbolica a caldo per 1-5 niiuuti, si lava e si imnierge per 30 secondi in soluzione di bleu di metilene al 2 "/„ . in aeido solforico al 20 °/o , si lava, si secca e si monta. Tra i procedimenti rapidi vanno citati quelli di Zielil-Xeelsen, clie e il piii alia mano, e queUo di Kocb-Elirlich. che 6 il pih specifico. 1° secondo Ziehl-NeeUen il preparato si colora con fucsina carbolica a caldo (meglio facendo bollire un momento il liquidoi si lava iu aoqua, si passa rapidaniente in acido solfo- rico al 20 »/o ('wai adoperare I'acido nitrico die precipita e decolora la fucsina), si lava in acqua, si colora a caldo sino ai primi vapori con soluzione idroalcoolica di bleu di uietilene, si lava in acqua, si essica e ,si nionta. Questo prooedimeuto. cosi come 1' ho descritto, nou e quello originale dello Ziehl-Neelsen: in questo si intercala iin lavaggio in alcool dopo la prima colorazione, lavaggio die e per- fettamente inutile; dippiii i tempi di diirata delle singole manipolazioni sono diversi. Pen") Tesperienza mi ha dimostrato che e assolutamente preferibile eseguirlo nel modo descritto. 2" secondo Koch-Ehrlich il prei)arato si colore con violetto di genziana all'olio di ani- lina caldo o boUente, si lava in acqua e poi in alcool flno a che si svolgono nuvole di colore, si passa rapidaniente in acido nitrico al 33 °/„ , si lava in acijua, si colora a caldo, sino ai primi vapori, con vesuvina in soluzione acquosa 1 "/o od in eosina in soluzione idroal- coolica 1 "/o . Xaturalmente se si tratta di bacilli che resistono alia decolorazione meno di quelli di Koch, bisogna fare piii diluita la soluzione nitrica (per il bacillo della lepra, per es., bisogna ridurla al 10 "f^) o limitare la decolorazione al solo passaggio nell'alcool (b. della smegma). 228 BATTEEIOLOGIA Cap. II. PEOPRIETA BIOLOGICHE DEI BATTERI, DIMOSTRABILI COLL'ESAME MICEOSCOPICO E COLTURALE. I batteri luanifestano la loro vita attiva in modi diversi, cioer col muoversi, col moltiplicarsi, col niitrirsi, per mezzo di attivit^ chimiclie. A. — MoAimeuto dei batteri. lu genere i batteri si distinguono in due griippi: quello dei batteri immobili e qiiello dei mobili. I cocchi, salvo qualclie eccezione, si ritengono immobili ; i vi- brioni e gli spirilli quasi tutti mobili, e i batteri e i bacilli in parte mobili, in parte immobili. Tra i patogeni sono immobili i cocclii, i bacilli della tuberco- losi, della difterite, della peste, della morva, del carboncliio; sono mobili i bacilli del tifo, del tetano, dell'edema maligno, del car- boncliio sintomatico. E il movimento dei germi si distingue in movimento serpen- tino o venuicolare (b. del tifo), a spira o a succliiello (vibrioni),. rotatorio (b. carboncliio sintomatico [?]). Nessuno di questi movimenti xn confuso con quello di cui sono dotate tutte le i)articelle solide finissime sospese in un liquido e die dicesi movimento browniano o improprio : di (piesto genere di movimento sono dotati tutti i germi immobili. La mobility dei germi generalmente si studia a fresco per mezzo di pre- parati a goccia pendente. Per mezzo di preparati colorati si mettono in evidenza gli oigaui del movimento ossia le ciglia. I preparati a goccia pendente vanno fatti in modo diverso, a seconda che si tratta di germi che si svilappano bene in presenza dell'ossigeno atmosfe- rlco o di germi che si sviluppano meglio o esclusivaraente fiiori del contatto del medesimo. Per studiare il movimento dei germi aerobici a fresco, si praticano colture in. brodo, con le quali si fanno delle comuni gocce pendenti, aveudo perb' I'avvertenza di far aderire bene il vetrino coproggetti al portoggetti me- diante vasellina, per evitare che rimanga qualche punto di comunicazione con I'interno della vaschetta e che quindi la goccia evapori. Inoltre occorre? tenere il preparato incondizioni adatte di temperatura, ciofe questa non deve essere nfe troppo bassa, ne troppo alta ; percio uella stagione invornale e utile mettere le gocce pendenti per nn certo tempo uel termostato a 37° e poi os- servarle. In ogni caao si pub usare un tavolino riscaldante (V. Protozoologia tig. 69) o la camera dello Zeiss (V. Microscopia pag. 15). BATTERIOLOGIA 229 Per stiidiare il movimento del germi anaerobici, la goccia pendente va posta in cellette, nelle quali sia possibile porre una sostanza che assorba I'ossigeno o scacciare Paria sostitiiendovi iiu gas, oppure si possa fare I'una e I'altracosa. Dei primi due procedimenti, come risnlta anche dai recenti studi del De Grandi, il mi- gliore e realmente il secondo, poiche tutti i mezzi eliimici adatti airassorbiniento dell'ossi- geno sono troppo lenti. Secondo questo A. si prende una camera di Bottcher, (fig. 109) il cui <3ercliietto di vetro iu un punto del boido inferiore abbia una scannellatura a tutto spessore. Fatta la goccia pendente, si applica il vetrino coproggetti sul bordo superioie dell'anello della camera con balsanio del Canada e si introduce dell' H dal foro deU'anello. Dopo 4-10 minuti, mentre ancora funziona il getto dell' H, si versa in corrispondenza del foro una goccia di balsamo densa per oecludere il foro stesso. tig. lOu (da De-Grandi). E i)erd meglio, come faecio io, adoperare come portoggetti un vetrino di Ranvier con una in- taccatura laterale (vetrino Itanvier-Prazmowski, fig. 110 JL): sul bordo si salda il eerchietto di vetro. ^ J /i^^^^ f ^^' 1^ •f i. \ss# • • „■ ;" - ^ tig. 110 (da Hiippe). «lie non c'e bisogno abbia un foro, perche 1' idrogeno si fa entrare dall' intaccatiu-a (e) fatta sul portoggetti, dopo avere, per la stessa intaccatura, introdotto un po' di pirogallato potassico. fig. in. clie viene a trovarsi nello scavo circolare (d -. la chiusura si fa nello stesso modo die col me- todo De Grandi. 230 BATTERIOLOGIA Si ottengono cosi veramente delle ottime gocce pendenti (fig. Ill), in condizioni di anaeio- biosi siit'fieienti per giiidioare della mobilita o non del batteri seinenzati Sino a poco tempo fa si riteneva clie i batteri si potessero distin- guere in clue gruppi, quello dei germi cigliati e quello dei gerini sprovvisti di ciglia, griippi in tutto corrispondenti a quelli dei genni mobili e dei germi immobili : pero, pare clie non si possa in tutti i casi far sinonimo di movimento la presenza di ciglia, tanto- e vero che alcnni pazienti osservatori avrebbero dimostrate le ciglia anclie in tntte o quasi tutte le forme immobili del genere coccus e quindi negli stafilococclii e in tutte le sarcine, nonclie in alcnni vibrioni o spirilli riconosciuti del tutto immobili. Del resto, anclie nei batteri cigliati, in determinate epoche della loro vita le ciglia o scompaiono o si riuniscono, formando i cosi detti flagelli (per es. nel tetano [De Grandi] quando il germe invecchia prima di sporificare). Ad ogni modo, in base al numero ed alia disposizione delle ciglia attoruo al corpo batterico, essi, secondo Massea, (lig. 112) si distinguono in: monotriclii faj quando posseggono un ciglio a un estremOy i i anlitriclii [b) quando posseggono un ciuUb di ciglia a due estremi ; lofotrichi (c) quando posseggono un solo ciuffo ad un estremo; peritrichi (cl) quando tutto il loro corpo e rivestito di ciglia>. Tra i germi patogeni sarebbero : TAii 10. Monotriclii Anfitriclii Lot'otriclii Peritrichi Colera Kessuao Colera (?) Tifo B. coli {■-!) Tetano Cirboncliio sinto- matico Edema maligno BATTERIOLOGIA -i51 La fliinostrazione delle ciglia nei batteri solo in pochi casi h relativa- mente facile. Kiesce per es. cou una qiialsiasi colorazione semplice, adope- rando il liqnido del Ziehl, quando si colorano i bacilli della patina della lingua o i ■vibrioni colerici nelle feci dei colerosi, in qnesto secoudo caso forse per iin'azione mordenzante specials dei snccbi intestinali, che permette poi la lissazione del colore. Ma in tufcti gli altri casi, quando cioe si tratta di germi provenienti da colture, la colorazione della ciglia h uno dei problemi piu difficili e piu squisiti della tecnica batteriologica; prova ne sia che sono noti e raccoman- dati una serie di metodi, ognuno dei quali iiou riesce sempre, neppur dopo iin'esperienza personale lunga e laboriosa. La buona riuscita del preparato h legata a una serie di condizioni, fra le quali sono note le seguenti : a) il materiale h preferibile proven ga da colture in agar non glicori- nato di recente preparazione, di colore ambra trasparente, non contenente pill del 5 " I, di cloruro sodico; i) le colture devono ossere receuti, provenienti da altro agar e da patine lisce, sottili, piu o meno diffuse: c) esse debbono esser tenute a una adatta temperatura di sviluppo: in genere si sceglie la temperatura di 37°; ma non e detto che per tutti sia la piu idonea, anzi, stando a osservazioni jecenti, parrebbe la piu adatta quella di 18"; (1) il materiale deve esser prelevato con delicatezza mediante I'ago di platino dritto e diluito in acqua distillata senza rimescolarlo ; e) il vetrino coproggetti deve esser perfettamente sgrassato e privo di qualunque impurity, cbe determini poi la precipitazione del colore ; /) I'essiccamento e la fissazione devono esser fatti delicatamente ; g) il materiale, prima dfUa colorazione. dev'esser trattato con un li- qnido mordenzante, o il liquido mordenzante deve agire insieme al colorante. Di tutti i procediuienti descritti da vari autori e rip.ortati nei trattati nes- suno riesce mai la prima volta che si pratica, ne costantemente in tutti i casi. Di recente soltanto, sono stati descritti due metodi (forse fondati ambedue sulla formazione di una lacea tintoria sulle ciglia come col metodo del Loftier, del (|uale rappresentano veri perfezionamenti): sono questi il metodo del De-Rossi e il metorlo Cerrito. Ambedue gli autori indicano due procedimenti ; I'uno lento die <■ natu- ralmente il consigliato e il preferibile, e 1-altro rapido. Ecco in paragone i vari tempi dei due piocessi. Secondo il De-Eossi Secondo il Ceerito 1" PuUzia del vetrino. In alcool e poi in acqna, quindi ancora in Bollitura in potassa al 10 '/„ per 10 mi- alcool e benzina, poi strotinamento cou un nuti ; lavaggio in acqua conmne e poi in a- l>annolino e tinalmente jiassaggio per 40-50 cido cloridrico al 10 °/„ 15 niinuti ; lavaggio volte sulla tianinia Bunsen. in acMjua eomune e poi in acqua distillata : pu- lizia eon panno di tela grossolano. II vefyiao !' pronto quando una goccia d'acjua gi xpande in forma circolare sullo stesso. 282 BATTERIOLOGIA 2° Preparazionc del materiale batterico. ITn'ansa rti coltnra su agar (di materiale che si dimostra mobile aU'esaiue in goccia pendente) si pone in un vetrino da orologio contenente 1 cmc. di H- distillata ; dal centro del inenisco si preleva un-ausa che si pone sopia il vetrino pulito e si essicca in un essiccatore ad H-SO* o all'aria. TJn'ansa di coltvira in agar si pone in 2 cmc. di acqua distillata lasciando a se la emulsione sinche si sedimenta ; quindi se ne l)rende un'ansa, si pone sojira il veti'ino pu- lito e si seeca in essiccatore ad acido solforico o air aria. II materiale t pronto quando si forma ?m anello bianco opalitio mil vetrino. 3° Mordenzatin-a e colorazione del preparato. r,0 1000 40 Sol. raordenzante e colorantc : acido feuieo gr. acqua distillata ...» si scioglie e si aggiunge acido tannico ...» poi si aggiunge una solu- zione di fucsina basica » 25 in alcool assoluto . cmc. lOO A. questa 8oluzione si aggiungono deter- minate quantita di una soluzione di idi'ato potassico 1 °/„ sino a che (I'aggiunta si f;'. a gocce a 10-20 cmc. del liquido) agitando. il liquido clie cola lungo le pareti. lascia un precipitato polvtriilento. Si filtra e ritiltra sempre sullo stesso tiltro, sino a che il liquido rimauc lini]iido per qualcbe minuto. Si pongono quindi 4-J gocce del liquido colorante sui vetrini : esso diviene prima iridesceute, poi si intorbida, quindi si forma il precipitato : nel momento in cui qucsto si forma le ciglia si colorano. Si getta quindi il liquido, .si lava, si secca, si include. (Eecentcnionte il Yalenti ha trovato che il metodo riesce pure uon agginngendo potassa al liquido del De Kossi. Indnbitatamente ]»er6 I'A. ba una pratica personale in qnesti pro- cedimenti di colorazione, per cui facilmente ot- tiene buoni preparati, tant'e vero che anche col metodo originale del De Kossi dice di avere ottenuto ottimi risultati, die ad altri o non riesce bene o riesce difHcilnicnte. come c av- venuto alio stesso Cerrito). 20 10 » 1 gr. 20 » 1 » 2 cmc. 5 di allame si e in bottiglie Sol. mordeuzante : Sol. tannino all'etere 25 "/„ . cmc. Sol. ac(i. allume di ferro 50 "/„ » Sol. alcool sat. fucsina basica » Sol. colorante : ac(jua distillata . . . gr acido fenico .... i alccol > fucsina basica .... Le soluzioni di tanuino e fanuo a parte in bagnomaria chiuse: quindi si niescola'io e sempre in bot- tiglia chiusa si i>ongono in un bagnomaria, che va portato sino all' ebollizione. e durante la boUitura si agita. 11 colorito della prima soluzione die i- bleu deve con I'aggiunta della fucsina divenire viola: e inutile qualunque flltrazione. pcrchc precipitato non se ue deve avere. Si copre il preiiarato col moidente, ope- rando a temperatura non inferiore a 22° (se la tenii>eratura »• piii bassa, il mordente dii iin po' di precipitato e bisogna die agisca di piii. almeno per 10 minuti) e si lascia agire per 30 secondi, scaldato alia tiamma ad una altezza di 10-15 cmc. e si ripete I'operazione per 3-4 volte : 1' audio del materiale deve assnmere un colorito grigio. Quindi si versa so]>ra la soluzione fenica di fucsina. che si scalda sino ai primi vapori, e poi. tolto da sopra la fianinia il prejiarato, .si lascia ancora agire il liquido caldo per 1 minuto: si lava, si asciuga con carta bi- bula e, se I'andlo ha assunto un colorito rosa, si include. Secondo Gemelli si otteugono buoue colorazioni di ciglia, col luotodo se- gueutc. Si preparauo queste due soliTzioni: , i Pcrmanganato di potassio cirr. 25 a) i " ' Acqua distillata . nr. I') 100 Cloruro di calcio » 0. 75 Acqua distillata » ioO c) 20 p. di quest'ultima si aggiunge 1 p. di una soluzione all'l "/„ di rosso neatro. I preparati fatti con tutte le regole gia dette per gU alt.i metodi. si tengouo 10-20 secondi nella pruna soluzione. si lavano in acqua e si asciugano e si montano. BATTERIOLOQIA 233 Come si vede, sono moltissime le precauzioni da seguirsi pei' ottenere una buona colorazione di ciglia, e tali precauzioni derivaro dal fatto che si tratta di organi non solo estremamente delicati, ma dei quali non si conosce la <30stituzione, benclie tutto faccia supporre che abbiano quella stessa dello «trato gelatinoso esterno della membrana batterica. che e ugualmente poco ■dimostrabile, e che siano appendici della stessa, e non gia produzioni del protoplasma uscenti attraverso forellLni speciali della membrana batterica. B. — Riprodiizione dei batteri. Si siiole distinoiiere uii doppio uiodo di riprodursi dei b atteri, per divisione diretta e per spore, sebbene qualclie autore tenda iid animetterne anclie altri, die pero sono tutt'altro die accertati. 1. RiPKODUZIONE PEE DIVISIONE DIRETTA (COLDNIE, PA- TINE ECC.) — Ciascun batterio, in iin dato periodo del suo sviluppo, si divide in due, e poi ciascuua parte ingrandisce, assumendo le di- mensioui della ceUula niadre, rimanendo o no attaccata all'altra meta (fig. 113). Cos! si hanno dei batteri isolati o riuniti a catena, it grnppi di due, di (|uattro, in aininassi. tijr. 113 (da r^ehaudinni Tale divisione pno a v venire secondo un solo piano, secondo ■due piani, o secondo tre piani. I cocclii a catena e a grappolo, i batteri e gli spirilli si dividerebbero secondo un solo piano, i •cocchi a quattro secondo due piani, le sarcine secondo tre piani. Per la proprieta di riprodursi a (juesto modo, i batteri si inol- tiplicano con una attivita portentosa, seuijtre die trovino condi- zioni adatte di substrato e di teinperatura. 234 BAITEBIOLOGIA E stato affermato che il vibrioae colerigeuo in 24 ore pub dare luogo a 1000 trilioni d'individui, cbe il bacillo del carbonchio uell' organismo in 48 ore puo dar luogo a 16,777.216 germi. Calcolando che ogni mezz'ora si produca una nuova generazione di germi ^ in 24 ore, alia teraperatura piii idonea che sarebbe vicina a 37% ogni germe darcbbe luogo a circa 50 division!, il che porterebbe alia produzione di 1.125.899.906.842.624 individui. Ci5 risulta dalla seguente tabella dove e indicate il numero delle divi- sioni cui ciascun germe potrebbe dare luogo in 24 ore alia teraperatura da 10 ' a 37° C. Tav. I 1 . Teniperatura Nnmero delle divisioni Numero dei germi 35''-37'' 28»-30» 1 80.200 45-50 40 3) 23 10 1.125 899.906.842 62i 1.099.511.627 77G 1.073 741824 1.048576 1 02; Questo iiiodo di nioltiplicarsi dei germi e identico a quello degli oidi e degli ifl degli ifomiceti, ed e, a quauto pare, il risultato di una riproduzioDe agaiuica : certo esso spiega rnbiquita dei batteri. Delia proprieta di moltiplicarsi per via diretta dei batteri, ci si serve nella pratica per rilevare i cosi detti caratteri coUurali dei germi, cioe per la prova culfnrali: Seminando infatti material i C(jnteiienti batteri in terreni di niitrizione o liquidi o solidi, adatti al loro sviluppo, (luesti si moltiplicano rigogliosamente e prodncono le cosi dette colonie. ^ ISTei terreni liquidi tali colonic non si vedono, lua ci si pud persuadere cbe si souo formate o ])erclie il brodo si intorbida, o perclie si foriiui un deposito, o perclie si forma una pellicola, o iier tutti questi caratteri insieme. ^ei terreni solidi, se ciascun germe si moltiplica separata- mente dal vicino, si vedono {colture a piatto) come piccoli ])unti, generalmente visibili ad occliio nudo, di s]>essore, consistenza e colorito diversi. Se invece i germi sono molto vicini gli uni agli altri, lungo la liiiea di innesto {colture ad infissione) si formano dei nastrini piii o meno continui. Se inline i germi si svilupjiano sopra una. sui)erficie unica {coltura per styisciumento), si formano delle patine, piii o meno diffuse, spesse, secche, umide, accartoc- ciate, consistenti, colorate o no. BATTERIOLOGIA 235 Nelle COLOXIE (clie si formano nelle cosi dette colture a piatto) si studiauoi la forma, la grandezza, lo spessore dei hordi e del centro, la irasparen.a, la mperficie, il contorno, iV contenuto, la oo«.8 <- vv- ( ! (h> (t> r?> flS. 114. 236 BATTERIOLOGIA Colonie simili a goccioline di rugiada ^v. parte II, B. lutiiienza), fina- mente granulose (a) con strati concentrici (b), con nucleo ; a superficie ve- nata (c) o striata radialmente ( 2 anni e 9 mesi RATTERIOLOGIA 239 Si ii ritennto clie ogni cellnla batterica uon possa fonnare piii di una spora, pero sono stati descritti batteri die lie forinerebbero anclie due. Intonio al processo di spoHficazione e stato di receiite inib- blicato uno studio dello ScliaudinD su due bacilli, uno disporigeiio (h. hUtschliiJ e I'altro moiiosporigeno fb. sporonemaj. Secondo I'A. la formazione delle spore sarebbe preceduta da uii tentativo di divisione del bacillo con I'accenno alia produzione di due cellule sorelle, le quali, rimanendo pur sempre congiunte tra loro, scam- biano e fondono alcuni dei propri elementi (fig. 119): il fenoiiieno fig. 110 ( di cloruro sodico e il 5-10 "/, di glucosio a -|- 31" 1- 38" C e pill facilmente al buio che alia luce diffusa. Le cause poi clie possono ostacolare la sporificazione sono an- cora meno note. In geiiere vaniio citatc? le condizioni di anaerobiosi per- gli aerobi, di aerobiosi per gli anaerobi, le temperature molto alte (12" per il b. del Cinbonchio), condizioni speciali ancora. non bene note, inerenti ai terreni di coltiira, o all'organismo in cni si moltiplicano i germi patogeni : i)er es. il b. del carbonchio non sporifica nell'organismo vivo, meiitre sporifica il b. del carbonchio sintomatico. La sporificazione iiei batteri pub avvenire : 1" senza che si deformi il batterio in cui si producono le spore (forme di hacilU propriamente detti) (fig, 121 a); * (a) . (h) (c) fts- i:;i. BATTERIOLOGIA 241 2** con la deformtizione del batterio nel suo diametro tra- sverso, per cui la cellula diviene i)iii o uieno fusata (forme di clostridi) (fig. 121 ^) ; 3° con la deformazione di nno dei poll del batterio, per cui la cellula assume I'aspetto di una bacchetta di tamburo (forme di pkctridi) (fig-. 121 e). La (jermo(jliazione delle apore (fig. 122) in adatte condizioni di 9 d ^ I fig. 122. temperatura e di substrato, a seconda dei vari batteri pub av- venire in tre modi: 1" La spora, avvolta da una capsula gelatinosa, si trasforma direttamente in bacillo, senza lasciar traccia di membrana, oppure la spora si trasforma direttamente in bacillo rivestito dalla stessa membrana ) 2" durante il germogliamento, si forma nella spora una se- conda membrana, un endosporio rivestente il giovane bacillo che esce da un polo della spora ; 3° il bacillo fuoriesce all'equatore invece clie ad un polo della spora: solo alcune volte le si)ore germogliano nell'interno iiiiuuti con la BATTERIOLOGIA 243 fncsina di Ziehl : si lava ancora in acqua e si passa 1-2 secondi in acido solforico al 5 "/o , si torna a lavare e poi si colora con blen di metilene in solnzione acquosa a freddo i>er 20-3 i se- tondi, si lava nn"ultiina volta, si essicca, si nionta. Le spori' riniangono colorate in rosso, il <-orpo liacillare in turcliino Seeondo noi il materiale seccato e fissato si tratta con acido cromico al 5 "/o per 10 niinuti A freddo, si lava abbondantemente in acqna, e si colora a caldo sino alVebollizione in fucsina fenica per 15 minnti ; si lava in acqua, si passa rapidissimamenne in H- SO'' al 2 °/„, si lava e si colora per 20-30 secondi, a freddo o scaldando leggermente, con bleu di metilene idroal- ■coolico. Per eolorare le spore degli altri gernii si abolisce iiddirittura il passaggio in acido solforico, Kniitandosi alia semplice decolorazione con alcool per pochi secondi. Metodo di Klein. Si emnlsiona una patina in agar con KaCl al 0,83 "/„ (2 cmc.\ se ne pon- cono 20 gocce in una provetta, aggiungendovi altrettanto liqTiido di Zichl flltrato. Si scalda fino ai priiiii vapori. se ne i)releva un'ansa, si distende sopra iin vetrino lasciando essiccare all'aria. Si flssa alia fianinia, si lava con acido solforico 1 %, per pochi secondi, poi in acqua e si rico- lora con l)leii di metilene scaldando sino ai prinii vapori : si lava, si secca, s' include. Con questo procedimento rimangono colorate le spore in rosso e il corpo del battcrio in bleu. A mio avviso perf> riniangono colorate in rosso anche altre ])arfi del corpo batterico. come vacnoli e giassi, per cni non e cosi specifico come quelle di Miiller. Sono stati consigliati molti altii metodi. i quali per6 sono meno raccomandabili. Cosi alconi inveee deUa fucsLna fenica adoperano il violetto fenico; altri sostitniscono all'azione delUacido . del bacillo della tiibercolosi, questa formula: acqiia 1000, aspara- gina 4, citrato di amuionio 4 o fosfato di sodio 2, alle quali sostanze si ag- giungono gr. 30 di glicerina. Cio nou toglie per5 clie alcnni batteri si sviluppino anche iu soluzioni pill seniplici; p. es., in soluzioni di cloruro sodico al 3 Vd il vibrione del colera prospera ancora Vi sono anzi germi che utilizzano per la lore nutri- zioue solo Pacido carbonico e I'ammoniaca dell' aria e quel poco di materiale che si pu6 trovare snlla parete del vase ; essi seinbrano percio vivere appa- rentemeute in acqua distillata ed <■ curioso che si dice(!) trasfovraino quest'acqua in una uiassa gelatinosa. In (inanto alia rcazione del suhstrato le ricerclie fatte dimostrano che lia graudissinia importanza. Si e vlsto per es. die in una so- luzione di asparagina e di zuccliero all' 1 "/o, linclife qnesta lia una reazione alcalina, si svilnppano il b. del tifo, 11 b. del colon, il vibrione del colera e il b. piocianeo: pero il bacillo del tifo vi si svilnppa meno. di tutti ; qnando la soluzione e acida, il b. del carboncliio, quello del tifo e il vibrione del colera non si svilnppano piii. In referiti dalle mnffe e dai blastomiceti. Durante lo sviluppo nei substrati alcalini o neutri per lo piii i singoli germi trasformano dapprima in acida la reazione del substrato. Per potersi .studiare questo fenonieno si sogliono aggiungere ai liquidi diversi indicatori, per es. la tintura di tornasole, la feuolftaleina o colori di anilina, come il turchino di metilene. Riguardo alia consistenza dei suhstrati noi li distinguiamo in due gruppi: liquidi e solidi. I liquidi sono rappresentati : da soluzioni minerali, da infusi vegetali o animali, fra i quali il piii comunemente usato e il brodo Loffler, che e un infuso di carne con peptone e, se si vuole, anche con glicerina. I substrati solidi sono rai>presentati da patate tagliate a fette o da nova dure; da infusi solidificati mediante sostanze special!, come I'agar-agar, il fucus crisj.us^ la gelatina o colla di pesce; da siero di sangue o da albuminato sodico solidiflcato a 70^ o a 100". 248 BATTERIOLOGIA Tecnica per la preparazione - tassa, o con carbonato di sodio ; (juesto e anzi il migliore, perclie, anclie mettendone nn eccesso, non nuoce alio sviluppo dei germi, ci6 che succederebbe con un eccesso di potassa. La tecnica deU'alcalinizzazione e sempliee ; si versa cioe il liquido in una grande capsula, vi si aggiunge tanta soluzione acquosa satura a freddo di carbonato di sodio flno a clie la carbi di tomasole non diventa nettamente bleu, e poi si fa bollire. E utile servirsi come carte reattive di quelle colorate in viola, le qoali diventino rosse o bleu quando vi si faccia cadere una goccia rispettivamente acida o alcalina. Le migliori carte reattive sarebbero quelle non porose e colorate da una faccia, la cui 8ensibilit.\ puo provarsi BATTERIOLOGIA 249 portaiulovi a coiitatto una goccia di una soluzione di aeido ossalico 1:1000CO e vedendo se si •ottiene arrossaniento. Si pu6 anclie alcalinizzare con i)recisione, usando la soda normale e mettendo come indi- catore la fenolt'talina ; nia nella cout'ezione dei comuni terreni e un procedimento siiperfluo. Siccotne poi dope Tebollizione il liquido potrebbe tornare acido, »'; necessario, prima di distri- buiilo in tubi e sterilizzarlo, assicunirsi della sua alcalinita. A tale brodo si usa aggiungere ri % di peptone, il 0,5 "/., di cloruro di sodio, e dal 2 al 6 % di gliceiina. Ecco come, secondo il Grimbert. si opera nell'Istituto Pasteur : 1° si macera della came triiiciata nel doppio del suo peso di acqua fredda per un tempo •da determinarsi ; 2° si spreme attraverso tui panuo e si porta il li;giungendo 5 gr NaCl 30 di glicerina e gi-. 950 di acqua. Si tiene nella stufa a 100" per 15 minuti, si filtra, si distri- buisce nei recipienti e si sterilizza. 4. Soluzione di allmminato alcalino. — L'albumina d'uovo si fa cosi (Casagrandi) : f-i prendono 100 gv. di albumina secca, si sciolgono in 100 cmc. di acqua distillata, si flltra attraverso cart i, si aggiungono 5 cmc. di soluzione di soda al 4 % ogui 125 cmc. della soluzione di albuu\ina filtrata e poi ad ogni 50 cmc. di liquido si aggiungono 10 cmc. di acquit distillata. Si distribuisce in tubi e si sterilizza nella stufa di Koch o nell'autoclave. 5. Latte. — Oltre a questi liquidi si usa anche il latte, clie deve adoperarsi scremato; iiltrinienti si forma in superfieie nei tubi di saggio uno strato spesso di globuli del latte clie osta ola grandemente lo sviluppo dei geniii aerobici. 6. Gelatina ed agar. — Per avere dei terreni solidi, non si deve che aggiungere al brodo. preparato come sopra, alcune sostanze, (juali, in geuere, la gelatina o colla di pesce e Tagar. De la prima e di regola nggiungerne il 10 "/„ : solo nella stagione estiva e bene salire iil 15 "/o, perclu'. se la temperatura dell' ambiente si eleva a 28''-29<', si liuidifica e lo st«sso si dica per comodita di tras orto se la gelatina deve .servire per esanii di ac(iua. Soltanto in casi speciali quando si vogliono studiare certi caratteii colturali di dati microrganismi c bene che I'infuso di carne venga gelatiuizzato nelle proporzioni del 3 al 4 "/„. Dell'agar basta aggiungere 1-2 2 '/j %= aggiiuigendone di piii diventa estremamente dif- ficile la flltrazione. Essa si aggiunge in iiolvere, oppure in fill che si tagliuzzano con le forbici. H brodo gelatinizzato si tiene per 1 ora nella stufa di Koch ; il brodo agarizzato per varie ore (da 2 a 5) ; quindi si flltra, cio che, se riesce facile per la gelatina, usando un imbuto a doppia parete nella cui intercapedine si mantiene dell'acqua calda, oppure ponendolo entro la stufa di Koch, <• invece niolto difticile per I'agar. In ogni caso cio si fa entro U pentola del 250 BATTERIOLOGIA Koch o ill un inibuto ad acriua bollente, lavorendo la flltrazione col far pressione per mezzo di aria compressa, nel qual caso va da s^ che I'imbuto deve esser fornito di copercliio a chiu- sura erinetica con un rubinetto in comnnicazione con una pera di gomma die serva per faie la pressione. Si puo pero ovviare a tutte queste manipolazioni lasciando riposare il liqnido nella stufa a 100" e pol servendosi del liquido decantato; oppure si pu(j segwire il metodo del Centanni. Qnesti prende un cilindro di rete metallica fornito nella superficie superiore di un bec- cuccio cui si attacca un tubo di caoutchouc. Si circonda il cilindro con carta bibnla che vi si trattiene aderente per mezzo di anelli di caoutchouc. Si mette in comnnicazione il tubo di gonnna con una bottiglia a tubulatura laterale e questa con la pompa aspirante, quindi si immerge il cilindro nel recipiente contenente agar bollente, il quale recipiente si pu6 anche tenere in un bagnomaria la cui acqua si porta alia eboUizione (sebbene non sia neppure neces- saiia questa precauzioue, perche la tiltrazione si fa generalmente con grande rapidila). Tanto della gelatiua quanto dell';- gar dopo tiltrati, deve esser risaggiata la reazione, che deve essere alcalina. 7. Agar al sangve. — All'agar si puo poi aggiungere del sangue : perci6 si fa colare sulla superlicie del substrato una goccia di sangue fresco, sterile, di coniglio, di cavia, o d'nomo : cosi si forma il cosi detto blut-agar o agar al sangue : i tubi si tengono in tennostato per 48 ore almeno prima di adoperarli ; quelli che rimangono sterili si adoperano. 8. Agar al siero. — L'agar ancora si pu6 aggiungere di siero e allora si fa il cosi detto agar-siero. Si scioglie l'agar in un bagnomaria la cui ac(iua si porta aU'ebollizione e poi si lascia raflreddare sino a 40"-50'' : quindi si riseabla del siero a 4O''-50'' e si aggiunge all'agar nelle pro- porzioni di 1 di siero a 2 di agar. Dopo di che si lascia raflreddare, disponendo in modo la provetta che si soliditichi a becco di tlauto. 9. Siero di sangue. — Altro terrene solido e il sieio di sangue. che peio si usa solo in casi speciali perche ue e difticile la preparazione. II sangue iiitero preferibilmente di Viicca o vitella, si raccoglie entro cilindri di vetro, da cui. dopo coagiilatosi. si estrae il siero con una pipetta di vetro sterilizzata e si distriluiisce in provette. Meglio k perd servirsi dei jialloni di Tizzoni Centanni (fig. 127), foriiiti di una tubulatura laterale e di una bacchettina che si erge verti- calmente dal fondo del lecijiiente. Attorno alia bacchettina riniiiiie attaccato il coagulo; cosi fig. 12' il siero si separa e \nv\ essere vfisato nei recii)ienti per mezzo del tubo laterale che e anche piegato ad imoino in modo da evitare una troppo grande inclinazione del recipiente. II siero di sangue raccolto nei tubi generahuente si adopera coagulato a begco di tlauto, per cui i tulii si pongouo in una scatola a doppia parete leggermente inclinata, la cui tem- peratura si porta lentamente a 70°. Man mano che il siero si coagula nei tubi, questi si tol- gono, perchfesesi lasciano a lungo, il siero diventa bianco e cessa di essere traspnente come quando, per far presto, lo si solidifica a 100\ BATTERIOLOGIA 251 Gli appareechi elie seivono per ]a soliditiertzione del sangiie a 70° sono quelli di Koch e di Abba, la cui descrizioiie si trova in tutti i trattati. 10. Patate. — Uu ottimo materiale solido di cultura sono le patate, specie le olandesi, cbe preseutano forma ovalare. a superficie liscia, e una polpa farinosa. I metodi di preparazione di questo substrato sono diversi come diversi sono i recipienti cbe servono a conteuerlo. Se si preparano le patate col nietodo del Koch, ciofe, senza decorticarle, si spazzolano ben. bene con soluzione di subliinato, si steriUzzano nella stula, e poi con coltello airoventato si tagliano a metii e senza sejiariire i due pezzi si introducono in una camera di vetro grande, (le eosi dette caniere di Tyndall , pulita con sublimato, e contenente al fondo un foglio di carta Viibuhi baguata in sublimato : si separano quindi le due met4 in modo die le supertioi di taglio guiirdiuo iu alto. Questo procedimento per6 oggl e stato messo a parte ; percbe non i- pnssibile distruggere le spore del germi del terreno (v. Parte I. Cap. Ill), senza molte sterilizzazioni. con le quali il substrate di nutrizione diventa meno adatto alio sviluppo dei germi e poi assume una colora- zioue nerastra. £ migliore 11 metodo dell' Esmareli : mondare cioe bene le patate, tagliarle a dischi, clie si raettono in capsule Petri ed ivi si sterilizzano : oppure quello del Bolton e Globig, (fig. 128> fig. 128 (da Helm). cioe acouratan\ente spazzolr.te e mondate le patate. cavarne cilindri per mezzo di un foratappi^ tagliando poi i cilindri a becco di Hauto. Questi becchi di liauto si mettono (iiiindi in^provette aventi al fondo dell'ovatta bagnata orzione, per sta- bilire la quale si precede cosi : a 30 cmc di agar tluiditicato e addizionato di qualche goccia di soluzione alcoolica di fenolftaleina, si aggiunge poco a poco, mediaute una pipetta graduata, ■della soluzione di soda norniale flno alia oomparsa di una leggera tinta rossa ; si calcoUino i '/( della qnantitii di soda che c stata necessaria per la neutiali/.zazione dei 30 cmc. e si deduce mediante una ])ro])orzioue la quantita perceiituale da aggiungere .all'agar per ottenere il voluto grade di alcaliniti ; 2" il terreno di Cantani: si fanno perveniie 25-30 cmc. di sanguo umiuo estratto dalla vena del braccio in altrettanti gliceriua e alcune gocce della miscela si aggiungono all'agar ordinario, o a bredo, o a liquido ascitico : 3'' il terreno Casagrandi: si prepara I'agar or iuarie, aggiunto del 0,5 "/^ di nutrosio. , 0,80 » 1,44 » 1,15 » 5n mode da fare tre brodi con diverse grade di acidita. Si posseno anche tener pronte delle soluzioni di acido fenico e doridrico cosi fatte: acido fenico 4,S "/„ — acido doridrico 3,9 % » 9,6 % — » 7,8 V, 14.4 Vo- » 11,17 7o « dope averle volta per volta ben agitate aggiungerne 1 cm. a 10 cm. di bredo gia distribuito nelle jirovette. BATTERIOLOGIA 25S Questi brodi sono, per qnanto const.* alia uiia esperienza, siiperiori a (juelli *li Pere, Vin- cent, ecc. del quali percid non parlo. 2. II brodo al IcUtosio e alia laecanaiffa, di Wurtz. Al brodo comnne, si aggiunge 11 2 "/„ di lattosio e tanta solnzione di laccamuffa sine a ot- tenere una eolorazione violetta persistente dopo la sterilizzazlone. 3. II brodo lattofenolftaleinizzato. di Abba. In 1000 cmc di acqna si sciolgono 10 gr. di peptone Witte, 5 di XaCl, 20 di lattosio: si ciioce per '/» ora nella stnfa, si sterilizza e 6i aggiungono i/j cm. di solnzione alcoolica di fe- nolftaleina all' 1 "/„ e tanto di solnzione satnra a freddo di carbonato sodico siuo a die il broda assume una tinta rosea decisa. i. II brodo al liquido di Gram, di Besson. Si sciolgono a ealdo 20 gr. di peptone Cliapoteau, 5 gr. di XaCl, 2 gr. di fosfato di soda in 1000 gi'. di acqua ; si riscalda sino a 115°, si tiltra, si distriljuisce in rccipienti in ragione- > 88-120 » s:»tnra lieddo di Xa CI » 88-120 ^i meseolano, si sterilizzano. vi si aggiunge il 3,3 Vo " '' 10 Vo *li gelatina e si filtrauo. Terreni golidi agarizzati 1. L'agar ol nntrosin e al violetto criHtallizzato e alia lacca)nt(jf'a. di Drigalsly e Conradi. A 1000 cmc. di brodo leggermente alcalinizzato si aggiungouo 10 gr. di i)eptone, 10 di nn- trosio, 5 di XaCl. 30 di agar; si tiene per 3 ore a 100°, si lascia sedimentare e si decanta. Si l)repara d'altro canto nna soluzione acqiiosa di laccamuffa secondo Kubel-Tiemann : 130 cmc. di tale .soluzione si f nno bollire per 10 ore e si agginngono con gr. 15 di lattosio dopo di che si cuoce per nn quarto d'ora. All'agar fluidittcato si agginngono 2 iiiic. di nna soluzione calda di soda i\\ 10% e la solu- zione di laccamuftrt lattosata flno a colore violetto e 10 cmc. di una soluzione cahla e sterilizzata di cristallo-violetto 15 all' 0,1 "/„. II tutto si versa in capsule Petri. 2. L'agar al roSKO neutro o rogso di toluilene, di Rothberger. L'agar coniune .sterilizzato nelle provette si scioglie e vi si agginngono 2-3 gocce di soluzione acquosa satura di rosso neutro o rosso di toluilene sterile. Si lascia raflreddare a 40° a cilin- dro e si semina con qnalche ansa di brodocultura in brodo e sitbito si porta sotto un getto -di acqua fredda ])er flssare il materiale innesrato. Terreni solidificati con alhumina d' novo. 1. Albume d'uovo all'infugo di caffe. di Puccinotti e llunnicchi. A loo cmc. di albume d'uovo si agginngono 20 gr. di catt'e crndo e vi si lasciano immersi per 2-3 giorni. Si filtra I'albnme attraverso garzt asettica, si distribnisce in provette in quan- tita di 10 cmc. i)er provetta, si tiene a CC-OS" per due ore ogni giorno e ])er 6 gionii, .si soli- difica a becco di fl .uto o in piastre jwrtando il materiale alia temi)eratura di 70°. 2. Albuininato alealino, al mttroxin, alia laecamxiffa. all' infuno di caffe, eec , di Casagrandi. Si prepara una soluzione di albunr.na d'uovo secca al 9-10 % in accina distillata, si filtra. «i aggiunge 1' i Vo fli nutrosio e a ogni 125 cmc. di licptido da 4 a 5 cm. di soda caustica al 4%, e poi, se si vuole, tsnta solnzione di laccamnfl'a sino a c^olorito violetto, si sterilizza a 60° -65° i)er vari giorni e si solidifica a becco di flanto o in piastre a 70". Si pno anclie preparare come col metodo Drigalsky e Conradi (adoi)prando la soluzione di laccamnfl'a e lattosio e violetto cristallizzato) o con I'infnso di catt'e alia Puccinotti. Terkeni di culture per il bac. dell' influenza. Si prepara l'agar o il brodo aggiimgendo qualcho goccia di glicerina, in cui siasi f.vtto per- •venire del sangue vunano, di piccione o di coniglio (Y. terreni di cultura del gonococco), op- pure si aggiunge ai terreni di culture dell'ematogeno (die si ricava dal rosso d'uovo digerito ■con jiepsina). BATTERIOLOGIA 255 TEREENI DI fOLTURA PER IL B. DELLA TrBERCOLOSI. Agar all' albumosa , di Hesse. In 50 cmc. d'acini.-t si sciolgOHO a iitldo 5 gr. di albumosa di Heyden e in altii 50 si sciol- gono 5 gr. di NaCl, e 10 gr. di agar cui si aggiungono 30 cmc. di glicerina. Si mescola la IH'iiua sohizione alia seconda e si alcalinizza con soluzione di soda come si fa per alcaliuizzare I'agar di Thalmann, si flltra e si sterilizza. Albuminato alcalino aU'albumosa. di Casagrandi. Invece dell'agar, si pn6 fare iin terreno a base di albnmina d'uovo secca sciolta in acqna alcaliua, il quale si ottiene iiello stesso modo indicato ]ier il terreno del h. del tifo e del colon: soltanto si aggiunge. invece del nntrosio, I'albumosa di Heyden e una qnantita di glicerina. corrispondente al 30 "p. Terkeni di coltura per il n. della lepra. Patate glieerinate neutralizzatc. Si tagliano le patate olandesi a fette, e le fette si tengouo immerse in una soluzione di glicerina al 6 "/o P^r 48 ore. Si saggia qnindi la reazione del liqnido : se acida si neutralizza con una soluzione di soda X, avendo cura di nou oltrepassare il niomento della nentralizzazione. Qnindi le i>atate si mettono in larghi tubi alia Eoux la cni anipolla sia piena di glicerina al 6%, nentralizzata. e con qnesto si bagna ogni tanto la snperticie della ])atata. Brodo di pcsce. Si fanno dei brodi di pesce, servendosi di pesce spada o di pesce tonno, cosi come si fanno i brodi di carne : quest! si possouo, iiltrati e sterilizzati, adoperare tali e quali oppnre agginn- gere di glicerina al 5 % e di glucosio all' 1-2 "/o- TERRENI di coltura del I5ACILL0 DELLA DIFTERITE. Agar all'urina. di ScJdoffer. Si prepara dell'agar peptonizzata al 2 "/,„ col 6 "/o f" glucosio e a due parti della stessa rtuiditicata a 40° si aggiunge 1 i)arte di urina sterilizzata e portata alia stessa temperatura. Urina al peptone e alia glicerina. di Casagrandi. Si aggiunge a 100 cmc. di urina, della densita di circa 1020, 1 gr. di peptone o di estratto di carne Liebig, si fa bollire per nn'ora a bagnomaria, si tiltra. si di.stribuisce in provette il liqnido e si sterilizza. Albume d'uovo con urina al peptone, di Casagrandi. DelFalbume d'uovo si dilnisce a parti uguali col liqnido precedente, si Ultia, si distribnisce in provette e si sterilizza a 100". II materiale assume un aspetto bianco opaco. Con la sterilizzazione frazionata alia temperatura di OO'-GS" si puo anche ottenere traspa- rente. TERRENI DI COLTCEA DEL V. DEL COLERA. Acqua peptonizzata salata di Dunham-Koch. A 100 cmc. di acqua si aggiungono 1 gr. di peptone secco Witte e 1 gr. di XaCl, si al- calinizza con soluzione satiu'a a freddo di carbonato sodico, si flltra e si sterilizza. TSRRENI DI COLTURA PER LA DIAGNOSI DIFFERENZIALE TRA B. DEL CARBONCHIO. B. SOTTILE ECC. Liqnido di Fiore. Si fa uua soluzione di acido amidosuccinico gr. 0,60 in 100 cmc. di acqua distillata e si aggiunge di gr. 0.025 di solfato di magnesio e d gr. 0,05 di fosfato di sodio, neutralizzando la soluzione con qnalche goccia di ammoniaca diluita. Si flltra e si sterilizza. TERRENI DI COLTURA DELLE MUFEE, DEI BLASTOMICETI E DEGLI OIDI. Sono in genere gli stessi terreni dei batteri, acidiflcati con acido citrico, tartarico o anche spontaneamente acidi. Per le niuft'e serve bene il liqnido minerale del Kaulin. Per i blastomiceti I'acqua di malto, il mosto di l)irra, gli infusi di frntta secche, i decotti di carota di rapa o di barbabietola. Tutti questi terreni possono essere sostitiiiti dal brodo acido glucosato e dall' agar acido glucosato secondo Casagrandi. 256 BATTERIOLOGIA. Si prepara nna soliizione rti glncosio al 50 Vo e tli acido tartAiico al 10 */, e 4-6 gocce si aggiungono a 5-6 cmc. di brodo orrlinario oppnre di agar ordinario. portando ambedue le solu- zioni alia temperatiira di 40" e iwi per 10 niinnti a 100°. Si pu6 anche avere un ottimo terrene per lo s^^lnplx) di qiiesti gernii, prendendo 1000 cmc. di decotto di patate (agginnto di 20 gr. di peptone e 100 di glncosio) terrene die si pu6 solidi- fleare con agar o con agar-fucns a parti nguali e aggiiingere dojio filtrato e sterilizzato con acido tartarico in sohizione acqnosa al 10%- II. Tecnica per risolainento e la colUvazione dei batteri. a) ISOLAMENTO DEGl I AEKOBI. 1. Per iaolare i genni si e per molto tempo adoperato il metodo per di- luizhne nei terreni liquidi. A tal nopo si tlistribuiva in una serie di palloucini il liqnido nutritivo in qiiautita di 10-15 cmc. per ciascnno, si faceva per- veuire nu certo nnniero di gocce del liqnido contenente i gernii in uu primo recipiente, da questo si prendevano due gocce e si facevano pervenire in un secondo, da questo tre iti un terzo e cosi via dicendo, fino a ragginngere il nnmero delle gocce fatte pervenire nel primo. 2. Oggidl per5 questo procedimento non si usa piii preferendosi il metodo indicate dal Koeli, ciofe I'isolamento in substrati solidi, fluidificati al mo- mento dell' iunesto ossia le cosi dette culture per diluieione a piatto. A tal nopo occorre anzitutfco preparare il mezzo i>er prelevare il niateriale. (^uesta prele- vazione pu6 farsi con aghi di ])latino, di vetro o colle pipette Pasteur. L'istrnmento migliore e Vago di platino iridiato e mont^tto sn bacchettn di vetro (cif) che si fa scaldando I' estremo della bacchetta al color rosso ad una tianmia Bnnsen e \w\ intilandovi per breve tratto 1' ago scaldato). Generalmente occorrono due agbi. uno grosso e uno sottile : qnest'nltimo per j)rele- vare materiali liqnidi, il i)rimo iter fare infissioni e prelevare materiali piii densi. Ajubedne a seconda dei casi si adoijerano dritti (v. fig. 98 , o foggiati ad nncino o, come si fa piii comu- nemente ad ansa (v. fig. 98). Per farla, si prende 1' estremo dell' ago fra il ]K)llice e 1' indice della mano destra e colla sinistra si fa fare alia bacclietta di vetro un mezzo giio in avanti e poi indietro ; e siccome cosi' si lia un'ansa aiiertft, per completarla si stringe tra due dita. Prelevato il materiale, si trasporta nei terreni di ciiltura, i quali terreni si trovano generalmente nei comnni tubi da saggio cliiusi con tappi d'ovatta. oppnre nei palloncini di Miquol, i quali si differcnziano per avere il coUo a smeriglio chiuso da un cappuccio terminante in alto in un tubo che va otturato da battuffolino di ovatta, ovvero nellc: bottigliette del Roux a forma cilindrica, ecc. Per aprire qnesti recipienti. se si tratta di provette, come 6 il caso comtme, si prendono •lueste fra il iwllice e Tindice della mano sinistra (fig. 130), si steriUzza il tapjM) brnciandolo BATTERIOLOGIA 257 alia flamma, lo si affen-a col pollice e I'indice tlella mano destra e giiandolo attomo al suo asse si estrae; si intiodnce e quindi si sliatte nel Uquido I'ago gia sporco del materiale da semina; qiiindi si Vnucia il tappo, si cliiude il tiiljo e si steiiJizza I'ago. Se il recipiente d rappresentato da fiaseliette del Eoux, se ne affena il coipo fia I'indice il medio e Tanulare della mano si- nistra, (lig. 131) se ne toglie il cappuccio colla mano destra e si mette tia il pollice e mignolo della mano sinisti'a, e qnindi si fa I'innesto nella soUta maniera. Cio posto, qiiauclo si prorede all' isolameuto dei germi col metodo di Kocb, si preudouo tre tubi di gelatiua o di agar fusi, si iutroducc nel pvinio tiibo I'ago di platiuo foggiato ad ansa, sporco di materiale iuquiuaute, dal primo tnbo si prelevauo due anse che si passauo in un i-ecoudo e da qnesto tre anse (■he si passauo iu nu terzp, avendo cura di sbattere ogni volta I'ago eutro il substrato. Quindi i tre tubi si vuotano iu altrettante capsule Petri, uelle quali il substrato si lascia solidificare. Cosi i geruii, soparati Puno dall'altro, rimaugouo impigliati uel substrato solido e si uioltiidicauo ciascuuo per pro- prio conto formando colonic a se (fig. 132;. C'EI.tl 258 BATTERIOLOGIA Le capsule di Petri (fig. 133) piti usate «ouo quelle a bordi diitti, del diametio di circa 9-10 cm., (a) e non le nuove a pareti oblique, a coperchio giallo e incavato (b). /t lA («) fig. 133. ('') Prima di esse si adopera\imo le lastre di Koch, ossia delle lustre di vetro ehe si pone\'ano soprii iiu \etro perfettamente in piano, perche poggiante sopra nii trepiedi livellabile coH'inter- mezzo di un recipiente contenente gbiaccio o ueve (fig. 134): ma (lueste lastre di Koth non ven- gono pill nsate nella pratica jier la dilficolta tecnica e per i possibili e facili inqninamenti. fig. 134 (da Heiin). Inveee delle capsule del Petri, si ])ossono pero adoperaie le fiaseliette del Eoux, o (jnelle del Petri e del Eoszaliegyi, nelle quali si pone, prima dell' innesto, gelatina o agar che si fluidifica a bagnomaria ; innestivta che sia, non si versa in altro recipiente, iierclie basta di- sporre le flaschette in piano sopra al tavolo e lasciarc che il substrato si solidificlii, jter ottenere delle culture a piatto. Le fiaseliette del Ronx lianno la forma delle bottiglie dei sali di Karlsbad, ((ig. 13.^) 1<> fiaseliette del Petri soiio iialloncini schiacciati a ]iar('ti jiarallele ed ]iaiinn da una. BA'^iTERIOLOGIA 259 pjH-tc vicino a1 collo nu'ltisenatni-a, liv ([nale impeiiisce al iiuiteriale ili ciiltiira di .scorri'ie snl tappo ; le, tiaschetie del Roszahe;iyi (ftjr. i:i6) sono sitiiili alle nltime, ma con una delle supcrfici ])iane divisa in quadia'.ini di 1 cm. di liito. lio che e utile per il con- tenjiio delle colonic. uM 111 quanto ai xiavticolari dclla t(^(•lli(•a oceorreiitc per fare .1 Ic colture piatte in cajisnU'.
  • ai>-u()iiiarla, inai alia fiamiua, tre tubi di i'-elatina o a 100° tre di a.t>ar. Otteiiutane la fluiditicazioue,, si laseiuo raffreddare wiiio a die la teuiperatura della gelatiiia sia iutoruo a 30° e quella dell'agar a 40° C. (temperatura oceorreiite a mauteiiero liiiido I'ugar). Si pougouo allora fva il pollice, e P iudico doUa luaiio wiuistra, in iiiodo die Paper- tiira di e.ssi onardi il iialiiio della mauo: si preude eon Paltra inaiu) Pago di platiiio, si stevilizza, si briiciauo (iiiiiidi tutti i tapi)i dei tulii die si speugouo eoUe dita e si toigouo uiio ad uno iiiefiteiido il priino fra Piudice e il medio, il secoudo fra il medio e lo auiilare e gli altri fra Paunlare e il miguolo ilella mauo stessa (v. fig. 127) oppnre, ma meiio bene, nel oalmo della mano (fig. 137;. Ci5 fatto si toriia a stt^rilizzave Pago, si in- II ■«■•■■■ , JBaaiBai i;!G. •qiiiiia eol iiiateviale e si iuuesta uei tulji uel modo iiidieato, quiiidi si ri- mettouo i tappi uei rispettivi tubi. Ad uuo ad uuo jioi si riaprouo, si bruciano i bordi delle provette alia fiamma, e il luateriale si versa uelle diverse capsnle Petri, proenraudo di farlo disteiidere in esse ugualmeute, colP iiuprimere uii moviiueiito adatto alle capsule stesse. In alcnui casi, iuveee del metodo per diluizioue, se lie usaiio altri per iso- lare i gernii. 3. Evvi il cosi detto metodo per strisciamento die. eonsistl^ nel fare deUe strie snl terreno nutritivo con la piiiita dolPago di platiuo o eon una spatola im- Ijrattata del luateriale iiu(niuato. Percib si versii della gelatina o ddPagar in una eapsula Petri e si aspetta cbe solidifiehi, poi con Pago iufetto si fauno sul luateriale di untrizioue delle strie parallde, qniiidi si gira la capsiila di 90° e si fanuo strie perpendicolari alle prime. Si puo aucora ginire la eapsula di altri 31'° e tracciare altre strie e cos^ via fino a formare come iiu reticdato (fipj. 138), 4. Evvi auche il cosi detto metodo per distendimento. Si preiidouo tubi di agar solidificati a becco di flaiito, conteueiiti acqiia di condeusazione, uella quale, s'immerge Pago infetto e da uu itriiuo tubo si jiassa a uu secoudo, da (jiiesto il un terzo, da qiiesto ad uii (piarto; poi indiuaudo e roteando ciascuii tubo 260 BATTERIOLOGIA si procura i-lie I'acqna di condeiisazione bagai coiupletaiiieiite il becco di flauto; qniiidi si rinietto in posizioue verticale. tijr i:i^. 1)) ISOI-AMEXTO DEGI.I ANAEHOIU. Si iiso isolave i gcviiii ossigeuofobi facoiido dello piastre col luetodo del Kocb e poi coprendole con mica o vetro; nia non c un procediiueivto convo- nieute, percbfe facilmeute si sviluppauo anche gernii aei'()bi tra i due strati di agar. Per la stessa ragione, nsaudo dcll'agar come terrouo di nutrizioiie e ado- peraudo le capsule del Petri, non basta coprire con uno strato di agar sterile quelle gi^ innestato. Ci si pub servire piuttosto di provette. A tal uopo si prendono dei tiibi di agar e dopo averli fatti boUire, si lasriano raff'reddarc a 40", (piindi si inne- stauo col metodo delle diluizioni, gia indicato per le piastre degli atu'obi. Soltauto I'agar non si versa in capsule, ma si la^cia nei tubi die rapida- mente si rattreddauo in nn bagno d'acqua. Ci5 fatto si versa snll'agar solido' altro agar liquido o paraffina od olio o vasellina bi)lleiite e si cbiudono con tappo di ovatta e con tappo di gonnna. Nella massa dell'agar si sviluppano allora le colonic separate le uue dalle altre. Quando ci5 si e ottenuto, si linui il tubo in nu ])uuto e cou uu car- bonetto Berzelius si rompe, si estrae il tampone di agar, che si fa pervenire- in una capsnla di Petri, dove cou bisturi sterile si taglia a dischi in maniera da poter osservare le colonic in piano. BATTERIOLOGIA 261 Si puo auclie scaldare il foiido del tubo ad nua liaimiia e far scliizzave il tanipoue di agar in iiua capsula ; in tul caso bisogua teuere il tubo con una piuza di leguo viciuo al suo bordo, e questo iiitrodtirre tra il coperchio o il foudo della capsiila: iiiau iiiauo clie il tampoiie si stacca, se ue agevola I'uscita col toiu^rn il tubo per nn tratto pin o nieiio graiidc sopra la sor- gente calorifera. Migliori risultati per5 si ottengouo iiietteudo le piastro cutro apparecclii iiei qnali il Hubstrato uutritivo rimaue fuori dal contatto dell'osaigeuo del- I'aria. I iiietodi jjor raggiuugere qut>sto si-opo soiio nioltcplici : fare il viioto uel recipicnto seiuiuato, scaeeiare 1' aria per mezzo di gas iuerti, assorbire I'os- sigeno con sostanze cliiniiche, ecc. Procediiibento col vtloto: Per fare il vuoto possiamo servirci della poni]>a a niercniio, della pompa ad aciiua a caduta o a ricadiita, dell'eboUizione. Come pompa 6 ntile quella a caduta rt' acqna rappresentata da un imbntino di vetro contennto in lui mauicotto di vetro anch'esso, die vicino all'estremita delF imbnto si restringe tin quasi a prendere il diametro di esso, e clie per mezzo di un tubo laterale si mette in co- mnnicazione con un manometro e col recipiente, nel quale si vuol fare il vuoto (v. microseopia tig. 6-1-a). Una colonna d'acqua, passando per 1' iud)nto e la parte stretta del mauicotto, pro- duce il vuoto che sarii maggiore o minore a seconda dell'altezza della colonna d'acqua ; se questa ^ di 11 m., il vuoto c orrispondera pressodu' ad una atmosfera. Nella pompa a ricadnta I'acqna penetia direttamente nel mauicotto e da questo forma ima colonna di caduta clie fa il vuoto nel mauicotto e (juindi in un tubo clie e in questo e clie comunica con nn manometro e col vaso, dal quale deve aspirarsi I'nria. Sostituzione dell'aria con gan inerti. II nietodo pin ditt'uso 6 quello di sostituire I'aria con del gas. Si usano del recipienti cilin- drici a colic stretto, cliinsi a mezzo di un tappo di gomma munito di due tnbi, del quali nno si spinge flno al fondo del vaso. Entro questo si mette il liquido di nutrizione, e snbito dopo .si fa comunicare il tnbo piii Inngo colla sorgente di nn gas die cosi va a sostituii'e I'aria del l)allone (fig. 139); nello stesso modo col nietodo di Frankel si scaccia I'aria non solo da reciiiienti grandi contenenti sub strati liciuidi ma da piccoli contenenti snbstrati solidi. fig. ia9. I gas die si b consigliato sostituire all'aria sono V idrogeno, I'acido carbonico, e il gas illominante ; ma qnesti due ultimi non sono oggi piii in nso, perche dotati di una certa azione antibatterica. 262 BATTERIOLOGIA Ifella piatica orclinaria si fa svolgere 1' H da im apparecchio di Kipp e si pn6 far perve- niie nelle piovette die e I:ene siano a collo strozzato, eosidette di Grnber (fig. 140) e du- rante I'accesso del gas si la 1' innesto : (piindi si fonde il collo e si rhiude alia lainpiula. Solo bisogna aver cura clie all' H non sia mescolata aiia per non aversi il iiiiscuglio tonante, cio che si evita facendo passare il gas per nn certo tempo, e non direttainente dall' a]i-i)arecchio (fig. 141). Procediinento coll' anHorhimento dell'ossigeno. Invece di sostitulre I'aria con altri gas, il Buchner ha iiensato di assorbire I'ossigeno con speciali sostanze e proprio con una solnzione accjuosa di acido ])irogallico alia quale si aggiunge della potassa. Egli pone la detta solnzione Ln fondo a dei recipient! ciliudrifi, nei (juali introduce i tubi innestati e cliiusi ; poi tappa il vaso con disco snierigliato spalmato di vasellina. L'ossigeno h man mano assorbito dalla solnzione, che assume colorito marrone sempre piii oscuro flno al nero. In caso che i tubi seminati sieno niolti o si tratti di piastre, si pn6 nsare un grande recipiente. Procedimenti comhinati. — Nei laboratori si coiuljiuauo iiisieme questi vari procedimeuti servendosi di appavecchi speciali. Cosj ci si pub servire di una campaua a bordo suipri^liato ])o>>-giaute sopra nn tavoio di vetro foiMiita di BATTERIOLOGIA 263 nil tiilio loii rubiuotto. Posta la coltnra snl piano di votro, si copre con la cainpana, la qnalu pub tarsi aderire coinpletamente niediaute vaselliua i» cera vergiiu', c qiiiudi si fa il vuoto. £ bene clie sotto la canipaua si sia niessa anchc una soluzione acqnosa di acido pirojoallieo con potassa e nn piccolo nianometro (tig. 142). ti^-. 142. Ni)i ei .servianio ori si teiigouo fra il pollice e 1' indice della mauo sinistra (V. fig. 128), si toljrono i tappi bniciati e si pongono fra le altre dita, tenendo livolta in basso la parte da introdtuie Hfi tiibi, meutre con la niano destra si tiene I'ago. Fatti gl'innesti, si richiwdono i tuln coi tappi che si passano direttamente alia llamma per bruciarli. Se il materiale inqniaante trovasi in tnbi, questi si pongono accanto a qnelli da inne- stare tra il pollice e Tindice della niano sinistra ; se si trovano in capsule qneste si lasciano s>il tavolo, si scopercMano alquanto e nello spazio libero si introduce I'ago. Si pu6 anche niettere il tnbo da innesto tra- il medio e I'anulare e I'indice della mano sinistra, jjoi col pollice e il mignolo si alza il coperchio, mentre colla mano destra, tolto il tappo alle provette, si introduce I'ago di jjlatino nella capsula, lo si inquina e s' innesta il tn1)o. Quiudi si rimette il tappo con la stessa mano. Altri, del resto, consigliano di tenere i tnbi in altro niodo : nella pabua della mano, (v. fig. 135). tra le dita, ecc; tutto sta nel seguire una tecnica che peinietta di oijerare, evitando qnanto ■sia possibile gli in(ininament\ dando la maggior lil)erta ai movimeuti, e lasciando vedere cio ehe si fa. Allorche nou si deve osservare lo sviluj^po uiacroscopico del geruu-, va fatta la semiua a goccia pendente. 2m BATTERIOLOGIA Per i ^ermi aerobi si faiiuo t'oiue le i>(»ore peiuleuti orrtiiiarie : soltauto iiol fare queate coltnre h necessario usare tutte le preeanzioni, perchfe la •joccia noil veiiga deposta siil vetrino in diretto coutatto coll'aria sovrastaute, Quindi il vetrino ooproggetti sterilizzato alia fiaiiuiia, si prende con una pinza Cornet, che si pone al bordo di un tavolo; poi eon nn tnbo di vetro tirato alia laiupada e ripiegato ad augolo si aspira del niateriale iufetto eo^i da rienipire il corpo del tnbo pin clie aia possibile; si avviciua I'estrenio di qnesto alia snperficie inferiore del vetrino snddetto, si provoca la fnornscita di nna goc- ciolina di liqnido che si attaeca al oopriogii;etti (tig. 146); si adatta infin<- (piesta snl portoggetti speciale (v. Jig. 99). Nod riiiiane dojxt lio cbe i'osser- vazione al niicroscopio, eontinuata per nn eerto tempo pi-r vcdcrc il niodo di sviln])]iarsi del gernie. (!) CoT/riVAZIONK DKdI.I AXAEKOBI. Xflla pratica giornaliera i procedinienti iiih adottati soiui i scgueiiti : 1. Per la semhia su piastre di fielatiiia ofi a{iar. — Nel .-ubstvato nntritivo bollito e bisciato ratfi'eddare a 40° C, si innestaiio i geriiii, indi il niateriale si versa in seatole di Petri e, appeiia ratfreddato, si versa sulla capsnla nno strato di agar o gelatina ealda. Prima elie si raffreddi, si pone la eapsnla fiitro nn i-oimiiif t\ssii'catore da cliimiea, in tonb) al qnale si e in preeedenza versata nna solnzione di aeido pirogallico e al momento della ebinsnra nn po' di potassa. In fondo alio stesso r.'eipienti- h bene vi siano dei frainmenti di vetro. So I'essiiu-atoro e fornito di nn rnbinctro, e consigliabile di fare il vnoto ])er mezzo di nna poiiipa. In (|ne-sto istitnto invece degli essiccatori eomnni si adoperaiio qnelli di Heinpel (v. fig. 142-6) e la solnzione di aeido pirogallico si pone soltauto nella cupola dell'appareccliio, perch^ se si pone anclie in fondo all'apparec- eliio, mentre si fa il vnoto, la solnzione pno spvnzzare contro le pareti e ]m5 aiicbe entrare nelle capsule. £ aucbe utile di sostitnire al rnbinetto a smeriglio nn tappo di goiuiua ad nn sol foro, attraversato da un tnbo di vetro, il quale porti una dilata- zione elie si riempie di ovatta. Questo tnl)o di vetro, fatto il vnoto, si fonde nel sno estremo libero. BATTERIOLOGIA 267 Per ovviare poi all' incoQvenifute clie nel puiito di nnione flel copei'cliio ool corpo deU'essioc-atore, a Inngo aadare, peuetri dell'aria, h eousigliabile, ma lion indispeusabile, di adattare t^steruanieiite un aiiello di goiimia. 2. Per allestlre colture ad infissione in gelatina o in ar/ar od in oenerale colture in terreni solidi entro prorette. — Nel substrato untritivo boUito e la- sciato solidificave, dopo praticato 1' innesto, si versa altro agar o gelatiua e^ seinpre prima che qnesta solidi fii-lii, si chiude con tappo di ovatta steriliz- zata il quale viene 8j)into alquanto dentro al tubo clie si cliinde, poi cou nu tappo di gomma attraversato da un tubo di vetro; questo si attacca alia ponipa per ftirvi il vuoto c, ottenutolo, si fonde alia lampada il tubo di vetro. Inveue di operare in tal guisa, i tnbi si possono collocare, seuza il tappo di gomma, addirittiira in un recipiente Hempel, contenente acido i)irogallieo (' potassa e messo in coinnnicazione eon una pompa da vuoto. 3. Per allesUre colture in hrodo. — 8e le colture si vogliono fare entro^ provette da saggio, il metodo migliore consiste nel fare bollire il liquido e, appena ratfreddato, innestarlo e poi subito cliindere il tubo spingendovi den- tro un tampone di ovatta e applicando un tappo di gomma attraversato dal relativotnbo di vetro clie si innesta alia poinpa per il vuoto. Ottenuto questo^ si chiude il tubo alia lampada e si pone o tal quale nel terinostato, o ineglio entro un appareechio Hempel in cui si f;i il vuoto, come si h piii volte detto. Per eccesso di precauzione, prima di porre il tampone di ovatta, si pno anche versare nel tubo dell'olio di vaselliiia bollito, ma e un procediinento che non fe strettamente necessario. Quando poi si debl)ano allestire colture in grande, in palloni, o in Er- lenineyer, occorre seguire altri procedimenti. Alcuni, innestati i palioni, vi fauuo il \nioto attaccandoli alia pompa, fondono il collo alia lampada e li chiudoiio. Per5 quando si devono aprire occorre romperne il collo. E meglio quindi in questi casi applicare al collo del recipiente un tappo di gomma a un foro nel quale si innesta un tubo di vetro che si applica alia pompa per fare il vuoto ed ottenuto questo, si chiude il recipiente fondendo il tubo di vetro. Per ovviare poi all'inconveniente che col tempo, nel terinostato, I'aria li- nisca con I'entrare, si piio fare un cappuccio al ta]ipo stesso con un mastice- adatto, per es. di pece e cera vergine. Yolendo poi essere sicuri che assolutamente non penetri aria nel matraccio, si juib seguire il consiglio dato da Ainpola e Ulpiani d' immergere il ])alloue rovesciato in un ciliudro contenente dell'olio, ma ci5 non si fa mai. 4. Per allestlre colture a goccia pendente. — Si usano doUe cellette di Bottcher al cui cerchietto sono adattati due tubetti pure di vetro iino da un lato, I'altro dall'altro. Per uno dei tubicini si fa entrart dell' idrogeno adattandovi un tubo di gomma e quando si crede che tutta I'aria contenuta nella piccola celletta da cultura sia stata scacciata, si striugono con pinze i tubetti di gomma. E meglio pero servirsi delle cainere di Bottcher sui vetrini di Kanvier seguendo il metodo da me indicate per studiare il movimento degli anaerobi a goccia pf-ndente. 268 BATTERIOLOGIA III. Tecnica pei* I'incubazione delle colfure batteriche. Volendo poi ottenei-e le colture sia degli anaerobi clie degli aerobi, occorre tener presente clie i substrati semenzati vanno posti ia condizioni di tempe- Tatura clie si avvicinino all' ottimo adatto al loro sviluppo (la cosi detta teuiperatura eugenesica per distingiierla dalle altre dette disgenesiclie), il quale ottimo in geuere si aggira per i geriiii patogoai intorno ai 37° C. {35°-37°j come si pu5 rilevare dal segiieutf qiiadro. Tab. 13. Batteri patogeni Tern perature in gradi C. eugenesica disgenesiclie massiina minima ottin.a Stadlococco 35-37 37-38 35-37 3f.-37 23-37 39-37 37 33-38 (20) 33-37 33-37 37-38 37-38 37 33-37 37 37 38 37 4V 46-47 42 39 46.5 46 42-43 42 41 (?) 40(52) 41 41-45 40-50 43-15 41 (?) 41 43 40 15 18-20 22-21 21-23 4 4 2G 27 23 4-3 18 20 28 30 29 20 12 18 13 14 812 Strepiocofico ... Diplococco . . Gonococco . . . . .... B. coli B. tifo B. intluenza B. morva B. peste B. diftorite B. tuhercolosi utnana B. tuhprcolosi aviaria Actinomyces Carbonchio emalico Garboncllio sintomatico Eilema maligno Tctano Vibrione del colera A tal uopo si mcttoiio nei cosi detti termostati, clie sono recipieiiti eiliu- drici o cubici, a dopjiia parete, nella cni iatercapediue si pone acqua o si lascia I'aria. Oggi uei laboiatori i\i batteiiologia si usano i termostati al)e difficile in prime temjw regolare la ticcola lamina clie porta im vetrino (V orologio colla coneavita rivolta in basso. Qnesto vetiino tocca un'asticella uietallica ingrossata con una leva (he termina in nna forchetta innestata alia lampa'la a benziua. per mezzo di nn manicotto esterno al Ijeeco. AUoreh^ I'acqua riscaldandosi si dilata, spinge in giii la membrana the i)remendo .sulla leva fa si clie questa innalzi il siiddetto manicotto, ci6 clie porta nn irapiccioliiiiento della flamnia. Si sono anche costruiti dei termoregolatori ad ac(iua calda non avendo il gas a disposi- zione, termoregolatori metallici per riscaldamento a petrolio, ecc. D. — Attivita cliiiniclie dei batteri. I batteri sono capaci di una serie di attivita cliiiniclie, clie si esplicauo con la pioduzione di alcali, acidi, basi, pigiuenti, coi pill diversi processi di scomposizione organica, con fermen- tazioiii. 1. PiGMENTi. — I batteri, dal punto di vista della produzione del pigmento, si distingnono in: cromogeui e iioii cromogeni. I batteri crouiogeni possono in'odiirre uii pigmento giallo, rosso, verde, aranciato, bruiio, tiirchiuo, violetto ed indaco. I cromogeni si distingnono i)oi alia loro volta in cromofori e cromopari. Sono cromofori qiiei batteri clie posseggoiio entro di loro il pigmento per es. i batteri siilfurei ; sono cromopari qnelli che lo secernono al di fuori del loio corpo : soltanto il violaceo, die si riscontra spesso nell'acqna, lo tiene nella membrana. La natiira del pigmento pare che non sia ugnale in tutti, per es. la piocianina, quel pigmento bleu clie produce il b. piocia- uico, per cui si colora in bleu alcune volte il pus, sarebbe una sostanza basica; quello del b. prodigioso, una sostanza albumi- noidea e quello clie nei batteri sporigeni serve ad attirare i raggi solari sarebbe costituito di sostanze grasse. 1 pigmenti si producono in condizioni speciali, clie variano per ogni germe; alcuni, e cpiesti sono quelli die vivono alia superficie del snolo e dell'acqua, per produrlo lianno bisogno di luce, altri lianiio bisogno delPoscurita, altri dell'ossigeno, altri di determi- nate temperature, altri di certi substrati e cosi via dicendo. In iiKissiiua bisogua riteuere che la proi^rietk
  • atterl croiiio^ciii e noii crouiogeni ha nn valore relativo. Infatti il fliplococco di Friinckel, che e nno dei batteri non cromogeni, pn5 certe volte produrre nn pigmento rosso niattone, e seeondo alcnai il vi- brione del colera, che fe tra i tii>i(i batteri nou cromogeni, certe volte pro- duce nil pigmento fosforeseento (?) I BATTERIOLOGIA 271 Si ^ vcduto aiiclie clie i battevi elie suud tipifaiut'iite croiiiojit'iii iii coii- rot€olitico, ill qmile, stando agli studi del Fermi, erroneameute si e attribnita la propriety di peptonizzare Fal- bumina; 272 BATTERIOLOGIA 3" un enzima capace di invertire il saccarosio in gliicosio Vinvertina ; 4° enzimi die coagulano il latte senza acidificarlo, il caglio o enzima lahico', 5° enzimi clie scompongono I'amigdalina analoglil alVemul- sina, ecc. £ da aspettarsi clie col progredire degli studi blologici si tro- viuo nei batteri tntti gli enzimi, clie si conoscono e clie si sogliono distinguere in diversi gruppi : cioe enzimi coagulanti e decoagii- lanti delle materie album inoidi; enzimi idratanti e desidratanti delle sostanze amidacee, delle sostanze azotate, dello zncchero, dei glicosidi, ecc; enzimi ossidanti e disossidanti: enzimi decom- ponenti e ricomponenti. Per diinostrarc la presenza clei divevsi eiiziiiii, occorro iunestarc i germi in adatti substrati di imtiizioue e procedere ad alcnue reazioui cbiniiclie. Per vedere se un geriue possiede : 1° V enzima proteoUtico, si iunesta in brodo gelatinizzato : dopo nn certo tempo 1» ge- latins viene fluidificata, ci6 che si rende bene visibile se 1' iunesto viene fatto per infissione. In genere i germi proteolizzanti, sciolgono la gelatina al 10%: per6 per alcniii tale proxirieta si reude maiiifesta nsando terreni gelatiiuzzati in una propoizioue minore. Qnando si rimiingiv in dubbio se la gelatina sia fluidificata, si sb.itte il tnbo snlla palma della mano per vedere se il nieniseo del ciliudro di gelatina viene a spostarsi, e dal canale deir inllssione venga a staccarsi qnakhe gocciola di materiale fnso. In alcnni tasi dopo <-he e avvenuta la tiuiditicazioue della gelatina hmgo il tratto inflsso, se si pone la cultnra a nna bassa temperatnra, si torna a solidificare la parte fnsa ; tale feno- meno, che si pu6 osservare nelle infissioni per es. di statilococco anreo, uon ha per£> impor- tanza diagTiostiea. 2" V enzima diastatico: si innesta il genne in pappe d'amido prive di glncosio. A tal tiopo uon serve la pappa d'amido di patate perchS dopo le manipolazioni della stei-ilizzazione, da (liiasi sempre la reazione dello ziuthero. i, meglio nsare la pappa di amide di riso al 2 "/o ch? >*i pu6 anche glicerinare. Sterilizzata entro tubi, si innesta col germe e tTopo 6-8-15 giorni si tratta con il Pehling per vedere se si ottiene la reazione dello zncchero, sempre per6 controllando la stessa reazione sa pappa di riso non innestati. 3° Venzima invcrsivo dei germi rispetto -A saccarosio (per gli iiltri znccheri la ricerca 6 difficoltosa e quindi uon si fa): si iunesta il germe in brodo ordinario aggiunto dell' 1-2 "/„ di saccarosio e steriUzzato non nell 'autoclave, ma nella stnfa di Koch. Bisogna ricordare, nell'accingersi a questa ricerca, che facilmente il saccarosio nel brodo. dopo la sterilizzazione, appare gia invertito e qnindi prima di innestare i tubi va saggiata in vari di essi la preseuza di glncosio. Si puo anche sterilizzare in blocco il brodo saccarosato entro una bottiglia a tubulatura laterale, usando il disijositivo che verra indicato jier la di- stribuzione dei substrati filtrati alio Chamberland. 4" Venzima eoagulante il latte: si innesta il germe in latte .scremato diviso in tnbi e ste- rilizzato nella stnfa di Koch e non nell'antoclave. Prijna di innestarlo si saggia la rea«ione del latte, che deve essere neutra o alcalina : se non lo e, si aggiuuge qualche goccia di nna soluzione di carbonato sodico. Dopo un determinato tempo di dimora in termostato (1-10-15 giorni) si guarda se il latte h coagulato in granuli, in blocclii, in massa, e. si saggia le reazione clie non deve essere acida. Se 6 acida. la coagulazione si deve alia ^yodnzione di acido lattice ecc, e non piii ad un enzima eoagulante. I germi che coagulano possono anche possedere nn enzima dissolvente la caseina, per cui dopo la coagulazione si puij avere il dissohoinento del coagulo. n latte perde il suo colorito BATTERIOLOGIA 273 bianco e assmue nn» tinta grigio siwrca : nello stesso tempo iion si vede piii alcnn tleposito bianchiccio di corpuscoli lattei. 5" Venzima emulsivo, lo si innesta in brodo di Liifflei' col 2 "/„ di amigdalina. Dope 2- 8 giorni se I'aniigdalina « stata deconiposta in acido cianidrioo, aldeide benzoica, ghicosio, le colture danno odore di inandorle amare. Tra i vari enzimi di recente scoperti va ricordato quello clie e capace di distriiggere i microrganismi stessi (per cui le culture Diuoiono) Venzima hafterioUtico, studiato nelle culture del piocianeo dall'Einmericli e dal Low. Per opera di questo enzima avvieue 11 discioglimento dei batteri, che si trasformano in particelle pallide, trasparenti, clie cessano di colorarsi coi colori di anilina e poi scompaiono, ossia avviene la cromatolisi e la stromatolisi, per dirla col Gramaleia. Vi 80U0 inolti corpi olie possono prortnrre cromatolisi : I'acqna distillata per es. sarebbe cromatolitii^a ; ina wovra tntti priiueggerebbero gli alcaloidi batterici, le uucleine, gli acidi ainirto-derivati. A voleiia ottenere con queete sostaiize occorrono anche alcuiie coiulizioni foudainentali, quali la reazione ueutra del mezzo, la integrita dei batteri, il nessvin trattameuto col calore sopra 50", ue con antisettici, eccezion fatta del cloroforniio. Al contrario delle sostauze crouiatoliticbe, poclie sono le sostanze che pro- ducouo la stromatolisi in vitro. Vi si arriva solo niediante le ebollizione coji alcali o acidi e col vapore riscaldato a 150°; con forti solnzioni di sali nentri si riesce a ottenere il rigonfiamento deila stromina dello stroma, «• la sna colliquefazione fiuo a ridurla a una massa gelatiniforme. Dai batteri invece h possibile ricavare im materiale enzimico die lia azioue cromatolitica e stromatolitica, la liaina batterica. Per ottenere le lisine il Gamaleia ha proceduto in vaii modi. Anzitiitto ha potuto asso- ilare die, trattando il bacillo del carbonchio con varie sostanze cromatoliticlie. si forma niia sostanza solnbile in amnioniaca, precipiti»l)ile eoll'acido acetico, la cromatinina, e ha sup- IMJsto che dalla combinazione di questa con gli acidi aniidoderivati, che sono fra gli agenti i migliori jier ottenere la cromatolisi, si formi la lisina specitica o termento batteriolitico o battc- riolisina del carbonchio, detta anche antracolisina o fermento antracolitico. Applicando lo stesso trattamento ad altri batteri, avrebbe poi ottenuto altri fermenti lisinici specitici. E finalmento avrebbe indieato nn metodo generale per ottenere le lisine dei singoli germi, compresa la tuber- colixina, trattando i batteri con i fermenti peptici e precipitando il liqnido con acido acetico o con la miscela etereoalcolica : il precipitato rappresenterebbe la lisina. Allelic le sostanze tossiche solubili secrete dai germi sarebbero secondo alcuni degli enzimi, anzi degli enzimi coagulanti ed avrebbero i caratteri delle iiucleoalbumine (Gamaleia). (xli enzimi infatti come le tossine sono solubili in acqua e glicerina, e iiisolubili nell' alcool e nell'etere; tan to gli enzimi clie le tossine sono sostanze labili, sicche a volte bastano i soli trattamenti usati per puriticarli per ottenere sostanze senza azione. Una proprieta comuue a tutte e due sarebbe quella di pro- durre moltissimo lavorio in piccolissima quaiitita; cosi per es. una Celli IK 274 BATTERIOLOGIA parte di labfermeuto, il caglio, e capace cli precipitare 300,000 parti di latte. Aualogaiiiente il veleno tetanico, se e molto tossico, uccide in dosi quasi imponderabili gii animali. Fiiialinente dati enziini e date tossine una volta affermate date proprieta nou le modificano ; la tossina tetanica, la tossina difterica, hanno sempre quelle proprieta e non altre ; una non si puo cambiare nell'altra, lo stesso dicasi per gli enzimi coagulanti, inversivi, ecc. Gli enzimi e le tossine si diportano poi nello stesso uiodo di fronte agli agenti fisici e cliimici, poiche le tossine resistono a secco ad una temperatura die si aggira sopra i 100" (cosi la tos- sina della difterite resiste tiuo a 100", la tetanica fino a 130°) e gli enzimi a secco, in polvere, resistono in media fino a 130", 150-'; e al caldo umido le tossine resistono fino a 60" circa, gli enzimi fino verso 70". Anclie riguardo agli alcali, agli acidi, agli antisettici, le tos- sine e gli enzimi si diportano nello stesso modo. Yaria quindi solo il dipartimento biochimico, perche le tossine inoculate negli ani- mali li uccidono, nientre gli enzimi sono innocui; sebbene da alcuni si sia ritenuto, per aver sperimentato con sostanze non sterili, clie questi ultimi pure siano tossici. Seioudo il (Tamaloiii, a iiiteudere le tosyino conic appartciienti al jiTupjio dei fcriiicuti coauiilauti e ad aunoverarle, nel contemiio, tra Ic imclco albu- ininc, iiou evvi contradizionc. Efjli s(^rivc : « la riccrca cliiiuica ella (Kitasato) : Tab. 14. I 1 Germi che darebbero il piii delle volte la reazione delTiudolo Germi clie non danno la reazione dell'indolo Statilococchi piogoni (?) B. coli B. della difterite (?) B. tetano B. carboacliio sinlomatico B. edema maligno Vihrione del colera Gunococco Slreptococco Diplococco B. del tifo B. dell'influenza B. morva B. tubercoiosi B. del carhonchio ematico Cap. IIT. PROPRIETA DEI BATTERI DI FRONTE AGLI AGEI^TI FISICI E rnrMI(3T. Si sogliono distingiiere due sorta di morte di batteri ; morte naturale e morte violeuta. I batteri soggiacciono alia moiie naturale specialmente in seguito alia concorrenza vitale: e per Tinterveuto di un altio fattore, rappresentato daU'ensima batteriolitico, secreto dai vari germi, che ha hi proprieta di distruggere, di dissolvere i micror- ganismi, pur essendoci grande ricchezza di substrato nutritivo. La morte violenta dei batteri e in genere provocata da due grandi gruppi di agent! : ftsici e chimici. A. — Agenti flsici. Gli agenti fisici che sono capaci di uccidere o togliere i germi inquinanti un dato materiale sono: la hice. I'elettricita, la pres- BATTEEIOLOGIA 277 sione atmosferica, il disseccamento, lo scuotimento, la tempera- tura, la filtrazione attraverso materiali finamente porosi. 1. La luce e un potente sterilizzante dei gerini e agisce spe- cialuiente (piaiido li colpisce nella fase di vita vegetativa: allorclie soiio sporiftcati impiega uiaggior tempo ; p. es. meutre il bacillo del carbonchio piio resistere alia luce solare diretta per circa 4 ore, la spora invece vi resiste anclie 6 giorni. In ogiii caso 11 iiiodo di agire della luce solare sui batteii •consiste in una forte ossidazione del protoplasma, per cui questo inuore. La luce eJettrica e niolto meno attiva della luce solare; i raggi bleu, violetti ed ultravioletti sono i piii attivi, i rossi ed i gialli i meno. La luco elettriea e attiva di per se senza Pazione del galore. 2. L'elettricita e un discreto sterilizzante deigermi, quando pero venga usata a potenziale molto alto. Essa esercita un'azione diretta sia mediante I'innalzamento di temperatura, sia modifieando il substrato, cosi per es. una cor- rente di 5 M.A per 5' uccide i b. del carbonchio in brodo forse per I'azione di acidi e dellV)' nascente clie si produce (Apostoli e Laquerrierre). Spore del carboncliio aderenti a due lili di pla- tino coperti di agar e funzionanti da elettrodi ed immersi nel 0,6 di Xa CI morirono. II b. pyocianeus peri pure rimanendo in un solenoide di 800 niila oscillazioni al secondo. La PRESSIONE ATMOSFERICA e attiva solo sui germi non spo- rigeni: se lo sono non bastauo neppure forti pressioni per ucci- derli. Cosi mentre la spora. del carbonchio non muore, sottoposta alia pressione di (500 atmosfere, ma solo si puo attenuare, si pub ottenere la morte del bacillo a 12 atmosfere (temp. 38"-39''; se- condo Chauveau. 3. II DissECCAiiENTO agisce sui batteri spesso insieme alia luce solare; anche da. solo puo pero in qualclie caso essere suffi- ciente ad uccidere i gerini ; il riiigge infatti ha potuto dimo- strare die piccole particelle di sputo che vengono emesse dalla bocca d'individui malati, specialmente tisici, negli ambient! dove non havvi sole, ma sufticientemente seechi, vengono ugualmente sterilizzate alia condizione che esse sieuo tinissimamente sud- divise. I germi patogeni essiccati avrebbero la resistenza esposta nel quadro seguente : 278 BATTERIOLOGIA Tab. 15. Gernii Resistenza Genococco Qaalclie ora Vibrione del colera Da qualclie ora a 2 giorni B. peste Da 1 a 8 giorni B. diftPrico Da 20 a 30 giorni Streptococco Da 44 a 36 giorni Diplococco Da 19 a 55 giorni Stafilococeo Da 55 a lOJ giorni B. del tifo Sino a 70 giorni B. tuliercolosi Da 2 a 3 mesi 4. Lo scuoTiMENTO se continuato ed inteuso mediante adatti apparecchi arresta lo sviluppo ed uccide (Ilorvalh-Polh). Le di- verse specie si comportano diversamente: sensibili sono lo str. citreo ed il b. megaierio ; resistenti iiivece sono il b. del tifo ed ii b. Huoresceus iion liqiiefaciens (Meltzer). 5. La temperatuka ^il piii iiiiportante agente sterilizzante. Pero bisogna ricordare clie in dati gradi, langi dall'essere sfavo- revole, e favorevole. La temperatnra favorevole dei batteri b quella che i)erniette il loro svilnppo e si distingue in temperatiira minima, ottima e mas- sima di svilnjipo, come si puo vedere nel seguente quadro in riguardo ai germi patogeni per I'uomo. In genere bisogna ritenere clie la temperatura ottima di svi- luppo i)er i microrganismi parassiti ossia per i paratroti sia quella dell'organismo umano, cioe 37"; per i prototrofi, cioe quei genni i quali si contentano di poco, la^ temperatura dell'ambiente in cui vivono, la quale eccezionalmente per alcuni raggiunge 0", e per altri GC'-OS", ecc. Le temperature sfavorevoli ai batteri sono le basse e le alte : pero mentre 1(? temperature alte uccidono i germi, le basse non fanno altro die i)aralizzarne lo sviluppo. Le alte temperature souo quelle con Ic quali hi procede alia sterilizzazione degli oggetti couteuenti batteri. Esse si distiaguono in alte discoutiuue o intorno ai 60"-80'' ed in alte eontinue o iutoroo ai 100". In geneve i batteri non resistono a lungo nella lore fase vegetativa, al di 1^ dei GC-TO" C. per cui si possoao sottoniettere per alcuue ore a questa temperatura colla certezza di ucciderli tutti. BATTERIOLOGIA 279 Sn qnesto principio <• fondato il cosi detto processo di titerilizzazione frazionata. Con qnesto procedimento peio non si riescono ad uccidere le spore, le qnali fiiundi nei gioiui snccessivi si svihippano. Per nccidere anclie qneste, cioe dope die il materiale t- liuiasto per 2-3 ore a So" lo si ri- poi'ta verso 30"-37'' e ve lo si tiene per 12-24 oie. poi si torna a riportarlo a 55" e cosi via per 5-6-8 i^iorni badtindo di evitare di raggiiuigere. (jiiando i liquid! contengono sostanze albtiini- noidi. durante la sterilizzazione, la temperatnra di 58° perche le albnmine s-i coagnlano. In tal guisa le spore dell'oggi saranno i bacilli che il domani verranno uccisi. Qnesto proceoimento prende nome di sterilizzazione alia Tyndall, la quale in batteriologia si usa per il siero del sangne, I'albiime d'uovo, ecc, e in genere per tutti quel substrati che coagnlano a 100° e divengono opachi. Le teniperatiire alte intorno al 100° uccidoiio tutti i batteri comprese Je spore, ma pero si diportano alquanto diversamente a seconda che si tratta di temperature al oalor secco o al calor umido. II calore uniido h ansai pill poteute a parity, di condizioni del calore secco, poiche coine si com- prende faciluiente iu.sieuie alia tcmperatura iutt-rviene un processo d' idra- tazioue, che h il primo fattore che guida alia scomposizione delle Hostanze orga niche. Infatti cousideraudo per es, la temperatura che ci vuole per uccidere in 10 uiinuti le forme vegetative del batteri patogeni si trova che questa si aggira intorno ai 50''-60% mentre per ucciderli uello stesso tempo raediante il calore secco bisogna ragginngere temperature molto piii elevate che sono pin vicine ai 100° e in ogui caso raai inferiori a 70". Ci5 risulta dalla segueute tabella : Tab 1 6. Germi patogeni Temperatura ad umido Temperatura a secco Stafilococco piogeno .... 56-58 .^ Streptococco piogeno .... Diplococco della polmonite. . 52-54 56 c Gonococco • 55-60 O e B. del colon 58-60 O < B. del tifo 56-60 B. deir inllueiiza 60 — ~ B. della morva 55 B. della peste 70 > B. della flissenteria 58 60 ' 2 B. della difterite 60 (?) •c o B. della tubercolosi 70 CT 3 Actinomices 70 o B. del carbonchio ematico . . 54 ^ B. del carbonrliio sintomatico. 60 1 arte sniieriore esterna e fornita verso la meta di nna piccola griglia c-he serve a lasciar sfuggire i prodotti della com- liustione. II riscaldamento si ottiene per mezzo di nna flamnia Bnnsen, colla quale si arriva a 180° C. sc e a tre becchi, a 150* C. se ad nno solo. II tempo per ottenere la sterilizzazione degli og- getti varia di '/j-l ora secondo die la temperatnra 6 di 180" o di 150" C. GU oggetti vanno niessi nel centro della camera con il tajjpo rivolto in alto se chinsi con ovatta e possihilment* non appoggiati alle pareti ; la fiamma va accesa subito appena aperto il rnljiuetto del gas. perche se questo riem]>ie rintercajiedine pn6 aversi nno scoppio coll'avvi- cinare il cerino acceso. La 8terili;zzazione ad utnido si fa nelle stufe dove si svolge del vapore d'acqiia. La PENTOLA DI Koch e la piii comnne : essa e rappresentata da luia caldaia a forma conica. alia quale 6 saldato un cilindro con uu copercMo che ha un fore per il termometro. n materiale da render sterile, niesso in uu cestino, si depone sopra un reticolato che divide la i)entola dal cilindro. In questo appurecchio si sterilizzauo i terreni tli nntrizione, e le sostanze che non possono ^'enir sottoposte a sterilizzazione a secco come il legno e la gomma. La dnrata dell'azione steiiUzzante varia a seconda del materiale, cosi per la gelatina non deve essere piii di '/; ora, per I'agar non meno di '/i d'ora, e per le patate e le carote non meno di 1 ora, affinchd periscano anche le spore, inoltre I'operazione va ripetnta per 2-3 volte nei giorni sncces8i\'l. L'AUTOCLAVE ser\e per sterilizzare gli oggetti ad umido col vapore soprariscaldato. Questo consiste in una spessa caldaia metallica, cilindrica. chiusa ermeticamente da un pe- sante coperchio di bronzo provvisto di tre fori : ad nno di questi e avvitato uu rubinetto per I'nscita dell'aria e del vapore", al secondo 6 flssata una valvola di siciu'ezzaed al terzo nn ma- uometro jjer indicare la pressione del vapore neH'interno. Un cesto cilindrico serve per conte- nere gU oggetti da sterilizzare ed il sostegno snl quale 6 situata la caldaia 6 provvisto di una doppia corona di becchi a gas. Per nsarlo si versa I'acqna nella caldaia sino quasi a lambire il fondo del i)aniere ; s' in- troduce il medesimo nella caldaia cogli oggetti da sterilizzare; si chiude avvitando suceessiva- niente le viti opposte fra loro; si apre il rubinetto d'nscita del vajtore ; si accende la corona esterna delle flanuue a gas; si attende che il vapore nsceudo con torza dal rubinetto, abbia scaeciato tntta I'aria dall'interno dell' autoclave e poscia si chiude il rubinetto. H manometro salira allora rapidamente e con questo anche il termometro se c' ^. Arrivata la pressione al grado volnto, si cerca di niantenerla, regolando le fianune con lo spegiiere la corona esterna e accendendo 1' interna. Da (juesto momento coniincia il periodo utile della sterilizzazione. Dopo 20'-U0', secondo 1 casi, si spengono le flamme, si aspetta che I'ago nel manometro scenda a 0° e poi si fa uscire lentaniente il vapore dal rubinetto svitando il coperchio appena tntto il vapore e uscito. Gli errori nei quali si pud incorrere nell'nso dell'antoclave, sono priiicipalmente tre : quelle ileir espulsione iiu'ompleta dell'aria dall" interno deH'autoclave, non ragginngendo cosi la tem- peratnra voluta in tutti i jumti del medesimo; quello di far nscii-e con troppa violenza il va- jiore, terminata la sterilizzazione, causando nna tnmultnosa ebollizione dei liquid! e 1' espul- sione dei tappi dai recipienti; quello di far eutrare improvvisamente I'aria (aprendo il rubinetto) qnando il vapore, essendosi gia condensate, la j)ressione nell' interno ^ negativa, iBCorrendo iieirincidente opposto. ciofe che i tappi verrebbero violentemente ticcati nell' interno dei reci- luenti. Si pud anche far funzionare 1' autoclave, da semplice stufa di Koch, lasciando aperto il rubinetto d'uscita del Aapore. Qnando si sterilizzauo nell' autoclave i terreni nntriti\'i, e inutile portare la pressione al di la di Vs atmosfera (circa 115°), e la dnrata di azione oltre '/s ora: portare i substrati a 130° come consigliano molti aiitori, signitica alterarli e renderli meno adatti alio svilnpi)0 dei germi. Per la gelatina o pei substrati conteneuti zuccheri non invertiti o amido, meglio e non ser- virsi di tali apparecchi. Usando I'autoclave basterebbe in genere una sola sterilizzazione, ma e meglio mettere il ;:iorno segnente il materiale nella stufa di Kt cli i)er Vj'l ora. 282 BATTEEIOLOGIA Compeudiaudo i vari procedimenti die sono adottati nella tecnica batteriologica, si pub stabilire la vseguente tabella per la Tab. 18. Sterilizzazione luedianf e il calore. ^ [ si no al color rosso aglii (U i)livtino canrtele di porcellana (eccezionalmente perclie il)ula, oggetti metallici senza il nianico di legno, f oggetti di porcellana. di t^-rra cotta, di gesso, ecc. ^ :: trnmenti per operazioni e i)er auto]isie siringlio
  • f'roli^ il materiah? filtri nel yiii l>reve tempo possibile e la candela possa venire per il niag-gior tempo iitilizzata, ^ necessario che il liquido filtri dall'esterno all'interuo. Se non ai posseggono filtri adatti alio scopo e si ^ costretti a liitrare dal- 1' interne all'esterno, la mij^lior candela h (juella del Maassen corta che si applica ai filtri Reichel nei iiuali ai cappnccetti di gomnia che trattengono i bordi della candela al bordo del recipiente di vetro si possono sostituire delle morse metalliche, evitando cosi V inconvenieute dei cappticcetti che facilmente si rompono o non tengono bene (fig. 151). La fiUrazione dall'iatorno all'esterno porta seco fra gii altri inconve- nienti; quelU) di rendere inamovibile il tiltro; ecco perchfe in molti labora- torii si da la prefereuza alle candele Chamberland con annessa tubnlatnra di gomma la qnale si adatta ad un reciiiientc ci>u tubnlatura la*erale. fig. 152. La candela si iinmerge in iin recipiente cilindrico nel quale si versa il liquido che viene ■aspirato nella bottiglia di \etro. II tubo di gonima deve essere lungo per potere sollevare ogni tanto la candela e spazzolarla entro un recipiente contenente acqua sterilizzata. !& per6 preferibile invece di un recipiente cilindrico di vetro qualsivoglia, servirsi di recipieuti svasati superior- luente in corrispondenza del collare della candela e foniiti d'una tubnlatnra laterale con inibutino a livello deH'orifizio del cilindro per il quale si versa il liquido man mano che ^iene aspirato iv. fig. 152). E bene anelie iunestare al beccuccio di porcellana deile candele un tuljo di vetro BATTERIOLOGIA 285 Iimgo JO fine, a mezzo di lui collare di gomina, al (juale tubo (v. fig. 152) poi si attacca qnello di caontchout del recipiente ove si fa I'aspirazione : qnesto tnbo di vetro serve a prendere la candela senza insudiciarsi le mani per spazzolarla e nel contempo flnita la filtrazioue per rivol- tarla o inclinarla senza doverla afferrare ton ])inze od altro, pert-he tntto il li(]iiido die in essa si eontiene, pervenga nel recipiente e non vada, come si fa generalmente, perduto. Qualora poi si vogliano filtrare piccolissime quantity di litjuido, si innesta direttamente al tnbo di gomma nna delle ])iccole cantlele Kitasato e si fa nso di nn tnbo corto. All'iucouvenieiite delP iuquiuaineiito del liqiiido filtrato provenieute d.'i filtri sterili o da recipient! steiili, inconveniente dovnto ai travasi uecessari per distribuirlo, si pu5 ovviare raccogliendo parzialmente in A'ari recipienti il niateriale filtrato sorvendosi di nn dispositiro applicabile all'aj)parecchi<> di tiltrazione clie permetta di niisnrare la qnantit^ del niedesimo. A tal nopo il liqnido sterile si raccoglie in nna bottiglia a tubulatnra laterale a cui si applica la pompa del Centanni {Hjf. 153) nel cni tnbo b intercalato nn tnl)0 di vetro (7) con tij;. 15:i. nn rigonfiamento pieno di cotone, mentre nel collo della bottiglia si introduce nn tappo di gomma ad un solo foro attraverso il qu>le passa un tnbo di vetro piegato ad angolo che nella parte interna pesca flno in fondo alia Ijottiglia. Qnesto tnbo (1) si unisce per mezzo di un tnl)o di gouima stringibile da nna pinza col tnbo a -T della buretta. 286 BATTEKIOLOGIA Pel- fur fiinzionare rapparecdiio si svita la piuzetta b suaccennata, si preme sulla pera di ffonima D, e allora 11 liquido sale per 11 tubo (he pesca nella bottigUa ed entra nella buretta graduata B. SI arresta I'entrata del liquido stringeudo la pinzetta b. Per fare I'aspirazione ci si pub servire di pompe ad acqixa o di altri ap- parecclii come di quelle Eaplin per diacciare i liquidi, Alcniie volte pero se re pii5 fare anche a meiio, o praticarla a mano con una pera di gomma e cio quaudo si debbano filtrare attraverso piccole candele dei liquidi uou conteneuti germi dimostrabili nh coll'esauie microscopico iie con quello cul- turale (i cosi detti germi iuvisibili). Allora si circonda la candela di uu maniootto metallico, il colic della caudela si fa passare per un foro praticato nel fondo del manicotto, a cui si costringe a stare aderente stringendo- velo contro con una vite e con 1' intermezzo di nn anellodi cantcliout. II collo libero della cau- dela si introduce nel collo dl una bottiglia attraverso un tappo di gomma forato. II liquido da filtrare si versa tra la parete interna del cilindro e la candela (fig. ir>4-o). Oppure si versa dentro ad una candela clie si ( liiude con un tappo attraversato da un tubo in comunicazione con una pera di gomma: il licjuido che passa attraverso la candela perviene in un recipiente entro cni 6 sospesa la candela avvolta con ovatta nella sua parte alta (fig. 154-6). ^a) fig. 1S4. W Usaudo le candele Cbamberland e bene sapero clie quelle cbe lasciano pas- ware i batteri visibili specialmente niobili souo segnate con la iiiarca /-'^-F,,,: Man mano cbe da F^ si procede ad Fi diminuisce il uuuiero e la qualita dei germi cbe passano, fincbe F non ne lascia passare alcnuo dei A'isiljili. Souvi poi candele segnate con la marca B cbe non lascerebbero passare neppure questi. Usando le candele Berkefeld fe necessario provarle volta per volta, non essendo costante la loro porosity, sebbene si possa in generale affermare cbe non lasciano passare alcuuo dei germi visibili purcbe si faccia la liltrazione rapiclamente, e preferibilmente senza pressione, od aspirazione ed abbia una durata relativamente breve, Le candele si provano molto semplicemente ; si immergono sino alia estre- mit^ in una provetta plena di acqua; si adatta al collo dclle candele una BATTERIOLOGIA 287 pera di jj,oniiiia e si comiiriiuo Paria nelPiuterno di esse ; se sfuggoiio dalle candele delle bolle d'aria, 8ono da scartare perclie o fessurate o a pori molto gi'audi, o I'attaeco col coUo e laalfatto. Quaiito alia sterilizzazione delle candele, essa non va mai fatta, se si vuol essere sicuri della loro bonta, nella stufa a secco. Si sterilizzano bene nelP autoclave per 1 ora (a llS'-l'iO"). Quantlo i)oi soiio state molte volte adoperate si rigenerano, come si dice, ossia si bruciano sino al calor rosso alia fiauuiia. E lueglio pert in quest! rigenerarle immergendole in pernianganato potassico 5 "/„ o bisolfato di soda Vs° o acido acetico 10 Vo- ^i ^i lasciauo uiuuerse 24 ore, poi si lavano con acqna distillata per varii giomi e si sterilizzano. B. — Agenti cliimici. Gli agenti cliimici, causa di morte dei batteri, soi.o stati di- stinti in tre grandi gruppi: sostanze cliimiclie asetticlie, batte- ricide, sporicide. Per sostanze asetticlie s'intendono quelle sostanze clie impedi- scono sempliceuiente lo sviluppo dei germi asporigeni, per batte- ricide quelle clie li uccidono nella fase vegetativa, per sporicide quelle clie uccidono anclie le spore dei germi. Fra le sostanze asetticlie tieiie, secondo gli studi del Beliriug, il 1" posto il verde iiialacliite ebe impedisce lo sviluppo del h. del carl>oiu;liio agginiito nella proj)orzioiie di 1 a 40000 di cultiira. Fra le sostanze hattericide stndiate iu rapj)orto al loro inodo di agire siil bacillo della tnliercolosi occupa il x'l'iiuo posto I'aeido feuico al 5 "/<) <'lie ue- cide il l)acillo della tubercolosi iu 30 secoudi. Fra le sostanze sporicide, il primo posto, secoudo Paul e Krouig, e oceu- pato dal bicloruro uiereurio ehe all' 1,7 " „ uccide le spore del earboueliio in 12-14'. Ci5 risulta dalla segueute tabella dove souo messe iu paragoue Pazioue dei disinfettanti cbimici sohibili. 2S8 BATTERIOLOGIA 1 2 "^ "^ © .* _,j CO to -?» s-i tc c« i?i ^ tc :0 _2 ^ ^0 w -..0 '5'1 -.-3 ■"• c O •«*" rs 3 2 i 6 ._ rt — ' •c ^ ^0 "3 -3 £ CO ^ - 3 "i 03 - "0 03 "c £ > '0 'C « "5^ w c a ■;i3 _o _03 _ CO 5 cu , ^ _ ^ 1 c- 5 © © m JO c S c ; in CQ ■0 _£ C S a. i= ■5 "3 5 = "S B 'c CA tc ^ _« 03 tJD CS s IE 13 bL ^ c 10 B 2 c« ffl C- 1^ •4 ; r- ■< £ ■^ ^ "" J5ATTEKI0L0G1A 28l> Per studiare I'aziouo (U nii rlisinfcttanto cliiiuioo sni batteri bisogua teuei' preseute alcune couclizioui spcciali, riguarcio al iiietoflo »li Htudio. Non wi pub iufatti saggiare I'azioue disiufettaute di uu liqiiido su
  • po averlo ]iTivato ])OHsi- bilinente di (|niilnuqno traccia di autisettico. Airnoi)o si intioducono "/„; lo «taflloeoe<-o in :!' a lO' : se non si aer sterili/.zare le slringlie, j;li oggetti di gntta])erea, e 1 recipieiiti die si ronipfrebbero nelle stufe. (^uando e jwssibilc, dojio avere lavato gli oggetti, si da fiioco al residno di aleool riniasto ; ]>er es. per sterilizzare i mortal, gli istrnmenti nietalliei, eee. Va ricordato die agisee nieglio nella eoneentrazione del 50-70 °/, ' elie in quella inferiore al 50 °/o o superiore al 70 Vo (K]'steiii. ^linervini) come si ri1(^vadalla se- gnentP tal)ella rignartlo i)er es., al b. coli e alio stal'. p. aureo Tab. 20. Gernii Aleool al 25 Vo -.0 °, . niorte dopo To o/„ S0-ori' del l>. del rarl)oniliio sono aneora vivc dopo 58-00 giorni e eapaei (inoeulate) di nceidere le eavie (Tusini) : ;?" mediante I'acido fenico non si .st<»rilizzaiio ogu:etti di vetro pieeoli o recipieiiti, ma i bquidi nei quali non si vnolo si 8\ilni>i)ino gernii. Se ne faaiio .solnzioni al 10 "/„, di cni si aggiunge 1 erne, ogni 100 cmc. di liqiiidoda sterili/.zare, e qnesta soluzione e snfliciente perdie se esperienze avrebbero diniostrato die al 3 "/o i" podii seeondi (H-lO) nceide i gernii non 8]iori- geni e al 2 °/o in ro])orzioni del 0,5-1 "/o contare sulla sua azioue, ])urilie pero iiou vi si troviuo gernii (qiorigeni. BATTERIOLOGIA Ksso iiit'iitti >• uu (k'liolf s]ioriciotendo servire per essi il calore uiiiido, si 6 piii sioiui con questo di ottenerli storili. 5° il cloroforniio, il toliiolo, I'essenza di senape, ecc, e in geiiere j^li antisettit-i volatili si nsano nejrli stessi casi dell'acido fenico; si possono poi libenirc dai liijuidi, sraldaiido qnesti It'ggerniente a liagnomaiia : I'aggiunta di rlorofoiinio si fa per eseni]>io alle iiraiidi masse di .siero da conservare, alle patine batteriche raccolte, e cbe debbono essere ulteriormente trattate per estrarre le j)roteine, !e lisine ; qnella di tolnolo si fa ai sicii prcjiarati, alio soluzioni di fossine, ecc. Cap. IV. PKOPRIETA DEI BATTEKI YEKSO GLI OIUxANISMI VIVE XT I. Stmliando il moilo di couipoitarsi dei batteri ver.so jiii orga- iiisiui viventi, si studiaiio Ic loio attivita biochiiniche. Sotto questo imnto di vista, i batteri da qualclie teni[«.) soiio •stati distinti in paioycni e non patogeni, distiiizioiie clic o^\i>i si e teutato di sostitviire con quella di ^Mro-ss/// k^^. aaproliti, divisi gli uiii e j;li altri alia loro volta in facoltativi ed ohbligati. [ntatti iili studi sulF azione patogena acquisibile dai geiini jiou i)atogeiii, liaiino condotto a ritenere die i uou patogeni pos- soiio ill condizioiii speciali, diveiiire realuiente patogeiii. Cosi e stato dimostrato die qiiei badlli, die si tro\ano negli iiifiisi in putrefazione, come il iiiegaterio, il sottile, il niesenterico, possono, posti in cellette di collodion nel peritoiieo di cavie o di colli gli, acqnistare tale un'azione patogena, die coltivati net co- iiiuni terreni di mitrizione accpiistano le propiieta di un germe setticoeraico, die nccide cioe, gli animali per setticeniia o tos- siemia. 8tudi analoglii fatti (Casagrandi, Martoglio) anclie in rapporto ai cocdii e ai cosidetti batteri ximilpatogeni (siiiiil-tifi e pseudo-dif- 292 BATTEEIOLOGIA terici), clie neirambiente si troviino \ni\i di azioiie patogeua haiiiio condotto a trovare che essi nei siibstiati clie contengono i pio- dotti solubili ed iusolubili del geimi patogeni, possono divenive pure patogeni. A. — Condizioni perclie im germe esplicW im'azioue patogena. Le coudizioui necessarie perclie un geruie eserciti la sua azione- patogena, sono relative all'orgamsmo che lo osinta, ed al geiuie medesimo. I. Condizioni increnti airoi'ganisiiio. Le condizioni inerenti aH'organismo da tenersi ])resenti, in fondo sono due : 1° la via d'entrata ; 2" la presenza di una recettivita all'infezione. Via d'entrata. — La via d'entrata ha molta importanza pel decorso ulteriore dell'infezione. Cosi Wvssokowitsch lia provato che un gran numero di germi sono rapidamente distrutti quando s'introducono nella circolazione generale. I batteri del tetano non determinano la malattia se non penetrando per una ferita ; invece per OS si mostrano innocui, anzi vivono spesso in commensal! smo nell'intestino di alcuni auimali domestic! . Vice versa i batteri del colera non agiscono, nell'uomo, che pel tubo digerente. II virus della peripneumonite del bovini uccide facilmente gli animali quando s' inietta per la via endovenosa; invece per la via sot- tocutanea non produce che un flemmone poco grave. Al contrario si comporta il carbonchio sintomatico. Per alcuni germi la ferita della cute o delle mucose pub essere molto superficiale, e forse puo anche mancare (stafilococco, peste, morva, sifilide); per altrl invece la ferita deve essere molto profonda (e quanto accade, piii specialmente, pei germi anaerobic!, come il tetano). In certi casi sono le manifestazioni cliniche che variano col metodo d'inocula- zione; ad es. lo streptococco puo produrre un'eresipela superfi- ciale, un'eresipela tipica od un flemmone, secondo la profondita dell'inoculazione (Achalme). Animali recettivi e refrattari. — Grli animali da esperi- mento non sono recettivi a tutti i germi patogeni, per es. il polio non lo e al carbonchio ematico ; il cane non lo e alia tubercolosi aviaria ecc, come si puo rilevare dalla seguente tabella, dove per ogni germe patogeno verso I'uomo sono indicati gli auimali ordinariamente recettivi e refrattari. BATTERIOLOGIA 293 Tab. 22. Germi Animali refrattari Animali recettivi Stafilococclii piogeni . coniglio, cavia, ratto, topo, cane Streptococclii piogeni coniglio, topo, cavia, cane, ratto Gonococco .... cani? conigli? cavie? Diplorocco della polm. piccione topo,coniglio, ratto, cavia, cane B influenza .... - scimmia, coniglio, cavia, topo B. coli B. tifo cavia, coniglio, topo B. peste polio, picc'one, cane, gatto topo domestico e carapagnolo, cavia, coniglio R. morva polio, piccione, topo bianco, ratto, cane, pecora asino, cavia, topo campagnolo e domestico, coniglio, gatto, cane B. oarboncliio emalico polio, piccione, cane, ratto bianco, gatto, lana. cavia, topo, coniglio, pecora, passero B. edema maligno polio, g.itto, cane topo, cavia, coniglio, ratto. polio, piccione, cane, pecora B. carbonehio sinto- matico coniglio cavia, pecora B. tetano piccione, polio, cane topo, cavia, ratto, coniglio B. difterite .... ratto bianco, topo bianco cavia, polio, piccione, coniglio, cane B. tubercolosi umana polio cavia, coniglio, cane, sciii.mia B. tubercolosi aviaria cane, cavia polio, piccione, coniglio Vibrionedelcolera . . — cavia, ratio Si possono \}eio rendere recettivi gli aniiuali refrattari colle inoculazioni delle piii diverse sostanze (tra cni primeggia 1' acido lattico) oppnre sottoponendoli all'azione di canse predispo- nenti. quali il digiixno, la .sete. ece. Tutti qnesti agenti hanno la proi)rieta. a qnanto nu consta ])er ricerclie personali, di dimhiiure grandenieiite la i)rodnzione di quelle sontanze protettive clie si trovano nell'organisnio e che servono a ])aralizzare sia I'azione dei coriii l)atterici di per se. sia I'azione dei loro veleni, cioe le alessine o complementi del sangue, i quali (v. Parte I Cap. Y.) lianno la proprieta di distrnggere germi coll' intermezzo della sostanza detta gensibilatricc, addimento o desmone. ecc. che doiw attaccatasi al germe perniette si espliehi I'azione del coiii- jilemento. E di fatti se si sottopongono al digiuiio dei pictioui, inoculati 10 o 20 gionii prima di car- lionchio, si trova che dopo 7-8 giorni di diginno gli animali muoiono; e se prima si va a stn- diare la quantita di alessine libere nel loio sangue. si trova che essa e di niolto dimiunita lispetto a quella d'un iiiceione .sano (Casagraudi). II. Condizioni inerenti al sreriue. Le condizioni inerenti al germe sono la virulenza e la tos- sicita. 2UJ: BATTEKIOLOGIA. 1. La virulenza non o altro, secondo il lioux, die I'attitmliiic clie lia iin germe a inoltiplicarsi in iiii organismo vivente, pro- ducendovi dei danui. Ora non tutti i geruii patogeni si trovano in condizioni di virulenza costaute : questa pub aumentare o diminuire. Per mettere i germi in condizioni di adatta virulenza si l)Ossono inoculare in una serie di auiiuali recettivi passandoli dall'uno all'altro o, piii seuiplicemente, anclie coltivandoli in con- dizioni anaerobioticlie, perclie vi sono ^econdi diWi' infezioni tossiemiche. Questa distiuzioue oggidi uoii si potrebbe piii ammetteie uello stretto seiiso della parola. Gli stiuli fatti ssnl iiieccauismo della iiifezione cailionchiosa, la ([iialo si riteueva la piii tipica infezione batterica, lo dimostrano. Kon giii die aliliiaiio valoie le liceiche di qnegli aiitori che vollero consideiarla nna intosKicazione tipica, dimostrando una iiwtetica tossiua (MarmiPi) e degli alcaloidi speciali (Martin), perche la piodnzione di queste sostanze nessuno ha niai piii l>otuto ottenere; ma pen-he invece si pno ritener dimostiato che il b. del earbonchio 6 i)rov- visto di una proteina dotata di forte ]K)tere necrotico e di azione coagnlante diretfav sul saugiie, ne si pu6 disconoscere che negli organi degli aiiimali infetti si trovi dell' istone in uiaggioi' quaii- tita che negli organi sani, sostanza dotata di azione tossica indiibl)ia: e. neppnre si jmo negaie '•he nell' infezione carboncliiosa si prodncano sostanze emolitiche (Casagiandi). E qnesto clie si dice per 1' infezione carbonchiosa pno ripctersi i)pr lo altre infezioni jmt la diplococcica ecc. Bisogna quindl ritenere clie tutti i germi, siano o no setti- cemici, agiscano per la produzione di sostanze che alterano la intinia funzionalita delle cellule dell'organisnio. Queste sostanze sino dai primi studi batteriologici sono stati distinti in due gruppi: veleni irrimnri e secondari. Veleni priiuari. I veleni primari sono quelli capaci di riprodurro i principal!, se non tutti i siutomi della malattia. Tossine. II gruppo piii importante e piii tipico e rappresen- tato da veleni solubili (1) le cosi dette tossine, sostanze clie lianno (1) Alcuni hanno voluto intendere per tossine tutti i veleni batterici solubili ed insolubili. distinguendoli in esc ed endotossine. Ci6 pero genera una gi'ande confnsione, per cui h nieglio intendere per tossine i veleni solubili secreti dai germi, con che li esseri \ive)iti lion vivouo per la vita altrui, ina per se stessi. Bisogua peiisave die i fcr- iiieiiti coagulauti servoiio alPassiinilazioiie. alia sintesi produttvicr dei corpi albumiiioidei del deteriiiinato orgaiiisiuo, (piiudi i veleiii batterici servoiio alia nutrizioiio dei batteri, alia siutesi dolle loro sxjeciali sostauzo allmmi- iioidee, all'assiniilazione degli albnniiuoidi. E chiaro, dopo cib, elie i batteri, lueutre si abituano a vivere in lui determiuato anibieiite, ad assiiiiilarc il iiiateriale di untrizioiie di qnesto mezzo, separeraniio in piii grniide (|iiaufiti\ il corrispondeiite fcriiK^ito, cioe il veleno, e diveiTaimo piti tossici. Le iiioleeole tossiche, secondo Ebrlicli, sarebbevo eostitivit(^ di 2 parti: una atossica detta grupjw aptoforo, e nn'altra tossica eostitnita
  • arti die si jiroducono siK-cessivamente: V prototossSva, 2" deuterotonaina , 3' tritotosaiva. Jai prototoHsina e la tritotossina nelle voccbie coltnre si traslnriiierebbero in tos- so/VZe ossia in sostanza atossica; la deiiterotossina invece sarebbe piu stabile, e manterrebbe la tossieita permanento alia cultnra. Proteine, nucJeoproteidi, nnclcine. Altri veleni primari soiio prodotti da batteri, nia riniangono nel corpo otuto riprodnrre il tubercolo crtKeiticato con la nuelehia estrattii essere del tdpo della curarina. della caffeiua. della gnanidina o delPanunoniaca. I )>attori non prodncono qneste soetanze tos- siche a caso: secondo il Gamaleia. nel n\icleo in condizioni di vita latente inattiva -si trovaiio quelle forze che ]ias,sando nel jn-otoplasma lo obbUgauo a coiiii)iere qneste o quelle funzioni. Per il passaggio di (|ueste forze alio stato attivo. sono necessarii degli eccitanti: essendo la croniatina un corpo acido e constando principalniente di acido nudeinico, per scioglierlo sono nece.ssarie- delle liasi. Ora le ptomaine aiipaiono come nno di quest! eccitauti dell'attivitA delle cellule scioglieudu e portando in circolo la nndeina acida. Di inolto uiaj;gior interesse sono invece i veleni secondari clie si producono fuori e dentro gli organismi viventi. Uno di essi di recente sco[)erto negli stafllococclii, e poi in altri gernii e da Icuco- cidina la cui iiupoitanza e speeialmente stata diniostrata nella in- fezione diplococcica. Si sa che il dijilococco della polmonite i- stato creduto uu germe tossico: ma il suo veleno e assai debole e non potrebbe spiegare di \ure che contiene una proU-ina niolto tossica : i)pr6 qucsta jirimitiva osservazione non e stata riconfermata. In (inesti nltiml temjii invece si e jwtnta diniostrare la presenza di un altfo veleno, della cosi detta leucolisina, ossia d' una sostitnza che ha la proprieta di distrnggere i globuli bianchi e che viene secreta dal di])locoeco come e secreta dallo .stafllococco. Un altro veleno secondario (• riii)presentato unto d'entiativ si ha grande accorrere di leucociti e consocutivnmente ]irodiizione. da i)arti- BATTERIOLOGIA 297 ilt'l (liplococco, (lei sno enzima leucolitico. Orft uelle tlistnizioiji (lei leucociti si liltcnt una so- stanza, die piglia il noiiie di nucleo-utone. di cui rLmane 1' istone, clie prodnce la paralisi e la iiiorte ilell'animale. B. — Teculca per lo studio delle attirita biocliimiclie dei batteri. a) SkPARAZIONK dei VELEXI BATTEHICI I'KIMARI. Tossiiie. — P(?v ricercare le tossine batteriche e iu genere tiitti i vtleni solitbili, occorre aiizittitto coltivare il germe, clie si siqipone capace di jjoter produrre tale veleuo, iu tui liquido. Pol bisogiia studiar bene le condizioni (lei substrate iu rapporto ai peptoui. alia gliceruia, alio zuccLero, ai sali. Xioiclife se uioltissinii l)afct(?ri producono inolti veleui 1^ dove c' e peptone, ^gliceriiia, non si puo dire altrettanto dove ci souo dello zuccliero e dei sali. Le brodocoltnre in cui si (■ svilux)pato il gernie si liltrano poi attra verso eandele porose e si raccoglio il liquido filtrato. Si possono a tal no])0 adoperare i piii diversi disiKisitivi : i migliori souo qnelli eoi (jiiali (• possibile prelevai'e dal liqiiido filtrato determinate C£uantita del uiedesimo, a intervalli di\eisi -scii/.a dovere aprire i recipieuti. lo mi servo di una hottiglia di Kitasato a tnlmlatnra lateiale A (tig. 155) : nel collo della fi.ir. 1: 2US BATTEBIOLOGIA Iiottijilia jwiijio nn trtpjio
  • ieiio di ovatta jtressata 4. Un altro dci tnbi piegato ad angolo retto S mnnito anch' esso di nn rigontiainento pieno di ovatta. conmnica con la ponipa aspirante O per mezzo di nn tiibo ili gomma : il teizo, infine, di qnesti tnbi fi, e aunesso ad nna candela jioiosa Cliainbeiland. posta in nn adatto recipiente C contenente il liqnido da tiltiare. jSel tnbo di gonnna della ])oinpa i> e intercalata nna tnbnlatnra di vetro 7 con rigonlia- mento a palla pieno di cotone ed e attaccato al tnbo laterale della bottiglia Kitasato. Ai tnbi di gonuna poi clie comnuicano con la biuetta gradnata a con la liranca \crti<:ale del tnbo di vetro a T b, con la tnbnlatnra della pomiia Centanni c e con qnclla della candela ( 'haud)erlaud d. sono applicate rocede ])er far fnnzionare Tappareccliio. Anzitntto occorre flltrare il li(inido e raccoglierlo nella bottiglia di Kitasato : iicnio si ap- ))licano le morsette al tnbo della ponipa Centanni c e al tnbo di gonuna d die mette in rela- zione la bottiglia con la bnretta gradnata. Cosi, I'aceiido agire la jionijia asiiirante, il li(inidei-azioiii occorre iiaturaliiicntc slciilizzare Ic singoli- porzioni deirapparecchio. A tal nopo si pone nella jwutola del Koch la bottiglia e la bnn-tta con attiiccatji la . 11 tnbo di vetro 7 <(m la dilatazione ripiena di cotone apjilicato a quesfnltima dcvc riinanere attacer mezzo di nn tnbo di vetro. Co.si si pn(i distiiccare la candela con la part<' del tnbo i>iii vieino ad essa lasciando a posto il restante tnbo al qnale apjmnto si applica la jdnzetta. I veleni solubili si possouo aver aecclii procipitandoli con solfato di ajii- iiiouio, che si toglie poi per dialisi (operazione senipre hiuga e tutt' alti-o die alia niauo) o per mezzo flell'alcool. II precipitato si ratvoglio e si secca ill nil essiccatore. lufiiie, si pu5 auclie coiiciMitrarc il liquirto liltiato in apposito (■(iiicen- tratore. Sia che il liquido veiiga coiiceiitrato a baguoiiiaria a 40" C. in un ]ial- loiie o iu uua storta in relazioue cou iin refrigeraute o con la jionipa aspi- rante ; sia che veuga conceutrato iu uua capsula couteuuta cutro un appa- recchio nel quale si faceia il vuoto e in cui vi siono so.stauzc cssiccanti, gli e certo che la concentraziono del liquido si fa piu rai>idajneuto e i)iu agc- vohneute se il liquido stesso viene ]»osto fraziouatanuMite ncgli apparecclii couceutratori. ]5ATT1£RI0L0CtIA 2uy A till nt)iK>, vok'iulo fciic lii roiu-cntrazioni' t-iitio pivlloni. mi seivo di piilloni sferici :i tri' tnhulature; iii nuo rtui <'olli d(!l i)ul!one introdiu'o im tuljo ri]negi>to die nietto in relnzione con nn rftfrigeriinte 11 quale r innestatu nel collo
  • resta alio sco](o e il concentratore Casagrandi (tig. 156). Esso consiste in uii recipieiite ciliudrico di raiue a doppia parete J ; con lino spazio tra le due paro.ti piuttosto ampio (civca 5 cm.); sul bordo e saldato nn cercLio di ottone pulito al tornio clie ha una larghezza uguale 3U() BATTERIOLOGIA alia ir.eta dcUo spessore del recipiente (cm. 2,o) ed e saklato tutt'atfcorno al inaririne interno deR'ajvpareccliio. Al di fuori di questo cerchio soiio poi pra- ticati due fori : iino a per il terinometro, xxu altro per versarvi dentro I'acqiia, nn terzo c per il termoregolatorc. Sal cerchio metallico tornito, meglio con V intermezzo di iin cerchio di gomnia, si poncun coperchio divetro foggiato a cupola B con un labbro interno rialzato e col bordo finameute smerigliato: il vertice della cupola presenta uu collo largo ncl quale si puo introdurre un tappo di gomma (I: questo coperchio e in tutto identico al coperchio degli ossiccatori di Hompel. Entro al recipiente metallico ]ier mezzo di sostegni si dispone in ima cap- sula piana il liquido da concentrare e da evaporare. Nel labbro del coper- chio si colloca dell'Z/^ S0^ concentrato o cloruro di calcio ecc. Attra verso il tappo di gomma iiitisso nel collo del coperchio si fa passare un tubo di dia- metro il i)iu possibilmente largo, il quale si piega ad angolo, e si mette in relazione con la pompa di aspirazionc. Tutto I'apparecchio e sosteuuto da un trepiede C. S'intende che tra le due pareti del recijiiente va posta delPacqua bol- lita la cui quantity e segnata da un livello. Quest' acqua si i>uo togliere per mezzo di nn rubinetto e posto lateralmente e in basso all' apparecchio stesso. Dopo questa descrizione si comprende facilmente come I'apparecchio possa funzionare. Si versa una data quantity di liquido ncUa eapsula che si dispone sul sostegno contcnuto nel recipiente, si regola la teniperatura intorno ai 40° C. e si congiungc 11 tubo f della pompa asjtirante al tubo (i anneaso al co- perchio. L'acqua che si evapora dapprima si depone suUa parete interna del co- perchio e ricade sotto forma di gocciolinc nell'acido solforico. In seguito, quando tutto I'apparecchio h ben riscaldato, viene aspirata dalla pompa. K bene quindi intercalare fra I'apparecchio e la ]>on\pa una bottiglia D a tu- bulatura laterale nella quale si raccoglie il distillatn e fornire la boccia stessa di un refrigerante E cosi come h stato descritto per la concentrazione del liquido servendosi del pallone. Si }iao anche introdurre nell'interno dell'apparecchio un termometro at- traverso il tappo di gomma del coperchio per leggere la temperatura che si trova neli' interno del recii»iente; pero tale lettura non ^ sempre facile a farsi, poiche il velo di acqua condensata che riveste le pareti interne del coperchio, lo impedisce. Oltre al termometro adoperando un tap])0 di gomma a tre fori si i)ub introdurre un tubetto di vetro che raggiunga il fondo della eapsula : questo tubetto di vetro, fuori dell' apparecchio, i^er mezzo di un tubo di gomma pill o meno lungo, e messo in relazione con un altro tubo che raggiunge il fondo di una bottiglia a tubulatura laterale passando attraverso il tappo di gomma infisso nel collo della bottiglia. In questa bottiglia si tiene il liquido da concentrare che viene spinto entro la eapsula premendo una pera di Centanni il cui tubo e innestato nella I BATTERIOLOGIA oUl tiibiilatura laterale della bottiglia. Si arresta la 8j)\nfca del liqnido stringeudo una morsetta adattata al tubo di goiuma chc congiuiige il coperchio con la bottiglia a tubulatura laterale. Quando il liqnido versato uella capsala si h evaporato lo nviove quau- tita di liqnido e inutile spingerle per mezzo della pompa. Basta infatti al- lentare la vite perche questo veuga aspirato e cada nella capsula. Con que- st'ultima disposizione cho vien descritta dal Bajardi a proposito delle ap- l)licazioni della peva Centaoni si pno frazionure il liqnido da evaporan- uella capsnla e si abbrevia I'operazione. Invece poi di separate i voloni solubili con la tiltrazione, ni pu5 anchi' ag- giungore acido fenico o altro disiufettaute (v. pag. 290-291) allc Inxxloculturc (' poi lasciarle riposaro, oppure centrifngarle ; nia e un procedinieuto che si presta ineno bene. Ad ogni uiodo. quaudo si difetti di nmi ponipa d'aspira- zione e di caudele porose vi si puh rieorrere. Proteine, nucleo-proteidi, nucleine. Per ricercare le proteine si ]ir(])araiio delle piatte sn agar-agar, si versa suU'agar soliditicato una (lerta qnantita di brodocoltnra o di cmulsione in acqvui distillata di patine battericlie e l)oi quando sullo piatte si e svilnppata una patina diffusji (dopo 3-4 jiioriii a 37°) la si raccoglie eon una spatola sterilizzata. Se si vogliouo estrarre i nucleo-proteidi, si trattano le patine con soda all'l "'„ a freddo o poi la soluzione centrifngata o lasciata depositare, si Ultra alia earta e si prji3cipita eon acido acetico. Se invece si vogliouo estrarre le proteine grezze, si seccano le patine in un essicatore, si triturano in un mortaio coperto, e qnindi la polvere si tratta con acqua a caldo (cio si puo anche fare nella pentola di Papin a 110"") poi si centrifuga e si raccoglie cio cbe rimane disciolto nel liqnido. Ove poi si vogliano le nucleine e bene trattare le patine prima coi sol- venti dei grassi (non pern coll'etere solforico) e (juindi, il residuo emulsio- narlo in acqua o seccarlo. II disseccamento si fa in un comune essiccatore ad H'SO^ o meglio nel concentratore gia indicate. b) SePAKAZIOXK PEI VELKXI SEC'OXDAIM. Per ricercare i veleni secondarii, la tecnica varia a seconda dei vclcni cbe si vogliouo ricavare. Emol'sine, Per le emolisine il inetodo uiigliore e quello indicato dalN<'isscr e Wecbsberg. A tal'uopo si fanno ilelle culture in luodo, le qurtli dopo lui certo numeio di jriorui (nou nieno di 8) si flltrauo allii caiidela porosa. 11 tiltrato (clie si puo conservare aggiunsendo a 100 cnic. di esso, 5 cmc. di u:ia soluzione di: acido fenico 10 cmc, glicerina neuti'a 20 cmc. acqua distillata 70 cmc.) in quantitjl di 2-5 cmc. si \wixe in una provetta cui si aggiungouo 1-2 gocce di sangue deflbrinato per es. di coniglio. Si pone quindi a 37° il miscuglio. Dopo >m tempo variabile da 1 h. a 24 h. se nella brodo-coltura c"era emolisina, i corpuscoli rossi rimangono discioiti e il liqnido assiune un colorito rnbino tra8i)arente. Si put> anclie stabilire eon esattezza il valore della potenza eiiiolitica ap]>liciindo, come io ho fatto Io stesso procedimento indicato dal London per studiare la vis cmolitica {Vh) dei sieri. A tal'uopo si fa una emulsione di 5 cmc. di sangue delibrinato in 100 cmc. di NaCl al 0,85 "/^ ed a 5 cmc. di questa emnlsione si aggiungono frazioni gradatamente crescenti o gradatamente 302 BATTERIOLOGIA (lecrescenti tlelle hrotlocultnre emoliticlie. Dopo obe le inoscolimze soiio ruiiastc nella stufa nn certo numero rti ore si prende uota de] priino e dell ' ultimo tnbo ia cni c avvemitiv piii completa remolisi e si stabilisce nna frazione (a intmei'ivtore la qnimtita di brodoeoltura da agginngersi ad 1 cmc. della emulsione sangnigua i>er ottenere la ]>ih debole azione emolitica. a denominatoi'e la pill piccola qnantitil di bvodocoltnra che bisogua aggiungeio ad 1 ciiu-. dell' eiunlsione per ottenere la massinia azione emolitica) il cni quozient* 6 il Yh. Leucocidine. Per li^ leucocidine si puo adopcrave il iiiotodo iixlicato dal Neis8er e WeL-lisbcrg por (Uuiostrare la loucocidiiia stafilococcira. Ill base al priiicipio che i lencociti. qnali cellule viventi. Iianno bisogno di una certa quan- titii di ossigeno che sottraggono all'aiubiente, gli antori peiisarono di agginngere ai leucoiciti del bleu di metileiie, il quale in i)resenza dei leucociti viventi riducendosi a lencobase, si sco- loia, e si mantiene cosi scolorato. quando si inipedisca ])er mezzo di olio di vaselina che venga a contatto con I'aria. Tale azione scolorantc che lianno i leucociti <• i)oi anche jwssiliile calcolarc. Per far qnesto si comiiicia col vedere se i len(!ociti haniio poteie riducente. In un tnbo da- saggio del diameti'o di circa 7 mm., si versa '/,, cmc. di essndato diluito in i)arti nguali con una soluzione di os- siihito di sodio all'l "/„■. si riemjiie ])oi con soluzione di XaCl al 0,8,"> "/„ sino ad avere un volume totale di liquido uguale a 2 cmc. vi si aggiungono dne goc<-ie della soluzione di bleu di metilene (bleu di metilene 1; alcool assolnto 'JO: ac(iua distilli*ta 29) diluita all'! su 49 con soluzione di doruro sodico al 0.8."> °/o, e si versa sopra olio di vaselliua. Se dopo due ore di permanenza nel terniostato. il liquido bleu diventa bianco nclla sua ineta iiit'eriorc. il pot<'re riducente dei leucociti rimane dimosti-ato. Dopo di cio si stabilisce il potcrc riducente dcll'cssudato detcnniiiniiilo la dose miiiiuia riducente. Percio ]»reso un dcterminato volume
  • r. ■Stabilito cio si determina il i)otcri' lencotidico del tilti ato colturale. A talc uopo si ])rcnde nna quantita di essudato do])pia di queUa che nelle prove ])rccedenti rap]ireseiita VLr, vi si aggiuuge una coriis]>ondente quantita di licjuido leucocidico, si ]>orta la iniscela a 2 cmc. ag- giuugendo doruro sodico al O.8.") '/„ e ])oi si jwne nel terniostato per '/., ora. Poscia si aggiun- gono 2 gocce di soluzione di Ideu di metilene" e vi si versa sopra I'olio di vaselina. Se il liquido aggiunto Iia azione leucocidica, il sedimento dei leucociti, si colora anche esso in bleu, .se invece non I'ha, il sedimento rimane bianco. I/osservazione va fatta dojio due ore. Xaturalmente ]>er stabilire il ])otere leucocidico bisogmv fare divei'si tubi, aggiun gendo quantita diverse di liquido leucocidico alia minima (luantitii riducente di essudato. C. — Teenica delle iuoculazioui dei batteri. Per A'eilere se un dato i>cTiiu' sia |>atot;'i'iu) i' norcssario inocnlavlo in aniiiiali. 1. PiiErARAZioNE DEL M.VTEiiiALK. — II iiuiterialt'. da. iiiociilaro ])ii6 essore liquido o solido; se liquido .si adopera geueralineute tal quale; so solido lo stesso, iutroducendolo iu una taaca cutanea o si cerca di ridurlo inoculabile come un liquido, eniulsiouaudolo in soluzione. sioloj>'ica, dopo averlo stenipe- rato iji uu uiortaio o in lyii^chiere a calice o in un tnbo da sa<>;gio sterile per mezzo, iji questo caso, di una bacehetta di votro a estremo smcrigliato. 2. BiRiNGHK d'ixoculazione. — L(' siriiiolie adattc a scopi batteriologiei sono di molti modelli: ad aolii sniontal)ili e ad ag-bi fissi, con stautuffo o seuza, ne deserivorb solo due: le piil usate da noi. Sirinr/a Titrsini-Centanni. Lc piu in uso sono (]Utdlc iu cui Pago i' saldato al tubo di votro, graduate o no. BATTERIOLOGIA cJUo iii;-. InT f^in'ste Kiriiij:Iin si finino itjriie ]ollite : alia liianca veiticale h. die con (|uesta disiiosizione data al tnlio a T di- ^iene orizzontale. si nnisce nn tnlio di gomnia c, (lie serve per innestarvi al sno estremo la siiinga 'I'msini rf. ("liiudeiido col dito jio'liee I'liiitizio a ))e' serve per recipienti' del liqnido. e gra- diiatji e termina in nna oliva a ciii si pno adattare nn agodiPravat. sia direttamente. sia interponeiidovi nn lireve tnlio di goninia. La dilata'zione C serve ad iiiipedire die iier iiiiak-ln' falsa uianovra il li(inido iienetri nella ciiiuera d'aiia A dove s<'orre lo stantnttb. Xella sua estreinita inferioic la jiarte A porta nn Iiatnflblo di ovatta. Lo stantiitfo I> si adatta al lioido della. camera d'aria ]ier mezzo di nn audio nietallico. cosicclie si pno toglieie, tntte le volte die occorre, ]ier sterilizzarlo. Xell'estremita snperiore iiresenta nn liottone. iicl- V inl'erioie nn disco di cnoio stretto da dne disclii juetaliici. Le dne estreiiiitA dello stantnttb sono aperte lierche si possa ricacciare in giii il liqnido senza ver- sarlo, nel case die la prima aspirazione non sia stata snfiiciente a raccogliere la quantita volnta. Invece di nsarla con lo stantnttb, qnesta siiinga si pno benissinio adiittare alia ponipa Centanui, iii- trodnrendo nella camera d'aria nn tappo di goniiiia attraversato da nn tubo di vetro die si adatta al tiibo della )ionipa : eosi io I'adopero. „ . -..j, Uu'ottiuia siriiiga la quale si usa (juaiido e iiecessarid iuiettare qiiantitil di liqnido sim ^iiaina nu^tallica e a stantiitfo di gdiiuiia, la cui deserizione si trova ovunque. l,e siringhe di vetro Tursini, Ingliilleri; ecc, trattennte entro tiibi da sggio a mezzo ili ovatta, si sterilizzano nella stafa a secco ; qnelle del Konx ndl'acqua bollcnte agginnta, a 20 eiiie. e poi qnellu del Roux a 304 . BATTERIOLOGIA secomla dei casi, di un i)0' di carbonato sodico : la diiiata della steiilizzazione deve esscie noij ininore di 15 minuti. o. FissAZiONE E PREPARAZIOXE DELL'" ANiMALE. — Per fare le iuotaila- zioui si fissa I'auimale; cio clie si ottiene o legandolo sn particolari sostegui <», se si tratta di cavie e di conigli, afferrandoli colle maul sotto le ascelle c all' ingiiiue. Fissato I'aniniale se ue rade in uu puuto il polo uianoATaudo la forbice coutro la direzioiie diesso; quiiidi, doj)o lavata la parte in ciii si deve introdurre I'ago, fon sapoue e poi coii acqna, si disinfetta con sn1>li- mato e si rilava con acqua distillata. Si pu(i anche adoperare la pasta al solfldrato di calcio che r un ottiuiu dei)ilatorio. ciniu' ha dimostrato di recente il Montelielli. Per farla si prende della calce di recente spenta, vi si agginnge nu' eguale qnantita in peso di acqna, indi vi si fa gorgogliare dell'idrogeno solforato iino a far ac'inistare al latte di calce una colorazione verdognola. Per usarla basta disteudere accnratauiente con una spatola un sottile strato della so.stanza sulla regione che si vuol radere, lasciarvelo per due o tre minuti, poi lavare con uu pennello resistente bagnato in acqua tiejiida: si ha cosi la cute conipletauiente detersa di peli senza traccie di irritazione. 4. Vie di ixoculazioxe. — I'er le inocnlazioni noitovuianee si solhva nua ])lica della pelle, introduccndovi alia l>asc o Intcriiliiiontc I'ago, ("lie si fa jienetrare per nn certo tratto nel sottocutaucu. Per le bioculazioni nella vavita peritoneale, <■ precetto atfcrvavc a jilica fiitta la parete addoniinale, stringerla fra il ])olli(t' c I'iudico c iiniiKli inliggcri' I'ago tiuo a che non si seiite pih resistenza. Le inocnlazioni enrfovenose si ])rati(vuio nei conigli nella veini marginalia dell'oreccbio. A tal uopo, I'aniniale, si pno dare a tenere a nn inscrvientc. Percio si fa passare il dito indice della niano destra sulla nnca, il medio sotto. le altre tre dita attoruo al collo e coHa mano sinistra si tengono ben tesi gli arti posteriori ; cost ancbe se I'aniniale fa degli scatti, questi non sono tra- sniessi alia testa. Dopo ci5 non riinane che radere i peli dell' orecchio, (lisinfettarlo, coniprinierlo alia base per farne rigonfiare le vene o in nna di qneste introdnrr*; I'ago, dal (|ual<' deve sgocciolarc, nicntrc lo si iniigge, del liqnido. So le inocnlazioni si fanno nclle vene giiigiilari si tagliano i tessnti iiiolli e si niette a nndo la gingnlarc esterna, e senz'altro si introdnce I'ago nel Inme di essa; fatta x>0£ I'inornlazione, si lega sopra e sotto, (cio nel cane 6 inutile), e si cuce la ferita che si lava con sn1)liniato, si asciuga e si copre con collodion. Per I'inoculazione negli orrjani si sceglie, in genere, il rene e il fcgato e ad essi si arriva rispettivaniente attraversando la parete dorsale, I'addomi- nale o toraco-addominale a seconda dei casi. Si fanno inocnlazioni anche nella cornea c sotto la dura madre. Nel prinio caso si fa tenere aperto I'occhio da uu aasistente, o col blefarostato : con una pinza si striuge la palpebra uititante e si devia ; quindi con nua laucetta o con I'ago si opera. Nel secoudo caso si rade il pelo, si tagliano trasversal- meute, in corrispondenza delle bozze frontali, per uu ccntinietro, le iiarti nioUi BATTERIOLOGIA JJ05 fhe si stiiocauo uiiifcaiueiito al ycriostio. Cou uu trapaiio si leva \m ilisclictto rti osso, e quindi, pcnetraudo con nu ago orizzoutalniente nel sacco subdHvalc, si inoculano nou j)iu di una — tro gocco del raateriale. Si pub, auclie dope scoUato il peviostio, forare 1* osso con nu bistoxi (clie si tieue in niano cosi clie ne debordi nn piccolo tratto), faceudo dei uiuvinienti di va e vieui, raa h mi luetodo poco consigliabilo. Le inoculazioni sottocutanee mediante le taache dorsali, cosi dette pcrcbe nel praticai'le si sceglie il dorso, si faiiuo in genere alle cavie e ai topi. A tal nopo, doj)o rasa e disinfettata la cute, qnesta si afferra con una pinza in scnso lon- gitudinale all'asso del corpo, si solleva, e fatto uella sna parte postovioro un fcaglio trasversale con le forbici, vi s'introdnce nn bisturi alio scopo di fov- niarvi una saccoccia nella qnale poi si inunette il niatei'iale. La ferita si copve con ovatta sterilizzata e si I'iveste tntta di collodion. E nieglio perb, prima di far qnesta operazione, sutnrare le ferite: qnindi, ancor prima d'iutrodiirre il materiale nella tasca dorsale, si passa ((nalclie tilo attravcrso le dne labbra della ferita, e niessa la sostanza inqninante si striiigono i lacci e si spalnia il collodion. 4. ScBLTA dell'animalk k luogo d'ixocui.azionk. — In quanto alia scelta dell' animale e al sito d' inoculazione per la diagnosi dei principali germi patogeni, si iDossono segnire lo iudicazioni della tabella segnente : Tab. 23. Germi Auimali di scelta Sito d' inoculazione Stafdococco .... conigljo cute rasa adilonie Streptococco. . . . coniglio sottocute padiglione orecchio Diplococco .... coiiiglio sottocute addonie B. Coli coniglio sottocute padiglione oreccliio B. Tifo cavia sottocute e peritonco B. Morva cavia maschio peritoneo B. Peste topo peritoneo .sottocute base coda B. Irilluenza .... coniglio sottocute B. Difterite .... cavia sottocute torace B. Tubercoiosi . . . cavia sottocute coscia e peritoneo B. G.irhoncliioemritico cavia o coniglio sottocute B. Garhonchio siiitom. cavia sottocute B. E'Icma uialigno . . coniglio sottocute B. Tetano cavia sottocute V. Colera cavia sottocule peritonco Celli 3()G BATTERIOLOGIA I). — Tecuica per le autopsie batteriologiche. Qiiniulo I'animale iuoculato inuorc, occorve fame I'antopsia, la quale lia il doppio scopo rti mettere iu evidenza lo altevazioui auatomo-x)atolo.<;;ielic. provocate uell'aiiiinale dal geriue durante I'iutVzione, e di pcrinettori- di iso- laro il germc dagli organi dcll'aninialo sti-sso. I. Sezione dell' aniiiialo infef to. A. PitEPAUAZioxE dell'aximalf.. — Per fare un'autopsia occorre ii.ssavf I'auimale sopra un sostegQO, e il nietodo piii coniodo e quello d'incliiodarlo coU'addouie rivolto iu alto sopra un pezzo di legno o legarlo eiitro una ba- cinf41a di ferro suialtato fornita di fori luugo lo pareti laturali: cosi fissato I'animale si lava con acqua calda e magari, ove occorra, con subliuiato e ])oi con acqua bollita. Quindi si preparano bisturi, forbici, pinze in una vaschetta di ferro smal- tato contenente acqua con carbonato di soda, nella quale questi strumenti si sterilizzano facendo bollire I'acqua per 15 uiinuti. D'altro canto si teugon pronti: dd cotone bagnato in acool sopra un vetro. una bacinella con soluzione disinfettantc o acqua bolleute in cui si buttano gli strumenti iufetti, una lampada, un ago di platino, dei tubi con materiale culturale, delle capsule di Petri, sterili. /; Yaiu TEMi'i DELi/AUTOPSiA. — 1. Si affcrra con una pinza una i)lica dcU'addonie al di sopra del pube e si taglia trasversalmentc con una forbice retta; si intila nell-asola la branca smussa della stessa forbice e si taglia, lungo la linea alba, la ciite, arrestandosi alia base della testa. Si fanno allora quattro tagli lungo gli arti in maniera da mettere alio scoperto gli inguini e i cavi ascel- lari: nel suo insierae, attesa la posizione in cui I'animale h fissato, il taglio della cute assume una forma ad X. Si scolla quindi la cute stessa con un bi- sturi e si mette a nudo il sottocataneo di cui si osserva lo stato. Quando si debba fare I'autopsia di uii volatile si fa I'asola nello stesso sito in niodo per5 da interessare tutta la pareto muscolo-cutanea, si intro- dacR nel cavo toracoaddounoale la branca smussa della forbice dirigendosi iu dentro quasi trasversalmeute all'animale in modo da tagliare lo stcrno. Si ripete poi I'opcrazioue dall'altro lato o cosi si viene ad aprire il cavo toracoaddominale a coperchio. E inutile
  • l:a si afferra lo stomaco e lo si sposfca a destra arrove- sciandolo: la milza appare al di dietro di esso (quando si tratti della milza di un polio, consiglio di scoUare il ventricolo delle adiacenze cou una pinza <'hiusa poi rovesoiarlo in alto: in fondo appare I'orgaiio che ha forma di nn pigHolo). Per osservare le fihiandole mesenteriche si sposta il grosso intestino a sinistra sino a vedere I'inserzione del mesenteric. Per osservare i reni e le t'apstile surrenali si spostano tutti gli intestini, ecc. 3. Si prosegue dopo cio I'autopsia: con le forbici si fanno due asole una a destra e una a sinistra che iutacchiuo I'arcata costale e I'inserzione del dia- fvamma: si entra in esse con la branca smussa delle forbici e si tagliano le costole dirigendosi in dentro e iu alto sino al manubrio dello sterno. Quindi con una pinza si aiferra la base di quest'ultimo, e rasente alia sua inserzione con la parete toracica si taglia, preferibilmente con una forbice curva, il dia- framma ; cos\ si vengono a conservare perfettamente le cavity pleuriche. Si osscrva allora lo stato della pleura , deijwhnoni, del pericardio e si giiarda se c'e liquido nelle cavita; poi si apre il pericardio e si osserva il cuore. II contenuto in sangue di ((uesto si osserva afferrando con una pinza il cuore alia sua base, in maniera che si erga e la punta guardi in alto, e poi con una forbice scaldata alia fiamma si taglia trasversalmente in corrispon- denza dei ventricoli in modo da mettere alio scoperto le cavit^,. II. Repei'ti general! inacroseopici. Se I'animale e morto per setticemia, in gencre si notano su per giu gli stessi fatti. Coll'inorula/.iouc perituuoalc ipcrcmia: di tutti gli orgaui, edeniizzazione, cmorragie, versameuti, ecc. Coll'iuoculazione sottocutanea si possouo aggiungero fatti local i consi- stent! in cliiazze emorragiche, edemi, ecc. Coll'inocnlazione endovciiosa primeggiano gli ingorglii dcgli organi e gli stravasi sanguigui. Se Vaniviale e morti intossicato, generalmente, negli organi non si trovano fatti degui di nota, si -[mb pero trovare qualclie fatto locale uel punto di iuo- culazione. Del resto le xirincixjali alterazioni die si trovano negli organi degii ani- iiKili iiioculati con i principali germi patogeni trovansi descritte nella parte II. III. I>ia»-nosi batteriologica. 1. Preparati dagli organi. — Volendo fare preparati dagii orgaui, o si tagliano cntro una capsula di Petri con una forbice curva e si prende qualchc fraiu- iiieutino con una jtinza o con uu ago sterilizzato alia fiamma, si schiaccia tra due portoggetti, e portato via il di i>iii con 1'^ costola del vetro, si colora e 308 BATTERIOLOGIA si esauiiiia,; oi)iJure, dopo tagliato Forgano, si strutiua sopra uu portoggetti la superlicie cli taglio. 2. Coltiire dagli organi. — Se poi si vogliono fare colture, la siiperticie di ta- o-lio si tocca coll' ago di platiao e si innesta il matoriale raccolto uei relativi substrati; oppure si spappola beue I'organo, iii scatole Petri, sempre con uua forbice, teaendo pero a posto il coperchio, e poi si tocca il luateriale spap- polato con Pago di platino e si fauuo inuesti. 3. Preparati dal sangue. — Per fare preparati dal sangae si tocca la super- ficie di taglio del cuore con il bordo di mi coproggetto e poi lo si striscia su altri vetriui puliti, disposti iii piano sopra iin foglio di carta bibula. 4. Colture dal sangue. — lu qnanto alle colture, si introduce I'ago di platino in una delle cavitS, veutricolari messe alio scoperto, si asporta un ])o- di sangue e lo s' innesta. Per essere perb sicuri di operare al coportoda O X> si fa in A' B' C D' (Juando si adoperi la cassetta non ridotta (cii) che si fa quaudo si voglia utilizzare maggior spazio in altezza), I'operatore deve guardare attraverso il telaino della parete posteriore ; quando iiivece si odoperi la cassetta ridotta, I'operatore pu6, attraverso la parete superiore, osservare le manovre che fa colle mani uell' in- terno della cassa (fig. 159). Ifeirinterno, attraverso un foro praticato in uno dei telai e fornito di ovatta, si introduce un tubo di gomma per la lampada a gas, oppnre ci si serve rti una semi>lice lampada ad al- cool. Yi si introducono poi, aprendo lo sportello o 1' apertura i>osteriore, gli oggetti necessari: mortal, forbici, tubi, ecc. Xel fondo si coUoca sempre una lustra di vetro. Le pareti della camera e cosi il fondo si lavano con una soluziojie di subUmato, e poi per mezzo di un foro jiraticato in uno dei telai si mette in comunicazione con una stufa ad acqua e preferibilmente con un'autoclave, in modo da introdurvi dentro del vapore ad una sufticient© temperatnra (80° C) per uccidere i germi che eveutuakueutc i)Ossauo essere sospesi nell' atia. BATTERIOLOGIA SOU Gli oggetti (levono porsi nella camera steiili anche airesterno. e qiiinrti si avvicinano alln sportello aperto. se si tratta ili capsule, rti tnlii. di boece, di moitai copevti con carta bilmla: luentre^funziona il getto del vapore aciiiieo. si toglie la carta bibiila, e subito si pongono deiitro: fig. 159. se si tratta di stnimpiiti. in lecipienti contenenti acqua boUente ecc. Cosi pnre il pezzo da tagliare deve porsi deutro dopo disinfettato e lavato, mentre funziona il getto del vapore acqneo. Mi sono anclie servito, per sterilizzare la camera, della formalina ; ma e molto inco- modo rodore della stessa, percli^ sempre un poco ne sfngge dalle commessnre. D'altro canto, per togliere quest! vapori irritanti, sostitueudo nella camera aria filtiata attraver.so del eotoiie. quando poi la si apre per introd\irre gli oggetti. non si ^ sicuri clie non penetrino de; germi. Cap. Y. MODO 1)1 DIPORTAllSI DEI BATTEllI EISPETTO AGLl UMORI DEGLI AXIMALI i:\IMUXIZZATI. Una voltii che i germi sono peiietrati uell' ors,amsmo, qnesto leagisce alia lore invasione e produce delle sostanze clie si versano iiei sieri degli aiiiniali stessi, (Dititossichc, antivirulcnte, anostica, cosi e iiecessario addeiitrarsi iiii i)oco uel meccaiiismo deiriiiimuiiita, senza di die sarebbe iiupossibile poterci intendere. Quaiido nil dato germe vieiie ad esercitaie il cosi detto biofa- oisrao, rorganismo cerca di opporsi, sia ])roduceudo sostanze die iieutralizzano il veleno da esso germe secreto, sia produceiido sostanze clie distrnggono il germe o lo danneggiano od anclie ne annientano hi virnlenza senza lederne la. vitalita. II nieccaiiismo di tale prodnzione si si)iega coUa cosi detta teoiia di Eluiich. Si sa clie inocnlando negli animali delle sostanze tossiclu^ <> anclie delle sostanze indifferenti, come albnmine, caseine, enzinii ecc, si ottengono roteidi estratti dal loro corpo, oppur<; degli elementi istologiei, per es. emazie, cellule nervosa ecc, si ottengono dei sieri i quali agglutinano, le- dono, uccidono e talora dissolvono (piesti elementi (sieri hattcrl- cidi, antinfettiri, liticij. Kiunendo insieme tntti (juesti fatti, si possono stabilire. c<»n Elirlicli, tre gruppi di sieri : a) sieri eapaci di neutralizzare Vazlone di deteruiinate sostaitze ftossine, enzimi) : fra qiiesti sieri ii(]urati(>, coine cdsi particoJari, quelli antitossici: b) sieri atti a modijicarr rdttrazionc reviproca delle inohcole proteiclie lihere in un Uquido, o legate ai carpi hatterici ed ayli ele- menti istologlci; sono questi i sieri aggliitinanti {!) e precipitanti ; c) sieri eapaci di esercitare unhizione nociva di fronte a cellule estrancc aU'organismo da cui provengono: fra questi sieri Jigura no, come casi particolari, quelli dotati di potere hattericida e hatterio- Utico. Stando alia teoria deirpjiirlicli, occon-e anzitutto farsi il con- cetto dell'istofisiologia cellulare, considerando ogni protoplasma vivente costituito di 2 parti, di cui Tuna rappresenta il centro (1) Keceiiteinente A'enicy li:v (lliiiostrato (lie alcnni sieri ;ij;.i;lntiii;inti iientializzjHio U- iiio- leoole tossiclie legate ai coipi liatteiici. Si aiiimetteva invece die essi agissero sni batteri iiuii- lettamenie, grazie a sostanze rtette stiuntline, atte ad etcitaie i fagociti nelJa lotta tontra 1' iiifezioiie. BATTERIOLOGIA 311 fuiiziouak', e raltra. b. (juella clio mette in lapiiorto qiiesto ccritro coiresteruo ed e costituita. da catene inolecolaii poste di fiaiico al centro (catene laierali^ scitenl-etfoi o reccUori). Questi griii)pi mo- lecolari luinuo iiu compito importantissimo iiell'attivita, vitale del protoplasm a, perclie servoiio alia sua nntrizione. Ehrlicli iic coii- sidera tre specie: di 1", di 2'^ e di 3" ordiiie. Qnelli di prime ordiue avrebbevo affliiita con le molecole tos- siche ed euzimaticlie in geuero, e in circolo costitnii-ebbero le cos'i dette (Oititossine e gli anticorpi n costituzione i»iii semplice. Qnelli di secondo or dine avrebbero affinita con ie sostanze ag- glntinabili o precipitabili: essi costitnirebbero in circolo le <'Osi dette (Kjiflutinine e prccipiiiin'. Qnelli di terzo ordine da nn late avrebbero affinita con gli ele- ment! cellnlari estranei penetrati neg'li orgaiiismi, e dall'altro con unai sostanza zimogena, secreta dalle cellule dei tessnti, la cosi detta alesaina, eompleinenio, sostanza termolahUe, addimento, cUasi, la quale di.struggerebbe gli elementi cellulari estranei con 1' inter- mezzo pero dei recettori di terzo ordine. Quest!, una volta stac- catisi dalle cellule e liber! in circolo, s! cliiamerebbero sostanze scn,sibilizzatfici, immunisine^ corpi intermedi, amhocettori, carpi fis- natori, sostanze termostahiU, anticorpi , preparatori^ copule, desmoni, corpi immunizzanii^ jilocitasi. La produzione dei vari ricettori verrebbe stimolata da veleni e fermenti, da sostanze agglatinabili c precipitabili, ecc, con un meccanismo sempli- cissimo. Secondo Ehrlich infatti, affinchi' una sostanza introdotta nell'orgauismo abbia azione tossica, h necessario che possa fissarsi stabilmente sulle catene laterali. Ora, quando le sostanze tossiche s'inoculano in dose elevata, vcrreb- bero a tissarsi sn tutte le catene corrispondenti, reudendole inattive; le cellule fornite di queste catene non potrebbero piu compiere normalmente la loro nutrizione, e morirebliero pin o meno presto. Quando, invece, le sostanze tossiche s'inoculano in dose refratta, non si fissorebbero che su poche catene laterali; le catene rimaste libere basterebbero a compiere la nutrizione; e le cellule, pur risentendo un danno parziale, non morii-ebbero. Anzi esse secondo Ehrlich si liberano delle catene laterali combinatesi con le sostanze tossiche, divenute per loro inutili o dannose, e le riprodncouo, per la legge biologica generale dell' ipercompenso, in eceesso (Weigert). Cosi h che I'animale pub essere inoculato con dosi via via maggiori di veleno senza morire; anzi, I'ec- cesso di riparazione e tale, che le catene laterali riprodottesi superano 1 bisogni delle cellule ; le superflue vengouo quindi messe in circolo, ove possono fissare il veleno: esse costituiscono le autitosainc, che quindi non sono che catene laterali staccate, le qnali saturando le molecole tossiche in circolo, impediscono che vadano a fissarsi sulle catene laterali delle cellule dei tessuti. 312 BATTERIOLOGIA Cosi, secoudo I'ipotesi dell'EhrHcb, si vengono a formare i f^ieri antitossici: e cosi e logico ammettere che si vengano a formare i sieri antiferhhentativi , qualora invece della sostanza tossica, s'inoculi nelPanimale una sostanza en- zimatica. Centanni lia stabilito che le catena lati-rali non sono presenti soltauto alia superlicie degli elementi istologici, ma anclie nel loro interno, dove costi- tuiscono una vera forza di riserva, pronta a sostituire i corpi avanzati non appena questi, piu esposti agli attacchi dello sostanze velenose, sono stati resi inattivi, o si sono staccati dal protoplasina cellulare, I sieri agcilutinanti r precijntantl si prodtUTclihero nello stesso inodo. ColPinoculazione dei batteri viveuti o dei loro estratti nncleo-proteidici, si stimolc-rebbe la produzioiie dei reeettori di secoudo ordine, cbe in circolo costitiiirebbero le agglutinine. Questi recettori, a differeuza di quelli di iirinio grado, coiisterel)ber(t pero di due parti, 1' luia ayjtofora, capaee di fissarsi agli elenieuti agglutiuabili, I'altra zimofora, atta ad agglutinarli, ed essi si staccberebbero dalle cellule con queste due parti gi^ indissolubilmetite unite. Finalnieuto il nieccanismo di produziono dei sieri citolitici e hatterioUtiei pui) pure spiegarsi coUa teoria di Ebrlicli, cosi come h stata enunciata. Di- reiuo col Galeotti « cbe ancbe in ((uosto caso lo sostauze iniettate vauno ad occupare le catcno Uiterali dei protoplasmi dell'auimale inoculato, clio lo pcrdite di (juestc cateue lateral! sono compensate da una rigenerazione so- vrabbondaute, clie le cateno lateral! siiiicrtiue si versano nel siero e cbe tinalraente queste vauno a fissarsi sui mateviali corpascolari eterogenei cpialora il siin'o reso attivo veuga con questi in contatto ». Pero per spiegaro il fenomeno della citolisi, e necessario cbe intervcnga la sostanza preseato nel siero uormalc, Vaddimento o alessina. Questa, in cou- dizioni normali, non pub dissolvere le sostanze corpuscolari, percbe non yiib fissarsi colle medesime ; cib avviene soltanto quando nel siero si trova Li sostanza iuteruiediaria specifica (ricettori di 3" ordiue o corpi irannmi/.zanti), cbe ne permette I'azione. I ricettori di 3° ordine consterobbero di duo gruppi ai)tofoii: I'lmo cito- filo, atto a fissarsi agli elementi da distruggerc, e l-'altro coraplementofilo, atto a fissarsi al complemonto. 11 conqjlemento quindi, a dilfcrenza del gruppo zimoforo dei ricettori di secoudo ordiue, non sarobbe oi'dinariamente attaccato al corpo iutermedio, ma libero negli umori, e vi si fissercrebbe tutte le volte cbe ce ne fosse bisoguo. Puo riteuersi duuque die la citolisi e la batteriolisi avvengauo jjercbe nel siero degli animali trattati con determinate cellule (corpuscoli rossi, sper- matozoi, leucociti, corpi batterici) o con alcuni loro derivati, come i uucleo- pi'oteidi, si forma luia sostanza, corpo immunizzante, capaee di fissarsi sulle stesso cellule e di attirarvi Vaddimento, cbe si trova gia nel sangiu^ sia degli animali immuuizzati, sia di quelli cbe non lo sono. Taiito i sieri iiutitossici, qnanto gli a^gliitiuanti, e i batte- i-ickli, sarebbero poi specifici,' quasi senza nessuiia ecceziono, pe.rclic le sostanze clie eonferiscono loro le dette proprieta vengono BATTERIOLOGIA 313 pitxlotte dall'organismo come reazione alio .stimolo delle sostanze tossiiilie, aj^glntinabili e corpnscolari corrispondeiiti, ed liaimo ratica diagnostiea si mettono a l>rotitto specialmente le pvoprieta (i(i tiene conto anche della compattezza degli ammassi e del tempo che impiegauo a foi'marsi. Quanto al metodo macroscopico, le valutazioni precise sono difiScili. L'ag- glutinazione si suole denotare coi termini di : fortissima, forte, mediocre, debole, dubbia, maucante; oppure si fa uso di asterischi, di crocette, di nu- meri, ecc. '-he corrispondono a qneste designazioni. E bene indicare anche i caratteri della chiariiicazione (rapida, lenta, iucompleta) (1). Ma qneste valu- tazioni sono quasi sempre troppo arbitrarie, sicche solo in mani sperimentate il metodo macroscopico puo dare dei buoni risultati. La misura esatta della forza agglutinante di un siero riesce utilissima in certi casi; ad es., per distinguere nettamente un germe da uno aiiine non (1) lo ]io notato clie in (lu.'vlclie caso la cbiarificazione e dovuta a sostanze litiche. e iioii a sostanze agglutiuauti: cio snceetle s])ecia]meiite (luando si nsano sieri (be chiarificaiu. ay-- ginnti in propoizioni piccolissinie. in niodo ila stabiliie dei ia])i)oiti a 1 su 200000 e pin. BATTERIOLOGIA 315 Ijasfca sempre la ricerca qualitativa delPagglutinazione, ma occorre ancbe quella quantitativa. Wassermann lia insistito molto sii queato punto. In ge- nere pero, pei bisogui pratici, uon occorrouo delle misure rigorose Id ogni caso e, ueccMsario indicare le diluzioai alle quali si sono fatte le esperieuze. Sul decorso delPagglutinazioue possoiio poi intervenire vari fattori. Un'a- zione importantissima h devoluta al tempo. La grandezza degli ammassi cresce sempre piu col tempo, aiiche perch^ vari ammassi piccoli si fondono tra loro ill uuo maggiore ; la mobilita invece e minima dopo 1-3 ore, e torna a crescere in segnito, per nn tempo piii o meno lungo. II memento pin adatto per giudicare della forza agglntinante di nn siero h duuque dopo 1-3 ore. Si suole indicare sempre, nelle ricerche suU'agglutinazione, dopo quanto tempo si e fatta I'osservazione; ad es. la formnla A^ '/sooi' rr * "* * * denota cbe Pag- glutinazione dopo due ore alia diluzione di '/iooo ^ fortissima. Uno dei fattori meglio noti cbe agiscono snll' agglutinazione h il calore. Entro certi limiti questo accelera di molto il fenomeno; cosiccbe, quando si bafretta, conviene lasciare i preparati nel termotjtato. Per ricerche com- parative invece, e dovendo ripetere spesso le osservazioni, h pin comodo servirsi della temperatura della camera. II siero puo essere diluito con nna emnlsione di batteri piu o meno con- centrata. II grado di concentrazione e quasi indifferente ; solo se i batteri sono eccessivamente scarsi o eccessivamente numerosi Pagglutinazione h lenta a prodursi, forse percbfe jiel primo caso i batteri sono troppo lontani gli uni dagli altri, e la forza cbe 11 attrae non pub esercitarsi con intensity ; nel se- cond© invece le agglutinine debbono ripartirsi sopra nn numero troppo grande di batteri. L'eta delle coltnro e nn fattoro la eui azione non h bene stabilita ; tnttavia senibra cbe con coltnre vecchie gli ammassi di nuova foriaazione siano meno evident!. D'altra parte, com'c naturale, nelle coltnre veccbie la mobilitfl dei germi raanca. Val meglio quindi servirsi di coltnre cbe abbiano 24 ore al mas- simo. Le coltnre uccise col calore o coi disinfettanti, invece, si agglutinereb- bero bene; ed anzi si e tratto profitto da questo fatto per confezionare delle coltnre uccise {'con aldeide formica) da servire pei medici pratici : pero io non le consigiio. L'et^ del siero di solito non ba alcuna azione, come ba constatato Widal, e come banno confermato vari autori. Ancbe il sangne disseccato da vari niesi, se si macera in acqua od in soluzione li^iologica, e in grado di prodnrre Pag- glutinazione; ed anzi nel Canada i laboratori adibiti alle siero-diagnosi ri- cevono soltanto, dai medici pratici, del sangne disseccato su carta bibula; ma h una pratica pure poco consigliabile. Alle volte avvieue cbe certi sieri, inveccbiando, presentino il cosi detto fenomeno jyaradosso, osservato da Eisenberg e ^'olk, Lipstein, AVassermann, Do Blasi. Accade cioh cbe a conccntrazioni gi^ forti non agglutinino, ma acqui- stino il poteredi farlo adiluzioni piu forti ancora, per perderloa diluzioni molto elevate. Questo fatto e importante nella pratica, percbe indica come non basti sempre confezionare delle miscele a date concentrazioni, ma occorra fame ancbe a diluzioni elevate, per stabilire con certezza se i sieri agglutinino o meno. 31 (j BATTERIOLOGIA La spiegazione del fenomeno paradbsso e stata data da De Blasi e De Beravdinis, amniettendo I'esistenza di due aggliitinine, una delle quali, piu instabilo, si trasforinerebbe facilmente in una sostauza iucapace a produrre I'agglutinazione, ma dotata di niia affiuita uiolto forte pei batteri e cbe fissan- dosi su di essi im])edirebbe I'azioue dell'agglutiniua ancora attiva. Nelle dilnzioni elevate essa diverrebbo molto scarsa, e quiudi permette- rebbe all'agglntiiiina attiva di unirsi ai corpi batterici che non banuo subito I'azione della prima e di manifestare la sua azioiie. A dilnzioni elevatissime, infine, diveriebbero searse tutt'e due per produrre nn effotto qualsiasi. E da notare ancora ehe, secondo alcuni antori, le sostanze che provocano la formazione degliammassi sarebbero indipendenti da quelle che immobi- lizzano i batteri (agglutiuine, immobilisiuo). Com' e naturale, quando i bat- teri sono gi^ immobili non si jmft stndiare I'azione dei sieri snlla loro nio- bilitii; e quando essi sono gi^ rinniti in ammassi, occorre disgregarli, oppure e necessario servirsi della precipitazione di cni parleremo in seguito. E qnanto accade, ad ea., per bacillo della tubercolosi. Un'avvertenza della pin grande importanza c di non trascurare mai i prc- parati di coutrollo. Le sierodiagnosi comniii si possono fare cdii ilivcrsi a])iiarocchi e in vari modi. rROCEDIMENTO DI LABOIiATOIilO (CASAiiRANDI). Col siero di aniiuuli il qiiale agglntini in proporzioni piccolissinie, si possono iisare delle l)ipette dove 1 cnic. 6 diviso in 100 e 200 parti, e delle burette della eapacitii di 10-20 cme. divisi in decimi. Nelle pipette si mette il siero, nelle burette la ooltura; occorre inoltre una serie di piccole provette della grossezza di una niatita. Iji qneste si laseia cadere una data quantita (un cnic. o frazione di cnic.) di coltura a cui si agginnge. senipre a frazione di cnic., il siero. La pipetta e la buretta iiossono poi flssarsi verticalinente ad un apposito sostegno unen- dovi nella parte sn])eriore,un iuibntino di vetro per mezzo di nn tnl)icino di gonnna. AU'estreino inferiore ^ utile innestare a mezzo di un tnbetto di goiuina una pipetta tirata alia lampada. in maniera che il foro sia estremamente sottile e non permetta la caduta di gocce su]ieriori ad un centesinio o ad un duecentesinio di cmc. a seconda dei casi. Fatta la niescolanza della coltura col siero, si tappano le provette e si pongono nel termostato a 37° C, avendo cura di dar loro una ])osizione obliijua. PROCEDI.MENTI TRATKI SEN/.A AI'l'AUKCCHI SPECIALI. Qnando invece si dcbbano usare dei sieri clie agglutinino in proporzioni niaggiori, e qiiesto i> il case che ordinariamente si incontra nella pratica, si ])refeiisce stabilire la proporzione fra siero e coltura, servendosi di gocce di siero e di goecc di coltura. Metodi di Vidal. Vn tempo Widal si serviva di nni pipetta graduata a piccolissime fra- zioni di cmc. e fornita di una pera di gomma; con essa misnrava la quantita di siero e quella di coltura o di emulsione che doveva servire a diluiilo. Questo nietodo 6 ancora adoperato in alcuni laboratori. Pero d difficile e fastidioso regolare 1' aspiiazione con le dita; inoltre, lungo le pareti interne del tnbo, riraaue, per adesione, un velo li(iuido. die altera i risultati. perche rappresenta una frazione elevata della quantita di li(|uido contenuto nell' iuterno del tubo quasi capillare. "Widal adesso preferisce e consiglia nn altro metodo. Si jirende nn tubo di vetro steriliz- zato e chiuso con ovatta alle due estremita, si assottiglia nel mezzo alia tiannna, e poi si spezza nella parte assottigliata, in modo da avere due pipette. con aperture regolari e perfettamente identiche. Con una di esse si aspira il siero, e se ne laseia cadere nna goccia in nn vetrino da orologio od in nn tnbo ; con 1' altra si aspira V emnlsione dei batteri o la coltnra, e se ne la- sciano cadeie varie gocce. Dopo aver luescolato benissiino. si pnii proccdere alio stesso modo I BATTKRIOLOGIA bi < per otteneie una tliliizione nlteriore. Ad es. con 1 goecia di siero e 9 di coltura si ha una diluzioue ad '/,o ; con nna goceia di questa e 19 di coltuia si ha nna dihtzion^ ad Vijo' e COS! via. Vaiiando il numero delle gocce e ripetendo vaiie volte le diluzioni 6 facile otteneie tutti i lapporti possibili. Verney invece di due piiiette, ne usa una sola, avendo I'avveitenza di rilavaila spesso in acqua holleute, e inoltre di aspiiaie una o due volte la soluzione da diluiie, prima di lasciarne cadere una gocoia, in modo da ridurre I'errore dovuto al velo liquido che riniane neirinterno del tube. Le diluzioui jiossono farsi in vetrinl da orologio, per confezionarne poi delle gocce pendenti, o in tuhicini di vetro, per 1' osservazione uiacroscopica. Questo metodo e niolto pratico ; jier usarlo basta avere una goecia di siero e del tul)i di vetro couiune. £ anche niolto precise ; tuttavia la grossezza delle gocce non dipende sol tan to dal diainetro del foro, come sembra crederlo AVidal, ma anche dalla tensione superficiale del liquidi ; quindi le gocce di siero e quelle di coltura non sono certamente eguali, ed il metodo non puO) pretendere ad un ligore troppo grande. Se la quantitit di siero e molto scarsa e consigliabile il : Metodo ValagKSna. Disinlettat43 il dito dell' infermo, 1' A. 1' ascinga molto bene con un poco di garza asettica e lo i)unge con uno spillo. Uscita la goecia di sangue, con un sottile tubo di lint'a vaccinica fa entrare in esso per capillarita il sangue ; cosi forma nell' interuo una colonnina di sangue della lunghezza di 2-3 cm. Tonde poi i due estremi del tubo con un liam- mifero, ed aspetta che il sangue coaguli. Dopo 10 minuti si comincia a separare il siero lim- pidissimo in quantita sufflciento per eseguire la reazione agglutinante e dopo due ore e uiezza o tie il siero separatosi 6 di circa un centimetro lineare. In laboratorio si spezza fra le dita il tubetto a i)0chi millimetri dalla superiicie libera del siero. Qnindi il Valagussa suole impiegare, per avere all'incirca una niisura costante della quantitii di siero sii cui esperimenta, un ago da cucire della scala inglese numero 6 ; ne taglia la cruna, la immerge nella colonnina di siero e fa la reazione con (juella quantita di siero che aderisce alia cruna spezzata. Deposto il siero sul vetrino, mette accanto ad esso un'ansa rti coltura in brodo [A\ bacillo del tifo) di 24 ore o con 1' ansa stessa la mescola al siero. L'osservazione si fa in goecia pendente. Se la quantita di sangue aspiiata viene a riempire per buon tratto il tubicino, difficil- niente il siero riescira a separarsi sulla superflcie libera del sangue, jjerch^ il lungo coagulo r imjjedisce. Allora per eseguire la reazione basta rompere il tubicino a livello del coagulo ed estrarre con la puuta di uno spillo. per intiero, il sangue coagulato. II siero rimarra libeio nell' interuo del tubicino e ve ne sara nna quantita sutliciente per eseguire in goecia pendente la sieroreazione. Dopo 15'-20' e talora piii presto, si osserva se i bacilli sono ammassati e jirivi di niovi- mento. Perft il metodo di Valagussa abbisogna assolutamente di un'ansa di platino e di un ago calibrati ( 1 ) ; siirebbe consigliabile che venissero da qualche fabbrica messi in commercio, in modo da essere sicuri che realmente con la cruna si prenda una quantita di siero corrispon- dente circa alia quarantesima parte della goecia che pu6 prendere I'ansa. j^ou essendo pero in commercio non rimane che calibrare ansa ed ago da s6, cio che impoita molta piii accuia- tezza di quel che non si creda e per la quale bisogua ricorrere alle bilancie di precisione. Metodo Carducci. Qnesti ha fatto costruire delle pipette col beccuccio molto lungo e sot- tile, che sterilizza e conserva un recipiente sterile. Kaccolto il sangue con un tubetto del A'a- lagussa xiiuttosto di grande diametro e fatto separare il siero, ne ronipe gli estremi con uiia pinzetta, introduce il beccuccio di una delle pipette in uno degli estremi del tubo e soffiando fa uscire siero e coagulo, che raccoglie in un vetrino da orologio. Con la stessa pijietta conta quaranta goccie di coltura che fa cadere in un altro vetrino da orologio, poi vuotata la pi- petta deireccesso di coltura ne avvicina I'estremo al miscuglio di siero e coagulo, cosi il siero tosto sale ad una certa altezza per capillarita. (1) Per calibrare I'aasa I'A. consiglia di pesare in una bilancia di pi-ecLsione una deter- niinata quantita di Ucpiido e poi estrarne un'ansa e ripesarlo. Arguisce la capacita dell' ansa dalla diminuzioue del peso Uel li(iuido. Lo stesso procedimento segue per sapere la capacita della cruna dell'ago. 318 BATTERIOLOGIA Alloia soHiiHiclo (lolcemente aH"estipmo clolla i>ii>ottit f:t radeie uclle 40 gocce
  • latiiio e del iiiiscuglio t'a im itreiiarato in goccia peiidoiitf. PliOCEDDIENTI PRATKI CON AllATTI APPARECCHl (CASAGRASDI). Tolendo i)oi essere assolntamente sicnri di usare rapijortl esatti. audie servendosi di piccolissime ((nantita di sieri, si \nw usare nii adatto apparet'ciiin da me costniito (fig. 160) parti, i-iii snssegue nn"altra («) della oapacita di 10 mmc. divisa in 10 parti; di guisa the tutta la pijietta ha \u capacita di mnu'. 10 '/a = 2° di nn ])iattino c con due scavi profondi : uno piccolo (rf) in cni pno eutrare alquanto comodamente la i)nuta della i)ipetta, ed uno piii urande (c) della capacita almeno di uu mezzo cmc. : 3° di una .«erie di tubi capillari del diametro di 'J mm. a 2 '/.; mm. Quest"ai)pareechio si adopera co-si : si raccoglie il sangue in tubo quasi capillare: lor- matosi il coagulo. alle estremitii ed in mezzo, si romjie il tul)o, si toglie via il coagulo e si soflfia il .siero a mezzo di una peretta A Jiel prinio incavo (d). il i)iii iiiccolo. della jtiastrina C. Si A. tig, KUi. aspua da (d) con la jiipetta .1 J> lino al primo segno C/io '1' mnic.) e si innnerge (luindi la pi- petta nella coltura in lirodo re«:ente (che si versa i)recedentemente in un vetro da orologio) e si aspiia, di solito, fino al segno '-'-lO a seconda del rapporto che si vuol ottenere ('/.,o ad '/,„„) Se il siero ^ in quantita maggiore si iiossono asjiirarne -/,o dimmc., e allora bisogna siiccps- sivamente aspiraie una quantity dojijiia di brodociiltura per otteneie gli .stessi rapporti. 8i passa qnindi. soiliando entro la jiipetta, il materiale nelV incavo piii grande (c) della la- strina e ]K)i se ne prende un po" con nn'ans:> di platino e si t'a una goccia pendente, che si osscrva dopo 10-20 niinuti. durante i quali viene tenuta in tennostato. Si puo anche i^ima as]iirarc la coltura, sotiiarla nell' incavo piii grande, e poi. lavata e ascingata la jnpetta, aspirare il siero e sofiiarlo nella cultura. lavando poi con la miscela la ]iipetta : ma. ^ meno comodo. Doi)o avere usato qnesto metodo, tengo i)er6 ad avvertire che il suo t'unzionamento i; legato a una certa piatica. che si ac(|Histrt in poco tem]io. Anzitutto bisogna aver eura nello aspirare il siero di i>r()ccdere con niolta jirecauzione, per non raccogliere troppo liipiido o non far entrare (jualclie Iiolla d"aria. inconveniente che altera le proporzioni della miscela da farsi. Infatti aspirando con una certa veeraenza, la colonnina del siero sale nel tubo capillare, ne bagna le pareti e. anche quando se ne espella I'eccesso, ri- mane sempre un veto attaccato alle pareti stesse, per cni. invece di '/,,, o -/lo di nimc, si viene ed averne asjiirata nua quantita maggiore. In secondo luogo occorre, una volta aspirata la voluta tVazione di mmc. di siero. badai bene a non far pressione nell' interno della i)ii)etta al momento di immergerla nella cultura: ma. senz'altro asjiirare appena inunersala. ariestando I'asiiirazione al segno stabilito, avendo sempre cura di non aspirare di jiiii per non alterare le proporzioni del miscuglio. In terzo luogo. una volta aspirato 11 siero, la punta della pipetta rimane baguata dalki stesso materiale. il quale va tolto con un po' di carta bibula. altrimenti, immergendo poi la pipetta nella brodoeultura. il siero aderente alia sua punta vi si mescola, e cosi si alteraim del 2>aii le proporzioni sierodiagnostiche. I BATTERIOLOGIA 319 Lo stesso si (licii dulhi biotlocoltiua clie riniaue aileiputo alhi piiutu stessa : bisogiia quiiKli ()' (li carta bibula. che poi subito si bincia. In (luarto luogo, nel sottiare via la mescolanza ili siero e di coltura, bisogna evitare di sortiare molto o forte per non fare nsciie delle bolle d'aria, clie nieseolanrtosi al li(|uido for- iiiano della scliiuuia. la quale rompendosi sehizza via dei geriui: l>asta del lesto una ]ncc(i- Hssima ((uantita di licjuido per fare un preparato a goccia pendente. Inline, non e necessario sterilizz.Tre rappareccliio volta per volta al calore. liasta lavarln in (icijita prima e poi con alcool ed etere e laseiarlo asciugare : e perfi insieme all' appareccliio .stesKO occorre tenere tre bottigliette, una con acqua. 1' altra con alcool e la terza con etere. J.,*appaieecliio oft're il vantaggio di potere praticare la sierodiagiiosi in ]>roporzioni esatte, con niiniuie i|iiantirM di sicni ffrazione di nnuc | il ilie non si pno fare con vernn altro ap- ]iareccliiii. Precipitazio>'e. — Siccoiiie aiiche questa propriata b, spe- oitica, e ad essa che si ricorre iu certe condizioni, di prefereiiza <*lie airagplutiiiazionc. Pel siio studio qualitativo basta uggiungpre il siero, nel iastre. Sapendo quanti germi contiene '/in ^^ cmi-. dell'emulsione (cio clie si ot- tiene seminando tali quantita in piatte di agar o gelatina) si puo arguire, dalle colonie die si svilupx)ano, quanti siano i germi clie sono stati uccisi (lal siero stesso. si fa molto bene la prova servendosi di capsule di Petri, da me modiflcate, Del centro del cui fondo sia praticato un incavo come nei vetrini portoggetti. In questo incavo si pone '/in di cmc. della eunilsione e la quantita del siero clie si crede ('/j — 1 em.) dopo ' o — Hi. si aggiunge la gelatina o Fagar avendo cnra di versarla con una certa forza in eorrispondenza flcll' incavo i)ei'ehc i geiini si possano distriliuire bene. Tuttavia, se esiste anclie il potere agglutinante del siero, cio che e il caso piu frequente, il metodo delle piastre h molto inesatto, perche si forniano degli ammassi, composti talora da parecchie centinaia di batteri. Siccome ogni ammasso dsi origine ad una sola colonia, enumerando le colonie che si sviluppano, e riferendone ciascuua ad un solo genne, se ne deduce che il numero dei germi e notevolmcnte scemato, cio che invece non &. Anche 320 BATTERIOLOGIA alcuni disinfettanti haniio ia stessa azione. Quasi tutte le licerche sul potere battericida degli umori sono state fatte senza tener conto di questa causa di errori, e quindi sono da rivedere. Solo quando nelle piastre non si sviluppa nessuna colonia, come nelle recenti ricerche di Wechsborg sul tifo, si h autorizzati a dedurne che esista un vero potere battericida. Per lo studio della battericidia occorre far uso di siei-o frescbissimo, percbe il complemento si altera, gradatamente trasformandosi in complementoide, il quale h sfornito di ogni azione. Si possono anche eseguire le ricerche aggiungendo del complemento (cioh del siero estratto da poco da un animale uon trattato) ad un siero veccbio, specilico. Un tempo, per queste ricerche, si usava soltauto il metodo di Pfeiifer. Si immunizzava, cioh, I'animale in antecedenza, e qnando si era sicuri di avere prodotta 1' immunizzazione, si inoculava nel peritoueo di un animale sano il germe che si A^oleva diagnosticare, insieme al siero dell'animale immunizzato, e dopo 1/2 !•• — 1 l^- ^i estraeva un po' di lirjuido dal peritoneo stesso e si facevauo delle colture a becco di clarino in agar, nont^hfe j)reparati a goecia pendente, per vedere se i germi erano immobilizzati, deforniati o disciolti. Ecco, per es. , come si opera ancora per il colera secondo il tnetodo di PfeiJ/'er, metodo che pu6 valere del resto anche per altri germi. Si uccidono col dorofonnio delle colture di colera e si iniettano in piccole dosi in cavio in modo cio6 che gli auimali non x>resentino notevoli abbassameuti di temperatura n6 fenomeni di intossicazione. Si inoculano allora le stesse cavie dopo circa dne .settimane con colture di vibrioni colerigeni giovanissime Idi 12 h — 20 h) fatte su agar, saleiido a poco a jioco da '/s •! 5 anse stenipei'ate in 1 cmc. facendo ogni inoculazione alia distanza
  • conservare per vari mesi aggiunto di aeido fenioo al 0,5 Vo- Si stabilisee quindi il titolo del siero ossia la dose minima capace di distruggere in ini'ora- 2 mmgi'. di coltura emulsionata in 1 cmc. di brodo e iniettata nel ca\-o peritoneale di giovani cavie del peso di 200 gr.: tale titolo si esprime in mnigr. (il siero piii attivo trovato da Pfeitier aveva lin titolo di '/2™u'gr.i. Ci6 fatto si prende il decuiilo della dose minima attiva del siero (decuplo del titolo) si aggiunge a 1 cmc. di brodo in cui si sia ennilsionata 1 ansa di vibrioni virulent! e si inietta nel peritoneo di una giovane cavia del solito peso, servendosi di una siringa ad ago smusso che si fa penetrare nel peritoueo dopo avere incisa la cute con una forbice. Bopo 20 miuuti attraverso lo stesso foro si introduce un tubo capillare di vetro nel quale si aspirano (se non salgono da s^) piccole quantita di liquido e con (piesto liquido si i'anno delle gocce pendenti. Se il siero aveva proprieta battericide i vibrioni si trovano inniiobiliz- zati, trasfoiTuati in granuli o disciolti. Giova pero notare clie col metodo Pfeiffer il complemento, ({uando si ado- peri del siero conservato a lungo con acido fenico, c scomparso nel siero stesso: quindi se la prova riosce «■ logico ritenere die esso venga fornito dagli umori dell'animale vivente. Oggi del resto, si preferisce I'osserv^azione in vitro (me- todo iudicato da Metchnikoff e Bordet) : si mescola, cioe, la coltura del germe sospetto con un po' di siero che se h invecchiato si aggiunge di siero fresco di un animale uuovo, e poi si coiifezionaao le goccie pendenti, delle forme battericlie e stata basata quasi esclu- vamente sui caratteri morfologici, quasi mai su quelli biologici, sicclie le classificlie si riducono ad essere un'accozzaglia di germi I)iii o meno affiui Tuno all'altro, i piu incompletamente descritti ed inideutificabili, cio die rende disagevole a molti, di tralasciare i coufronti uecessari allorclie si trovauo ad aver isolato un germe non comuue, e quindi facilita la creazione di nuove denominazioni, per germi gia da altri veduti. Tni le classiticlie le piu recenti sarebbero quelle del Fischer e del Mi- gula (]). (1) A titolo
  • er fpiesta pro])riota i i>laiiococchi dai inicroeoi'clii. \c saicine dalle jilaiiosarcinc ; 2° rignai'do alle liacillaeoe e troppo ditiicile aeceitaisi se nn gpriiie sia o meno peritrico con assoluta certezza, i>fv potere stabiliie degli a}!;gTii])panienti in base al numero delle ciglia: la tecnica di colorazioiie delle ciglia ^ troppo delicata, troppo insicnra, porclie in niano a tntti possa pennettere di condnne a buoni risultati: f' stiaordinarianientc piii tacile, riplla niaggio- lanza dei casi, trovare i genni privi di ciglia, clic trovarli forniti : eppero ove si volesse se- guire il Fischer, si finirebbe col trovare senipre dei bacilli, e raraniente dei baetrini, dei biictrilli, dei bactridi. Dipi)iii in tutte qneste forn\e il Fischer amniette la presenza di spore, fatto che puo essere esatto ; nia non bisogna dimenticare che per un grandissinio numero di batteii le t'onue di vita duratnra non si sono ])otute dimostrare. :i° riguardo ])oi alia tricobatteriacee, fr assolutaniente inesatt" stuhilire distinzioni di grupid ill base all.a presenza o non di graniili zolfo. poiche si sa che i grannli co.si dctti di zoll'o. non lo snno; come e inesatto stabilire dift'erenze tra crenotrix i' begiatoe, trattandosi di germi appartenenti alio stesso gruppo: tinalmente non si sa che cosa intendere ])er thiotrix, e tanto meno jier dadotrix. poiche iie il Fischer ne altri Thanno aneoia bene precisato. II Migula, distingue i batteri nei seguenti gruppi: Streptococco. I Micrococco. Coccacee , Sarcina. f Planococco (mobile). \ Planosarcina (mobile). BATTERIOLOGIA 323 Batteiiacee Spirillacee Clamidobatte- riacee Bacterium (immobile con spore). Bacillus (mobile: ciglia in tutto il corpo; spesso con spore). Pseudomonas (mobili: ciglia ai poli; rare le forme con spore). Spirosoma (senza ciglia). Microspira (1-2 ciglia polari). Spirillo (5-20 ciglia polari). Spirocliete (senza spore e forse con una mem- brana oscillante). Streptothrix (tilamenti non ramiticati — ripro- cluzione per conidi). Cladotlirix (filamenti ramiticati - riproduzione per disseminazione di corpuscoli polarij. Crenotlirix (senza solfo). Fragmidothrix (filamenti non ramificati divi- sibili socondo tre piani). Thiothrix (con zolfo). Begiatoe. Xella classitica del Mijrula : 1» non reggono le distiuzioni dei giuppi del cocc-hi, peiclie basate sulla presenza o as- senza di ciglia : lo stesso si dica per quelle delle Ijatteriaeee : 2° in quella delle spirillacee, v' e il gruppo degli spirosomi. clie e diinostrato non esi- stere: alcimi di (luesti spirosomi, come il liiigualig. sono invece dei germi ramificantisi equindi non delle spirillacee : 3° non ^ poi accettabile la distinzione delle famigUe delle claniidobatteriacee. pereUe r A. da per streptothrix delle detinizioui die non eorrispondono ai fatti. intende le crenotrix premesso, a me pare cbe la classifica la quale potrebbe maggionuente permettere al batteriologo di orientarsi in mezzo a tutti i germi seoperti e a quelli die ancora si vanno scopiendo, sarebbe quella che permettesse di raggruppare i germi ssimili, press' a poco, come ha tentato di fare il Fliigge. tenendo nello stesso tempo presente la possibile filogeuesi del gruppo stesso. lo, da tempo, per necessita didattica, lio cercato di dispone in questo modo i batteri, distinguendoli in due grandi aruppi: I. Gevini cho sono luolfo nllini alle alghe o dcrivano dalle stesse (*?). aj diagnosticahUi col solo csame microscopico. Leptothrix (forme filamentose lunglie, mai ramificate, sottili, di in- certa posizione nella sistematica). Cladothrix (alghe prive di clorofllla clie non sono ne delle begiatoe propriamente dette, ne dei leptothrix, ne degli strepto- thrix) di esistenza incerta come germi a se. Begiatoe prop, dette (alghe oscillariacee prive di clorofllla a cui vanno riportate le crenothrix e la maggior parte delle cladothrix, delle triothrix, ecc). h) forme curve diagnosticahUi coU'esame microscopico e hatteriologieo. Vihrioni (forme isolate per lo piii curve o a pareutesi). Spirilli (forme a spire corte). Spirocheti (forme a spire grosse e lunghe). cj forme rotonde. Micrococchi (forme rotonde isolate). DiplococcM (forme rotonde a due). Tetrageni (forme rotonde a quattro). StreptococcM (forme rotonde a catena). Sarcine (forme rotonde grandi, a quattro e a cubo). II. Gei^ini luolto afHni ai funghi <» die ilerivano dagli stessi. dj che si presentano nella forma tipica di miceli ramijicati con conidi. Streptotrix (che sarebbe meglio chiamare cladothrix ove per clado- thrix non si intendessero delle alghe). BATTERIOLOGIA o'Jo ej che solo in determinate condizioni di sriluiypo prcsentano nn mi- celio ramificato. Mieohatteri, CorynehatterL f) che per eerti carattcri del micelio (?) alcuni ricordauo stadl di streptotrix, ma che per la inii si presentano come hastoncini corti e tozzi vacuolati. Scifohatteri (no v. jien.). {ij che non e ancora dhnostrato, salvo in qualche caso speciale, e non ancora hen assodato che diano luogo a forme miceliari, ma che certo possono formare dei filamenti. a) senza spore, hatteri propriamente- detti, distinguibili in tanti .uTiippi risiiltanti dalla riiinione di germi simili, secondo le indicazioni del FUigge : 1" gmppo dei batteri delle settieemie emorragiche; 2° grnppo dei batteri AoiWinflnenza e dello sputigeno; 3" gruppo dei batteri capsniati e mitcosi; 40 grnppo dei protei ; 50 gruppo del h. coli e del h. del tifo e del h. dissenterico ;■ 3) con spore, hacilU propriamente detti, distinguibili nel gruppo dei hacilli : (spore nel mezzo, non deformanti) ; gruppo dei clostridi : (spore nel mezzo, deformanti) ; gruppo dei plectridi : i spore ad un estremo). Cap. II. LEPTOTEICEE, CLADOTEICEE, BEGIATOACEE. Questi germi, souo quelli che non rientrano nei comuni gruppi delle batteriacee (1) e die furono dagli autori chiamati in vario modo : dal Migula: clamidohatteriacee ; dal Fisclier : tricohatteriacee. (1) Xivturalmente, non lianno die fare coa essi alcune forme non coltivabili (quindi diiv- gnosticabili mediante I'esame microscopico) die si riannodano per la forma e le dimensioni ai bacilli, per lo piii sottili e InngM, disposti a strepto-liacilli o isolati, mobili o no, sempre colorati: sono questi i cosi detti bacilli cromofori di Fischer, che si possono dividere, alia loro volta, in vari gruppi, a seconda del colore del pigiiiejito : h. purpurei a pigmento rosso porpora ; b. vercle-f'ofjlia a pigmento verde, nelle sue varie gradazioni ; 326 BATTERIOLOGIA Souo forme piuttosto liinghe, discretamente grandi: quasi sempre la loro membrana si iiiostra spessa, o perclie lo e real- mente, o perche ad essa e addossata una guaina. Migula divide le sue clamidobatteriacee: in streptotlirix, cladotlirix, cre- notlu-ix, fragmidiothrix, tliiothrix, begiatoe. Fischer le divide in : forme immobili e senza gnaina (tiothrix, cladotlirix, crenothrix); forme mobili e con guaina fbegiatoe). Migula ritiene clie tra le sne clanii(lol)atteriacee vi siano forme di streptothrix ossia iila- nienti grandi, ai cni estremi vi sono conidi, e forme di cladothrix che saiebbero simili alio streptotrix salvo che si ramiticlierebhero. Ma le streptotricee, qnali si iutendono comitnemente. sono forme allnngate, capaei di ra- mifiearsi, e ai cui estremi si trovano conidi : sarebbe meglio rinnire i due gruppi di strepto- tricee e di cladotri<'ee insieme, cbiamaudoli con nome unico di streptothrix o di cladothrix. Le 8tre]itotricee del resto sono tutte coltivabili e rientrano nelle batteriacee propriamente dette e quindi possono venire diagnosticate con mezzi batteriologici. In qnanto alle fragmidiothrix si tratterebbe di forme a tilanienti non ramiticati clie si dividono secondo tre piani e verrebbero a dar luogo a dei tilamenti attorcigliati : ma di qnesti esseri bene individualizzati non se ne conoscono. per cui il grnppo. nel senso di ^Migula, non puo accettarsi. Diinodoclie (tolte le cladotricee, le streptotriceej le fragmidio- tricee), le clamidobatteriacee si riducono alle thiothrix, crenothrix. be(j\aioe, ossia ai grupjii di tricobatteriacee indicati dal Fischer, dalla cui classifica vanno tolte le cladotricee per le ragioni dette a proposito della classiticazione del Migula. La diagiiosi di (jueste forme e difticile : Crenothrix. — Le crenothrix, i cosi detti ferrobatteri, sareb- bero esseri filameutosi, clie non si ramificano, che non possiedono alcun granulo rifrangente, che sono forniti come di una membrana in cui si pub depositare delFossidoidrato di ferro, per cui coH'andar del tempo diventano perfettamente rigidi. Esse si dividono tra- sversalmente dando allora luogo a filamenti articolati. I trattatisti aft'ermano anche che nuando sono molto vecchie ciascun articolo si pub dividere in tre o (juatto sensi, dopo di che si formerebbero airestremo dei tilamenti, dei corpiccioli rotondi, uscenti dai fila- menti stessi, le cosi dette spore che caratterizzano la crenothrix polispora o I'uhniana : i)erb si e visto che si tratta di forme cocciche, le quali si moltiplicano entro i tubicini della crenothrix quando e morta. Thiotrix. — Le thiothrix, i cosi detti solfohattcri, si trovano nell'acqua solfurea e contengono granuli splendenti forse a torto ritenuti di solfo: si distinguono dalle precedenti appunto per questi granuli. BATTERIOLOGIA 327 liEGiAToE. — Lc heijlaioe souo tipichc alj^lic oscillariacec seiizii clorotilla, a tbrina oiululata, a coiiteimto graiiuloso, a paretc ben iictta, mobili con inoviincnto oscillatorio o a i^en- (lolo. Gli «tudi recenti fatti sii (juesti cssoi'i, tendono a diuiostrare clie tatti sarebbcio dcllc begiatoe. Lc crenothvix sarebbeio bcjiiatoe che in doteriuinate c«)ne(7. alba, couiuiiissiina in tiitte le acque : solo questa uou ha la gnaiua ferrica ; 2' la iJKG. TENi'issiM.v che e estremanieute sottilc, dotata di luovimcuti oscillatori : ad essa alcuni ripovtano la leptothrix raldcri o ochracea: pare pcro che si diffcrenzi dalla beg. teuuissinia perch^ quella c capacc di assumere il feiTO, e quosta no; 3" la BKci. RAJIOSA che e una begiatoa la ([ualc ucl dividersi da articoli latcrali in cui si dcpouc del ferro: il ramo quindi divieue rigido e allora I'ac- cresciniento dell'articolo priucipale si fa in nn altro seuso, doudo la genesi delle raniilicazioni. Questa begiatoa uou si dove contbudero con ifi di pe- uicilli e di inucor che nelle condutture possouo piu'e rivestirsi di ferro, i quali se ne ditferenziano povchfe il diametro dell' ifo e seinpre grande, dippiu e settato, o la deposizione del ferro si fa a granii c non a capsula (Vol. I, pag. 138); ; ■i" la 15EG. si'ir>ALiK()i!Mi.s cho 6 foggiata a spira cd e capacc anche essa di assumere iiua gnaiua ferrica. Di tutte, la piii iinportante e la U. Knlmiana clie produce il fenomeno crcnothrix : essa cio^ si niolliplica sulle pareti dei tubi di ferro non incatraniati formando colonics, attorno a. cui si depo- sitai uno strato di idrossido di ferro, per cui si fornumo i tubercoli ferru.!i,inosi clie ])Ossono tinire colFoccludere il tubo. Questo fenomeno puo succedere aiiclie nei tubi
  • a I'ccco (I'i Huuto: si sviluppauo sotto iorma di c(.)lonie staccate cupolifonui, lianeo-sporche o eolorati^, a bordi ra- : amente schiacciati, plii spesso tina- mente areolati (tij;'. Ki-l , speeialmente se si jiuarda la superticie della colonia clie pojigia sul substrato, nel (]uale si approfondouo. Alle volte le colonie si fondono dando una patina aufrattuosa, spessa, rilevata, a l>ordi irregolari, bianco-sudicia o variamente colorata. Invecchiaudo, la super- ticie della patina ])u6 ricoprirsi di una pelurie farinosa di vario colore per la i>roduzione di ill aerei con spore. 8u paUde: si sviluppano come suiragar, pero piu facilmente si forma il pigmento: inoltre alcune possouo sviluppare odori ca- ^'^' ^^'^' ratteristici. Sono tipici in questo terreno gli sviluppi delle streptotlirix: citrea, carnea, aurantiaca, alhidofava , terrUjtna, jlnricoloy, riolacea, orangica, cinerea, nigra (1), (troma- ticH, odori fcra ccc. lig. 162. tig. 163. Caratteri biologioi. Questi iiermi posseggono gli enzimi protcolitico, diastatico, in- versivo, ecc. In genere uccidouo gli animali in l.j-30 giorni per I'azione ma- rantica delle loro proteine: nelle patogeue tale azione si specifica (1) Qiiesta streptotrix c rjuella nota coi nomi di gtrepi. cromogcna, ili cladothrix dicotoma ; di ooxpora nitt^chnikotrii; di oospova chroinogenex (Lehmann). BATTERIOLOGIA Bol iiei iiucleoproteidi e nelle nucleine, (b. tubercolosi) oppure si lia produzioue di una tossina allorche il germe ha perduto qualnnque vapporto colla forma streptotricea (b. della dilterite). Le streptotricee patogene piu importanti soiio: V aciinomyces hovis, la stri'i)tothrix miulurae, la streptothrix farcUtica , la strep- tothrix hominis (?). Actinomyces. Carafteri moriolo^ioi o hiolou^ifi. Jj' actinomyces hovLs (siiionimi : diseomyces hovis e suis; h. acti- nocladotlirix : oospora, nocard'ia, strepiotlirix hovis; strepthotrix aciinomijces) si trova negli attiuomicouii del bue — noduli per lo pill del mascellare, ripieni di linfociti — e net muscoli del porco (act. mnscolorum suisj e specialmente net punti giallo-verdastii o brunastri, die sono costituiti da un in- treecio di filauienti sottili aggrovigiiati, .,r ^^^-"-.^ individnalizzati alia peiit'eria, ove termi- nano sottofonna di .rigonfiamenti (clave) rifrangenti, in appareuza articolati, a con- i ^SHBB^K •■ 1 torni lisci o lobati itig. 165'. Queste clave sono colorabili nei cespn- gli giovani specialmente col metodo Gram- Weigert. Da questi cespngli si possono ' ** , ^ fare colture su siero o sn agar gliceri- «„ t„. ^ '^ ng. Ibo. nato e si ottengouo colonic bianclie, poi grigiastre con tendenza al gialloguolo, anfrattuose e difficilmente fondentisi assieme. In gelatina a piatto, e meglio in agar a piatto, si formauo colonic dapprima rugiadiformi e cespngliose, nettamente delimi- tate che poi si rialzano a cupola e diventano opache, biauco-gri- giastre. Cresce in aerobiosi ed anaerobiosi in brodo ove difticilmente si forma nn velo: generalmente si produce un sedimento costituito da un intreccio di filanienti a bordi areolati: il brodo rimane limi)ido. In gelatinai per I'intissionc si sviluppa scarsamente: lungo il tramite si i)roducono delle barbe corte e tozze; sulla superflcie si forma una patina biancastra die poi si infossa. Inoculando Ic colture in brodo agli animali, questi muoiono senza die si riproduca rattinomicoma: si puo pero ottenerlo 332 BATTERIOLOGIA qualclie volta inoculanclo loro (lirettamente il eoutenuto di iin attinomicoma. Xeirambiente si trova sotto forma di act. hovis sulfurevs (Ga- sperini). Diagnosi. Per 1' IDENTIFICAZIONE 6 assolutameiite necessario, nella iiiag- gior i)arte dei casi, tener presente la provenienza del inateriale dagli attinomicomi, dopo di die la ricerca si fa: a) per mezzo di preparati a fresco. I granuli giallaetri o grigiastri o pifi o uieno colorati in bruno dal sangue (dopo averli lavati in atqua lisiologiia, in modo da asportare le cellule liufatiche, o chiarificati con acido acetico) si achiacciano tra un vetrino coproggetti e udo portoggetti in una goccia di glicerina diluita, e si gnavdano a forte ingrandimento con lenti a secco o ad immersione. In nif zzo alle cellule linfatiche pifi o nieno intatte, si troveranno dei tilameuti, alcune volte ramosi o a cespuglio, altre volte a framnienti, altre volte col caratteristico aspetto clavato. b) per mezzo di preparati colorati. II inateriale trattato nello stesso modo, seccato e fissato, si coloi'a col raetodo del Gram ; i filamenti rimangono colorati in violetto, il fondo in giallo o in rosa a seconda del colore di contrasto adoperati). Xotasi clie por avere preparati piti nitidi si puo iramergere il preparato, prima di colorarlo, in potassa al 0,01 "/q secondo il metodo del Loffler. c) per mezzo di aezioni. I noduli si possono anche sezionare, colorando poi If spzioni con \ari ]n-ocedimenti, di cui il migliore o sempre qnello di Gram- Weigert. Per la diagnosi differenziale, nei casi in cui il inateriale non si sa se provenga da attinomicomi, bisogna tener presenti le altre foi*me di streptothrix patogene e non patogene, delPam- biente. Per cui bisogna ricordare essere bensi vero che varie streptotrix non cro- mogeno dell'aria, inoculate, producono dei noduli, ma che questi pero non possono riportarai agli attinomicomi del bue e dei suini. Tra queste forme tigurano I'alba (s. clad. Uquefaciens di Hesse), la Hofmani, Vact. albas di Berestnew. Del resto queste strepotricee non si clavanoche eccezionalmente nei tessuti, e tanto meno nellc colture. Alcune di esse coi ripetuti passaggi da animale ad animale o ancbe in altre condizioni di vita possono assumere un aspetto bacillare. Si conosce in- fatti una forma di sir. alba che pare abbia relazione col h. Zopfi il quale uelle condizioni ordinarie si presenta come un tipico battcrio (Casagrandi). BATTERIOLOQIA 333 Occorre anclie differenziare 1' attiuomicosi dalle cos'i dette pseudoactinoniicosi hacUlari o leptotricce. Si possono trovare iafatti negli animali dei pseudoactinomicoiui che si dif- ferenziaao da quelli dati dalPactiaomices perch^ i grauuli sono molto piti grandi e voluminosi; spappolando questi granuli, il che e facile, ed esami- uandoli, noa si mettono in evidenza forme clavate; se qiialclieduna se ue tvova, cio awiene molto di rado e si tratta di clave piccolissime ; gli intrecci lilamentosi sono poi costituiti di filamenti non raiuificati, per cui i gerrai si assomigliano a leptotrix, tanto che alcnni autori hanno creduto che lo fossero realmente. Coltivandoli su siero, non si riproduce la colonia cespugliosa, ma nna co- lonia fatta di piccoli bastoncini a coutennto articolato, non oraogeneo, che non formano mai arfcrospore e che quindi ricordano il b. della difterite. Forme siniili si possono trovare nei polmoni degli animali e nelle miicose e sierose del coniglio come la str. ciinlculi (s. h. necrophorus, s. h. difteriae vltiilorum, s. b. necrosebacillus). Finalmeiite siccome altre streptotricee si trovano negli ani- mali, occorre sapere differenziare anche queste. In genere esse non si trovano in actinomicomi tipici: manca poi la pro- duzione della clave nei- cespngli: e le lesioni in cui si osservano sono in ani- mali diversi dal bue. Nell'uomo sono stati trovati bacilli riuniti in cespngli, piii o meno ramifi- cati e con corpiccioli staccati, simili quindi a tilamenti actinomicotici: sono prodotti da streiHotrix albe. £ stata trovata una forma nel canale lacrimale, ove produce concrczioui calcaree: e questa la str. di Ejypinger o asteroides: caratteristica per il colorito giallo-ocra che assume nelle colture: questo germe pare anche sia stato isolato da casi di meningite e di pseudotubercolosi, oltre che da un pus cerebrale. Altre forme sono state trovate sulle palpebre e nel dorso della mano, ove determinano le cosi dette botriomicosi, che hanno molta relazione colla botrio- micosi equina la quale segue alia castrazione. La malattia piii importante prodotta nell'uomo da una streptotricea h il piede di Madura: nel pus denso dei focolai, si trovano granulini gialli e alle volte ueri (grani melanici), dai quali h coltivabile una streptotricea che sulle patate forma una patina rossastra. Altre streptotrix si trovano nel naso e nella bocca, ove sono state de- scritte coi nomi di vibrio nasalis e lingualis: sono innocue e coltivate in terreni solidi, formano patine continue, rugose, mai accartocciate, e si approfondano alquanto nel substrato; in brodo si sviluppano al fondo come grnmi gialli. Nei bovini infine si puo avere una malattia prodotta da una strepto- tricea, il farcino bovino che e dovuto alia str. farcinica (s. b. nocardiac) i cui cespugli sono fatti di filamenti intrecciati, mai clavati. Un farcino simile si riscontra anche nelle capre e nei cani, dove si parla di una str. caprae, di una sir. canis. Queste streptothrix coltivate hanno i caratteri della str. alba.. 334 BATTERIOLOGIA Cap. IV. MICOBATTERI. lu questo gruppo si possono oramai comprendere oltre al b. della tubercolosi, il b. della lepra, quello dello smegma e vari ba- cilli pseudotubercolari. Esso h rappresentato da esseri clie, come dicono il Lelimann e il Neumann, sopra i terreni nutritivi solidi forma no coltuve rilevate piu o meno rugose ed asciutte. Microscopicamente sono bastoncini sottili e snelli, che spesso pre- sentano una ramificazione dicotoma tipica e talora tilamenti, ramificati o no. 1 bastoncini colorati con fuxina carbolica riscaldata, cedono molto diffi- cilmente la sostanza colorante agli acidi e si comportano rispetto ad essi presso a poco come le spore degli ordinari schizomiceti. I. B. della tubercolosi. I Ixicilli della tubercolosi sono rappresentati da germi die si ranuodano al tipo delle streptotricee perche in determinate condi- zioni di sviluppo si moltiplicano, dando luogo a lungiii filament! ramiflcantisi, e i)erclie i loro estremi si i)ossono dilatare, rigon- fiare a clava (fig. 160), e alle volte si frazionano in una serie di corpiccioli i)iu piccoli, clie ricordano le artrospore. Quests uiodalita di sviluppo si ottengono quando i bacilli della tuber- colosi si coltirano in terreni liquidi, e si sviluppano al fondo del recipiente, avendo cura di aggiungere costantemente nuovo materials di nutrizione; si possono anclie avere coltivando i germi in organismi animali e specialmente negli animali a sangue freddo (rana p. es.): qualche volta si trovano pure negli sputi. II b. tubercolare non pno pei'6 riportarsi art nn rtetenninato tipo rti streptotiicea ; benclie si sia detto die derivi rta una strcptothrix alba. Invece pare che il b. tubercolare, in determiuate condizioni di sviluppo, si rauiificlii come una streptothrix, foi-rai zigospore e stilos]K)re, che quindi direttamente si possa riportare ai germi da cui Ibrse filogeneticaniente potrebbero derivare le streptothrix. e cice ad una ■chetoeladiacea. BATTERIOLOGIA Caratteri iiiorfolog-iei. I fi lui sicrme sottile, hmgo, a estremi aftilati (tig-. KJT}, qualclie volta iiioiioclavato (1) raramente bklavato; (inando e "iovane si colora unite n'lnonieiite eoi co- iiiiini colori di aniliiia a ealdo, .^^"-'^ ^-S^r (juaiKlo e veccliio si colora in- - ^ ^^^-^ teiTottainento, per ciii appare articolato (M)ine so risultasse ilairnnioiie di tanti cocchi. 1^ immobile, resiste al Gram, coi colori mordenzati si oolorai con difticolta, ma nna volta assunto il colore lo cede difticilmente anclie in jiresenza di acidi e d'alcool. Xon e si>ori<>en(): le cre- dute spore non sono clie pnnti in cui il citoi»iasma e i>iu ad- densato. 1'] aer()l)io, pero si svilnpi»a anclie in i)resenza di poco ossigeno (coloro die lo iliiinno creduto anaerobio sono caduti in errore). Caralferi eolturali. In (ieJatiu(( non cresce: si sviluppa invece sn agar (jJleer'mato, o aggiunto a siero di sangiie umano o di vitello, o in sangue intero di nomo, vitello, coniglio; e (quantunque non cosi bene come si dice I in agar airalbnmosa di Ileyden. Si sviluppa anclie in hrodo, purclie esso sia giicerinato o con aggiunta di siero di sangue o di sangue intero o di liquido ascitico e su patate glicerinate. Suir ac/ar fonna una patina diffusa, notevol- mente accartocciata, secca, vscagiiosa, verrucosa, rilevata nel centro (fig. 168). Su patate forma una patina clie lia gli stessi caratteri; ma se essa viene bagnata, in alcuni pnnti diviene molle. In hrodo si svilupiia sul menisco, ove forma un velo spesso accartocciato, bianco sporco: in ogni i-aso il velo si ottiene se sul brodo si pongono alcuni pezzetti di sugliero. Alle volte si sviluppa pero solo al fondo, formando (1) Per qnesto aspetto alenni lo hanno persino crednto un clostridio (!). tiff. lf.8. 33t) BATTEKIOLOGIA nil dcposito tiocconoso, tilante, mehiioso, iiieutrc iuvcce il liquido lion viciie intorbidato. L'ottimo di sviluppo c a J:0"-J:1" C. Caratteri biolog'ici. Essi souo poco iioti per lo ditiHcolta di sviliii)po in toiroui adalti alia ricerca degli cnziini. E patogeuo per gli animali, alcnni eccettnati: e il suo inodo di agire e legato non ad una tossina solnbile dimostrabile, nia ad un veleno insolnbile iieirac<|na, insito nel suo eorpo, eioe ad una uncleina, dalla quale trarrebbe origine il tnbercolo. L'aiiimale poi morrebbe ])er Fazioue della tubert'olo.sauiina e dell'aeido tubercolinico, i <]uali avrebbero comune ii gruppo to.s- sico (Y. pag. 2\){^). Inoculato il b. tnbercoliire i)i'oduce il tubereolo (costituito da cellule giganti e da lintociti) nel (piale si trovano i bacilli tnber- colari, colorabili omogeneainente se il tidx'rcolo e giovane; ella Tri5KiicOLOs;i dki mammiferi in qiiesti ultirui tempi si t' cre- duto diverso da qiielli della tultcrcolosi umana: ceito il 1>. della tubercolosi miiaua, iaoculato nei boviui, uon ripvoduce la tubercolosi diffusa, peio passando la tubercolosi umana ad altvi animali, come a cavie e conigli, e poi inoculan- dola nei bovini (vltelli), si e potuto ottenere la morte di cssi per tubercolosi. II Bebring poi avrebbe dimostrato cbe i giovani vitclli, se trattati con nuo qualunqno di questi bacilli tubercolari, si imuiunizzano coutro tutte e tre le varictfl di tubercolosi, per cui secondo Tautore si tratta sempre dello stesso gcrme. Del resto orauiai l;i niafjji'ior parte ecie. Le varieta umana o bovina che del resto sono le piii atlini si confondouo spesso nei niezzi loro propri; e specialmento negli animali intermediari, ijuali la cavia, il coniglio, il cane, il gatto, la scuumia, il eavallo, il porco c la capra. selibcno ancbe per essi la varieta bovina sia al)itualmente la piii virulenta ccc. ». IMagno^ii. La ricerca e la diagiiosi '->- Ncelscn) sul foudo bleu o in violctto (Koch-Elirlicli) su fondo giallo o rosa Celli -- k ^ — ^ -J 338 BATTERIOLOGIA Si jiossono anehe adopiTaro altri procetVmienti ]>iii <• ineno raeooinaudaliili ; lua essi jicri^ non sono eutrati nella pratii-a coiinme, poiiio i proceili-iiti. Questi metodi )U)Ssiainc> distingrueili : in quolll ill ciii non si la colorazione
  • olarlo come facciamo noi) e colorarlo. II. DiAGNOsi DAI LKjUiDi (pleurici, pericardici, ecc, iiriua, feci, sangiie\ Si pu5 auzitutto esaminare il sedimento di 24-48 ore, avendo cura, nel caso delle feci, di diluirle con acqua distillata e di ^jassarle attra verso un filtro di garza o di Jina rete metallica per nou avere nel sedimento molti corpi estranei. In genere j)ero, anche quando i bac'Ui esistono, i preparati posiono riii- scire negativi. Perci5 si b pensato di applicare il metodo deirarricchimento dello sputo iti germi, di Hesse, che ad alcuni avrebbe dato buoni risultati. Migliore di tutti sembra sia il metodo del Jousset. Se il litjuido 6 spoutaueauieiite coagulabile. si aicgiiingono ad 1 p. di esso 10-80 eiuc. di una iniscela di pepsina 1-2 gr., gllceiina e HCl a 22' ana 10 cnic. rtuoinro di sodio 3 gr., aequa distillata 1000; e si tiene a 38° per 2-3 ore, agitando ogni tanto. Quindi si centiifuga e nel deposito si cereano i Iiacilli della tubercolosi. Se si tratta di sangne, se ne estraggono 30 gr. e vi si aggiungono 100 cine, di acq. dist. II reticolo di fibrina, elie si lorma per eoagulazione. trattiene i germi nel suo spessore: agitando 340 BATTEEIOLOGIA il coagulo. luolto lasso, se ne asjiortano i globuli sanjruigni : i fiocclietti di fibiina ehe riman- gono si trattano con la niiseela tligereute. Se il liquido non i- spontaneamente eoagulabile, si plasmizza : percio si iiieseola a parti iiguali sangue di cavallo con XaCl al 10 °/o ^ *' centrifuga: si raccoglie il plasma clie si se- liara. e 30-40 gr. di esso si agginngono al liriuido in cui si presnmono trovarsi i 1). della tu- liprcolosi. Si ottiene cosi iin coagulo die si tratta come qiiello dei materiali spontaneamente coagiilabili di cui abbiamo teste parlato. Xel liquido clie si ottiene, centrifagato, si ricercano i bacilli della tubercolosi. Si pno anchc inocnlare il centrifngato (lei liquidi nel peritoueo o sottocute alio cavie. Anzi a qnesta i)rova giova rit-orrere tntte le volte che I'esame microscopico e riiiscito negativo. Per facilitare la ricerca si puo anche filtrare il liqniflo attraverso iin materiale poroso eVl inocnlare il deposito. Serve beue all'uopo I'appareccliio per raccogliere il sediinento dell'acqna per I'esame mi- croscopico (V. vol. I, pag. 126). III. DiAGNOSi NEi TESSUTi. — Si spappolaiio i noduli tra due portoggetti come se si trattasse di uiio si)uto e si colorano. Pero, ove si volesse anclie tenere in consideiazione la striittura del nodnlo, sarebbe necessario fare delle sezioni e colorarle. Per mettere in evidenza i bacilli uei tessuti spappolati c nolle sezioni ri- spondono bene i metodi del Buscalioni e Kondelli, del Lalforgne e del Cimino. Buscalioni e Kondelli propoiigouo di prei>arare due solnzioni : I' una di 6 gr. di ipoclorito di calcio in 60 gr. di acqua, Paltra di 12 gr. di car- bonato di calcio in 40 gr. di acqua. Questa seconda soluzione si filtra e si nnisce alia prima; si filtra di nuovo e si conserva la miscela in bottiglia colorata in bleu, cbiusa ermeticaraente. Si colora collo Ziehl o col violetto di Ehrlicb a caldo per qualcbe minuto, si lava il vetriuo nell'aoqua distillata e si tuffa nell' acqua di Javelle, lasciandovelo a contatto fino a che la colo- razione rossa o violetta del preparato diventa giallo-bruna. Si lava nuova- mente il preparato e lo si esamina in glicerina. L' esarae microscopico, se si tratta di spufco, mostra il fondo colorato in giallo, i nuclei delle cellule epiteliali, i corpuscoli del pus ed i microrganisrai che ordiuariamente si tro- vano negli sputi intensamente colorati in giallo-bruno ; i bacilli tubercolari si mostrano invece intensamente colorati in rosso od in violetto, a seconda della soluzione colorante impiegata. Se si tratta di tessuti, le cellule si colo- rano in giallo-bruno, i bacilli in rosso od in violetto. II Lafforgae, per la colorazione dei bacilli negli sputi, colora con lo Ziehl per 30' a caldo, poi fa agire sul vetrino essiccato e colorato (levando I'ec- cesso di colore seuza passarlo in acqua) una soluzione di acido tartaric© o citrico 1 : 10 per circa mezzo minuto, fino a che si ha colore roseo. Quindi lava in alcool, poi abbondantemente in acqua, e colora il fondo con bleu di metilene. Secondo I'A., 1' acido tartaric© ed il citrico escludono il pericolo di eccedere nella decolorazione. Volendo poi dimostrare i bacilli in sezioni, la colorazione si fa durare un minuto, e la decolorazione si fa con una soluzione acida 1 : 5 alternando con alcool assoluto fino ad ottenere un colore roseo. BATTEEIOLOGIA 341 Secondo Cimino le sezioni dello spessore di 7 ;j. vengono distese ia acqua distillata a bagaomaria, passate «u vetriui rigorosamente sgrassati, e la- sciate quindi per 1 ora nel terraostato a 40'^, o per 24 ore all'aria, riparate dalla polvere. Co9\ esse restano saldamente incollate al coproggetti. Si spa- raffiaano poi, cosi incollate, in trementina e si passauo in alcool assoluto. Si lasciano cadere poche gocce di fucsina di Ziehl sul preparato, che vien riscaldato alia iiamma lino a svolgimento di vapori, seguitando a seal- dare per uno o due minuti; si lava abbondanteraeute in acqua, si immerge il preparato per 4 minuti in una miscela a parti eguali di acido nitrico al 10 "/„ e di ematossilina ; si ripete di uuovo il lavaggio abbondante in acqua semplice, e P immersione nella stessa per cinque minuti almeno. Le sezioni, tratte dalla miscela di acido nitrico e di ematossilina con colorito giallognolo, perdono nell' acqua questo colore ed assumono man mano una tinta violacea. Si passa poi il preparato in una tenue soluzione di carbonato di litina, e con questo trattaraeuto i tagli diventano azzurri. Si fa seguire la disidratazione nella serie degli alcool a 70", 90°, ed asso- luto, il rischiaramento in xilolo e la montatura del preparato in balsamo. Questo metodo rivela nettamente i bacilli e dh ai tessuti una colorazione molto nitida. IV. DiAGNOSI DIFFEEENZIALE TllA I YAEI BACILLI DELLA TUBERCOLOSI. 1" 2)er mezzo di preimrati colorati. Si pub soltiinto sino a uu certo punto, col metodo del Martzi- nowsk}^, tentare di difterenziare il h. dclla tithercolosi aviaria da quello delta iuhercolosi umana. Percio una volta dimostrati dei bacilli che si colorano col metodo Zielil- Neelsen o Kocb-Ehrlicli, si fanno altri preparati, che si immergono in una soluzione fatta con 1 p. di liquido di Ziehl e 2 p. di acqua distillata. Yi si teugono per 3-8 minuti, indi si lava con acqua e si colora col bleu di Loftier, si lava, si secca e si monta. Secondo I'A. il b. della tubercolosi dei raammiferi rimarrebbe scolorato, quello della tubercolosi aviaria assumerebbe una tinta rossa. 2" per mezzo di colture. Approfittaudo della p in facile coltivabilita del b. della tubercolosi aviaria, di fronte a quello del b. della tubercolosi umana, si puo tentare con qualche fiocchetto di muco di fare delle colture in piatte, col metodo dell'Hesse ; pero h questo un procedimento che non sempre riesce, specie perchfe altri germi che si trovano insieme ai b. della tubercolosi si sviluppano e rendono le colture impure. E meglio quindi cercare di giungere ad una diagnosi dif- ferenziale. o" 2)er mezzo delle inoculazioni negJ'i animali. A tal uopo si inoculano delle caVie nel sottocutaneo della coscia ; dopo 5-8 giorni si estirpano le ghiandole, si triturano in Tin mortaio sterilizzato 342 BATTERIOLOGIA e si inocula 1' emulsione in uu piccioue: il h. della tubercoloei aviaria si sviluppa; quello della tiibercolosi iimana no. Naturalmente i risultati che offre questo procedimento vanno anche essi presi col beneficio dell' inventario. Y, DiAGNOSI DIFFERENZIALE COI BACILLI DELLA P8EUD0-TU- BEKCOLOSI. — In vari aiiimali soiio state descritte lesioni pseudo- tubercolari, in cui sono stati riscoiitrati i piii diversi gerini dai cocchi ai bacilli, ai filamenti anclie ramificati, articolati, ecc. Alcuni di questi germi si colorano col nietodo Zielil-Neelsen e col metodo del Gram, ed altri ne colF uno ne colT altro. Alcuni si sviluppano bene nei coniuni terreni di nutrizione ed altri no, come ancora alcuni uccidono gli animali con forme setticemiche, ed altri invece producono lesioni (die si avvicinano di pin a quelle prodotte dal b. della tubercolosi. Cbe si tratti di nn solo genue, come vorrebbe qualche autore, non o possibile amiuettere, peivhfe si sa oraniai che le lesioni anatomo-patologiche non soQo prove sufficienti per stabilirlo, dacchfe h stato dimostrato dal Carini che con molti batteri si pno produrre il tubercolo sperimeutale. La diagnosi differenziale deve quindi limitavsi a differenziare il b. della tnbercolosi da quei germi capaci di produrre una pseudotubercolosi, i quali si colorano col metodo dello Zielil-Neelsen. Ora il germe che pin facilmente pub trovarsi accanto al b. della tuber- colosi, specialmente uol latte, nelle feci, nell'orina e un bacillo che si puo benissimo riportare a quello isolate dalla Rabinowitsch e dal Petri dal latte e dal burro, e poi da altri, e studiato dal Carnevali die ne ha dato i seguenti Cahattehi morfologici. Xelle coltiue in mezzo licjuido, specialmente nel deposito al foudo del tnho, ii micioi-'^a- nismo lia la fonna di lui bacillo abhastanza Inngo e grosso, coi poll in'tensamente colorabili ; nno di questi 6 anche un po' ingrossato. Se le colture sono vecchie. il contenuto rti questi niicrorganismi pno essere framnientato. ed i singoli fiammenti assnniono piu intensaniente la colorazione. Nelle pellicole snperficiali delle colture in brodo e nelle patine su agar a becco di rtauto, primeggiano Ic forme coite a cocco-liatterio. Le forme bacillari abbondano invece nelle colture su patate. E iuuiiobile. Assume facilmente i colori d'anilina. Itesiste al Giam. Si colora col nietodo di Kocb-Erlicli e di Zielil-Xeelsen. Caratteri colturali. In (jelatina a piatto. — Colonic snperficiali rotondeggianti, a capoccliia di spillo, bian- castre. II loro centro, visto ad un certo ingrandimento, e piii scuro della loro periferia. Da esso sembra clie si dipartano una serie di filamenti, die si dirigono flno ai bordi della colonia. Questi bordi sono lievemente ondnlati. In gelatina per infissione. — Xon si sviluppa, o quasi, lungo la linea di innesto. In su- perficie forma una jtatina biaucastra. Su agar a becco di flauto. — Patina spessa, che si estende su tutto il terreno di nutri- trizione, umida ]iiiina, jioi socca; invecchiando assume una colorazione giallognola. I BATTERIOLOGIA 343 .Si' jjoi!a<<^ — Piitina (Irtppriiuiv bi;nia senza coagiilailo i' foiniando una pellicola in suporticio. CAUATTEUI BIOLOUK'I. Tnveccliiaiulo, la loltura produce un piginento giallastro clii- tcndc all'aranciato. (^ncsto piguiento si produce i)rima nci substrati solid! die nci liipiidi ; in alcnni di (luesti si forma soltanto tardi; e quanto avviene nell'albuminato aloalino del ("asagrandi. Xon fluidifica la gelatiua. Xon iuverte il sacoarosio in glucosio. non trasfornia 1' aniido in /.nccliero, non coagula il latte, non decompoue Tamigdalina. La reazione dell'indolo e negativa ; non produce gas. Esso. inoeulato nel pt-ritoneo di cavie, produce noduli miliari in corrispondenza della milza, del legato, e talora del peritoneo ; da qnesti uodnli si pu6 coltivaro il baeillo, purclu- pero provenga da passaggi da animale ad animale : in ogui caso i focolai speciflci inoculati non ri])ot,ono lo stosso fatto patologico locale. Quiiidi questo germo si puo difforeuziare d:il b. della tubercolosi per la sua forma, per la sua facile coltivabilita e per la sua azione patogena verso gli animali. VI. DlACiNOSl DIFFEKENZIALE OOI COSl DETTI BACILLI DELLO SMEGMA. — Qnesti si troviiiio siil prepuzio, nel perineo, nelle pie- giic auali, snl elitoride e laiameiite nella bocca (V. b. della lepra, pag. o4:o). Per la diagaosi dilferouzialo si cousiglia servirsi del luetodo di I'appeu- liciiu (V. b. dolla lepra) ; ma per usare questo motodo bisogna prima avere il sospetto cbo si troviuo nel matcriale iu esamo ; e meglio quiudi fare prima uu preparato col mctodo di Kocb-Ehrlich, usando I'acido uitrico, come e pre- scritto, al 33 "/o come decoloraute, col quale procedimeuto e ben difficile cbe qualcho baeillo dello smegma rimanga colorato. Del resto il trattamento ulteriorc con alcool li scolora. In ogui caso si i>uo adoperare il metodo del Dorset. Qucsti tioiie i pre- parati per 5 minuti iu una soluziono alcoolica all'8 "/q di Sudan III e poi li lava in alcool a 70'. II Sudan III colora i bacilli della tubercolosi soltanto: gli altri rimangono scolorati. Inline, si potreltbo ricorrere alia ]»rova sierodiagnostica, la quale puo ser- vire anche per la diagnosi dift'erenziale coi pscudotubercolari. Per lo scopo ai consiglia di servirsi del siero di individui tubercolosi o di quollo di animali iiroculati con bacilli morti o vivi. Questi sieri determinano la precipitazione dei bacilli della tubercolosi dalle emu.lsioni in rapporti superior! a 1 : 10 (sccoiido alcuni siuo a 1 : 20), mentic non precipitano atfatto quelli della pseudotubercolosi. £ pero questa una prova clie meritercbbe maggiori coiitrolli per poterci fondare '^ou sicurezza sulla sua specilicita. 344 BATTERIOLOGIA B. della lepra. I bjicilli dcllii l('[)rii sono fiormi sottili, lorse un po' piu lunglii e pill grossi (li quelli ore a 37" forma colonie gri- giastre clie guardate per traspareiizai mostrano il centro nucleato. II siero non e fluidificato. Sa imtaiv lo sviluppo e scarso e si nota per lo piii solo dopo la seconda settimana, sotto forma di un velo sottile senza caratteri speciali: bisogna anclie die la fig. 173. patata abbia reazione alcaliua. P^5l 348 BATTEEIOLOGIA in hroclo, secondo alcuiii osservatori, si svilupperebbe intorbi- (laiidolo, ma per qnanto mi consta la maggioranza dei bacilli difterici lo lascia limpido. Certo pero si foruiano piccoli grumi €he si raccolgono al fondo o rimangono sospesi: raramente si forma un velo ceruleo in superficie. In latte si sviluppa senza coagularlo. Caratteri biologici. 11 b. difterioo possiede Teuzima diastatico e I'inversivo. At- tacca specialmente il glucosio (infatti dopo 4S li. i brodi alcaliiii divengono di reazione acida). Produce una tossiiui la quale si distrugge a 65" al calore umido e a 120" al calore secco, come aiiclie cogli acidi e cogli alcali. Iniettata per la A'ia sottocutanea, nel punto di inoculazione si produce una cliiazza emoriagica ; poi si nota un leggero in- gorgo e aiTOSsamento delle giiiandole soprarrenali e ijieremia del tenue; generalmente Tanimale muore con paralisi degli arti. La minima dose mortale e rappresentata da frazioni di cgr. e persino di mgr. La costituzione chimica della tossina difterica h ancora ignota : secondo I'Elirlich constereljbe di due parti, una non tossica (parte aptofora), e una tossica (parte tossofora) : essa non conserva un grado di tossicit.o, costante, e si trasforma in gran parte, in atossica o tossoide. Iiidipeudentemeute dalla vera tossina poi nelle colture in lirodo si produce una sostanza non tossica corrispondente alia stomoosina di Centanni, detta tossone da Ehrlich, analoga all'enzima batteriolitico dell' Emmerich e Low: la quale forse e causa delle paralisi difterirhe postume. Diagnosi. Per la diagnosi batteriologica della difterite occorre pro- cedere : 1" alia prelevazioue del materiale, 2" airallestimento del preparato microscopico, .1" all' innesto del materiale in terreno colturale adatto e al successivo allestimento di preparati microscopici dalla coltura. Prelevazione del materiale. — Il metodo piii alia mano e piii pratico e quello di raccogliere il materiale con un tampone di cotone avvolto attorno ad una bacchetta di legno, di vetro, o meglio di metallo, precedentemente sterilizzato dentro una comunc provetta (fig. 174). Questo tampone si estrae dalla ]>ro- BATTERIOLOGIA U'J vetta stessa al letto delPamraalato, lo si strotina sul punto leso, lo si ripone deutro la provetta e si riporta cosi in laboratorio. AUestimento del preparato microscopico. — II prepa- rato microscopico si allestisce per anotolamento, ossia, estratto il tampone dall'astiiccio di vetro, lo si arro- tola sopra un vetro coproggetti comprimeudovelo leg- germeute. Si lascia seccare il materiale, si fissa pas- saudolo tre volte alia fiamma, vi si vorsano sopra alcune gocce di uua soluzione idro-alcoolica di bleu di metilene o di bleu di Loeffler o di fucsina carbolica diluita all' 1 sii 10; si riscalda siuo ai primi vapori, si lava, si secca e si osserva. Si devono notare, dato che si tratti di difterite, dei microrganismi a forma di bastoncino riuniti a grnppetti, con un estremo generalmente un po' piu grosso, a contenuto non serapre omogeneamente co- lorato. Per giuugere ad una diagnosi esatta occorre met- tere in evidenza i granuli polari. All'uopo, tra tiitti i metodi, quello da preferirsi e il nietodo del Neisser (V. -pag. 225) percbe (De Nigi'is): a) mette in evidenza il maggior numero dei gra- nuli polari sia nei batteri delle coltnre, sia in quelli delle false membrane ; h) non da mai una colorazione in toto che ostacoli il differenziamento dei granuli del microrganismo. Esso inoltre si pud ritenere un raetoio di diagnosi differenziale: a) tra forme difteriche tipichi- e forme difteriche a tipo attinomicotico, ove si tenga conto della durata d'azione della soluzione, necessaria per mettere in evi- denza i granuli polari, (soluzione A 25-35", soluzione B 40 -45" per il bacillo di Luffler; soluzione A 50"-60", soluzione B l'-2' per il bacillo difterico del Concetti); /)) tra forme diftevicbe e pseudodifteriche, ove dopo ottenuta la colorazione si'gnendo le indicazioni uormali si proceda alia colorazione, facendo agire la soluzione A per un tempo piu lungo. In tal caso, mentre i bacilli difterici presentano i granuli polari ben differenziati dal corpo bacillare, i pseudodifterici non presentano piii tale colorazione netta, ma tutto il corpo bacillare assume la prima colorazione. Jnnesto del materiale in terreni colturali adatti — Non sempre con il semplice esame microscopico si riesce a fare la diagnosi di difterite. Nei casi negativi special- 350 BATTERIOLOGIA mpute bisognii ricorrere a procedimeiiti colturali. Nei laLorutoui si ha serupre ii flisposizioue flell'a,i>ar glicerinato, che serve beuissimo : all'uopo lo si fonde, si versa in scatola di Petri (o sopra dei vetri portoggetti, che si collocano poi in scatole Petri, sopra nn tbglietto di carta bibula), si lascia solidificare e vi si arrotola sopra il batnffolo sporco del materials sospctto. Si pone nel termo3tato la scatola alia temperatura di 35°- 37° e dope nn certo uumero di ore (7-12) si adagia snl luateriale nntritivo nn vetrino coproggetti nei punti stvi- sciati, nei quali generalraente si sono svilnppate una serie di colonie stacoate (fig. 175), e con il medesimo si fa un pre- parato ad impronta, colorando eon il procedimento di Neigser. Xella pratica giornaliera e ntile il luetodo del Valagussa. Qnesto consiste nel servirsi, uella prelevazione del nia- teriale, di batnffoli di cotone impregnati di terreno di notrizione solido, che puo tig. 17.'). esseve 1' agar glicerinato o il tei'reno Schloifer (V. pag. 255). I taiuponi sporchi del materiale si niettono in termostato a 35''-37^ (nou nvendo qnesto, enti-o apposita tasca nell'interno del panciotto) vi si tengono per 3-4 ore, poi si estraggono e si arrotolano sn vetrini i)ortoggetti, che si fissano e si colorano nel modo indicate. Infiue nella pratica ordinaria, specie quando ci si trova lontani dai la- boratori, si pno procedere all'esame batteriologico della difterito con nn nietodo assai semplice, che ho aviito occasione di controUare piii volte. All'uopo si prepara da un canto un terreno di nutrizione semplicissimo di urina al pei^tone e alia glicerina (V. pag. 255) e dall'altro dci batnffoli di cotone idrotilo niontati sopra una bacchetta di vetro o di legno, i quali si imniergono in albumina d'uovo diluita a metk con acqna distillata. Quando se ne sono irabevuti, si collocano entro provette vuote, seuza farli aderire alia parete, per mezzo di cotone che si applica all'apertura della provetta, attra- verso il quale si fa passare la bacchetta di vetro. Si sterilizzano qnindi al vapore d'acqua a 100° come il terreno liquido suindicato. L' albumina cosi coagala e trasforma il tampone in un pezzo cilindrico solido bianco. Al letto del- I'ammalato si portano almeno due taraponi cosl preparati, e si sporcano nella gola dell' individno sospetto difterico. Con uno di questi tampooi si pro- cede all'allestimento del preparato microscopico nel modo indicato; I'altro in- veco s' introduce entro ad un tubo contenente il liquido di nutrizione, sbat- tenddlo alqnanto. Indi si soUeva al di sopra della supcrflcie del liquido, in modo da togliergli qnaluuque contatto con il liquido stesso e lo si tiene so- speso entro la provetta, trattenendolo con un batuffolo di cotone applicato all'orificio della provetta, attraverso il quale si fa passare la bacchetta di vetro. Questa provetta contenente quindi il tampone sporco inumidito con BATTERIOLOGIA 351 il li((niclo tli niitrizionf, si mette in termostato. Dopo G-S ore si estrae il tampone e con lo stesso si funno dei yreparati per arrotolamento sn portog- gftti ; e se da questi si ha risultato negativo, dopo 12 ore si fanno dei pre- parati dal liquido di nutrizione. Per la diagnosi differeuziale tra il b. doUa difterite ed altri gerrai simili, avendo questi gia isolati e coltivati, occorre proce- dere anelie ad altre ricerclie elie non soiio semplicemente degli esami ]iu('roseoi>iei. Per la diagnosi tra il b. della difterite, i pseiidodifterici, i b. della xerosi ed i bacilli siiuili al bacillo dil'terico isolati da altre infezioni c utile teuer pre- sente che il b. dit'terico c tossico, e quindi dopo aver fatto delle brodocol- txire die si tengouo in ternioscato 2 settimane, si filtrano alio Chainberland e si inocnla il liltrato (5-10 cmc. a una cavia sotto la cute del torace), per vedere se nccidc gli animali in 4 giorni al uiassiino, nol qual caso si tratta di b. difterico. Si pu(> anclie ricorrere alia prora sierodiagnostica in vitro. A tal uopo si inoculano animali col b. difterico, e prima che essi muoiano si salassano o il loro siero si fa agire su brodocolture intorbidate del bacillo (tali brodo- colturo si ottengono sbattendole ripetutamente in termostato e usando a prefereuza il brodo di carne al 2 "/^ di peptone a al G " '„ di glicerina). Secondo Santori il siero normale delle cavie agghitina il b. della difterite solo nella proporzione di 1 a 10, quello delle cavie iufette sino a 1 : 30. In ogni caso, se i germi non sono tossici e non si agglutinano, per la loi"o identificazione occorre tener presenti i loro caratteri morfologici e colturali e la loro provenienza. II "B. PsErDODlVTERlco (• nu po' piii coito e i)iii grosso; riconla pinttosto Ic forme onuente (IfirEsclieiicli e quelle coliche, inoltre non sempre si dispone a grnjipctti : in coltura, se in primo teuii)0 si svilupp-a come il b. difterico, h poi minore la temlenza alia nneleazione della colonia, che lia contorni regolari. Esso nccide presentino ;iltro clic individni mono virn- lentl della stessa specie del 1). di LJiffler. In uu recente lavoro del Lesienr la qnestione e stata molto l>ene studiata e I'aHtore lia potuto notare che realmente esistono dei germi simili al bacillo della difteiite dal quale si dil- ferenziano per la loro iunoeuita verso le cavie. Pero atteso il fatto clie ad alcuni di essi gli frt possibile fare acquistare virulenza, li oonsidera come difterici attenuati. lasciando imprcgiu- dieata la ([uestione in rapporto agli altri. iL B. DELI.A XEROS 6 morfologicamente ideatico al bacillo della difterite : pero non ^ tos- sico per gli animali. Esso si trova suUa congiuntiva aftetta da xerosi: varic ne sono le forme descritte, ma forse si tratta di un solo germe. Altri batteri, trovati in diverse art'ezioni. come il re)ialis horig (isohito da una pielonefrite) e il h. pseudotuhercologix miirmm. et ovig, Ji;iuiio analogia col b. della difterite, ma non vanno confnsi con esso. Pare invece identico col b. della difterite un bacillo die e causa di quella forma di difterite degli uccelli, che e trasmissibile all' uomo. da non confondersi col 6. diphteriae cohivibannti, che si riporta al gruppo del h. coli. Identico fe pure morfologicamente un germe che produce epatizzazione dei polmoni dei ratti, iperemie della milza del fegato e morte dell'aniniale. Esso 352 BATTEKIOLOGIA 8i differeuzia dal b. difterico perclie h patogeno per i ratti per i quali il b. difterico tipico nou lo h. Del resto non h stato descritto nella flora boccale delPuomo: esso si chiama h. muris. lufiae, sjiova ricordarc clie quando si fii la ricerca del b. difterici da ina- teriali di sospetti difterici e ci si attienc al solo metodo di Neisser, puo at- caderc di trovare colorati dei gramili polari in geniii clie uoii sono iw difterici n^ pseiidodiffcerici. Gi^ dallo stesso lavoro del Noisser riaulta clie alcuiii gcvnii assolutamento diiferenti dal bacillo della difteritc posscggono doi gvaiiuli, iiel loro coiiteniito, ('he assumono la L-olorazione medesima, conic- I ,1 1). es. il bacillo do] lieno. Da lavori di altri autori risulta die vi souo gernii scnipre del pari niolto diversi da quelli difterici, i (juali possoDo assumere la medesinia colorazione, per esempio alcnni cocclii, secoiido il Vala- gussa. Tra qiiesti gcrnii il pin importante c il cosi d<'tto I'ibrio Ihifliialis. Qnesto si pub tro- vare nella bocca doi sani e dei difterici sotto forma di bacilli sottili, con termiDazioni a • lava, spesso b'ggeniieute ourvi ooii graiinli polari niolto bene colorabili col iiiofcodo del lis- !'"• Neisser (tig. 176). Secondo il Bajardi, esso non o clio una streptothrix, e per qnesto accanto alio forme a bastonciuo so nc trovano anche molte ad Y. a; *!,-\ ^^■^' yW -^v. IVr ilifleienzi;iilo n'S('nza. si ]>U'i <(jIo- liuv 11 iii:itiniale col iiietoro del Crouch o del lironxtcin, toi aiono brnni e il corpo del ha- , V/- •-• y, j cillo giallo. E pero niolto lueglio procedere a dello semine a piatto in agar. Dopo 12 ore a 37° si svllnppano nello spessore del substrate dello, colonie che, viste all'ingrandimento di 60 diauietri, si proscntano rotondeg- gianti, forteniente grauulose, non nu- ti^r. 177. cleate, di colorito giallastro e a bordi ramosi (fig. 177), quindi assolntamente diverse da quelle del bacillo dif- toriao. BATTERIOLOGIA 353 Cap. VI. SCIFOBATTEKI. Come il Lehinaim e il Xeimiaun stabiliscono i clue .uriippi dei mico e dei coriuebatteri, cosi io credo opportimo di collocare il h. della morva in un uuovo gruppo (aveute relazioni con le strepto- tlirix) clie chiaiuerei del ficifohatteri. In questo giuppo tioveiebbe posto anclie il h. della jpcsfe, clie per aleuni avrebbe del pari rela- zioni con le streptothrix. vSi tratta di germi clie foriiiauo patine molli e poco rile\ate sul terreno niitritivo, e, microseopicamente, bastoncelli vaeuolati o a navicella, clie nelle condizioni ordiuarie di colt lira nou presen- tansi niai divisi e dicotomicamente (nel die differiscono dai cori- nebatteri). I. — B. della morva. lib. della morva in (jiie.sti ultimi tempi si e rauuodatoalgruppo delle streptothrix (Conradi) i)erclie si dispone in lilamenti, si ri- gonfia a clava e ramifica. Tali fatti souo stati osservati nci tessuti e uelle colture. vSi ottiene luia tipica ramilicazione nelle colture su blocchetti di caolino iiuljeviiti di solu- zioni miuerali (Casagrandi). Cai*attori iiiiei>ost*opici. Sono bacilli corti e tozzi nei atnra e come solcate nella superficie. In (jcJatina per infi^iilone si svihippa fonuando una patina sottile, grigia, uniforine, uniida, a bordi sinuosi o dentellati: hmgo rinfissione si forma nn nnstrino spesse volte interrottoa corona di rosario. Su a(jar a hecco iVi Jiauto forma una iiatina bianco-sporcn, un po' diffusa dalla linea di innesto, umida. i)oltiicea, senza caratteri speciali (come il b. coli). Su putdte forma una patina (fig. 179) spessa, bianco-sporca, umi'tifi('Azioni:. — La identiticazione di bacillo della inorva si fa: 1" coll' inoculare dentro il cavo peritoneale di cavie, o asini masclii, noduli morvosi spappolati, scolo nasale, colture recenti (le veccliie difticibnente sono virulente) per vedere se si produce I'orcliite morvosa dopo 3-4 giorni. E quando questa si e formata, dal pus e dai noduli si fanno preparati col metodo del Gram per vedere 89 si trovano bacilli che non vi resistono, a contenuto non omogeneamente colorabile, e colture su patate. Solo nel caso in cui il materiale contenga altri germi, prima di proce- dere alPinoculazione endoperitoneale, si inoculanel sottocutaneo di una cavia, o si innesta suUa cute scarificata ; quindi dopo alcuni giorni, si uccide I'a- nimale, si estirpano i gangli prossimiori, si spappolano e si inoculano nel cavo peritoneale di cavie maschi. Si po3Sono anche fare preparati colorandoli con metodi speciali (e inu- tile fare sezioni) : serve bene alio scopo il metodo di LJiffler : si colora in liquido di LotUer al bleu di metilene o al violetto di genziana per 5 minuti, si lava bene in acido acetico 1 °/o colorato in giallo con alcune gocce di una soluzione acquosa di tropeolina 00, si rilava in acqua, si secca e si monta. Sul fondo giallo devono spiccare i bacilli bleu o violetti; 2" per mezzo della prova colla malleina. Gli animali, e per questo si preferiscono gli asini, vengono inoculati con il materiale morvoso, dopo esser stati tenuti in osservazione per 2-3 giorni, durante i quali si prende varie volte la temperatura del retto per stabilirne la media normale. Quindi sotto la cute della regione cervicale laterale, si 356 BATTERIOLOGIA iniettano cmc. 2,5 di una soluzione di malleina al decimo in acqua feni- cata al 5 "/o. Dopo 6 ore si prende la temperatura e si ripete la prova, ogni 2 ore, per circa 20 ore. Se I'animale h affetfco da morvra la temperatura si eleva di 1",5. 3° per mezzo della sieroreazioue. Con questo mezzo si potrebbe tentare di identificare il bacillo della morva ma mancano ancora ricerche sul normale potere agglutinante del sieri dei piccoli animali dilaboratorio, e d'altro canto si sa cbe gli animali non mor- vosi ma inocnlati di malleina posseggono uu siero, che puo agglutinare i bacilli morvosi come o il doppio di quello degli animali in preda all' iufezione (il siero di cavallo sano agglutina nella proporzione di 1 : 300-500, il morvoso in quelle di 1:500-1:1000, il malleinato in quelle di 1:500-2000) DiAGNOSI DIFFERENZIALE COI PSEUDOMORVOSI. — Ncllo steSSO gruppo del bacillo della morva si trovano il h. orchiticus o j)seii- domorvoso di Kui seller. Questo ha forma simile al bacillo della morva, pero resiste al metodo del Gram. Inoculato nel peritoueo di cavie mascbi produce un ispessiraento nodoso delle membrane testicolari e peritonite emorragica : non produce per5 noduli, ne il testicolo fe ingrossato. Coltivato a piatto in gelatina ed in agar produce colonie lobate simili a quelle del colera: sul siero forma una patina giallo-aranciata : il brodo al- cune volte si intorbida diffusamente, altre volte si formano dei fioccbetti vi- sibili ad occbio nudo. Sono stoti ilescritti imclie altii bacilli psemloiuorvosi, ilie si (lipoitinio, inocnlati negli ani- mali, come il b. oreliiticus e che non hanno i caratteri coltuiali ilel bacillo ilella nioiva. Nello stesso gruppo del bacillo rtella morva si possono collocate anclie alciiiii cosi detti ijseudo- tnbercolaii peiclid danno luogo inoculati nel peritoneo a dei seiuplici nodnU dai (juali sono colti- vabili. Si tratta in genere di germi die si dilierenziano anclie dal bacillo della mor\a perche resistono al iiietoilo del Gram e che si rannodano al b. psendotnbercolare dei rosicanti II. — B. della peste. Semiuaiido il h. pestis nel siero di conijilio jielatinizzato (e nel brodo con aggiunta di varie quautita di bicroinato potassico 0,01-0,04" o o di alcool sino al 10 "/o) si noterebbe la produzione di una serie di forme delle quali certamente alcune involntive, e altre evolutive, filamentose, a coutenuto interrotto, a estremi ri- gonliati, e perftno a catena, le quali lianno fatto pensare ad al- cuni clie il b. della peste si debba avvicinare al gruppo delle streptotlirix. BATTERIOLOGIA 357 C-aratteri iiiicroscopiei. Oi'dinariamente il b. della peste e iin germe corto e tozzo, a coutenuto non omogeneamente colorabile, perelie sono solo i poll quelli clie si colorano (fig. 180); raramente le forme stauno isolate; per lo piti sono riu- . •,'' . *. ,' "^. uite a coppia, a volte a catena. Queste ul- time si riscontrano piii spesso nelle colt are rebbe mobile ; ad ogni niodo, se lo e, cid accade raramente. Xon resiste al metodo di Gram, ordi- nario; vi resiste pero se all'azione dell'alcool non si fa segnire la colorazione di contrasto e airalcool si sostituisce I'olio di anilina (Weigertli). Xon prodnce spore ; alcuni corpicciuoli, trovati nel suo interno dallo Schiilze, vennero ritennti come organ! di vita dnratnra (protospore di Feodoro- ^s- i*o- witsch!) ma invece sono grannli metacro- matici, ossia grannli costituiti da sostanza albnminoidea (Volu- tanskugeln di Grimme) (V. pag. 224\ tiaratferi ooltiirali. Si coltiva su tutti gli ordinari terreni di coltnra, pero e neces- sario, per avere nn bnouo svilni)po, tenerlo almeno 24-48 li a 20" C, e poi a temperatnra alqnanto inferiore a 37" C, poiclie a 37" si ha uno svilnppo piii stentato. Si coltiva male nei terreni glucosati, suUe patate e snlle carote: molto bene snl siero di coniglio gelatinizzato. In (jeJatlna a inaito si f or mano colonic tondeggianti a contorni ondulati, forte- mente grannlosi, nncleate e scliiacciate (fig. 181). In (lelatina per injissione si forma un cliiodo piatto, e nn nastrino senza nnlla di caratteristico: la patina 181. 358 BATTERIOLOGIA ill su]>erficie iiou k rilevata, ma sottile, a bordi iiii po' piii i»iani, pill cliiara alia periferia clie al ceutro, spesso frammentata. Su agar a hecco di flauto si sviluppa una patina bianco-sudicia, iimida poltacea, uoii molto diffusa, discontinua, come se stentasse a sviliipparsi. Sulle patate forma una patina sottile, lucente, su cui emerge ('!• mezzo di prcparati colorati. Si (lebboiio trovare i bacilli di forma iiavicolare coloraiido col bleu di Lotirter, eol metodo indicato per il b. della iiiorva o eon altri proeedimenti. Se I'aspetto jiavicolarc si iiota in geriui corti e tozzi proveuicnti da bubboni v quasi certo cho si tratta di bacilli dolla ]>estc, il coiitenuto dei bubboui vcuorei I'ontcnciidi) solo cocchi o il baiillo del Dncrey clie e Ijeii divcrso per diiuonsioui o aspetfco (Y. pag. 360). 3" per mezzo della sierodiagnosi. Si deve ricorrere al siero degli auimali immuuizzati. Maikl iivielil)C tiovato ehc il siero ili tikvallo immuiuzzivto ;iggliilinav;v il b. ilfllit peste nella diluizionc er 1-1 '/-; anno. Secondo Polveriui, il materiale su cui far agire il siero agglutinante si ottiene bene col metodo di Gibson. In un vaso di 2-3 1. si versano 2-3 cmc. di una soluzione di agar leggcrmente alcalina. la quale abbia luia tio(l() tli bafillo iipstoso e dopo 4i< h una solnziono ul 10% . pestis: dippiii inofiilato nella conginnfciva produce tumefazioue del gangli sottoinasccllari i qiiali appaiono circoiidati da una inliltrazione siero-sanguinolenta ; noii si nota i^ero alcana lesione nei ]>oliiioni e nel fegato; solo ]a milza ^ tnuicfatta e prosenta piccoli jiuntini biancastvi. Si put) diffe- renziare questo bacillo per il sno iiiodo di svilnpparsi ia tcrreni coiunni e speciali, nonclie per la sua aziono verHo i topi e le cavie. Secondo Galli-Yalorio i principali caratteri diifeienziali sarebbero i sogiienti: 1" nell'agar e nella golatina couiuni il 1). della )>osto forma colouie a contorni festojiati: il b. psendotubcircolare colonic rofconde a nncleo ct^ntralo; 2° il b. della ]K'ste coltivato iu gelafcina riorkowsky produce colonie a bordi sinuosi e da uno dei bordi parte come una coda costituita da una serie di colonie (colonia a coniota); invec(^ il pscudotubercidarc forma co- lonie rotonde e nucleate; 3" nell'agar di Ilankin (agar al 3 ", „ di NaCl) a 20° C. il b. della, peste da forme involutive o umlte forme a catena; invece il ijseudotubercolaro non d;\ mai forme involutive o solo di rado qualche catena : 4"' il b. della x>este a 37" non coagnla il latte, il pseudotubercolare si ; 5" inoculando col pseudotubercolare i ratti, siano essi grigi, bianchi, o di campagna, non inuoiono; inoculando co9so tilamentata. Secondo alcixni sono patogeni per i sorci, «econdo altri per Ic cavie e i cani ; pero in questi ultinii non scuipre riprodurrebbero Ic lesioni descvitte dagli aiitori nell'uomo. B. ICTKROIPES, isolato dal Sanarclli nel 1897 da individui affetti da febbre gialla in America. Caraltori morrologii'i. I?aatoncelli ad cstrciuita arrotondatc ; disposti per lo piii in coppio di 2-4 fjL di luughezza e in generale due volte piii lunglii clie largbi; forniti di 4-8 ciglia peritriche; non colorabili col metodo di Gram, moltiplicanti.si per scissione e non per spore. (1) Andreltbe aggiunto anclie il b. della peste. ma di esso abbiamo trattato precedente- mente nel grui>po degli Scifobatteri. 362 BATTERIOLOGIA Caratteri coltiirali. Ill (jdatiiia a piatto. — Da principio coloaie giovaui, trasparenti, iuco- lori e presentaati Faspotto di leucociti con iia uucleo oscuro, sferico, cen- trale o periferico; al 6 '-7" giorao incoiuinciano a perdere la trasparenza, e divengono opache del tutto. In gelathia per infissione. — Limgo il tratto d' iuiicsto lo sviluppo e scarso e a forma di piccolissioic sferule; in superficie e insigniticanto. In gelatma per strisciamento. — Se il materiale d'inuesto 6 abbondantc, si ottiene iin nastro sotbiliasimo e trasparente ; se il luatei-iale e scarso e Ic colonic si sviluppano isolatamente, assuuiouo 1' aspetto di brillanti goccie di an aspofcto resinoso. Sii agar a piatto. — II miglior nu'zzo i>er diiuostfaro 1' aspetto caratte- ristico che presentano Ic colonic del b. ietcroUJes clie si ottengono sulP a- gar, h il segncnte : con un' ansa di platiuo contenonte uno scarsissimo uiateriale d'innesto (sangue o diluzione di coltura), si pratica una semiiia- gioue per strisciuuiento sulla superllcie di nu tiibo di agar solidilicato a becco di flauto. Dopo 12-11 ore di soggiorno nella stiila a 37° C. Ic colonic sviluppate, ben inteso ad una certa distanza I'una dall'altra, presentano nn aspetto cbe non e definibile da quelle di tante altre colonie niicrobiche, cioo sono rotondcggianti, trasparenti, un po' iridcscenti e azznrrognolc alia luce diretta. Se la roltura cosi ottcnuta nella stnta, si trasforma o si mantienc jicr altrc 12-14 ore alia teuiperatura dell'ambicnte (20 2^° C), si osserva ap- parire attoruo alle colonic un cercine biancastro luconte, di aspetto nui- dreperlaceo e opaco che si solleva niolto al disnpra del mezzo nutritivo e clie contrasta nettamente con la parte contralo appiattita e trasparente. La ligura clie si ottiene in tal gaisa venue chianiata per la sua analogia dal Sanarelli, fiqura a sigillo di ceralacca. Essa costituisco il i)iiv importante c il pih infallibile carattere diti'ereuzialo tra il b. della tebbro gialla c tutti gli altri microbi descritti finora. In hrodo. — Lieve intorbidamento, senza tormazione ne di pcllicolo ne di depositi lioccosi. Su patate. — Sviluppo impercetfcibile. In latte. — Sviluppo discreto senza coagnlaziono. Caratteri l>iolowifi. Sviluppo alqnanto lento e clie divieno presto stazionario. E anaerobio fa- coltativo. Verso gli agenti fisici si comporta cosi : al calore umido muorc a 60' C. dopo un minuto e a 55' C. dopo 15'; al calor sccco e molto resistentc, a 100 ' muore solo dopo 1 ora e 10', a 120 '-125 ' nmore rapidamcnte. Verso gli agduti fisico-chimici si comporta cosi : nelle colture per lo piii muore dopo 1-2 uiesi ; il disseecamento di un ambiente seceo a 37" C. lo nccido infallibilmente in 50 giorni; in un ambiente umido alia tcmpcratura csterna variabile i)u5 rcsistere fino a 168 giorni. La luce solare diretta lo uceide in ore 7,30' (temp. est. 27"-28'' C). Nell' acqua di mare vive molto a lungo. Fcrmenta insensibilmente il lattosio (nei brodi lattosati con Ca CO' non produce ncssuna boUiciua di gas), piii attivamente il glucosio c il saccarosio. BATTEEIOLOGIA 363 E causa di aZtera^iowi uell'uomo e negli animali, e 1' infeziouc puo cletcr- miiiare i snoi effetti piii gravi, anche qualora il numero dei bacilli sia assai scarso, perch^ i loro prodotti tossici souo molto attivi. Questi eflfetti souo i seguenti: febbrc alta, vomito di saugae (vomito nero), dovato ad una gra\o gastro enterite eniorragica, anuria (nefrite), steatosi del fegato, congestioni intense del sistema nervoso, fenomeni emorragici da parte di tutte le mucose, gravissima ematolisi. Le alterazioui istologiche 8ono dovute all' alto potcro tossico del veleiio specifico, e cousistono sopratutto nelladegenerazione grassosa degli elementi eellulari, in ispecie del fegato, nellu intiamniazioue parenchima- tosa degli elementi renali, e in lesioni congestive ed emorragiclie diffuse. Si trova nelle infezioni miste die sono comunissime e dett^rminate per lo piu dal b. coli, da streptococchi, stalilococchi, jn'otei, ecc. i quali penetrano facilmoute nell'organismo a causa delle profonde lesioni epaticlie e iutestinali e per lo spiccato potere chemiotattico posit ivo dei prodotti tossici del b. icteroides. Uccide anche se iniettato in piccolissime quantitfi. E itatogeno per tutti gli animali domestici (eccetto i gatti e i volatili), nei quali riproduco esat- tamente le stesse lesioni anatomicbe e gli stessi sintomi morbosi che si os- servano nell'uomo. Nei topi, nelle cavie e nei conigli produce una malattia eiclica della durata di 5-8 giorni (come nell'uomo), e la quale termina con una invasione del sangue da. parte del solo h icteroides inoculato. Nei cane riproduce il quadro esatto della fcbbre gialla umana, cioe vomito, diarrea, congestione delle mucose, gastro enterite emorragica, nefrite, anuria, itterizia, steatosi gravissima del fegato (sino al 70-72 "'o di contenuto grasso), ed infe- zioni miste prodotte dagli streptococchi, stafilococchi, colibacilli, protei, ecc. Anche nella scimmia puo osservarsi la steatosi del fegato. Le capre, le pecore e gli asini sono pure sensibilissimi, e muoiono pre- sentando lesioni anatomiche analogho a ((uelle umane. Riguardo alia virulenza, I'attivitfl del i. icteroides si conserva a lungo; per uccidere uu roditore basfcauo tracce di virus ; per uccidere un cane 6 piu utile ricorrere alia via endovenosa ed impiegare una dose di virus un po' pill elevata. Si puo anche aumentarla. Poiche il batterio e molto virulento, anche se ottenuto direttamente dal cadavere, ma coi passaggi continui attra- verso gli animali aumenta certo la virulenza iniziale. Circa il meccanismo della sua azione patogena, h stato diinostrato un velono, la cui azione e identica a quella del virus e la sua penetrazione nell'orga- nismo animale riproduco gli stessi sintomi e le stesse lesioni anatomiche ca- ratteristiche della febbrc gi;\lla umana e sperimentale (vomito, nefrite, stea- tosi del fegato, anuria, gastro enterite emorragica, itterizia, ecc). L'inicziono del veleno anche a piccole do3i nell'uomo determina la comparsa di una ma- lattia sintotnatologicamente e anatomicamente identica alia febbre gialla na- turale, e in questi casi il siero ricavato da una vena ha lo stesso potere ag- glutinante verso il h. icteroides di quello manifestato dal siero degli amma- lati o dei convalescenti di febbre gialla naturale. In occasione della epidemia di febbre gialla, che ha colpito lo Stato di New Orleans (Stati Uniti d' America), P. E. Archimard, VVooden e J. Ar- 364 BATTERIOLOGIA chimar lianno applicato su larga scala (100 animalati) la siero-reaziooe del batter io di Sanarelli. Dalle I'icerclie degli autori risvxlto che la siero-reazioue nella febbre gialla si otti^ne con la stessa facility e con la stepsa sictirezza die nella febbre tifoidea, poichfe essi condussero le loro ricerclie sperimen- tando la siero-reazioue auche snl b, tifico come controllo. II potere agghi- tinante specifico si nianifesta nella febbre gialla subito al 2° giorno di ma- lattia, permane nel sangue molto tempo dopo la convalescenza e gli autori 10 lianno ecct-zionalmente conservato sino al 19° anno dopo la guarigioue. 11 limits di diluzione consigliabile h 1:40 come nella febbre. tifoidea. II. Neg'li animali i batteri trovati causa di setticemie einoria- giclie, sono moltissimi, e ancora poco bene studiati. Essi in questi ultimi tempi sono stati aggruppati dal Lignieres nei due tipi del coJera dei poUi e AtAV Iwg-coJera. Al primo tipo TA. lia dato il nome di Pasteurellosi (cor- rispondente al genere Pasteurella di Trevisan), al secondo quello di Salmonellosi (cordspondente al nuovo genere SalmoHclh' in onore di Salmon, lo scopritore del batterio dell' liog-colera). Xonostante la stranezza di qneste denoniinazioni che non lianno la ])enchi' miniiiia base liotanica o l)iologica, e che oftVono il mezzo a coloro che si dilettano di inventare nouii nnovi, per confondere di piti gli stndiosi, molti trattatisti, specialniente francesi (fra cni il Xocard e il Leclainche) hauno accettata, senza molto litlettere, tale distinzione dei germi delle settice- mi(^ emoiragiche. Solo per qnesto credo opportnno di riportare I'elenco di tntte Ic pastcnn-lle, le salmouelle, cni agginngo quello delle setticemie non dassiflcate, eosi come le elencano il Xocaid e il Ledainclie. 1. Pasteurellosi: aviaria {colera dei poUi) : del coniglio {gcttici'i>iia del coniglio e setticemia di Beck) ; della cavia ; degli animali selvatici {TVildseuche) ; del montone (jmeumoenterite} ; della capra (pneuinnnite infettiva) : dei bovini {»etticeinia eviorragica (pneumoenterite), pleuropncumonife gettica dei vitelli, diarrea dei vitelli (white scour), enteque] ; dei hufali iharbone dei Ivfali) ; del porco Ipnetimonite contagiosa, swine-plagne, schiiciiwseuche, schweineseptihaeinie) ; del cavallo {febbre tifnide, pnemnonite infettiva) ; del cane [malattie del cane, tifo del cane {malatfia di Stuttgart}]. 2. SALMONELLOSI : peste dei suini {hog-cholera, schweinpest). 3. Setticemie non classikicate : cutcrite infettiva dei polli, malattie eplzooticlie dei poUi. setticemie dei polli, leucemia infettiva dei polli, dissenteria dei jiolli e dei tacchini, setticemia emorragica delle anitre e delle galline, malattie dei tacchini. enterite infettiva dei fagiani, colera delle anitre, colera degli nccelli acquatili. setticemia delle anitre, setticemia dei cigni, malattia dei cigni cosco- loba, malattie delle gru, dei piccioni, dei palombi, dei canarini, colera dei caiiarini, malattie dcllo struzzo, setticemia spontanea del conigUo, malattie settiche del coniglio. I caratteri differenziali tra i vari batteri delle setticemie emor- ragiclie si possono riunire nel seguente quadro, come ha fatto Roger : BATTERIOLOGIA 365 Tab. 24. 'u rt > ti !« •- th .-" tc .£ 5 1 V c 'E > 1 ^ CS , . 1 c , . "(4 1 1 '0 t> c^ 1 1 1 1 1 1 1 1 1 s t> '5. *E c ^ s < '0 ?J QJ rt cS "o cS f 6D ~ 0. 'E. ^ c "> 0) „ 2 rt |._ — bCa o S ^ (IS M *> OB '> '> es rt cS " u CJ ,^ _ ^ , OD c "> tc "„ CS c c > E ^0 .5 c< Em 'E J3 'o ■3 « cS a> .s cS ■J3tD '^r: __J- •2 i contrarre la settice s 3 a S 'S u 'S .si" '> 'c 'q. 'E Tc "c 2 • ■5 a a. 5 '5 'o '5. c > CB CS s 'E '0 _o 'E. cS . '&"E re cS -> '— n! 5" 'E.-T c •J >c ■3 ° 'c._ C *o ■5. .sf > cS CJ "fci) "c '> CS "sp 'c t. cS ;» > - wis 'E._ " •—'0 fi "o— ' g'S '> CO 'E tn ;§ * CO ■a 'S % c t- _o > s o2 '0 "S "ES 0.0 "3 cS a> ctJ si CO cS CS cS p CS •a V) tn o. 0. « »■ cS ■Q "E 3 s |E "o ■5 ra c '> s 03 13 s •JZ ~ ;:: X2 ._ c. ■5 V a> 'E !sp to a a a a u u 3 ._ C 5 _ce "E "c CO c 3 c a. cS c g i~ Cl, 3 '5 2 '5) E C 'a "o "o 'c To 'E O) 3 'S 'cS 'E "S ■3 '3 CD .-r "ctf C to- rs CO iS u S ^ n c c •J "^ 73 ■^ x: '> a. c « zj ._ _ ^ 0) 'S ■a ~. •i b ^ "o 3 ,0 rt S ,5; oj '5c ■3 a. CO bi) cS ■0 s "o ■3 ■a "3) 'S 'tc tt •a cS CS > e delle icemia e 3 s 'c "3 'S ■a OS > q 'c CD 5 5 cS "5 a> •a •!> cS °f b s 'bb'S re s 09 cS > a ._ -o c ._ cS T3 2 ._ s a .— .2 "S <2 'S •a C3 'S T3 a 'S. .2 — 03 'S •a .2 ■53 '0 ■a S "3 •a C E 5 ^ c Denomii dell .2 CI) • ' •a c« •a> U c Ed CO W TO s in 'S £ ■.S cS i-3 cS M 3 3 CO .2 cS s c e» ?^ c 'S s a '5 "S 11 SQQ BATTERIOLOGIA lo per comodita di studio riferisco solo la descrizione dei tre batten segiienti: b. delle setticemie emorragiclie ; b. del tifo dei topi; b. del mal rosso. B. DELLE SETTICEMIE EMORRAGICHE (B. SEPTICAEMIAE HE- MORRHAGICAE DI huppe). — Secondo Lehmaun e Neumann, com- prende la setticemia degii animali selvatici (Wildseuche), la setti- cemia dei boviui, il barbone dei buffali, la setticemia dei porci o pneumoenterite dei suiui di Germania, la setticemia dei conigli, il colera dei polli. Sono cermi corti e tozzi capaci di filamentarsi, talvolta coa contenuto non omogeneo e colorabile solo ai poli, iioii resistenti al Gram, general- mente inimobili, ben coltivabili a 13" — 37" tanto aerobicamente quanto in anaerobiosi, asporigeni. In (lelatina a piatto, formano colonie rotondeggianti, da prima traspa- renti, translucide e poi bianco sudicie, perche la massa della colonia si ispessisce e diveuta opaca; i bordi sono rotondeggianti, la superficie liscia, e in qualcuno filogranata e queste colonie filogranate alle volte assiimono color bianco grigio, poi tendente al giallo ; non sono fluidificanti. In gelatina per infissione formano un chiodo tipico, patina diffusa, nn po' rilevata, pianeggiante, umida, biancosndicia, a bordi poco rilevati. Su agar a hecco di flauto per lo piu si ha sviluppo di una patina pallida velamentosa, niadreperlacea prima, che in qnalcuno inspessendosi diventa bianco-sudicia, nmida, poltacca, a bordi ondulati, a volte gialliccia, ricor- dando quella del b. coli. II brodo Yiene intorbidato: salvo eccezioni non si forma pellicola, ma solo al fondo nu sedimento polveriilento. II latte, salvo che da qiialche varieta di b. del colera dei polli e da quello della setticemia dei conigli, non viene coagnlato; pare che tutti, meno il b. della pnenmoenterite dei suini, prodticano indolo; nei terreni glncosati generalmente non producono gas: pero acidificano i snbstrati. Inoculati, uccidono con forme setticemiche, nelle quali primeggiauo fc- nomeni a carico del torace (pneumoniti) e dell' addome (iperemie, enteriti emorragiche): il loro meccanismo d'azione h perb ancora ignoto. Generalmente non h facile differenziarli tra loro. Ad ogni modo ecco al- cnni caratteri differenziali, i quali pero vanno presi col beneficio dell' in- ventario : U b. del colera dei polli pare identico al b. della setticemia dei coni- gli ; pero evvi una forma di setticemia dei conigli (detta spontanea per di- stinguerla dalla precedente che si dice sperimentale) il cui batterio si dilfe- renzia porchfe non h ])atogeno per i polli. Lo stesso b. del colera dei polli potrebbe confondersi cou un germe simile che produce la cosi detta ente- nte infcttka dei polli, ma quest' ultimo fe mobile, non si sviluppa su patate e non e patogeuo per i colombi. BATTERIOLOGIA 307 I vari bacilli della peste dei suini si ditferenziano tra loro : cosi qiiello della poste dei siiini tcdesclii {h. snicida) h patogeno solo per le cavie e non per i polli e i colonibi. luontre al oontrario si comporta qiiello della peste dei suini inglesi. Si ditlerenzia lo stesso b. della peste dei sniui di Germania, dal b. della pneiimoenterite infettiva doi suini (&. cholerae situm) (Hog-cliolera danese, marsigliese, americano) per i segnenti caratteri (Lehniann^ : Tab. 25. Epizoozia dei porci americana Epizoozia dei porci tedesca (pneuinoenterite • Hogcholera- b. colerae suum) (pneumoenterite - b. suicida) Vivaci movimenti attivi Immobile Fermentazione del glucosio (acid! e gas) Noil fermenta il glucusio Grescita rigogliosa su patata Grescita scarsa o nulla su patata Nessuna alterazione nal punto d'innesto Gravi alterazioni nel punto d' innesto Focolai nniltipli da coagulazione nel fegato Fegato spesso in degenerazione grassa Scar.si batteri nel sangue .\bbondanti batteri nel .sangue del cuore e dpi grossi vasi Scarsi batteri nel punto di inoculazlone Uatteri abbondanti nell'edema inliam- matorio del punto di inoculazlone I piccioni sono molto sensibiii, le cavie mcno Viceversa II b. galliuai'um e simile al b. della peste bovina, che h pero mobile e pill grosso e non 6 patogeno nh per i polli nfe pei colombi. II b. del barbone dei bufali assoniiglia niolto al b. della peste suina te- desca, e si differenzia cost dal b. del colera degli uccelli. B. BEL TIFO DEI TOPI (b. TYPHI MURIUM). — Sono gernii piuttosto corti 6 grossi, alle volte riuniti iu tilamenti che non prendono il Gram, non forniano spore e sono sempre mobili perch^ peritrichi. In (jelatina a piatto formano colonic che si ditferenziano da quelle del colera dei polli, perche sono venate, rotondeggianti, a bordi un po' sinuosi, pianeggianti : ricordano le colonie del b. del titb. In {lelatina per infissionc forniano in superficie una patina sottile bianco- grigia a bordi ondulati, die a jii^^olo ingrandimento jiresentasi spesso nervata. Lungo 1' infissione si sviluppa un nastrino senza caratteri special!. Su agar a hecco di flauto forniano una patina piTi spessa di quella del colera dei polli, uniforme, liscia, uinida, grigiastra che ricorda piuttosto quella del b. coli. Sn patate forniano una patina spessa, umida, poltacea grigiastra, mentre tutt'attorno la patata assume una colorazione bruna. 368 BATTERIOLOGIA In hrodo pvoducouo iiitorbidauiento iiuiforme con scarso scilimouto c seuza velo iu snporlicie; aggiuugoudo al brodo gliTCOsio uou si forma gas; il latte diventa acido lua uoii coagiila. II tipico h. typhi mur'mm e patogeuo poi topi domostiei c campaguoli, ma uou per i sorci s^'igi; produce la morte di cssi fatto iugerire iu S-12 gioriii cou omorragie della mucosa iutestiuale c stouuicalc e con tumore di luilza : i bacilli si trovauo uel saugue e negli orgaui. luoculato sottoeute uccido iii 2-4 giorui. Alcuui ditfcrenziano d:v (luesto bacillo il b. vmripesti/cr (Laser) che saivbbc jiiii iiatogeno p prendcrebbe il Gram. Certamentc pare idcntiio a i svilupj)a sui comnni sub.-trati formando colonie poco visibili e nei substrati con I'aggiunta di calce forma colonie circondate da una zona trasparente. Cosi pure non va confuso col h. di Pflilger che ha molte forme involutive : esso h il cos^i detto 5. phosphorescens, il quale produce la fosforescenza delle carni, dei pesci, dei crostacei del mare, ecc. Auche il &. tij-eae h diverso : ad esso si riuuisce iin gruppo di germi a ah capsulati, dei quali sono state isolate varie forme che pare abbiano gli stessi caratteri : souo germi staccati o a due o a cateue che attaccano e decom- pongono I'urea. Formano colouie molto espanso, che possono ricordare quelle del b. acidi lactici, ma hanno i bordi molto piu sfrangiati, ecc. IV. — Protei. II gruppo dei protei e rappreseutato da germi che lianno real- meute qualclie pnnto di contatto con alcuni germi capsulati, tanto e vero clie uno di questi (il pr. ca/psulatus liominisj e stato collo- cato tra i protei dallo scopritore. 378 BATTERIOLOGIA Esso, pare, si ricolleghi per6 anche al grnppo delle streptotrLx, ccine risnlta da^U stiuH fatti 8ul 1) zopfi. Infatti qnesto germe, coltivato sii substrati mineral! soliditicati (agar), forma due specie di colonie ; le line trasparenti, sottili, a liordi regolari : le altre invece a borrti anfrattnosi, raggiati. Se il materiale di qneste ii]time colonie si semina sn dischi di caolino imljevuti di so- stanze minerali, allora si vede il germe lilamentarsi, i suoi estrenii si articolano, trasfornian- dosi in una serie di corpi rotondeggianti : alcuni germi inline pare si ramiflchino (?). Se questi germi allora si innestano nei coniuni substrati aggiunti di sostanze mineraU, e poi nei soliti terreni comuni, essi assnmono i caratteri colturali di una streptothrix, cic^: a piatto in gelatina formano colonie ramose, cespugliose. rotondeggianti, rilevate. » contorni areolati come nelle streptothrix ; per inflssione nello stesso substrate si forma un nastiino lungo da cni partono rami corti, davati e interrotti; in superflcie si forma una patina densa non molt ) diti'usa, a liordi regolari, che si Lnfossa come fanno le streptothrix snl substrato eolturale : su agar si forma una patina secca discontinua data dalla riunione di piii colonie roton- deggianti, cupolate a superflcie anfrattuosa ; in brodo, specie se al fondo del tubo si pone un dischetto di agar, il germe si sviluppa attorno all' agar come piceole colonie areolate che non si foiidono. I germi che appartengono al griippo dei protei si possono riu- nire nei due tipi di h. zopfi e di h. vuUjure. II B. ZOPFI h uu germe piuttosto lungo, che faeilinentc si filaineuta. e i iilamenti possono presentare estremi articolati : ogui articolo pub staccarsi. E molto iliobile perclife e peritrico, resiste al Gram ed h anaerobio facolta- tivo: pero si coltiva meglio in aerobiosi. In gelatina a piatto forma colonie molto delicate, sottili, velainentose, giigio biaiiche al i'-S' gioruo: a piccolo ingrandimento appaiono fatte come da im reticolato die ha I'aspetto di una tela di raguo : dai bordi della co- louia in seguito, si partono filaraeuti che si aggrovigliano, si dispongono a spirale (a salciccia, come si dice) e che si spargono irvegolavmeute uel sub- strato (V. fig. 114-i). In gelatina per infissione si forma in superflcie itna patina molto sottile, diffusa, formata da filamenti raggiati. Sa agar si sviluppa una patina pallida, ditfusa, bianco-grigia che non presenta alcuna ramificazione: lo sviluppo su agar e molto rapido. S idle palate lo sviluppo e identic.o a quello su agar, per5 la patina e piu vi- sibile ed e bianco grigia. II irodo viene poco intorbidato: anzi secondo alcuni non lo verrebbe. Ad ogni modo non si forma alcan velo in superflcie: al fondo si nota uno scarf=o sediraento fioocoso. Non coagula il latte, e non ue modi flea la reazione. Nei terreni glucosati o lattosati produce una scar.sa quaniit^ di gas (E- S, come il tifo) e solo traces di indolo. Possiede la propriety, innestato per infissione in tubi di gelatina, di svi- luppare le barbe verso il punto donde viene maggior quantity di calore (termotropismo positive). Cosi pure se h coltivato a 18 '-20° C. le barbe si sviluppauo nei senso della gravity (barotropismo positive . In geuere il b. zopfi non h patogeno per gli animali : perb lo si pub isolare dal pus di ascessi, da metriti catarrali e allora se lo si passa da ani- BATTERIOLOGIA 379 male ad auimale, pu6 riprodiirre nodiili a contemito pnrisimile e talvolta veri ascessi : ad ogai moio uon uccide mai gli auimali per setticeuiia. II b. zopfi pare sia stato d» mold autori descritto con nomi diversi : cosi 1' Escherkh isol6 dalle feci il b. zopti chiamandolo elicobatterio ; il Klein lo chiami") b. allantoidcris, il Kixline protetis zenkeri, col quale lo ooufuse. Appartenenti alio stesso grnppo' del b. zopti e sino ad un certo pnnto diti'ereuziabili sareb- beio il proteus iiiirabilis, il b. zenkeri e il b. heminecrobiophihts. II PR. MlRABiLis sarebbe iin b. Zopfl capace di fluidittcare lentaniente la gelatina e nelle colture presenterebbe molte forme involutive. II PE. ZENKERI non sarel)l)e flnidilicante ma attaccherebbe nieno dello zopfl i terreni glu- cosati, producendo uieno indolo e meno gas. II B. HEMINECROBIOI'HILUS fu isolato daH'Arloing da linfiideniti e si ditlerenzia perclid nelle patate produce una patina gialliccia. II B. vrLGARE (proteus vulfjaris, hacillns proteus) : ^ rappvesoiitato da ele- nieuti di cni alcuni sono coccifovmi, x^iii o lueiio grossi, altri a virgola, a tilamenti. E peritrico ed ^ molto mobile: resiste al Gram ed e anaerobio fdcoltafcivo; si sviluppa bene a tutte le temperature da 20° a 3"° C; e si col- tiva bene in tutti i terreni. Jn gelatina a piatto forma colouie sottili, traspareuti, velanientose, lluidi- ticanti: viste a piccolo ingrandimento appaiono tinamente granulose a bordi lisci, traspareuti: per5 coir'iuvecchiare, a partire dal ceutro, si formano dclle strie e zolle che si vedono galleggiare suUa gelatina fluidificata, e clie si avvicinano alia periferia, dal cui bordo si spargono nella gelatiua circo- staute (colonic digitate) assumendo dimensioni di 1 cm. e piu. In gelatina per iiifissioue il b. Tulgare produce da prima uua ilaidilicazione tnbulare e poi a cilindro. la gelatina fluiditicata e torbida e al suo fondo si forma un deposito : in superficie non si forma velo. Sii agar a becco di fiauto si forma unt patina diffusa, trasparente, bianco- siiorca, spessa ; dalla linea di innesto si partono numcroso digitazioni che in- vadono il substrato. II hrodo viene uniforracnente e molto iutoibidato; il sedimento e ab- bondaate, fioccoso, grauuloso : in esso il b. vulgare produce cdor di im- trefazione. Nel brodo glucosato produce molto H' S e indolo; nel brodo con aggiunta di urea questa viene decomposta. 11 h. vulgare h molto patogeno e la sua azione h tale non gia per la pro- dnziono di una tossina e di una proteina ma perch^ attaccando lo sostanze albuminoidee produce una notevole quantita di ptomaine. Se per cause naturali o a'-tificiali si ottiene un b. vulgare clie non pro- duca ptomaina, la sua azione pafcogena cessa; per5 ove lo si pa^si da aui- male ad animale, intrammezzando i passaggi con coltare sui comuni substrati, allora puo produrre ascessi icorosi. II i. vulgare e ancbe stato ritenuto causa di setticemie, ma raramente. 11 b. vulgare ha ricevuto molti altri nomi, o almeno tntto fa credere che mo!ti germi i (jiiali sono stati denominati in altro modo si possano perfettamente identiflcare con esso, p. es.: I'urobaciUug liqwefaciens ieiJtieug che decompoue I'urea ; il b. albus cadaveris: 3S0 BATTERIOLOGIA il b. septiem di Pansiui, trovato negli sjiuti di tuheicolosi ; il h. cholerae infantum; il b. inuriseptictig pleomorphus isolato dal pus (pcco resistente al Gram, iiatogeno pei soi'ci) ; il 6. eelampgiae trovato dal Gerdes in casi di eclampsia. Ad esso si riportano poi i segueuti germi. tra gli altri : \\ proteus gepticug trovato nell' intestine di bambini: coltivato su patate, dii una patina biuna. il proteug pyogenes foetidus o liquefacieng crediito causa di otiti : non coagula il latte o su patate dii una patina gialla; il proteug pyogenes putidus septicus ■■ fu isolato da casi di meningite dopo morte ; da co- lonie rotonde, a liordi netti e fluidiflca poco. il 6. IX di Pansini : su patate d.i una patina prima giallognola, poi verdastra. il 6. havaniengis ii^Me/aciwi* isolato dall' intestine di nialati di febbre gialla dallo Stern- bers : (juesto sull' agar formerebbe una patina bruniceia e si svilupperebbe poco o nulla sulle jiatate ; il b. alb^i.m putidum forma colonic sottili non digitate, circondate da un alone tra- spiH-ente ; il b. sulfureus: si isola da acque minerali, ove par produca notevoli quautita di R- S ; non coagula il latte; il protects fiuorescens isolato da casi di nefrite con ittero, capaee di dare un i)o' di fluo- rescenza nelle inttssioni in gelatina e suU'agar e sulle patate una patina rossa. Al gruppo dei ])rotei il Fliigge unisce altri germi, iuconii)letamente descritti, i quali sono stati citati come patogeui per vari animali, trovati in casi di dissenteria, di leucemia, di gan- grena, di febbre gialla, in ascessi gengivali ecc. I pill importauti sono : il b. meningitidig acrogenes (Centanni); formerebbe colonic a margherita e su patate una patina giallo-bruna ; il 6. pneumoniae agilis che fu crednto causa della i)olmonite cousecutiva alia recisione del vago: il b. pneumoniae liquefacieng che produrrebbe una polmonite uei bovini, tluiditica foise come il meningitidix aerogenes. E per6 discutibile che questi e molti altri non elencati siano dei protei (1). Y. — Batteri del tifo, del colon e della dissenteria. II h. coli e il tyjyhi sono stati messi in un unico tipo dal Fliigge, a cui era si piio aggiungere 11 h. clysentericum. II gruppo cui essi appartengono si pub riannodare con alcuni dei precedenti. Si rannoda coi capsulati : infatti alcuni autori, come il Rous p. es., collocano il b. lactis aerogenes accanto al 6. coli: invece Lehmann e Neumann lo separano da (jnesto pel solo fatto che esso nou possiede ciglia, mentre invece il b. coli second© essi le possederebbe. Si riannoda coi protei : infatti alcuni autori senz'altro ritengono vi siano dei germi i quali mentre hanuo tutti i caratteri del b. coli, tiuidificano per("> la gelatina : cioe vale per il b pvncta- ivm il quale tiiiidifica la gelatina a coppa, per il 6. annulatum che invece la fluidiflca a foro, per il b. foetidmn liqtiefaciens il quale ha tutti i caratteri biologici del 6. coli ; per il b. cloacae, per il b. pneumoniae Uqihefaciens o b. agilis (?). (1) Molti di questi germi appartcnenti al gruppo del b. vulgare flno dalle prime ricerche sui batteri fatte dal Miiller venivano compresi sotto la denomiuazione di monas o b. thermo. ^*gSi perf" per b. thermo si intende un germe che vive sulle foglie di piante aequatiche, molto grosso e lungo per cui sarii probabihuente sporigeno (sebbene il Beyerinck che 1" ha studiato non v'abbia trovato spore; e quindi un bacillo e non un batterio. BATTERIOLOGIA 381 II gnippo, secondo studi recenti, pare inoltre abbia anohe rapporti con qnello delle set- tieemie eniorragiche, col quale perd si collega piii per 1' intermedio del 6. typhi cho del b. coli : infatti il b. della setticemia spontanea dei conigli, il tifo topi e I'Hogcholera ricorderebbero, pel loro modo di svilupparsi, il b. del tifo. ]!^on ostaiite cio, e certo clie il j?rappo del b. coli e del h. typhi b cosi perfettamente individnalizzato clie possiauio coiisiderarlo come costitiiito da una catena di gerini ai cni estremi stanno da uii lato il b. del til'o, e dall'altro il b. coli, e fva di essi come anelli di conginiizione i similtifl o paratiti o pseudotifi (V. pag. 389;'. B. del tifo. Carattcii inorfologici. i!i un bastoncino sottile, alcune volte pinttosto corto, altre volte (tig'. 185) lungo, ad estreini arrotoiidati (pero sempre piii luiigo clie largo), alle volte articolato: talvolta pno trovarsi rinnito in fila- 9^HH^ * * i menti, e cio sjiecialmente quando si coltiva su patate acide o sulla gela- tina di malto e, sebbene piii di rado in agar e brodo : i fllamenti non si j&sVs'vivi'-*^ ^ ramificano. In determinate condizioni ^m-%^*fx coUurali presenta forme degenerative, 3 sotto forma di bastoncini strozzati (a f salsiccia); aggiungendo ai snbstrati ' '"'*'"**T''«» dei sali di litio si possono osservare _ ^ - j forme eteromorfe ossia bacilli grossi e liinglii, oppure sottili, i quali pren- °' dono male i colori, fllamenti, ecc. Le forme normali possiedono degli spazi cliiari nel loro iiiterno, interpretati una volta come vacuoli, ma clie probabilmente sono grassi: agii estremi invece v'e adden- samento del protoplasma, colorabile specialmente quando il h. typhi pro- venga da colture su patate o su siero di sangue. Esso e molto mobile, ed ha le ciglia disposte tutte attorno al corpo batte- ii^ I'"''. rico (peiitrico) molto lunglie (fig. 186): secondo alcnui partirebbero da una capsulti, clie circonda il germe; capsula clie cosi come si pub 382 BATTERIOLOGIA colorare usnalmente e di forma tubnlare; alle volte pero, benche di rado, e ovalare. iSTou resiste al Gram ; e asporigeno, ed anaerobio facol- tativo. Caratteri eolturali. Esso si svihippa bene iu tutti i snbstrati, e I'optimiim di tem- l>eratnra oscilla frai i 35"-37" C, pero puo svilapparsi bene lino ai 41". Qnalora lo si ponga a temperatura piii elevata, cresce len- tameute; in ogni caso non si svilnppa se e posto oltre la tempera- tura di 45",5 — 46" C. Si svilup])a bene anclie a temperatura bassn (10" C), purclie pero lo si coltivi sempre su un dererminato sub- strato. II suo modo di sviluppo una volta veniva ritenuto caratteri- stico, percui coi soli caratteri eolturali si pretendeva poter far diagnosi di tifo, per esempio in un'acqua; ma oggidi si sa clie cio e impossibile. In (jelaiina a inatto^ forma due specie di colonic: trasparenti le une e sono le piu frequenti, opaclie le altre. Le colonic traspa- renti sono poco rilevate, lianno aspetto ceruleo o madreperlaceo, e viste al microscopio ai)i)aiono come intramezzate da una serie di solclu regolari cbe sembrano partire da un solco piincipale (co- lonic a foglia di vite o di fico, a montagna di ghiaccio) (tig. 187). Questi solclii pero possono mancare o esscre i)oclii, ovvero puo mancare il solco mediano; ma solo eccezionalmente la co- lonia e omogeneameute costrutta ; in ogni caso se si ha I'accorgimento di fare un i)as- saggio su patate e poi di nuovo in gelatina, si possono riottenere le colonic solcate. Le colonic opache sono rotondeggianti bianco-sporche, a bordi regolari, niucose, *'-• 1^^- oi)aclie; viste al microscopio g'ranulose c alle volte nucleate: quelle superliciali lianno la periferia piii appiattita, ])er cui sembrano circondate da un aloncino periferico. Tn fjeJatina per Infissioue si forma un nastrino sottile omogeneo, clie rarameute e granuloso: piii raramente pub presentare qualclie barba clie in tal caso, e sempre in alto: in snperficie forma una patina sottile, cerulea velamentosa, trasparente, a contorni lobati, poco dittusa. BAITERIOLOGIA 383 8u agar a hecco di flaiito forma una patina prima cerulea, omogcnea, iimida, senza caratteri speciali e poi pill spessa, grigio-siJorca (fig. 1!^8). L'acqua cli condensazioue e leggermente torbida con im lievissimo deposito. Su patate forma una patina sottile quasi invisibile I'lie si avverte solo a luce obliqua : toccandola con un i ago, appare come impigliata nel tessuto della patata. ! Solo alcune volte la patina e ben visibile cio clie \ puo dipendere dalla qualita o reazione della patatu, ovvero dalla provenienza del b. del tifo. 11 hrodo viene uniforuiemente intorbidato: vi si ' forma un sedimento granuloso; in superficie non si j produce un velo, clie eccezionalmente. Proprieta hiologiolie. ftg. 188. II b. del tifo non produce pigmento, pero coltivato sulla gelatina (secondo Babes in determinate condi- zioiii) darebbe luogo subito al di sotto del menisco ad una colorazione bruna. ^on pare clie produca enzima inversivo, non pos- siede 1' enzima proteolitico, nulla si conosce dalP en- zima diastatico; certamente non possiede Penzima emulsivo, cioe non decompone ramigdalina. Su terreni zucclierati, il piii delle volte produce H^ S, e decom- pone gli idrati di carbonio prodacendo acidi, di cui il piii abbon- dante e il lattico levogiro. Pare trasformi i nitrati in nitriti, e questi in ammoniaca : non produce clie eccezionalmente indolo. E patogeuo per I'uomo: pero non si e mai riusciti a riprodurre il tipico tifo negli animali ma enteriti, setticemie, ascessi. An- cora quindi ^ seonosciuto il suo modo di comportarsi nel produrre r infezione tifosa. Secondo alcuni, entrato per la bocca si loca- lizza neir intestino, e passa quindi in cireolo, localizzandosi in de- finitiva nella milza, ove produrrebbe le sue tossine. Sanarelli lia emesso I'ipotesi die si tratti di un' infezione delle vie liufatiche, cioe il b. del tifo si localizzerebbe uelle ghiandole linfaticlie, ove produrrebbe una tossina la quale verrebbe eliminata dalla mucosa intestinale e sarebbe dotata di un energico potere necrotico. II Paladino, studiando il contenuto tossico del bacillo, lia potato estrarre una nucleina e un nucleoproteide: quest' ultimo, 384 BATTEEIOLOGIA inoculato negli aiiimali da esperiinento per via endoveuosa pro- durrebbe la coagulazione del sangue, iiecrosi e ingorgo delle plac- clie del Peyer. Grli altri veleni studiati antecedenteraente nelle brodocolture (tifotossina, tifoptoniaina, ecc.) sembra clie non siano prodotti dal batterio, ma inerenti a modiflcazione del terrene colturale. I$iagno»»i. IsoLAMENTO. — II b. del tifo si isola daH'organismo ammalato, dall'acqna, dal latte, dalle feci, ecc. La tecnica di laboratorio si arricchisce giornalmente di metodi di coltura per lo isolameuto del bacillo di Ebertli, i quali, secoiido i vari autori, vorrebbero essere realmente specifici, ossia adatti esclusivamente o quasi alia ricerca di questo germe. Ma la molteplicita dei procedimenti, il bisogno clie ognuno sente di ricercanie dei iiuovi, faiino senz'altro pensare clie ancora si sia luiigi dallo avere scoperto uu luetodo realmente adatto, nn metodo che possa ritenersi specifico. E cosi e realmente. Per isolarlo si mettono a profitto dei dijtortamenti speciali del bacillo verso gli acidi, gii alcali, le solnzioui disiiifettauti, colo- ranti, verso terreni peculiari di coltura; ma il piii delle volte questi procedimenti i)ortano a risultati negativi, mentre per con- verso lasciano discoprire altri germi tra cui, specie se trattasi di feci e di acque, il h. coli c' e sempre. La presenza di qviesto germe si dice quindi essere di ostacolo alio isolamento del bacillo di Ebertli e si giunge sino a ritenere clie ove esso si trovi iusieme al bacillo di Ebertli, questo non si possa isolare. I principali procedimenti sono i seguenti : 1° 2^('t' I'lsolamoito del haeillo di Ebcrth dalle feci e dalVurina. a) per mezzo delle semine a piatto in gelatina di Bemy (V. Vol. I, pag. 252). Le colonie del b. del tifo appaioiio dopo due giorni: le profoude, di colore madreperlaceo. sono pih piccole che le colonie del coli, ma distinguibili ad occhio nudo; le superflciali, geueralmente soiio visibili solo al 3" gioruo. A priucipio esse ricordauo 1' aspetto di muffe, piii tardi si estendono, diventano piu madrepeiiacee, e possono allova raggiungere le dimensioiii di una luoneta da 50 ceutesimi. Va notato pero che certe colonie superficial! hanno qnalche volta un aspetto particolare, che le fa sembrare fioe goccie d'acqna; che le colonie del coli e quelle del tifo, quaudo si lifanno delle piastre di gelatina, riproducono colonie di altre variety, ed inversameute ; e che gli stafilococchi, streptococchi e tutti i niicrorganisnii in genere si svi- luppano in questa gelatina coi loro caratteri speciali. BATTERIOLOGIA 885 Per 1' isolameiito delle colonic si fa iin passaggio in un tnbo di brodo clie viene messo a 37°. II giovno dopo si esamiua la mobility doi gernii, poi si fa ua passaggio in un tnbo di gelatiua (ditferenziale o no) lattosata e fa'tta liquida. Dopo aver agitato, il tubo vien messo in acqua fredda per la solidi- ficazione, poi h portato a 20-22°. In qneste condizioui il b. coli da bolle abbondanti dopo 24 ore. La stessa coltura in brodo serve per la reazione agglutinante, secoudo PA., colPaiiito di un siero antitifico sperimeutale, agghitinante a titolo elevatis- simo il bacillo di Gaffky. Vengono considerati come batteri del tifo solo quelli niobili clie non danno la reazione dell'indolo, clie non fiinno fermen- tare il lattosio, e che sono agglutinati a diluizione fortissinia C/godOu) ^^^ siero sperimentale. Con qnesto pioceduuPiito il lifiiiy trovo che il nuiiiero dei 1). di EI)ertli Jielle feci dei tifosi e limitato al princiiiio, jioi iuimenta al 2° settenario, potendo allora costituire quasi da solo la flora intestinale ; esso diniinuisce progiessivamente al 3° e i° settenario, ed infine il batterio scompare Intensibilmente dall" intestine, od alnieno non si riesce ad isolarlo. ISer\endofi di qnesto procediniento colturale I'autore pot^ anehe osservare (he i bacilli del tifo isolati dalle feci dei tifosi si lipoitano ad un solo e stesso tipo : che gli stessi bacilli nel corso del 2° settenario hanno giande energia yitale e di svilnppo. e che invece alia fine della nialattia hanno vitality debole, Constat<') inline in 3 casi nelle feci di tifosi, a sieroreazione negativa. il b. del tifo, Avrebbe anche trovato in 2 ca.si sii 12 di altie malattie, unbatteiio simile a qnello d'Eberth ma insensibile all'azione agglntinante del siero antitifico. l>) per mezzo delle gelatine di Eisner, di Piorkowski, del- I'agar di Drigalski. Le gelatine di Eisner, quella di Piorkowski e 1" agar di Drigalski si prestano nieno bene, innestando direttamente in essi il niateriale, per isolare il tifo dalle feci e dalPurina. In quella di Piorkowski si ha spesso una flnidi- ficazione rapida per svilnppo di gernii fluidificanti, prima aucora di poter notare lo svilnppo delle colonic del b. di Ebertb. L' agar di Drigalski si arrossa rapidamente per opera del b. coli Meglio si prestcrebbe la gclatina di Eisner, ma in qnest' Istituto h stato osser^ato clie in essa non si ha sempre lo svilnppo caratteristico del b. del tifo, che niolti similtifi, specie delle acque, formano colonic sottili, esili, a lievi nervature, le quali ricordano perfcttamente quella tipica del tifo, e che il b. coli si sviluppa spesac volte molto bene anche in primo tempo, oseia con la stessa rapidita di svilnppo che alcune volte ha il b. del tifo. Quindi e preferibile usare questi terreui dopo aver cercato di eliminaie molti dei germi che accompagnano il b. del tifo. S^jper Visolamento del h. di Eherth daU'acqua, dal latte e dai liquidi in genere. Si possouo centrifugare i liquidi stessi e adoperare il deposito per inne- starlo. Qnando si possa, h utile filtrare rapidamente il niateriale attra- verso ad una candela porosa (dalP interno all' esterno) e raccogliere con CeLLI 25 3y(j BATTKRIOLOGIA pipetta sterilizzata cio the riaiaue 8ul filtro (serve bene all'nopo il luio ap- parecehio per I'esame microscopico clell'acqiia). I terreui colturali per 1' iunesto potrebbero essere i soliti terreni solidi •relatinizzati o agarizzati: pero a mio avviso h molto meglio servirsi del procedimento segneute : a) iimesto del materiale sospetto uei brodi feuico-cloridrici Parietti (vol. I, pag. 252), eschidendo quelli della prima sevie che per I'acidit^ troppo debole, permettouo lo sviluppo di altri geriui (ad ogui 10 cmc. di brodo si aggiimgano 1 goccia del liquido iu modo da iuuestare 10 tubi, I'ultimo dei quali cou 10 goccie e il primo con 1); b) dopo 24 ore di permauenza dei tubi nel termostato a 37"-41'', scelta di quelli (he sono ivniforuiemente intorbidati e passaggio dai medesimi di un'ansa del materiale in gelatina di Wnrtz e contemporaueamente in gcla- tina di Piorkowski. Se si producono liingo Piufissione ia gelatina di Wurtz bolle di gas e al tempo stesso nella gelatina di Piorkowski non si sviluppa alcuna colonia a filamenti, si eschide la presenza del b. del tifo. Se invece nella gelatina Pior- kowski si hauno colonie che a piccolo ingrandimento sono ramose o flagel- late (fig. 189), graudi quanto teste di spillo, dal cui centre chiaro e splcndente \'l ti. .'-^ ■i ; , fiu-. 189. '■-J si diiiartono Innghi filamenti, in vario numero (1-2-4) (fig. 190), allora si in- nestano per infissione in altra gelatina di Wurtz. Se ivi si producono bolle di gas, si esclude la presenza del b. del tifo ; se non si ha produzione di gas, si passa all'innesto in brodo glicerinato e poi alia sieroreazione, op- pure si j)ub intercalare ancora un jtassaggio in terreuo di Drigalski e Conradi, il cui colore rimane bleu nel caso si sia isolate il bacillo di Eberth, rosso o rosa se si h sviluppato il b. coli o anche qualche similtifo (V. pag. 391). 3" per I'isolamento del b. di Ebertli dalle roseole, si segue il procedimento del Keufeld. , BATTERIOLOGIA 387 Si puliscono bene una o piu roseole con etcre, si pongono sulle stesse iu giovani. Ma non vi ha dubbio che e necessario di x^recisare esattamente il rapjwrto tra siero e •coltura. 388 BATTERIOLOGIA E ci6 e tanto piii necessario. secondo Kiihler, perch6 in qualche caso si tvova the il sieio (li indivirtni non tifosi ha im potere agglutinante abbastanza elevato ; perci6 egli litiene I'ag- glutinaniento positivo (ordinaiiamente si suole ritenere per « positive » I'apparire di 3-4 muc- chietti evidenti al miciosfopio) qnando lo si abbia nel rapporto di conceutiazione di 1 a 50, e meno positivo quando esse sia di 1 a 40 : ci6 quando si voglia acceitare trattarsi di tifo. 2. Comparsa della reazione agglutinante nel siero dei tifosi. — Kella maggioranza dei casi compare verso la fine del prinio settenario o nel corso del secondo settenario. Vi sono pero casi nei quali si veriflca piti tardi, perflno nella convalescenza, Qnest' ultimo fatto e molto importante a te- nersi in rilievo. Come ben dice il Mariotti, bisogna tenere presente tale possibilita jnima di concludere che in nn dato caso la sierodiagnosi sia negativa e prima di gettare il discredito sn qnesto mezzo. Certo cbe, rara essendo la sierodiagnosi positiva nel prinio settenario. .sono ginstiflcate le conclusion! tanto del Fiocca quanto del ilariotti-Bianchi ]ier il suo limitato valore nella diagnosi precoce del tifo. 3. Durata della reazione agglutinante. — La dnrata della reazione del potere agglutinante si mantiene per diverse tempo nel siero degii individui guariti ; il ^ilariotti I'ha vista scom- parire eosi dopo 15 come dopo 118 giorni, ecc. La difiicolti), del resto, di seguire gli individui non \m() ancora conduire a stabilire delle statistiche che diano dei risnltati completi. i. Diportamento del siero di tifosi verso altri germi. — T'n' altra questione die e stata trattata da molti autori e quella cbe si riferisce alia possibilltit che altri germi vengano agglu- tinati dal siero di individui tifosi. II Kiilikr lo afterma senz' altro e agginnge die tale fatto pu6 succedere specialmente in rapporto al b. coli. lo, riferendo le prime osservazioni del KiJhler fatte insienie a Schofller, credetti di peter esprimermi come segue : Se gatuiii del coledoco e trovo t-he dopo t:ile legivtnrn. il sieio del c.ini, clie precedentemente uon agghitinava il b. di Eberth, lo agglntina. Tale fatto, secondo VA.. dipende dal perclie gli elementi della bile si diflbndono nell' or- ganisniy, tanto 6 vero clie tlssando per sutura la cistifellea nell' intestino, il potere aggluti- nante del siero diminuisce e poi scoiiipare. Lo stesso A. 6 poi anche rin.scito a dimostrare clie 6 I'acido tanrocolico della bile qnello che ^ pill efficace per ottenere ragglutiuazione artificiale. Le iniezioni d'aeido tanrocolico con- ferirono di frequente, ma iion costantemente, potere agglntinante al sangue di animali da espe- riniento. II Marinangeli wi e doniaiidato dojjO ei6 se delle sostanze somministrate a dei malati o a degli animali non determinassero nel sangue di questi, proprietil agglntinanti, tanto piii che il Malvoz. il Meuimo e TAltobelli avevano osservato che sostanze chimiclie (vesuvina, saftVanina, acidi, saU) agglutinavano in vitro il b. di Eberth. L'A. avrebbe trovato pero che la naftivlina, 1' autipirina, il bisninto. la saccarina, 1' esal- gina, la lattofenina, il soltbfenato di chinino, non iaipartiscono ai sieri delle cavie alcnn po- tere agglntinante. Solo la resorcina avrebbe tale proprietii; ma non si tratterebbe di nn fatto speciflco per il solo b. del tit'o, i>erche dal siero delle cavie, inoculate con la stessa resorcina, verreblie agglutinato anche il 1). coli e il vibrione del colera. Se si adopern il siero di animali iininunizzati verwSo il b. di Eberth, Tanimale che \)m si presta e la cavia. II Fiore ha a tal uopo studiato I'azione: 1° del siero di cavie in preda all' infezione tifosa; 2" del siero di cavie inoculate con coltura di tifo uccisa col calore ; 3" del siero di cavie inoculate con estratti nucleo-proteidici del b. di Eberth ; 4" del siero di cavie inoculate col b. di Eberth non virulento; 5° del siero di cavia immunizzata. Ed e venuto a queste conclusioni : 1. Per dimostrare le proi)rieta agglutinabili del 1), di Eberth non 6 iudiiferente servirsi dei sieri degli animali in preda ad infezione, o inoculati con brodoculture di tifo morto, o con gli estratti nucleo-proteidici, o immunizzati. 2. L'agglutinamento pu(J non essere accompagnato dalla chiariticazione delle brodocul- ture, ma rendersi evidente soltanto a goccia pendente. '6. Alcuni sieri diminuiscono grandemente la proprieta di agglutinare il b. di Eberth, e sono quelli degli animali inoculati con rijietute iiuantitk di estratti nucleo-proteidici, senza aspettare che I'animale si rimetta in peso. 4. Non e la stessa cosa, coeterig paribus, per stabilire se un baciUo di Eberth sia agglu- tinabile, osservare il fenomeno macroscopicamente nei tubi o in preparati a goccia pendente. A giudicare dalle prove in vitro pu6 infatti accadere di credere un germe non agglutinabile. quando invece esso si e dimostrato tale dalle prove a goccia pendente; il che porterebbe a diagnosticare per similtifo un germe che rappresenta il vero b. di Eberth. Dtagnosi differenziale coi similtifi. — Nell' ambiente e molto facile trovare dei germi che hanno alcuni caratteri del tifo e altri del coli: sono questi i similtifi che oggidi si possono distin- guere nei due grandi gruppi dei h. similUfi propr. detti (quelli che pill si avvicinano al b. del tifo) ; e dei h. similcoli (quelli che piii si avvicinano al b. coli). 390 BATTERIOLOGIA Tenemlo jtreseiiti i caratteii biologici seguenti : produzione di ga.s: coagnlazione del latte ; prodnzione di indolo ; produzione di acidi ; spessore della patina sn patate, tanto i simikoli che i Himiltiti si possono poi dividere in qnattro sottogruppi. Similcoli : 1» gruppo : batteri cbe hauno tutti i caratteri del coli, ma non producono acidi; 2" gruppo: batteri che hanno tutti i caratteri del coli ma non iiroducono ne acidi ne patina spessa su patate; 3» gruppo : batteri che hanno tutti i caratteri del coli ma ora producono gas ora no. ora coagalano il latte ora no ; 4" gruppo : Ijatteri che ora producono gas ora no, e per il resto tutti gli altri caratteri sono negativi. Similtifl : 1° gruppo: batteri che hanno tutti i caratteri del tifo ma producono indolo: 2° gruppo : batteri che hanno tutti i caratteri del tifo. ma formano una patina spessa su patate e ora producono gas e ora no: Z" gruppo : batteri che hanno tutti i caratteri del tifo, ma ora sono gasogeni ora no; 4° gruppo: batteri che formano una patina spessa su patate. Cid si rileva meglio osservando la seguente Tab. 26. Germi Produzione di gas Coagula- zione del latte Produzione di indolo Produzione acidi Produzione di patina spessa su patate B. coli .... + + ^ + + 1 + + + - + Similcoli . . . '4 + ± + + + ■+■ + ;i _ + + _ _ Similtifi . . . \4 - - + - + ~ " ~ + + Tifo - - - - 1 Ora alcuiii di questi gerini non si riescouo a differenziare dal bacillo di Eberth che per mezzo del criterio sierodiagnostico, altri anche per opera di terreni colturali speciali. a) Differ enziazione per mezzo del criterio sierodiagnosiico. Volendo servirsi per la diagnosi differenziale, del siero di individui tifosi o di aniraali immimizzati, e necessario ricordare che, anche il b. di Eberth, trattato con siero dotato di alto potere imnnmizzaute, pub non venire agglutinato. A BATTERIOLOGIA 391 E uoto iufatti per opera del Sacquep^e che I'attitudiue agglutiuaute del b. di Ebertli h snscettibile di siibire delle notevoli variazioni : il tipico b. di Ebertb agglutiuabile dal siero dei tifosi nou si trova cioe costauteinente nelle stesse coiidizioni di agglutinaiuento; generalinente auzi esso teude a diiuinuire questa proprieta siuo a perderla conipletanieute. Gli si pub far acquistare, cbiiideiido le brodocoltnre in tubi e impe- deudo il contatto con Paria, nientre io lio ottenuto il niedesiino risultato cou colture anaerobiche. D' altra parte il tipico b. di Ebertli, secondo Sacquepee, pub perdere la propriety di essere aggiutinato, quaudo venga tenuto iu coutatto con nn orga- nismo immunizzato, e per esso con aiero di animali innnunizzati. Quindi, quando ci si trova di fronte a un germe che abbia tutti i carat- teri morfologici e biologici del tifo e non venga aggiutinato dal siero di animali inimunizzati o di individui tifosi, prima di afferniare che non si tratti di tifo bisogna iuocularlo successivamente in animali (4-5 passaggi in cavie) o poi dopo saggiarlo col siero di animali o d'uomo che realmente ag- glutinino il b. di Eberth. Soltanto dopo queste ricerche si jiub atfermare die si tratta di un similtifo e non di un b. di Eberth. b) Differenziazione per mezzo dei terreni colturalL Soiio pochissiini i terreni coltnrali nei quali i similtifi die piu si avvicinauo al tifo lianno iino sviluppo caratteristico. Alcuni differeuziano i similtifi innestandoli in latte, il quale non verrebbe da essi coagulato ma moditicato nella sua colorazione : diventerebbe cio^ bianco sudicio o grigiastro, meutre lo strato cremoso che si forma in siiperficie a poco a poco si assottiglierebbe Altri si possono differenziare facendo piatte uel terreno di Cambier-Tii- sini (V. Vol. I, pag. 255), dove formerebbero colonie granulose a margin! re- golari a bordi lobati o lisci, con nucleo o senza nucleo, mentre il b. del tifo formerebbe colonie a bordi irregolari per lo piti festonate. Altri se ne differenziano per mezzo dell'agar di Drigalski. A tal uopo da brodocoltnre pure degii stessi con nna, bacchetta di vetro piegata a squadra se ne preleva una goccia che si striscia sulla piatta. Se si forma una patina rosea e il terreno si arrossa si pub escludere la presenza del b. di Eberth. Fiualmente tutti quei similtifi che nel Diigalski si diportano come il b. di Eberth, si possono differonziare innestandoli in agar al rosso neutro di Roth- berger (V. Vol. I, pag. 255) fluidificato, solidificando poi subito do]jo il ma- teriale sotto un getto di acqua. II Kayse ha veduto che in questo terreno soltanto il b. di Eberth non dfl liuorescenza. B. coli comiimne. Sono bacilli grossi e tozzi, piu corti di qnelli del tifo (flg. 191); per lo piu riuiiiti a. due; essi si filainentano molto piu di rado e possono articolarsi: perb ogni articolo, a differenza di quanto si 392 BATTERIOLOGIA verifica pel b. del tito, si separa riinaiiendo coi medesiini dia- metri, per cui e facile trovare forme vi- ,-'^,'- *'2» ^'^^^^ '' quelle cocciclie. ' r* I ,, ^el loro interno i batteri presentano spazi cliiari irre;y;olari e addensamento del protoplasiiia ai poli. Genera linente il h. coli e immobile, pero secondo la maggioranza degli an- tori sarebbe provvisto di ciglia (peri- trico e a volte lofotrico). Certo la colo- _, * razione della ciglia del b. coli e molto fig. 191. difficile, e in nno stijute di h. coli a noi e riescita sempre negativa. Non resiste alia colorazione col raetodo del Gram, ed e \>to\- visto di nn capsula meglio dimostrabile clie nel b. del tifo quando si colora con qualcuuo dei metodi di colorazione delle ciglia. Cai'afteri coltiirali. Ha un optimum di sviluppo a 37" C; al di sopra di questa tem- peratura si sviluppa meno bene, e in cib differisce dal b. del tifo, il quale si sviluppa bene anche a 41": pero continua a crescere, quan- tunque stentatamente, anche alia temperatura di 46''-46*',5 C. In gelatina a })iutto forma colonic opache e trasparenti, le prime piii frequenti delle seconde, contrariamente a quanto av- viene pel b. del tifo. Le colonic opaclie sono rotonde, cupoliformi, a bordi regolari, sol- levate (tig. 192). Al microscopio presentano un contenuto o unifor- memente granuloso. ovvero un nucleo ben visibile, con o senza cerclii fig. 192. concentrici ; il bordo e ben differenziabile dal contenuto (fig. 193). Le colonie trasparenti sono cerulee e sottili, a bordi irregolari : nel contenuto si possono ritrovare dei solclii, ma sono in numero mi- BATTEKIOLOGIA 393 nore e piu grossolaiii che nelle coloiiie del tifo, e inoltre uoii i>ar- toiio clii un solco principale. Alle volte il loro centro e rappresentato da una serie dl corpicciiioli rotondeggianti, simill a masse zoo- gleiche. In gelatina inr injissione si forma un nastrino denso, bianco sporco e in superficie una patina spessa, prima cerulea, pot bianco- sporca, diffusa, a bordi un po' sinuosi e di consistenza succosa. In fu/ar a becco di flauto si forma una patina a isibile, prima a riflessi madreperlacei, poi bianco-sporca, spessa, oi)aca, diffusa, a bordi irregolari non assottigliati, umida, lucente ; I'acqua di con- densazione e torbida e presenta un notevole sedimento. Sulle patate si forma una patina visibile, spessa, grigio-sporca, alle volte tendente al gialliccio (nel qual caso la patata assume un iaui di Kleiu : la setticemia dei piccioiii di Saufelice; la psittacosi o setticemia dei pappa.!i,'alli; la corizza ganji'reuosa dei boviui. II pill importaiite, peiclie pub determimiie umi lualattia moi- tale neiruomo, c il b. della psittac;osi. II Xocarcl otteuuc dal midollo delle ossa delle ali dei pappagalli morti durante una epidotnia, delle colture pure di un batterio laolto corto e grosso, cogli estrenii arrotondati, uiobilissiuio, svilupijautesi nei coiuuni terrcni di coltura, purch^ neutri o loggoriueute alcaliui, anaerobio facoltativo, uou fluidificanto la gelatina. non coagulante il latte, cbc nou producova indole, non faceva formentare il latfcosio, non resisteva al Gram, non si sviluppava dove aveva vegctato il b. di?l tifo. Esso era uiolto i)atogeuo; infatti bastavano pii'colc quantita di t'oltiire inoculate uel ijoritoneo o nelle vene per nccidere i topi, le cavie, i couigli ed i poUi. Esso era patogeno, del resto, anclie per la via digerente : pero ocoorrevano da 2 a 15 giorni perclie gli auiniali morissero. All' autopsia il Nocard trovo seuipre gravi lesioui da setticemia emorragica, e gli fu possi- bile isolare lo stesso gormo in colfcura ijura dagli organi. Xou tiitti jili osscrviUori poro soDO d'accorilo suiretiologia (U41a psittacosi : vari lianiio trovato il dijdococco di Friiuckel. 11 Palaiuidessi. clio ha paraiiouato li' diverse coUun\ dice che si tratta seinpre di Itastou- eiui iiiolto colli o di cocchi alluugati, clie si svihippano iu tutti i teiTeni, clie noii iondono )a gelatiua, nou coagiilano il latte, uou fanno lermcutaie il lattosio, sono mobili, uou co- loiabili col Graui e patogeui per tuttL gli aniuiali, uieuo clie per le cavie, iuoculandoli uil peritoueo. 11 Gilbert e il I'ouiuier tvovarouo il b. del Xocard auclie in uouiiui atietti da psittacosis vinileutissinio jier i topi e per i piccioni. 11 NicoUe trovo intiue che il siero di saugiie degli amuialati agglutiuava il b. di Xocard : per6 iu un caso trovA positiva la sicroreazione amlie col li. typlii ; uegativa In scnipre col b. coll. B. (lisseuterico. Trovato iiel ISDd dal Celli in Egitto e in Italia, ritrovato uel 1898 da- Shiga, uel (lisippoue, uel 1900 dal Kriise iu (xermauia, e un germe clie ha alcnui ^ ' carattei'i propri del b. coli e altri del h. typhi. . j-- * ^ fC alquauto piii grosso iii genere del -''■^'•.♦*:!^<. b. coli, per lo piii e isolato, di rado a due * n > (tig. 191) e pill di vado a catena; e unifor- - , memente coloiabile, salvo iu alcnui casi in cm si colorauo piuttosto i poli ; non resiste ' al metodo di Uram. fi„ ^y, Celli J 402 BATTERIOLOGIA Xon lia ci.uliii, iiui i' dotato di un niovimcnto oseillatodo inolto pill vivaco di qiiello di .altvi germi. Non produce spore ed e auae- vobio facoltativo, sebbeiie si coltivi meglio in aerobiosi. <".ai»allr»). , ^^^^^^^^ ^^^^^ In ficlatlmi per iiijissiouc i ^^KKKK^^ vv^IBf ^^ sviluppa un iiastrino sot- "" tile, omogeneo, biancastro, e iji suiterficie una i)atina sot- tile, cerulea, i)iii diffusa di (juella del b. del tifo ; essa assume un aspetto alquanto suecoso. simile a (juella del b. coli, dopo molto temi)0 e non sempre. Sit (u/dr H hceco di flauto forma prima una patina sottile, ce- rulea, con ritlessi madreperlacei, uniibrme, umida, diffusa, e pot pill spessa, grigio-sporCa, come quella del b. del tifo: l'ac(|ua di condensazione e un po' torbida, il sedimento e scarso. Sii, patatr forma generalmeute una patina sottile, esile, come (juella del b. del tifo: pero vi sono forme clic la producoiu) suc- cosa e spessa come quella del b. coli : e di colorito bianco-sudieio tendente al grigi astro. II hrodo e intorbidato uniforinementc con sedimento scarso; lion vi si produce un velo: solo nelle colture molto veccliie, nel punto di coutatto fra brodo e tubo, si nota un cercine biancastro. Generalmeute non coagula il latte e non produce gas. Cai*atleri biolo«^ii*i. I caratteri biologic! non sono tutti noti : certamente non possiede V enzima proteolitico, V inversivo. 1* emulsiAO. il dia- statico. 'X.: fiff. 193 BATTERIOLOGIA 403 Sni terreni zuccherati si coiiipoita presso a poco come il 1). del tifo, attaccaiidoli poco, e qnindi produce poclii acidi. Non produce iiidolo in geuere: alle volte solo tracce. Spetta al Celli aver dimostrato clie possiede proprieta tossiclie diverse da quelle del h. coU commune e del h. del tifo. Esso produrrebbe una vera tossina capace di uccidere i ji'io- vani gatti e una proteina estraibile, p. es., col metodo del Lu- stig per la proteina pestosa. Forse e un nucleoproteide : inoculato produce ascessi e ne- crosi per quauto si riferisce alTazione locale, e marasma per quanto si riferisce all'azione generale. La inoculazione nel peritoneo di giovaui gatti della tossipro- teina, die si puo ottenere mediante la precipitazione delle bro- (locolture coH'alcool, ne produce la morte con fenomeni di paralisi, previo vomito ed eccitazione dei riflessi : all'autopsia si riscontrano cliiazze emorragiclie nel crasso e nella parte inferiore del tenue. Inoculando le colture nelle cavie e nei conigli, questi muoiono con fenomeni setticoemici, e, a seconda della \U\ di inoculazione seguita, presentano ascessi, peritoniti, pleuriti. II b. dissenterico e coltivabile da tutti gli organ! e nel sangue delle cavie spesso si trova gia 2-.") ore dopo F inoculazione. IMagnosi recipitano conalcool: il precipitato si secca, si tritnra in un mortaio e si iiiocula nel cavo peritoneale o nel sottocutaneo di piccoli gatti. Questo niateriale tossico proteinico spiega un-'azione piogena locale, un'azione marantica generale ed ha un'azione elettiva sulhi mucosa del crasso, caratterizzata dalla produzione di ipereniie, emorragie, infiltrazione emorragica e nocrosi snperhciale che va sino alia ulcerazione della mucosa stessa. La prova si pno fare anche col nucleoproteide estratto dal Celli e dal Valenti, e anch'esso tossico. Nei ijiccoli gatti inoculati nel sottocutaneo si nota un tremore che va man mano acceutuaudosi sino alia comparsa del A'omito : cessando questo, qnaudo la dose inoculata non sia stata eccessiva (perche in tal caso gli animali ])ossono morire anche dopo poche ore), gli animali rifiutanu il cibo, diminuiscono di peso, e in genere dopo 2 giorni muoiono. Nel peritoneo si trova un liqnido sicro-ematico e liogosi del crasso, a volte con emorragie e necrosi. Secondo gli studi dello Scala, la tossiproteina che si ricava dai batteri isolati da molto tempo e non passati attraverso gli animali, produce degli ef- fetti tossici, che si niauifestano in modo diverso; la tossina agisco prevalen- temente sul midollo e sul sisteiiia nervoso, e si hanno eifetti locali intensi. BATTERIOLOGIA 405 Si puo auche riconoscere I'azioiie tossica tlei batteri clella disscuteria iicci- dendoli con cloroforniio e iniettandoli uelle vene dei couigli. In qucsti aniniali il Conradi avrebbe cosi provocato diarree p lesioni intestinal! che presente- rebbero la ]}iu grande somiglianza col quadro della disseuteria nmana: qnesta azioue veiiefiea specifica sarebbc doviita ad una sostanza estratta dai corpi batterici e solubile in acqua. Proca della vlrulenza. — 11 bacillo della disseuteria e abbastanza viru- leuto. Passandolo STiccessivauiente per le cavie (con inoculazione sottocutanea) si riescono a uccidere gli animali per setticeniia. Dalle ricerche fatte iiell" Istituto in tali coudizioni, le cavie luostrano dopo poclie ore dall' inoculazione Hottocutanea uu edema gelatinoso uel sito d' inof nlazione che ricorda alia lontana (^uello die produce il b. del car- bonchio : se peri) si aspetta che I'animale mnoia, I'edeiua sconipare. Per fare tale x>rova h necessario inoculare le cavie nel peritoneo, ncci- derle dopo 4-6 ore, isolare il bacillo dal sangue e reiuocularlo successi- vauiente iu altre cavie e cosi 4-5 volte. Dopo 1' ultimo passagj;io si iuo- cula il materiale colturale nel sottocntaneo di cavie sane o anclie di j)iccoli gatti. Proca delV a(jglutinamento. — II siero di animali immiuiizzati e il siero di individui dissenterici aggiutiua il b. della dissenteria. II siero degli animali adatto alia diagnosi deve proveuire da grossi animali forteuiente immunizzati, c i rapporti tra siero e coltura debbono nou essere in- i'eriori a 1 : 500 ; il siero dei dissenterici deve agglutinare nelle proporzioui di 1 : 50. Mentre adoperando il siero di animali immnnizzati sono inutili le ])rove di controllo, adojjerando (luello nmano h necessario farle sni b. coli iso- lati dallr foci degli stessi individui eolpiti, potendoscue trovare di quelli die veni;ano agglntinati nelle stesso proporzioui. In tali casi, ripetendo la prova dell'aggiutiuamento in ])roi)orzioui luag- giori. si trova sempro die i b. della dissenteria vcngoiio agglntinati in dihizioni moUo ]iiii alte di quelle con ciii vengouo agglntinati i b. coli. Occorre aggiungere che l'ap]3rezzamento roprieta clie pero si perde BATTERIOLOGIA 407 teuondo iu coltura il goruic per iiii tempo piii o jueiio liiiiiio, coine o siicccsso per il b. del Colli. In tali easi giova ricorrere al cviterio tossieo, seeoiulo il |(Vocediiiieuto iiidi- cato dal Colli stesso, e alia prova sierodiaguostica. VI. — IJatteri cromos^eni. 11 gruppo (loi batteri croiiiogeni compreiulc uii graiidc iiuuiero di forme clie si troxaiio specialmeiito nelle aequo (Y. E.saiiie l)a.t- teriologieo delle aetiuej, iiegli iiliiiieuti (latte ad es.), uel suolo : alcuue di (^sse soiio aiiclie patogeuc per gli animali. Per eio clie si rit'erisceairuoino va rieordato il h. pi/ocijiowun, il eosi detto hatfcrio del pus hleu, clie faeilmente si trova- iieiram- biente e auclie iielle vie digestive e sulla pelle deiruonio saiio. Si tratta di bastouciui corti, di forma uvoide, riuniti a 2-3 e aiuhe a piccoli uinechi, mobile (lofotrico), uou rosisfceiite al Gram. Solo iu determi- nati substrati cou aggiuuta di autisettici si trasforma in lui luugo bacillo curvo, sxjirulare, ccc. Ill (jelatina a piatto forma eoloiiie giallastre a bordi oiidulati o festo- uati, eircondate da niia" zona di tluidificazioiie cbc ha uu colorito verdc fluoresceiite. In gelatina j)c'c 'uiJls>iione si sviluiti)a lluididcaiidola a calza o ]>oi a cilindro: uaturalmonto iiella gelatina si nota la stossa eoloraziono vcrdastra Uuoresceute. Siiagar abecco di flatito i'ovma uwd patina verdc-sporca a rillessi niadreper- lacei, mentre il sabstrato assnnie il solito colorito vi'rde Hiiovescente. Su palate forma una patina brunastra. In hrodo si 8Yilupi>a iutorbidaudolo: il liquido assume una tinta gialio- verdastra, lluoreseoute: se si agita il tubo ap])are verde. In sn])erticie si forma uu velo e al foudo un deposito viaeoso, lilaute. 11 b. piocianeo produce nn ]iigmento caratteristico, verde Ihioresceute, con varie gradazioni a seoonda del substrate in cui si sviln])pa. Possiedo ancbe vari enzimi, qnali il proteolitico, il diastatico, 1" inver- sivo. Esso inoltre ])roduee la eosi detta piocianasi, la dimostrazione della quale fe stata data dalP Emmerich e dal Low (V. pag. 273). Questa sostanza sarebbe un euzima capaco
  • atogeno per le cavie, i ratti e i conigli. Le prime inoculate sottociite presentano un edema emorragico ; inoculate nel peritoueo presentano un ossudato a volte pure emorragico. Gli animal i muoiono in collasso od ipotcrmia. I germi si trovano uel luogo di inocnla- zioue, nel sanguo e in tntti gU organi. 408 BATTERIOLOGIA I ratfci si diportano press'a poco fomc le cavie : si saiebbero pero, iu se- o-uito alia inoculazione emloperitoneale, trovate iilcerazioui noil' intcstiuo. II couiglio invece <■ poco recettivo: lo si uccide eertamonte quando si inoculi il gevme per la via cadovenosa. Checche si dica, non h troppo facile diagnosticare il I), piooianeo, qualora si vogliano tenerc presenti audio le altre forme di b. fluorescent i che si possono trovare negli stessi materiali in ciii si trora il piocianeo stesso, oom- prese le cavita naturali dell'nomo e degli aniniali. Sel clioUra noxtras e sf.:-.to destritto il n. ni rOTTlKX, elie si diU't'iviiziu d;tl I«. piocium-o noil ioss'altio ppiche e state) desciitti) capsnlato uelle colture e ncll' organismo, 6 gasogeno e eoagiila anelio il latte : nccidc i topi e i conigli per la via sottoontanca c non fa nulla iiiocu- lato a qnesti iiltimi aniiiinli per la via ondoperitoneale. 11 li. viuinis o di Lcsage. die si troverelilie iiella dianea verde inlottiva dei l)ainl>iiii, c die si differcnzia dal b. ]>iocianeo per il sediniento verdastro die da nelle lirodocoltnre, per la coiisisteiiza ereinosa delle colonic in gelatina c della patine sn agar, di colorito del resto ver- dastro. Inoltre e poco patogeiio per gli animali da esperiinento : ingerito dai eonigli piodnee una dianea vrrde di eni gnanseoiio. Nel latte e facile trovare il H. ciANOfiKNO sinciaxko o uki. i.atte ni.F.r il (|ualc non li;v chf vedere col 1). piocianeo. E un bastondno mobile non resisteute al (iiain, in gelatina a piatto forma colonic lobato verdi-bluastre non cireondate da >in alone di Huidificazioni' : sii agar forma una patina gri- giastra drcondata da una zona verdastra ; sir jiatate forma una patina grigia e attorno la patata assnme una tinta biuna. Xel latte il colorito bleu si ottiene perche il pigmento gri- giastro prodotto dal bacillo diventa bleu coH'acidificarsi del substrato, aciditicazlone die ordi- nariameute e o])ora dd I>. deiracido lattico, ma die si j»no ottefiere aggiungendo al latte in < ui rresco il batterio dd glucosio con un po' di latlato. A secinila ilel substrato in cui si trova, variano poi le modalita della tinta del i>igiiiento dd b. dd latti- bleu, do die no lia fatto. Minbiii erroneainente. distiiiiineic diverse forme. Cap. Yin. r» A C I L L I . I bacilli piopriameiite «letti soiio (luellc lornie batteiiflie a ba- stoiK'iiio, capaci di foriuare cntro il loro corpo corpiccinoli iiotc- Yolmente resisteiiti agli agouti tisico-chimlci e di riprodurre il .lierme stesso, le cosidette eiidospore, e cio sen/.a die si deforiiii bi cellnla battericn. Alcnni di essi .^ono aerobi, altri anaerobi, per cui di solito si distiiiguono nei due sottogruppi omoninii. Tra gli aerobi si trova il h. del carhonchio cmatieo, tra gli anaerobi il h. (leWedcmii mnlUino e il h. del carhonchio fiinfomniico. La distinzione dei bacilli in aerobi ed anaerobi va conservata, nialgrado noi conosciamo oggidi un gran nnmero delle condizioni per cui gli anaerobi pos- sono vivere in aerobiosi, cioc a contatto dell'ossigeno atmosferico. Qneste con- dizioni s'ottengono: 1° con mezzi cbimici: secondo Trenkmann I'aggiunta di una solnzione all" 1.01 di solfato di soda iu quant ih^ di 10-20 gocce per ogni provetta in brodo (si raccomanda clie il prodotto chimico sia buono e la solnzione frcsra) BATTERIOLOGIA 409 e (jaesfco inetodo sccondo alcnui autori (SilberschmicU, Rodella) da eccelleiiti risultati ; cosi anclie il solfiiro d'ammonio venne recentemente consigliato dall' nainnierl pare con successo, mentre non cosi sarebbe dell' aggiunta di fet^ato di solfo e d' idrogeno solforato; 2' coUa simbiosi di aerobi ; ?>" con liltrati di anareobi o talvolta anehe di aevobi. B. del carboucliio ematico. C'araliori niurfolosriei. II 1). (lol caiboucliio ematico (/>. (inthyaei.s) i uu geime stretta- iiH'iite aorobico. a forma di bastoncino diritto, ad ostremi abba- stanza iiettameiitc tauiiati, spesso \x 1-2 e Inngo i». ;3-10 (V.fig.'. 103-rf). Quosti .iixn'ini r;ir;iiuoiite si trovano isolati. i)er lo piii soiio ap- paiati n 2-."j-4, a tilamento. I'ssi si coloraiio coi comniii colori di aiiiliiia, o, se liiovani, iioii lasciano vedero alcuu particolare iiel lore coiitennto: se adulti mostraiio dogli spazi chiari, clie, qnando il germo non o sporifi- cato, sono rappresentati da grassi e da vacnoli. Xel contonuto del germe si piio ben dimostiare del glicog'eno, (' 'pialelie volta del grannli di natiira albnminoidea. (Masenn bastoncino e rivestito di uno strato capsulare doppio di cni resterno non e dimostrabile coi comuni metodi di colora- zione, lo e pero con metodi speciali, specialmente nei pnnti di iinione tra germe e g'erme. Xell'organismo, questo strato capsnlare per Taddossamento di sostnnz(^ albnminoidee o col- loid!, a volte si ispessisce nioItiKsimo, formando nn a- lune ovoide o sferico clie I'iveste il germe o piii co- / iiiunem«>nte nno strato av- volgente, aA"ente la- stessa forma; del batterio o del li- 1 amen to (rettang'olare visto in sezione ottica) (fig. 107), dimostrabile molto bene col metodo di colorazione del Gram, qnalora si nsi come colore di contrasto la eosina. 2sula si vede senza alciiii artitizio. £ nil lica per divisioiic diretta, abbastauza rapidameute: in adatte coudizioni di temperatura e di substrato il siio ottimo di svilui>po si ha a 37" : al disotto di questa temperatura la ere scita si arresta a 12"-14:"; al di sopra, verso i i;5°-44« C. E nel moltiplicarsi i germi rinuingont) s[>esso attaccati gli iini agli altri, sieclie essiccaudo il materiale per poi colorarlo, nel punto di unione tra germe e germe, per la eoagulazione del conte- uuto batterico, rimane uno spazio ovoide: cosl si lia la formazionc dei filament i (lalFaspetto di canna di bambii. Se il i)reparato non si essicea e si osserva in acqua, questo aspetto pero nou si iiota. Si molti plica anclie ]ier spore la cui formazioue r legata alia presenza dell' ossigeno libero, .-jr'^V"'"lS'^ nonche a condizioni di tempera- turai speciali. di cui molte sfug- gouo. Esso non sporiliea ne ueiriii- / ^'VSas*' "^-^ iJief^ ^ ternodeitessuti, ne nelle colturt; ^fcj. 5^%V^^|3K^^r5 ' ill terreni liijuidi (salvo nei punti ***" ■ in cui il menisco della brodocol- tura \ iene in contatto cou le pa- reti del tubo); invece nelle col- ture su agar, e specialmeute in quelle su patate, sporifica facil- meute. La s[>orilicazioneavvieiuMiel- '"■ rinterno del germe (tig. 198) senza del'ormazione delle cellule nuidri, c le spore si riconoscono a fresco per la loro ritrangenza e BATTERIOLOGIA 411 iiiecliante le colorazioni per la difficolta clie liaimo di assiimere i colori di anilina e una volta assuntili di cedeili difficilmente. Ottimo mezzo per dimostrarle e il procedimento del Moller (Y. Vol. I, pag. 242). Quauto pill la temperatiiiii si avvicina a 37", piii rapida e la sporiflcazione : a 37" e coiapleta in 18-20 ore, il suo optimum pare pero sia a 28". Xou sporifica al di sotto di 18" neppure in assenza di ossi^eno, quantunque sia stato veduto clie eccezionalmente cio puo succedere. Si puo poi fargli perdere la proprieta di sporificare, tenendo le colture a 42*: esso non la riprende do])o cio neppure a 30" (dopo 14 ])assaggi). La perde pure nelle colture da lungo tempo uou trapiantate e in quelle trattate con bicromato potassico o acido cloridrico: spo- rifica nel terreno a m. 1 '/j ^^ profondita ma non a 2 m. Carattcri coltiirali. Si sviluppa in tutti i terreni di nutrizione in modo rapido ed abbastanza caratteristico. In gelatina e in ((gar a piatto. Le colonie tipiclie si tbrmano in gelatina e in agar a piatto: nella prima sono circondate di iin alone di fiuidifieazioiit,', nella seconda no. Ivi esse assuuiono Taspetto di caput medusae (fig. 199), cioe di filameuti attorcigliati, circonvoluti a guisa dei capelli di donna: assomigliano, secondo il Bourget, al calice di una. rosa muscosa. Xon sempre pero si lia questo aspetto tipico in tutte le co- lonie: il Musso ba potuto vederne alcune a bordi sfrangiati die u:;^ ^i\^.■ nelle i>iatte in gelatina si spargono nelP alone di lluidificazione, altre a\Tnti un aspetto decisamente cespuglioso, altre nucleate ad aloni concentrici a l)ordi areolati (fig. 200) e, nelle piatte in agar, alcune nucleate a strati concentrici, a bordi lobati (fig. 20] » 412 BATTERIOLOGIA presentanti solo a questi bordi 1" aggroviglianiento dei fllamcnti come nelle tipiclie colonie a caput medusae. In genere nell'agar le colonie assumono piii frequentemente I'aspetto del caput medusae che nella gelatina, e souo specialmente le profonde le pixi tipiclie: e da queste clie si dipartono dei fila- menti ricciuti die raggiungono la superflcie dell'agar producendo colonie simili. In fjelatina per iufissione, quaudo lo sviliippo e caratteri- stico si lia la in-odiizione, lungo I'inflssione, di un nastrino da ciii si dipartono finissime barbe, le quali non raggiun- gono niai le pareti della provetta, regolarissime, oriz- zontali e seiupre piii corte manmano clieci si avvicina iiirestremo inferiore della linea di innesto: cosicclie Paspetto dell' infissione si assoraiglia a qnello di una spazzola da lume (fig. 202). Sulla superflcie non si trova intanto alcuna pel- licola, pero si forma una coppa o imbuto di fiuidifi- cazione limpida per lo piii, il quale si ingrandisce, e puo trasforniarsi in un cilindro di fiuidificazione : solo alcune volte riiuane liinitato e ricorda qu(?llo del colera, specie se resta sotto la pellicola una bolla di gas. La pellicola poi si infossa e cade al fondo del cilindro o dell' imbuto fluidificato. Alcune volte il b. del carboucliio pcrde la i»roprieta di dare filamenti lungo I'inflssione, ed allora si ha una tlnidificazione a calza conica, a cono corto. Inoculando il germe negli aniiuali lo si pub pero ripigliare in condizioni da riprodurre la tipica infissione ora descritta. Sit agar a hccco di Hauto, si sviluppa, forinando una patina piuttosto spessa, bianco-grigiastra, piii sottile Jil margine, die e ondulato e spesso con fine areolatura, a superficie come si dice « disseminata di piccole l)olle d'aria jirgentine ». Su patate, si sviluppa formando una patina grigio-bianca- stra, piuttosto spessa, a superficie leggermente anfrattuosa a margini lobati, con fine areolature, ma non seiupre bene distin- guibili. In hrodo, si sviluppa lasciandolo limpido e vi forma un de- posito fioccoso: sulla superflcie da luogo a un velo nubecolare, fioccoso, da cui spesso si partouo fiocclii nubecolari che tendono a raggiungere il deposito o ad attaccarsi alle pareti. In h(tte, si sviluppa coagulandolo se ha reazione alcalina o debolmente acida: il coagulo poi si ridiscioglie. BATTERIOLOGIA iio Se vieue coltivato in matracci o in altri reeii)ieuti grandi dove Tossigeno delFaria ha iiua maggiore superlicie di contatto col latte, allora non si osserva la coagalazione ed in sua vece si ha una co- lorazione giallo-bruna del latte dovuta a trasformazione della ca- seina in sostanza non precipitabile. Caratteri biologiei. Produce niolti enziiui, e cioe: il proteolitico, il diastatico, il coagnlante, il dissolvente. L'enzima dissolvente e stato molto bene studiato dal Gania- leia e da altri autori. Questo enzima ha la proprieta di distraggere lo stesso b. del carbonchio, nonche altri batteri. E patogeno per gli aniraali o per I'nomo. I montoni sono recettivi quando la peneti'azione dei bacilli avvenga per via gastrica, specialineute se ai foraggi sono commisti dei cardi: anche i bovini sono recettivi per la medesima via. I caui giovani sono poco sensibili a meuo che non si scelga la via pleu- rica piuttosto della peritoneale, \>er la inocnlazione del germe. Gli animali pill sensibili sono i bovini, poi vengono le cavie e i conigli. La cavia non resists all' inocnlazione del carbonchio, qaalunque sia la via di penetrazione. Nei conigli I'infezione h difficile per la via digerente. I sorci non sono ec- cessivamente snscettibili : il ratto grigio h meno suscettibile, molto invece il ratto bianco veccbio, mentre un po' piii resistenti sono i ratti bianchi giovani. Gli eqaiui sono meuo snscettibili dei bovini, e 1' infezione in essi avvieno meglio per la via sottocutanea che per la peritoneale. Alcuni animali eccezionalmente snscettibili si iufettano per qnalunqne via, come p. es. il maiale. Anche gli animali refrattari si possono rendere recettivi, usando a questo scopo procedimenti diversi: si puo cosi cercare di diminuire il numcro dei leucociti mediante 1' acido lattico o il glucosio, ovvero inoculando i germi che producono leucolisine (forse agiscono cost, il b. pyoeyaneum, il b. iluo- rescens liquefaciens, il b. prodigiosus), ovvero, come p. es. nei cani, i>ro- ducendo infezioni che ne diminuiscono la resistenza fcani idrofobi). Si puo anche rendere recettivo I'auimale diminuendo la quautita dei com- plemeuti emolitici che si trovano nei suo siero. Gli uccelli si possono rendere recettivi immergendone le zampe in acqua a lo", ovvero col digiuno o colla sete : certo nei piccioni lasciati a digiuno diminuiscono le alessinc (Casagi-andi). Per rendere recettivi gli animali a sangue freddo- occorre teuerli a 35\ Sembra che nella predisposizione abbia molta importanza la milza; iufatti animali refrattari, smilzati diventano recettivi : anche pesci privi di milza, p. es. 1' ippocampo e il pesce dorato, sono infatti sensibili al carbonchio. 414 BATTERIOLOGIA liiistaiio poeliissimi genui per uccidere gli animali reeettivi: (la Kj a 1000, a seconda della virulenza del gernie, virnlenza clie puo ottenersi soltanto mediante ripetuti passaggi da animali re- oettivo ad aniuiale recettivo, non gia come si credeva, inoculaii- 4l()lo ill animali refrattari, come il piccione, e poi riprendendolo dopo varie settimane. Le lesioni die determiiia sono: 1" He Vhioculazione viene fatta per hi via mitocutanca : edema gelatinoso sottocutaneo specialmente uei topi e nelle cavie, meno frequenti uei conigli; le carni divengono itallide « lessate » come si dice, la milza grande, molle, spappolabile ; il fegato nerastro molle: sonvi edemi ed iperemie in tutti gli organi; 2" se Vinoculazione rien fatta nel peritonco si lianno versa- menti siero-gelatinosi nel cavo addominale e poi gli stessi fatti come colla inoculazione sottocutanea ; 3" He Vinoculazione rien fatta nelle vene, si liaiino versameuti nelle cavita, iperemie degli organi, ecc: i bacilli si trovano in tutti gli organi e nel sangue se il carboncliio e virnlento. Inoculati nel sottocutaneo entrano in circolo nn po' tardiva- mente, non subito, come si crede : secondo alcuni dopo C-22 li, secondo altri dopo 28-50 li. Gli animali mnoiono in genere in 2-3 gioriii ; difticilmente prima. Se si attende qualche tempo a fare I'autopsia, specialmente se Tanimale si tiene per un certo tempo a oO^-SS", i germi si mol- tiplieauo e si possono trovare numerosissimi, e nel sangue e nel sito dMnoculazione, mentre, appena morto I'animale, in questi puiiti possono non essere molto numerosi. Le attivita biocliimiclie del b. del carboncliio si ritiene si esplicliino per azione del germe stesso, il quale, moltiplicandosi uei tessuti e specialmente uei capillari, flnirebbe col produrre, per ef- fetto meccanico, emorragie, infarti, trombosi e, assimilando Fossi- geno, morte per asfissia. Oggidi pero clie si e veduto die nessun essere vivente agisce di per se, ma per opera di special! sostauze enzimaticlie o fer- mentative clie coiitiene o elimina dal proprio corpo, tale opiuioue, non avvalorata da alcun fatto, doveva cadere. Si e quindi pensato alia produzione di special! veleni. Le ricerclie sui veleni solubili prodottisi nelle colture souo l>eib andi'esse cadute: io ho potuto dimostrare die il veleno die si produrrebbe nel substrato cou peptone, la cosi detta tossina car- bondiiosa, e un peptone tossico non dovuto al bacillo, e die ! ve- leni alcaloidei die produrrebbe il b. del carboncliio nelle colture BATTERIOLOGIA 415 ill iilbuinimito, iioii csistono: ossi eraiio veleni secoiidari clie si prodiiwvano nelle colturc del ^Nfnrtin, perclie iioii usavn steriliz- zare i substrati di nntrizioiio (!). II corpo del b. del carbonchio, iuveee, contiene del materiali ■tossici, i quali haiino I'azione flogogeiia, pirogeiia e marautiea delle proteine urdiiiarie dei .ueriiii. Kicercando un veleuo negli organ i douli animali carboncliiosi estiatti cou acquii, con soda, alia x)res9ione di 500 atinosfere, ho potato diniostrare la iaesistenza di qualun(|ue tossiua, o alcaloide nel sangue, nci mnscoli del cnore, nel legato, nella luilza. e ho potuto per converse vedero che gli estratti alcalini degli organi hanno mi' azione coagulante intensa, e necro- tizzante assai snperioro a quolla chc posseggono gli estratti degli organi degli aniinali sani. vScparauvio con opportuni trattamenti i nuclcoproteidi degli organi nor- niali e 1' istone h rimasta una sostanza avente tutti i caratteri della pro- teina carhonchiosa anzi del nucleoproteide del b. del carbonchio, dotata di azione pirogeua, coagulante e necrotica. Cosicclie r azione tossiea del b. del carbonchio e precipual- mente nn' azione coagnlante dovuta al nucleoproteide del bacillo stesso. Questo e il velciio primario clie si produce neir infezione carboncliiosa. Accanto ad esso si producono poi dei veleni secondari : Tuno e un'eniolisina batterica dovuta al geriue, Taltro e T istone clie si produce dalla distruzione dei leucociti neH'organismo stesso. IsoLAMEXTo. — 11 b. del carboucliio si ricerea uegli organi degli animali morti di carbonchio, nella pustola carboncliiosa del- Fuomo, nel terreno, ecc. 1" DalVanimale. Qnalunque sia I'animale che si sospetta morto di carboucluo. la ricerea del bacillo va fatta dalla niilza o dal sangue sia facendo preparati colorati col metodo del Gram e con fucsina carbolica, sia facendo ]>reparati a fresco del niateriale diluito in brodo o in soluzione lisiologica di Xa CI. I caratteri morfologici del germe (grandezza, estrenii tagliati, resistenza al Gram, immobilita) spesso sono sufficienti, accoppiati ai dati forniti dalla autopsia, a condurre ad una diagnosi. Pero e sempre bene faro qualche piatta isolante in agar (e in mancanza dell'agar in gelatina) per vedere se si otten- gono colonic a capid medusae e, isolato il germe, far succcss'ivi passaggi in brodo, 8u agar, in gelatina per inlissionc. Quando si voglia aggiangere la prpva suiranimalo. si piu> inocnlare la polpa della milza e il sangue diluito in brodo o in ac([na sterile, sottocute a J:10 BATTERIOLOGIA nn topo od a uua cavia e iu maucauza di questi a uu couiglio; pcrb bisogna ossere certi prima cho uou vi si trovino altri germi della putrefaziouc i)erche faciimente si liauuo negli animali del reperti anatoiiiopatologici, che poi la- sciaao in diibbio (edemi emorragici con gas nel sito di iuoculaziouc, p. cs., che fanno pensare a infezioni da anaerobi, ecc). Si ovvia del resto facilmeute a qaesto inconveuieute facendo prima le pia- stre isolaiiti e poi iuoculando il gta-me in coltiira pnra. 2" Dalla pustola malldna. I^a ricerca si pratica col succo dclla pustola, col quale si fauuo proparati come quelli dal sangue e dalla polpa della milza, uonchc colfcmo cd inocula- zioue negli auiniali. 3" Dal terreno o da altri materiaU. E inutile inoculare il torrcno o altri matoriali solidi [lolverizzati sot to la cute di animali per ricercare il bacillo del carboncbio, percbe questi muoiono per altre infezioni (da anaerobi specialmente). Pj meglio trattare i materiali con acqua sterile col motodo di Emmerich o col mio mctorlo per I'csamc battcriologico del terreno (V. Parte III); porrc il material*' a G5' per 1 h. e poi fare piastre ton I'acqua stessa e ccrcarc tra 10 colonic se qualcnna si riporta a quelle del b. del carboncbio, farnc pas- saggi e da questi procedere ad ulteriori ricerche microscopiche, colturali e alia prova negli animali. [dentificazione. — La idciititicazioue del b. del carboiicliio ill coltura pura e o;4j;idi facile a farsi, teuendo preseuti tutti i suoi caratteri inorfologici e colturali e razione patogena verso gli animali. Yi sono pero dei casi iu cui (^ualcuno doi caratteri foudamoutali del germc pu() venire a mancare e jirecisamente: 1° I'aspetto caratteristico delle colonie e delle iuhssioni; 2° I'azione patogcna verso gli animali. In quinito aH'aspetlo delle colonie e nolo che oltre le foruie a caput meduiiae il Musso lia dimostnvto die si possono tro\'ine tipi ili li. del c:»bonchio die loruiano colonie cospugliosc, ramose, ecc. Qiiando quiiidi, in civsi sospotti, si iucontriuo di tali colonic, 6 bone i>rocedere a passaggi del germe da aniinalc ad auiniale (cavia) e i)oi dopo 3-4 passaggi far i)iatte in agar: io nou conosco akun tipo di b. dfl laiboncliio che in tali condizioni non foruii colonic a ca2n'' ■j/icd/'sne. Lo stesso si dica (inar.do il b. del carboncbio abbia perdnta la proiirieta di dar barbo neir inflssione in gelatiua. In quauto all'azioue patogcna verso gli auiniali, la niia esiicrieuza pcrsonale mi ]ierm(ttc di imtcr affermare die tlpiche forme di b. del carbondiio possoao pcrdere la propiieta di e>- sere patogene oppurc possono, iuocnlate nel sottocutanco, iicrderc la propiieta di prodiirre edemi o di niiderc la milza ingrossata e scura-, ecc. II passaggio attraverso animali uatural- meutc refratiari toglie alle forme tipicbe del b. del carboncbio la proprietii di esserc patogene (^MartoUi) e Tazione dei steriUzzauti fisici e cbimici agisce uella stessa mauiera. Xon si puo, in presenza di tali forme, qiiindi afl'crmarc die si tratti di varictii del bacilb- o di lorme simili, come quakbe aiitore, sorprcso dalla cosa, ha crednto di poter ritcuore. Si puo del resto ricorrere alia prova sierodiagnostica per la identificazione. Essa e solo di recentc stata appUcata, per la dilHcolta di avere delle colture intorbidatr. 11 Gengou si servo del ^■accino n. 1 di Pasteur cbe da colture in brodo normalmeute torbidi-. io di cmulsioni di patina in soluzione fisiologica di doniro sodico, sliattutc in prcscuza di BATTERIOLOGIA 41 7 sabbia stciilizKata. <>. ccntrifugatc lu-i- ))rivailo dclla sabbiu e clci j:iiinii : nut qiu'-sti iiKidniali per lii pratica rion si prestano bono. 11 aiiirlior ])roceiUuien(U\irc \ iriTlcntc (lie ottienc toibide col inetoilo
  • '^<'ti'<^oatithracis di Biirri ; il 1). pseiidanthracis p. d. di Walirlicli; il b. anthraeis similis di Mac Farland ; il /). anthracoldes di Hiippe ; i b. B C Nimilcarhonchi di Ottolengbi. •iiiesti gcrmi souo stati isolati da polveri di cavui, o da a.sccssij o da patate (antbraooides) ed bauno molti doi caratteri luorfologici del car- boucbio sebbene si riti-uga clu^ so ne ditferenziiio perche gli estremi sono sompre rotoadi. Coltivati a piatto il !>. jineudaiithraeis, Vanthracoidcit e 1' aiUhraciii similin toinieiebbero colonic giallo-veidastre. costitnite da nn intreccio di tllaiueuti, cliea un dato puuto del bordo loro prodmrebbero un limgo tilameuto a scudiscio. I'liiidificano nelle iiitissioni senipre a cono. noa piodiicono mai barbe n6 pellicola dopo avvennta la tlniditicazionc. II brodo e leggeimente intorbidato o iHcsenta in snperticie una licve pellicola. Xon sono alquanto patogeni clie pel topi, nei s2ies o.= ^« ■^ §c a > > o 5 c c P— 0) S5 rt p s t: -s rt c _rt-= -!_ £■= g."o£ U3 O) CC V3 fi §.i if sc 1 §■■5 *o CS c aT — c c — rt 3 OJ be _c «-■ N 'E O t- .z^ c c E « = rt i r c ~ — es '^ .£ " Q^ •— ■S '^ O rt « ** CQ £ o E --■-1= "C t 0. £. mi . ^ 1 • o ■'=■ E« -ii •- tc ^ i: cb£ aj "S - eg 3*03 rt"^ o ej c 60 s S en m a o o c .go- C " rt bt O — rt oj q; <^ Xi Cj ■" OJ « '"*' -1=« o o i. C-, a tfl a c o 0.* £ = c rt-C^ rt s p 2 c .5" P|5 o2 c- J" 01 SS .2g ■a _ ;.2 — c a ^ ;z: = 5 "« S-2 OJ p c — C CO BATTERIOLOGIA 419 Quando poi nascano dei dubbi h neceasario tenere pvesenti tatti i singoli caratteri morfologici B. MYCOinKS O nADICIFORMIS O IJADICOSUS O WrRZELBACILLUS. K nil germe iiu po' iiid cortx) del b. del carboncliio e lui jio' jnii grosso, qviantunque re lie siano alcnne forme uii \w' iiieno spesse ; i suoi estremi nou sono uetti ma. alqnanto airo- tondati : la sua mobilitil e du))bia (ad ogni modo se si lia a die fare con nn b. ladiriforme iminobile si tratta del tlpico b. mycoides Fliigge) ; resiste al Gram. Si coltiva su tiitti i snbstrati : In gelatina a 2>icitto : forma colonic puntiforini granulose, ehe ai liordi si ramiflcano, le ciisi dettt^ colonie il'omieeticlie che si spargono, allorqiiando e avvenuta la fusione, neU'alone di tiniditicazione : alle volte lo sviluppo I'amoso e molto rigoglioso, e la colonia pno raggiuiigere la mandezza di qnalelie fentimetro (allora si tratta di (\ne\ germe detto h. museoideg del Liborius). In- gelatina per infisnimie : tliiidifica prima a coppa e poi rapidamente a cilindro ; il ua- stiino jiiesenta rami regolari, molto Innghi, piti nnmerosi in alto die in l>asso : alle volte rag- giimgono aiizi le pareti del tubo iiresentando vere o fa'se ramificazioni (b. muscoides). In su- lierlieit* rimane nna jiatina galleggiante snlla zona fluidificata. Sit agar: forma una jiatina bianco-gialla o grigio-binnastra, tlneniente granulosa, special- im-nte quando la coltura e giovane : dai bordi emanano delle ramosita ehe alle volte rimontano suite paieti del tubo (nel <-aso ehe la patina rimanga limitata, e piii proprio parlare di 6. my- cfi/'/.*-, altiimenti di h. muscoide.t:). Si( jiatate: I'orma una patina prima biancosndicia, poi giallo-sporea, secca, a bordi molto i;niiiticati die si eonfondono col snbstrato. In brodo : secondo alcuni si sviluppa intorbidaiidolo, ma non costaiitemente : il sedi- lueiito •"■ tilamentoso e tioccoso ; alle volte form i in suiiertieie una ])ellicola, che rimonta le }i;ni'ti del tul)0. Prwliice Fenzima proteolitico. 1' inversivo, il diastasico. non produce indole e solo traccie di H'-iS. Ordinarianiente non e ])atogeno : pu6 pero diventarlo, p. es. coltivato in brodo ordi- iiario, posto in cellette di collodion nel peritoneo di cavie. e allora e causa di setticemia per le cavie e i conigli. I'are identico ad esso il b. radicosKS di Zimmermaun. Certo non lo e pero il b. inycoideg rosfiix, che produce una i)atina losea. B. MESENTERICUS O B. DELLE PATATE. Secondo alcuni ve ne sono solo due varieta, e cioe : il fuscus e il ruber, pero altri lian dcsrritte diverse forme siniili, come, p. es , il b. m. vulgatus e il h. in. lioderniog. II B. M. vfLGATi's e in lealtii il tipico baeillo delle patate sane, e va anche detto bacillvg vi'lgaris (Lehmann e Xeumanu). E sottile. corto, ad estremi leggermente pianeggianti e molto mobile : salvo qualcbe volta, resiste al Gram e si sviluppa in tutti i snbstrati. /// gelatina a piatto : forma colonic che quando sono giovani banno un aspetto translu- cido e trasparente, lobate e venate come nel tifo, poi coll' andare del tempo la lobatura di- vt'uta piii marcata e si dirige verso il centre della colonia. nel nientre la perifeiia, piii chiara, si va tilamentando e il centre diviene scuro, grannloso : intanto succede la fluidificazione del snbstrato. per ciii la colonia rimane circondata da un alone di fluidificazione raggiato. In gelatina per infiggione : si forma da jirima una piecola coppa die si trasforma presto ill cilindiica, salvo in qneicasi in cui assume la forma di sacco : Iv gelatina fusa 6 torbida vicino al menisco, poi rapidamente si rischiara e su di essa galleggia una pellieola completa incre- spata, il sedimeuto al fondo e fioccoso, bianco sporco. Su agar a becco di flauto : si forma una patina spessa, aderente, dLffnsa, grigio-sporca, dapjirima liscia e poi con rilievi alia suiierficic, quindi irregolarmente rugosa. Sii, patate -. la patina e spessa, secca, diffusa, bianco-sporca, fortemente rugosa : a luugo andare, su di essa si formano goccioline d'aspetto miicoso, giallogaole, die a poco a poco in- vadono tutta la patina. 7/t brodo : si sviluppa seiiza intorbidarlo e forni'v una pellieola completa rugosa : il sedi- meuto e polveroso : va notato die, secondo alcuni, la varieta immobile darebbe nn lieve intor- bidamento flno dal principio. 420 BATTERIOLOGIA Simile o ideutico al b. m. imlgatxis saiel)beio il b. ijuminosus die piodunebbe uiiii tVinicn- fcvzione gominosa neH'iufuso di digitale, e 11 b. carcinomates impntato di pioduire il ciinero (I). II B. M. Frsrus da ima patina giallo-brunastra specialmente sn patate, nelle qnali il co- liire da prima e giallo-grigiastro ; iuoltre in gelatina a iiiatto da colonie a bordi cigliati. Idrntico al b. m. /iiscus v il b. maidis. impiitato dal Cnboai c dal Lombroso di piodiine la pellagra, il quale non ha nnlla poi a die \edere col b. zene, die iion k attatto nii mesen- terico e clie dii patine cremose-gialle. n B. M. LIODERMOS sembra una varieta del b. m. J'uscuis; su patate produce una patina di consistenza sciropposa tome quella del b. vidgatug : ad esso identieo ^ il b. miu-oms. II B. M. RUBER produce su agar e su patate una patiua rosea : e sempre immol)ile e non pare cbe sportfldii. Le sue colonie mantengono i caratteri di r )>ropriet,i biologidie del h. mycoides e anch'essi possono diveniro jiatogeni. B. MKGATEHirS. Sono germi corti e tozzi. ad esh'emi alquanto pianeggiauti o rotondi. resistoiio al (iiiiiii. sono poco mobili o dotati di movimento che sta fra roscillatorio e il molecolare. In gelatina a piatto : producono colonie grauulose. grigio-biancastre. sempre nudeatt', ina il cui nudeo, giallastro, per6 non e sempre lien detinito. a bordi pianeggianti, dai qnali si ]iar- tono una serie di raggi. In gelatina per in figgione : si svilupi>aiio Huiditicandola jiiima a imbuto o a sacco e poi a cilin- dro: la gelatina fiiviene torbida, con una pellicola sottile. trasi>arente, grigiastra, galleggiantf. Sxi. patate e «u agar: non si dirtereuzia dal b. xnhtlllx: forma una patina grigia, spessu, gi-igiastra dillusa, alle volte d'aspetto polveioso. II brodo e poco iiitorbidato : in genere la pellicola maiica : se c'e, e sottile, cerulea e ]>U(i assumere anch'essa aspetto polveroso. Ad esso si assomiglia il b. 'luercifolixig isolato da salciccie : c uii po' piii piccolu. en co- lonie lobate e rilevate, a centro crateritbrnie. B. .SUBTILIS, B. DKL yiENO, IIEUlJACILI.l'S. E rappresentato da germi lunghi, sottili, a estrciiii rotondi, inolto mobili. sal\ip alcnnc varieta come il b. imi)lexug ; resiste al Gram. In gelatina a piatto: forma colonie inima graniilose a liordi sinuosi, un po' sparsi. e die poi assumono alia periferia aspetto cespuglioso : a poco a poco pero la colonia si disfii nella gelatina fusa e diventa sfrangiata c disgregata, nicntre alia iterifeiia ddl'alone rimangono dci riccioli sparsi (]ua e lii. In gelatina per iafisslone: dnidilica a cilindro, forma una pellicola s]iorca cerulea sjiessa. die si disgrega facilmeute : non intorbida, e forma un sedLinento granuloso. tioccoso. In agar : si sviluppa come il b. nu'gentericus con una patina luancastia, sccca. a volte lievemente faiinosa, die puo abpianto incresparsi. Sn patate : forma una patiua bianco-sndicia, diJfusa, inciesjiata. Ha gli stessi caratteri biologici ilei germi precedents Alcuni lo hamio trovato patogeno nell'ambiente: altri lo lianno ivso patogeno.' II Silljersmitli e il Kayser lo lianno ritenuto causa di panoftalmiti neiruomo. Si assomigliano al b. nottile, il b. Icptogporng e il b, gexilig. i qnali si ditiereiizi<-rel>bcro per il niodo di genuinazione delle spore. Nel b. sottile la germinazione avviene dall'eiiuatoi c della spora, il b. leptosporiw jirima di germinare si circouderebbe di una capsula mucosa, c inline nel b. seggilis la germinazione della spora avverrebbe neH'intenio del Iiacillo stesso. Idcn- tici inline al b. gnttile sarebbero il b. iniplexns, il b. inalariac (.') e alciine thyrothrix. 3" col h. (leU'cdema malk/no r col h. del c(irho)icIiio .suitonndico. — Xei priiui tempi della scoperta del l». del earboncliio eraatieo si confuse con esso il b. dell'edema maligno: si deve al Pa stem- di avere nettauiente separati i due germi. A parte il criterio auatomoimtologico clie pub essere di graude aiuto nella diagnosi dift'ereuziale e certo clie basta la prova coltu- BATTERIOLOGIA 421 rale a stabilire una diagnosi ditt'ereuziale poiclie mentre il 1). del carboucliio e aerobic, quello dell' edema maligno e anaerobio. Ma del resto anclie la prova microscopica puo fare escludere la presenza dell'edenia maligno, poiclie basta colorare il materiale col metodo del Gram, al quale il b. deUVdema non re.siste, mentre quello del carboncliio vi resiste. Del resto vi e una serie di altri caratteri relativi alia prova colturale e all'azione patogena per i quali rimando alia descrizione dell'edema maligno. In ([uanto ad una diagnosi differenziale col b. del carboncliio siiitomatico e assolutamente ovvia (v. carboncliio sintomatico). B. deH'edema maligno. Dalle ricerclie, continuate per anni, di Scliattenfroli e Grass- berger sembra doversi riteiiere elie tanto il b. delV edema maligno quanto quello del carboncliio sintomatico fanuo parte del gruppo dei bacilli dell'aeido butirrico. Esso sarebbe cos'i composto : 1" Ilaeillo deU'acido hutiirlco mobile (Ainylobitkter). Fenueiitiv esclMsiviiineiiti' sli idiitti (li liiilioiiio. noil attiKecialinentc acido lattico e costantemente alcool etilico. Kecentissiiue ricerche del Kodella diiiiostreiebliero la costante inesenza dei principali ia]i- liresentanti di qnesto griqipo nei formaggi diiii. Caratteri iiiorfologiei. II b. dell'edema maligno {vibvion sepivine, h. septiciis gangre- nar) e un germe lungo e grosso, a estremi piuttosto piani, inoliile, perolie peritrico (fig. 203', sporigeno solo nei cadaveri e neH'am- 422 BATTERIOLOGIA biente, raramente iiell' organismo vivo: uel suo iuterno e un poco verso un estremo, si orijiiua la. r ".MiUPifr ] spora la quale del'orraa poco o nulla r ^* J T'^^ ^^ germe (fig". i;04\ Al Gram tipico non resiste: si puo pero avere una leggera coloia- / zione violetta del coipo batteiico quando non si proceda alia coloia- zione di contrast©. Anclie se airal- i cool si sostituisce I'olio di anilina \ non resistc : secondo noi, tutti <|uei •^■' trattatisti clie lo lianno detto rcsi- stente lianno usato o altri colori (violetto
  • po a 'M'\ si svilui>p;i i)er() aiicora a M)" c secondo alcuni a Jrl". Jn gelatina a piatto forma colonic rotonit!i- zione della caseina in granuli. lig. 200 BATTERIOLOGIA 42.- t'.arafteri hiolo":ici. Possiode I'oii/.iina }»ioteolitic(>. riiivert^ivo. il diastaticoj ]tr«>- (luce iiidolo i:;is. K i)rtto«iou(»: iieiruouio ])rodiirrebbe la gangreua p,assosa fuluiiiiaiitc o setticemia gaugreiiosa o risipola liroiizina: causa una setticemia tipica nelle cavie c uei couigli. II bi'odo privo
  • ua.lclie animale muore: jterb convicne inoculare ."JO- tO cmc. di tiltrato nel jjcritoneo: a me consta anzi clie conducendo le espe- rien/,e con la pifi grania»:no!!ii. IsoLAMKNTo. — 11 b. dell* edeuui maligno si j-icerca negli ani- mali e nel terreno. 424 BATTERIOLOGIA. 1" XelVoroanismo aniviale si ricerca nelle sierosit^, clove si trovano ba- cilli Innghi, sottili, :i lilaiiienti, iion rcsistonti al metodo del Gram, non sporilicati (fig. 206). Questo veperto, niiito alle note anutomiclie, ]>no gia <:onduiTe alia dia- uuosi; si pno per<> agginngere il criterio della mancata coltivazionc in aero- biosi, nouclife quello della sua azione pa- togena, la sierosita essendo tanto virn- lenta <-lie '/loo *^' fine, nccide Lenissinio ^^^ _ — ^ -v — .,-.—.. !^ una cavi;!. ^^B \ /ffzSr^4^^^ '- l Quando I'animale sia niorto da vario ^^^ >,\ f/^H^^bs^'vV . tempo, si possono trovare i bacilli quasi tutti sporilicati; in tal caso. se I'esperi- niento negli auiniali riesce negative percho lo spore souo state inglobate dai leiicociti, si pub iuoculare insienie ad esse un po" di acido lattiid oppure unirvi ua po' di col- tura di ]»rodigioso die c uno dei gernii die f,n joo. agisco nguahnento. 8o insieme al b. dell' edema nialigno si trovano altri gernii dell;i putrefa/ionc, protei, coli, ecc., e bene, prima di proccdoro alia inofulazione negli anim.ili, di porre il materiale ix bagno maria a 65° ])('r qualche ora, ])oi seniinare il niaterialo stosso in brodo in anaoro- bidsi e servirsi delle brodocnlture per 1' inoculazionc. 2" Kel tcrnno. si suole eonsigliaro, per ricercarlo,
  • tichi(> sinlo- A prima vista scmbrercbbe assai laeil(> stabilirc una diagnosi differen- ziale tra i duo liacilli; perb uella pratica spesso si rimane indecisi, special- mentc (piaudo si voglia tcner ])resonte un solo carattere dilferenziale. BATTERIOLOGIA 425 (^uaiido si riinaiiiia in diibbio, si ritieue basti inijctilai'e la coltura in conij^li: se imioiono si tratta di edema iiialiguo; se noii muoiono si tratta di carbonchio aintoniatico ; per5 non biso<>na fondarsi inolto sii questa prova perclii! si)es8e volte i couiiili 9i)])porfcaiio benissiino 1' inocnlazioiie dell'edenia laalijiiio. la ogiii caso e bene ripetere F inocniazione uelle cavie c favo preparati dall'edema: cjuivi 11 b. del carboncliio Bintomatieo non si trova iiiai in fila- raenti, al contrario di r|aello dell'edenia maligno: esso inoltve lo si trova nei ninscoli sporilicato, <■ in-esentante niolte forme involute. Potrebbe anche aecadere di trovare un b. dell'edema. maligno die noii formasse Inngbi iilaiucnti ueiredema, come accadde al Kerry: perb facendo pa3saggi con le sierosit^, da animale ad animale, se si tratta di edema maligno, si finiseono col trovavo. E inutile ]ioi rieorrere alia ])rova del Gram perclife non h vero elie il b. del carboncliio sintomatico vi resista, al contrario dell't-doma maligno, come alcuni i/redono. 2" Con (iltri (jcnii'i siniili aJ h. ilcircdciixi iin(li(iii<>. <^iiando si iiiocula dc] terrciio in i-ni si sospctti la ])resenza dell'edenia inaligno, o qiiando lo si ricerca nelle feci in organi gangrenosi o nei materiali in imtrefazione, e neccssario di saper distinguere il b. dell'edema maligno da altri gevmi a esso simili. Xi-1 t<'rrenii si trova (•(miuneiiu-ntf il b. tlrl pxciidnedcina {anaerohio Till del Satifi'licf) n II. ilfl pxeinloedemtt settiai. Ksso li:i niolli pniiti
  • iecolo, corto e toz/.o, esaniinato ne! lius : pin allnngato nelle colture. nelle i|uali da colonie rotonde, molto iticcole, fetide ; il b. nebtiloxus, isolato da snppurazioni (telle vie geuito-urinarie : forma colonie nebnlose ion un nudeo centrale, un alone nebnloso : esso non resiste al Gram, e non si svilnppa sntto :i7" : il b. jierjrigeritnx si avviiiiia \)iii di tutti aH'cdeiiia maligno :<• nn bacillo liingo. grosso. iniinol)ilc. che resiste a! (iiaiii. capace di capsnlarsi : d;'i colonie piccole, streptococcilormi. 426 BATTERIOLOGIA briiiie, c svolgc molto gas : sareljbe inolto patogeno specialmontc por le cavie, ncllc U(» poi trovara il cost (let Id ii. isd- TUiJxrs di Van Ermeugeii, clie h creduto causa del botulisnio. £ un geriue molto lungo e grosso, con sporo torminali ovali od alluii- gati, poco rcsistenti al calore ed agli ageuti chiiiiici, poste vevso il ccntro dol gernio, il quale reaiste al Gram ed e poco mobile Cpossicde l-S ciglin line disposto perifericameiite). Lo colonic trasjiaveuti col tempo diventano bvuiiastre alia perifcvia e si dice siauo formate di gi'aiiuli rifrangeiiti niobili in uiassa. Per intissionc forma un nastrino discontinuo, fatto
  • porta nemmeno tracce di acidi aggiunti ai tei- reni di colture. Anclie il sal comuuo in proporzioni del 5-6 ", i, ne iiiipcdisce lo svihippo. Esso produce una tossina potentissima : la dose lotale pel conigli ton iuiezione sottocntanoa sta tra 0,0005-0,0001. Piu interossante jiero h che, contrariamente a quasi tutte le tossino iinora note, la tossina in quostiono da sintomi gravissimi introdotta per la bocca anche la jiiccole dosi. Con BATTERIOLOGIA 427 cletta tossiiia si possono riprodiirre iiegli auimali (specie gatti c colombi), tnfcti quei sintomi che nella patologia, umana si conoseono col Dome di bo- tulismo, Fra gli aiiimali piu sensibili \auiio ricordati i topi, meatre lo rane ed i pesci sombra che abbiauo una assoluta refrattarieta. Gli studi piti conipleti delle alterazioui prodofcte dal bacillo botuliuo sui ceatri ners'osi souo quelli del Mariiiesco. B. del carbouchio siutomatico. Caratteri iiiorfolog-iei. lib. del carboncliio sintouiatico [h. carhoiiis, h. saycc)ti2)hijsciii(ito.-i, b. Ghauvaei) e viii germe limgo e grosso, disposto geiieralmente a due od isolate, quasi inai in filamenti, eapace di sporificare in tutti i substrati eolturali e ncirorganisnio, specie nei nuiscoli: la spora si forma nel mezzo e talora un po' verso nno degli estremi, defor- mando poco o nulla il germe (fig\ 207). Secondo Scliattenfroli e Grassberger, il 1). del carboncliio siu- tomatico avrebbe due forme di sviluppo: una, asporigena, nella l)e, cosa inverosimile, trattenuta dalla carta da filtro. BATTEEIOLOGIA 429 i!> perb piu esatto ritenere produca una tossiproteiiiu poichc le brodocoltnie inolto vecchie sono attivissinie e in 2-3 li. iicci- tlono ranimale, inoculate in dose di 2-3 cine. Certo filtrate alia eandela, anehe le brodocoltuie piii tossiclie perdono molto della loro tossicita tanto die occorrono non meno di 5 cuic. inoonlati nel peritoneo di una cavia, per ottenerue la morte. Dia^nosi. Identipicazione. — Come il b. delF edema maligno esso si ricerca negii animali e nel terreno. 1' NelVorganismo atiimale si ricerca nella sierosita. Per la diagnosi parrebbe dovesse bastare I'esame microscopico del hi sie- rosita: pero h sempre bene procedere anche alPiniiesto di essa uel sottocuta- neo di una cavia e di mi conijjclio : la prima mnore presentando il noto tti- more, dove sono diniostrabili i germi non disposti in filamenti; non colti- vabili in aerobioai ; il secoado sopravvive. Nel sangue noa si devono trovare germi, si> I'animale e uiorto da x>oto tempo; neila milza si trovano, ma non disposti a filamenti ; nel succo dci muscoli si del)bono rinvenire forme anormali vacuolate e anche sporificate. Nel caso cbe I'animale sia morto da lungo tempo o t-ia in preda a fe- iiomeni x>utretattivi si opera come per la ricerca del b. dell'edema maligno. 2" Nel siiolo si ricerca, come qnello dell'edema maligno, sempre teneudo presente di inoculare il materiale sporigeno, insieme a un po' di acido lattico, in cavie e conigli : debbono morire le sole cavie; non i conigli. Si possono dall'essndato j)rodotto9i localmente coll' inoculazioue del ter- reno fare colture anaerobiche nel brodo di Martin, percbe, secondo Leclainchci c Vallffe, 3-4 gocce di una coltura giovane in questo liquido uccidonu una ca- via di 500 gr. in 18-24 ore. Oppure si possono prendere dei pezzetti di mu- scoli, essiccarli in un essiccatore, pestarli in un mortaio, e poi riprenderli con acqua sterilizzata. Qucsfacqua si tiene a GO'-BS" per qualcbe tempo (1-2 ore) e si innesta nel l)rodo. Si puo anche iufine usare la polvere di Arloing. A tal uoi)o i muscoli si tagliuzzano finamente, si aggiungono col triple di acqua sterilizzata, pe- standoli in un mortaio man mano che questa si aggiunge, si filtra alia tela il succo e, postolo in piatti di porcellana, si essicca a 35". Si raccoglie quindi I'essiccato e si posta bene. In genere il materiale cosi ottenuto e molto virulento (anche dopo anni) e serve bene per 1" inoculazioue. DIAGN08I DIFFERENZIALE CON ALTEI GERMI DEL SUOL(J. — Xel suolo si possono trovare dei germi clie lianno analogia con qnello del carbonchio sintomatico. Uuo h Vanaerohio VIII di Sanfelice o b. del psendoearhonchio sintomatico, che pare identico al cosi detto h. di Klein isolato da nn montone morto di carbonchio. J:d() batteriologia Esso e molto -pin mobile del b. dtl carbonchio sintoiuatico, ed e pave sporigeno : ma ogni germe spesso coiitieue 2 spore. Si dilferenzia dal vcio carboucbio sintomatico, perchi' in gelatina forma colonic briino-giallastre con pxolunganienti raggiati non regolari. Non h patogeno : al piu produce una modica infiltrazione locale. Secondo alcnni savebbe simile al h. spinosus del terreno, ma qucsto forma hmgbi filamenti e nelle colouie produce i>rolun- garacnti rettilinci. Altri germi hanno solo Icntana aiialogia col I>. del carbonchio sintomatico. Yauiio notati i bacilli anaerobi dell' acido lattico che eostitiiiscouo nn grnppo di forme interessanti dal piinto di vista ecouomico : il jiiii comune e ben definito ^ il 6. acidi lactici di Biitkin che c nn bacillo lungo, grosso, facilmentc dispos-to a catena, molto resistente al Gram, molto mobile, che torma molte spore e si coltiva solo a 27", dando colonie a bordi ondnlati, dai qnali, in segnito, eniannno fllamenti che si intrecciano. Coltivato nel latte, lo coagnla rapidamente prodiicendo nn acre odore di acido bntirrico con niolte bolle di gas, poi discioglie il coagnlo. Coltivato su pappa di patate o di riso rapidamente trasforma I'amido in zncchero. trasformando poi qnesto in acido butirrico. In qnanto agli altri genni essi fanno ^larte del grnppo di germi del suolo (vedi Parte III, Ksame batteriologico del siiolo). CAr. IX. PLETTEIDI. I plettridi ^oiio forme alliiii>iate spoiigene, iiei qiiali la spora si forma aU'estremo del germe, per cui questo assume Faspetto di una bacclietta di tamburo o di spillo o di cliiodo. Alcuni sono aerobi, altri auaerobi. Tra quest! ultimi si trova il B. del tetauo. Caratteri iiiorfologici. £ un bacillo hmgo, sottile, diritto, mobile, peritrico quando e giovane, flagellato quando e vicino a sporificare. Le spore si for- mano facilmente alia temperatura di 37" in 24-48 h. (fig. 211). Caratteri coltiirali. Si coltiva bene a 37", ma ancora alle temperature estreme di 14"-43", specialmente in difetto di ossigeno. Secondo alcuni sarebbe aerobio fa- coltativo: perb, coltivato in aero- l)iosi, salvo eccezioni, jierderebbe la sua tossicita. In gelatina a xnalto forma colo- nie puntiformi finamente granulose, d'aspetto nubecolare, da cui eraanano finissimi raggi. Gresce BATTERIOLOGIA 431 rtuiclifK^aiitlo lentsimente la p,elatina, e la lluidiiicazioue comincia in Lit'iiero nH'ottavo giorno in corris])ondenza dello irradiazioni: al dec'inio giorno tutta la eolonia apijuie immersa come in nna nubo (li gelatina fusa, al cui centro v'c' una iiacte granulosa da cui partono raggiaturc, clie in alcnni punti sono pin appai-iscenti : esse costituiscono aiuinassi di tilamenti disposti a cavaturacciolo. In (jdatntu 2>cy infissioxc lo sviluppo e identico; solo le singole i.olonie, contluendo, deteniiinano una lusione comi^leta della gela- tina, e la conliuenza e facilitata anche dal notevole svilui)po di bolle di gas che spezzano il cilindro. La gelatina fluidilicata e lim- pida con sediinento granuloso. /// afiar per in fissione i'oi'nni un nastrino a bordi dentellati, per cui assume un aspetto squamoso clie ricorda quello di altri anaerobi (tig. 1212): se I'innesto e discontinuo, allora si lianno le cosi dette L i %. 212. eolonie a paunoccliiaj costituite da un punto centrale, da cui par- tono numerosi raggi diretti in basso. Si puo pero sviluppare anche come un semplice nastrino: il cilindro di gelatina viene a essere spezzato da bolle di gas come negli altri anaerobi (fig. 213). . In atjay a heceo ill ji lo sviluppo e scarso ed e costituito da una pellicola sottilissima, traslucida, trasparente. *S'/(//r patatc lo sviluppo e un po' pifi visibile. Il hrodn «3 intorbidato leggermente. //. lattc non e coagulato: la sua reazione riraane anfotera: pare pero che le varieta piii tossiche lo coagulino. Sul siero si sviluppa come sulle patate, e le varieta piu tossiche pare lo fondano. 432 BATTEKIOLOGIA Claratteri bioloo-ici. Produce H'S e iiiolti acidi grassi uei terreni j«liicosiiti ; poco iiulolo quaudo e molto virulento, di piii se atteuuato. E dotato di uii enziiua proteolitico e batteriolitico. Esso e i)atog'euo per i cavalli, le cavie, i topi, I'uouio, mcno per i couigli e le pecore, niente per i polli e per gli aniniali a sangue freddo. Uccide senza diftbiidersi in circolo, per la produ- zioue di una tossina clie riproduce negii aniniali fenomeni convnl- sivo-tetanici. La tossina e capaee di uccidere gli animali, iuiettata in dosi imi)onderabili; cosi p. e.s. basta, liquida, '/,„(,(, di cnic. per uccidere una cavia e Viooom *li cmc. per uccidere un sorcio. Inocuhiudo il b. del tetauo ])er hi \"ia si)tti)»utajiea od oiuIovcnos;i, si liaiino risultati positivi; pt-r la tviicliealc e 1" iutestiaale negativi. La sua viruleuza, secoudo Kitasato o Sanfelice, sarebbo molto staljile. Righi avr('bl)e ottenuto Vat- tenuamonto coltivandolo aerobiiaiuciite>; I'attenuamejito, medianto ageuti "hi- mici, savebbe spcsso passeggcro. Rigiiardo al qiiadro morboso cui da laogo, si ha die: il topoliiio iniottato alia yamba po.storiore sinistra, aucbc con quautita miiiima di coltura (([uolla cbi? )iuo aderirc, al lilo di platino), prcsonta, do]>r> 12 ore circa, aumeuto di ritlessi c rigidity «U>1 gruppo innscolaro adiacente, jjoscia della coda chts si ]iresciita rigida c ripiegata in alto sul dorso, poi della gamba destra : la luorte si ba in 24-48 ore, con paralisi dcgli art! ]io- steriori distesi all' indietro, in posizioue di foca (Ribbcrt) : sc pcro la quan- tity iuiettata e troppo ])iccola, si i»nb ottcnere un tetano crouico guaribib-. Le coltuve pure non iiroducouo localmente die una cliiazza cuiorragica sottn- cntanea, <■ uu leggiero ascesso le colture impure. Col materiale i>reso dal cadavoro dell'animab'. si ]>uo ri]irodurre il tetano in sorie. I bacilli non si trovauo die nol punto d'innesto o in scarso uumej'o, tul:t"al pin eccezionabncnte sono stati trovati uelle glandole linfaticbe vicine. II qnadro nun-boso, susscguente ad iuiezioni di colture, c dato (juasi escln- sivamentc dalla i)otente tossina. Le spore, liberate della medesinia niediantc lavaggio e riscaldameiito a 80" C, sarebbero inuocue (Vaillard e Roget). Per lo sviluppo del bacillo dalle spore inoculate nojli animali e neces- sario mescolarle con altri uiicrorganismi ancbe banali. Non per la rapidity d'azione (agisce non prima di 8-10 ore, ])iu tardi iii potente che si conosca. Le colture in agar sono pin tossiebe di (pielle in brodo. Questa tossina si comporta verso i vari agenti cosi : h distrutta in prosenza di acqua a 60° C in Vo ora (Tizzoni), od a 55' in un' ora (Fermi); a 80' C porde I'atti- vita in prosenza di ctore o di cloroformio, resiste invoce neU'alcool amiii- tico e uel benzolo per venirvi distrutta com])letamente a 100' (Feruii). In BATTKRIOLOGIA ioo a^sciiza di jn'ot^ anclie persuadersi (e questo e niolto im])ortante), clio in (|uei casi in cui si riprodussero fenomeni tetanici coll'inoculazione di succlii d' organi diversi, salvo poebo eccezioni, nei sito di inocnlazione, con csauii microsco- jtici e con colture. si dimostrava la proscnza del bacillo del (ctano. Identificazione. — 11 bacillo del tetano si ricerca nelP or- ganismo animale e nei terreno come gli altri anaerol)i patogeni. Cell I :.'8 434 BATTEKIOLOGIA 1" Xell'organismo animaJe la ricerca si fa nella ferifca (pus, false mem- brane) facemlo inolti preparati colorati, alcuni con la fucsina feniea, altri col uietodo del Ciram: per la diagnosi e per6 necessario trovare i germi a ca- poccliia di spillo resistenti al Gram. Quando si rimanga in dnbbio, uu po' del materiale della ferita si inocnla alia base della coda di topolini e precisamente in corrispondenza al sacro. Circa dopo 12 ore si nota aumento dei rillessi, rigidity della coda e degli arti inferiori clio si distendono, mentre la coda si alza (posizione di foca). In mancanza di topi si pno fare 1' inocnlazione negli avti di cavie; o-li animali presentano nel sito di inocnlazione edema ; gli arti dopo 2-1 giorni si irrigidiscono. Nel sito di inoculazione si truvano edemi, spessn pus. false membrane, focoTai necrotic', poiche <■ ben difficile cbe non si sia inoculato il b. del tetano insieme ad alti-i germi. Faccndo preparati si trova pero il bacillo ca- poccbiato, e la diagno^'i, atteso anclie il quadro clinico presentato dall'ani- male, puo senz'altro stabilirsi. Si poi-soiio iiiiclie (I'litiiro drllo lolturf sfrrnendo il inocciUuK'iito drl Kitiisato modilii -^tn (l;k N'aillanl e Vinoeiit, iiiii por ;;iiiiigoro :ill:v (H.-ifjuosi occorre un tempo niolto piii limjro. In ogni iiiodo il inaterinlp (Iclhv ferit;* si iniiosta in Iiroilo e si tiene ;v 38° jier 5-0 pioiiii : tii aspira del liqnido fou una ]>ipetta c saldati jrli ostromi della pii)ctta .alia tiamnia si pone il tnlio nella stnfa di lCo<'h per 1-2 niinnti per ueeiderc tntti i frernii ehe si trovano nella fasc venetativa, e far liinanere solo le spore. Si semina ipiindi il materiale in altro l>riido ed evcn- tiialmentc si rijtete ro]>eraziono indicata. ])er 2-3 volte, esaniiuando volta a volta il eonteniito delle brodoeolturc per vedere se si trova il liaeillo del titano eoi snoi ben noti caratteri. Qnalora lo si trovi aneoia mesctdalo ad altri {rermi si ]>ossono fare delle eoltnre in anacro- Ijiosi a piatto o eol metodo del Veillon (diluendo il materiale in n'^iw e aspirando rinesto in un luugo tubo i cni estrenii si sald.ino alia lampada). Quando si 6 otteiinto lo svilupjio di lolonie si guardano al niiiToscopio e quelle a contorno a cavatnraeeiolo si isolano (rompendo il tubo nel luogo precise) e si inneslano in altri brodi. o nieglio nel sottflcutaneo di cavie. Allorclie queste jire- sentano sintonii di tetano si uccidoiio e dal sottocntaneo si isolano i germi in coltura i)nra in condizioni auaerobiotiche. Da ultimo si puo anclio dimostrare la jn'esenza del tetano in oi si filtj'ano alia candela e si inietta il liquido die naturalmente contiene la tossina tetanica. Siceome ]>oi questa facilmente si diftbnde neH'organismo. si seeglie pei- luogo di inoculazione la base della coda di nn topo, dove I'a.'-sorbimento si fa adagio: siottiene ( ui) fare: ne si puo rieoriere alia jirova siero-diagnostica se si tratta di tet;Mio umano. iiercbc il siero dei tetanici non h:v potere agglntinante sul bacillo del tetano. Solo il siero di cavallo, die in genere ha normalmente nn ]>otere agglutinaute nel rapporto 1 : 100, aumenta, quando Tanimale (- infetto. il potere agglntinante sine all' 1 sn 50.000. 2" yd suolo il bacillo del tetano si pu5 dimostrare iuoculaudo il ter- rene direttamente in una tasca dorsale fatta in im topolino o in una cavia, attendendo 1' insorgere di sintomi tetanici; ma questo metodo di dimostrare il b. del tetano nel terreno e spesso fallace per le impurita del m.iteriale inocnlato. BATTERIOLOGIA 435 E qiiiudi meglio sbatfcere il terreiio in una cevta quantity rli acqua steri- lizzata e porre il recipiente in ua bagnoniaria a 80° per '/^ ora, come fa Ki- tasato, e poi inooularlo: oppure, siccome a quella temj)eratara spesso si ottiene nii'atteiinazione del genne, teneiio semplicoineate 10 minuti a 60"-G5' o poi iiiocularlo. Se si sv^olgouo fonomeni tetanici e si vuole cssere assoluta- luoute sicuri delta diagQOsi, si possono coutinnare le ricerche come se si trattasse di ricercare il b. del tetauo nelle feiite. K strtto cousigliato di trattiire aiicbe il teiTeno con acqua fenicata a. ")''/„ (Sanfelice e Mar- i-hi'si) (1 gr. di terreno in 10 cuic. di solnzione ferrica per 18 ore) o nietterlo in un recipiente in contatto coi vapori di cloroforniio ; qnest'ultinio prccediinenio da risnltati meno buoni. Certamente per6 e utile il nietodo indicate dal Sanfelice consistente nel fare brodocolture anaerobiclie col terreno e poi flltrarle dopo 8-15 giorni. ed inoculare il flltrato che contiene la tossina tetaiiica. Se le t)rodocolture si fanno con il terreno teniito a (!0"-65"' per 10 minuti a me cousta cbo rii scono ugualmeute bene e diminnisce niolto il numero dei germi cbe accompagnano il li. del tetano nelle coltnre. Kiesce pure adoperando 1 'acqua di lavaggio del terreno ottenuto col nie- todo indicate per I'esame batteriologico del suolo. sia tenendo ([uest'acqua a 60"-65° sia non te- nendovela. Bisogna pero innestare vari palloni di brodo, potendo accadere clie in fjualcuno iiou venga a capitare (jualche sjjora tetanica, ammeunclie non si possegga una centrifuga. ]>ercl:«"- allora bastera inoiulanie nno col centrit'ugato. 3' Xella gelatina del commercio, che devo servire a scopo terapeutico, Schiiiicdicke opera cosi : fonde dei tubi d' agar a baguo-maria, li lascia raJfreddari' a 40°-42'' e poi vi getta deutro dei pezzetti della gelatiua in esauie (di circa 2 craq. di sujerficie), faceudo in uiodo cbe vadano al fondo, Eaffredda i tubi e li pone in terniostato per 5-6 giorni, eppoi csamina ci5 cbo si e sviluppato nel fondo del tubo per vedere se xi si trovano i b. del tetano. Si piio ancbe perfezionare il metodo ponendo i tubi in recipienti con acido pirogallico e potassa e in cui si faccia il vuoto, oppure chindere il tubo alia lainpada appena dopo innestato. DlA(r>'OSI DIFFERENZIALE COI BACILLI TETANOSIMILI. — Ba- cilli tetauosiuiili sono stati trovati in casi di tetano nelle feci, nel 8uolo, in materiali diversi. Essi sono i segaenti: il 1). liseuiotetanico di Krase (h. pseudotetanico' aerohio) cbe e un anaerobio facoltativ^o o almeuo non si sviluppa in anaerobiosi cbe ad alte temperature, alle quali sporifica. Esso si distingue dal b. del tetano non foss'altro percbe nun tiuidifica la gelatina e non e patogeno L'A. I'avrebbe isolato da un caso di tetano umano. il h. pseud otttanico di Lubinski isolato da un ascesso addoniinale: esso e niorfologicameute simile al b. del tetano, uia fornierebbe colonie griuzose radiate ai margini, un' intissioue con prolungameuti raggiati lateralmente al nastriuo. E un germe patogeno per i conigli, in cui produce raccolte sieropu- riilento con gas, c fatti necrotici ; ma non h tossico. il h. pseudotetanico o anaerobico IX del Sanfelice die si trova nel terreno e negli iufusi di carne: esso e morfologicamente molto simile al tetano, ma non tossico (pare pcr5 capace di divenirlo coltivato in liquidi contenenti la tossina tetanica). Forma colonie cbe si, vedoiio in gelatina solo dopo 8-9 giorni come punti granulosi a raggiera, circondati da gelatina fusa. 430 BATTERIOLOGIA Si citano amlie : i psetidotetaniei aerohici trovati nel suolo da vari iiutori : jiine siaiio dci veil Icnilli del tetano divenuti aerobici (Vinceuzi-Valasussit). Passando ]>er liiitestino dcgli rtiiimali toruerelj- Ijero jvnaerobi e tossici; i pseudotetaniei trovati nei sieri. sembra non siaiio bacilli del tetano : eeitaiueiite nou sono tossici: ma occorrerebbeio nlteriori ricerclie per precisarlo: il b. gracilis di Ziininermann si riscontra nel terreno e si assomiglia al tetauo jiei il sac aspetto di plettridio. iiia le sue colonie soiio sferiche, bianco-grigie coi bordi die si perdono nella gelatiiia, la fjnale viene liuiditicata in genere verso la 2^-3" settiiuana. Xell'infissione lo svilnppo (■ liiiiitato al iiieiiisco e per il breve tiatto di i/-, iniii. sotto di esso : non e nn geniie patogeuo. ('AP. X. CLOSTRIDI. II gruppo dei clostridi ha poca importaiiza dal pimto di vista della patologia. Ne ha iiiYece molta per cib che si riferisce alle fernientazioni ; in realtii si tratta generalmeiite di batteri zimo- geni. Bastera ricordare il fermento butirrico del FaHtenr ih. hu- iyricus, o h. amylohacter, o clostrklium Imiyricnm) ; il clostficliion foetidnni, ecc. Per alciini il h. del carhoncMo sintomatico doviebbe coUocaisi in questo gruppo; ma, in realta esso non ha la forma tipiea del clostridio. Oosi pure non pub trovare posto tra i clostridi (dove alcuiio potrebbe collocarlo per comodita didattica) il cosi detto hacillo fusifoyme di Vincent-Bernheini , che e stato di recente studiato dal Rodella. Dice il Rodella: E noto che il Viuceut deserisso una forma di aujijina clie eijli chiaiuo a « bacilles fasifonues » augina clie snddivise poi nella forma psendo-difterica ed ulcero-membranosa. Microscopicamente, 8emi»rc secondo Vinceut, sarebbe la forma pseudodifte- rica caratterizzata dalla quasi eselusiva presenza di bacilli fusiformi che soun luughi 812 cmc, e talora assai ricnrvi. Nella forma ulcero-membvanosa si troverebbero accanto ai bacilli ora no- miiiati auche dei spirilli che ras^omigliano perfettameuto alio spirochete dei deuti. Tanto i bacilli che gli spirilli si decolorano col metodo di Gram o souo incoltivabili. Quest'angina di Vincent venne successivamente osservata e descritta da parecchi autori, i quali piii o meno espllcitameute affermarouo o per lo meuo ammisero che i bacilli fusiformi di Vincent avessero prodotta la malattia e fossero anzi gli ageuti specifici della malattia stessa. Quasi coiiteuiporaneamente al Vincent il Bembeim e poi il Bernheim e Pos])iscliill in piii che 30 casi di stomatite trovarouo quale reperto batteriologico dei niicroorgauismi clie vennero poi identificati con quelli del Vincent. U Bernheim eliiaiii6 tjiiesta I'oriiia « stomatite ulcerosa » I BATTERIOLOGIA 437 ilesiiissi- il liuadro cliiiico di essa e I'aspetto microscopico dei bacilli fusil'ormi limitandosi a chiaiiiai'li « incoltivabili » percli^ in nessnn terreno nutritizio, u6 aerobicamente egli era liii- seito ail ottfnerli in coltnra ]>nra. Andi"egli come i precedenti autori voile trovare iin nesso fitioloiiito tra bacilli c forma morliosa ed espreese anclie I'ipotesi che il bacillo fusiforme fosse specitico per la forma di stomatite da Inl descritta. Pill rarainente die uelle vie respiratorie snperiori veiine riscontrata la presenza dei ba- cilli in parola in altre parti del corpo. \incent ed Abel stesso li trovarono nella cangrena d' ospitalc per cui tale microrganismo veune ad assumere nn' importanza ancor maggiore. Seitz li trovo su 202 casi. 110 volte e non solo iielle piii svariate malattie della bocca e delTapparato respiratorio, ma anclie uelle feci di malati deU'appareccliio digerente. Interessante i' I'ure nn case descritto dal Silberschmidt nel (iitale si rinvermero detti mi- crorganisiui nel sangne. II Kodella lo trovo insienie ad altri aerobi ed anaerobi in un ascesso gassoso e poi in ',', casi di angina di N'incent. E;;li stndiando i rajiiiorti die ])otevano esistere tra b. di Miller e b. fusifonne di Vincent- r.ernlifim, rinsci a trovaie die ambedne potevano coltivarsi, insienie ad altri germi per 3-5 gene- razioni nel brodo col :! "/„ di acido acetico. neH'acqna di condensazione dell'agar e del siero di sangne ece. e venne alia conchisione cbe se con ligorosita scientiflca non e permesso di afl'er- inare 1' identita dei microrganismi stndiati, tuttavia la costante prodnzione di gas in brodo commie, la mancanza di esso in lnodo zncclierato, e sopratutto il fatto cbe il b. di Miller e qiiello loltivato dai :! casi di angina da Vincent, resistevano pertino al 3 "/„ di acido acetico, parlavano assai in favore delF identita di qnesti microrganismi. II Jtodella inline fa rUevare cbe il Kante da pure giande importanza per I'etiologia del noma alle foi'ine anzidette. e che lo stesso, fondandosi sopratutto sugli studi fatti dal Perthes in una epidemia veriticatasi in conigli, i qiiali mostravano nella bocca aft'ezioni siinili al noma, litiene il b. di Yincent-Rernheim appartenga alle streptothrix. Cap. XI. VIBRIONI. I vibrioni costitniscouo un gruppo vasto di batteri a forma di Airgola o parentesi, tra i quali evvi (luello del colera e molti yi- brioni delle acque, delle feci, del suolo. Yibrione del colera. C'.arattori iiiici'oseopii'i. II rihrione del colera f cholera rihrio, loinntahacillus, microspiia lotiniKi, i. ckolerae, h. vire/olaj e un germe di solito curvo, con gli estremi clie si trovano in un niedesimo piano (fig. 214): eccezio- nalmente presenta auclie forme ovali o coccacee, che si formano specialmente nel brodi molto alcalini, nonche forme diritte, le quali si trovano in quantita maggiore o minore mescolate alle forme curve e clie si sviluppano in quelle colture die si ottengono dopo ripetuti passaggi da tubo a tubo, senza mai iutercalarne nno in aniraali. 438 BATTERIOLOGIA Pub anche presentarsi nel cosi detto aspetto eteromorfo stu- diato dal Gamaleia, coltivando i germi in gelatina aggiunta di sali di litio, cioe: in forme enoiiui, a spira, a estremi arrotondati, a contenuto omogeneaniente colora- bile; in forme sferoidali. piii <> meno grand! , a contorno p(X-o co- lorabile, a contenuto clie ora nou si puo colorare, ora a punti fiuis- simi, o striato; in forme fllamen- tose molto sottili, diritte e ties- snose poco eolorabili, addossate agli estremi degli enormi spirilli. I] V. del cholera si colora con le solnzioni idroalcooliclie dei co- lig. iii- lori di anilina o con quelle mor- denzate, diluite al decimo: ap- paiono allora specialmente colorati i)unti centrali o polari. clie una volta vennero erroneamente interpretati come endospore. Xon resiste al metodo di Gram : e dotato di un movimento a cava- turacciolo perche possiede un unico ciglio (la presenza di un se- condo ciglio e invece molto contrastata e la varieta priva di ciglia forse dipende da errori della tecnica). tl anaerobio facoltativo, C^arattei'i coUurali. Ha un optimum di sviluppo a 37", cessa di svilupparsi a 40", e sot to i 12°: si svi- luppa bene in tutti i substrati, accontentan- dosi di poclii materiali, per es. di apqua con un po' di Fa CI. In (jeJaimu a piatto (fig. 215) forma colonic piccole, grossolana- mente granulose, con un bordo che diventa poi lobato, e con la superficie die pure a poco a poco si va for- nendo di insenature e lobi, i quali couferi- r — ^~.— tig. 215. BATTERIOLOGIA . 4z'd'J scouo alia colonia, se vista al uiicroscopio, I'aspetto di uua inar- jiherita. A volte poi forma colonic Ic quali, prima clic succeda la lobatura, si diftondouo nella zona di tiuiditicazionc, pcrclie sifram- mentaiio cd allora appaiono come una serie di zolle : altre colonie lianuo invcce i bordi iiradiantisi uelPalone, ecc. In (jelatina x)er injissione, si forma luugo I'iutissione uu uastrino senza caratteri speciali, c in superficie una lieve depressione rico- perta da una i»atiua sottilissima, cerulea, in corrispondenza della quale la gelatiua si fonde: sotto questo forellino la tluiditicazione si cstende e quindi si forma come una saccoccia, il cui orifizio e piu piccolo del fondo : questa saccoccia si trasforma presto in una coppa alia cui apertura rimane una boUa di -as (CO) (tio-. 210). ISii Hijar a hecco di fiaitto lo sviluppo e simile a quelle del b. coli e del b. del tifij, si forma cioe una patina sottile, a volte molto sporca, bianco sudicia, uuiforme, umida. In hrodo, produce rapidamente uu intorbidamento uniforme con sedimento scarso : e se il brodo e molto alcalino si forma un velo ceruleo in superficie, clie rimonta abiuanto nella parete del tubo: se il brodo e molto alcalino si forma un velo accartocciato, rugoso, facilmente frammentabile. flg. 216. Su jMtate a reazione acida, lasciando la coltura a temperatura ambieute, pare nou si sviluppi : a 37" si forma uua patina sottile poco visibile: innestato su patate tenute a 100" per lO'-lo e trattate con Xa CO^ al 5 "/,„ si sviluppa bene a tempera- tura ordinaria ma meglio a 37", formando una patina sporca, omogenea, bianco sudicia, poi biancogiallastra (secoudo Lehmann e Xeumanu\ die successivamente puo tendere al rosso-bruuo (;') o al rosso-giallo (t). II Hiero dopo 10-12 h viene completamente fiuidilicato. Carattei'i hiologiei. Sono stati molto studiati per poterlo difl'erenziare dai colera- simili delFacqua. Possiede un energico enzima proteolitico e Tinversivo: quando questo non si osserva, cio avviene, perclie si formerebbero acidi clie paralizzerebbero lo sviluppo del germe: vi si luio ovviare aggiungendo ossido di maguesio al brodo e saldando il tubo alia lampada. 1J:() . BATTER lOLOGI A Attacca il lattosio e il glucosio. lueno il saccarosio, ed {* capace (li coagulare il latte, sebbene non costantemeute. Certo le colture in latte. invecchiate, diventano acide e con- tengono aoido lattice prevalentemeute sinistrogiro. Coltivato su uova produce gas (7f- ^') : attacca i iiitrati riducendoli in nitriti e questi in JV^JI' per cni c possibile nelle colture dimostrare V in- dolo, aggiungendo fpialclie goccia di H' S 0' concentrato (uietodo SalkoAVsky), anclie senza aggiungere previaiuente al brodo dei nitriti, poiclie nel peptone della coltura vi sono sempre dei nitrati. Inoculate nel peritoneo delle cavie, produce la peritonite colo- rica siero-eniorragica, piii di rado siero-purulenta : essa si ottiene inoculando 1-2 cm. di brodo sterile in cui si siano emulsiouate 2-3 anse di una patina recente di colera: le cavie niuoiono al 2"-3" giorno presentaudo. alle volte, oltre alia i>eritonite. V intestino ipereniico, meteorico. Specialmente nelPessudato, nella niilza e nel sangue (e pifi in quella clie in questo) si riscontrano i vibrioni. Inoculandolo nel sottocutaneo produce edema gelatiuoso, con una zona raarginale emorragica: I'cssudato e ricco di vibrioni, i quali si possono altresi ritrovare nel sangue, nella milza e negii organi, ma non pero costantemeute. vSomministrandolo per via gastrica, gli animali lo sopportano benetutti, tranne lo spcriiiophiliis, al quale basta 1 cm^ di brodo in cui si siano stemperate 3 anse di una coltura di 48 h, per deter- minare dope 4S li diarrca e al (»" giorno morte con tutti i sin- tomi del colera (intestino meteorico, diarrea risilbrme, ecc. i. Per aver questo quadro negli altri animali e necessario iieu- tralizzare il succo gastrico con Y introduzione nello stomaco di 5 cm^ di Xa'Ciy al 2 '/„ e coH'iniezione dell' 1,3-1,0 " „ del peso dell'animale, di tintura di oppio o deiralcool. Dopo 18-30 li, nelle cavie si nota diarrea, e poi morte preceduta da ipotermia. Secondo alcuni agisce per opera di veleni. Fra le sue sostanze tossiclie e da ricordare la tossialbumina del Brieger die. da quanto dice il Brieger, forse e una diastasi. Petri avrebbe trovato uu tossopeptone estraendolo da colture in brodo di 8 giorni sterilizzate a 120": 1-2 cm^ sarebbero stati sufti- cienti per uccidere una cavia del peso di 250 gr. inoculata nel peri- toneo: la morte e preceduta da diarrea. Questo tossopeptone, die si otterrebbe in brodocolture aggiunte di peptone Chapotean, Gamaleia crede poter attermare essere un veleno termostabile, accanto al quale devesi porre un veleno termolabile, die cessa di essere efficace a 05", comportandosi quiiidi come le tossine: inoculato produrrebbe diarree. ^Nletscli- BATTERIOLOGIA 441 iiikott', Rohx, Saliiiiboni lo avrebbero otteimto da coltiirc iatte in acqua, peptone e Xti CI filtrate alio Cliaraberland. Sanai'elli opera cosi : innesta i vibriunl presi dal pus di una cavia in sacehettini di collodion pieni di brodo e li pone nel peritoneo di una cavia : dopo ."i-T giorni estrae questo prirao sac- elietto e il materiale lo innesta in una cavia sana: rifa un nuovo sacclietto e cosi via lino al 20'^ passag'gio: il liquido del 20° brodo alia dose di 0,3 cm^ per 100 gr. di cavia produce edema sotto- cntaneo, ipereraia, ipotermia, e se la dose e niaggiore ancbe diarrea. I)ia<^no<()njj.on(> nella ^tufa. dove si tengono 10-12-20 ore. Giii per6 dopo .'1-6 ore compaiono le colonie, elie poi dopo 0-10 ore sono evident!. Da esse si fanno i trajiiunti in biodo. jiolatina, ecc, per le nlteriori rieercbe diatrnostiche. Pin comunemente ]ier5 si adoperano i procedimenti di Scbottelius e di Dnuham-Kocli. 442 BATTERIOLOGIA Sf'Ut'udo (jiu'llo rti .Srliottelius, ,si iJiendono 100-200 ciric.
  • ag. 25u) (e bene fare sei prove diverse) c si pone in terinostato '.iT, Dopo 6-8 ore o 10-12, a seconda dei casi, si la una goccia pendente dal iiiate.riale clie si trova sul nienisco del liquido (.specie se .si i- forniato un velo) e se si vedono lornie dotate della niobilita di vibiioni, non uniforniemente eolorabili, cur\'e, il sospetto di tro- varsi dinanzi al v. del colera, ae(inista grande valore. Cou lo stesso luatoriale si iiossouo fare iiltri passaggi iu ac(iua iicpto- nizzata salata per avorlo piu isolate e coutemporaucamcute delle diluizioni in gelafciua, e striseiamenti in agar a x)iatio per mezzo cli pice-oli batuffoletti di ovatfca sterili sccoado il jirocediuieuto di Neisser. I'erci6 se ne siwrca nu primo con il materiale e lo si striscia snll'agar : si passa nn sceondo snl ptimo striscianiento e so ne fa un altro accanto. si i»assa nn terzo sul secondo striseia- lueuto e se nc fa un altro accanto al secondo, eiatte in agar si sviluppauo quc>te altrc che jiossono essere isolata nella stessa maniera : e per (piesto die credo inutile di iiarlaine. tuiilo piii die la I'attnia del substrato e meno alia iiiano. 2" Ricerca iiell'acqua. Per trovaie i vibrioiii oolerigciii iiell'acfjua si approtitta della proprieta clie liaiino di foruiare un velo iiei terreiii liijuidi piii o meuo licchi di peptone e di sale. Si ptio tener pronta dell'accnelxe solo a temperatura ordinaria. Lo svilui)po su patate al- caline avvieiie per tutti ad ainbedue le temperature. M sono iuflne vibrioni iiro^^isti di piii ciglia, ail es. U v. Zia-Ejf'cndi, il quale non fliii- rova di Pfeiffer. II (•. Danubieiig e morfologicameute simile al v. eholcrae, nia se ne difterenzia jiercln'' tluidilica intensamente la gelatina come il v.^iroteiis : jiroiluce costautemente iiidolo, e sempie coagula il latte. In piastre di gelatina da colonic alquauto diverse da quelle del c. cholerae, perche esse sono molto espanse, con niargini e promincnzo ondulate. Sulla ]iatata si sviluppa ditticilmente, e quando si sviluppa da una patina l)runic(ia. E patogeno per le cavie. Fn iso- l.ito dall'acqua del Dannbio dv Heider. II v. Dvnbar si assomiglia molto al v. Koch tanto clie dai caratteri morfologici e colturali non ne pare dilfercnziabile. Sembra per6 che non sia patogeno. BATTERIOLOGIA 447 11 r. aetjuatilin, trovaln dnl {iiiiitlit'r. (• stivto iniclie dcscritto sotto il nonic tli v. Wi-ibel {rhi' l';tvrplil>e trovato in acqua di ])ozzo) o
  • lo ; p niolto patogeno. Dpi I'ibriuiii di SanarclU important i sono ii Saini-Clond. il Point dn.liini, il (ipnnovillipis td il ^ cisaillos, tutti ]tatoprf> se lie ditl'prpnziano ppiclip non sono postanteniPiitp palonpni, anclip ]ipr ino- ^■nlazione pndoperitoiiealo. II Gi'nnevillli'rs si distinjrnp dal ycrsaille.'i. porclip il prime da sn ]iatata nna patina sotlile i.rigiastra, pstpsa : il sppondo invpcp d;'i nna jiatina liianca, i)0(o pstpsa. Altii vilirioui nou si piissoiio odnfoiidere cou qnelli del colcra : sono i lion tluidilicanf i, i fosforesventi, alcnni dello spnto, della bocca e del suolo. 1" ribrioni nrin jluidijicanti. I'ra pssi il ])iii im|)0rtantP p il r. di Forr/r. isoladi daH'aciina potaliile di Oporto, il (pialp non <'oasnla il lattP, mm dii pellicola in i)rodo. si s\ ilnppa ma'e sn patate ; non p patoficno. XpIIo stpsso liinpiH) ascriviamo aiicora vari vihrioiii dpi Sanarelli e del Kntsclier ed il )'. T.nnhciff II, isolato dalle acqne di Pomeraiiia e capace di prodnrre iiiolto iudolo. La niaggior parte di qnesti vibrioni sono patogeni per le cavie. 2" vibrinni fosforescenfi o fotobatteri. Citero i segnenti : v. albensp o v. fosforescente deU'Elba di Kntscliei- : v. iudico o 1). fosforescente di Pisclier, o I'otobatteiio indioo di I'.pyprinclc. o bacillo liimiuoso deirindia opcidcntalp, o )>. cyaneo-fosforpsppntp dpi mari anstrali (cansa dplla foslb- rescenza del mare) ; V. Inminoso ; V. baltipo : V. di Fisclier. Sono facili a dill'prpnziaiP i^rr la Icro fosforcscpiiza. 3" vibrioni dello npnto. Xello spntt) finiiliiipntp si tiova il v. di I'irix : non jnodupp ind(do; p fortenipnte tlnidili- <'antp ; non p patogeno. 4" vibrioni del ntiKo. XpI naso e nella. boci'a sono stati dpseritti come vilnioni il v. nasalc p il v. lingnale i ipiali non sono dip dpUe streptotlirix (P.ajardi). Vibrioni si sono tiovati ancliP iiel ]ins. sjipcie in casi di niPtriti ccrvicali, nellp feci (anplip dal San iiplli). .")" vibrioni delaudln. Xel siiolo di Beilino si trovo il v. terrirteno (("liintlier) : non tlnidiflca la gelatina. non <-oagnIa il lalte, non d.^ gas. Sn jiatate da nna patina biancogialliccia. In piastre di gelatina dii colonic ricciute p bruniccie, se veccliic. Xon (• i>atogpno jtrr gli animali p scmbra clip si.i idcntiio al v. xaprojilo a. di."Woibpl. 448 BATTERIOLOGIA Cap. XII. SPIRILLI E SPIROCHETI. Spirilli. Soiio gormi elie lianiio foriiia di spira o di cavatiiiaccioli. per lo pill cou flagelli polari, spesso bipolavi : si cliiaraauo cosi i)cr6 linclie il immero delle spire o lie inferiore a due, lie siii)eriore a qiiattio o ciiKpie (in quest'ultimo easo si tratterebbe piuttosto di spirocheti). I not! 80110 poclii e questi pocbi illustrati ancbe da uii mniK-ro scarso di an tori. I pill impoitanti ]>er i loro caratteri cultural i souo i soj^uenti : Spirillum concentrieutn : siiiiilli lorti. iiuiirvitti, coloialiili col iiu-tiido ili Gi:nn : in liiastif di gclatina si formano colonii! dilicutv trasj»uienti ; per inlissioue. lit };;clatiiiu o liuidi- ticata a fiasco: il brodo c intorbidato. Nou si lia svilupi>o di };as, di IliS, d"indolo: nou com- gnla il laUo. SpirilliiDi riibruin: sono sottili tilauicnti jiiej^ati a cavatuiaccioli coloial)ili col nictodo di (riaui. In piastre di gelatina da colonic tiasi>iH'cnti, giigio-giallastrc, clie piii taidi presentano degli anelli concent riei attoino ad un iiunto centrale : Tinfissione in gelatina ha forma fusi- fonne o cilindrica e si colora in giallo-rossicclo. Xon produce gas, ne H-^S, ni' traccic di indolo. Non tluidiHca la gelatina. Spirillum rujiila : in i)iastra di gi-latina dii colonic siniili a quelle del c:n1ioiicliiu. Xon Huidifica la gelatina. SjJirilhim xcrpcns : ha 14 tlagelli. Xell" intissione in gelatina si lia lluiditicazioMc con liolla di gas ; le sue colonie .sono come quelle del h. eoli. Sjnrillum tenue : e molto sottile ; in piastra di gelatina cla colonic suttjli. espan^i . -.i eontorni netti, tiuameutc granulosi. Spirillum tniditla : di cui si eonoseono due varieta il maiii.s die iia niio s\ilup|)o simile a (]uello del I), coli : e il minus che lia iino svilu])po nieno evidente ed e un U'vy.o piii piccolo. Le loro colonic si aflbudauo alquanto nel terrene di nntrizione. A lungo andare uelle colture divengouo rettilinei. Spirilhnii volutctnn : e spesso 2-3 ij. : raltcz/a di un giro c di C,(j |i. ; per In ]iiii Ibima 2'/s-3 !/j giri. Le sue colonie sono come tiuelle del 1>. coli. Fra gli spirilli merita di essere ricordato il fcnarrimum, che Jn tro\alo nuillc volte nel- r intestino di eolerosi e nelle feci di sospetti di colera : 6 uno spirillo scnza llagelli. Lc piastre in gehitina presentano colonie earatteristiehe cou ceutro coniposto. circoudato da una zona piii sottile, avente alia periferia una corona di raggi anastouiizzati ; intorhida il hrodo : llniditica lentameuto la gelatina. KoWalski lo ha hattezzato <-ol nonn^ di up. harliaizar. Spirocheti. Souo yerini lunghij ravvolti a si)ii'ale : le forme parasiticlie non sono coltivabili o coltivabili solo nell' intestino di eerti aniniali (saiiguisiighe) : essi si presentano con la earatteristica forma di cavaturaccioli a lunghe spire. BATTERIOLOGIA 449 11 piu impoi'tante fra essi e lo xpirockaete Ohermaieri, causa (lella fcbbre ricorrente. Souo lilainenti lunghi 1 '/.-^<> volte im corpuscolo ro8So (Innglii sino a 150 |i) con 10-lli cui'vature. Altii spii'ocheti souo : lo spiroehaete anferuin {xp. angcrhio) trovato iicl saiignc ili oche del Cinxcii.so, atlctte ilu una inalattia epizootica ; lo sp. pUcatiUs clell'acqua staguaute ; lo sp. dclla patina dci denti, occ. Cap. XIII. COCCACEE. Comprendouo le forme battericlie sfeiiclie (od ovoidi) clie si riii- iiiscouo a gruppi (stafilococcM), a due (dtplococclir, a «iuatti'0 (te- tyaficni)., a catena {streptococehi). I. — Stafilococclii. Gli stafilococclii sono dei cocclii clie invece di presentare una disposizione in ordine sparso come in generc i cosi detti micrococ- clii, si riuuiscouo in ammassi: essi coinprendouo i micrococcliij Falbo, Paureo, il citreo, il roseo (?). Stafilococco piogeno albo. E un germe rotondo clie si unisce in ammassi (tig. lilT), immo- bile, resistente al Gram e clie si sviluppa bene su tutti i terreni a 13°-14" con roptimum a 37". In gelatina a piatto forma co- lonic granulose rotonde bianclie, clie man mano si infossano, pre- sentando un alone di iinidifica- zione grande e limpido. In (lelatina per injissionc forma una jiatina in superflcie bianca- stra, spessa, a bordi lievemente ondulati, umida, clie man mano si infossa sul substrato. Lungo V iiifissione la gelatina viene Huidificata dapprima a forma a calza e poi a cilindro. Sh ((({(()• (t hccco di flanto forma una i>atina biancastra, uon molto dUfusa, a bordi un i)o' ondulati, umidai e poltacea. 11 hrodo viene intorbidato e yi si forma un sediinento graiiu- loso : raramente alia superflcie si forma un velo. tiir. 217 Celli 450 BATTERIOLOGIA Sh patatc si sviluppa solo lungo la liiiea di iniiesto con una patina identica a quella clie si sviluppa su agar, ma meno umida. Produce raraniente gas, non pare clie produca indolo : alcunc forme non coagnlano il latte, altre lo coagulano e ridisciolgono il coagulo. Lo stafilocoeco albo e patogeno per gii animali, i quali vengono uccisi per sotticemia con lesioni locali (ascessi e necrosi). In clie maniera agisca lo staf. albo e ancora ignoto: si puo ammettere agisca come I'aureo. Diag'nosi. Identifioazione. — La ricerca degli stafilococclii e molto facile. Dato un luateriale che contenga dei cocchi riuniti a grappolo, che resistono al metodo'del Gram (specie se ai tratta di pus, di liqtiidi sierosi, di sangue, ecc), in genere senz'altro si ritiene si tratti di stalilococclii. Per la diagnosi della specie occorre per5 ricorrere alle coltare che sono sufficientemente caratteristiche, tenendo presente il pigmento delle singole variety. Per esser certi die si tratti di genni piogeni, si put) poi ricorrere alia prova negli animali. A tal uopo piuttosto clie procedere all' inoculazione sottocutanea o endo- peritonoale per ottenere ascessi e setticemic, si pu5 radere a sangue la cuto dell' addomc di conigli e poi versare su essa una emulsionc in brodo di una patina dello stafilocoeco su agar, coprire la parte con avatta 8teril(> e attendere qualclie giorno Quindi si sfascia I'animale f, se si h formato del pus nel quale si trovino gli stalilococchi, la diagnosi •■ fatta. In ogni caso si possono inoculare conigli con un statilococco tipico e poi, prelevando il siero, saggiarc il i)otere agglutinaiite dello stesso sul supposto stafilocoeco. Secondo Kolb si agglutinerebbero solo gli stalilococcbi piogeni, non altri germi simili dell'aria, dcll'acqua. Del resto si jiossono anche ricercare nelle brodocolture le emolisine e leuco- lisine (V. pag. 296 c 301): secoudo gli studi del Neisser e del Wechsberg solo le forme piogene possederobbero questi veleni. Diagnosi differenziale. — Lo stafilocoeco piogeno albo va differenziato da altri germi die o sono piogeni o possono divenirlo, i quali trovansi nelVaria, neiracqua, nel suolo; cioe: 1° dal micr. camlicniis. E rotondo, immobile, rosistente al Gram. In gelatina a j>iatto da colonie bianco-porcellanee, granulose. puntiformi, che man mano si ingrandiscono e dopo otto giorni raggiungono il diamotro di 1-2 mm. ; sono piuttosto piane. espanse, a bordi un po' ondulati. BATTEEIOLOGIA 451 1)1 (jelatina per infissione si sviluppa un nastrino filiforme bianco, e in sn- perlicie una patina bianco-porcellanea a bordi ondulati e piani. SuWagar e aiille patate forma una patina identica. II brodo secondo alcuni qnasi non c intorbidato, secondo altri lo e molto; vi forma sempre un sedimento granuloso, creiuoso. AUe volte produce acido lattico nel latte, senza per5 coagularlo ; produce H-S. Xon h patogeno. Xell'ambiente evvi im germe niorfologicamente identico al micr.candicans, pero, flogogeuo per gii auimali: e lo sf.jiyog.ccyciis albus del Passet, clie non fluidiflca la gelatina. Dalle ricerclie fatte in questo Istituto pare si tratti dello stesso micr. can- dicans divenuto piogeno. Lo staf. albo inline non va confuso con lo st. p. aureo qnando qnesto lia perdnto la propiieta di dare pigmento (coltl- vato a Inugo in anaerobiosi, ricavato da raccolte purulente vec- chie, ecc). La diaguosi si fa dopo passaggi nei vari terreni di coltura, tenendoli alia luce diffusa per un tempo piu o meno lungo. Staf. piogeno aureo. E un geruie clie lia tutti i caratteri dello staf. albo; ma se ne differenzia perclie produce un pigmento giallo-oro. E.splica la sua azione patogena uccidendo gii animali per setticemia con predominanza maggiore o minore di fatti locali. II sno meccanismo d'azione fu oggetto di molti studi. Alcuni credettero clie la morte dell'animale fosse dovuta alia produzione di una tossina, ma poi non si e riusciti a dimostrarla : infatti i fil- trati di brodocolture alio Cliamberland sono quasi sforniti di azione patogena, occorrendo inocularne circa 250 cm* in cavie per avere qualche reazione locale. Contiene invece una proteina (nucleina?), clie inoculata nell'occhio produce un ascesso privo di germi vi- venti. Certamente produce veleni secondari, cioe eniolisine e leu- colisine. Le prime sono state studiate dal Xeisser e dal Wecli- sberg, e dal Bajardi : I'azione emolitica, clie si veriflca solo nella varieta patogena, si esplica sui corpuscoli rossi del sangue di uomo, di caA'ia e di coniglio. La costituzione della emolisina e analoga a quella delle tos- sine, onde e giustificato il nome di emostafilotossina datogli da Xeisser e Wcclisberg. 452 BATTERIOLOGIA. Le leucocidine soiio state stiuliate dal Denys e dal van de Velde e poi dagii stessi Xeisser e Weclisberg die liauno trovato in esse pure la costituzione delle tossine. Tutti gli stafilococclii emolitici sarebbero anclie leucocidinici. La ricerca dello st. p. aureo e la sua identificazione si fanno seguendo gli stessi criteri coi quali si fanno quelle dell'albo. Lo stafilococco piogeuo aureo pero va differenziato da alcune forme clie si trovauo in aftezioni speciali: nel penfigo del nconuti, nel cModo di Biskra^ nelle congiuntiviti, nel vaiuolo e nel raccino. Quest'ultimo h stato scoperto dal Sanfelice, che lo ha isolate dalle pu- stole e dalla milza di vaiolosi. E un germe importante per la sua azione verso gli animali. Nei cani, inocu- lato suUa cute, produce pustole simili alle vaiolose : sulla cornea produce I'opa- camento grigio caratteristico che da il vaccino normale : nelle sezioni si ri- trovano i corpuscoli del Guarnieri: infine, immunizza i cani verso il vaccino e il vaiuolo. Questo stafilococco h identic© a quello del vaccino ordinario, il quale secondo I'A. pero sarebbe molto attenuato e non piu coltivabile. Infiue va notato che lo stafilococco aureo nelle colture anaerobiche perde facilmente il pigmento, e in tali condizioni non si differenzia dallo stafilo- cocco albo (V. pag. 451). Staf. piogeno citreo E un germe identico airaureo; pero fluidifica meno presto e l)roduce un pigmento giallo-limoue. fi patogeno. Alcune volte si pub ritrovare nell'ambiente e non essere fluidificante. In tal caso si parla dello st. oereojiavo: alle volte non e patogeno e cosi si avvicina al m. sulfureus di Zimmermann die si riporta al tipo del germi die formano colonie giallo-limone, o verdastre, non tiui- dificanti. Lo st. citreo si deve poi differenziare dai vari cocchi a pigmento giallo, che fanno capo al m. flavm, il quale, cosi come h descritto, forse non esiste, e al m. luteus (Lehmauu e Neumann), chQ h fluidificante, da colouie rotonde, granulose, che dopo qualche giorno si diffondono e si disfanuo. Sull'agar forma una patina molto spessa, rilevata, lucida, quasi cremosa. Lascia limpido il brodo e vi produce un deposit© fioccoso e perfino luucoso. Stafilococco roseo. Lo St. roseo di Tafel, e un germe cui si rannodano vari cocchi a pigmento rosa, rosso, rosso-arancio. Da colonie irregolari, lucenti, iluidifica tardi e a cilindro: produce una patina rosa sull'agar: uon intorbida il brodo. BATTERIOLOGIA 458 I cocclii a pigmento rosa comprendono : forme a pigmento ro;^eo tipico {m. agilis) ; forme rotonde niobili, clie perdono presto la mobility, a pigmento rosso aranciato o roseofulvo (»?. tetragenus ruber (?) che si trova negU spiiti, p. es.). A (juesto ginppo si linnisce (secoiulo Lehniaim e Xeumann) anclie la sarcina rosea costi- tuit.i di cocchi ora piccoli oia graiidi, disposti ora a 4, ora ad auunassi ciibici regolari. Altri cocchi come il m. cerasiniis, clie da un iiigmento rosso-ciliegia, non si possono con- foiideie coi precedeiiti per il loro pigmento. II. — Diplococclii. Compreude quei cocchi clie lianiio la tendenza a disporsi a due a due; essi, a loro volta, si possouo snddividere in due griippi: 1" Cocchi seinpre accoppiati, che haiiiio la teiideuza a pe- iietrare nell'iuterno delle cellule degli organismi viventi. 2" Cocchi clie indipendeiitemente dalla proprieta di vivere ill organismi viveuti, si dispoiigono anche a piccole catene di cop- pie in raodo da ricordare gli streptococchi. GONOCOCCO. II gonocoeco fu scpperto nel 1872 dall'Hallier che lo chiamb niU'roeoccus gonorrhoeae e studiato nel 1879 dal Xeisser clie lo chiamo diplococcus (/onorrhoeae. Oggi si snole chianiare (lonocoocus ncisserii: solo alcuni, e specialinente i botanici, preferiscono chia- iiiarlo mcrismo[:cdia (/onorrhoeae. Carattei'i iuorfolog;ici. Si tratta di cocchi disposti a 2, appiattiti nel punto in cni i due cocchi sono in contatto, ciascuno pre- sentando una forma a semiluna, cosi che la coppiai ricorda un chicco di caffe o anche un doppio fagiuolo. NelPorganismo vivente questi ger- 111 i si trovano nelP interno delle cellule (leucociti) ove si dispongono a cumuli di varie coppie (fig. 2L8), che presen- tano uguali dimension! fra di loro. (}uando sono endocellulari si dice sia iiossibile dimostrarne la capsular certo tale dimostrazione e difficile, e in ogni caso meno facile die per il ^^ 21s pneumococco. > 454 BATTERIOLOGIA Non resistoiio al G-ram, specialmeiite le forme estracellulari ; pero ]e forme endocelliilari die si trovano nei pus vecclii possouo resistere, quando noii si faccia la colorazioue di contrasto. Sono immobili, aerobi obbligati. L'optimum di temperatura per il loro sviluppo e fra 36" e 37*', pero possono anclie svilupparsi, in substrati speciali, a 21° e a aS^'-SO". Caratteri colturali. E difftcilmeute coltivabile, almeno nei comiini terreni, e per il siio sviluppo e uecessaria la presenza di siero di sangue uon coa- gulato (in genere di albumina non coagulata). Turro afierma di averlo coltivato in gelatina acida e di aver osservato la fluidificazione della gelatina alcalina, ma vi lia elii so- spetta clie il germe coltivato non fosse il gonococco. £ meglio ricorrere aWagar del Thalmann (agar all' infuso di carne addizionato con '-/a della quantita di lisciva sodica occor- rente per completaniente neutralizzarlo). Su questo terreno per strisciamento si ha una patina sottile, lucente, semitrasi>arente, limitata alia linea d'innesto e in genere ad uu tratto solo del- I'innesto, a bordi leggermente sinuosi. Se il materiale si distende in modo dn aver la formazione di colonic, queste sono sottili, a bordi sinuosi da prima, poi si espandono, si sollevano, diventano bianco-sporclie, sempre pero conserAando i margini alqnanto pia- neggianti e trasparenti. Lo stesso sviluppo, quando si ha, si osserva sui vari agar preco- nizzati : agar al siero di sangue umano, agar al siero di sangue di vitello, agar al siero di sangue di coniglio, agar al sangue, agar al liquido ascitico, agar al liquido pleurico, agar al liquido placentare, agar al tuorlo d'uovo, agar all'uriua, agar all'urina albuminosa. Lo stesso sviluppo si osserva anche su un terreno costituito da fette di cervello di cavallo. Su patate non si sviluppa. pero Eoux dice di avere ottenuto una i)atinella sottile, traslucida, appena visibile come (juella del b. typhi. Si sviluppa male in brodo ordinario glicerinato, anche con ag- giuuta di sangue: lo sviluppo e anche limitatissimo nei liquido di Cantani jun. (liquido ascitico, addizionato di giicerina mista a sangue). Si svilupperebbe intorbidando leggermente da prima, con deposito fioccoso-mucoso, poi il brodo ridiverrebbe limpido. Si sviluppa meglio in urina, o acida o albuminosa, dando un intorbidamento difiuso con deposito mucoso e un anello fioc- coso dove il menisco liquido tocca la parete della provetta. BATTERIOLOGIA 455 Carattei'i biologiei. I carattei'i biologici soiio poco o punto stiniiati. £ patogeno, specialmeute jier I'liomo o\ e produce iiua serie di lesioni chc si riferiscono alle iniicose e anche agli orgaui : catarri, siuoviti e anche setticemie. II meccauismo d'azioue della sua azioue patogeiia sarebbe, se- condo alcuni, dovuto ad un veleno clie si vuole sia una tossina clie rimane nel corpo batterico: iufatti, mentre non si pub separare dai corpi batterici, c facilmeute distrutto a ()0"-65". Wassermann di- luostro clie i riltrati di brodocoltura passati attraverso la candela souo privi di azioiie tossica, e che il veleuo rimane fuori del filtro. Si tratta di un veleno capace di dare fenomeni locali in auiuiali fascessi o necrosi). La ricerca del gonococco si fa nel pus delle uretriti dell'uomo, nel secreto vaginale delle donne, oltreclie in altri materiali pro- venieuti da affezioni gouococciclie di altri organi (occhi, articola- zioni, ecc). La ricerca nel pus si fa mediante colorazioni. II materiale si disteude sul vetrino, si essicca (alia fiamnui a debole ca- lore o all' aria), si fissa alia liamma (Itenchfe sia meglio imuiergerlo per qualche minuto nell'alcool) e si colora. Se non si vogliono ottenere doppie colorazioni, basta colorarlo con fiicsina di Ziehl diluita (1 : 10) a freddo o a modico caloro o col bleu di Loftier o meglio con tiouina fenica (soluz. satura in acqua fenica all'l "/")• 8e si vogliono ottenere doppie colorazioni, allora si possono iisare diversi procedimenti, tra ciii il raiglioro h quello di Scliiitz. Metodo di XcUger. — Si color;i a caldo \ntv (iitalche iiiinuto iti una sohiziono alcoolica saturii di eosina ; si asciuga con carta bibula e si colora i)er 15 secondi ecu ima soliizioue al- coolica satura di bleu di metilene, si lava con acqua, si essicca e si include. I gonococchi c i nuclei delle cellule appariscono colorati in bleu, il protoplusma dci leu- cociti in rosso. Metndo di ScIiUtz. — Si preparauo due soluzioni, una di bleu metilene I'enica (sol. aci|. sat. in acido fenico ."> Vo)- '' altra di saft'ranina accpiosa molto diluita. I preparati seccati o tissati si tengono nella i)rima soluzione )»er 0-10 minuti. •Juindi, slando al metodo originale, si decolorano eon iicido actitico 1 Vo per poclii secondi e dojK) lavati si colorano eon saftranina. Xoi i)er<» consigliamo di non fare il i)assaggio nell'acido aeetico perclie decolora I'acilmente i gonococcbi. (^uando i prei>arati riescouo bene, eio chc si ottieue ilopo una certa pratica, regolando op- portunamente razionc della seconda soluzione colorante, si ha clie i batteri limangouo colorati in bleu, i leucociti e i loro nuclei in color lacca, Ic cellule epiteliali in bleu jiallido. 456 BATTERIOLOGIA La diagnosi si fonda sulla disposizione del gonococco ad ammassi faori ed entro le cellnle e auUa forma delle coppie a chicclii di caff^. Essa riesce molto facile quando si tratta di ricercarlo nel pus di uretriti mascliili : o invece diflicoltosa quando il pus provenga da inetriti Cspesso in questi casi non lo si trova neppure o se ne trova solo qualche forma estracellulare). E quindi assolutaniente necessario ricorrere a procedimenti die permettano di differenziarlo dagli altri germi clie lo accompagnano, alcuui dei qnali sono molto simili. Si consijiliano iiiizitiitto itlcnni ])ri)cr'(liiiicuti : 1" di colorazione seinplice. 1 prepaniti seceiiti ma non fissati si coloi-fino con nna solii- zioni' arquosiv di rosso neiitio al' Va-lVo <* di violetto piiro di cresile all' 1 : 10000. Con la jtriniii soluziono i gonocofdii rimangono colorati in rosso e gli altri batteri si colorano a]>iiena : con la seconda riinansiono invece colorati in bleu insieme ai nuclei delle cellule di pns, luentre gli altri batteri o rimangono scolorati o si colorano appena. i" di colorazione doppia. Si color.i il preparato col metoilo liel Ciraiu, nsando anche la colorazione di contrasto : i snpposti gonooocclii debl)ODo riinanere scolorati con la seconda so- luzioiie, ])erclie non resistono al (4rani. Nel tare ([uesta colorazione, cbe spesse volte c di capi- tale iinportanza per esdudere o no la ])rescnza del gonococco in un dato pns, bisogiia ricor- dare clio i gernii die ordinarianienti^ se provengono da colture non resistono al uietodo del Gram, vi possono rcsistere se si trovano ncl pus : il gonococco si cita i)re(isaniente ad esempio di qnest'ultimo diportameiito. (^)nindi e bene segturo le indicazioni del "Weinricli nel procedere alia colorazione. Si tiene il ])reparato 1-2 minuti nel li(|nido di Elirlidi, l-I! iw\ li(iuido del Gram e si lava bene in alcool assoluto, ccc. Si piio anche tentare una doppia colorazione : Ira lo tante elie daiiiu) risultati i)iii o menu buoni, realmente. qudla del Xitolle e la ])reieribile. A tal uopo si nsa il \iolctto fenico invrce del violetto di JObrlieli e dopo il passaggio nel liipiido del Gram, si decolora con alcool-acetouc, si lava con acqua e poi si ricolora con fncsina (soluzione alcooliea al !"> "/„ in alcool a 95") per l-'J second!, si lava, si asciuga e si osserva. I gonocoicbi debliono liuianerc colorati in rosso dalla I'licsiiia. nientie gli altri microrga- nismi rimangono colorati in vloli'tto. Quando per5 anclic nsando (jueste colorazioni si rimanga incerti sulla dia- gnosi, h necessario procodere a ricerche colturali. Se il gerine si trova in coltnra, prima si fanno strisciamenti del mate- riale nei torreni ordinari (agar e gelatina) e in terreni di coltura speciali (Pagar di Thalmaun per ora pare il raigliore) (V. pag. 252). Nei primi, se si tratta di gonococco, non si deve avere sviluppo, mentre nei .secondi puo aversi. II germe svilnppato in questi ultimi deve avere poi i noti caratteri del gonococco di Neisser morfologici e colturali. Se nel materiale di semina il gerrae si trova associato ad altri, allora si fanno senz'altro piastre nell'agar di Thalmann, e' le colonie che si svilui)pano si isolano e si innestano in altro agar di Thalmann per poter aver materiale da sottomettere alia prova del Gram, e in gelatina (dove il gonococco non vi cresce). VAh perclie in base al resistei-e e al non resistere al metodo del Gram e alio sviluppare in gelatina, sono stati differenziati i vari germi che si as- somigliano al gonococco del Neisser e che possono trovarsi nel pus di me- triti. Essi sono stati dal Boscli distinti in tre gruppi: 1" germi che in agar danno colonie gialle; BATTERIOLOGIA 457 20 geriiii clie in agar danno colonie a centre giallastro e a inargini cliiari ; 3° geruii che in agar danno colon ie bianche o grigiastre. Xf'l I ginppo si trovrtno 2 geriiii c-lie li(iuct';iuiio la jrehitina : il (Irplococcus mthflavux
  • (itnte per stiisciamento si ha una jiatina uniforme. madrepcrlatea (grigio- a/.zuna). Meningococco. L'ctiolojiia dolla meningite cerebro-spinale epidemica fu rilerita a vari ,uerini : al dlplocovvo di Friinkel, alio streptococco lyiogene e anclie agli stajiloeocchi piotjeni. Gli studi recenti hanno perb diino.strato che retiolo.uia della tijuea ineniiigite epidemica va ri- 458 BATTERIOLOGIA ferita a uii uiiico gerrne: il mcnitHjococco, che c facilmcnte fago- citato per cui c quasi sempre, o sempre, ondocellulare. Si trova a coppie a forma di cliicco di caffc coinc il gono- cocco, ina le varie coppie non souo eguali fia di loro per dimeu- sioui, ue sono colorabili con la stessa inteusita, al Gram alcime coppie re.sistono, altre no. Coltivato nei comuni terreni di nutrizioue, alcune forme si s^ i- luppano facilmente, altre meno, per cui se ne fecero vari tipi, dal rfaundlor ridotti a due: cioc il tipo Weichselbaum e quello lliibuer. II tipo AVeicliselbaum non resiste al Gram, non si sviluppa sulla gelatina, no su patate. 11 tipo lliibner resiste al Gram, e si sviluppa anclie su gelatina e patate. Questi due tipi si distiuguerebbero anclie morfologicameute perclie il primo presenterebbe forme a due o a corte catene e anche a tetradi, mentre il secondo forme sempre a catene o a grappoli. Ma fra I'un tipo e Faltro si trovarono cosi numerose forme intermedie clie non e lecito atfermare realmente esistenti i due tipi suddescritti : e piii logico ritenere die si tratti di un solo germe clie merita il nome del Weichselbaum di micrococcus intracellnlarh mcniMjitiiHsj capace di moditicare certi suoi caratteri, a seconda degli individui in cui si s\ilu[)pa e delle epidemic clie produce. II meniugococco e poco patogeno per gli auimali : I'animale pill recettivo e il sorcio che muore per setticemia; segue la cavia dove si osservano pero solo degii ascessi ; non si pub mai ripro- durre la meningite, anclie quando rinoculazione si faccia nello speco vertebrale, o sottodurale o intraiiervosa. DiPLOCOCCO dell'osteomalacia. Fu isolato dairArcangeli e dal Fiocca in casi di osteoma- lacia (inuestando in brodo frammenti di costole malate). E un dipiocoL'co della grandezza di 0,60, 0,80 iji ad clemeuti rotoiidi, che si colora bene colle comuni soluzioni idroalcooliclio di auilinu, che rosistc alia dccolorazione col metodo di Gram. E sprovvisto di capsuhi. Facendo pvcparati dal brodo si veggono in gvandc uiaggioranza coi^pic isoUitc ; qualche volta anche tetradi: pin raramente catene di t>-7 elemcnti. Nei prcparati colorati fatti per strisciauicnto dal midollo dclle ossa, il di- plococco si in'csonta a coppia o a catene di i)ochi clea,enti, i (|uali hanno di- mensioni alquauto maggiori che nei terreni di coltura. Nellc piastre di gelatina la fonna delle colonic non ha niiUa di s])cciale. Si veggono dischi circolari con bordi lisci e la parte centralc oscura, i quali dopo alcnni giorni si circondauo dei soliti aloni di liquefazioue della gelatina. BATTERIOLOGIA 45'J In gelatina per iufissione a 16" si ha scarso sviluppo in superficic: hingo la traccia dell'ago una striscia biancastra fatta da colonie molto ravvi- ciuate. La parte superiore fonde fra 1' 8" e il 10" giorno e tiitto il rcsto da] 21" al 23" giorno. 8ulP agar a becco di flaiito lo sviluppo avviene piu tardi, dal 4" al 7" giorno. Incomincia a formarsi una patina biancastra sul pezzettino di osso, la quale poi linisce X'ei" ricoprirlo interamente. A questo punto nessiina colouia si osserva ancora sulla superficie dell'agar (4:°-5" giorno) : poi anclie su questa il microrganismo si diflfonde ed allora apiJaiono colonie staccato, rotondeggianti, biancastre come cera. Nei passaggi successivi lo sviluppo si fa in modo piu rapido e abbondante; le colonie conflnisrouo originando una ])atina biancastra, lucente che talvolta nial si ditferenzierebbe da quella di uno stafilococco bianco. I pezzettini di osso intorno a cui si sia avuto unricco sviluppo del mieror- ganismo, sembra che subiscano un processo di decalcificazione, poiche si mostrano, riosservati dopo 2-3 mesi che sono stati ncll' agar, rammolliti e perganienacei. Xeibrodi, innestati coi frammenti di costola, lo sviluppo a ol^-do" C. ha luogo fra il 2" e il 3" giorno. L'intorbidamento 6 iiniforme : dopo 4-5 giorni si Ibrniano liocchetti, che precipitano al fondo lasciando il liquido soprastante quasi limpido. La reazionc alcalina dei brodi non cambia neanche dopo molti giorni di coltura. In siero di sangue solidiiicato il diplococco cresce formando luia patiua biancastra, spessa, lucente. In terreni anaerobici il microrganismo cresce bene, ma lo sviluppo no e ir.eno rigoglioso che nei corrispondenti aerobici. Con questo diplococco sono stati iniettati cavie, couigli e ratti albiui sotto cute e nei peritoneo. Diremo subito che in tutti questi animali non si ebbe uuii alcuna reazione tlogistica locale. Le cavie iniettate sono state sompre bono. Qaanto ai ratti albini, alcuni, dopo 8-15 giorni dalP inoculazione, hanno pre- sentato abbattimento, inappeteuza, pelo arrtiffato e giallo-sporco, andatura tarda e incerta. Questi fenomeni, durati pochi giorni, sono scomparsi; no si sono avute in seguito recidive. Quanto ai caratteri colturali, questo microrganismo somiglia moltissimo a quello trovato da Morpurgo in una forma infettiva di osteomalacia dei ratti albini. DiPLOSTREPTOCOCCO DEL REUMATISMO. Fu isolate uel 1897 dal Coyon e dal Triboulet da casi di reuma- tisino articolare. E un diplococco cui gli Autori diedero il nomc di micrococcuH rheumaticus, die pero formerebbe auclie delle catc- nellc brevi, resistente al Gram, sprovvisto di capsula. Iniettato negli animali (scoiattoli) e capace di produrre una poliartrite. Se- cond© alcuni sarebbe un ordinario abitatore delle cavita boccale o naso-faringea, die in determinate condizioni diventerebbe patogeiio. 460 BATTERIOLOGIA III. — Tetrageni. Sono rappresentati da nuraerosi germi disposti a gnippi di quattro elementi; essi sono stati isolati da diverse affezioni, da rac- colte purulente, da caverne polmoiiari, da affezioni polinonari e na- sali. Fra i numerosi tetrageni descritti dagli A A. alcuni sono vere e proprie sarcine, altri devono essere ascritti fra gli stafllococclii. Cosi il t. suhjiavus, il moMlis ventriculi, il variabilis, il concentricus, il huccalis sono germi cbe in maggioranza -vanno ascritti alie sarcine, salvo forse il t. mohilis ventricali clie pare una varieta del tetrageno albo. Come tetrageni tipici non rimangono che: i tetrageni albus, citreus, septicus, au- reus, e fra quest i il t. aureus h discutibile se non sia uno stafilococco. I veri tetrageni hanno, secondo noi, caratteri tali che non e possibile confonderli con gli altri germi. Sono germi resistenti itl Grain, piii iiiccoli delle sarcine, inimoliili, .sulvo forse il t. mohilig ventriculi di Koch. In gelatina a piatto iliinuo colonie rotomle, rilevat<', a. cupola, a bonli rogolari, di consi- stenza mucosa. In gelatina per infisgione si ha uno svilnppo racliitico o mancante : quando v'e, lo si os- serva appena visibile lungo la striscia rt'innesto. Solo coll'andar del tempo e dopo ripetuti pas- saggi si pn6 avere uno svilnppo piii rigoglioso e nna tarda tinidificas'.ione che si osserva dopo qnalche settimana. Su agar a becco di flauto si lia nna patina nmida, omogenca, rilevata, ditt'usa, mucosa. In brodo non si ha intorbidamento, al'foudo si nota un deposito tioccoso, mucoso, cosi che, sbattendo il tnbo, si vede nn fiocco salire nel licjuido. seuza framnientarsi e staccarsi dal fondo del tubo. Per distinguere i quattro tetracocchi su rileriti si deve l)adare al pigment© : due non ne for- mano, I'albo e il settico : ma si distinguono fra loro, perdi^ il primo non e patogeno, mentre il secondo e patogeno (setticcmico per i sorci). II citrews da uu jngmentj^i giallo cVa^ireiis un pigmento giallo-oro. Bardoni litiene si tratti di una sola specie capace di moditicarsi secondo certc condizioni. Cosi egli vide che esponeiulo al sole le colture su agar, 1' albo si trasformava nel eitreo e ri- diveniva albo riportando le colture in laboratorio. In agar glicerinato Valbo diveniva bianco- gialliceio, per ridivenire dopo alquanto teuii»o ancora albo. Ai tetrageni si dii una certa importanza in patologia umana (si sa la gravity dei processi polmonari, quando nelle caverne siriscontra il tetragenus septicus). La diagnosi dei tetrageni fe essenzialmonte fondata suUa loro disposizione a quattro: per questa loro caratteristica non possono confondersi cogli stati- lococchi o coi micrococchi: potrebbero pero confondersi con delle sarcine; ma queste in genere sono sempre di dimension! maggiori : almeno quelle che po- trebbero confondersi con i quattro tetrageni su ricordati. IV. — Streptococchi. Sono quel cocclii che tendono a riunirsi a catene composte di un nuinero piu o raeno grande di coppie di due elementi: alcuni hanno (luesta tendenza solo in determinate condizioni di vita (diplococco di FriinJcel); per altri e la loro caratteristica (streptococchi propria- mente dctti). BATTERIOLOGIA 461 DiPLOCOCCO LANCEOLATO Caratteri iiiorfologici. I\ jincmnococco di Fri'uikel o sireptococcus lanceolatiis o diplo- cocco della i)ohnonUe ii un germe rappresentato da forme rotonde disposte a coppie di cui ogni elemento lia il polo distale pid sottile, donde il iiome di lanceolate (fig. 219). In queste coppie i gerrai souo trattenuti in- sieme da una sostanza cementante non visibile, ma dimostrabile perb in quelli provenienti dal- I'organismo perclie intorno ad essa si addossano le sostanze colloidl del siero del sangue clie ,. , .,^^ souo colorabili c.oi colori acidi anilinici (per es. col metodo di Gram si pud dimostrare la capsula colorata in rosa dall'eosina). E uu germe immobile, resistente al Gram. Caratteri eolturali. Si sviluppa fra l^e 42** con un optimum alia temperatura di 37°: a differenza pero di altri microrganismi da queste opti- mum non si scende gradatamente al limite minimo di 14", ma bensi in modo saltuario cosi clie uu diplococco clie si sviluppa bene a 37" si puo sviluppare male a 25" e ancora bene a 20", peg- gio a 18" e meglio a 14". Si sviluppa in tutti i comuni terreni, perb assai male nei terreni gelatinizzati: souo da preferirsi i terreni con agar. In gelatina a piatto forma colonie a contorni puntiformi, fina- mente granulosi, appena visibili. In (iel(iti)i(( per infissione forma un nastrino sottilissimo a co- rona di rosario, senza sviluppo alia superficie o con sviluppo appena visibile. In afiar a piatto si sviluppa meglio clie in gelatina formando colonie i)untiformi, come gocciole di rugiada, rotonde, circoscritte, cupoliformi, trasparentissime clie al microscopio si mostrano fi- nameute granulose, raramente con un centro piii ispessito. >S'« aneumococco cioe sarebbe dotato di una potentissima leucoli- Kina, la quale libererebbe dai leucociti il nucleoistone, clie si scin- derebbe poi in nucleo-albumina e istone : V istone in realta pos- siede azione tossica sugli animali. La i^resenza di una potente leucolisina venne da me dimostrata nelle colture del diplococco usando il metodo bioscopico di Neisser e Wechsberg, alquanto modificato. Diag'nosi. La DiAGNosi del diplococco di Friinkel nello sputo, nel sangue, negli organi, ecc, si fa per mezzo : 1° di prepa7-ati colorati. Questi si fanno col metodo del Gram, al quale i germi resistono. Nello sputo e nel sangue mostvansi colorati in violetto scuro e la capsula in rosa (usando come colore di contrasto I'eosina). BATTERIOLOGIA 463 Attesa la loro forma caratteristica, anche se sono disposti a catena, non ft possibile coafonderli con lo sbreptococco. Si posaono anche far preparati con nno dei nietodi adatti a mettere in evidenza la capsala (V. pag. 222), ma e meglio servirsi del prooedimento del Gram. 2'^ (lell'inocnlasione in animali. Si iisa in genere inocnlare lo sputo emul- sionato in brodo sterile (ci5 cho si fa sbattendolo con una bacclietta di vetro in un biccbiere a calice o in nna provetta) nel sottocutaneo dei conigli, stegliendo quello della paretc addominale o di nn'orecchia. Dopo 24 li si incide la parte e si seraina in brodo un po' del materiale raccolto con Pago di platino o so ne fanno preparati. Si pno anche attendere la morte dell'ani- mule e fare preparati dal sangue e dalla milza: ma cio vale solo quando si voglia fondarc la diagnosi sullo esarae microscopico ; se si vogliono fare colture, e neoessario non attendere che I'animale muoia, perclie c assai difficile non trovavle inquinate dal b. coli, che entra in circolo nel periodo preagonico. Alcnne volte accade che il coniglio inocnlato non muoia: questo incon- venit'ote si evita inoculaudo, come consiglia Gamaleia, i topolini : I'inocula- zione si fa alia base della coda e quando rauore I'animale, si fanno innesti in agar e brodo dal midollo osseo e dal sangue del cuore. Lii iDENTiFidAzioNE (lei diplococco ill coltursii si \n\b fiirc^ te- nt'iido i)rosenti i snoi caratteri morfoloiiici e coltnrali. Si h consigliato anche di ricorrere alia prova sierodiagnostica; ma h inu- tile per lo scopo ricorrere al siero di individui infetti, poiche si ft visto che esso non ha potere agglutintmte diverso in massima da quello del siero di individui sani; secondo alcuni non e neppure accertato se I'abbia un po' di pin il siero degli individui presso la crisi. Si potrebbe ricorrere, e vero, al siero di animali immunizzati ; ma giS, non ft facile immunizzare gli animali verso il diplococco e poi non ft sempre alia mano in tutti i laboratori ricorrere a tale procedimento. Nft ft consigliabile fondare la diagnosi sul risultato dell'inoculazione negli animali, perchft la maggioranza dei diplococchi coltivati, inoculati negli iinimali (conigli, topi) non spiegano piii alcuna azione: soltanto quando le colture provengono di recente dall'animale e non abbiano snbito che 1-2 pas- saggi, vi si puo ricorrere. In questo case ft bene, appena muore il prime animale, raccogliere il sangue e chiuderlo in tuhetti alia lampada o essiccarlo in un essiccatore e cos\ con- servarlo per le nlteriori inoculazioni in animali e per passaggi in coltura. Inline ci si puft serviro della prova emolitica e lencolitica, perchft il di- plococco di Friinkel ft dotato di una emolisina e di una leucolisina che si trova nello brodocoltnre (specie se aggiunte con siero di sangue di conigli, inattivato a 5."3"). Diagnosi differenziale. — Del diplococco laiiceolato si tlescrissoro mniierose varieta basate sui caratteri morfologici e bioloii'ici. 464 BATTEEIOLOGIA he varieta foudate su ditferenze morfologiche nou hauiio importanza : se ne couoscono clie intorbidano piii o uieno il brodo, che si sviluppano piu o meno in gelatina, ecc. Ri.spetto ;il iiiodo di diportarsi iiejili aiiimali si i)Ossono distin- guere i due tipi del Foa: Uno c quelle che inoculato ncgli aniuiali uon da reazione locale, raa pro- duce coaguli tibriuosi nei vaai e milza dura, e I'altro c quelle che produce fenomeni locali, uon da coaguli fibvinosi nei vasi e una seiuplicc ipercmia della milza,* cosl che questa appare ingrandita e molle. II primo h 11 meningococco o forma fibrinogena, e il secondo e il pncuvio- cocco o forma edematogena. Va pero notato che fra ]c due forme se nc tro- vano delle intermedie : la forma edematogena inoculata i)er via cudovonosa puo produrre gli stessi fatti della forma ilbrinogena. Evvi poi la varieta neurotossica del Tizzoni e Pauicln. Essa b un po' piii grande del diplococco lanceolato, resiste meno al me- todo del Gram, h assai meno vitale nelle colture e noa si sviluppa affatto in gelatina a ten^peratu^a ordinaria. Inoltre essa produce una sostanza che, inoculata in animali, c causa di fatti nervosi, come paresi, convulsioni toniche e clonichc, ecc. Questa varieta fu trovata capaco di produrre una sostanza neurotossica solo in determinate brodocolture di composizione aiicora ignota. L' azionc tossica sarebbe dovnita a una vera tossina (neurotossina), inoltre il gormo pxodurrebbe anche una emolisina, una sosbauza pirogena (pirotossina), uii velcno ad azione marantica, nonclie un altro veleno da cui dipenderebboro le lesioni delle sierose degli apparati respiratorio e digerente. Gli animali inoculati col veleno muoloiio solo se inocuLiti iier via sottocntanea ; il veleno ha meno azione se inocnlato nelle venc. Cio fecc snpporre col Carbone die questa forma sia eapace di i)io(luiTe una .irianrle quantita (li leucolisina, la quale quando si fa rinoeiilazione sottocutanea, ajjendo sulla gran massa di leu- cociti richiamati in loco darebbe Ino^o a una grande jiroduzione di istone, causa della niorte. Si citano poi otto variety isolate del Pansini e quattro del Banti che nou si sviluppano in gelatina a 20', ma sono varieta non bene individualizzate e che devono essere considerate come former intermedie fra i due tipi del Foa. Streptocogco PIOGENE. Carattci'i inork'olog^ici. L un geiiue di forma rotonda o ovalare a i)<)li non accumiuali, riiinito a coppic in catene lunglie o bievi, resistente al Gram. Carattcri coliiirali. Si sviluppa fra 125" e SS^-'SQ" con gli estremi a 41" e a 10"-12"'. A dilferenza del diplococco lanceolato non ha speciali predilezioni per i vari tcrreui di coltura. BATTERIOi^OGIA ItJi In (lelat'nm a piatto forma colouie pimtiformi iiullo spes- sore della gelatiua stessa, tiiua- luentc graimlose, seuza caratteri y*^-^' ♦ speciali. /^ • ^>\ \ In ifi'hithia per infissione iioii /- '^\<'''*'*~' •♦^ si lia alcuuo sviliippo iu superticie, f"^*'*' luu.U'o la liiioa d' iniiesto si osserva '; uu iiastriiio iiiterrotto a corona
  • recipitati di brodocolture non filtrate, sono abbastanza tossici. Diag'nu*^!.. La diagnosi dello streptococco e delle piii semi»lici per la di- sposizione a catena delle coppie dei cocclii, la sua resistenza al Gram, ecc. Celli 30 40C BATTERIOLOGIA Qmtloia iiiksoesspio ilei tlnhlii si i»a6 ricorrere, socontlo S;vntori. alia inova siorodiaKuostua, jiercli^ il sicro di eavia infetta da streptococco agglutina le colture intorliidate (col metoilo dello .sbattimento) sino ad 1 : 40, mentre il siero di oa\'ia sana non agglutina al di la di 1 : ."«. Bisogna pero ricorflare che sono stati isolati e descritti vari streptococclii, che alcuni hanno voluto differenziare I'uno dall'altro: qiiello dell' erisipela da qnello del llemiiione, da quelle della gangrena, ecc. Certo si »- che se si immiinizzano del cavalli verso un determinato streptococco, il siero non sempre serve a salvare gli animali da tino streptococco di altra provenienza; per ci5 non (' difficile che si tratti di una famiglia di germi e non di una specie. Pero i tentativi finora fatti per darne nn'esatta classificazione non rag- giunsero lo scopo. Non corrispondente alia realta, ma segmta dalla raaggio- ranza degli AA. (' la classiiicazione del Lingelsheim, il quale li distinse in 2 gruppi secondo la lunghezza delle catene nelle brodocolture : 1° Mrept. hrevix a cateuc brovi in brodo ; 2° strept. longna a catene lunglie in brodo. ( ili STnEPTOCOCCHi BREVi sono I'appresentati da una forma {Mr. hrevis) cbc iiitorbida il brodo, rtnidifica la gelatinti (non niolto pero). si svihqipa bene su jiatato a 10"-12» e non e dotata di virnleuza. Agli STREPTOCOC'OHi ix'NGHt a]>parteugouo invece i piogeni, die danuo in brodo nn de- posito mucoso, non flnidificano la gclatina. non si svilup]>auo su patate a lO^-lS" e lianuo i limiti di svilupjto fra 14° e 16". Qnesti streptococcbi Inugbi si distinguerebbero in diverse varieta : turhidus : isolato da erisipele. angina, tlemmoni (intoibida il brodo) : V'iscomtii . isolato dalla polmonite streptococcica (broncopueumonite equina), da infe/.ioni pnerperali, piii rarauiente da rieiiuiioni (non intorbida il brodo. forma un deposito iniicoso al fondo) : conglniiieratUK : isolato da casi di scarlattina e di jiioemia grave (le sue Innglio cateno sono iutrecciato fra loro: da un seer il topo, non per il coniglio n^, per il piccione. Xel coniglio pero colla inoeulazione sottocutanea i>roduce un ascesso. CAr. XV. I GEEMI IIS^VISIBILI O ULTRAMICROSCOPICI. Oltre ai batteri die si osservano coi piii forti iiigraudiuieiiti microscopici, in questi iiltimi tempi si e amniessa e dimostrata Pesisteiiza di altri esseri piccolissimi, clie non si possono osservare coi nostri, e che sono causa di varie malattie, la cui etiolojiia era sinora sconoscinta. Questi esseri non si sa se ai)partengano al regno aniinale o al regno vegetale, ne se rappresentino degli stadi di vita di altri gerrni piii grandi : si sa soltanto die sono piii piccoli di tutti, die passano attraverso materiali porosi i quali non lasciano assoluta- mente passare alcuna delle note forme battericlie, e che col li(iuido filtrato si possono riprodurre le lesioni proprie della malnttia da cui e stato ricavato il materiale sottoposto alia tiltrazione. Per ricercare gerrni invisibili in ua dato materiale in primo luogo oc- corre diluirlo, almeno nelle proporzioni da 1 a 30 con soluzione fisiologica di cloruro sodio o con acqua di fonte : pocbe volte infatti si 6 ottennto un filtrato attivo senza diluirlo. A tal uopo, se solido o si pesta in un moi-taio con polvere di \etro e poi si diluisce. op- pure, come facciamo iu questo Istituto, si impasta con sabbia silicea, e lo si pressa col torchio BATTERIOLOGIA 4G9 tli JJnchner a Io0-:i00 jvtmosfere in uiodo da otteneie iin li(iiiido, clie. si presti ineglio alle di- luizioiii. (Jueste poi vanuo sempre fatte quando il materiale coutenga sostanze albuminoidi, k' quali ocduderebbero fticiliuente i pori delle candele, e iiiipedire)ibero die anche i gerini invi- siliili pas.-iassero. In secoudo luogo, h assolutamente necessario possedere dei material! da tiltro attraverso ai quali si sia sicuvi non passino altri gerini visibili. Perci5 bisogna saggiarli con altri batteri visibili. Dalle ricerche sinora fatte sembra dimostrato che i germi piii adatti ad un tale controllo siano quelli mobili e possibilmente capaci di pigmentare una coltui-a: quindi il b. Jluorescens lique- faciens, il b.pi/ocijaneus, e poi i vibrioni : male si prestano gli immobili ben- ch^ vi sia chi si h servito degli stafilocoechi e del h. anthracis, ecc. Stniliaiido inl'alti il passagjjio di tali gernii attraverso adatti materiali porosi, lisulta dalle niie riceiche die qnei uiateri.iliche iion lastiauo passare i gernii immobili (e specialniente lo tftajilococco), lion viiol dire die uou lasdno passare gerini visibili mobili tome il b. del tifo e i vihriniii. Per assicnrarsi quindi che attraverso una data candela non passino germi visibili o 81 aggiungono al liquido tiltrato alcuni dei batteri mobili ricordati, come hanno fatto alcuni autori, oppiire immediatamente dopo, mat prima, av- venuta la filtrazione del materiale di studio, si filtra alfcro liquido avente in sospensioue i batteri di controllo. Poscia si innesta il liquido tiltrato in adatti terreni di coltura per vedere se questi linian- gono sterili : I'esperienza insegna die il miglior proeedimento consiste nel far pervenire tracce del liquido tiltrato in terreni liquid! (brodo). facendo scorrere la gocciola lungo le pareti (se- londo Beyerinck) seuza rimescolare il liquido stesso. In terzo luogo necessita possedere dei materiali a porosita tale da esser sicuri clie i germi non passino. A tal uopo si usano le candele di sabbia silicea di Berkefeld e quelle di Cbamberland, delle quali come si h gik detto (V. pag. 284-28G) le segaate con la lettera B non lascerebbero passare alcun germe visibile ed invisibile salvo il caso della horse-sickness riportato dal Mac Fadyean e quelle con la lettera F lascerebbero passare solo alcune forme invisibili. Le I'iindele si luontaiio in appositi sostegni e il materiale da tiltrare o si costringe con la pressione a passare attraverso di esse, o si lascia filtrare da se, oppure si fa un certo vuoto nel recipiente in cni inimette il beecuccio della tandela e si facilita il passaggio del liquido attraverso le sue pareti per mezzo deH'aspirazione. La candela deve esser naturalmente nnova, provata, ossia scelta {\. jiag. 286) : alcuni nsiiiio anche lavarla prima a lungo, costringendovi a passare dell' acqua potabile, ma ^ un lirocedimento die puf), da un momento all'altro, rendere inservibiU le candele. E quindi nieglio di lavarle con acqua distillata die si costringe ad attraversare la candela per mezzo di una leggera pressione od aspirazione, e poi subito dopo adoperarle. Perclie poi un liquido filtruto dia garanzia di esser privo di geiiui e necessario: 1'^ die la filtrazione sia fatta rapidaraente (in poclii niinutl possibilmente); 47U BATTERIOLOGIA 2" die sia passato attra verso ad una candela molto porosa e a pori finissimi (Berkefeld o Chamberland F) prima provata con I'aria e lavata ; 3" die il filtrato inuestato in brodo col metodo di Beyerinck non dia sviluppo a nessun germe di controllo mohile agginnto al liquido da flltrarsi. Per facilitare la filtrazione gli autori si sono serviti della pressione fatta per mezzo di una pera di goiuma di altro apparecchio : per es. il Di-Yestea si h servito di quello di Gay-Lussac per diraostrare che il virus rabido passa solo se si usa una pressione che superi le due atmosfere (da 2 a 6), Noi per5 crediamo molto piti opportuno aervirci dell'aspirazione, perchfe le candele sottoposte a pressione piii facilmente modificano la loro porosit.\ in molti punti e possono divenire atte a lasciar passare dei germi visibili che prima non passavano. Del resto dilueudo il liquido opportunamente e sevvendosi di un mate- riale precedentemente bene frammentato (con la pressione) Celli e de Blasi hanno trovato da tempo che il virus rabido passa attraverso le candele favo- rendone il passaggio con un'aspirazione di poco piti di 500 mm. di merciirio. Per potersi perb affermare die il liquido filtrato realmente non contiene alcun essere visibile al microscopio, occorre fare prepa- rati a fresco e colorati seguendo le piii minute cautele per non in- fettarlo, e cio subito dopo espletata la filtrazione. II profcdiinento che io segno e qnello (iuedito) flie praticiv ]>er altro ordine di licenlie il :Mari. 11 liqnido tiltnvto viene raccolto in provette o rerijuenti forniti di tubetti laterali tirati alia lampada. B'altro canto prepiro una pipettina a nn estremo tiitita alia lampada e all'altro foinita di una strozzatura a cui sixccede una svasatura ripiena di cotone. Opportunamente indinaiido il reeipiente, adatto all'oi'itizio del tubicino qnello atlilato della pipetta e lascio che entii il liquido. Arresto I'entrata dello stesso a 1 cmc. ju'ima della strozzatura e subito chiudo lo estremo atlilato alia lampada. Qnindi centrifugo il niateriale e poi spezzo Testremo ed esamiuo eif> che si e depositato facendone una goccia pendente e nn pre]>arato colorato. Ho anche tentato di aggiungere alia prova niicroscoi)ica <|uella biologica di Xeisser e "Wechsberg. La tecnica che segno e quella stndiata di recente dallo stesso Mari (inedito). La soluzioiie cio6 di bleu di metilene (V. pag. 302) steriUzzata entro un palloncino con beccuceio laterale. viene introdotta nel tubetto capillare die precedentemente si h riempito a meta del liquido tiltrato e poi subito si chiude alia lampada I'estremo. Si pone poi il tubetto in termostato e si vede se si decolora. Perd i risultati sono spesso incerti, altre volte negativi. sicche io consiglio di non appli- carlo, attendendo che venga ben precisato il mode di com]K)rtarsi delle .soluzioni cti bleu di metilene in presenza delle diverse sostanze albnuioidi, in contatto o no con I'ossigeno, ecc. lavoro a cui gi^ da vario tempo si e accinto il Mari. Finalmente di recente si sono fondate molte speranze sul metodo di osser- vazione microscopica del Siedentopf e Zsigmondy; ma sinora nessuno ha tratto risultati importanti nell'applicarlo alle ricerche biologiche. BATTERIOLOGIA 471 (^►luiiido tiiialmoiitc si abbia. la sicurezza clie il tiltrato c ami- ciobico, allora si pub piocedere all'iiiuesto del medesimo negli auimali seguondo (quelle vie e quel inetodi che piii si credono del caso. Siuora si c riteuiito die uel li(iuido piivu di geniii visibili si debba ammettere la preseuza di geriui iuvisibili, quaudo con esso si riescono a riprodiirre le lesioiii o i sintomi clie si osservano nella malattia: cosi e stato diniostrato clie sarebbero dati da germi in- visibili il missedenia dei conigli (Sanarelli), I'afta epizootica (Lof- tier e Froscli), I'horse-sickuess (Xocard e Mac Fadyeaii), la peste degli nccelli (Ceutaniii), il vaiolo delle pecore (Borrel), la rabbia. Perb io sono d'avviso clie questa dimostrazioue diretta possa venire a maiicare in quelle malattie in cui le lesioni macroscopiclie e niicroscopiclie clie si osservano e clie si cousiderauo coine carat- teristiclie sono dovute a germi intervenuti secondariamente, e ac- compag'uanti seuipre il virus. Questa conclusione ricavo dai miei studi siil vaccino. luvero si puo ottenere il vaccino privo di gormi visibili uiediante la liltTazione attraverso adatti material! porosi, e iu tali condizioni il tiltrato uon produce ne la pustol.a ne il fenomeno del Guarnicri. Inoculate snlla cute ai cani, clie sono sensibilissimi all' infezione vaccinica, questi animali si imiuuuizzano verso la polpa vaccinica attiva. Ora cio lucutre tende a fare ammettere che la liltraziono ubbia lasciato passare i gcrmi del vaccino, d'altro ciMito fa sospettare che la produzione delle pustole sia dovuta alia presenza di un altro germe che troverebbe le condizioni che ne permetterebbero lo sviluppo nella lesione cutanea provo- cata dal germe del vaccino. Infatti potei isolare uno stafilococco da pustole vacciniche di cani, che coltivato in anaerobiosi, in brodo di cute, riprodussc in un cane, ai>peua inoculato con tiltrato di vaccino, delle pustole non dif- fereuziabili da quelle del vaccino. II Saufelice del rosto aveva riprodotta la pustola vaiolosa e il fenomeno del Guarnieri nell'orecchio con lo stafilo- cocco isolato da individui vaiolosi (pustole e milza) (V. pag. 452^. (^uindi io -credo clie quaudo col tiltrato iiou si riesce ad otte- nere la i)roduzioiie di alcuna lesione clic caratterizzi la malattia, rimaue sempre da vedere se I'animale sia riinasto immunizzate con lo stesso tiltrato. Cio premesso, i germi iuvisibili trovati nei vari process! mor- bosi si possono distinguere in due griippi : 1" il primo dato da germi, i quali raggiungouo, ma non sor- passano il limite della visibilita ; 2" il secondo dato da germi ultramicroscopici, i quali sorpas- sauo (piesto limite. 472 BATTERIOLOGIA Xel piiiiio iiruppo si trovji soltanto il virus dcJle x)eripneumo- nitc (lei bovini stndiato dii Kicolle e Adil-bey. La sierositTi diluita 20-30 volte lascia passare il germe attraverso le can- dele Berkefeld o Chamberland F (non attraverso le B). La sierosita chiusa in sacchetti di collodion posti nel cavo peritoneale dei conigli dopo 15 giorni lascia veder delle granulazioni linissime mobili. Nel brodo di Martin con il 6-8 "/o di siero di bue (tenuto a 38"^ si for- mano eolonie grandi qnanto una testa di spillo appena visibili, oolorabili con la tionina, decolorabili col Gram, le qnali risnlterebbero dalla rinnione di finissinii grannli di forma indefinibile, Xol socondo gruppo si trovano tiitti gli altri vims, cioe: il riruH misscdematoso, che i- il primo ad esser stato studiato e che fu scoperto dal Sanarelli (1896) in nn'affezione catarrale della congiuntiva dei conigli eon edema delle palpcbre, dell'ano c degli organ i genitali e con forma- zioni neoplastiche agli oreccbi e allc estremita costituitc da tessnto missoma- matoso ; il DJrits (IclVafta epizootica studiato da Lofller e Froscli : la sierosita di- luita in 39 parti di acqua, liltrata attraverso le candele di Berkefeld (non at- traverso quelle di Kitasato) lascia passare un virus die, iniettato nelle vene delle pecore, ri produce la febbre aftosa; il virus della peste dei cavalli (I'liorse-sicbness cbe si esplica con eleva- zione della temperatura, ansia respiratoria, ingorghi edematosi della testa, della faccia, dei polmoni, ecc.) : il sanguc e la sierositfi, diluita 33 volte (Xocurd) o non diluita (Mac Fadyean). filtrata attraverso Ic candele Berkefeld e le Cbaml>erland F ba lasciato passare un liquido attivo. Questo germe sarebbe il piu piccolo tra i conosciuti, tanto cbe secondo Mac Fadyean, quando e assai diluito, passerebbe ancbe attraverso le candele Cbamberland B: il vh-ua delta peste degli nccelli (Centanni) o cianolofiea (Gruber) : il sangue e la polpa degli organi, diluiti con acqua fisiologica, lasciano passare attra-. verso le candele Berkefeld e le Cbamberland F un materiale die uccide i polli. Identicamente si comporta il virus del colera dei polli (Maggiora e Ya- lenti) e di un'aflfezionc dei merli e dei tordi ; il virus della peste hovina : Nicolle e Adil-bey haiino veduto die liltrando la sierosita attraverso Ic candele Berkefeld passa un liquido cbe ora e attivo ora no: lo •' sempre se si adoperano candele a pareti assottigliate. Siccome poi il virus sarebbe trattenuto in tutto o in parte dalle candele Chamber- land F, clo ha fatto credere agli autori che si tratti di un virus endoleu- cocitico; il virus della ralhia, che gi^ il Pasteur sospetto fosse dato da un germe piccolissimo, si e veduto cbo put) passare attraverso le caudele Berkefeld, aiutandone il passaggio o oou una modica aspirazioue (non mai tale pero da raggiungerc 1 atmosfora) (Celli e De Blasi, Remlinger e RiflFat-bcy, Schiidcr) BATTERTOLOGIA 473 o coil la pressione [(clie non dovrebbf cssere inferiore a 2 afcmosfere (Di- Vestea), o a 3 (Hertavelli e Volpiiio)]. Le ricerelio eouo state fatte cou virus lisso e virus di strada opporfcana- meute pestato in iin mortaio e diluito (Di Vestea; o mescolato a sabbia c pressato al torcbio di Biuliner (Celli e De Blasi) in niodo da ottenore nn liquido focibuontc dibiibilc. Va pcro notato cbe non tutte lo prove sono rinscite positive, solo alcune nei conigli (nei qnali (■- stato possibile trasiuettere il virus in sorie) : nei cani invece sono seinpre rinscite ne- gative ; il virus del raiiiolo flillc pecore (Claveb'^e) : il contenuto delle pustole sciolto in ]00 ciuc. di acqua e diluito al millesimo e al diecimille&imo fe an- cora attivo se liltrato attraverso le candele Berkefeld ma non le Cbamber- land /'": il virus d^ luogo a proliferazioni epiteliali dell'epitelio broncbiale dall'aspetto di tumori adenomatosi. Sarebbero anche, secondo alcuni, virus analogbi qnelli : 1" della feMre gialla perche 10 cmc. di sangue diluito in 36 cmc. di acqua, filtrato attraverso una candela di Berkefeld cbe non lasciava passare lo stafilococco piogeno aureo. avrebbe riprodotta la malattia nell'uoino in due individui inoculati con 1 cmc. e mezzo di filtrato e in iin terzo Pavrebbe riprodotta il sangue di nno dci primi due. Peru questo esperimento non o probativo percb^ risulta dalle mie esperienze che le candele cbe non lasciano passare lo stalilococco piogeno aureo, non vuol dire oho non lascino passare altri germi visibili mobili'come vibrioni, il b. del tifo, ecc. Quindi nei san- gue liltrato potevano benissimo esservi delle forme batteriche grandi. Questa obbieziono e tanto piii giustificata, in quanto cbe gli autori saggiarono 1' in- tegrita della candela con una prova di controllo preliminare e non contem- poranca, cioi' si accertarono prima cbe tin liltro non lasciasse passare lo sta- filococco e poi, dopo avorlo sterilizzato, lo adoperarono per la filtrazione del niateriale nenza mescolarvi lo stafilococco o altro gerine visibile. In tal modo veniva a mancare all'esperimento il necessario rigore, giaccbe quella stessa candela, cbe precedentemente non aveva lasciato passare lo stafilococco, po- teva benissimo, dopo la sterilizzazione, lasciar passare lo stafilococco stesso od altri germi visibili nol tempo in tui passava P agente etiologico della malattia. D' altro canto il Sanarelli accusa gli autori di incapacity speri- mentale, il die deve tenersi in conto, poicbi- ricercbe di questo gencre deb- bono essere condotto da persone assolutamente provette nella tecnica batte- riologica. 2 ' del viollitsco contagioso o vaiuolo dei polli, percbe il contenuto dei noduli diluito in acqua fisiologica <> filtrato attraverso le candele Berkefeld, avrebbe riprodotta la malattia (Marx e Sticker). Ma, come si spiega allora die questo morbo potc essere riprodotto da me e dal Sanfelice con un blastomiceta ? Si potrebbe emettere il sospetto die nella coltura dei blastomiceti vi fosse in un col blastomiceta, il virus, o cbe esso si trovasse nella cute dei piccioni innestati col blastomiceta. O piuttosto non si tratta di due affezioni diverse? Ricordero solo die un tempo veune identilicato il vaiuolo dei polli con il mollusco contagioso del- 474 BATTERIOLOGIA I'uomo mentre ulteriori riccrche hanno condotto a separare uettamente questo due malattie. 3° la malattia del mosaico del tobacco, la quale, scooudo Beyerinck, sarebbe doviita al cosl detto contagmm vivtim fluidiim e clio il Roiix ritiene dovuta a uq germe piccolissimo, tanto piu che il Mayer avrebbe trovato es- sere infettante, il succo delle foglie malate. Ma la speciale resistenza di questo virtis cho, riscaldato a TO"*, ancora dopo 10 mesi h attivo, cbe dopo molti mesi lo h ancora, pur ossoudo stato tenuto in alcool a 95", inoltro il fatto che, posto sulPagar, si diffonde nollo stesso, tanto che gli strati inferioii dell' agar sono attivi anche dopo aver bagnata la superticie dell'agar con una forte soluzione di subliiuato, e infine la proprieta che ha di passare attraverso a quelle candole che non lasciano passare neppure i noti germi invisibili, lasciano dubitare che non si tratti di una malattia parasitaria. BATTERIOLOGIA 475 Paete III. ESAME BATTERIOLOGICO DELL'ACQUA DELL'ARIA E DEL SUOLO. Cap. I. ESAME BATTEEIOLOGICO DELL'ACQUA. £ un pezzo clie si discnte suirimportauza delle analisi clii- mica, batteriologica e microscopica delle acque: per dirla col Celli e da vari anni clie « noi assistiamo ad una vivace lotta tra i diversi criteri da seguirsi nel giudizio di ])otabilita di iin'acqua e che con maggiore o rninore acume di critica alcuni di essi souo depressi, altri inalzati o viceversa, secondo 1' indirizzo delle di- verse scuole, sempre pero risultando ammirevole il grande affa- ticarsi dell'igiene verso la difficile meta di criteri giusti e pos- sibilmente assoluti, come dalla scienza sono ricliiesti ». Gli e certo intanto che uon tutti i criteri da seguirsi nello esame di un'acqua sono cosi divulgati come dovrebbesi richiedere, perclie nientre tutti sanno fino a qual punto il criterio chiraico \'ada applicato, il criterio bat- teriologico viene iuvece diversamente inteso e frainteso. Esso dovrebbe servire a rivelare il numero dei gerini clie si trovano per cmc di acqua, a dirci quali essi siano e, opportuna- meute condotto, a mettere in evidenza, ove o possibile, la esi- stenza di germi patogeni per I'uomo. Con clie si dovrebbe da un canto stabilire il criterio quantita- tivo e qualitativo dei germi comuni delle acque, criterio clie in certi casi e iuiportantissimo(per es. per saggiare ilpotere flltrante del terreno) e dall'altro, stabilire in gran parte il giudizio di pota- bilita dell'acqua. Giova per5 notare clie le moderne indagiui sulle acque, die debbono es- sere adibite ad uso potabile, hauno di molto scemata I'importanza dell'esame batteriologico, inquantochfe mentre da un lato il numero limite doi germi per cmc, si e riconosciuto non ijotersi sempre accettare, dall' altro per la diagnosi delle specie patogene i mezzi di cui si dispori(olo di trasiioitiir iifir:n(jiia jrenni (l:iir:Miii, per qiiauto Hi c-onsiirli di lavarsii bene le iiiiuii prima con eolnzione disiiil'ettoiito e poi coil I'licqua stessa in pimto jiiii loutano da quello ove deve essere prelevato il cauipioiie. Dippiii non e sempre possibile, attese le coudizioni del Inogo, prendere il campione senza far caderc iieiracqua terra o altro, cU> che puo uiodificare in scnwo erroneo 11 risiiltato dello esuiiie batteriologico. K lien vero che la bottiglia puo calarsi nell' acqua niediante apposite apparecchio, e piu'i sta]>parsi tirando in alto il tappo : ma ci6 i> solo possibile quando la presa sia niolto superficiale, «' in tal easo 6 meglio adoperare una comune bottiglia piuttosto delle boccie di Erlemmeyei', nelle quali i tappi di gomma divengono facilmente aderenti e non si riesce per la jiressione dell 'acqua soprastante a staccarli. Le bottiglie comuni, d'altro canto, presentano rincouveniente della dithcile sterilizzazione, perch e non sempre resistono al calore, specie se sono molto grandi. In genere percio il batteriologo ricorre ad altri apparecchi e principabnente a qnelli in cni Taciiua entra, perch6 iji essi in precedenza col calore e stato fatto il vuoto. 2. Una semplice pipetta tirata alia lampada o un palloncino del pari col collo tirato alia lampada, e chiuso fondendone I'estremo prima che si raf- freddi, sono piu volte serviti alio scope. Si sono cosi costruite, per esempio, le provette Tursini (fig. 221), che sono provette a tirate alia lampada col collo fine i ripiegato in alto ; i palloni di Pasteur a collo ripiegato e chiuso per poterlo rompere in profondit^ per mezzo di un filo; 1' apparecchio di Sclavo, descritto in tutti i trattati, consistente in una i^rovetta a tubo ripie- BATTERIOLOGIA 477 "mm I gato ad angolo e uucinato all'estremo in moclo da dare passaggio a una cor- dicella che viene legata a un anello che si trova nel corpo della provetta, suUa quale cordicella, alia profonditk voluta, si fa sci- volare un peso che ronipe il tubetto e permette all'acqua di cu- trare dentro ; I'apparecchio del Mazza (fig. 222) che ha cercato di seiuplicizzare il metodo precedente servendosi di nua provetta Jt (fissata ad un sostegno B con gli anelli C cd E) col coUo tirato alia lampada e foggiato a uncino, il quale viene attaccato un peso G per mezzo di una catenella H: si fa il vuoto uell'apparecchio facendovi bollire dell'ac- qua, e si foude il collo alia lampada. Alia debita profondit^ si d^ uno strappo alia corda D: la molla che sta tra ilpesoe il sostegno si stira e il beccuccio si rompe e Pacqua entra. Sifcome jieio questi apparecchi, oltie I'inconveniente di essere di tiasporto lion facile, a causa della delicatezza di certe parti, preseii- tano r altio di doverli rompeie per j)otere procedere alle semine, se ne proposero altri clie possedessero una parte distaccabile. Vanno notati a fjnesto proposito i palloncini a tappo smerigliato cavo, eontinnantisi in nn tnbetto, che si cliiamaiio conninemente palloncini Mi- qnel, nei quali si fa liollire deiraccr prelevare i campioni a grandis- sima profondita. Per ciuesto scopo bisogna servirsi di altri nei quali il nu- 480 BATTERIOLOGIA iiiero dolle cordicolle non solo sia il piu ridotto poasibilc, ma possibilmeute una sola. L'apparoocliio ora dcscritfco ha il vaiitaggio sugli altri di uou dover«i rompcre ])0r farvi ontrare I'acqua e per estrarla, di non dovero fatto il vuoto, chiuderne I'orifizio alia lampada : di potcr quiudi scrvire moltc volte. I campioui ])relevati ])OSS()uo anche non seiuinarsi in sito e i)ortarsi in la- horatorio, soatitnendo al tappo e suoi aniicssi un altro ta]>po di gouima clie hi ]»orta stcrilizzato ])ei' lo scopo. Dol resto niodificando opijovtuuaniciite il cello della hottiglia si p()trcV)l)0 audio procedorc ad una cliiusuva alia lami)ada sul sito stesso ; ma ([iiesta ope- razione la ritengo perfettamente superilua, dacclic acque clic alia sovgente si sono dimostrato sterili, si sono raantonutc tali, pvelevafce con (picsto appa- reccliio, anche ])ortate in laboratorio. B) Apparccchi per prclevari' i oainpioni a pi'ofondita riloA'anii. Sono stati consigliati raolti apparecchi, i di Miqiicl (H;^. Tl')-b). 10 un wa- (raccio col collo tiiiito alia liHiipatla cd iiiicinato anchc adoperare invece di una provctta nn tubo tirato alia lam- pada e piegato, nel (|uale si sia fatto iireccdciitemcnte il vuoto. 2'' Apparccehio di Fraitm. — Come vaso di presa l'.\ . ailo]>cra un tubo da saggio che tira alia lampada, ne incur\a la punla di circa. L' cm., vi la il vuoto e lo chiude foiidcndonc I'estrcmo. Comer ajiparecchio di sostcgno si serve di un coinunc tubo di pionibo a jiarcti spesso, il cni bordo superiore taglia ad angoli, in maniera da potcrli iiicgaie sul iO( i- pieute di velro, lasciando iicro die dal ccntro ue esca la ininta-. Nel I'ondo del tubo sjiinge un turacciolo forato. Attacca due ganci ai lati dell' apparecchio di sostegno o vi la dci fori: \i Ml BATTERIOLOGIA 481 introduce delle cordicelle, le quali adatta in luaniera da stringere la punto del recipieiito di vetro. Quests cordicelle si contLauano poi in una corda clie serve a calare 1' apparecchio. Lnngo la ccrda si j'a scorrere un pezzo di tabo di piorubo, il quale, cadendo snlla punta, si spezza. Cosi I'acqna entra e il canipione viene prelevato. Secoudo I'A. qnesti appareccbini hanno diversi vantaggi : si possono allestire subito, per le loro piccole dlinensioni e per il jjeso lieve, se ne possono portare molti in una comune scatola a niauo, souo di sicuro funzionaniento, si sterilizzauo I'acilmente, costano pochissimo. 3° Apparecchio di Fabbri (Hg. 22C). — Ad un peso conico e attaccata un'asta nietallica verticale, a cui si attacca a sua volta la corda di sostegno : alio stesso 6 annessa un'altra asta. laterals, piegata a squadra, la quale porta una mensola e una guaina scorrevoli. Eutro la guaina si introduce rovesciata una provetta tirata alia lauipada, in cui si e fatto il vuoto, e con I'e- strenio, pure piegato a squadra, cbe 6 diretto verso I'asta verticale. Si cala 1' apparecchio alia profonditii voluta e lungo la corda si lascia scivolare un peso, il quale colpisce il beccuccio della pro- vetta e lo rompe. Sicconie nella provetta c'6 il vuoto, 1' acqua entra. Per le grandi profondit^ fiinziona egregiamente, poicb^ si 6 sicuri cbe il tubicino si rompe. 3° Apparecchio Casagrandi. — lo ho iisato un ajjparecchio che consists di due pezzi : il recipiente per la raccolta del liquido e quelle di sostegno. II recipiente 6 una bottiglia cilindrica come qnella descritta a pag. 477 (V. fig. 223-^) a collo strozzato, conteneute una pallina di vetro cavo. Nel collo si introduce un faippo di gomma a un solo foro nel quale si fa passare untubo metallico (fig. 227) che nella sua parte esterna presenta due branche ab di cui una b entra dentro al pezzo del tubo introdotto nel tappo, raggiungendone quasi I'orlo ed ^ piii alta dell' altra. L' apparecchio di sostegno 6 in ottone, costituitoda un sostegno cilindrieo formato da qnattro aste parallele a, b, c, d, fissate da un disco e, che fa da base in basso e in alto da un altro / foggiato a cupola tagliata longitudinalmente in g. L' asta b ^ mobile per potersi iutrodurre entro la boccia, la quale viene tenuta a posto per mezzo di una piattafoi-ma che si alza o abbassa sulla piastra basale e, a mezzo di apposita vite e molla / (1). Parallelamente alia base, ad una dsUe aste sono fissate due aste orizzontali m, n lunghe quanto il diametro della piastra ba- sale e terminanti con un occhiello piatto o, p. Finalmente 1' apparecchio 6 completato da un' ultima asta q, la quale si impernia su quella verticale a, ^ piii lunga delle al- tre e termina anclie essa con nn occhiello r ma molto largo, cio6 del diametro di circa due centimetri. Quest'asta q non pu6 venire in contatto con quella superiore orizzontale flssa, perch^ tra I'una e I'altra 6 posta una molla a spirale x. -L'asta mobile si spinge sino al centro dell'asse del cilindro, quivi e jjiegata ^d angolo retto in alto, e iiuesta parte retta t porta un'altra asta orizzontale u che scorre per mezzo di apposita vite sulla verticale. II pezzo orizzontale q dell'asta mobile poggia per mezzo di un dischetto spostabile di gomma v sul tubetto piii basso della bottiglia; il pezzo ?t che scorre sulla porzione verticale i, si adatta in modo da poggiare sul tubetto piix alto sempre con 1' intermezzo di un dischetto rti gomma w. Attraverso a tutti gli occhielli si fa passare una corda z. alia fine della quale si attacca nn peso di piombo k. fig. 22C. (1) Invece di costruire cosi I'apparecchio di sostegno si pu6 anche servire di un tubo me- tallico, come quelle descritto precedentemente a. cui poi si annettono le altre parti come nel presente apparecchio. Celli 31 482 BATTERIOLOGIA Tiitlo rappavecchio viene sterilizzato nella stufa di Koch, o nell' autoclave e avvolto iu carta sterilizzata si porta in sito, si immerge nell'acqua a quella profondit^ che si crede e ftff. 227. sulla guida della corda si cala un peso di piombo JT ciliadrico forato nel centre. Qnesto poggia suU'occliiello r dell'asta mobile g e la costringe a far leva. Allora si separano i dischetti di gomnia (w, w) dall' orifizio dei tubetti e 1' acqua entra dal pill basso «, nientre dal piii alto esce Taria. La pallina di vetro cava si alza e quando la boccia h plena chiude gli orifizi dei tnbetti. Allora non rimane che tirare su rapparecchio, levare la bottiglia e procedere alle semine ii sito levando il tappo. C) Recipienii per i suhsfrati seininati. Prelevato il campione di acqua, occorre seminarne quantita note da '/j^ di cmc. a 1 cmc, ia recipient! adatfci, nei quali si siaversato in precedenza o ffli/ venga versato dopo, il substrate nutritive adatto, fluidificato. \ i* A tal uopo si usavano dei tubi da saggio ordinari, in fondo ai quali si versava alquanta gelatina al brodo di vacca, che si flnidiflcava in sito e si innestava con I'ac- qua. II tubo veniva poi disposto orizzontalmente e arrotolato in maniera da distribuire a gelatina sulla sua superficie interna. Si ottenevano cosi le colture arrotolato al- r Esmarch che venivano specialmente bene uei tubi di Parietti (fig. 228), forniti di una strozzatura a 1 cmc. dal borrto, e le colonic che si sviluppavano nella gelatina venivano poi sottoposte alia enumerazione per mezzo di un apparecchio speciale, che e il contacolonie di Esmarch. fig. 228. ^ggi pcro questo metodo piu non si adopera, perchfe se nell' ac- qua si trovano diversi batteri fluidificanti, prima di procedere alia conta, buona parte della gelatina e fusa e perche il numero delle colonie che ai rileva con I'appareccbio non risulta mai corrispondente al numero reaie. BATTERIOLOGIA 483 Souo iiivece molto in iiso le capsule del Petri (V. fig. 133-a) di cni si cono- scono anche dei modelli con il fondo centimetrato (fig. 230) e alti-e clie oltre ftg. 229. flg. 230. la divi-tioue in qnadratiui, portano la numerazioue orizzontale e verticale di essi, le cosi dette scatole di Kanffmann(fig. 229). Vi si depongono a mezzo di pipetta sterilizzata alcune gocce o meglio decirai di cmc. dell'acqna prelevata e poi successivamente si versano dentro la gelatiua, cbe si tiene in tnbi nei quali si fa natnvalnienfce prima fondere a bagno-maria. Per lo addietro si soleva anzi versare I'acqua nel tnbo di gelatina lique- fatta e poi il miscuglio si travasaya nelle capsule di Petri sterilizzate, ma tale pratica e stata sostituita da quella precedentemente descritta per ov- viare all'inconveniente cbe alcuni gernii poteasero rimanere attaccati alia parete della provetta e non pervenire nella capsula, inducendo cosi errore nella conta. Si possoDO ancbe, per essere maggiormeute sicuri die dei germi caduti dall'aria non vengano ad aggiungersi a quelli esistenti nell'acqua, usare in- vece dello capsule di Petri, tiascbette piatte (KoUe, Soyka), o meglio ancora le fiascbette Rozsabegyi, con una delle facce divisa da tanti quadratini di 1 cm. di lato (V. fig. 136). In quosti recipienti si pone il substrato nutritivo, per es. la gelatina, e si sterilizzano. In sito si fiuidifica la gelatiua e si innestano con 1' acqua. Poscia si dispongono orizzontalmente sopra uu piano ([ualsiasi fino a cbe il .substrato sia solidificato. I)) Knuiiierazione dei germi. Avanti di passare alia tecuica dell'enumerazione dei germi, e bene ricor- dare le cause d'errore nelle quali si pub incorrei'e. Pub accadere cbe nou si agiti I'acqua avanti di niisurarla, cbe avvengano perdite durante la misu- razione e 1' introduzione delP acqua nei tnbi, cbe la gelatina solidificbi in istrato non uniforme, cbe il numero dei germi sia eccessivo e I'antagonismo batterico arresti lo sviluppo di molti, e finalmente cbe le colonic siano molto affollate suUa lastra. Le coltare vanno conservate nelle stesse condizioni e lontane dah'azione deleteria della luce; quelle in agar si pougono appositamente nel ternio- stato. L'ispezione del substrato si fa quotidianamente. Come enumerazione finale si ritiene qnella nella quale il numero dolle colonic ba cessato di nnmentare. 484 BATTEEIOLOGIA ^"KI>LK COLTl'KK AKROTOLATE. Si adopera il coutacolonie di Esinarcli (fig. 231). La provetta si pciie in wna gnaina di metallo die porta tie loii, imo
  • arecchio Woltf- biigel originale, quello di Abbn. tjuesti ha sostituito la lastnt grailuiita ton nna hitstia- circolare ci'iitimetiata. nello sti-^st. modo, clie serve benissimo per le statole di Petri grande niodello. La lastra ha il diametro
  • fare la conta col metodo del La'ar ponendo snlla scatola nua histia di\i.-a ill tanti settori alia loro volta divisi in tante parti da cerchi concentrici, dcl!e quali parti qualcuna e a sua volta divisa in parti piii piccole triangolari (fiir. 2:!3). L,' apparecehio ddV Heyroih (tig. 234) serve bene per la enumerazione delle colonie in scatole di Petri. La scatola viene posta in un tavolino rotante, al di sopra del quale evvi un disco die porta una apertiira di 1 cmq., sosti- tiiibile con una di '/^ cmq. o di '/o ^^ cmq. Essa si fa scorrere sotto questa aportura ed intanto per mezzo di apposita lento si contauo le colonie. Quando queste non siano eccessivamente iiumerose, al disco col quadratino se no pui> sostitnire uno diviso in 10 settori: la conta si fa lo stesso ser- vendosi dclla lente. Quando le colonie sono eccessivamente affollate e non si possono vedere con gli apparecclii ora descritti, si ricorre al microscopic, enumerando le colonie comprese in 20-30 campi, deterininando la superficie di un campo mediante un obbiettivo mici'ometrico, tenendo conto dolP ingrandimento del sistema oculo obbiettivale. 486 BATTERIOLOGIA II uumero tlei campi contenuti in una lastra si moltiplica per la media suddetta. Quando le colonie comprese in un canipo sono molto atfollate, si t\'^. 2:)4. piio facilitarne P fntinicraziono divideudo il canipo in 4 settori con un lilo tissato in croce snll'oculavc o con una rete scallita sulla lenle del incdesiino. E) Suhstrati per la seininn. In quanto alia scelta dei substrati per la semina, in genere si da la preferenza alia gelatina. Essi si HaiJifica a bagao-maria a teniperatura di poco superiore ai 25^, o aaclie direttamente alia fiamma, in case di urgenza. La gelatina ha anclia il vantaggio di permettere, facendo la conta dei gerini, la distinzione di essi in tlnidiiicanti e non tluiditicanti. ciit cbe e di una certa utilita pratica. Usando altri substrati, come I'agar-agar al brodo di vacca peptonizzato, dovendo fare le semine in sito, si incorre ncllo inconveniente di dovei'e tlui- diticare I'agar, per cui necessita un'alta tcmpcratura (eboUizione), noncbe in quelle della sui facile solidificazione, non appeua la teniperatura discende sotto a 40" C. Dippiu, dalle piastre in agar agar non si puo dedurre il nuiuero delle colonie tluidificanti e non tiuidificanti. Pero in questo substrato, checche si dica, si sviluppano niaggior nniiiero di colonie e si reade piii facile la conta dei cromogeni. Inoltre le piastre cosi fatte possono essere poste in terinostato a tempe- rature idonee (30"-37 ) senza tema cbe il substrato Huiditichi e si possono BATTERIOLOGIA 487 ]asciare ;i se aaohe varie settiuiane, poiche i germi tluiflilicanti iion lo Uui- dilicauo, di modo che si piio coni]jletare la conta anebe dopo molto tempo. Tnttavia, in genere, uonostante i vantaggi dei substrati agarizzati, pc^r i bisogni d«lla pratica, si e riconosciuto siifficiente I'uso dei wnbstrati gela- tinizzati per le semine in sito, specie perch^, come si sa, il mimero dei germi banali non pesa gran che sul giudizio di potabilita. Ovo pero le se- mine si facciano in laboratorio, o in casi speciali si richieda una conta esatta dei gtn'mi stessi, h ntile procedere anche alle semine nei snbstrati agarizzati, seuza per altro dare la prefereuza all'agar con albnmosa dell'Hesse e Nieder (1), poicbe come all' Abba cosl a noi in laboratorio non ha dato risul- tati snperiori a quelli che d^ I'agar al brodo di vacca e la stessa gelatina. In qnanto alia composizione della gelatina, 1' Abba propone di gcnera- liz/.are una formula semplice con la quale si otterrebbero gli stessi risultati che con la formula del Koch e nella quale si pno alcalinizzare in maiiiera co- stante. La coiiiposizione ildla gelatiua 6 la segueute : brodo cone. Liebig gr. ; colla di i)esce . . . » 1 50 ; aequa (Mai. ...» lOOJ. Per alcalinizzare si opera cosi : si lascia cadere sopra una lastra di porcellaua bianca una go( cia di soluz. alcool. al 3 °/„ di fenolf taleina e subito dopo nna goccia di gelatina : se questa rimane incolore, si aggiunge alia massa di gelatina un jio' di carbonato sodico in soluz. sa- tnra, sino ad ottenere una leggerissima colorazione rossa della goccia di gelatina fatta cadere snlla goccia di fenohtaleina. Allora si misura la (luantita di gelatina da alcalinizzare (a ".0") e si aggiunge '/i S^'- 'H carbonato sodico in sostanza per ogni litro di gelatina (2). F) Casselfa di trasporfo. Finalmente, oltre alia scelta degli apparecchi per prelevare i campioni, dei recipienti per la semina e dei snbstrati da adoperare, bisogna procedere anche alia scelta di una adatta cassetta da trasporto, sjtecie se si debbono portare i campioni in laboratorio. In tal caso, nella cassetta deve trovarsi un reparto rivestito di ziuco o ferro zincato, nel oi'to di sei campioni (fig. 235). Essa cen- siste di una scatola foggiata a ] a- rallelepipedo rettangolare, di legno veiniciato rivestito dilaminedi zinco nell' interne. S«l fondo i)0ggia. n-- standoiie distante 2 cm., una lamina bncherellata amoviliile. Snl centro si eleva una scatola di lamina con coperchio in cui si allogano le boc- cette. II gliiaccio si pone tra la sca- tola centrale e le pareti della cas- .setta esterna; I'aciiua di fusione passa i)er i fori del fondo e si i'a iiscire da nn rubinetto. la mancauza di gbiaceio il I'.er- tie '''S5 "■ " ■ tarelli consiglia di adoperare una scatola cilindriea die ne contiene nn'altra con vari scompartimenti non coninnicanti tra di loro, in ciascuno dei quali puo stare lui tnbo da saggio (tig. 236). Attorno alia cassettina centrale <■ dis])osto uno spazio annlaie licrfettamente cliiuso da pareti metalliche bene sta- gnate, nella parte inferiore invece e posta una vite di searico e carico a grande diametro. Per questo foro si introducono gr. 1200-1300 di solfocianuro del commercio in cristalli o polverizzato e al memento della raeeolta dei campioni si versa nello sjiazio chiuso 1 litre di acqua. L'apparecchio si agita dope aver rimesso a ])osto la vite, e imniediatamente si ottiene un forte abbassamento della temperatura nel- Tacqua dei tubi da saggio (da 22''-2't° a 0°,8 nella 1* ora. a S'-S ,5 nella 2" era. a 12" dope 8-10 ore). II sale si pu6 ricuperare faceudo evaporare iu un cri- stallizzatore la solnzione. L'unico inconveuiente sta nella tossicita del sale: ma e inconveniente di poco cento. G) Appareoclii per r inciilinzione tlelle folturo. Un altro dato di tecnica, importante da tenersi presente negli esami batteriologici delle acque, h, come giustamente fa osser- vare 1' Abba, il sapere la temperatura a cui furono tennte le piatte e dopo quanti giorni di svilu]»po si e proceduto al coii- teggio delle colonic. La temperatura devrebbe aggirarsi attorno ai is"-!!)" ('.. se le piastre vengono fatte con gelatina ; verso i 35" se vengono fatte con agar; sebbene in qnest'ultimo case sia utile tenere BATTERIOLOGIA 489 akiine seniine a teiiii)eratui'e intorno ai 20° per ]n i)ossi)iilita clic alcnmi liMttcii ac(|natili iioii si svihippino a tempeiatiira cosi alta, L'Abl)a stesso per semplicizzare le rioeiche ha costiuito un tenuostato ad ncqua coirenti-, ml qufile si possono collocaie ii2 scatole Petri: termostato clie si pn6 tenere lienissimo a lS^-10" taiito (Vinvenio che d'estate, seguendo le norine indicate dairantoie. Per temperature siiperiori servono i comuui termostati. In qiianto alia durata deirincubazione e precetto di prolnn{;arla qiianto piu si piiii jier lontare il majrjjior niuiiero di eolonie, e ci6 sia nsandole piatte di gelatina clie quelle di agar. In media, secondo Aliba, nella gelatina nou si pn6 protrarre tale conta al di la di 10 e tntt'al ])iii di 15 giorni, anclie qnando si sviluppano ]>ochi gerini, percli^ bastano poclii fondenti v>er liiinefare bnona parte della gelatina. In realtii la diuata del periodo di incubazione e legata al numero dei fluidificanti. (^)ualora siano poclii si pufi, u.sando le capsule Petri, arrestare la liuidiflcazione con qualche cristalliiic. di permanganato o goccia di collodion, sebbene tale pratica non sia sempre consigliabile, jien In- dovendosi aprire le capsule possono cadere gernii dall'aria. Nelle piastre in agar tenute a 35° la conta si pud protrarre, ove peri> non si sviluppino sotto forma di patlne, poicbe allora bi.sogna farla, sepjiur ^ possibile, appena dopo 2-3 giorni. In quelle tenute a 25" generalmente si pu6 attendere seniprc un tempo maggiore, spesso auche 30 giorni, ed e senipre consigli,'>l)ile di attendei'e niolto per una conta esatta. H) Preeetti fondaiiiontali di teenica. ]3al lin qui detto si i!OS>ono trarre i seiiuenti i)recetti fonda- lueiitali di tecuica. I cainpioni debbouo essere prelevati con appareeclii adatti se- condo die la prelevazione si deve fare in superflcie, a piccola o a .ii'rande profondita. Le semine debbono farsi piii presto clie siai possibile dopo pic- levato il campione, preferendo le seniine in flascliette piatte a quelle in scatole Petri. Ove le condizioni di luo^uo mtd si prestino alle semine o i cani- pioni da prelevare siano niolti, si i)ossono trasportare i campioni in liiogo adatto purclie il trasporto venga fatto in apparecchi re- frigeranti. Come terreno nutritivo si preferisca, in sito, la gelatina fatta con una formula clie possa essere generalizzata per la compara- zione dei risultati, per es. cou quella dell'Abba; in laboratorio si pratichino anclie semine in agar al brodo di vacca. Le piatte si tengano a temperatura costante e all'oscuro: se di gelatina a lS-19'-, se di agar parte a 25", parte a 35". La enumerazione si faccia pii^i tardi die sia possibile, tanto nelle piatte in gelatina quanto in partenenti a tutti i grupjd degli schizomiceti in genere. I vari autori che si sono occnpati dello studio di (jneste forme, per rendere possibile la loro ricerca diagnostica, hanno applicato quegli stessi criteri che I'urouo adottati in passato ])er la classificazione del microrganismi del vari grujipi degli schizomiceti. Si sono quindi di- stinti i batteri in patogeni e non patogeni, fluidiflcanti e non jluidijicanti, cromogeni e non rrnmogeni. Comunque per6, bisogna confessarlo, qualun(|ue sia la dassiticazioiie presa a base, la diaguosi qualitativa dei germi delle acque sarii sempre ]iraticamente dithcile e soggetta ad errori, perche, pur tropjio, i dizionari l)atterioIogici riferiscono (salvo quello del Lehmann e Neumann che non e completo) descrizioni nionche dei sLngoli germi, sia per il fatto che coloro che originariamente li hanuo descritti si sono contentati di pochi caratteri per ditt'eren- ziarli, sia perch6 alcuni di essi sono stati scopeiti in tempi in cui troppo si credeva al solo preparato microseopico, e in segnito nessuno si e curato di tornarvi soi>ra. Fondiiiidosi esseuzialmeute. sui caratteri delle colouie i batteri banali che sono stati trovati iielle acque (eleacati dal Migiila e riassunti dal Tedaldi) si possouo, per comoditik diagnostioa, distingueie iu diversi gruppi, teueiido presente: i\ coloriio della colonia ; la resistenza al metodo del Gram (quando sia stata studiata^ ; il potere di sporificare; la, proprieta di fluidijicare la gelatina. Nece.ssariainente pero, aiiclie per giuugere ad una diagnoii di specie con questi seniplici dati h necessario, dojm avere rilevati i caratteri delle co- lonie, fare : 1° mi preparato colorato con lo Ziehl per stabilire se si tratfci di coc- clii, batteri, ecc. ; 2° UQ prepavato colorato col inetodo del Gram per vedere se resi- stouo o no ; 3" nn passaggio sa jtatate per vedere, niediante opportune colorazioni, se sporitichino o no; 4° un passaggio in gelatina a piatto o per inlissione, e solo necessario quando gli innesti dell'acqua siano stati fatti in agar: quando siano fatti in gelatina h superliuo ripeterla per rilevare la proprieta di llnidificaro o no. Cio posto, do I'elenco dei batteri disposti secondo gli aggruppanienti ora indicati, avvertendo pero cbe sulla propriety di resistere o no al metodo del Gram c'e poco da tbndarsi. FORME ROTONDE DISPOSTE A CATENA. Colonic UlA.HCHi:. a) resistenti al Gram, fluidificanti : — rotonde, margine bianco, . entro sericeo: Str. albus , BATTERIOLOGIA 491 b) resistenti al Gram, non flmdificanti : — I>iiiiil'ericbe, rilevate con centro oscnro, perileria chiara, leggermente grannlose : in. typhoideus ; b) resistenti al Gram, non fondenti : — liiancliiccie, nehulose, eon i)roj)aggini a viticcio, che paitono dal centre: )/). viticulosus. Colonie UI.UASTRI:. a) resistenti al Gram, fondenti : — piccole. rotonde, rilevate con centre Iiianco-l)luastro, tilanientoso : m. cyanciis; — pnntitbrmi piccole a margini netti sinuesi : m. (itreae) liq^tefacims ; — )ii(cole. rotonde. irregolari con alone frastagUato, cretaceo: m. gubcretacevg ; — rotonde, ])i.'cole, a margini )ietti con macihie ser])iginose al centro: in. a'erogencs ; 4D2 BATTERIOL0C4IA b) resistenti al Gram, non fondenti: — likcole, imutifonui, a niargiui fnistiigliati : ui. concent ricw- : — vi.-cose. madieperlacee, a niaijrini netti : m. ureac: c) non resistenti al Gram, non fondenti : — lotourte, Iiianche tendenti al bleu, grauulose con uucleo tccentiico : w. naecraceua. Colonic (;iai.le:. aj resistenti al Gram, fondeiiti : — puntiloinii. giaimlose. a iiiaijiiiii iietti con alone die si diHonde nelFancUo di Huidificazionc: m. degidens ; — lotonde, biaucogialle. grinzose : i/i. Biskra: — pnntifornii rifrangenii a maigini frastagliati : m. fervitosug : — rugiadose col trentro cliiaro, rosa al uiargini : m. agilis (Planoxarcina agilin): — inceole, rotonde, granulose, giallobiaiiche o giallobrnne ( on disposizione ercentiica in fondo alia coppa di liuidificazione : rn. cremo'ides ; — rotonde, viscese, giallochiare, granulose con centro giallol)runo e niargini gial]oc!ii;ii i 'grandi al 0° gionio '.', mm): )it. Ivteus (Mig.) (Diplococcus Inteus, b. subcuccus, i)Iano- coccu.s Inteus ; b) resistenti al Gram, non fondenti : — ajipiattite. rugiadose, si)lendenti : in. rosettacexin : — unifornii, rotondeggianti , grannlose, grigio-cbiare : Sareina samesa (plnnonarcina iia\neiiaiiclie e losso inten-o: ■}ii. sarcinoides ; b) non resistenti al Gram, fondenti : — rotonde, granulose, a niargini rilevati: iit. ciiniiculor. Colonic ROS'SOCARMIil'IO. a) resistenti al Gram, fondenti: — Idiutitormi, roseorosse. a niargini sinuosi : in. gnbroneiiii : — riigiaditormi, sollevate, rossocarminio con cerclii concentrici, margiiie grannloso, piiicbiaro: ))(. roseopersicinus .- b) resistenti al Gram, non fondenti: — piccole, splendenti rosacarminioscuro, a niargini netti: m. rhodochraceug : — rotonde. sottili, rilevate, vi.scose, grigiorosa, a margin! gr;iiiulosi : tn. ruheUiif^. Colonic nOSSO.M.%TTOA'K. a) resistenti al Gram, fondenti: — rosso mattone e poi ciunliro, pnntifornii a niargini splendenti : m. einnahareiiii .- b) resistenti al Gram, non fondenti: — splendenti rotonde a centro rosa-chiaro, grandi sino a i mm. : nt. canipua. BATTERIOLOGIA 493 Colonic VERDAI^Tnr:. a) reslstenti al Gram, fondenti: — iiHljulose con centro oscnro irregolare (oilore di cavolo) : iti. chlorinus ; — lutonde, graniilose, splendenti, lilevate, girtlloverdi : w. auhcitreus ; Ij) resistenti al Gram, non foiuhnii : — con centro onioj;eneo, iiiiirgine iietto e non rilevato. jriandi 1 nun.; in. nubilits. Citlonie GI.ALI.OKRUilii:. a) resistenti al Gram, fondtnti: — iD^onde, grigie e poi binnogiallo-oro. a. margini fiastagliati : //(.. galbanatiig ; b) resistenti al Gram, non fondenti : — ])imtifVpi'mi, niadieiperlaceo, opaclie. a margini sinuosi con c^iitro in rilicvo : )/(. ocrsicolor. Colonie IIRUI%'E tli COCclii. resistenti al Oram, I'onrtenti. — lirnnocliiare eou striittura finaniente striata; la gelatina tluiditicata c l)runa; m. fusciin. Colonie VIOI.A tli cocelii* resistenti al Gram non IVmlenti. — coiiiclie od eniisferiche : m. riolaccuf:. FORME A BASTONCINO (BATTERI E BACILLI). Colonic UIAIVCIIE
  • to da 2 anelli cliiari e 2 oscuri concentrici e poi da nno solo ; b. anulicorne : — rotjndc. l)ianclie grandi come una testa di spillo ; b. albiiin ; 4'J4 BATTERIOLOGIA c) non resisteiiti al Gram, jiiildificanti : nelmlose con centro sf-nro: h tmbilmit : — eenti-o scuio, margini dentellati: b. lujiiidum (h. aqitatile coiiomme): — bianche, rotoncle, grauulose, sinimose, miirgini frastagliati : h. gpuinoxtnn .- — piccole, biancbe, rotonde, uniformi : b. devorans : — grauulose, dentellate, solcate : b. liquefaeiens (b. vuUjatum Iviiicf. ): — biancbe, rotonde (jinzza di letaraaio): b. odorificans : — nel liquido di ftnidificazione fioeclii puntit'ornii spesso dispo.sti a strie : b. punciatviii .- — rotonde, centro cbiaro, margini scnri, spiuosi : b. stalattiferinii : — centro bianco, margini cbiari, granulosi: 6. dermoides ; — centro cbiaro, margini netti, scnri : b. incanwa : — biancbe con splendore oieoso, margini netti: b. immctuvi ; — l)ianco-giallastre, nioriiormi: b. plicatum. C'olonie UIAIvrHE: di balteri sporigeni. a) resistenti al Gram, fliiidiftcanti: — bianco sndicie, rotonde, deutellate a margini increspati, circondate da centri conccntrici : gebttina sottostaute ranimollita, verde : b. (fliior. putidus) coUoideg ; — granulose incavate a coppa con zona periferica pallida, (entro scnro grannloso (< dore di f'rntta) b. aromaticus (b. crasntis aromaticvx) ; — piccole, biancbe, sp'.endenti, granulose a margini irregolari (odore di salamoia di arrini;be): b. angulans : — centro scal)ro increspato. margini ondulati : b. rcnnicularix: — dairaspetto di mutt'e: b. umseoidex: — biancbe, puntiformi : b. cereus ; — Ijiancbe, granulose, poi giallo-briine a margini ri'evati da eui partono gettoni : b. me^criti- ricitg (b. megentcrimis fuscug) : — bianclie costitnite da flli intreeciati a rete t b. retiforniix ; b) resistenti al Gram, non fluidijicanti : — bianclie, disports a spirale: b. gpiralig ; — l>iancbe, con centro e nno o due cerclii concentiici scuri : /'. albiiininh (jnttrificiix). Colonie UIAIVCHE lilamcntonc di hatteri non jsporigeni, resistenti al Gram, non Huidificanti. — puntitormi, ueliulose. dal centro partono filamenti iutrecciantisi : b. zupjl ; — dal centro partono gettoni con 1-3 ramificazioni a cavaturacciolo : 6. mirabile (Zinim); — plumose, dal centro partono nnmerosi reggi lungbi ii-l cm.; b. zenkeri ; — splendente, umida, ftlanientosa, dal centro partono rami die si dividono: b. dendriUcnm .- — Ijiancbe da cui si partono filamenti ramiticati : b. gxdfuremn (proteug gvlfureug); — omogenee, biancbe, a- margini raggiati : //. dclicatuliuii. Colonie BIAMCHE fliamentose di batteri sporigeni. resistenti al (Jram (?), fiuidifleauti. — biancbiccie, dal centro i);utono tioccbi ili tilanieuti. fVialiili (o(U)re di orina di gatto): b. fila- tnentosug : — a margini irregolari t'ascicolati infossati nolla ge'atina : b. rennicolaris : — irregolari, granulose, margini cbiari t'atti di filamenti Idancbi intreeciati: b. iniplexiis -. — dal centro partono filamenti biaueogrigi fatti a ciurt'etti, rinniti a matassa : /(. radicogus : — centro grigio da cui partono gettoni a forma di micelio : 6. ramagus ; — colonie biancbiccie astril'ormi a centro irregolare da cui v>artono filamenti clie si intrecciano raniificando.si : b. tiirrjegceng. Colonic CniGIK di batteri non sporigeni. a) non resistenti al Gram, Jiaidificanti: — grigiastre, Hudicanti a co])pa, gas: b. gagofortiiang : — grigie. puntiformi, deutellate, circondate da una zona eliiara splendente: b. lutegccns : I BATTEEIOLOGIA 495 — bianco grigie, rotonde, a superflcie rilevata : 6. ranicida {hydrofilus fuscus). — grigie, splendenti, simili a quelle dello streptococco dell'erisipela : b. salmonicida ; — centre grigio, margin! circondati da una zona brnna da cui partono raggi : b. canum (b. glMicuis) ; h) non resistenti al Gram, non fluidificanti : — bianco-grigie, rotonde, viscose, daU'aspetto di grappolo : 6. zurnianum: — viscose, pallide, splendenti, grigie, a margini ondulati con centro piii infossato da cui par- tono gettoni die vanno nella zona marginale : b. villogum . Colonie GRIGIE di batteri sporieeni. a) resistenti al Gram, fluidificanti : — grigio-bianehe, a contorni irregolari, granulose specialmente al centro, a margini scolorati: b. filiformis ; b) resistenti al Gram, 7io7i fluidificanti : — grigie, rotonde, a margini irregolari, granulose, con centro sollevato iridescente : b.viscosus Mig. (lactis viscosus Adam.) ; — grigie granulose, margini irregolari; 6. trambusti ; — grigio-giallastre con tre cerehi concentriei, di cui Testerno dentellato : b. piseicidus. Colonie GRIGIE di batteri non sporigeni, resistenti al Gram, fluidificanti. — grigie, non omogenee, granulose, rugiadose, solcate da striscie : b. vermiculosum ; — a cote, granulose con periferia grigia e centro rosso : 6. kiliense. Colonie pLVASTRE di batteri non sporigeni. a) resistenti al Gram, fluidificanti : — puntiformi, come fiocclu uebvilosi, grigio-bluastre, con centro giallo-oro da cui partono filamenti ramificati : 6. arborescens (Frank): — plane un po' rilevate, granulose, a uictrgini dentellati, solcate, color bleu-acciaio (resiste al Gram): b. coeruleum. « b) resistenti al Gram, non fluidificanti : — puntiformi, bianco-bluastre, rugiadose, rilevate al centro : b. azureum ; — irregolari, sinuose, di splendore madreperlaceo simili a quelle del b. del tifo, pigmento al centro: 6. berolinense ; — rotonde biancobluastre con una macchia gialla centrale, granulose, a margini striati : b.po- limor/um : — opalescenti con centro eompatto, margini irregolari granulose : b. profusum. Colonie BLtlASTRE di batteri sporigeni. a) resistenti al Gram {?), fluidificanti : — grigio-bluastre, rugiadiformi, margini scolorati irregolari: b. guttatus ; b) resistenti al Gram (?), non fluidificanti : — irregolari, bianco-bluastre a centro rilevato, a margini grinzosi, trasparenti, ondulati, striati: b. aquatilis (sulcatus) ; — colonie puntiformi splendenti bianco-bluastre, reniformi, a margini sinuosi : 6. reniformis. Colonie BLUASTRE di germi non sporigeni. a) non resistenti al Gram, fluidificanti : — bianco-grigio-bluastre con centro bianco da cui partono filamenti radiciformi stellati (ifomi- cetici) b. psevdoradiatum ; 496 BATTEEIOLOGIA — iridescenti, dall'aspetto Ai covoni di grano che partono come raggi dal ceutro : b. arlo- regcens ; — bleu rotondeggianti : b. coeruUum ; — grigio-bluastre, inlossate a coppa: 6. vulgare (protevs vulgaris). b) non reaistenti al Gram, non fluidificanti : — a forma di foglia di felce, con splendore niadreperlaceo : b. fiuor. non liquefaciens; — espanse, bluastre, centro cliiaro, non grannlose, margini rilevati scuri ; dal centre partono granuli. alone iridesoente : b. indigoferuin ; — sottili, blustre, centro bianco, poi giallo e solcate: b. aquatile ; rotonde, sferiche, bianco-bluastre, zigrinate, centro ombelicato : b. umbilicatum. Colonie GIALLE di batteri non sporigeni. Si) resistenti al Gram, non fluidificanti: — simili a mnsco. striate, venate, margini sfrangiati, rugiadose, nmide, madreperlacee, porcel- lanee, gialliccie a luce obliqua, lluorescenti (bleu verde) a luce diretta : b. (fiuor.) album ^ granulose, gialle, grandi quanto una testa di spillo : b. flavescens ; b) resistenti al Gram, fluidificanti : centro oscuro granuloso, margine filamentoso, poi giallo-opache con alone : &. hyalinum ; gialle, alia periferia giallo-cliiare, raggiate : b. pneudoaquatile (b. aquatile); — gialle, cupoliformi, bernoccolute, dentellate : b. rhenanum; rotonde, punteggiate con centro giallo e periferia grigia, alone a sciame bleu o grigio : 6. graveolens (b. aquatile graveolens); — aggruppate, piccole, gialle, circondate da una zona trasparente : b. berolinenge (roterb. (Frankel), b. ruber berol.) ; — gialle, granulose, a margini frastagliati, con alone viscose giallo-oro : 6. tremelloides. Colonie GIAl.IiE di batteri sporigcni. a^ resistenti al Gram, fluidificanti : — centro giallo, rotondeggianti : 6. vulgatus (b. megentericug vulgatus); — squamose, iridescenti, con centro giallo e zona marginale iridesoente e zone di lluidifica- zione : b. iris o widens ,- b) non resistenti al Gram, non fluidificanti : — gialle, frastagliate, squamose, poi stellate : b. stellatug ; Colonie GIALliE di batteri non sporigeni, non resistenti al Gram, non huiditicanti. — irregolari, espanse, viscose, granulose, gialle, d'aspetto zoogleico : b. luteum ; — disciformi, centro spesso bianco, margini dentellati, poi solcate, gialle: b. subcoccoideiun ,- — Bpesse, bianche, non frastagliate, centro giallo, i)eriferia bianca, zona marginale gialla : b. gubsulcatum. Colonie GIALLOPALI^IDE di batteri non sporigeni. &) resistenti al Gram, fluidificanti : — giallochiare, rotonde, fluidificanti a coppa, grannlose, dentellate a centro piu scuro : 6. ochra- ceum ; — disciformi, giallopallide, membranose, a margini sfrangiati, incavate a coppa, alonate ■- 6. (aquatile) villosuin ; — ovali, giallobiauche, nebulose, pieghettate, a margini con eminenze frondose: 6. pgeudo-fe- licinwin ; — rotonde, giallobianche, con centro flnamente ramiflcato circondato da un'ombra: 6. citri- num ; — emisferiche, bianco-giallastre, aUungate, moriformi: b.plicatum ; BATTERIOLOGIA 497 b) resistenti al Gram, non fluid'ificanU: — l)Janco-gi»ne e poi giivllofirigie splemlenti, sollevate, granulose : b. mini'tuin : — giallo-pallide simili a uu covone ili spighe : h. pDeudomirabile (Mig.). Colonie GI.4I.L.O PAI^MDE di batteri non sporiseni. a) non resistenti al Gram, Jiaidificanti : — >ii;vlIobii»nclie, ilal centi'o partono ramilicazioni poco estese : b. arboyescenn ,- — giallo-pallide, granulose ; il colore va degradamlo verso i niargini, die soiio siimosi : b. hyan- fliiiiu)il ; — rngiailose, giallochiare, infoss.'tte, bnino-scurc a luce oblitina, a mavgini irregolari : b. hcl- rolvill ; bj non resistenti al Gram, non Jiuidijicanti : — rugiadosp, giallo-ljianclie, couvesse, con .spleinlore martreperlaceo, granulose: b. snbjiarniii. Colonie GIALLO 1*AI>E,IUE di batteri sporigeni, resistenti al Gram, tluiiliticanti. — uiallo-luam-he con centre giallo, periferia raggiata : b. loxosus ; — giallopallide con contorni iridescenti ; dope EtJ di batteri non .vporigeni, non resistenti al Gram, fluidiflcanti. — giallo-blcu, centre scuro, zopa intermedia splendente, niargini scnri : b. cloacae. Colonie GIAI^LO WEHDI di batteri sporigeni (i), resistenti al Gram (.'), liuiditicanti. — ]iiuiti('ormi, giallo-verdi j^, Z>. /a I'owirj'rfi* .• Colonie f.lAIXO YEBDI di batteri non ^iporigeni, non resistenti al Gram, liuiditicanti. — bianche, moriformi, tlniditicanti a coppa, circondate da una zona di liniditicaziene giallo- verde, granulose : b. jiuorcxccns (liqnefaccnx) (nivalis). Colonie GIALLO ORO di batteri non !!ipori:;eni. a) non resistenti al Gram, non fluidificanti : — ])untitormi, grandi come teste . halaiu : h) resistenti al Gram, fluidificanti : — fliscMfonni. biamlie o giallochiare, granulose. a centro infossitto, giallobinno, tircondate ih<. 2-3 cercini, contorni giallochiari dentellati: l>. maidh (?) : — rotonde, solcate. sinuose, poi omogenee, centio opaco, giallo brnno, margiui chiaii: r>. sn- perjiciale : b) resistenti al dram, non fltticlificanti : — I'iallobnme, granulose. a margini prima netti poi frastagliati. d» cui si originano colonic figlie: L. nacreaceinii . Colonie GI%I^I<0 BRIj'.VR di batter! sporigcni. a) resistenti al Gram, flmdificanti: — giallobrune e poi grigio-l)luastre : h. duciforiii is .■ b) non resistenti al Gram, fluidificanti : — dischit'ormi, giallobrune. infossate a coppa : //. inuc. liridii^-: c) non resistenti al Gram, non fluidificanti : — gialloscure, granulose con protuberanze ai margini che" dauno alle colonie I' aspetto di acari (tiniditieate sembrano gocce color giallo-oro): A. mvltipediculuH. €'olonie VIOL/tCKR
  • jemiuare piccole quantity di acqua negli adatti siibstrati, di liltrarne un certo niimero di litri attraverso candele jiorose e scminare il materiale che rimane siilhi caudela, oppiire di aggiungere all' acqua una sostanza iuerte che precipitando trascini iu foudo i batteri, o liualmente di servirsi della ceu- trifugazione. Ma uella pratica tutti questi procedimenti sono poco applicabili e quindi non si adottano che in casi speciali. Piuttosto sarebbe sempre da aggiuugersi all'esame dell' acqua, quelle dei material! aderenti alle opere di pvesa o di condottura (pellicole, sabbie, ecc), perchfe, come abbiamo potuto dimostrare, quivi esistono sempre colonie nu- luerose di batteri, che costituiscono una flora ignorata anche in acque poco ricche di germi, e a torto fiuora iion presa in considerazione. Alia ricerca del b, coli si e attribuita grande importauza, perch^ la sua presenza nell'acqita si credeva stesse in rapporto con la immissione in essa di rifiuti animali. Per5 oggidi, essendo noto che questo germe h stiaordi- uariameute diffuao iu natura, la sua ricerca e molto diminuita di importauza, L'Abba, al quale si deve I'avere reso facile V isolamento di tale gerrae dalle acque, ritiene infatti che difficilmonte si possa trovare uu'acqua che non lo contenga. Va pero notato clie lo studio accurato del germe isolate come b. coZi dall'acqua col metodo ilell'Abba va fatto, percbe con questo mezzo nou e sempre detto si isoli sino da principio il b. coli. Evvi, per es., un b. viscogum delle acque col (juale mi sono incontrato i)iii volte, che decolora rapidamente il brodo lattofenolftaleinizzato, e die produce sulle piastre di agar patine e co- lonic dapprima simili a quelle del coli. Per diflerenziarlo occorre fare infissioni in gelatina, la quale viene fluiditicata e si tinge di un giallo liuorescente. Pero I'averlo isolato col metodo Ablja per il coli, con grande rapidity, I'ottenere nei trapianti in agar patine come quelle del coli, V essere tardo nel flnidificare e nel pigmentare la gelatina, possono farlo contendere col coli ove non si proceda a uno studio complete, morfologico e colturale, del germe, specie in prime tempo. Yi sono del resto altri germi che possono decolorare il brodo di Abba. Tra questi germi vanno notati il b. vulgare, il micr. liquefaciens, alcuni batteri gassegeni, seniigliantis- simi al coli, ma dijierenziabili perche posseggono la facoltsi di Jluidiflcare la gelatina, alcuni similtiti gassegeni e coUsimili. In alcuni casi, anche senza ricorrere alio isolamento del b. coli, alcuni consigliano di pro- cedere alia cosi Aetta, prova hiologica, inoculando cio^ 0,3-05 cmc. di acqua residuata dalla filtra- zione alia candela di vari litri, negli animali (cavie, conigli) per 100 gr. di animale, isolando poi dal site di inoculazione o dagli organi (se 1' animale viene a morire) i germi e sottomet- tendoli ad uno studio accurato per giungere alia lore diagnosi. lOltre al coli si sarebbero cosi trovati anche lo streptococco, lo statilococco, il piocianeo, il b. del tifo). In quanto alia ricerca del h. del tifo, alcuni sono ricorsi a seuiine del- I'acqua in terreni solidi, altri in terreni liquidi (V. pag. 385). II procedimento piu in voga per ricercarlo dalle acque e quello del Parietti, consistente nel seminare diverse quantita dell'acqua nei brodi fenicocloridrici e uel procedere all' isolamento di quei germi che, teuendo i brodi a 37"-41'', si sviluppano in 1-8 giorni. Il microrganismo isolato per essere identiticato col bacillo di Ebertb, oltre ad avere tutti i caratteri morfologici di que- st' ultimo, non deve essere gassogeno, non deve coagulare il latte, e deve venire agglutinate dal siero di individui tifosi o di animali immunizzati verso il vero bacillo di Eberth (V. pag. 387). 50J: BATTERIULOGIA Per5 il luetodo Parietti nou h nn metodo specifico. L' esperienza ha iufatti diuiostrato che nuiiierosi germi dell' acqua si sviluppano a 41" in 1-8 giorni intorbidando i brodi Parietti, come il b. del tifo. Ne sempre vale far seguire all'innesto nei Parietti, quello iu terreni solidi speciali come I'Elsner, il Minko^vski, il Piorkowaki, il Remy, come bo gia fatto rilevare a proposito del valore da darsi ai substrati colturali per la ricerca del b. di Eberth, poicbe non si tratta di terreni nei qnali propriamente solo il b. del tifo, e con caratteri peculiari morfologici, si svilappi. II Canitiier ivveva eoiisigliato il seguente procedirufnto. Si introduce iu una candela Chiini- herlandril brodo di sua composizione (V. pag. 'J54) e la si inimerge in 2U cmc. dello stesso entio apposite recipiente. 8i filtra qnindi una (juantita piuttosto giande deirac. tifo l)rima degli altri gerini. Se il brodo e povero di soda e di sale, tale passaggio avverrebbe rapi- damente : jiero e meglio che sia iilii alcalino e piii salato, perclie. secoudo I'A.. pur essendo ritardato 11 i)ass»ggio del b. del tifo, verrebbe impedito quello del b. coli. In quanto ad altri procedimenti (Chantemesse, Pert, ecc.). V. Esame del suolo. pag. 520. Per la ricerca -del vihrione colerlqeno, aggiungendo all'acqua (V. pag. 442} un po' di peptone e di cloruro sodico, si attende in breve ora la formazioni- di una pellicola in superficie. Con questo metodo si vengono xiero a isolare non solo il vibrionc del colera, ma anche altri vibrioni, i quali possono essere patogeni per le cavie. ^'a anche notato che I'acqua salata pe]>tonizzata non c nu mezzo colturale s])ecitico per i vibrioni : vi si possono sviluppare i protei e germi affini come il b. liquefacienis jnitidxim album, 11 b. liqiiefaciens nei termine di 12-15 ore ; 1' intorbidamento (> i)er6 sempre molto mag- giore, la pellicola piii spessa, I'odore della coltura ^ quello della jtutrefazione. II h. dysentericitm si ricerca con gli stessi procedimenti che aervouo per 1' isolamento del b. di Eberth. Bisogna per5 porre molta attenzione alle co- lonic die si sviluppano nelle piatte in agar: il gcrnie isolato deve avere tiitti i caratteri elencati a pag. 406. Per la ricerca degli anaerohi patogeni, si possono fare colture in anaero- biosi, servendosi dei metodi di isolamento di questi germi del suolo indicati a pag. 424 per il h. delVedema maligna, a pag. 429 per il h. del carbonchio sinto- matico, a pag. 434 per il l. del tetano. E pero meglio filtrare I'acqua attraverso ad una candela (puo servire il mio apparecchio per I'eaame microscopico del- I'acqua), raccogliere cio che rimane sul filtro e inocularlo negli aniinali auscet- tibili, ecc. Finalmeute quanto alia ricerca delle forme similpatogcne si procede ad essa coi metodi comuni: una volta isolate e iiecessario poter eselndere si tratti di forme che possano trasformarsi nelle patogene vere. Ci5 aecade per i b. simil- tifi 6 per i vibrioni colerasimili. Per i similtifl si procede all' innesto nei terreno di llothberger. dopo averli passati da aniniale ad animale (ca%ie) e coltivati in condizioui di anaerobiosi, magari nei prodotti soln- bili ed insolubili del bacillo di Eberth vero. Se nei terreno si sviluppano senza dare tiiiore- scenza, e da sospettarsi si tratti di b. di Eberth: la prova sicura pero si puo avere solo se ven- gono agglntinati speciflcamente da siero agglutinante il b. di Eberth. Per 1 sijnilcoleri non rimane che ricorrere alia prova di Pfeitt'er. servendosi pero del siero di cavie tenimine gravide, nelle quali 1' immunizzazione sia stata spinta sino a che il siero del latte ikgglutiui il vibrione del colera, ossia di cavie iperimmunizzate. BATTERIOLOGIA 505 L) C'.onsiderazioni sui risultati dcgli csaini d'acqiw. 1" ^uH'csame quantitativo. — Una volta si dava graiide im- portanza al uumero dei germi per cmc. Oggi pero essa e di molto dimiunita. Certo sarebbe desiderabile die un'acqua fosse sterile al- meno alia sorgente; ma nella pratica e assai difficile incontrarsi in questo caso. Le acque condottate poi, anclie se sterili alia sorgente, alParrivo in citta souo piii o meno ricclie di germi. Noi abbiamo fatto notare (Colli, Casagrandi, Bajardi) ehe le pin pure aeqiie potabili sorgive, quaudo vengono condotte, iiiostrano irregolari e tal- volta assai anipie oscillazioni del numero dei batteri, le quali vengono troi^ijo spesso considerate come P indice di alterazione e perlino di corruzione delle sorgenfci, quando anclie nou si mettauo a dirittura in rapporto con epidemie di tifoide. Invece le cause delle suddette oscillazioni batteriche sono da ricercave piuttosto neli" interno delle opere di presa e degli acqnedotti. Dil'ivtti, .stmliaiiilo questa qnistioue in rignardo rtll'acqua Marcia. abbiamo potnto diiuo- strare i segnenti fatti : Xella parete interna delle mnrature. e in geuere delle opere di presa, nelle parti cioe clie sono in comnnicazione piii o nieno libera coirambiente esterno. si forniano pellieole o vegeta- zioni batteriche : qiieste si ridmono al niinimo dove le opere di presa sono piii nioderne e piii seniplici, o dove si puo accunuilftre al fondo la tine sabbia detritica delle rotcie: le dette pel- lieole o viabl)ie distaccandosi, o, c-omimque mescolandosi alia corrente, ne aecrescono la dotazione l)atterica, e qiiesto puo essere gik una delle cause delle oscillazioni dei batteri neiracqna, coni'e la ragione per ciii i batteri luedesimi vi si trovano distriliniti noii iinitbrmeniente e spesso a colonic o zooglee. Le vegetazioni batteriche suddette sono assai rigogliose anche lungo la i)arete interna degli acqnedotti in tmtratura. tantoche alia ]ieriteria si trovano, di solito, piii batteri che al centre della corrente, e basta elevare il livello del pelo d'acqna per vedervi crescere in pro- porzione il niimero dei batteri. Quest;* pu6 essere un'altra causa delle oscillazioni batteriche suddette. E un'altra causa simile, lungo gli acijuedotti a pelo libero, puf) essere I'aspirazione di aria esterna, polverosa-. come awiene negli sfiatatoi, nei sottopassaggi a sifone e cosi via. Xelle condotture di ghisa o a pressione, la iiora batterica non varia per solito neauche per un lungo percorso di 27 km. Ma dovuuqne si produce iin arresto o un pnnto morto della corrente, come presso le saracinenche, i robinetti miMiratori e i serbatoi, ivi si accumula una sabltia dovuta in parte alio sgretolamento insen.sibile delle roccie interne delle sorgenti. in parte all'azione dei' composti gassosi delPacqua sul ferro delle opere di presa e di condottura: qiiesta saljbia e il luogo di arresto e forse anche di coltura dei batteri. per cui quando si viene a rimescolare coiracqua, non solo piii o meno la intorbida, ma vi fa crescere il niimero dei bat- teri, Questi intorbidameuti, specie se avvengono in tempi di pioggia, fanno nascere falsi al- larmi di corrnzione e inquinamento dell'acqua alle sorgenti e lungo gli accjuedotti. Ad ogiii modo nn'acqiTa die contenga alle sorgenti varie centiuaia di germi deve sempre destare sospetto, come quella die lia mi bacino imbrifero poco protetto : bisogna ricordare die una buona acqna potabile tutt'al piii dovrebbe dar sviluppo a podii l>atteri, rappresentati da poclii cromogeni, nelle piatte in gelatina. 2" ^uW csamequalitatiro. — Questo sino a un certo punto distinguendo le specie tluidiflcanti, croinogene e non cromogene, 0(J6 BATTKRIOLOGIA gli ifo- e i blastoraiceti, precisa meglio se Tacqiui veuga o no in contatto con Faria e se lo strato filtrante liltri bene o male. Si sa infatti clie i blastomiceti, gli ifomiceti, i cocclii e in genere gli schizomiceti cromogeni provengouo dalFaria, i bacilli (aerobi e anaerobi) e le altre forme scliizomicetiche provengono dal suolo. L'esame diretto poi alia ricerca delle specie patogene per I'uomo, se conduce ad nn risultato positivo, esso solo pesa sul giu- dizio di potabilita dell'acqua.Quando perb il risultato sia negativo, non lia valore assoluto dal punto di vista della potabilita, poiclie non bisogna dimenticare clie e difficile mettere in evidenza le specie patogene. Finalmente lo studio delle forme similpatogene serve, non loss' altro, a togliere il dubbio deU'esistenza di germi clie possano divenire patogeni, ed e un corollario dello esame batteriologico clie, al giorno d'oggi, io ritengo assolutamente necessario. Cio posto, con quali criteri si deve giudicare un'acqua bat- teriologicamente dannosa? La risposta concreta affatica ancora la mente degli igienisti; teoricamente pero deve rispondersi clie un'acqua e batteriologicamente da coiidannarsi quando contiene o pub contenere i germi specifici di una data malattia o i pro- dotti di ricambio di specie per se stesse innocue, i quali, ingeriti (luotidianamente, potrebbero riuscire dannosi direttamente o pre- disporre a malattie infettive. Non puo accordarsi una grande importanza al numcro del .sa- profiti anclie superiore al limite di circa r>0(> germi per cmc. (1), tranne 11 caso dello esame metodico dell'acqua di filtrazione attra- verso filtri di sabbia o attraverso un terreno permeabile. In questi casi uno straordiuario aumento del numero dei batteri indica clie il filtro in qualclie punto piu non funziona. (1) E noto che il numero limite massimo lia oscillato a seconda degli iuitori da 50 iv 1000, fioci : Secondo Fliigge da 50 a 200 » i chimici analisti svizzeri . 150 » Emmerich e Trilllch . . . 200 » C. Franchel 250 » , Gartner 500 » Miquel dtt 100 a 1000 Secondo Miijuel ]ioi si sarebbe potato giudicare della bonta dell' acqua dal numero dei germi {!): Aciiua eccessivamente pura . da a 10 » ])urissima » lo » 100 » P'lia » 100 » 1000 » mediocre » looo » 10,000 » inipura » ]o,000 » 100.000 » inipurissima » 100, 000 » 1. 000. 000 BATTERIOLOGIA 507 L' iiumeiito improvviso di gernii in seguito a piojige uon deve seu/'altro spiejiiirsi cou una insnfficienza del potere tiltrante degli strati j>eolo,i;ici soprastauti, potendo in alcnui casi aumentare il nuniero dei genni per un soUevamento di qnelli depositati al fondo della sorgente, per un'iniprovvisa moltiplicazione, come succede or- er essere tluidificata e versata al moniento op])ortuno nel biccliiere. Si espone cosi all'aria per iin certo tempo il recipiente e si conta poi il numero delle colonie sviluppatevisi. Si com- prende facilmente I'imperfezione di questo nietodo, 11 quale non ci fa giudicare esattamente il volume di aria nel quale si trovavano i germi e presenta anclie altri inconvenienti clie pi di gomina a cui sono iunestati due tubi piii piccoli. Fno di essi e lasciato pervio all'entrata dell'aria. I'altro e messo in comunicazione con un aspii-atore. Conoscendo la capaeita dell'aspi- ratore, e facile stabilire <|uant'aria passi nel cilindro in un dato tempo e dal numero delle colonic sviluppatesi stabilire il numero dei germi contennti in un determinato volume d' aria. Anclie questo metodo, che e molto piii perfezionato di quello di Koch, offre moltissimi in- convenienti, fra cui speciahuente quello di iiermettere lo svihippo dei germi solo nella parte di gelatina cli'c vicini alia pompa di aspirazione, BATTERIOLOGIA 509 II Paulowski lo moilitico costrueiulo il cilindro con diverse lipiegature nelle quali poiievii- l:v ireliUina, e focendo I'aspirazione nel centro del cilindro stesso, in modo clie I'aria pcrve- nisse da entrambi gli estrenii. Perarecchio (ttg. 230-(7) che si compone di un tul)0 di vetro lungo 10 cm. e largo 1,5 nel quale s' introducono 2 strati di sal)))ia teuuti in posto da cappncd di tela metal- lica sottile. Di questi cappucci esistono due nel cen- tig. '-'.}.<. tro del cilindro, ed uno in ciascmia sua estremitn. Sterilizzata e niessa a posto nell' aiijiarecchio la sabbia, si fa rasjiirazione dellaria nd cilindro, e dopo aver fatto passare nel cilindro >tna data quantiti'i di aria, che si misura con apposita pompa di aspirazione, si distriljuisce la sabl)ia entro scatole di Petri, nelle quali poi si versa la gelatina. La pompa di aspirazione (tig. 240) e costitnita da una comune pompa aspiraute, il cui stantutio vieu mosso da una rnota c i cni giri vcngouo contati da un contatore antomatico. Dal numero dei giri. conoscendo la capacita del corpo di pompa, si pn6 benissimo calcolare la quantit.i d'aria che durante 1' operazione ha attraversato il cilindro. Si puo del resto intercalare tra il filtro e la pompa un contatore a gas. Seminando la sabbia nelle capsule accade per6 che i gr.melli di sabbia possono seambiarsi con colonie, ed ostacolarne la conta; percio alia sabbia il Frankland sostitui la lana di vetro, c rUtl'elmann il vetro pesto. BATTERIOLOGIA 511 b) costituiti da sostanze soluMU. Metouo Pasteur (?). — Si fonde e si polverizza del solfato di sodio (Pasteur usava il fulmi- cotone die poi scioglieva con etere) e si pone in un tubo (fig. 239-c) fornito di una strozzatuni contro la quale 6 adattato un po' d'amianto per trattenere la polvere. Si chiude uuo degli estreuii alia lampada e I'altro, al di 1,^ della strozzatura, si chiude con ovatta. Si sterilizza a secco. In sito si toglie I'ovatta, si attacca da questo lato il tubo all'apparecchio di asjiirazione, poi si rompe Testremo aftilato alia lampada e si aspira I'aria. Metodo ^VIiquel. — Questi adopera un tubo di vetro (tig. S.iQ-b) lungo 25 cm. e del di:i- metro di cm, 0,5. L'estremitA, che presenta una strozzatura, si provvede di due tappi di ovatta-, I'uno estei-no e I'altro interno alia medesima. L' altra estremitii si chiude con un cappuccio di vetro a smeriglio ; si riempie il tubo con solfato di soda o eon dello zucchero polverizzato e disseccato (il Foil adoper6 meno bene del cloruro di sodio) e poscia si chiude o si sterilizza a secco, lasciando salire lentamente la temperatura da 90" a 150° C. per impedire la caramelliz- zazione dello zucchero. Uu simile apparecchio si puo iniprovvisare facilmente sostituendo un poco di ovatta. al cappuccio smerigliato. Per usarlo, si flssa il tubo mediante adatto sosteguo in posizione verticale, se Taria e calma, o inclinandolo alquanto contro la direzione della cor- rente se spira vento. Si mett© in comunicazione coll'aspiratore, lacendolo fnnzionare dopo aver levato il capiwccetto smerigliato. Terminata I'operazione, si rimette il cappuccio. si stacca Tap- parecchio e poscia si versa il contenuto in matracci contenenti una data quantitti d'acqua. Si lava r interno del tubicino aspirandoue 2-3 volte 1' acqua del matraecio, si lascia sciogliere lo zucchero, si agita ben bene e poscia si precede come per I'analisi dell'acqua. lo ho cercato di riunire insieme i procedimenti migliori, filtrazione attra- verso un materiale solubile e solido, e gorgogliamento in nn liqnido inerte. Metodo C.\SAGiiANDi (tig. 241). — Come recipieute, mi servo di una flaschetta Koszhegyi, nel cui coUo innesto un tappo di gomma a doppio foro. In uno dei fori faccio passare un tubo terminante a punta che raggiunga il fondo della flaschetta, e nelPaltro un tubo corto piegato ad angolo, fornito uella sua porzione orizzontale, che sta fuori della flaschetta. di una dilatazione sferica in cui pongo del cotone. 512 BATTERIOLOGIA Al tubo Imigo, iit-1 Mio istreiiio o.st.nno, iniK-sto nn idccolo trtppo
  • i grani
  • i, di ciii uno foriiito a sua volta del ta]>po di gomma per 1' innesto del flltro, tutto flg. -241. avvolto in carta bil)iila e sterilizzato nella stnfa al vajtore d'acijna. v dall'altro si jjortano i filtri cliiusi con ovatta, ravvolti anch'essi in carta bibula, sterilizzati nella stnfa a seeco len- tamente sino circa a 150°. Al memento di nsare rapparecchio, si tolgono i tappi di ovatta »i filtri e si applica I'ori- flzio del tubo, a cni corvisponde il dischetto di saccarosio, al tappo di gomma del tubo liingo della flaschetta. Si applica i>oi nn tubo di goumia al tnbo corto della flaschetta e questo tubo si mette in comunicazione con Taspiratore. Finita I'aspirazione si toglie il flltro e si chiudono i dne esti'emi con due batnffoli di ovatta sterilizzati che si portano awolti in carta bibula in sito stesso. D"altro canto si fluidifica a bag-nomaria della gelatina al 15 per cento, die si tiene in pro- vette apiMsite in ((uantita di 10 cmc, gelatina t'atta con brodo di carne agginnto con peptone I- di dorixro sodico in (|uantit4 doppia del normale, e si versa questa gelatina nella flaschetta di Roszahegyi, togliendo il tappo coi tubi di veti'o. e sostituendolo con un l)at)itlblo di ovatta sterilizzato. Si viene cosi a fare una piatta con tutta l'ac(iua Qontennta nella flaschetta. In laboratorio poi si tengono pronti dei palloncini contenenti 100 cmc. di gelatina, che si fluidificano a bagnomaria, e delle grandi ca^jsule (possono servire qnelle grandi del Petri, le tiasehette del Gayon, dei cristallizzatori coperti con una carta pergamena, il cni centre sia at- traversato da un tnbo chiuse con ovatta, ecc), entro le qnali si spinge tntto il saccarosio del flltro e poi vi si versa la gelatina stessa. BATTEEIOLOGIA 513 11 saccarosio si scioglie nella gelatiuii e si ottiene una piatta di substiato nutiiti/.io con- lonente, dai calcoli ila me fatti, press'a poco il 2 o il 2,5 per cento rti saccarosio. Si potreltbe anche dividere il saccarosio in una serie di capsule ; ma e meglio fare una capsula oita una camera a encihiaio. Fatta pervenire la trivella alia profondita volnta si BATTEEIOLOGIA 515 ^I'inge il tnbo interno e gli si imprimono (lei uio\iiiieiiti di rotazione iu motio rhe il tt-neno eiitri nellrt camera : ruiincli lo si estrae. 2° Semina del terreno. Cosi prelovato il teneuo. se iie prende col eucc-Iiiaiiio steiilizzato er6 prima il terreno. e \H>i la gelatina o I'agar, e si fanno le solite piastre. I'.sando i tubi. si t'anno coltnre aU'Esinarch. Con questo procediiuento, se le coloiiie sono iiioltissime, la conta non si puo fav bene. Meo;lio sarebbe qiiindi far Pesame, serveudosi dell'acqua di lavaggio, di eui se ne inne.sta iin ceutimetro cubico o iu capsule di Petri, uelle quali si versa dopo la gelatiua o I'agar fluidificato, o in tia- schette di Roszahegyi gi^ precedentemeute couteneuti substrate uutritivo. 10 mi servo di un procedimeuto anabigo a quello iudicato dall' Emnierieh eon un adatto appareccbio. Qnesto ^ costituito da due co])erclii cilindrici di metallo (v. lig. 'J43) dei qnali il snperiore .1 porta sul fondo uu i)emio a vite a clie fa da asse. 00.000 Fraenkel nei dintorni di Potsdam; 650.000 Kramer presso Dreada; 718.000 Miquel presso Parigi. I^Tella campagna roinana il Faelli ha trovato un massimo di 1.758.000 e un niinimo di 620.900. Quivi il numero di germi non varierebbe col variare delle stagioni: il maggior numero di essi, che si troverebbe ordinariamente a 15 cm. di profondita, nei periodi di siccita scenderebbe gradatamente fino a 50 cm. Secondo I'autore, il 76 "/^ delle colonic sarebbero costituite da batteri e bacilli, il 18 °/„ da mutle e blastomiceti, e il resto da cocchi e forme diverse (streptothrix, ecc). 518 BATTERIOLOGIA Epli ha trovati abbondantissimi i fermenti dell'urea (Miqiiel), die hanno una grande im- iiortanza nella tiasformazione deH'nrea in carbonato di ammonio : i protei imiioitanti per Fa- y.ione die hanno snlle materie albuiniuoidi e per le ptomaine che foriiiano. Altri microrganismi trovati dal Faelli e the favorlscono la forniazione (lelrainnioniaca soiio il b. mycoides, il b. mesentericiw vulgatus. il b. fiuorescens U'luefaeens e fiuorescens jmtidm, nonchd vari di qnei liatteri lier la poca conoscenza di essi. sotto il nome generico di humus ; la str. Roffmann a cui il Faelli attribuisce una fnnzione non dissiniile dalla i)recedente, che cio6 attacchi energicamente gli albuminoidi e certe sostanze idiocarbonate. Xesli adatti terreniha isolate il nitrohattcrio del Winograsdsky e il nitrosomonas, dei quali non si ha pero ancora una chiarissima idea, per quanto si sia fatto molto cammino dagli studi di Schoesing e ilnntz. Anche gli ifomiceti sarebbero nunierosissiiiii, anzi uno di essi avrebbe «na sjieciale iniiioi- tanza nelle trasforniazioni chimiche del teneno, il cladogx>orium huinifacieng stndiato dal Miiller I' dal Friich. Kafteri patogoni nol siiolo. Quanto alia pveseiiza uel suolo di batten i)atog'eni per Tuonio, ecco cib die dicoiio alcuui autoii. Essi si trovauo iusieme coi sapiotiti negli strati piii superti- ciali del suolo e alcune volte anche ad una certa i)rofondita. Al- cuui di essi sono costantemente presenti come se il suolo fosse il loro habitat uormale, e questi sono il h. dcIVedema maVujno e il h. del tetano nella terra di giardino e in quella dei campi. Altri gernii patogeni si rinvengono poi nel terreno, nia senza dubbio acciden- talmente, in modo transitorio, per aci di divenirlo, t> regolata come mesi e mezzo : se- riindo Karlinski 3 mesi solaniente e secondo AVurtz e Mosny appena 2 o I! giorni. Per I'icercare i germi patogeni nel snolo si procede in di- verso mode. Fer (jli anaeyobi (carboncliio sintomatico, edema inaligno, te- tano) V. pag. 424, 429, 434. Per il h. del tifo, dd colcra, il vibrione eoleriyeno^ ecc. ci si pui) servire dell'acqua di lavaggio del suolo, nella quale si ri- cercano come nell'acqua. III questi nltimi ha preso grande iiuportauza la riceroa del Z>. del tifo. Tra i metodi citevo i .seguenti, die pero gli autori escogitarono per ricer- •.■aro il Ijacillo iu altri iiiateriali: 520 BATTERIOLOGIA Metodo Ohanfemegge {per V aequo). — Si flltiit I'acqua attraverso a una canclela : cio die limaiic suUa candela si innesta in acqua peptonizzata, che si ricambia tre volte filtrandola at- traverso la candela, facendovi anche gorgogliare dell'aria sterile, I tre lifiuirti ottenuti si cen- trifun'ano : se c'6 il b. del tifo, rimane in sospensione ed 6 facile isolarlo coi comuni metodi, anche senza ricorrere alle indicazioni dell" autore. Metodo Kleiner {per lefeci). — II terreno si lava con soluzioue di cloniro sodico al 0.85 % = si lascia per vario tempo in riposo e si racooglie I'acqua superticiale con la quale si fanno gli opportuni innesti. Metodo Fere {per I'acqua) (adottato da Faelli). — Si versano 100 erne, tli brodo in un i>al- lone della capacita di lOOO cmc , vi si aggiungono 600-700 cmc. di acqua di lavaggio del terreno , poi 20 cmc. di acido fenico al 5 Vo e 50 cmc. di una soluzione di i)ei)toue neutra e sterile. Si pone a 41" (col metodo Poncliet) e dai palloni intorti dati si fanno prelevamenti di materiale e si innestauo negli adatti substrati per isolare definitivamente il gernie. II. — Esame del materiale stabilire anche il numero dei germi che si contenevano in una data quantitii di materiale. Per fare la seconda ricerca, cioe ])er stabilire se attraverso determiuati blocchi possono penetrare germi proveuienti dall'aria, si foggiano dei piccoli blocchi rotondi del materiale in esame, e si chiudono entro cassette di latta che abbiano nella loro superflcie inferiore e siii)e- riore un tubo. Si fa in modo che fra le pareti del materiale e quelle della cassetta non possa penetrare aria, e poi a mezzo del tubo inferiore si uniscono ad un apparecchio di Strauss-"\Vurtz. in cui si pone della gelatina con qualche goccia di olio di uliva. Invece della scatola si ]mi> adoperare un iuibuto di vetro, fra le cui pareti si iucastra il materiale da esaminare con un mastice .speciale fatto di cera vergine, pece e cemento. Messo in comunicazione I'apparecchio di Strauss-Wurtz (a cui si e annessa la cassetta o I'imbnto) con un aspiiatore, si fa gorgogliare I'aria nella gelatina. Dopo un certo tempo dacclie I'aria d gorgogliata nella gelatina, si fanno delle coltnre arro- tolate. Naturalmente si puo adattare anche il mio apparecchio e allora si fanno delle piatte. BATTERIOLOGIA 521 V» ancbe notato ehe e utile che qnesta operazione si piatichi con ciliiidri di inateriale olture. Si pu6 ancbe trapanare a diverse altezze il pezzo di materiale. Questo metodo oftre due gravi inconveuicnti : la fossetta che bisogna scavare nel pezzo •di materiale rende di diverso spessore le sue pareti, dippiii gocciole della coltura niedesinia possono, passando attraverso le superficie esteme del blocco, pervenire nella sua sujierflcie inferiore. Per questi motivi io mi servo di cilindri piuttosto die di parallelepiped!, spalmandoli ♦"sternamente del mastice di cui si e detto sopra, e sostituendo alia fossetta un anello di latta, o di carta o di altro, che s' innesta alia parte superiore del cilindro. e che fa da recipiente jjer la coltura. Invece di trapanare poi i blocchi a diverse altezze per vedere a quale livello i germi si trovino o si arrestino, mi servo di cilindri di diversa altezza. ■ Un altro metodo da usare per questo studio consist* nel porre dei parallelepipedi di ma- teriale da costruzione entro grandi cristallizzatori. in cui sia versata una coltura di prodigioso ■o di piocianeo ; e poi per mezzo di trapanazioni vedere a quale livello siano penetrati i germi: pero io credo piii utile adoperare cilindri di diversa altezza, con superficie spahuat* di mate- riale impermeabile, ed in cui i germi possano salire per eapillarita solo dalla lore suiierficie inferiore. Per ricercare i germi patogeni nei materiali da costruzione, questi si polverizzauo prima « yto'i si trattano come il terreno. SCALA ALBERTO CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE ^' "'"^r; '^^' ■3^ CHI3IICA APPLICATA ALL lOIEXE ACQUA. G e n e r a 1 i t a . Le acque ineteoriclie, quaudo cadoiio j^uUa terra, chimicamcute e talvolta anclie igienicamente considerate, non souo pure. Esse tengono Id soliizione : sostanze minerali ed organiche; ossUjeno ed nzoto; acido carhonico- e tutti i gas die accidentalmente si pnssono trovare neWaria, come ammoniaca, anidride solforosa, idrogeno solforato, acido cJoridrico, ecc, e tengono in sospensioue: sostanze organiche e minerali elie f anno parte del pulviscolo atmosferico. Una prova della poca purezza delle acque meteoriche si lia dalle analisi di tali acque, fatte fino ad ora, sia raccogliendole entro citta popolose, sia raccogliendole in campagna. Eccone alcune eseguite in Italia. Tab. 36. Luogo ove ._ In 100,000 pa rti k statai-dccolta I'acqua a" 5.2 3 £"0 OS" .5 c — .0 ■|1 .\ci(lo nitroso 1) Catania (citl.i, Rasile anali/.- zatore) Estate '88 iO -28,20 t,9l 0.171 0,122 20 0,36 0,611 0,0008 0,065 0,726 Autunno > • 2,755 0,54 0,244 0,070 0,008 0,253 0,923 0,0003 0,042 0,061 Inverno '88-"8'J » 4,123 0,113 0,250 0,080 0,062 0,736 0.349 0002 0,117 0,057 Prima vera '8J • i,367 0,595 0,256 0,1 6D 0,031 1,196 0.)30 0.0002 0,018 0,183 52(i CHIMIC'A APPLICATA ALL'IGIENE Auche Casali A. lia esaminato le acque meteoriche cadute a Bolo.iinii iiei mesi di gennaio, febbraio e marzo del 1001, e vi lia dcteiDiinato rammoniaca. die eravi contenutii nelle seguenti quan- tita per litro : massima media minima Nebbia 0,OGi»7(> 0,05440 0,01700 Brina 0,05440 0,02754 0,02730 Neve 0,00935 o,o()r>2ii 0,00280 Pioggia 0,01428 0,005Gl 0,00068 Allorclie coteste acque vengoiio a ooiitatto del terreno, non possoiio limaiiere quali sono, per virtu del potere solvente die esse esercitano su tutti i miuerali costituenti la crosta terrestre, ma tendono tanto piii a mineralizzarsi, (juanto maggiore e la so- lubilita del mafceriali die esse incontrauo e quaiito migliori sono le condizioui die le acque stesse presentano. Cosi, anclie aminesso die I'acqua die cade sulla terra sia purissima, e, per una ipotesi inanimissibile, anclie priva del gas atiiiosferici, essa sciogliera tiitte le sostanze minerali, comprese quelle die noi conosciamo come le piu insolubili, nelle proporzioui seguenti : Carbonato di calcio per 100.000 parti 0,4s Carbonato di magnesio » piccola quantita Salfato di calcio » 25,00 Silicato d'alhiminio » 0,5 Silice gelatinosa » 13,30 Carbonato di pioiiibo » 1,00 Piombo metallico ( 1 ) » 8,18 'Slix, quando Pac([ua contenga ossigeno ed addo earbonico, *•• facilitata la disgregazione di certe roccie e la forinazione di certi sali, per cui la solubilita del materiaU incontrati dall'acqua auinenta grandemente. Difatti, I'ossigeno e I'acido earbonico at- taccano le roi'cie feldspar iclie o le roccie contenenti silicati basici, come il pirosseno e I'amfiboloeiormano carbonati alcalini: 11 carbo- nato di calcio e di magnesio si combinano coR'acido earbonico, e danno carbonati acidiobicarbonati, solubili nell'acqua e questa so- lubility sta in relazione colla quantita di acido earbonico. Cosi un litro di acqua, satura di acido earbonico, puo disciogliere: (2i: (Carbonato di calcio a 10" C. gr. 88,00 < 'arbonato di magnesio a 13" C. » 28,45 (1) Antony V. e Benelli T., Egperienze relative alle acque 2>otahili che liaitmi attrarer- mto tabi di jnomho. Oazzefta chimica italiana, vol. 2G. pag. 353. (2) IJiNEAU amiuette die tra il carboiwto di calcio e ratido earbonico non vi ^^ia combina- zione. ma che si tratti di una semplice soluziouc; di un fatto ciof- purainente flsico. Subeiuax mvece per il carbonato di magnesio, ammette la com))inazione. perclie il rapporto. tra a( ido earbonico e magnesia, corrispoidc alia formola del hicaihoiiato. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 527 ii queste quantita soiio inolto distanti da quelle ottenute, fa- ceudo ajiire sugii stessi carbouati acqiie prive di sail e dl aoido carbonico. Le cifre delle solubilita, sopra esi)oste, liaimo uii valore asso- liito per le condizioni nelle (piali sono state determinate, ma liaiino nil valore relative per le acqne nelle qnali si trovano disciolti altri sali minerali, poiclie la solubilita, in questo caso, varia moltissimo. Cosi 11 carbonato di magnesio, clie e molto poco solubile nell'acqua pura, diviene abbastanza solubile in un'acqua contenente solfato di magnesio. Per es., un litro d' acqua clie contenga 70 gr. di solfato di magnesio, ne pno disciogliere "> gr. 11 piombo metallico elie in un litro di aequa distillata e disae- reata si sciogiie nella quantita di gr. 0,0819, si scioglie nella quantita di gr. 0,01.^0 neiristessa acqua disaereata e contenente cloruri, e nella quantita di gr. 0,0245 nell'istessa acqua disaerata e contenente carbonato acido di calcio. Per la qual cosa, tra le sostanze disciolte nell'acqua e quelle clie possono disciogliervisi, €sistono dei veri rapporti, indipeudenti dalla solulnlitii assoluta di queste sostanze, ma dipendenti dalla quantita degli altri sali e delle altre sostanze in soluzione e dalle reciproclie influenze, clie le une possono esercitare sulle altre. Quiiidi, le acqne raeteoriclie clie lianno attraversato strati piir o ineno grandi di terreno, tor- nando alia luce, saranno modificate secondo la risultante delle so- lubilita e di coteste influenze; per cui tra acqua e sali esistera allora un equilibrio perfetto. Quaiido le falde acquifere, si trovano ad una diecina di inetri al di sotto del suolo, nelle nostre latitudini, non risentono piii la influenza delle temperature esterne; e I'acqua avra una. tempera- tura invariabile, rappresentante la temperatura medik annuale del luogo. Eanno eccezione a quevsta regola le falde acquifere situate nei paesi ove la media annuale e poco elevata; cosi nei luoglii ove cotesta media e zero, le sorgenti avranno una tempe- ratura costante di -(- 4° C. Inoltre, se la falda acquifera e molto profonda, le acque basse avranno una temperatura piii elevata delle acque alte, per causa del calorico terrestre, e le acque basse, pill calde e meno dense, saliranno alia superflcie e verranno alia luce con una temperatura un po' superiore alia media annuale. Quando invece le falde acquifere sono superficiali, ovvero si trovano a. poclii metri al di sotto del siiolo, Tacqiia a\'ra una tem- peratura. clie variera coUe stagioni. Dai poclii dati esposti sulla mineralizzazione e stato fisico ■delTacqua clie scaturisce dalla terra si capisce V imiiortanza dello 528 CHIMICA APPLICATA ALL' TGIENE Studio geologico del terreno clieviene in contatto coll'acqua e clie sovrasta alia falda acquifera. Xon si proeedera percib ad analisi cliimica o iiou si dara giudizio, se iion quando sia iioto dettaglia- taiiieiite cotesto studio geologico e le condizioni della sorgente. Aualisi Chimica. L'aiialisi ehimica di uu' acqua puo aveie due scopi, netta- mente distiuti: uno scientifico, pel quale si vuol coiioscere esatta- mente la qualita e la quantita delle sostanze disciolte; uno sani- taiio, pel quale si vuol conoscere se un'acqua, per le sostanze clie tiene in soluzione, possa o non essere potabile. L' analisi di un'acqua a scopo scientifico appartiene esclusivamente al chiraico e comprende: 1" la determinazione quantitativa dei gas in soluzione; 2" la determinazione quantitativa delle sostanze fisse in so- luzione; 3" la determinazione (juantitativa delle basi e degli acidi die costituiscono le sostanze minerali in soluzione; 4" la determinazione (luantitativa del carbonio e dell'azoto «lella materia organica in soluzione; 5" la determinazione quantitativa delle sostanze sospese, se ne sia il caso; ii" la determinazione quantitativa delle basi e degli acidi costituenti le sostanze sospese; 7" La determinazione quantitativa dell'azoto e " quando si debba attingere I'acqua da nn serbatoio, da un pozzo o da Tin torrente, si iiuniorgo la bottiglia coinpletaniente, itev evitare, per (juanto (' possibile. di raccogliere I'acqua della superficie; nia non si deve innnergere tanto da sollevare il linio del fondo; I" ([uando si dobba attingere I'acqua da lui pozzo nel ipiale sia 1 38 8 14 5 11.05 2 16 9 44 2 51 9 29 6 20 3 3-' 14.0 60 3 64 6.0 43 ' 35 4 48 1 76 Tab. 38. CHIMICA APPLICATA ALL IGIENE c. di soliizione di sapone 31 ■5 c a .V C = c rt ^3 — :^ "-5 d -3 b o S d ■^ c 1 1.4 {' 16 3.72 0.26 31 7.83 0.28 2 0. Id 0. 1.-5 17 3.93 0. 26 32 8.12 0. 29 3 0. iO 0. 23 18 5.23 0. 27 33 8. il 0.29 i 0. 6:; 0. -2 J I'J 4.32 0.27 34 >'.70 0.29 5 0. 91 1 0. 2:1 20 4.79 0. 27 33 8.99 0. 29 6 1. 1.5 0. 2.3 21 5.06 0.27 36 9.28 0. 29 7 l.'.O 0. 23 22 ■ 5.33 0.27 37 9.37 (). 29 l.(J3 0. 23 25 3.60 0.27 38 9. 87 0.30 9 l.'JO 0.2c 2'i- 3. 87 0.27 39 10. 17 0.31 10 2.16 0.26 . 25 6.13 0. 2S 40 10.47 0. 30 11 2. i2 0. 2G 26 6.43 (1. 28 41 10.77 0.30 12 2.68 0.26 27 6.71 ('. 2S 42 11.07 0.30 1.3 2.9i 0.26 2^ 6.99 0.2 s 43 11.38 0.31 li 3. 20 0. 26 i9 7.21 0. 28 4i 11.611 0.31 '.") 3.16 0.26 30 7. 33 0. 58 43 1 2. ort 0.31 538 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE Metodo Boutron e JBondet. — Questo metodo h fondato sullo stesso prin- cipio sill quale e fondato il metodo di Clark, cioe sulla propriety che ha il sapone di trasformare i sali terrosi solubili in sali insolubili degliacidigrassi. Ledifferenzestanno uei dettagli della deter- minazione, in nna pipetta speciale, che gli autori hanno chia- mato idrotimeti'o,ed innnvaso a smeriglio, graduate (fig. 245). L'idrotiuietro h diviso, in un lato, in cmc, nell'altro in gradi ed in frazioni di grado idrotimetrico ; cos^ 2,4 ciuc. comprendono 22 division!, corrispoudenti a 22 gradi di du- rezza francese, Lo zero gradi idrotimetrici e segnato piii in basso del j)rimo tratto circolare, perchfe da questo tratto alio zero e compresa una quantita di soluzione di sapone, capace di produrre una spnma peruianente nell'acqua distil- lata, e che non deve esser compresa nel cal- colo della durezza. II vaso agitatore porta quattro divisioni nel sue corpo, indicant! rispettivamente il volume di 1<», 20, 30, 40 cmc. con una ca- pacita totale di circa 100 cmc. La determinazione della durezza totale si eseguisce nel modo seguente. Si versano nel vaso agitatore 40 cmc. d'acqua da esa- minare, e vi si aggiunge poco a poco, per mezzo dell' idrotimetro, riempito fino al tratto circolare superiore, la soluzione di sapone (1). Si dibatte forte men te e si osserva se si formi la spnma permanente ; qualora ci5 non avvenga, si aggiunge nuovo sapone, si dibatte e si prosegue in questo modo fino a che si fprmi la spnma persi- stente per 5 minuti. AUora si legge nell i Jrotiraetro il numero di divisioni di sapone aggiunte e tante saranno le divisioni, tanti saranno i gradi di du- rezza francese dell'acqna esaminata. Anche col metodo di Boutron e Boiidet si puo determinare la durezza permanente, qualora si ottemperi a tutte le regole che sono state prescritte, per la stessa determinazione nel metodo di Clark. (1) La soluzione titolata di sapone, per il metodo di Boutron o Boudet si prepara nel modo seguente: Si sciolgono gr. 50 di sapone di olio di oliva, detto di Marsiglia, in 800 gr. di alcool a 90", scaldando dolcemente a bagnomaria. Si tiltra, ed al tiltrato si aggi\ingono 500 cmc. di acqua distiUata e si determina il titolo di questa soluzione, adoperando un'acqua tii)o, la quale con- tenga in un litro esattamente gr. 0,22 di carbonato di calcio, ovvero, adoperando un'acqua che abbia una durezza, espressa in gradi francesi, di 22. Le prove per la determinazione del titolo della soluzione di sapone si eseguiseouo come se si dovesse determinare la durezza di un'acqua, prendendo cioe 40 cmc. dell'acqua tijw e versandovi soluzione di sapone fino a che si produce la spuma permanente. La soluzione sara bene titolata qiiando 22 divisioni dell' idrotimetro producano in 40 cmc. dell'acqua tipo una spuma permanente per 5 minuti. fig. 245. CHIMICA APPLICATA ALL'iaiENE 539 DuREZZA PERMANENTE. — I sali dei metalli alcalino-terrosi, che piu fre- quentemente si trovano nelle acque, sono : bicarbouati, solfati, cloruri e ni- trati. Qnesti sali si possono dividere in due gruppi distinti, cio^ in nail che si decompoQgano per pbollizione dell'acqua e si separano, ed in sali cbe uou si decompongono e rimangono in soluzione. Difatti, se si fa bollire nn'acqua che contenga nn bicarbonate terroso in soluzione, vedremo depo- sitarsi una polvere formata da carbonate neutro. Siccome e ammesso gene- ralmente che i carbonati terrosi in soluzione nell'acqua, si trovino alio state di carbonati acidi e che qnesti sali non si possauo otteneve liberi, si puo- supporre che la reaziene avvenga nel mode seguente: Carbonate acido di ealcio Carbonate neutro di caUio ^Ca = CO- -\-H^0-{- C0< J^j > Ca cio^, decomponendosi uu carbonate acido delle terre, si ha carbonate neutro, anidride carbonica ed acqua ; il carbonate neutro, essendo pochissimo solu- bile, si deposita e si separa dagli altri sali terrosi che, per ebollizione del- l'acqua, non si decompongono. Quindi, approfittando di codeste propriety dei sali terrosi; potremo divi- dere la durezza totale, in durezza pernianente ed in durezza teniporanea, cioe in una durezza che permane anche dope ebollizione dell'acqua ed in uua durezza che per ebollizione se ne va. La durezza perinanente si determina facende bollire, per tre ore, 100 o 200 cmc. di acqua in una capsula della doppia capacita all'incirca e sosti- tuendo, con acqua distillata, man mane, quella che si evapora. Dope raf- freddamento, si versa 1' acqua nella bottiglia tarata da 100 o da 200, s porta al segno con acqua distillata, compresi i lavaggi della capsula, s lascia depesitare e si filtra per liltro asciuto in un recipiente pulite e secce Di questo filtrate si pigliano 50 o 100 cmc. e si determina la durezza nel mode dette innauzi. Dal numero di cmc. di soluzione di sapene impiegat per produrre la spuma perraanente, si pub avere la durezza, ricorrende alle tabelle. Nelle acque conteneuti molti carbonati terrosi e percib aventi una du- rezza permanente piccela, i metodi titrimetrici danno indicazieui superiori, e talvolta anche di molto alia realta (Carnevali). Durezza temporaxea. — La durezza teraporanea si ottiene indiretta- mente, soitraendo dalla durezza totale la durezza permanente ; eppure di- rettamente, approfittando della proprieta che haune i carbonati terrosi di decomporie i sali d'ammonio in sohizione acquosa e di liberare ammoniaca in quantita proporzionale. 100 cmc. di acqua da esaminare si versano in un pallene di un litre, e si mescolaiio con 200 cmc. di acqua distillata e con o gr. di cloruro d'am- monio. 540 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE II palloue si unisce con im apparecchio a distillazione, si riscalda alia t-liollizione, ed i vapori condensati si raccolgono ia na matraccio contenente 10 fuic. di acido solforico 2^/.^. Si raccoglie distillate fino a clie coutenga ammoniaca, cio che si puo coQstatare, toccando con una strisciolina di carta rossa di tornasole una goccia di liquido che distilla ed osservando se passa al bleu. Quando la cartolina rimane rossa, s' intexrompe la distillazione e nel distillate si titola I'eccesso di acido, servendo da indicatore la fenolfta- leiua. La quantita di ammoniaca distillata, ospressa in mmgr , si ottiene mol- tiplicando il numero di cmc. di acido satnrati per 8,5; la quantita di carbonato di calcio si calcola, sapendo che a 34 di ammoniaca ne corrispon- douo 100. Con questi dati riesce facilissimo conoscere la quantita di car- bonato di calcio in 100 000 parti di acqua o la dnrezza temporanea in gradi francesi, moltiplicando il risultato per 2 e poi per 100 (Marpmauu). Metodo aior'jis-Feliciani. — La durezzit di mi"iK(iUii, oltreclit- con i metodi citiiti tino ad or;>. i)u6 essere deteiminata col metodo, proposto lecenteiuente da Giorgis e Feliciani. 100 cmc. di aeqna, messi in nn becher, si acidificano con .icido cloiidrico : si fanno boUiie, per (inakhc tempo, affine di scacciare I'acido carbonico, poi si nentralizza I'acido perfettaniente con idiato sodico, servendo da indicatore I'arancio di metile. Si versano poi nell'aciiua. cosi ueutraliz- 7,:vta, cmc. 10 o piii di solnzione y\„ di idrato .sodico. titolato con arancio di metile, e, dopo 0 cmc. e si deterrnina in essi I'alcali in ec- tt'sso con acido cloridrico .y/,o. Si moltiplica per 2 il nnmero di cmc. inipiegati per questa iiperazione, si sottrae il prodotto dalla (inantit.n complessiva di alcali agginnta aH'acqna (20 cine, o piii) ed il residno si moltiplica per 5. II nnmero di cmc, cosi trovato, corrispondc alia dnrezza dell'acqua, espressa in gradi I'rancesi. Cotesto metodo e preferibile a qnello di Clark e di I'xmtron e Boudet, i)erche e tondato .'ill di nn principio rigorosamente scientiflco e da indicazioni esatte anclie cpiando nelle acqne vi siano qnantit.i piccole o grandi di sali terrosi ed anche i|nando nelle acqne vi siano sali di uiagnesio in predominanza sui sali di calcio. Oltre » ci6 le .-^olnzioni titolate. che si richie- 4iono, sono niolto meno alterabili delle solazioni di sapone. Graclo di dnrezza. — Per dare nn valore stabile e definito ad nil grado di dnrezza, i francesi lianno preso per base il peso molecolare del carbonato di calcio, i tedeschi invece il peso mo- lecolare dell'ossido. Questi i;esi molecolari sono rispettivamente 1(U) e 56; quindi 11 grado francese sta al grado tedesco come 100 sta a 56 ; ovvero come 1 : 0,50. Ora ad nn grado di dnrezza francese si e assegnato nn valore corrispondente ad nn gm. di carbonato di calcio in 100 litri di acqna, ovvero ad un mmgr. in 100 cmc. : ad un grado di dnrezza tedesco invece a gm. 0,56 di ossido di calcio in 100 litri di acqua, ovvero a gm. 0,00056 in 100 cmc. Percio quando si voglia trasformare i gradi di dnrezza francesi in gradi tedeschi, bastera risolvere la pro- porzione : 1 : 0,56 : : n (gradi francesi) : x e viceversa. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE oil In fine, ad lui grado di durezza inglese si e assegnato un valoro diiii graiio di carbonate di calcio in un gallone di acqua (1) ovvero di un grammo in 70 litri, Qnindi il grado francese sta al grado inglese come 1 : 0,70 ed i gradi di durezza adottati dalle tre na zioni si trovano nel rapporto seguente: Francia Inghilterra Gemiania 1 0,70 0,5G In Italia, come anche in Inghilterra (2), e stato adottato il grado francese, e cio vale in parte a togliere di mezzo quella con- fusione generata da questi diversi modi di valutare il grado. La durezza dovrebbe rappresentare esattamente la quantita di calce e di magnesia contenute in un'acqua; invece essa non rappresenta die la (luantita approssimativa: poiclie la sua detor- minazione e ati'etta da cause di errore clie non possono essere CA'itate coi metodi titriraetrici. Pj vero clie qualclie volta la quan- tita delle terre, trovata col metodo idrotrinietrico, corrisponde molto bene a quella trovata coH'analisi per pesata, ma e pur vero die qualche volta se ne discosta di molto. Qneste divergenze de- vono essere attribuite alia qnantita di acido carbonico sciolto nel- Tacqua, ed alia varia qualita e proporzione delle terre, poiclie sappiamo die le acque, conteneuti abbondanti quantita di ma- gnesia o piccole quantita di ferro, danno, al saggio idrometrico, risultati molto superiori a quelli calcolati. Col metodo di Giorgis e Feliciani a coteste divergenze si portano correttivi non disprez- zabili. Coututtocio, la determiuazione della durezza ha una importanza grandissima neiresame di un^accpia a soopo stmitario, prima per- che e di facile esecuzione, poi perche i risultati sono tanto appros- simati alia realta clie le differenze non possono influire sul giu- dizio che si deve trarre sulla i)otabilita o meuo deiracqua. Quale intluenza ha la durezza di un'acciua sulla nostra salure '! In Inghilterra, dove sono stati eseguiti i primi e piu completi studii sulle acque potabili, sono stati esaminati gli effetti che pro- ducouo sulla salute pubblica le acque dure e leggere, prendendo per base la mortalita di intere regioni che bevevano acque di durezza diversa (3). Cosi fu trovato che in una pojiolazione di 242,149 persone, vivente in .") citta e che beveva ac(]ua leggera^ (1) TJn grano corrisponde a gr. 0,0648; nn gallone a litri 4,54346. (2) Vedi analisi della Commissione inglese. (3) Sixth Keport of the Commissioners pag. 184-201. 542 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE la mortalita annua raggiungeva la media di 18,5 per 1000: clie iu una popolazione di 100,439 persone, vivente in 3 citta e die be- veva acqiia moderatamente dura la mortalita annua era di 19,2 per 1000 : clie in una jiopolazione di 038,038 persone, vivente in 12 citta e che beveva acqua dura, la mortalita annua era di 20,4 ])er 1000. Le citta di ogni singola regione si trovavano in condi- zioni sauitavie molto diverse, ed ove le buone condizioni igieniclie prevalevano, la mortalita era anclie piii piecola della media gene- rale per regione ed ove i miglioramenti igienici erano stati tra- scurati la mortalita era suiieriore. Per la qual cosa, risnltava evi- dente clie la. durezza o leggerezza delFacqua non aveva alcuna influenza sulla mortalita, come anche cio si deduceva dalla morta- lita media delle diverse regioui. La Commissione iuglese in base a questi risultati conclude va ■clie mentre le acque di eccessiva durezza possono produrre calcoli e forse altre malattie, acque leggere e dure, se libere di sostanze organiclie deleterie, sono egualmente salnbri. Dal lato economico pero la considerazione della durezza di un'acqua ha una importanza grandissima, perclie, per es., il sapoue non sara utilizzato per pulire le bianclierie se prima una porzione di esso nou abbia precipitato tutti i sali di calcio e di magnesio e non abbia resa leggera Facqua dura; le biancherie clie si lavano con acque dure pigiiano un colore grigiastro jiersistente, perclie i sali terrosi degli acidi grassi si depositano dentro e tra le fibre e vi rimangono anche dopo ripetute lavature; le caldaie a vapore, colle acque dure, si incrostauo e possono esplodere, perchc la tra- smissione del calore dal focolaio all'acqua non si ettettua piii rego- larmente. Soprariscaldandosi la crosta terrosa, I'acqua si fa vapore tntta in una volta e sviluppa una tale pressione alia (juale le pareti della caldaia non resistono. Quindi, se dal lato sanitario si puo tollerare qualche volta un'acqua anche molto dura, dal lato econo- mico, tale tolleranza porta con se pericoli non ])iccoli. LniiTi. — Tutti gli igienisti convengono nel ritenere non po- tabile un'acqua che abbia una durezza totale superiore a 35 gradi francesi. A questo limite massimo pero si puo giungere solo nel caso che la durezza sia formata, in niassima parte, di durezza tera- poranea, perche e stato dimostrato che il carbonato di calcio non ha alcuna azione dannosa sul nostro organismo. A questo limite non si puo arrivare quando la durezza sia formata, in massima parte, di durezza permanente, perche i sali terrosi, in questo stato, non sono tanto innocui quanto i carbonati. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 543 Allegg^eriiuento tlelle aequo. Process!} di Clark. — Per rendere leggera iin'acqua dura col processo di Clark, h necessario che la durezza sia data da carbonati di calcio e di nia- guesio, tenuti iu soluzione dall'acido carljonico durezza temporauea). Per depurare 100 litri d'acqua si deve aggiuugere uu graiumo di ossido di calcio per ogui grado di durezza temporauea, operando uel modo seguente : Si stempera la calce in una secchia d'acqua, ed il latte di calce, cosi otte- iiuto, si verra in una porzionc dell'acqua da depurare. Si riempie la secchia di nuovo con acqua, si agita per rimuovere il sediinento che e rimasto nel foudo o si versa nuovaoiente nell'acquii. Si aggiunge poi il riiiianente del- l'acqua da depurare per mezzo di un condotto e se il toufo non fa iiiesco- lare convenienteraente i due liquidi, si adopera uu palo di legno o di ferro. Dopo cio I'acqua apparira molto lattiginosa ed il carbooato di calcio, die prima era iu soluzione e quelle che nuovameute si forma per la fissazione dell'acido carljouico sull'ossido di calcio, incomincierauno a depositarsi. La reazione avviene nel modo seguente : Carhonato acido di calcio — Idratd di calcio — Carb. neutro di calcio — Acqua co< ^^ 'Vfl ^Ca<}.^— 2 CO^ Ca + 2 fl* ^^ < Ofl . Dopo un riposo di tre ore, 1' acqua sar.\ ubbastanza chiara per essere adoperata per lavanderic, caldaie a vapore, ecc, ma, per here, e necessario un riposo di 12 ore almeno. Volendo accertarsi se nell'acqua, cos'i trattata, si trovi idrato di calcio in eccesso che le darebbe cattivo gusto, si approfitta della propriety che ha il nitrato d'argento di dare un precipitate od una colorazione bnina iu presenza di idrato di calcio. Perci5, quando scendono nella vasca le ultima porzioni di acqua tenute in disparte, come 6 stato detto di sopra, si estrag- gono di tanto in tanto dei saggi, si filtrano ed il filtrate si raccoglie in un recipiento di porcellana che contenga qualche goccia di soluzione di nitrato d'argento. Se si produca colorazione bruna, vuol dire che la calce aggiunta e iu grande eccesso, e deve immettersi ancora acqua dura; se si produca una tinta debolmeute gialla, visibile appena, vuol dire che calce ed acqua dura si trovano mescolate in proporzioni esatte; se si produca un precipi- tate liance lattigineso, vuol dire che all'acqua deve essere aggiunte ancora latte di calce. Processo Giorgis-Feliciani. — II metodo di Clark ci dk la possibilita di togliere ad u i'acqua i sali terrosi, in essa contenuti, in forma di bicarbo- nati, ma non quelli in forma di solfati, cloruri, nitrati, ecc. II processo Giorgis-Feliciani si applica invece a tutti i sali terrosi in qualunque forma essi si trovino. Cotesto processo e fendato sulla proprieta che hanno il carbonate sedico e I'idrato calcico, sia isolatamente, sia unitameute, di precipitare non sole tutti i sali di calcio, ma anche quelli di magnesio. 544 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIEXE Difdtti. se si esprini.i la composizioiie oenerale di iin'acqiia colle formule se}>;aeiiti r gruppo 2" gruppo ■">" gruppo 4° gruppo SO'' Ca (COyCaH^ SO' Mg ,CO^NaB {NO^f- Ca (CO^y^MgJP (XOy M{/ CO^ KH Cl^ Ca CI- Mfi si vodo clie i coraposti del primo gruppo sono precipitati dal carbonato di scxlio; qvielli del secondo, dall'idrato di calcio; (pielli del terzo, dal carbonato di Hodio ed idrato di calcio coiitemporaneamente (SO' Mg + C'O'^ Nai' + Ca {OH)'- = Mg {OH)'- + CO^' Ca + SO'' Na^) ; quolli del quarto, nou sono precipitati, ma trasformati, dall'idrato di calcio, in i Jrato di sodio o di potassio, i qnali aiutano o sostitiiiscono I'idrato fal- cico nella trasforniazioue dei composti del secondo gruppo. La quantita dei precipitanti si calcola secondo le iudicazioni segueiiti : La ((uantita di carbonato di sodio da aggiungere ad un'acqua, per pri- A/arla corupletanionte dei sali terrosi, sara data dalla durezza totale meno I'acido carbonico conibinato. La quantita di ossido di calcio sara data dall'acido carbonico combinato pill la durezza totale, meno la calce totale. L'acido carbonico combinato si pub calcolaro approssimativaniente eui dati forniti dalla durezza temporanea ; la calco, totale si puo calcolare aui dati forniti dalla durezza totale. Alcali. Per la determinazione dei metalli alcalini nelle acque potabili serve niolto bene il metodo ])roposto da IJohlig. Si evaporano in una grossa. capsala di porcellana 500 cmc. di ac(|ua Jino a 50 cmc. circa: si aggiungono 10 goccie o tanto acido solforico concentrato da avere una forte reazione acida e si riscalda, senza far bollire, lino a clie si sollevino vapori di acido solforico. A questo i>unto si »; sicuri cbo I'acido cloridrico, nitrico, ecc. si sono volatilizzati. Si lascia rat'fr eddare ; il residuo si scioglie in 150 cuic. di acqua distil- lata, la soluzione si passa. in una boccia della capacita di 200 cmc, si tratta con carbonato di bario cbimicamonte puro c, attraverso il liqaido, si fa passare una corrente di anidride carbonica lavata, fino a che dibattendo si constati assorbimento. L'acido solforico dei solfati e stato trasformato in solfato di barite o tutte le basi combinate all'acido solforico, sono passate alio stato di car- bonati acidi. Si filtra, si lava piu volte il precipitate ed il liqnido si eva- pora, senza far bollire, e si riscalda poi a loO'-llO" C. II residuo si digerisce con 50 cmc. di una mescolanza a parti eguali, di alcool ft di acqua distillata: si soiolgouo i carbonati alca.'iju eolta>)to. CHIMiCA APPLICATA ALL' IGIENE 545 Si Ultra e si titola I'alcaliaita con acido cloridrico -^' ,„, servendo da indi- catore I'araucio di metile: I'alcalinita si pu5 calcolare in carbouato di sodio, sapeudo die ad 1 cmc. di acido ^'j,, corrispondono gr. 0,0053 di car- bouato. Nel caso clio si vogliano separare il sodio dal ijotassio e pesarli sepa- ratamente si procede come e descritto nei trattati di chimica analitica. quantitativa. Cloro. II cloro si trovii generaliiieiite iiell'acqna come costitneiite del sal comune: e se percio la sua quantita nou ci piio far decidere sulla corruzioue o meno dell'acqna, ci puo dare noiidimeno indica- zioni ntilissime. Quindi la sua deteriniiiazione uon deve essere mai trascurata. Metodo di Mohr. — Per la determinazione del cloro, si mettono in un matraccio di cristallo 10 cmc, di acqua, ed alcune goccie di una soluzione di cromato di potassio, esente di- cloro, come indicatore. Si posa il matraccio su di un pezzo di carta bianca e, per mezzo di una buretta, vi si versa goccia a goccia una soluzione JV/,n (1) di nitrato d'argento, fino a cbe il liquido Volga ad iin rosso carnicino debole. Questa determinazione e fondata sulla maggiore affinita cbe ba il cloro per Pargento piuttosto cbe per il cromo e sul colorito rosso sangue del cromato d' argeuto. Quindi uon si former^ cromato d'argento, ovvero il liquido non si colorera in I'os-o carne se prima non sia precipitato tutto il cloro iu forma di cloruro d'argento. La reazione e la seguente : Na CI 4- NO^ Ag = ClAg-{- NO^ Xa Or 0^ K^- -\-2 NO^ Ag =r Cr 0^ Ag^- + 2 jVO' K Verso la tine delPoperazione, il liquido giallo talvolta diviene tauto opale- scente, per il cloruro d'argento precipitato, cbe riesce difficile di ijercepire con precisione la fine della reazione. Percib, nei casi nei quali h ricbiesta una grande accuratezza, si versa nel matraccio, cbe ba servito per una de- terminazione approssimativa, un pocbino di soluzione di cloruro di sodio, per distruggere la tinta rossa prodotta dal cromato d'argento ed in un altro matraccio si eseguisce un' altra determinazione come si e detto so^jra. Couiparando la tinta del secondo matraccio con quella del primo, si potr^ percepire la colorazioue rossa del liquido non appeua si manifesta. Nel caso cbe I'acqua contenga pocbi cloruri, invece cbe direttamente, hi determinazione si fara sopra un litro di acqua, ridotta, per evaporazione, a 100 cmc, per rendere la determinazione piu precisa. II numero di cmc. di soluzione d'argento, impieojati per precipitare tutto il cloro, moltiplicato per 0,003545 d^ la quantitil di cloro contenuto in (1) La soluzione A'/io di nitrato d'argento si prepara sciogliendo gr. 1(!,!I07 di nitrato di argento puro e cristalliz/.ato iu un litro di acijua distillata. Celli 35 54(5 CHIMICA APPLICATA ALL IGIENK 100 cmc. di acqua. Moltiplicaiido questa quantity per uiille si ha la quan- tita di cloro conteniito in 100,000 parti di acqua. Metodo Folhard. — La deterrainazioue del clovo, col metodo di Volhard, si eseguisce nel modo seguente : 100 cmc. di acqua si mettouo in un matraccio di cristallo o si uniscono con 5 o 10 cmc. di soluzione iV/,„ di nitrato d'argento. Si uiescola e si lascia depositaxe il cloruro d'argento formatosi: poi si aggiungono 5 o 10 goccie di una soluzione di allume di ferro, satura a freddo, e tanto acido nitrico conoentrato, privo di acido nitroso, da fare scomparire la colorazione del sale ferrico. Si determiiia I'argento rimasto in soluzione nell'acqua, facen- dovi scorrere da una buretta una soluzione N/^Q di rodanato d'ammonio (1) fino a clie il liquido non assuma una colorazione rosso sangue die persista per 10 minuti. Sottraendo ora dal numcro di cmc. di soluzione d' argento aggiunti al- I'acqua, il numero di cmc. di soluzione di rodanato di aramonio occorsi per precipitare I'argento rimasto in .soluzione nell' acqua ed in eccesso, per il cloro esistente, si ottieue il numero di cmc. di soluzione di argento trasfor- mati dal cloro. Moltiplicando quosto numero di cmc. per 0,003545, si ot- tiene la quantita di cloro esistente in 100 cmc. di acqua e moltiplicando questa quantita per 1000 si ottiene la quantita di cloro in 100.000 i>arti d'acqua. II metodo di Molir, ed il metodo di Vohlard, qiiando si sejiuano le indicazioni date sopra, pos.sono dare risultati ejiualmeiite e.'^atti, .se specialmente la <|uantita di cloro iieiracrei)araie jies-indo il sale, perclii- {■ deliqneseente ; nia titolando c-on soluzione X/,„ di nitrato d'argento una soluzione forte di rodanato d'ammonio e ealcolando Tacqua clie si deve aggiungere per ottenere la soluzione •^Vio precisa. Si sciolgono i)ercitj gr. S di rodanato d'ammonio in nn litro di acqua distillata e si titola la soluzione cou nitrato d'argento, operando come segue: si mettono in un bicchiere 10 cmc. di soluzione N/,o di argento, si aggiungono 40 cm. di acqua distillata, 5 goccie di soluzione di allnme di ferro e tanto acido nitrico eoncentrato, privo dl acido nitroso, fino a sparizione del colorito del sale ferrico. Da una buretta si fa .'^correre nella mescolanza la soluzione di rodanato d'ammonio flno a cbe il liquido si colori in rosso sangue e la colorazione resti per 10 minuti. Se, peres., per precipitare I'argento di 10 cmc. di soluzione A7,osieno occorsi 9,4 cmc. di soluzione di rodanato d'ammonio, vuol dire clie in 940 cmc. di soluzione di rodanato c'c la quantita di sale chs deve essere disciolto in un litro per fare esattamente la soluzione iV/n- rerci6 si pigliano 940 cmc. della detta soluzione e si allungano fino ad un Utro con acqua distillata. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 547 meuo clic non si abbia ravvertenza di neutralizzare avanti i>or- fettamcute Tacqua. II cloro, come costitiiente del sal coniuue, non lia aleima ini- poi'tanza nel giudizio della salubrita di un'acqua; ma qnando 11 cloi'uro di sodio veuga da escrenienti animali, allora acquista nna importanza straordinaria. E clie il cloruro di sodio possa i»iovenire da escrementi ani- mali ]o dimostrano le analisi di 58 campioni di acqna di fogna, eseguite in Ingliilterra, ove il cloro vi iigura, in media, per 11 parti per 100,000 (l)e le analisi di 11 campioni di acqna di fogna di Milano, ove il cloro vi figura per 2,(30 e 1,10 per 100,000; lo dimcstrano anclie le analisi fatte snll'orina nmana ove il cloro vi fignra per 58 p. circa per 100,000. Invcce nelle acqne potabili la quantitti. di cloro e sempre pic- cola. Cosi I'acqna dipioggia ne contiene in media 0,22 per 100,000; le acqne correnti l,lo; le acqne di pozzi profondi 5,11; le acc^ne di sorgente 2,49. Ora, vSe nn'acqna, invece dicontenere Ip. di cloro per 100,000 p., ne contenga 13, possiamo sicnramente dednrre clie Peccesso pro- venga dall 'acqna di fogna. In generale, si potra dire corrotta nn'acqna qnando contenga nna qnantita di cloro molto conside- revole e qnando altri dati analitici od altri fatti concorrano a con- fermare la corrnzione. Poiclio anclie le acqne natnrali clie scor- rouo sn terreni ricclii di clornro di sodio i)ossono contenere nna (inantita di cloro considerevole, senza essere percio conta- minate. In tntti i modi, ({nando nn'ac(ina contenga meno di 1 p. di di cloro per 100,000 p., molto prol>abilmente e esente da ogni con- taminazione. LiMiTi. — Gli igienisti non sono d'accordo nello stabilire la ario puro e cri.stallizzato in un litro d'acrjua distillata. I €HIMICA APPLICATA ALL'IGIEXE 549 Questo metodo, qiiando si se.u'aaiio le indicazioui sopra de- sciitte, da risultati abbastanza esatti, i ,0()0; Ivnbel e Tieniann da S a 10 per lOd.OOd. Aciflo fosforico. Per ricorcarc I'acido fosforico uell'accxua, si opera iiel moclo seguente: si evaporauo a baguomaria clue litri di acqua, fortemente acidulata cou acido nitrico, liuo a secchezza. II residao si tratta due volte cou 50 cnic. di acido uitrico, della deusita 1,4, per seacciare tutto il cloro e per decouiporre le uuiterie organicLe preseuti o si evapora fiuo quasi a secchezza. Si scioglie il residuo cou 10 cuic. di acido uitrico diluito, si Ultra e uel filtrato si ri- cerca I'acido fosforico. Ill uua coniune provetta si mettouo 3 cmc. di reattivo uiolibdico (1), 0,5 cnic. del filtrato e si scalda la mescolauza tra 50° e 60". lu presenza di aciilo fosforico, si former^, dojjo uu certo tempo, lui preci^iitato giallo-ce- driuo, clie aderisce alle pareti del tubo ed h formafco di fosfomolibdato di ainuiDnio. [{N H^/ Ph 0\ 11 M,, 0\ 6 H'- O . Perche la precipitazione delPacido fosforico avvenga completauiente. e ne- cessario che il reattivo sia in grande eccesso, cioe souo ueccssarie circa 40 parti di uioHbdato d'autmouio per 1 parte di acido fosforico. Questo reattivo ba una grande sensibilita e puo svelare traccie di acido fosforico. L'acido fosforico nelle acqiie potabili non si trova die rarissi- mainente e, nel caso, in piccolissiina quantita. Invece nelle acqne corrotte (acqne di fogna. acqne di rifiuto delle fabl)riclie di znc- cliero, ecc.) si pno trovare in discreta quantita ; percii) la ri- (1) II reattivo molibdico si prepiua soioglienilo 40 gr. di molilxlato d'aiumouio conimerciale in IGO cmc. di aiuinoniaea, della densitn 0,959:!. e L'40 cmc. di acqna distillata. Qnesta soiuzione si versa, agitando. in 1000 cine, di acido nitrico della den-^ita 1.12. II reattivo, cosi preparato, si piif) riscaldare a 60" seiiza intoiliidarsi: socio non avvenga si agginnge un po' dl acido nitrico concentrato. 550 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIEXB cerca dell'acido fosforico acquista im valore sauitario noii di- sprezzabile. Lbiiti. — L'acido fosforico non e tollerato in un'acijua pota- bile se non in qnautita piccolissima. Sostaiize ori?aiiiclie. Quaudo la materia organizzata nuiore, si prepara alia di.ssoln- zione, e gli elementi tendouo, dallo stato orgauico a passare alio state minerale. Cosi la molecola, composta di C, H, X, 0, tS, e Ph, si disfa lentaineute; il carbonio si trasforma in anidride carbonica, ridi'ogeno e Tossigeno in acipia, Tazoto, prima in ammoniaea, poi in acido nitroso ed in acido nitrico, lo zolfo in acido solforico ed il fosforo in acido fosforico. Le cause clie provocano cotesta miucializzazione sono: i sa- profiti, quei microrganismi cioe clie vivono a spese della materia organizzata morta, e la preparano per le nitroso e nitro monadi, le <|uali, coirintervento delFossigeno deiraria, ossldano coteste materie organiclie e le mineralizzano. Le condizioni clie iniiuiscono sopratutto sulla rapida miiie- ralizzazione delle materie organiclie sono: presenza di accpia e grande suddivisione alFaria. Difatti, i cumuli di sostanze organi- clie, sottratti all'azione diretta delTaria e della luce, si mineraliz- zano con estrema leutezza: prova ne sia il sottosuolo delle grandi cittii, lurido per vecchie infiltrazioni di latrine o di fogne mal co- strnite, clie rimane pressoclie tale anclie dopo il passaggiodisecoli. La tendeuza adunque della materia organica ad ossidarsi, ha suggerito il mezzo di determinare ;)«>,;)0 gr. di acido ossalieo, •jIGjoO gr. di permanganato
  • 4,24: di acido solforico ed acqiia, si otterra, come prodotto della reazione, un li<[uido ove nou c'e acido ossalico, o peiiuangaiiato in eccesso. Se si sciolgano qnindi (),(!3();j gr. di acido ossalico puro e cristallizzato in un litro di acqvia distillata si avra la soluzione X/,g, e se si sciolgano O^olOo gi'. di pennanganato di potassio in un litro di acqua distillata, si avra la soluzione equivalente a ([uella di acido ossalico nei rapjiorti di decomposizione. Le due soluzioni si trastbrmeranno perlettauiente volume a volume, perclie in 10 cmc. di soluzione di acido ossalico c'e tanto acido da trastbrmare completamente il permauganato di potassio contenuto in 10 cmc. della soluzione sopra detta. Metodo Kuhel. — 100 cmc. di acqua si luettouo in mi matraccio della ca- pacita di circa 300 cmc. insieme a 10 cmc. di sohi/.ione di peruiaiigato di potassio (1), 5 cmc. di soluzione di acido solforico (2) e si scalda, maute- neiido la mescolanza in ebollizioae per 10 miuuti. Si lascia raffreddare e si ag-giuugono 10 cmc. di soluzione JN'/io,, (3) di acido ossilico: il liquido si de- colorera immediatamente e, se una porzione del permanganate sia stato de- coinposto e sottratto dalle" raatciie urgauicbe, dovrk rimauere nel liquido una quautita di acido ossalico libero equivalente al permauganato di potassio, utilizzato dalle materio orgauicbe. Si tratta ora di determinare cotesta quau- tita di acido ossalico: la ({ual cosa si ottiene, facendo cadere da una buretta nell'acqua, goccia a goccia, la stessa soluzione di xjermangauato, arrestaudosi quando il liquido abbia preso una colorazioue rosea leggerissima. II numero di cmc. adoj)erati in questa seconia operazioue rappresentano la quantity di isola- zioue di permauganato impiegato per ossidare Ic materie organicbe, contenute in 100 cc. di acqua. Con questa quantity, si calcola Possigeno consumato per ossidare le materie organicbe, sapendo cbe 10 cmc. della soluzione di perman- (1) Lii solnziono di permanganato di iwtassio si piepara sciojilieiido j;i'. 0,31(33 di iieniiim- guiuitu in im litro di acqua distillata. Questa soluzione sititola ton acido ossalico ^V/,oo-i»et- tendo 100 cmc. di acqua distillata. eseute di materie orgauiclie, in un matraccio della capacit.i di circa 300 cmc. insieme a 5 cmc. di acido solforico diluito e 10 cmc. di soluzione di perman- ganato. Si scalda e si fa bollire pev 10 minuti, poi si aggiungono 10 cmc. di soluzione di acido ossalico. Xel liquido decolorato si fa cadere, da una buretta, la soluzione di permauganato lino ad luia leggera colorazione rosea. La soluzione sara bene titolata quando 10 cmc. di so- luzione di iiermangauato siano completamente trasformati da 10 cmc. di soluzione di acido ossalico JV^/iooi ovvero quando rimanga una colorazione rosea leggeri.ssima nel liquido dope avere aggiunto 10 cmc. di acido ossalico o dopo avere aggiunto una sola goccia di permau- ganato. (2) La soluzione di acido solforico .si prepara scioglicndo 1 parte di acido solforico con- centrate i)uro, in 3 parti di acqua distillata. (3) La .soluzione A7,oo 'b acido ossalico si prepara sciogliendo gr. 0,0303 di acido ossalico pure e cristallizzato (C- O' H- -i- 2 H'i O) in 1 litro di acqua distillata, che contcnga 50 cmc. di .acido solforico concentrato. L' aggiunta di acido solforico e stata consigliata da Kiegler (Zeitg. f. analyt. Clt., Vol. 35, p. 522) per cvitare la decomposizione di-ir acido ossalico e la susseguente perdita di titolo. 552 CHLMICA APPLICATA ALL'IGIENE gauato possono dare gr. 0,0008 cli ossigeno attivo. Supponiamo ora chc siausi consmnati 0,5 ciuc. di perraauganato : per conoscere la quantity, di ossigeno corrispondente si risolvera la eqnazione segnente : 10 : 0,0008 : : 0,5 : x ovvero: X = 0,00004. Moltiplicando per mille il valore di r, si avra la quantity di ossigeno .cousumato per ossidare le uiaterie orgauicbc, contenute in 100,000 parti di acqua. Qualora poi si voglia conoscere approssiiuativamente la quantity, di nia- terie organiclie, si moltiplichera I'ossigeno per il coefficiente medio 20, nella supposizione (Wood e Rubel) che ad 1 p. di permanganato corrispondano 5 parti di materia organiche. II metodo di Knbel ha il pregio di essere molto sensibile, ma uon c ca- paic di farci conoscere se le niaterie organiche, contenute nelPacqua, siano di origine animalo o di origine vegetale e non <■ capace di secernore sostanze organiche da certe sostauze minerali ogualmonto ossidabili col pcrmauganatt> di potasyio, p. eg. nitriti e sali ferrosi. IVr ovviare al pritno inconvenieute, e uecessario ricorrcve al metodo di Frankland, il quale pero e tanto labo- rioso e richiede tali niezzi, non comnni a trovarsi dovunque, che e bene di trascurarue la descrizione, che, del resto, si puo trovare in trattati pifi estcsi. L'interessaiite c questo, che, determinaudo il carbonio e I'azoto dclla nia- C teria organica, conteuuta uell'acqiia, il rapjiorto h grande, qiiando le ni;i- N terie organiche sono d' origine vegetale, h i)iccolo qiiando sono d' origine auimale. Cio^, se cotesto rapporto h inferiore a 3, la materia organica e ei- ciiramente di origine animale, .-e 8 o suporiore, di origine vegetale. Ter i rapporti intermedii, e lasciato in facolti\ dell'analizzutore deciderc, approfit- tando di tntti gli altri dati dei quali si siiole approfittare nel giiidizio dclla contarainazione di nn'acqua. Recent emente, Konig ha proposto un mefcodo per la determinazione del carbonio orgauico nolle aeqne; metodo ancora tropi>i> laborioso da uon potere esser descritto in qnesto manuale. Per ovviare al secondo inconvenieute, si procede uel modo segnente : -Se Vacqua contenga nitriti, se ne aciditicano 100 cmc. con acido solforico, si fanno scaldare, con moderato calore, per qualche tempo, affine di scac ciare I'acido nitroso o di ossidarlo in acido nitrico, si lasciauo freddare e si poTtano al volume di 100 con acqua, distillata su permanganato di potassio. In qnesti 100 cmc. si determinano le materie organiche col metodo sopva descritto. Se Vacqua contenfja sali ferrosi, si determina prima la ([uantita totale del- 1 ossigeno che possono consuiuare le materie organiche ed i sali ferrosi con- tenuti in 100 cmc. di acqua, poi uell'acqua stessa si inuuerge una bacchetta di zinco, alio scopo di trasformare i sali ferrici nuovaraente in sali ferrosi e 81 determina la quant ita di ossigeno che 1' acqua pu5 consumare dopo qnesto trattamento. La differenza tra I'ossigeno totale o I'ossigeno consnmato CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEXE 558 per ossidave i sali ferrosi, in quest'ultiiua determmazione, ci da la quantita di ossigeuo consumato per le raaterie organiclie. Nella maggior parte dclle acque potabili, la quantita dei nitriti h cosi piccola da nou portare una riduziouc- notevole nel permanganato e quiudi I'errorc e trascurabile. I sali ferrosi poi si incontrano rarameute e, nel caso, essi souo avvertiti molto bene dal sapore ferruginoso dell'aequa e dal depo- sito di ossido di ferro clie si forma dox>o qnalclie tempo clie I'acqua i- stata attinta. Anche I'ammouiaca dei sali annnoniacali pu6 ridurre il permanganato di potassio; ma siccome la quantita di essa, che ordinariamente si trova nolle acqiie piu fortemente corrotte, nou arriva che rarameute ad 1 p. per 100,000 e siccome questa quantita non ha azione sul permanganato di potassio, anche questa causa d'errore si pno considerare eliminata. Le ac(iue iiaturali piii pure contengono uiui (|uantita picco- lissima di materie organiclie, costituite di sostanzeuiuiclie; meutre le acque che traversano terreni luridi o che ricevono rifluti del- ruomo o di fabbriehe indnstriali, contengono sempre una discreta ([uantita di sostanze organiclie, delle quali alcune sono ossidabi- lissiuie, altre poco; alcune volatili, altre fisse; alcune acide ed altre basiche; (luasi tiitte pero ossidabili a caldo con permanganato di potassio. Le materie organiclie nelle acque lianuo importanza sanitaria solo perche possono trasportare genni di malattie infettive e co- municarli a chi ne beva, comunicando le malattie. Quindi la loro detenninazione ha un' importanza indiretta straordinariamente grande. LiMiTi. — L'ossigeno consumato per ossidare le materie or- ganiclie contenute in 1(H), (KM) parti di acqua sta tra un minimo di gr. 0,05 ed un niassimo di 0,25. Al disopra di quest'ultima quantita l'ac(jna deve essere dichiarata sospetta a meno che, per condizioni specialissime, possa consumare una <|uantita maggiore di ossigeno, mantenendosi sana. Aniiuoniaca. (Jol metodo di Kubel nou si puo sapere se le materie orga- niclie determinate, siano di origine animale o di origine vegetale, e tale difetto non permette di jironunziare un giudizio sicuro sulla corruzione di un'acqua, fondandosi su cotesta sola determi- nazioue. Xel caso che non si possa ricorrere al metodo di Frank- land o di Konig, si dovra diagnosticare la natura della materia 55-1 CHI.MICA APPLICATA ALL IGIEXE orgaiiica, »lui siioi prodotti di decomposizione e speeialiuente se- gneiido 1' azoto nei varii suoi momenti ; dall'uscita, cioe, dalla molecola orgauica, alia ossidazione eompleta in acido nitrico. E (|uesti prodotti azotati di decoiaposizioiic dovraimo essere nataral- mente piii abbondanti in quelle acque corrotte con rifinti organiei animali, clie in quelle acque corrotte con materie organiclie d^ori- gi]ie vegetale, perclie le sostauze vegetali contengono molto meno azoto delle sostauze anioiali. Quindi, la ricerca deirammoniaea e dell'acido nitroso liauuo una iuiportanza sanitaria grandissima, ])erche la loro presenza e la loro quantita approssiuiativa, mes.sa in relazione colla quantita di nuxterie organiclie, non solo ci con- vincera della corruzione delFacqua, nia ci iara anche decidere sulla natura delle materie organiclie presenti. La ricerca dell'aminoniaca si fa nel niodo segueute: 200 cmc. di acqua yi trattauo con 1 cmc. di soluzioiie di soda caustica I : 4, 2 cmc. di solnzione di carbonato di sodio 1 : 3 e si lascia depositare. II liquido liiupido si versa in un cilindro di cristallo alto circa 20 cent, e stretto, si mescola con 1 ciuc. di reattivo di Xossler (1) e si lascia in riposo per 10 minuti. Se nell'acqua ci sia una piccolissima quantity di amiuoniaia apparir^, in qnesto tempo, una colorazioue >^ialIo-paglierina, visibile special- mente quando il liquido si giiardi dall'alto al basso ; se ce ne sia una quan- tita discreta, apparira nna colorazioue aranciata, appena si vers! nell'acqua il reattivo; se ce ne sia una quantity piu che discreta, in relazione si in- tende della sensibilita del reattivo, si avrk un precipitato giallo arancio. La reazione cbe avviene tra il reattivo di Nessler e I'ammoniaca e espressa dalla seguente formula: H XH^ I 2 Hgl' , 2 Kl + 3 KOH = .Y ' Eg I Ho I O-f-r, KI-\--2 H-O Cioe, mettendo iusieme il reattivo di iS^ssler, eke non e altro che un ioduvo doppio di mercario e potassio in solnzione alcalina, si forma iodnro di ossimercuramiuonio cbe h insolubile nell'acqua ed e fortemente colorato in giallo. La sensibilita del reattivo e grandissima: nna parte di ammoniaca puo essere svelata in 100,000,000 di parti di acqua. (1) 11 reavtivo di Xessler si i)reijara uel modo seguente: Si sciolgono 02,5 gr. di iodnro di potassio iu circa 250 cmc. di acqua distillata; si versa nelliquido, poco a poco, nna solnzione satnra a caldo di sublimate coiTOsivo flno a die si fomii un leggero precipitato persistente di ioduro mercurico. Si aggiungono 150 gr. di idrato potassico, sciolto nella piii piccola quantiti^i di acqua distillata. e si porta tntto ad un litro. Si lasda in riposo qualche tempo e si deeanta il liquido giallo cliiaro in una bottlglia da potersi chiudere ermetieameute. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE OOO Iiioltre la reazione <; caratteristioa jier I'aminouiaca, ijoichfe se le amiuiiie priiiiarie e terziarie della serie grassa danno col reattivo di Nessler mi xu'e- cipitato, colle prime esso h di uu giallo chiaro, colle seconde c quasi bianco. Le ammine secoudarie grasse e le ammiue della serie aromatica, stric- niua, laorfina, chiuioa, albumiiia fresca, eec, uon danno ne precipitato nc colorazione alcuua. Una discreta (juantita di aiumoiiiaca iiidica una reconte e piobabilmeute una contaminazione in atto con sostanze orga- niclie di riflnto animale. Difatti, le acque non corrotto o non con- tengono affatto ammoniaca oppiire ne coutengouo pocliissima; solo I'acqua di pioggia raccolta nelle citta pno contenerne piii di 0,1^> parti per 100,000; raccolta in campagna invece appeua 0,030 parti. Questa ammoniaca derivata dall'aria, e rapidamente assor- bita dalle erbe e dalle piaute; cosicclie le acque correuti non ne {•ontengono piii clie 0,002 parti, od una quantita ancora piii pic- cola, in 100.000 di acqua. L'acqua di fogna, al contrario, contiene sempre una grande (piantita di ammoniaca, circa 5 parti in 100,000, e le ac(pie contaminate con essa ne contengono per conseguenza, una di- screta quantita. ^el\e acque di pozzi superficiali, corrotte con intiltrazioni di latrine, o di fogne, I'ammoniaca si puo elevare ad un massimo di parti 2,75 per 100,000. Quando Tamraouiaca si trovi in acque di pozzi molto pro- fondi, non si pub sui)porre che essa provenga dalla decomposi- zione di materie organiclie, ma dalla riduzione del nitrati, awe- nuta per opera o di sostanze organiclie vegetali sepolte da tempi auticliissimi o di sostanze niinerali riducenti. Cotesta ammoniaca allora e piii distante in tempo dalla materia organica, da cui i>ro- vennero i nitrati, dei nitrati stessi e quindi priva di ogni impor- tanza sanitaria. L'ammoniaca ueH'acqua si ossida sollecitameute e si trasforma in nitriti e nitrati; quindi e necessario ricercarla appena attinta l'acqua, oppure dopo un tempo non molto lungo. LiMiTi. — L'ammouiaca, in generale, non si deve trovare in una buona acqua potabile ; si tollereranuo traccie o piii quando, da ispezioni rigorose, si possa trarre la convinzione che essa provenga o dalla riduzione dei nitrati o dall'aria; non si tollere- ranno nemmeno traccie quando si abbia il sospetto clie essa pro- venga dalla decomposizione di materie organiclie. 550 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEXK Acido uitroso. La ricercii dell'acido nitroso, per le ragioni dette dianzi, lia an- clie una importanza sanitaria grandissima. Essa si fa col metodo di Griess clie e il piu sensibile ed il piu sicuro. la ua cilindro di cristallo, con cliiusura ad 1 litro. La .solunione si scolora con carbone animale. CHIMICA APPLICATA ALL'iGIENE Oo7 Iiioltre se in nii'acquii si trovi acido iiitroso e iioii si trovi aiiiinoniaca viiol dire clie la corruzione c'e stata ma clie h cessata^ se si trovi invece ammouiaca ed acido nitroso, vuol dire che la corruzioue e contiuua, perclie uua parte della materia orgaiiica e gia quasi completamente mineralizzata, ima parte invece e al- r inizio della mineralizzazione. LmiTi. — Come per Tammoniaca. Acido iiitrico. L'azoto della materia orgauica si irasforma detiuitivamente^ l)er ossidazione, in acido nitrico. Cio indica clie la contaminazione e passata e forse clie l'azoto nitrico lia appartennto alia materia organica della stessa uatura di quella clie attualmeute si trova nell'acqna. I soli nitrati indicano che I'acqiia e completamente bonificata e la loro (inantita sta in rapporto colla materia organica azotata distrutta. La ricorca qualitativa •ilcU'acido iiiti'ico si fa nel modo seguente: In un tubo da saggio si versa 1 ciiic. dell'acqua da esaininave, 3 o 4 goccie di soluzione di solfato di difenilammiua (1) e 2 cnic. di acido solforico coii- centrato, facendolo scorrere Inngo le pareti del tubo. Se nell'acqua vi siano nitrati, si ottieno un anello colorato intensamente in azzurro nel punto di contatto del due liquidi. Se si iacciano mescolare i due liquidi, si avr^ una co- lorazione azzurra quando nell'acqua vi sia unaquantita di nitrati 8ui>eriore ad 1 parte in 1,000,000 d'actpia (Cimniino R.)- Qualora nell'acqua vi siano piccole quantita di nitrati, la rcazionf si fa sull'acqua concentrata per evaporazione. Cotesta reazione ha un valore assoluto quando noil' acqua non vi siauo nitriti, poicbfe I'acido nitroso reagisce sulla difenilanmiina nel modo stesso- doll'acido nitrico. In qnesto caso si niettono 100 cmc. di acqua i)i uua caijsula di porcei- laua, si aciditicano con acido acctico e si fanuobollire per mezz'ora, lasciaudo sfuggire liberamente i vapori. L' acido nitroso, uiesso in liberty dalP acido acetico, volatilizza rapidamento e nel liquido riuuingono i nitrati indocom- posti (2). Si neutralizza il liquido con oarbonato di sodio, eseute di nitrati, e si porta al volume di 100 cmc. con acqua distillata. Sull'acqua, cosi trat- tata, si fanno le reazioni sopra descritte che, in questo caso, saranno date esolusivauiente dall'acido nitrico. (1) II reattivo si prepara sciogliendo nn jio" di solfato di dil'eiiilainiiiiiia in una soluzione > "/^ di acido cloiidrico. (2) Fersenius — Zeitsch. f. analyt. Cheiiiie, XII, 427 ; XV, 230. ooy CHIMIOA APPLICATA ALL IGIEXE La cleterminazione dell'acido nitrico si fa col motodo di Schultze e Thio- inaiiii, operaudo nel inodo seguente : Si evaporano a biigaomaria, in una capsnhi di porcellana, 2 o 3 litri di acqna, a seconda dei casi, fino a 50 cine, circa. II residno si Ultra in nn liallonciuo della capacita approssimati\a di 150 cmc. (fig. 246) e si aggiungono le lavatuve della capsula e del filtro. Al palloucino si adatta poi nu turac- ciolo di gomma a due fori per i qnali passano due tubi di retro ripiegati in basso ad angolo acuto immediatamente al di sopra del tnracciolo. Questi tubi si iiniscono, mediante gomma elastica, a due altri tubi, nno dei quali termiua con un'affilatiiva ed una ripiegatura in alto e deve servire per con- durre il gas nella cainpanella; I'altro tubo, diritto, servp per introdnrre il cloruro ferroso (I) o Pacido cloridrico nel palloncino. Nelle congiuuzioni si adattano le pinze per cliiudere ed aprirc, secondo il bisogno. Per scacciare I'avia dal palloncino e dai tubi laterali, si riscalda 1' acqna con un becco Bunsen, tenendo aperte prima ambedne le pinze, poi alternando le aperture e le cbiusnre quando le estremita dei tubi peschino nei rispettivi liquidi. Allorclic siasi scacciata tutta I'aria, e cib si conosce dalla completa conden- sazione dei vapori che escono dai tubi, e I'acqua sia arrivata ad una con- veniente concentrazione, si cbiudono le pinze, si toglie la lampada e si lascia ratfreddare nu pocbino il pallone nel quale si formera un vuoto. Poi si fa (I) Il olormo ferroso si prepara riscaUlando Inuganiente una certa quantitii di bollettf ili ferro con acido cloridrico in eccesso. E bene die la soluzione di cloruro di ferro sia piuttosto concentrate. CHIMICA Al'l'LlCATA ALL' IGIENE boU entiarc ima certa quautita cli cloruro ferroso, misto ad acido cloridrico^ apreudo la piuza corrispondentc. Si riscalda nnovamente e qiiando il misto di gas o vapore ha raggiunto una tensione superiore alia preasione eeterna, si apre la piaza del tiibo couduttore, e I'ossido d'azoto si va a raccoglicro man luaiio nella campanclla graduata rfpieiia di uua soluziono di soda o di potassa canstica ed immersa iu un bagno egualmente di soda o di potassa. Si deve iiotare che la maggior parte di ossido d'azoto si svihippa quaudo il liquido fe viciuo a secchezza, se il cloruro ferroso aggiunto non sia molto concentrato . Per evitare j)oi clie una x'Oi'zioiie di ossido d'azoto riuiaiiga ncl palloii- cino, si iutroduce nnovamente cloruro ferroso, si riscalda e si opera conio h stato detto dianzi. Per determinare il volnnie dell'ossido, si immerge la cainpanella in uu bagao d'acqua in modo clie il liquido nolPintemo della cauipauella stia alia stes.sa altezza del liquido del bagno e lasciandola cosi per una ventina di minuti. Si legge il numcro di cmc. occupati dal gas, si nota la teniperatura dcirambiente e la x)re8sione barometrica del moniento e si ridnce il volume letto a 0" e 760 mm. di pressione, mediante la formola seguente : H - F r = r' 760 (1 + a t) ove J' rappvcsenta il volume del gas secco a 0' e 760; F' il volume del gas umido letto ; H la pressione del momento ridotta a 0" (1), F la tensione massima del vapore d'acqua alia temperatura del momento, t la tempora- tura, 7 il coeflicieute di dilatazione dei gas ('0,00367). La determinazione deH'acido nitrico h fondata suUa decomposizione dei nitrati per causa dell'acido cloridrico e del cloruro ferroso. La reazione av- viene nel modo segnente : 6 Fe CI' + 2 NO' K -\- X n CI. = 2 K CI + i H- -j- 3 Fe- CV' J 2 yO. Moltiplicando ora il volume di ossido di azoto a 0" e 760 mm.; per 2,413 si ottiene in milligrammi I' anidride nitrica (jV- 0) corrisx>ondente e divi- dendo per 20 <> per 30, a seconda clie si siano adoperati 2 o 3 litri di acqua par la determinazione, si ottiene la quantita di anidride nitrica in 100,000 parti di acqna. In raodo approssimativo, si puo determinare I'acido nitrico nelle acque segiiendo le indicazioni di Winkler. Li due cilindri della capacita di 50 cmc. si versano in uno 10 cmc. dell'acqua da esaminare e nell'altro 10 cmc. di acqua distillata; si aggiungono poi ad ognuno 1 cmc. di una solnzione 2 7o di solfato di brucina e 20 cmc. di acido solforico concentrato purissimo. L'acqua coutenente nitrati si colora in giallo, I'acqua distillata non si co- lora affatto : si fa colare allora da, una buretta, graduata in vcntcsimi di cmc, nel cilindro con acqua distillata tanta sohizione di nitrato di potassio da eguagliare la tinta dell'altro cilindro, aspettando un tempo convenicnte per (1) Per rklurie a 0'' I'altezzii dellii. ooloniuk l);uoinetrica, si divide per il binoniio di dila- tazione 1 + ^' ^ k essendo il eocffieieiite di dilatazione del mercurio, egnale a 0,000180.'). OGO CHIMICA APPLICATA ALL'lGIENE la stabilita di coteste tinte. La soluzioiie di uitrato contieue gr. 0,187 di nitrato di potassio secco in 1000 cmc. d' acqua ed ogni ciuc. corrisponde a 0,1 milligram] no di aiiidride nitrica. Percib il numero di cmc. impiegato per eguagliare le tint©, moltiplicato per 100, da la quantita di anidride ni- trica in milligrarami in un litro d'acqua. In acque contenenti poclii nitrati »i usauo 50 cmc. di acqua e 100 cmc. di acido solforico concentrate ed in deterniiuazioni molto esatte si devono eguagliare i volumi nei due cilindri, aggiungendo al cilindro di acqua in esame tanta acqua distillata quanti i cmc. di soluzioue di nitrato aggiiuiti all'altro. 11 metodo di Schnltze e Tiemani), in coiifronto deftli altri ine- todi, h quelle clie da risultati i)iii esatti, perclie la reazione iion e affatto infltienzata da altre sostanze minerali od orjianiclie clie possouo trovarsi ueiracqua: e perclie le cause d'errore sono tutte trascurabili. TJn' acqua clie conteuga una graude ({uantita di nitrati si potra dire corrotta se contemporaueameute contenga iiiolte materie organiche. Percio una grande quantita di nitrati potra essere tol- lerata in un'acqua di pozzo profondo, di sorgente, ma nou puo essere tollerata in un'acqua di pozzo superficiale, la quale acqua, per lo meno, dovra essere ascritta alia categoria delle sospette. Iva quantita dei nitrati nelle varie acque e molto diversa, per ragioni sopratutto locali. Cosi I'acqua di pioggia contiene pill nitrati quando e raccolta in vicinanza delle citta. e meno . ]>. -Jls. ("ELM :!(■> 562 CHIMICA APPLICATA ALL IGIEXE ri.sce iii uu crogiiiolo cli platino. 11 solfiiro di mercurio si A-olatilizza, il sol- fnro di piombo resta, qnalorti si abbia cura di far passare durante 1' iiice- nerimento, idrogeno solforato. II piombo si puo pesare o sotto forma di solfiiro, o sotfco forma di solfato, nel quale caso, dopo V iucenerimcuto, si aooiunge acido solforico, si evapora e si calcina. Cotesto metodo da risul- tati eecelleiiti e iiuo servire ])er deteriuinare piccoHssimo quantity di piombo. Zineo. Per rvcercare piccolc quautita di ziueo, si pub adoperaro il metodo di Berutrop. II precipitato ottonuto con fosfato di soda si scioglie in acido nitrico, si fa evaporare I'acido, si aggiunge doruro ammouico ed ammoniaca in eccesso si filtra, se uecessario, e si tratta con vsolfuro d'ammonio. Lo ziiuo precipita in forma di solfnro bianco, il quale, riscaldato su lamina di pla- tino, dovra apparire giallo a caldo e bianco a frcddo. Secondo le esperienze di Hundeshagen e di Carnevali, le acqiie potabili ordiuaric nou disciolgouo atfatto zinco, auclie quando siano mcsse in con- tatto lungamente con questo motallo. Solo diminnisce in esse la quautita delle sostanze terrose in sohizioue ed il metallo e attaccato superficialmeute, formandovisi una patina di sali insolnbili e probabilmente di carbonato ba- sico. L'acqiia distillata pero e piovaua disciolgouo lo zinco come disciolgoni) il piombo. Soluhilitu del piomho o dello zinco mile acqiie. — Per conoscere se un'acqua sciolga il piombo o lo zinco, si mette, appena attinta, in due cilindri di vetro alti circa 12 cmc, larglii 4 e da potersi chiiidere con tappo smerigliato. In nuo si immerge una lista di })iombo puro, di 11 cmc. di lunghezza, resa lu- ceutc con carta vetrata, lavata accurataraente con acqiui, asciugata e stro- fiuata fortemente con un ikiuuo ; nell'altro cilindro si immerge una lista simile di zinco puro, egualmeute trattata. I due cilindri si chiudono ermeticameiite e si mettono in luogo osciiro. Dopo 24 ore, nell'acqua, contenuta nei cilindri, si ricerca il xiiombo e lo zinco nel modo detto di sopra. Sostanze sospese. Le sostauze sospese si deterrainano nel modo seguente: 2 o 3 litri di acqua da esaminare si mettono in un matraccio da potersi chiudere e die si riempie completamente colla detta quautita di liquido. Si cbiude e si mette in luogo fresco per far depositare completamente le sostauze sospese, cio cbe richiede talvolta qualcbe giorno. Dopo cio, si filtra Pacqna attraverso un fi^ltro di carta Berzelins, pesato secco in un pesafiltri, e tutto il deposito si fa passare accuratamente sul filtro, lavando poi con acqua distillata. II filtro col deposito si rimette nello stesso pesafiltri, si fa seccare in una stufa a 100' C, si fa freddare e si pesa. La differenza tra la prima e la seconda pesata d^ la qnautitJl di sostauze sospese conteuute in 2 o 3 litri d'acqua. Dividendo cotesta quautita per 2 o per 3 c moltiplicando per 100 si ba la quautita di materia sospesa in 100,000 parti di acqua. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 503 Sterilizzazioiie delle acque inquiiiate. Con cloruko di calce. — Traube ha proposto «Ii reudere sterile un'acqua. trattandola con una solnzione di cloruro di calce. Bas.-5eiige ha modificato il luetodo di Traube, aumentaudo il clo- ruro di calce in modo da avere una sterilizzazione piii eflftcace e pill pronta. Si precede nel modo seguente: 20 gr. di cloruro di calce del coramercio, sciolti in poca acqua, si versano in ](M> litri d'acqua da sterilizzare; si agita e si lascia in riposo per 30 miuuti. Il cloruro di calce eccedente, die da all'acqua cattivo sapore, si elimina aggiungendo, per piccole porzioni, una soluzione concentrata di sollito di calcio, fino a che, assaggiando I'acqua, non si senta piii alcun sapore disgustoso. La reazione avviene nel modo seguente: (CJ Of Ca -1^2 8 0' Ca = CV Ca -}- 2 S 0' Ca . Si lascia depositare e 1' acqua limpida potra essere beviita impunemente, poiche in essa non si trovano piii microrganismi patogeni: solo avra uii grado di durezza maggiore, per avere acquistato un po' di cloruro di calcio e di solfato di calcio. Bassenge ha trovato che una quantita di cloruro di calce conteuente gr. 0,06.")2 di cloro attivo, sciolto in un litro d'acqua, forteuiente inquinata con batteri patogeni, sterilizza in 12 miniiti e che una quantita, contenente gr. 0,0978 di cloro attivo, sciolto in un litro d'acqna, sterilizza in 10 miniiti. Dunbarn e Zirn attermano che il niiglior disinfettante delle acque e il cloruro di calce. Per disinfettare le acque di fogna, e sufficiente 1 gr. di cloruro di calce per 20 litri d'acqua. Proskauer ed Eisner, invece, attermano che per sterilizzare le acque di fogna sono sufficienti da gr. 12 a 1.") di cloruro di calce per metro cubo con un contatto di 10 miniiti. In generale, si puo dire che il cloruro di calce sterilizzera le ac- que con tanta minor quantita e con tanta maggiore celerita (^uanto maggiore sara la <[uantita di cloro attivo in esso contenuto. Per disinfettare piccole quantita di acqua, per iiso famigliare <) per truppe in marcia, Schunburg raccomanda una soluzione di bromo preparata nel modo seguente: bromo gr. 22,00, bromuro di potassio gr. 20,00, acqua gr. 58,00. Di questa soluzione si ver- sano 0,2 cmc. in un litro d'accjua {OjOd di bromo), si rimescola, si lascia in riposo cinque minuti e si neiitralizza il bromo in ecceso, aggiungendo una compressa formata di gr. 0,095 di bisolfito di sodio, 0,04 di carbonato di sodio e di un po' di mannite. 0,00 gr. di bromo ed anche quantita maggiori sembra che non sterilizzino completamente le acfpie, come Schunburg pretende. 5GJ- CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Noniie per giudicare della pot{il)ilit;i di iiii'acqua. Chiunque c cliiauiato a dare uii .i;iuclizio sulla potabilita di uu'acqiia deve teiier couto, prima di ogiii altro, delle condizioni geologiche della sorgente o, piii generalmente, del luogo di presa; poi dei caratteri orgaiiolettici e della composizione cliimica. Le acque sorgive devono avere origine i>rofonda, non devoiio intorbidarsi nelle iiioggie e non devono essere originate da corsi d'accpia che qualche volta si perdono nelle cavita delle roccie per riapparire in altro Inogo. Le sorgenti, alimentate da falde acqnit'ere superficiali, devono essere ritennte sospette qnando specialmente il terrenOj formante il bacino, e molto permeabile^ molto fessnrato e concimato. In questo caso, le acque meteoriclie arrivano alio strato impermeabile senza essere snfficientemente liltrate e possono por- tare seco i germi di malattie infettive o le nova di entozoari clie tal- volta. trovansi nel letame sparso o nelle defecazioni di aniniali pa- scolanti. Per le acipie di po/.zi, scavati nelle campagne, valgono le stesse considerazioni fatte per le sorgenti. Invece per le acqne di pozzi, .scavati nell' interno delle citta o in viciuanza di luoghi abitati, si deve esser certi elie la falda acqiiifera, die alimenta il pozzo, non abbia comnnione col sottosnolo della citta, da ciii possa derivarne gli scoli luridi, e clie non sia molto vicino a. latrine flltranti o fogne mal costruite. In ogni caso, le pareti del pozzo devono essere assolutamen* e impermeabili i)er non per- mettere stillicidi di sorta. Le acque di tiumi o di torrenti, che si vogliono utilizzarc come potabili non devono ricevere rifiuti di fabl)riclie industriali od acqua di fogua prima del luogo di presa, salvo il caso, nel ([uale I'immissione sia fatta ad una distanza molto grande da permettere alia materia organica di ossidarsi comidetamente, oi)- pure clie 1' immissione di coteste aciiue sia fatta dopo es.sere statt^ depurate, sterilizzate o rese innocue con procedimenti si)eciali. Una volta noto lo stato della sorgente o dellii presn, si dovra tener conto delle proprieta lisielie e della composizione cliimica iccola qnantita di materie organiclie e niente ammoniaca ed 560 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE acido iiitroso e fiualmente nou sara eirore concedere. un po' \m\ di cloro quaudo esso provenga dal cloniro di sodio miuerale. Invece, sara un errore gravissimo permettere acque clie contengano una quantita di cloro, per es., al disotto del limite, (luando questo pro- venga da liquidi escrementizi animali, (|uando ramnioniaca e I'a- cido uitroso provengano dalle materie organiclie in disfacimento e quando I'acido nitrico sia accompagnato da molte materie organiclie. Dunque, non e dalla quantita sola delle sostanze contenute nell'acqua, che dipende la sua potabilita, lua dalla loro prove- nienza die, in ogni caso, si tentera di scoprire, esaniiuando mi- nuziosamente la sorgente, la condottura ed il luogo di presa, e mettendo in relazione il risultato di questo esame con quelli otte- nuti dall'analisi cliimica, e dalle analisi microscopica e batteriolo- gica (Y. Microscopia , Baitcrio1o la niassima parte del glicogeno, couteuuto uella carne, sia passato nel- jOb CHIMICA Al'l'LICATA ALL ICtIK.NE I'acqiut, si filtra il brodo per carta, si fa conceiitrave a bagnouiaria iino a riclurlo a piccolo volume e si saggia con tintnra di iodio iiiolto diluita (0,25 gr. di iodio, 0,5 di iodnro di potassio e 100 di acqiia). Si niette, cio^, uq po' di brodo ill iiu tube da saggio e si versa in esso la tiutura teneudo il tubo molto inclinato, affiucb^ i due liquidi uoii si mescoliuo, ma si sovi'appon- gauo. Si raddrizza il tubo e nel puato di contatto dei due liquidi si pro- durra nn auello, colorato in rosso bordeaux, nel caso clie la carne sia di ca- vallo, asino e mulo, uon si produrra alcuii aiiello, nel caso clie la carne sia di bue, di maiale, di pecora, ecc. Qualora il brodo sia troppo alcalino, per un eccesso di carbonato aggiunto, prima di far la prova del glicogeno e bene di neutralizzarlo con acido acetico. Altrimenti, la tiutura di iodio uon reagisce snl glicogeno se non quando abbia trasformato in iodnro il carbonato di sodio. Qiiindi nc vorrebbe una diluizione occessiva del liquido cd una reazione debolissima e qualche volta ancbe nulla. Nella carne dei bovini non si trova ordinariainente glicogeno : j)er5, se essa provenga da animali nutriti con barbabietole (Tonzig) o con sostanze ricche di grasso (Desgrez-Boucliard) pub contenerne quautita abbastanza ele- vate, fino ad 1 " o e pii^- Queste si possouo considerai*e vere eccezioni, i)ercbe <• noto che nella razione ordinaria dei bovini la barbabietola e le sostanze contenenti molti grassi non possono entrarvi clie per una piccola porzione. Per ricerclie piii rigorose e scrupolose h necessario ricorrere alia deter- niinazioue quantitativa del glicogeno col nietodo di Niebel, la cui descri- zioiie uon }n\b trovar Inogo in iiucsfco manuale. Preparati di carne di maiale. I piei)arati ili carne di maiale ( salsiceie, salami, inoi'tadelle, ecc), oltre airaggiunta
  • reparato, si ricorro al metodo di Mayrhofer, che da risultati molto buoni. Nei preijarati di carne il glicogeno va lentimeutc decoraponeudosi (liat- telli e Tonzig), tanto che nelle salsiccie di assoluta carne di cavallo esso non si riscontra jtiii doyio cinquanta o sessauta giorui al massimo dalla loro CHIMICA APPLICATA ALL" IGIENE 5G9 preparazioue. Percio, la ricerca doUa came di solipedi nei preparati, si deve fare jiei primi giorni della fabbricazione di questi. Reazioxe ciologica. — La reazione h foudata sul fatto, omai beu con- statato cbe, inoculando ad un animale una soluzione di una sostanza alhmninokle, si ottiene un siero, dal suo sangue, capace di produrre un precipitato nelle solit- zioyii della stessa sostanza albuminoide (Bordet, Tscbisfcowitseb, Fiscb, Myers, Ulib'ubatb, Wassermann, Schiitze, Ruppiu). II siero si prepara inoculando nel peritoneo a' couigli il liquido otteimto, per compressione a 200 o 250 atmosfere, con tutte le regole di asepsi, dalla came, per la quale si vuol preparare I'aniniale. 7 iniezioni di circa 20 cmc. alia distanza di una setfcimana sono sufficienti per avere un siero raolto at- tivo, per la carne di cavallo. La reazione si pratica in modo diver^o a seconda che, p. es., si debba couoscere se una came fresca sia di cavallo, oppure se in nn preparato di carne di iiiaiale ci sia carne di cavallo. Carne fresca. — La carne si smiuuzza e si sottopone ad una pressione di 200 o 250 atmosfere; il liquido raccolto si dilnisce con 5 o con 25 parti di solnziouc di cloruro di sodio 0,8 ° „ e si filtra per iiltro Berkefeld. Nel caso cbe la soluzione sia acida, si neutralizza con soda, per evitare la formazione di procipitati spoutauei, e 4 cmc. di questo liquido si trattano con 0,2-0,4-0,8 cmc. di siero di sangue e si lasciano per qualche ora in riposo. Nel caso clie la carne sia di cavallo ed il siero provenga da animale iniettato con sncco di carne di cavallo, dopo un tempo, piu o meuo lungo, si ha nelle mescolaaze sn dette xjrima intorbidamento, poi fiocchi e finalmente nn deposito. I succbi di carne da soli o mes<;olati con siero di couigli non iniettati, non danno intorbidamento o precipitato alcuno, anche tenuti per niolte ore in termo- stato a 37" C. Si deve avvertire che, facendo la reazione sulla diluizione 25 %} '^ 2 cmc. si deve aggiungere ancora una gocciadi soluzione 1 "/„ di carbonato di sodio. La reazione h molto sensibile, percb^ e capace di dare dei fioccbi dopo nn'ova, ed un deposito dopo due ore in un succo di carne di bue, mescolata col 5 ",'„ di carne di cavallo, trattato con '/id di siero; ed e capace di dare un intorbidamento dopo un'ora e dei fiocchi dopo 2 ore, in un succo di came di bue mescolata col 2 "/„ di carne di cavallo. Salsiccie di came di maiale o altri preparati. — Le salsiccie si sminuzzano finauiente e si trattano con soluzione di soda 0,1 "/o da coprirle completa- mente. Dopo raolte ore, si decanta il liquido, si rende debolmente alcalino, se sia acido, si Ultra ed il filtrato si diluisce o coll'egual volume di soluzione di cloruro di sodio 1,6 " o, o con uu volume 5, 10, 15 volte di soluzione di cloruro di sodio 0,8 ' „. 11 liquido, cosi diluito, si tratta con siero come e stato detto per la carne. Colle salsiccie di cavallo e con siero di animale iniettato con came di cavallo, si ha la reazione visibilissima in tutte le diluizioni ; colle salsiccie di maiale e collo stesso siero non si ha reazione afifatto. Percio, nci ])repa- rati di carne di maiale si puo scoprire la carne di cavallo con sicurezza. ancbt- quando cssa vi si trovi in piccola quantity. ,j7U chimica applicata all'igiene L'affninicatiira, il nitro, I'acido borico, 1' acido salicilico eel il bi.solfito di sodio non distiirbaiio affatto la reazione. Una leggera cottura della sal- siccia indebolisce la reazione ; una cottura prolungata la annulla (Ruppin). Fecola o farine. — La fecola o la farina si aggiunge per dare al preparato bell'aspetto e per aumentare peso e volume. Si rieerca,. sciogliendo, il preparato nella solnzione alcoolica di potasna 8 " o nel uiodo cbe si h detto dianzi per la rieerca delhi carne dei solipedi. L'amido, rimasto indisciolto, si raccoglie su di Tin filtro di carta, si lava due volte con potussa alcoolica, i>oi con alcool fino a die il filtrate si intorbidi per aggiunta di acido: il residno si saggia con tintura di iodio. Nei ijreparati di carne, piccole quautita di aiuido po.S3ono provenire dalle drogbe aggiunte come condimeuto: quindi non si considerera sofisticato il preparato che uou ne contenga una quautita piuttosto clevata. In ricerclie scrupoloso c bene di deterniinare quantitativamente I'amido col metodo di Mayrhofer (Zeitschr. anal. Chemie, Vol. 38, p. 375). Materie coloranti rosse. — Le materie coloranti rosse si aggiungono ai pre- parati di carne per dar loro un boll'aspetto e per nascondere il difetto del- 1' inverdimeuto. Per .scoprire coteste materie coloranti Juckenacb e Sendtner banno proposto il seguente procedimento : una parte del preparato di carne si fa seccare in stufa a 105" C, si cstrae jioi, in apparecchio di Soxblet, con etere di petrolio per 3 ore circa, affine di togliere tutto il grasso e le sostanze catra- mose, eventualmente provenienti dall'affumicatura, od il residuo si fa seccare nuovamente. Se la carne sia stata artificialmcnte eolorata, apparira rosa o rossa; in questo caso, si tratta eon glicerina acquosa, riscaldando in bagnomaria bollente, e questa si approprier^ In, materia colorante e diverrk rosa o rossa. Spaetb invece ba proposto il seguente procedimento: Si tagiiuzza finamcnte la carne, si fa seccare in stufa a 100" C, si estrae con etere di petrolio e la massa digrassata si riscalda in bagnomaria bollente con una solnzione 5 ° „ di salicilato di sodio, il quale, in breve tempo, discioglie la materia colorante, cbe poi potra essere separata ed identiiicata nel modo cbe si dira per il vino. Nitro. — II nitro si aggiunge ai preparati di carne per conservnre il co- lor ito rosso al niuscolo. Si rieerca nel modo seguente: Si tagiiuzza linamente il preparato, si mette in una capsula di portel- lana e si copre con acqna distillata. Si fa bollire, si filtra e sul Jiltrato si fa la reazione dell'acido nitrico, come per I'acqua potabile. Non si ha reazione nei preparati, che non contengono nitro, si ba forte reazione in quelli che ne contengono anche piccola quantita. Acido horico. — L'acido borico si aggiunge ai preparati di carne j)er im- pedire fermentazioni anormali od alterazioni. La rieerca e la determinazione dell'acido borico si fa seguendo il metodo di .Jorgenseji. 10 o 15 gr. di carne si mescolano con 5 cc. di solnzione di acetato di calcio 10 ' „, in capsula di ni- cbel, la mescolanza si fa seccare in stufa a 100° C. ed il residuo si incinera con fiarama diretta, Le ceneri si rij)rendono con acqua, acidificata leggermente con acido sol- torico, si riscalda in bagnomaria per cacciare tutto 1' acido carbonico, si filtra, si lava pin volte capsula e filtro con acqua distillata, il filtrato si CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 571 diluisce a 5(5 e. c. con acqua distillata e si ueutralizza con potassa JV ,^, ser- veudo da indicatore la fenolftaleina. Al liquido, si aggiungoiio 25 cmc. di glice- riaa neutra e si titola nuovameute cou potassa -iV/iQ. In qiieste condizioni, I'a- cidita doll'acido borico sara tutta niessa in evideuza, e dai centimetri cubici di alcali ^/,||, -impiegati in qnesta seconda titolazione, si calcola I'acido borico, nioltiplicandoli per 0,0062. Nel case che nel preparato di carnenon ci sia acido boi'ico, per produrre la neutralita del liquido o meglio I'arrossamento della fe- nolftaleina, sara sufficieute una goccia di alcali titolato od al piii due. Cotesto metodo di determinazione dell' acido borico da risultati abba- stanza esatti : le ditferenze riscontrate, in piu od in meno, tra le quantita trovate e calcolate oscillauo tra 1 e 2 ° „. Blsolfito di sodio. — II bisolfito di sodio si aggiuuge come antisettico e come sostanza capace di maatenere rossa la carne. Si scopre ricercando I'acido solforoso. Si tagliuzza, cio^, finamente il pre- parato di earns, si mette in una capsula di porccUana insieme ad una quan- tita di acqua distillata da coprirlo completameute e si riscalda tino all'ebol- lizioue. Si filtra, il liquido filtrato si fa concentrare a piccolo volume, si introduce in un giosso tubo da saggio e si acidifica con qualche goccia di acido solforico diluito. La provetta si cliiude con uu turacciolo di sughero attravorsato da un tubo affilato e si riscalda all'ebollizione, presentando la punta afiSlata ad una strisciolina di carta, inzuppata con una soluzione di gm. 0,10 di jodato di potassio in 3 cmc. di ftcqua amidata, resa acida con qualche goccia di acido solforico. La carta diviene bleu, nel caso cbe dal liquido si separi acido solforoso anche in piccola quantity (Guerin). Al X Congresso di igiene e di demografia, tenuto in Parigi nel 1901, tutti i couveuuti lianno espresso il parere che gli antisettici negli alimenti 8iant> proibiti. Rubner ha soggiunto che gli alimenti debbano osser vcnduti come la natura li da; la conservaziona cogli antisettici essendo niolto pericolosa. Pesci. Altkkazioni. — II pesce fresco, o morto da puco tempo, ha carne soda, elastica, che non conserva I'impressione del dito; ha le squame lucenti, le brauchie chiuse e di color rosso ; gli occhi chiari e vivaci ; la coda distesa e dura. II pesce stantio invece ha carni molli e tloscie ; le squame non piu lucenti perche coperte di una secrezione viscida; gli occhi opachi ed infos- sati ; le brauchie brunastre e traniandono odore di putrefazione. In altera- ziono piu avanzata il pesce si goufia per sviluppo di gas sotto la pelle; le branchie ed il capo esalano un odore acuto e ripuguante ; la pelle si sgonfia se si punga con uu ago. Cotesto pesce se si getta nell'acqua rimane a galla, mentre quello fresco va a fondo. La carne del i^esco fresco ha reazione anfotera, quella del pesce alter ato reazione nettamente alcalina. I pesci uccisi con dinamite hanno la vescica natatoria rotta ; quelli uc- (•isi con clornro di calce hanno le squame giallognole, gli occhi rossi e tal- volta lumno anche I'odore disgustoso del clornro. Tah. 40. (HI. MIC A Al'l'Lll.VTA ALL' iLill'JXE Coiuposiziono. Q u a I i t a _, ._ —J rf a rt o tSc" cj 5^ 3J =" < C c c C3 m Q S 1 Pesci molto grassi. Saltnone Anguilla di fiumc (V'l. 211 21.00 i-2. S3 12.72 •1.30 2^. :i7 o.8;i 0.53 0.9G : 1 0.90 1.'.3 0.33 1.36 1 GO. ',;» :!0. 41 9?. 39 91.08 Pesci poco grassi. 1 Luccio 79.t)3 18. i2 Storione 7S. 09 If*. 08 Meiluzzo 82.20 10.23 Uova. Alteisazioni. — Auclie le uova vanno soggetto ad altoraziimi, cansato dall'accesso dei germi della jiutrefazione attraverso i pori del guscio. Por conosceri? se iin tiovo sia alterato, senza romperlo, si ricorre ai carattori .se- gueufci : Iq nil locale poeo illuininato, si di.^pone 1' novo tra la fiaiuma di una caudela c Pocchio deH'o-sservatore (speratuva) e se sara fresco ap])aTira tra- sparente,. facendo uettamente distingiiere il torlo. La caiiie-.a d'aria, in qucsto caso, sara assai piccola e quasi invisibilo. Uii uovo immerse nell'acqua pigliera, a seconda della eta e consegucn- temente a seconda della camera d' aria, piti o ineuo graude, una posizioue sizioiio. T-M!. 41. » I5 ii rt o o o • rS ^ =s K ^ s O Q u a I i t k C 3 I.- CM a: o S S t! o _ Peso nic cleH'albu gr. 2"^ So C a) -a — -? o N - B_rt " o 1 = Uo^a ( i gall ilia 33.0 6.0 31.0 16.0 73. 67 12. ■■Jo 1-2. dl d.1-2 ',7.87 Latte. II latte di vaccii c Talimento piii usato dairuomo in tutti i period! della sua vita. Esso e percio di gran coiisnino e soggetto a luolteplici sofisticazioni, le quali spesso lie dimiiiuiscouo 11 po- tere uutritivo, spesso lo rendono anclie nocivo. Origoe del latte. — II latte provieue dalle glandule mam- iiiarie, le cni cellule, sotto Tazione delhi mniigitura o del siiccliia- meuto del vitello^ subiscouo una metamorfosi, per la quale si di- sfanno rapidamente e danno i costituenti solidi del latte, mentre il saugue, trasudando Facqua nella mammella, scioglie e sospeude i prodotti di coteste metamorfosi. (j)uindi, il sangue uon produce il latte, liltrando, come si credeva, attraverso le glandule, ma contribuisce alia formazione attivissima e rapidissiraa delle cel- lule clie poi dovranno dare il latte. E clie eli'ettivamente sia cosi si puo desumere: 1° dalla presenza di detriti delle cellule glandulari nel latte: 2' dalla mancauza di caseina e di lattosio nel sangue; 3" dalla prevaleuza dei sali di potassio nelle ceneri dellatte^ prevalenza in accordo colle ceneri dei tessuti e non colle ceneri del sangue, ove prevalgono i sali di sodio; I" dalla presenza nel latte di una nucleina, clie e una so- stanza speciale delle cellule e clie non si trova nel sangue. Percio si puo ritenere, con sicurezza, clie il latte sia un pro- dotto esclusivo dell'attivita cellulare delle glandule galattogene, attivita clie sta in relazione stretta col benessere deiranimale e (piiudi coUa nutrizione e con tutte quelle condizioni esterne ed interne clie contribuiscono a rendere ranimale vegeto e sano. o7i CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE Colostro. II colostro, propriamente detto, e uua secrezione albiuuiuoide che si ma- nifesta, talvolta, aiiclie due mesi avanti il parte, o come uaa sostanza bruna, picea simile al miele, oppiu-e come un liquido di colore citrine. Qiiantunque ■queste forme uoii siaiio sempre chiarissime e compaiano, qnalche volta, tntte « due nello stesso animale, pure la prima h piu frequente nelle prime niun- giture e la secouda nelle piii tardive. La secrezione densa precipita : pel riscaldameuto, cou acido acetico, con ■cloruro mercurico e con alcool ; nou si rapprende col presame ; non contiene grasso; contiene poche sostauze mineral!, discreta quantity di sostauze albu- minoidl sciolte che passano attraverso il liltro di Chamberland e poclie so- •stanze albuminoid! sospese. La secrezione liquida differisce da quella densa per una maggiore quan- tity di acqua, per una minor quautitJk di sostanze alburainoidi e per una uiagffior quantita di sostanze minerali. Si avviciua ad essa per il compor- tamento verso le sostanze chimiehe, il calore ed il presame. La composizione di queste due sc'-rezioni e rappresentata dalle cifre ri- porfcate nella tabella 42 (Houdet). Quatfcro o cinque giorni prima del parto s^jarisce completamente cotesta secrezione ed e sostituita dal colostro, propriamente detto. Questo h Tin li- ■-iorni avanti il pai'to cd immcdiatamente dopo il parte. Tab. 43. Sostanze Secrezione avnta seigiorni prima del parto Secrezione aviita quattro giorni prima del parto Secrezione avuta immediatamente dopo il parto sospese seiolte sospese seiolte sospese seiolte I 1 Acqua Grasso ... 0.50 17.43 0.33 0.28 78.43 2.35 0.47 0.11 0.08 3.01 12. 08 0.37 0.25 80. 43 3.14 0.45 0.10 0.15 3.14 14.53 0.33 0.28 78. 50 1 2.70 0. 25 0.11 0.14 1 I.attosio Sostanze azotate Fosfato di caleio Sail Sostanze fisse 21 . 5.-i 19 .33 21 .50 Dalle cifre sn esposte si vede cliiaramente il passaggio del colostro al latte, 80x)ratutto per la dimiunzione dell'albiimina solubile e per I'aumento della qnantita di grasso. Contuttocio I'equilibrio di cotesta .'4ecrezioiie noii avvieue che al quinto giorno dopo il parto, nel quale tanto la sostanza seoca, quanto lo zncchero di latte lianno raggiunto Ic quantity normali, I'luia dimiuiiendo I'altro gradataraente auiiientando. Propricta lisich«» o ehimiehc Micuoscorio. — II latte, osservato al microscopio, eon lente a secco apparisce formato di nn liqnido opaeo bianco nel quale nnotano 57(; CHIMICA AITLICATA ALL IGIENE tauti corijuscoli rotoudi, diversi tra loro soltauto per la grandezza. Quest! corpuscoli, ai quali h stato dato il nome di corpuscoli del latte, hanao una diinensione che oscilla tra uim. 0,01 e lum. 0,0016, ed uu peso medio di gr. 0,000.000.493 (Gatzeit). Un litro di latfce quiadi puo conteuere da 2784 a 5553, in media 4068 milioni di cote-^ti globuli (Schellenberg). La loro grandezza, del vesto, e strettaraente legata alia razza, alio stato dell' ani- male, all'epoca della lattazione ed all'alimentazione. I globuli. piii graudi, secondo Scbellenberg, si lianno nella razza Jersey, secondo Paiikowsky, nella razza Guernsey; i piii piccoli nell'Augler e nell'Ostfriesen. Lo malattie, la fatica, I'eccitazione e tntte le inflnenze esterne, cbe turbaiio il regolare an- daniento dell' organismo, fanuo diminuire il nuuiero dei globuli graudi. II periodo avauzato della lattazione fa auche diminuire i globuli grandi ed au- mentare i piocoli. II foraggio verde fa aumentare i globuli piccoli ; il fo- raggio secco non fa aumentare i grandi, ma ne fa aumentare il numero totale. II maggior numero di globuli grandi si ba nelP alimentazione coil trifoglio, il maggior numero di piccoli nell'alimentazione con grauturco, la media si ba noll'alimentazione con veccia e colle foglie di barbabietola. Separazioxe della crema. — II latte lasciato in riposo, per qualclie tempo, si divide in due strati: uno superiore di un colorito bianco gial- lastro, uno inferiore di un colorito bianco tendente al bleu. A formare lo strato superiore. o crema, concorrouo i globicini disseminati nel latte, i quali, avendo un peso specifico minore del liquido nel quale sono immersi, nion- tano con raaggiore o minore celerita a seconda della loro grandezza. Lo strato inferiore o latte senza crema, h formato di tutti i comiionenti del latte con un residuo di crema, formato dai globicini piii piccoli clie moutano con difificolt£i. AziONE DEL calore. — II latte, portato alia temperatura d'eboUizione, si gonfia graudemente ed esce dal vaso: quando perb si riscaldi ad una tem- peratura pill bassa e per lungo tempo, si ricopre di una pellicola giallastra, che e formata di grasso e di caseiua rappresa per azione simultanea del ca- lore e dell'ossigeuo dell' aria. Questo fatto si deve riferire ad una ossida- zione della caseina, perchfe la pellicola non si forma quando il latte si riscaldi in un ambiente di anidride carbonica. II latte, scaldato sopra 70" C, poi ratfreddato a 35° e trattato con ]3re- same, coagula con notevole ritardo ed il coagulo non e adatto a dai-e I'ordi- nario formaggio. Ci5 h dovuto indubbiamente o ad una alterazione profonda dei componenti del latte, o ad una diversa orientazione delle parti cbe si trovano combinate. Le ipotesi emesse j)er spiegare il fatto sono molte : cbi ba creduto trattarsi di una trasformazione della lattalbumina in caseina, clii della parziale peptonizzazione degli albuminoidi del latte, cbi della coagnla- zione della lattalbumina. Eugliug crede cbe durante il riscaldamento del latte una parte dell'acido fosforico dei fosfati alcalini passi dal siero alia calce della caseina, per cui si forma una certa qnantita di albuminato alcalino ed il latte acquista rea- zione debolmente alcalina. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEXE 577 Soltluer invcce crcde clie col risculdaiuento diniinui.scauo i sali di caleio solubili del latte, precipitandosi sotto forma di fosfati iusoliibili. La dimi- nuzione quindi della coagiilabilita del latte bollito h una consegaenza della diiuiniizione del sali di caleio solubili, i qviali, restituiti al latte coll' ag- giuata di im acido, fanuo al latte stesso tornare la sua coagulabilitsl. « Quiudi I'ebollizione altera notevolmente la costitiizione del latte. I cam- biamenti finora accertati sono: dimiinizione del sali di caleio disciolti, e quiadi alterazioiie dei coniponenti inorgauici del latte; trasformazione della lattalbumina in caseiua; inodificazione molecolare della caseina » (Besana). Reazioxe. — II latte, appena raunto, ha reazione acida e couteiupora- ueaiiiente alcalina, o, come si dice, ha reazione aufotera. Sebelien ha tro- vato che, per saturare Talcalinit^ della reazione, anfotera, servendosi della laccauiaffa, come indicatore, souo necessari cmc. 0,4 a 1,0 di acido solfo- rico N \q per 10 cmc. di latte; e per saturare I'acidita, sono necessari cmc. 6 a 10 di alcali JV7|„ per la stessa quantita di latte. II nutriraento, del resto, deve avere una grande influenza suUa reazione, perche il latte dei carnivovi ha reazione decisamente acida, qnello degli er- birori decisamente alcalina. La dopijia reazione, secondo Soxhlet, e dovata alia presenza simultauea uel latte di due fosfati alcaliui, il bibasico, che ha reazione alcalina ed il monobasico che ha reazione acida e questi reagiscono sulle carte di torna- sole per la reazione che e propria ad ognuno. ViscosiTA. — La viscosita del latte e maggiore di quella deli' ucqua : essa anmenta grandemente dai 10' C. verso lo zero, tanto che un latte freddo scorre difficilmente e sbattuto forma una schiuma alia superficie che rimane intatta per lungo tempo. Invece un latfce riscaldato ^corre fiicilmente e sbat- tiito, lascia presto dissolvere la schiuma che si forma alia superficie. La viscosita, come si pub capire facilmente, ha una grande influenza snlla se- parazioae della cretna, poichfe se un latte h luolto viscoso i globuli incon- trano un ostacolo grandissimo nel loro moyiraento ascensionale, il quale o non si compie affatto, oppure h di una lentezza straordinaria. CoAGULAZiONE — Se si riscaldi il latte a 40° C. ed in esso si faciia ar- rivare un po' di j)i'esame, si vedra, dopo un certo tempo, rapprendersi in nna massa apparentemente compatta, ma effettivamente delicata e molle. II latte si rapprende pure per azione degli acidi minerali ed organic!, per azione di certi succhi contenuti nei fiori, nelle foglie, nei tralci e nei fratti di alcune piante e per azione dell'alcool. Non coagnla per ebollizione quando h fresco, invece coagula quando e stant^o o quando in esso siasi for- raato dell'acido lattice, per azione di certi microrganismi che attaccauo, so- pratutto, lo zncchero di latte, nella quantita di 2 a 2,5 gr. per litro. IXFLrEXZA. DELL'ALIMEXTAZIOXE SUM.EPROPRIETA E SULLE oichfe vacche buone e nutrite con foraggi buoui, ricchi di sostanze azotate e di fosfati, danno anche un latfce piii ricco di sostanze azotate e pin serbevole. Difatti, le vacche die pascolano nei prati irrigui. danno un latfce facile ad inacidire e meno uufcriente di qnello ottcniTto da vacche che pascolano sui monti. luoltre le ricerche di AVollf, di Biedermann, di Striedter, di llaase, di Baeseke, di Soxhlet, e di altri, banno dimostrato, in modo non dubbio. che un foraggio ricco di grasso fa aumentare il grasso anche nel latte, sebbene questo aumento non sia costante e sia dipendentc molto dalla individualita. I risulfcati contradifctorii avuti da alcuni sperimentatori (Fleischer, Kiihn e Sthomauu) dipendevano unicamente dal modo di somministrazione, poiche, come ha dimestrato Soxhlet, il grasso deve essere dato all' animate sotto forma di emnlsione e non mescolato al foraggio solido. Dunque, dalle esjie- rienze di nutrizione, risultava, almeuo api)arentcmeute, che il grasso del foraggio passasse direttameute nel latte e questo fatto era confortato dalle osservazioni dello stesso Soxhlet, il quale determinando gli acidi volatili di grassi provenienti da latti di vacche alimentate con foraggio grasso, trovh che diminuivano grandemeute. Difatti il numero di Eeichert diminui da 25,23 a 15,7, in un grasso separato da un latte di una vacca, avuto prima e dopo I'ingestione di 16 libbre di fieno e 2 libbre di olio di sesamo; il grasso di un latte proveniente da vacche alimentate con ()0-65 litri di residui della distillazione dell'alcool dal mais, dette uu numero di Reicherfc di 15,5. Ma, determinando il punto di fusionc di cotesti grassi, Soxhlet trovo, contra- riamente a quauto doveva avvenire per la ipotesi su acceunata, che esso era (1) Comunicano al latte sapore partkolare ort acre: I'Allinm nrsinuni, rArtheniisia a1)syn- thum. la Brassica napus, la Biassica lapa. 1" Euphorbia eypar. la Giatiola off., 1" Helleboius niger, la Matricaria caniomilla, la Zea mais. (2) Comunicano al latte colore rosso pallido: il GalUum verum, la Kul.la tinctorum: giallo pallido: il Daucus carota. il I'.heiuu paluiatum : bleu: I'Ancusa tinct., il Butoncus nnibellatrs, il Melaphyrimi arvense, il Mercurialis perennis, il Polygonum aviculare, il roligonum fago- pyru)u ed il Ithinanthus major. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 57P pill elcviito che ncl burro naturale. Se fosscro passati uel grasso natuiale del latto, che fonde a 31"-31,5'' C, I'olio di sesamo e Polio di luais dell'ali- meuto, che sono liquidi alle temperature ordinarie, il punto di fusione della mescolanza doveva abbassarsi, invece si era elevato a 41,5". La i|ual cosa fece giustamente supporre a Soslilet che il grasso dell'alimento uon passasse direttamente, nia spingesse il gi'asso dei tessuti aniruali nel latte, il quale grasso ha uq puuto di fusione molto piu elevato del grasso del burro. La razione uiigliore per avere da una vacca latte buouo ed abbondante h quella nella quale le sostanze azotate digeribili si trovano colle sostauze iiou azotate digeribili uel rapporto di 1:5,4, secoudo Wolff, e di 1:6, se- condo Leroy Anderson. La qnantitfl di panello deve seiupre essere piccola 0,4 per 100 kg. di peso vivo, per non alterare la produzione lattea a favore dell'ingrassamento dell' an i male, Coiupo!^izione del latte, II latte iiou e uu liqiiido iinico, esso b foriiiato di uu iiumeio cousiderevole di sostanze, delle quali alciine sono in sospensioiie altre in solnzione. II latte di tutti i mauiuiiferi lia la stessa composizione grezza; differisce, nelle diverse specie, solo per la predominanza o per il difetto di alcuni dei comi)onenti. L'analisi qualitativa ci dice clie il latte e couiposto di acqua, grasso, caseina espansa, lattalhtimina, lattoglohulina , proteina del siero, urea, ipozatitina, sostan.za amiloide, zueeliero di latte, ma- terie coloranti. materie odorose, aeido eitrico comhinato colla ealce, altri acidi orf/auiei, sali niinerali, f/as ed alcurie diastasi in qiian- tita 2^i^(^ 1,156 Fosfato bipotassico » 0,835 Citrato potassico » 0,495 Fosfato bimagnesico » 0,336 Citrato di magnesio » 0,367 Fosfato bicalcico . - » 0,671 Fosfato tricalcico .... . » 0,806 Citrato di calcio ....... 2,133 Ossido di calcio della caseina . . •> 0,465 Alcuui del sali, come si vede, sono solubili, altri insolubili nell'acqua ; per la qual cosa Musso, Duclaux e Sfildner dimostrarono che il fosfato trical- cico si trova sospeso nel latte in uno stato di divisione estrema, cosi da non ]»oter vincere facilmente e soUecitamente la resistenza che offre la viscosita del latte alia sua deposizione. Secondo analisi accurate, fatte da Duclaux sulle ceneri di un latte (Jnnales de Vinstitut Pasteur, 1893, p. 2), le sostanze mi- uerali solnljili I'd insolubili sarebbero distribuite nel modo segnente : 584 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIEXE Kel latte inteio Xel latte tiltiato Sostanze sospe? Alhiminji e ferru . . . 0,005 0,002 0,003 Magnesia 0,017 0,0.11 0,006 Cake 0,178 0,051 0,127 Aoido fosforieo. . . . 0.213 0,088 0,125 Altri elementi iion dosati 0,339 . 0,302 0,037 0.752 0,454 0,298 Considerando ora che 0,127 di cake dei sali in sospeiisione, si combiuauo solamente con 0,108 di acido fosforieo, si vede clie resta aucora dell' acido fosforieo, il quak sara combiuato colla magnesia, coll'allumina e col ferro. Per ciii i sali in sospensioue sarebbero: Fosfato di ferro e di allumina . . . 0,006 Fosfato di magnesio .,;.., 0,013 Fosfato di caleio 0,235 Totak . 0,251 Da cio oho e stato detto per la caseina e da cio clie risnlta dalla razio- nale distribnzione dei sali rel latte, si pa5 arguire che la opacita del latte sia data in niassima parte dalla caseina espansa e dai fosfati in sospensionc ; i globnli di grasso contribuiscono solo per una parte a questa opacita. Di- fatti la pseudo soluzione di ea>«eina, x>reparata col metodo di Ilamniarsten, e opaca come il latte, eppure non contiene grasso, il latticello, o latte di burro che contiene 0,5 *^ o di g'asso h opaco quanto un latte screuiato che ue contenga da 1,3 a 2 <^' o- Gas. — I gas esistenti nei latte di \acca furono esaniinati da Setscheno-«-, mungendo il latte .sotto I'olio di oliva. Trovo che in 100 volumi di latte ci sono : I Acido carbonico libero . . . 5.65 Ossigeno. ; . , 1,64 Azote. . ; Analisi qiiantitativa. Per poter decidere della bonta e delle sofisticazioni di nri latte, e iiecessario di determinare la quantita dei piu importanti costi- tueiiti di esso, poielie, tanto nell'imo elie iieiraltio caso, e la quan- tita di cotesti costituenti die varia. Cosi un latte proveniente da ana vaeca mal nutrita o malata couterra nieno grasso delle quantita solite o norniali e contenipo- raneamente conterra piii acqua; un latte annacquato contena nieno sostanze fisse e, per conseguenza, avra una densita niinore di un latte non annacquato; un latte screutato couterra una quan- II III 6,72 5,01 j 0,16 0,32 / 1,41 1,34 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 5S5 tita piccolii di grasso, ed avra una densita piii elevata. Dnnque, e solo colle determinazioui qnantitative clie noi potremo scoprire le sofistieazioui, le alterazioiii e le anormalita del latte. Presa del campione. — Siccome il latte, col riposo, si di- vide in strati piu o meno ricchi di grasso, per I'aftioramento della crenia, prima di prelevare il campione, si deve agitare prolnnga- tamente per reuderlo uniforme. Per prendere il campione da un recipiente di 3 o 4 ettolitri, .si rimescola prima il latte ben l)ene con un adatto palo di legno. poi vi si iinmerge un bicchiere rovesciato flno ad un'altezza clie corrisponda approssimativamente alia meta del liquido, si rad- drizza, si estrae e si versa il latte nel recipiente di cristallo bianco, pulito, clie deve contenerlo. Se si voglia prelevare un campione clie rappresenti il valore medio del latte di una vacclieria, e necessario di riunire e mesco- lare tutto il latte di una mungitura e dalla massa j^relevare il campione. Sarebbe un errors dare come media di una vacclieria la quantita dei componenti trovati nel latte di una sola vacca. Inoltre, quando da una bottiglia si debba prelevare il latte per le diverse determinazioni e quando da un prelevamento alPaltro corra qualclie ora di tempo, si deve agitare ogni volta il latte per ridargli la uniformita perdnta, e per fare in modo che le varie prese siano confrontabili fra loro. Dexsita. — La density del latte si puo determiuare colla bilancia di Westphal o con uno speciale areometro, debto lattodensimetro. BiLAXCiA in Westphal. — La bilancia di Westpbal (fig. 248) consiste di un sostegno a piede, vnoto, portaute in basso nna vite per li-vellare, che cammina in senso verticale, ed in alto una vite di pressione, che agisce in senso orizzontale. Entro il sostegno scorre un'asta metallioa, che puo esser fissata a varie altezze colla vite di pi-essione, e che sostiene il giogo della bilancia. II braccio destro del giogo e diviso in 10 parti, 9 delle quali sono tracciate sulla sua grossezza, una, la decima, e rappresentata da un unci- netto che pende all'estTemita. II braccio sinistro porta una punta che, quando la bilancia e in perfetto equilibrio, ovvero alio zero, corrisponde ad un'altra fissa, situata nel sostegno. All'uncinetto del giogo e appeso un galleggianfce, per mezzo di un sottile filo di platino, che ha una Innghezza di mm. 40 ed un diametro di mm. 5 e porta nell'interno nn piccolo tcrmometro nel quale h marcafca in rosso la temperatura noriuale di 15° C. Completa la bilancia un cilindro di cristallo di 50 cmc. circa che deve contenere il liquido del quale si vuol. conoscere la densita; ed un nnniero di piccoli pesi che possono cssere sitiiati nel braccio gradunto del giogo. 58G CHIMICA APPLTCATA ALL'IGIENE Questi sono in niunero di 6 ed hanno la forma di cavaliere : i primi 3, a', a'-, a', hanuo un peso eguale al galleggiante quando h immerso nelP acqiia a 15° C. ; gli altri b, c e d hanuo un peso dieci volte piu piccolo I'uno del- I'altro. Cosi & e 10 volte piu piccolo di a^, c dieci volte pin piccolo di & e r7 dieci volte piii piccolo di c. II peso a' porta un occliiello, per il quale puo essere appeso all'uncinetto del giogo e serve per i liquidi clie hanno una den- sita siiperiore a quella dell'acqua. Cotesti pesi hanno soltanto un valore di posizione; acquistano un valore nnmerico quando occupino un posto sul braccio del giogo graduato. Cosi a\ appeso alPuuciuetto, rappresenta I'uuita; a*, a^ la prima decimale ; h, la se- conda; c la terza e 6 la quarta; ognuna poi acqnista il valore numerico, corrispondente alia cifra scritta nel posto ove si trova. Per determinare la densita del latte, si niette prima la bilancia in po- sizione orizzontale, facendo coincidere le due punte, per mezzo della vite situata sul piede, poi si versa il latte nel cilindro di cristallo fino quasi a riempirlo. II cilindro si immerge in un bagno d'acqua a 15" ed ivi si tiene iino a che il latte abbia acquistata la temperatura precisa del bagno. Poi, il cilindro, seuipre nel bagno, si porta sotto la bilancia e nel latte si im- merge completamente il galleggiante, riraaneudo sempre appeso all'uncinetto. Per la immersioue, il galleggiante perder^ di peso ed il giogo trabocchera dalla parti opposta: si ristabilira 1' equilibrio mettendo i varii pesi sul braccio graduato e la densita si avra leggendo il uumero segnato nella po- sizione che ocaupa ogni peso. Cosi, p. es. , se I'equilibrio siasi ristabilito, mettendo il peso a' suU'uncinetto, il peso b sul 2, il peso c sul 9 ed il peso d sul 5, si dirk che il latte ha la densita di 1,0295. Qualora non si abbia la possibilita di portare il latte alia temperatura normabi di 15°, si determina la densita e contemporaneamente la tempera- CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEXE 587 tiira, e si covregge la densita letta ricorrendo alle tabelle 44 e 45, oppure, moltiplicaudo il uumero dei gradi che forma la ditfcreuza tra 15^ e la tern- peratiira del latte per 0,0002 e detraendo il proclotto dalla densita letta, se la temi:)eratura del latte sia inferiore a 15'-' e sommandolo, se la temperatara aia super iore. In ogni raodo h necessario, per la esattezza, che la tempera- tura del latte nou sia niolto distaute da 15'J C. Per gli nsi ordinarii, meglio die la bilancia, serve il lattodeusimetro di Quevenue (fig. 249), il quale ha la forma di ua ordinario ar- eometro ei h numerato in modo da indicare le ultimo due cifre corrispondenti alia density, poiche le prime due rimau- gono costauti per ogni latte, Cosi sommando il valore 1000 alle cifre segnate nello struuiento, si avra il nuraero espri- mente la densita. Un buou lattodensimetro deve esser lungo circa 20 cm. c portare per gradi estremi 14 e 38; ogni divisione deve poi distare dall' altra almeno due millimetri per poter leggere con sicurezza il mezzo grade. Lateralmeiite alia scala, che indica le densita, si trovano alcuue grafe cho comprendono i gradi entro i quali il latte pub esser puro oppure addizionato con ' ,,,, -/4o> ecc, di acqna. Meglio del lattodensimetro di Qneveune serve qnello co- straito da Greiner di Monaco, con il quale si usa poco latte c si legge, senza errore, il quarto di grado. Per deteroiiuare la densita del latte col lattodensimetro, si opera nel modo seguente : si versa il latte, reso omogeneo con una piccola agitazione, in tin cilindro di cristallo, ab- bastanza alto ed ampio, fino quasi a riempirlo. Poi, svanita la schiuma superficiale, vi si cala dolcemente il lattodensi- metro e si lascia quando e in equilibrio. Si legge il grado che sfiora la saperficie libera del latte e quelle esprimera la density del latte, affetta dall'errore pro- dotto dalla temperatura quando essa sia inferiore o super iore a 15^ C. Le opportune correzioni si fanno nel modo indicate dianzi. II latte iutero deve avere una densita. clie oscilli '^-- -^^• tra 1,029 e 1,033; il latte scremato, tra 1,033 e 1,037. Quando si abbiano latti die deviino da questa regola e si l)resuma che non siauo sofisticati, ma anormali, si ricorre, per la certezza, alia prova di stalla, la quale consiste nel prelevare il latte nuovamente da quella vaccheria da cui proviene il latte sospetto, eon tutte le cautele possibili, e nel deteriuinarne la densita. Se le due densita si corrispondono, vnol dire clie non e sotistieato, ma anormale. 588 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 1 Tavola 1)1 correzionrI p C4radi di tcmperatui 'a deH Tab . 44. ._ °'S I Grad: dellati densim 1 2 3 4 5 6 7 8 i 9 10 II 12 13 14 14 129 1 12.9 12.9 13.0 13.0 13.1 13.1 13.1 13.2 13.3 13 4 13.3 13.0 13.7. 1 13.8 15 13 9 13 9 13 9 14.0 14 1V.1 n.i U.l 14.2 143 14 4 14.3 14.6 14.7 1'..8 16 14.9 14.9 14.9 15 15.0 13.1 13.1 13 1 13.2 13.3 15 4 13.5 15.6 15.7 15.8 17 139 13 9 ir)9 16.0 16.0 16.1 16.1 16.1 16.2 163 16 4 16.5 16.6 16 7 16.8 18 169 16.9 16 9 17.0 17.0 17.1 17.1 17 1 17.2 17.3 17.4 17.5 17 6 17.7 17 S 19 17.8 17.8 17.8 17.9 17.9 18 18.1 18 1 18 2 18.3 18 4 18.5 18 6 18 7 1 18.8 20 18.7 18 7 18 7 18 8 18.8 18 9 19.0 190 19 1 19.2 19 3 19 4 19.3 19 6 19 8 , 21 196 19.6 19.7 19 7 19 7 198 19.9 20 20.1 20.2 20 3 20 4 20.3 20.6 20 s 22 20.6 20 6 20 7 20.7 20 7 20 8 20.9 21.0 21.1 21 2 21.3 21.4 21 3 21.6 21 S 23 21.5 21.5 21.6 21.7 21.7 21.8 21.9 22.0 22.1 22.2 22 3 22.4 22.5 2>.6 22 8 1 24 22 t 22 4 22 3 22.6 22.7 22 8 229 23 23 1 23 2 23.3 23.4 23 5 23.6 23.8 25 23.3 23.3 23 4 23 5 23 6 23.7 23.8 23.9 24.0 24.1 24.2 24.3 24.3 24.6 24.8 26 2V3 24 3 24.4 24 3 24.6 24 7 218 21.9 23.0 25.1 23.2 25.3 25.3 25 6 23.8 27 23 2 23 3 23.4 23.3 23.6 23.7 23 8 23.9 26.0 26.1 26.2 26.3 26 5 266 26 8 28 26.1 26.2 263 26 4 26 5 26 6 26 7 26.8 26.9 27 27.1 27.2 27.4 27.6 27.8 29 27.0 27.1 272 27 3 S7.4 27.3 27.6 27.7 27.8 27 9 28.1 28 2 28.4 28.6 28.8 30 27.9 28.0 28.1 28.2 28.3 28.4 28.3 28 6 28.7 28 8 29.0 29 2 29.4 29 6 29.8 31 28 8 28.9 29 29.1 29.2 2D. 3 29.5 29.6 29.7 29.8 30 30.2 30.4 30.6 30.8 32 29.7 29.8 *29 9 30.0 30 1 30.3 30.4 30.5 30 6 30.8 31 31 2 31 4 31.6 31.8 33 30 6 30.7 1 30.8 30 9 30 9 31.2 31.3 31.4 31.6 31.8 32 32.2 32 4 32.6 32 8 34 31.3 31.6 i 317 31.8 31.9 32 1 322 32 3 32.3 32.7 32 9 33.1 33.3 33 3 33.8 35 32.4 32.5 1 32 6 1 32 7 32 8 33 33 1 33 2 33.4 33.6 33.8 34 34 2 31.4 34 7 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIEXE 589 Mil IL LATTE INTERO rmometro centiiiraclo. 3 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 i 27 23 ' 29 30 li.O 130 16 •17.0 18 lO.O 20 21.0 22 23.0 2i.0 23.0 26.0 27.0 28 2^.0 30 310 32.0 33.0 31.0 33.0 U.l li.2 14.4 14.6 14.8 13.0 13.2 13 4 13 6 15.8 13.1 13.2 13 4 156 13.8 16.0 16 2 16.4 16 6 16.8 16.1 163 16.3 16.7 16,9 17.1 17 3 17.5 17.7 17.9 17.1 17.3 1-.3 17.7 17 9 18 I 18 3 18.5 18.7 18 9 18.1 18.3 18.3 18.7 18.9 19.1 19.3 193 19 7 19.9 19.1 19 3 19.5 19.7 19.9 20.1 20.3 20 5 20.7 20 9 ■20 1 20 3 20 3 20.7 20.9 21 1 21.3 21.3 21.7 21.9 21 2 21.', 21.6 218 22.0 22.2 22.4 22 6 22 8 23 22 2 22. i 22.6 22 8 23.0 23 2 23.4 236 238 24.1 23 2 25.4 23.6 23 8 24.0 24.2 2i.4 24.6 24 8 23.1 2i 2 2i.i 24.6 21.8 23 23 2 25.4 23 6 23.8 25.1 25 2 21.4 236 23 8 26.0 26.2 2 •..4 266 26.8 27.1 26.2 26.4 26.6 28.9 27.1 27 3 27.5 27.7 27 9 28 2 27.2 27.4 27 6 27.9 28.2 28 4 28 6 2^.8 29.0 29.3 28.2 28 4 28 6 28 9 29 2 29.4 29.6 29.9 30 1 30.4 292 29 4 29.6 29.9 30 2 30 4 30 6 30 9 31.2 31.3 30.2 30 4 30.G 30.9 31.2 31.4 31.6 31.9 32.2 32.3 31.2 314 31.7 32.0 32.3 32.5 32 7 33.0 33.3 33.6 32.2 32.4 32 7 33 33.3 33.6 33.8 34.1 3V.4 31.7 312 33.4 33 7 34 34 3 34.6 34.9 33 2 33 3 33 8 31.2 34.4 34.7 33 33.3 33.6 35 9 36.2 35.3 36.8 33 2 33.4 33.7 36.0 36 3 36.6 36.9 37.2 37.5 37.8 16.0 16 2 17.0 ■ 17.2 18.1 18.3 19.1 19 3 20.1 20 3 21.1 21.3 22.1 22.3 23 2 23.4 2i.3 2i3 23 3 23 3 26.3 26 5 27.3 27,5 28 4 2^6 29.3 29,7 30 6 30 8 317 31.9 3!7 33.0 33.8 34.1 34.9 33.2 36.0 363 37.1 37 3 3S.1 38.4 16.i 17.4 18 5 19.5 20.5 21.3 22 5 23 6 24 7 25.7 26.7 16 6 16.8 17.6 , 17.8 18 7 18.9 19.7 ' 20 20 7 I 21.0 21.7 22 22.7 i 23.0 23.8 24.9 260 24.1 25.2 26.3 27 j 27.3 i 28.0 ! 28 3 28 9 29.2 29.3 30.0 30 3 30.6 31.1 31.4 317 32.2 32.5 32 8 33.3 33.6 33 9 34.4 34 7 35.1 35.5 33.8 36 2 36 6 36.9 37.3 37.7 38 38.4 38.7 19.1 39.5 590 CHIMICA APPLICATA ALL IGIEXE TAAT)LA di corkezioni Tab. 45. Gradi di teniperatura de 5i 03-- 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 17.2 18.2 192 20.2 21 1 22.0 22.9 23.8 2J.8 23.8 26.8 27 8 28.7 29 7 30.7 31.7 32.6 33.5 34.4 35.3 36 2 37.1 38.0 17.2 17.2 17.2 18 2 18.2 18.2 19 3 19.2 19 2 20.2 20.2 20.2 21.1 21.1 21 1 2J0 22.0 22.0 22 9 22.9 22.9 23.8 23.8 23.8 24.8 24 8 24 8 25.8 23 8 25.8 26.8 26.8 26.8 27.8 27.8 27.8 28 7 28.7 2S.7 23 7 29.7 29.7 1 30.7 30 7 30 7 31.7 31.7 31.7 32.6 32.6 32.7 33.5 33.5 33.6 34 4 34.5 34.6 35.4 35.3 35 6 36.3 36.4 36.5 37.2 37.3 37.4 38.1 38.2 3,S.3 17.2 17.3 17.3 18 2 18.3 18.3 19.2 19.3 19.3 20.2 203 20.3 21.2 21.3 21.3 22.1 22.2 22.3 23.0 23.1 23.2 23.9 240 24 1 24.9 23 23 1 23 9 26 26.1 26 9 270 27.1 27.9 28.0 28.1 28 8 28.9 29.0 29.8 29.9 30.0 308 30.9 31.0 31.8 31.9 32 32 8 32 9 32.9 33.7 33.8 33 8 3V.7 34 8 34.8 33.7 35.8 33.8 36.6 36.7 308 37.5 37.6 37.7 38.4 38.3 38.6 17.3 18.3 19 3 20.3 21.3 22.3 23.2 24.1 23 1 26.1 27 1 28.1 29 30.0 310 32 33,0 33.9 34.9 35 9 36.9 37.8 38.7 8 9 17.3 17.4 18 3 18 4 19 3 19.4 20.3 20.4 213 21 4 22 3 22 4 23 2 23.3 i 24.1 24.2 23 1 23 2 26.1 26 2 27 1 27.2 28 1 28.2 29 1 29 2 30.1 30.2 31.1 312 32.1 32 2 33 1 33.2 34 34 1 33 33 1 36 .6.1 37.0 37.1 37.9 38.0 38 S 38.9 10 17.5 18.5 19 5 20 3 21.5 22.3 23.4 24.3 25.3 26.3 27.3 28.3 23.3 30.3 313 32 3 33.3 34.2 II 12 13 14 17.6 18.6 19.6 20.6 2L6 22.6 23 5 24.4 25 4 26.4 27.4 28.4 29 4 30.4 1 30.3 17.7 18 7 19 7 20.7 21.7 22.7 23.6 24 5 25.5 26.3 27.5 28.5 31 4 32 4 33.4 31.5 32.3 33.3 34 3 34.4 33.2 j 33.3 ! 33.4 I 1 36.2 j 36.3 j 36 4 37.2 I 37 3 t 37.4 I I 38 2 j 3S 3 I 38 4 39 1 I 39 2 o9.4 17.8 18.8 19.8 20.8 21.8 22 8 23.7 24.6 25.6 26.6 27 6 28 6 29.6 30.6 31.6 32.6 33.6 34 6 35.6 36.6 17.9 18.9 19 9 20.9 21.9 22.9 25.9 24.8 2.'i.8 f6.8 27.8] 28.81 29.8 30.81 31 8 328 33.8 34.81 33.8 36. 37.6 37.8 I 38.6 ' 38 8 39.6 I 39.8 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 51*1 %ER TL LATTE SCKEMATO ermometrc ceat igrado. 15 16 17 18 19 23 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 180 18.1 1S.2 18.4 18.6 18.8 18.9 19.1 19.3 19.5 19.7 19.9 20.1 20.3 20.3 20.7 19.0 19 1 19.2 19.4 19.6 19.8 19 9 20.1 20.3 20.5 20.7 20.9 21 1 213 21.5 21.7 20.0 20.1 20 2 20 4 20.6 20.8 21.9 21.1 21 3 21 5 21.7 21.9 22! 1 22.3 22 5 22.7 21.0 21 1 21.2 21.4 21.6 21.8 21.9 22 1 22 3 22.3 22 7 22.9 23.1 23.3 23 5 23 7 22.0 22 t 22.2 22 4 22.6 22.8 22 9 23.1 21.3 21.5 23 7 23 9 24 1 243 24 3 24 7 23 211 23 2 23.4 23.6 23 8. 23.9 24 1 24.3 24.3 24.7 24 9 23 1 25 3 23.5 25.7 24.0 24.1 24 2 24 4 24.6 24.8 24.9 23.1 23.3 23.5 23.7 239 26.1 26.3 26.3 26.7 23.0 23 1 23.2 23 4 23 6 23 8 23.9 26.1 263 26.5 26 7 26.9 27 1 27.3 27.5 27.7 26.0 26 1 26.3 26 3 26.7 26.9 27.0 27.2 27.4 27.6 27.8 28 28.2 28 4 28.6 28.8 27.0 27 1 273 27 3 27 7 27 9 28 1 28 3 28.3 28.7 28.9 29.1 29.3 29.3 29.7 29.9 28 2S.1 2^.3 2S.5 28 7 28 9 29.1 2.).3 29.0 29 7 29.9 30.1 30.3 30.5 30.7 31.0 29 291 29 3 29 5 29.7 23.9 30.1 30 3 30 5 30.7 30.9 31.1 31.3 31.5 31.7 32.0 30.0 30 1 30 3 30.3 30.7 30.9 31.1 31 3 31.3 31.7 31.9 32.1 32.3 32.3 32 7 33 31.0 312 31 4 31.6 31.8 32.0 32 2 32 4 32 6 32.8 33 33.2 33 4 33.6 33.9 34 1 32.0 322 32 4 326 328 33 33.2 33.4 33.6 33 9 34.1 34 3 34 3 34.7 33.0 33.2 33.0 33.2 33.4 33 6 33.8 34.0 3V.2 34 4 34.6 34 9 33.2 33.4 33.6 35.8 36.1 36.3 3V.0 34.2 31.4 34.6 348 33.0 33.2 33.4 35.6 35.9 36.2 36.4 36.7 36 9 37.2 37.4 33.0 33.2 33 4 33.6 33.8 36.0 362 36 4 36.6 36.9 37.2 37.4 37 7 38.0 38.3 38.5 36.0 36.2 36 4 36 6 36.9 37.1 37.3 37.3 37.7 38.0 38.3 38.3 38.8 39.1 39.4 39.7 37 37.2 37.4 37.6 37.9 38.2 38.4 38.6 38.8 39.1 39.4 39 6 39.9 40.2 40 3 40.8 .38 38.2 38. i 38.6 38.9 39.2 39.4 39 7 39.9 40.2 40.3 40.7 41.0 41.3 41.6 41.9 39.0 39.2 39.4 39.6 39.9 40.2 40,4 40.7 41.0 41.3 41.0 41.8 42 1 424 42 7 43.0 "'" 40 2 40.4 40 6 4r.9 412 41.4 41.7- 42.0 42.3 42 6 42 9 43 2 43.3 43.8 44.1 592 OHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE La densita del latte nella prova di stalla non deve esser deter- minata appena munto il latte, ma possibilmente 24 ore dopo, perclie essa aumeiita col tempo. L'aumeuto della deusita, del latte fresco fii osservata la prima volta da Boncliardat ed attribuito alia con- deusazione della cascina; poi fii confermato da Schroder ed attri- buito alia contrazione del grasso clie si solidifica. In 19 casi, questi osservo contrazioni clie oscillavano tra -|- ^/ zr: 0,2 e 2,1. Determinazione della densita del latte rappreso. — "Weibiil, per (leteriniiiarc l;v flensita di uri latte rappreso, oonsiglia di operare nel modo segnente : Si misura il latte rappreso versandolo in un ciliudro, poi si mescola cou '/lo circa del sno volume di ammoniaea, della quale si conosca la densita e si aglta fino a die sia tutto sciolto. Si misura il niiscuglio animoniacale, se ne determina la densitiV c si fauno le corrczioni come jier il latte. La densita del Litte rapi>reso si lia risolvendo la spguente eqnazione : „ ,,^ ^, ^, ^ ^ ^, {Vm y. Dm) — (Ta X Da) r« X Da + riX Dl= Vm X Dm oppure DI = nella quale Va, VI e Vm raj)presentano i volumi deH'ammoniaca. del latte e del niiscuglio : Da. DI e Dm rappresentano la densita deirammoiiiaca, del latte e del niiscuglio. Xella equazione adunque tutto 6 noto, iueno clie DI. Eioliloff ha controllato il metodo di AVeibul ed ha trovato che da risultati soddisfarenti. Con questo metodo si puo deterininare la densita del latte rappreso con un errore in piii di 0,0006 all'incirca, quando il latte rappreso non b molto vecehio e quando la determinazione della density della mescolanza non sia I'atta molto tempo dopo della nnione del latte rappreso con ammoniaca. Secondo Doming, la densitil del latte rappreso si determina, neutralizzando il latte con una mescolanza alcalina. costitnita di 1 p. di soluzione di potassa caustica a 36° Ji. {d = 1.332), e 4 p. di ammoniaca della densita 0,93. Si riscalda tra 50° e 60° per far disciogliere la caseina. si raflVedda a 15° o si determina la densihi. (Juesta sara la densita del latte fresco, poichft la mescolanza alcalina ha la deusit.i di 1,030 e percii't molto prossima a qnella del latte. Le dif- ferenze rientrano nelle cause d'errore. lirasso. La determinazione del grasso nel latte si i»ub fare per via ot- tica, per via volumetrica e per via i)onderale. Determinazione per via ottica. — La deterrainazioue del grasso, per via ottica, h fondata sulla opacita del latte e sulla supposizioiie che cotesta opacita sia data quasi esclusivamente dal grasso. Siccome a fonnare la opacita del latte concorrono, oltre al grasso, la ca- seina espansa ed il fosfato di calce sospsso, il principio sa cui h fondata cotesta determinazione h in parte erroneo, ed erronei devono essere i risul- tati. Oltre a cio anche la varia saddivisione del grasso nel latte rende i risultati non coufrontabili e poco esatti. Difatti, due latti, contenenti la stessa quantity pouderale di grasso, ma I'uno con globuli grossi, I'altro con globuli piccoli, danno risultati totalmente diversi ai lattoscopi ed il secondo apparira pin ricco di grasso del prirao. Cosiccb?-, nei latti screraati, che con- CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 593 tengono i globuli di grasso piii piccoli, si trovano quantita di grasso sempre molto superior! alle reali. II lattoscopio che piu coraunemente serv^e per la determinazione del grasso nel latte e quello di Feser. Lattoscopio di Feser. — II lattoscopio di Feser h formato di un tubo cilindrico di cristallo, aperto superiormente ed inferiormeute termiuante con ua tubo piii stretto e con una chiusura uietallica a sfrega- mento (tig. 250). II maschio di questa chiusura porta un ci- lindro di vetro bianco opaco sul quale sono tracciate cinque lineette nere, e questo cilindretto si interna nello strumento ad un'altezza quasi egaale a qnella del tubo piu piccolo. II cilindro principale porta una graduazione in ciuc, e dei nn- meri indicanti la quantita per cento di grasso contenuto nel latte in corrispondenza dei varii volumi. Per determinare il grasso con questo apparecchio, si fauno scolare entro il cilindro i cmc. di latte, e tanta acqua da rendere nettamente visibili le 5 lineette nere del cilin- dretto. Si legge il volume del liquido e conteniporaneamente la quantita di grasso corrispondente. Questa e la quantita contenuta in 100 di latte. Per ottenere la visions delle lineette sara necessaria na- turalmente una quantita uiaggiore di acqua per un latte molto opaco ed una quantita minore per uu latte poco opaco. I lattoscopi, poich& sono fondati su di un principio non esattaraente vero, non possono dare risultati che grossola- uamente approssimati alia verity. Contuttocio, essi possono rendere buoni servigi, per indicare la maggiore o minore bont^ di un latte, poichfe la opacita sta in relazione colla bont^ e colla maggiore ricchezza di sostanze fisse ed anche di grasso. Cosi si pub spiegare perche qualche volta le indicazioni dei lattoscopi sono molto vicine a quelle forniteci da altri nietodi di determinazione del grasso nel latte, molto piu esatti e molto iiiii rigorosi. flg. 250. Determinazione per via volumetrica. — Molti sono i metodi proposti per determinare il grasso nel latte, misurando il volume del grasso. I prin- cipal! ed i pill usati sono il metodo di Marchand, il metodo di Adam, il nietodo Eamshen Fouard ed il metodo di Gerber. Metodo di Marchand — La determinazione di grasso con questo metodo e fondata suUa proprietJk che ha I'etere di sciogliere il grasso e I'alcool di farlo separare in parte: in modo che determinando la quantity di grasso separato e conoscendo la quantity rimasta in soluzione, si potr^ conoscere la quantita di grasso contenuta nel latte. L'apparecchio, o lattobutirometro, che serve per questa determinazione, h stato, molto opportunamente, modificato da Longi e consists di due reci- pient! cilindrici del diametro di circa 25-27 mm., comunicanti tra di loro Celli 594 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE per mezzo di un tubo di vetro Schellbach, del diametro di 6-7 mm. (fig. 251). II recipientc inferiore lia una capacita di 26 cmc, il tubo di Schellbach, di 5 cmc, ed il recipiente superiove, di 65-70 cmc. II tubo Schell- bach e diviso in 5 parti ed ognuua in 10 parti, in modo che eeso risulta diviso in centimetri cubi ed in decimi. La bocca dell'ap- parecchio e munita di corto coUo, smerigliato nella parte interna, e va chiusa con un buon tappo di sughero. Per fare la determinazione del grasso, ,si versano nel lattobu- tirometro 10 cmc. di latte, misurati con una pipetta da latte, 20 cmc. di una miscehi etero-alcoolica, preparata con : Alcool a 90 7o cmc. 500 Etere lavato » 500 Ammoniaca d = 0,92 ... . » 5 Coccina 2 B q. b. per saturate la miscela. Si chiude I'apparecchio col tappo, si capovolge ed, agitando fortemente, si fa cadere tutto il liquido nel recipiente superiore ; quindi, sempre agitando, si riporta il liquido nel recipiente sot- tostante e si ripete questa agitazione per tre volte. Dopo ci5, i liquidi sono completamente ed uniformemente mescolati ed i grumi caseosi souo ridotti al massinio grado di suddivisione possibile. fig. 251. Si mette allora il lattobutirometro in un bagiio d'acqua che abbia una temperatura tra 39'^ e 40'^ C, ed ivi si lascia per 20 niinuti; poi si estrae e si legge il volume occupato dalla mescolanza etero-grassa che si h separata. La lettura con questo appareochio si fa colla massiiiia facility e coUa precisione non mai raggiunta in apparecchi consimili, costruiti fino ad ora. La coccina, insolubile nel grasso, perinette poi di ben distinguere il piano di seijarazione tra il grasso giallognolo od il liquido rosso sottostante, mentre la striscia bleu del vetro Schellbach fa leggere, con grande precisione, il menisco superiore della soluzione etero-grassa. E siccome gli intervalli fra i decimi di cmc. sono abbastanza giandi, si puo leggere comodamente e con grande x>reci8ione il mezzo decirao e con approssiraazione 1 o 2 centesinii. Deteriuiuato il volume della soluzione etero-grassa, si deduce la quantity di grasso contennto in un litre di latte, ricorrendo alia tabella 46 di Schmidt e Tollens. I risultati ottenuti con questo metodo, nella massima ]»arte dei casi, si avvicinano a quelli ottenati col metodo ponderale; solo qualche volta si hanno lisultati discordi in piu od in meno, che veramente non si sanno a quale causa attribuire. Quindi, il metodo di Marchand, modificato o no, h utile per determinare in modo rapido la quantita di grasso nel latte; ma non h precise e pub talvolta condurre ad error! grossolani. Inoltre, col me- todo di Marchand uou si pub determinare il grasso in un latte che ne con- tenga meno di 1,260 ° „, x>erche questa b la quantita che rimane costante- mente disciolta nella mescolanza etcro-alcoolica e che quindi non si rende visibile. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 595 Tabella di Schmidt e Tollens per la detekminazione del GKASSO NEL LATTE COL METODO DI MARCHAND. Tab. 46. Cmc. dellostrato Grasso Cmc. dellostrato Grasso Cmc. dello strato Grasso Cmc 1 dellostrato Grasso etero- grasso % etero- grasso V« etero- i grasso ./. etero- grasso Vo 0. i 1.339 0.9 2.971 1.7 4.628 2.5 8.012 0.15 1.441 0.95 3.073 1.75 4.792 2.35 8.261 0.-2 1.543 1.0 3.175 1.8 4.956 2.6 8.510 0.25 1.645 1.05 3.277 1.85 5. 129 2.63 8.759 0.3 1.747 1.1 3.379 1.9 5.306 2.7 9.008 0.35 1.849 1.15 3.481 1.95 5.483 2.75 9.257 0.4 1.95i 1.2 3. 583 2.00 5.660 2.8 9.506 0.45 2.053 1.25 3.685 2.05 5.837 2.85 9.755 0.5 2.155 1.3 3.787 2.10 6.020 2.9 10. 004 0.55 2.257 1.35 3.889 2.15 6.269 2.95 10. 233 0.6 2. 359 1.4 3.991 2.20 6.518 3.00 10.502 0.65 2.461 1.45 4.093 2.25 6.767 3.05 10. 732 0.7 2.563 1.5 4.195 2.30 7.016 3.<0 11.000 0.75 2. 665 1. 55 4.297 2.35 7.265 3.15 11.249 0.8 2.767 1.6 4.399 2.4 7.514 3.20 11.^98 0.85 2.869 1.63 4.501 . 2.45 7.763 3.25 11.747 Differeiize iu piu od in meno di 0,2-0,3 tra il metodo Marchand ed il me- todo pouderale sono da con.siderar8i come soddisfacenti. Metodo di Adam. — L'npparecchio clie I'autore lia chiamato galattimetro, 6 costituito di tm tnbo graduate da a 70, avente, nella parte superiore, due rigonflamenti. e. nella parte inferiore una cliiavetta a smeriglio ed una punta aftilata (fig. 252). II rigonfiamento superiore e munito di un'apertura, alia quale si adatta nn turacciolo di sughero conico, tagliato inferiormente ad ungliia. Xella parte mediana di questo rigonfiamento si trova un segno circolare ed un numero 32, cio che indica the I'apparecchio, dal robinetto a questo tratto, ha la capacita di 32 cmc. Xel punto d'unione dei due rigonflamenti, vi ha lui altro tratto circolare, che porta il numero 10 e cio indica che 1' apparecchio, dal rubinetto a qnesto segno, ha la capacita di 10 cmc. La graduazione del tnbo e fatta in uiodo che ogni divisione corrisponda ad 1 gr. di grasso per litro, usando, per la determinazione 10 cmc. di latte. Per la determinazione del grasso nel latte, si opera nel modo seguente : 596 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE JO. ^y: Si aspira il latte, versato in un bicchiere, fino al tratto 10, imniergendo la prnita affilafca nel latte. Si chiude il robinetto, si regolarizza 11 livello del latte, nel caso che ne sia stato aspirate troppo, facendone tiscire qnalcbe goccia, e si versa, per I'a- pertnra superiore, tanto liquido norinale (1) flno al segno 32. Si chiude rappareccliio col tiiracciolo, si inclina per far passare i liquidi nella bolla grande, si scnote dolcemente e si mette sw di tin sostegno, quando la mescolanza sia diventata omogenea. Dope nn riposo di 5 miniiti, il liquido si divide in due strati, uno superiore, limpido, costituito dalla soluzione etero-alcoolica di grasso, I'altro inferiore opalino, contenente I'acqua e tutti gli altri componenti del latte. A qnesto punto si toglie il turacciolo, si fa scolare il liquido ac- quoso, aprendo il robinetto, si scuot* I'appareechio per far discendere le gocciole d'acqua die aderiscono alle pareti e si fanno uscire pure pel robinetto. Si versano poi nell'appareccliio 10 cmc. di acqua distillata, facen- dola scorrcre luugo le pareti, e dopo 5 juinuti si fanno ancli' essi uscire pel robinetto. Finalmente, 1' apparecchio riempito con una so- luzione di aeido acetieo 15 "/„ fino al tratto 32, si sospende in un bagno di acqua I'redda che vada mano mano risealdandosi fino a 90° C. L'etere, in queste condizioni, evapora e la materia grassa galleggia alia snijerflcie del liquido, come uno strato giallo, simile all' olio. Si toglie allora I'appareechio dal bagno, si fa freddare e, aprendo il ro- binetto, si fa uscire tanto licjuido acetieo da far passare tutto lo strato di grasso nel tubo graduato. Si liniette I'appareechio nel l)agno, che abbia una temperatuia di 40° ('irca ed ivi si lascia fino a che il grasso siasi completamente chiarificato. Si estrae e si legge esattamente il numero delle divisioni, occupate dal grasso, e (juesto numero espri- meril in gramnii il grasso contenuto in un litro di latte. Qnesto metodo da indicazioni niolto iiiigliori di quelle fornite dal metodo di Marchand e le quantita di grasso ottenute sono iiiolto pros- sime a quelle trovate col metodo ponderale. Oltre a ci(j, ri.pparecchio 6 di facile manepgio, poco costoso e la esecuzione del metodo non ofl're difficolta di sorta. Metodo Bamshen-Fovard. — Questo metodo e molto pratico. sol- lecito ed esatto. £ fondato sulla sejiarazione del grasso dal latte e sulla sua conseguente determinazione volumetrica. Si versano perci6 36 cmc. di latte in un palloncino con collo lungo, stretto c graduate in centimetri cubici ed in decimi e della capacitii un po' superiore a 50 cmc. Si aggiungono 10 cmc. di liquido reattivo (2), si miscola e si inmierge il palloncino in un bagnomaria bollente, facendo rotare il collo, di tanto in tanto, tra le mani, per provocare un'agitazione metodica e per facilitare la ascensione delle gocciole di grasso. In 12 niinuti I'operazione e terminata : la materia grassa isolata che galleggia sulla superflcie del liquido si fa salire nella parte graduata del pallon- cino, aggiungendo acqua calda. II volume della materia grassa si legge dopo aver tenuto il palloncino, per un quarto d'ora circa, in un bagno a 40° C. A questa temperatura la den- flg. 252. (1) II liquido uormale si prepara mescolando : Alcool ammoniacale a 75° cmc. 100 Etere puro a 65° » no L'alcool ammoniacale a 75<> si prepara mescolando : Alcool a 90° cmc. 833 Ammoniaca d = 0.92 » 30 Acqua distillata » 137 (2) II liquido reattivo si prepara, sciogliendo 8 gr. di potassa in 10 cmc. di ammoniaca, aggiungendo poi alia soluzione 55 cmc. di alcool etilico, 15 cmc. di alccol amilico e tanta am- moniaca commerciale da completare il volume di 100. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 597 Iv. sita clella materia grassa 6 circa 0,90 ed il calcolo per conoscere la quantita di grasso in grammi per litro si fa colla formola seguente : 1000 rxo.oox -gg^ Leze ba constatato che cotesto metx)do d^ risultati molto vicini a quelli forniti dal metodo ponderale di Soxlilet e percid pu6 essere nsato con fidncia. Metodo di Gerber. — II metodo di Gerber e uno dei piu facili, piu spicci e che, per precisione, gareggia col metodo ponderale, E fondato sulla pro- prietji clie ha I'acido solforico, della density 1,823-1,825, di sciogliere tutti i compouenti del latte meno il grasso. L'acido-bntirometro, con il quale si fa la determinazione, e nno stiumento di vetro con un piccolo rigonfiamento in basso ed un grosso rigonfiamento in alto, ove si trova Papertura (fi- gnra 253). Tra i due rigonfiamenti vi h un tubo graduato, diviso in 90 parfci, delle quali ognuna rappresenta un grammo di grasso per litro di latte. Per la determinazione si opera nel modo seguente: Si met- tono 10 cmc. di acido solforico, della concentrazione detta, nel- I'acido-butirometro, si aggiungono 11 cmc. di latte, per mezzo di una pipetta speciale, e finalmente 1 cmc. di alcool amilico. Si chiude I'acido-butirometro con tappo di gomma, si capovolge per far passare tutto il liquido nel rigonfiamento superiore e si agita. Quando la miscela e divenuta uniforme, si centrifuga, colla centrifuga Gerber (fig. 254), per 15 minuti ininterrotta- mente. In qnesta opera- zione, si separa completa- mente il grasso dal liquido acido acquoso e galleggia; allora 1' acido-butirometro colla bocca iu basso si im- merge in un bagno d'acqua alia temperatura di 70" C. e quivi si tiene per 10 mi- nuti circa. Poi si estrae e si legge, nel tubo graduato, il numero di divisioni oc- cupate dal grasso, ed esse rappresentano i grammi di grasso con- tenuti in un litro di latte. II metodo di Geber, in confronto col metodo jjonderale di Soxhlet, d^ indicazioni sempre piu basse. Le differenze non raggiungono mai — 0,1 ° „ (1). fig. 253. fig. 254. (1) Tomer lia proposto recentemente di sostitnire aU'acido soKorico una soluzione di soda, ercli^ con questa i grassi saponiflcano nieno che coH'acido solforico. 598 CHIMICA APPLICATA ALL'TGIENE Determinazione PONDERA le. — II metodo col quale si pub estrarre e peeare il grasso contenuto in un determinato volume di latte h il piii esatto di quanti siano stati fino ad era descritti.Meriterebbe, per conseguenza, di essere ad essi preferito ; ma non essendo di esecnzione rapida, con trova, negli usi co- muni, applicazioue se non in casi eccezio- nali. Metodo Soxhlet — Si mettono in una capsula di porcellana 10 cmc. di liitte e si raescolano con una sufficiente quantita di sabbia, arvoventata in antecedenza. Si fa evaporare I'acqua, mettendo J a capsula su di un bagnomaria, ed avendo cura di rime- scoiare, con una bacchetta di vetro, durante I'evaporazione. II residuo, quando h secco, si distacca accuratamente dalle pareti della capsula, mediante una spatolina di platino o di nicbel e si introduce in un cilindretto di carta bibula, digrassata con etere, in- sieme ai lavaggi successivi della capsula, fatti pure con sabbia. II cilindretto si cbiude accuratamente, si avvolge ancova in altra carta bibula, si lega con lilo di pla- tino e si introduce nell'estrattore. Qne- sto (fig. 255) h costituito di un tubo di vetro lungo 15, largo 3,5 cm. circa, cbiuso iofe- ricrmente e comunicante solo con un tubi- cino, che salendo per alcuni centimetri a ridosso del tubo principale e ripiegandosi, discende a sifone internandosi in un tubo che serve da sostegno al principale. Un altro tubo laterale, piuttosto grande, sta- bilisce un'altra comnnicazione ti"a questo tubo di sostegno ed il principale. L'estrattore, che ha ricevuto il cilin- dretto, si congiunge con un refrigerante a corrente continua ed inferiormente con un matraccio, della capacity di 1 00 cmc. circa, pesato antecedentemente vuoto e secco e contenente 60 cmc. di etere di petrolio (1). Si riscalda in bagno d'acqua ; I'etere, che si evapora, entra nelPestrattore, per il tubo laterale grande, arriva al refrigerante ed ivi, per la bassa temperatura, si condensa e cade goccia a goccia sopra il cilindretto di carta contenente la sostanza da estrarre. Dopo un certo tempo, I'etere invade il pacchetto, lo copre e final- 255. (1) Nel metodo originale di Soxhlet e prescritto I'etere solforico. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 599 mente, arrivato all'altezza della vipiegatura del tubo sottile, e costrefcto a cadere uel matraccio, da dove si era evaporato, ti-asportando con sh il grasso che ha potato disciogliere. L'etere di peti'olio si evapora di nuovo, risale, invade il pacchetto, ricade e trasporta uel matvaccio nuovo grasso. L'ap- parecchio si fa funzionare cosi per 48 ore, fino a clie, cioe, si h siciiri che la sostauza, contenuta nel pacchetto, sia stata privata del grasso comple- tamente. AHora si distilla l'etere di petrolio, il matraccio si mette in stufa riscaldatUi a 100° C, ove si tiene per 3 ore, poi si fa freddare e si pesa. La differenza di peso tra il matraccio vuoto ed il matraccio con grasso, d^ la quantity di grasso contenuto in 10 cmc. di latte: moltiplicaudo questa quantita per 10 si ha la quantity di grasso in 100 di latte. Manetti e Musso hanno osservato che, nsando l'etere solforico, come sol- vente, si estraggono, oltre il grasso, anche altre sostanze che nulla hanno da fare col grasso. Difatti, I'estratto etereo, seguatamente quello ottenuto dal latte poco recente, mostra, in mezzo alia sostanza grassa omogenea, delle goccioline di un liquido rosso-bruno, solubile nell'acqua e nell'etere, inso- lubile uel solfuro di carbonio. Coll'uso dell'etere di petrolio per5 questo inconveniente h, in parte, elimiaato, perche questo ha uu jiotere solvente luinore dell'etere solforico per le sostauze estranee al grasso. Percio col metodo pouderale di Soxhlet si ottiene, in tutti i modi, una quantita di grasso un pochino superiore alia reale. La quantita di grasso nel latte pub oscillare entro limiti uiolto vasti; cioe tra 1,07 e G,47. Come media si puo ritenere 3 '/„. Dcterininazione dcllc sostauze azotatc albuininoidi c non albuininoidi. Metodo Kjeldahl. — Le sostanze azotate del latte si determinano in toto procedendo nel raodo seguente : Si misurano, con una pipetta speciale, 10 cmc. di latte e si versano in un pallone di vetro di Jena, della capacity, di 800 cmc. circa. Si uniscono con 10 cmc. di aoido solforico concentrato, esente di prodotti nitrosi, e con 25 ctg. di solfato di rame e 25 ctg. di ossido rosso di mercnrio. Si scalda prima con fiamma debole, poi con fiamnia pih forte, fino a che sia scom- parsa ogni traccia di carbone, prodottosi per la disgregazione della materia organica a contatto dell'acido solforico. Si lascia raffreddare, si allunga il residue con 250 cmc. circa di acqua, esente di ammouiaca, si neutralizza I'acido eccedente, con soda caustica, si alcalizza fortemente e si aggiungono alcune goccie di solfuro di sodio, per precipitare il mercurio ed il rame e d impedir loro di contrarre combinazioni stabili coll'ammoniaca, sottraendola alia defterminazione. Finalmente si aggiungono alcuni pezzetti di pomico per regolare poi la ebollizione del liquido. Si congiuuge allora il pallone con un refrigerante, si distilla e si rac- coglie il distillato in apposito matraccio, contenente 25 cmc. di acido normale decimo. 600 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Siccome Pazoto della materia organica h etato traaformato, per le opera- zioni antecedenti, in azoto ammoniacale, nel distillato dovra passare tanta ammoniaca corrispondente all'azoto predetto; ammoniaca, che si trasformera immediatameiite in sale ammoniacale, consumando I'acido che e stato messo nel matraccio, ove si raccoglie il distillato. Si cessa di distillare quando, avvicinando una cartina di tornasole rossa ad una goccia di liquido che discende dal distillatore, essa non diviene piu bleu; segno che nel distillato non vi e piu ammoniaca. Si determina poi la quantity di ammoniaca e successivamente di azoto, contenuto nei 10 cmc. di latto, determinando 1' acido rimasto inalterato dopo distillazione o per via jodometrica o per mezzo di una soluzione N "iO di potassa (1) e della fenolftaleina, come indicatore, e la differenza molti- plicandola per 0,014 per avere I'azoto e per 0,017 per avere I'ammoniaca. Se ora si voglia trasformare I'azoto in sostanza azotata basterk moltiplicarlo per 6,37 (Sholospmanu. Viertelj. fur Nahrg. und Genusam. 1896, p. 483y, e se la sostanza azotata si voglia riferire a 100 baster^ moltiplicare il numero ottenuto per 10. Si capisce facilmente che in questo modo si determina non solo I'azoto delle sostanze albuminoid!, ma anche I'azoto deJle sostanze non albuminoidi, che si trovano nel latte e che non sono sostanze nutrienti. Per eliminare questo errore, si determina separatamente la caseina, la lattalbumina e la pro- teina contenute nel latte. Si precede nel modo indicate da Sholossmann. Si pigliano 10 cmc. di latte e si allungano con 30 o 50 cmc. di acqua. La mescolanza si riscalda a 40° C. e si tratta con 1 cmc. di una soluzione concentrata di allame di potassio ; si agita e si osserva se si produca un precipitato fioccoso, che si depositi rapidamente. Se cio non avvenga, si aggiunge ancora '/^ cmc. di soluzione di allume ed altro ancora, finchfe non si produca il precipitato come sopra, avvertendo che un eccesso di allume (1 cmc.) non produce alcun danno. Si filtra, si lava con acqua distillata il precipitato raccolto nel filtro, e se ne determina I'azoto col raetodo di Kjeldhal. Moltiplicando I'azoto trovato per 6,37 si ha la caseina contenuta in 10 cmc. di latte, poiche nelle condizioni sopra descritte, non precipita altro che la caseina. E necessario che durante tutta I'operazione la temperatura si mantenga a 40° precisi. La lattalbumina, la globulina e la proteina si determinano precipitandole dal filtrato con 10 cmc di soluzione forte di tannino, raccogliendo il precipi- tato 8ul filtro, lavandolo tre volte con acqua distillata e determinando in esso I'azoto col metodo di Kjeldhal. Moltiplicando I'azoto per 6,37 si ha la lattal- bumina e la proteina insieme. Inoltre, le sostanze albuminoidi totali del latte si possono determinare precipitandole coll'acido tricloroacetico (Bodzynski) in soluzione 15 " „. (1) La soluzione AVIO di iicido si prepara sciogliendo in un litre di acqua distillata un equivalente molecolare di acido, espresso in granuni, diviso per 10. La soluzione normale decima di potassa si fa nell' identico modo. Qneste due soluzioni, quando sono ben fatte, si neutralizzano esattamente volume a volume. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 601 Si misarano percio 10 cmc. di latte, si trattaao con 10 cmc. di soluzione di acido tricloroacetico e si lascia in riposo per alcune ore, Poi si filtra, il pre- cipitato, raccolto sul filtro, si lava con soluzione diluita di acido tricloroace- tico ed in esso si deterraina I'azoto col metodo Kjeldhal. I risultati souo ottimi e vanno d'accordo con quelli ottenuti col metodo di Sebelien, precipitando le sostanze albuminoidi con acido tanDico. La qnantita delle sostanze albuminoidi oscilla entro limiti molto vasti: tra 2,07 e 6,40. La media e 2,55. Scindendole, tro- A'iamo die la caseina oscilla tra 1,79 e 6,29; in media 3,02 e la lattalbumina fra 0,25 ed 1,44: in media 0,53. Nel latte di vacca, il rapporto tra la caesina e le sostanze albu- minoidi solubili nell'acqua sta come 10 : 1. Deteriuinazione dello zucchero di latte. Dbterminazione per via. POLARiMttTRiCA. — Per determinare lo zucchero di latte, servendosi del polarimetro, si precede nel modo seguente : 50 cmc. di latte si fanno bollire per evitare Perrore della multirotazione dello zucchero, si versano poi in UDa boccetta tarata di 100 cmc, si mesco- lano con 5 cmc. di soluzione di joduro di mercurio e potassio (reattivo di Briicke) e tanta soluzione di acido solforico 20 ° o sufficiente per precipitare tutte le sostanze albuminoidi. Si porta a 100 cmc, si filtra e del filtrato si deteroiina il potere rotatorio, riempiendone un tubo polarimetrico della lunghezza di 200 ram. ed osservando e misurando la deviazione angolare al polarimetro di Laurent. La quantita di zucchero di latte si ottiene, raddoppiando i gradi di ro- tazione letti e moltiplicando questo numero per il coefficiente 0,94, che e spe- cifico per il polarimetro sopra detto. Questo numero e affetto dalPerrore in piii, prodotto dal volume del pre- cipitate delle sostanze albuminoidi, che, in ogni caso, deve essere sottratto da 100. Cotesto volume raggiunge in media, second© Scheibe, nel latte in- tero, con una quantity di grasso oscillante tra 2,8 e 4,7 °/o , cmc. 4 e nel lafcte scremato, cmc 2, mantenendo la proporzione nella mescolanza detta dianzi. Nel caso del latte iutero, la correzione si avra moltiplicando la quantity di zucchero trovata per 0,96, nel caso del latte scremato per 0,98 {Scheibe). II reattivo di Briicke si prepara sciogliendo 40 gr. di joduro di potassio in 400 cmc. di acqua distillata e dibattento questa soluzione con 55 gr. di ossido di mercurio. Si porta a 500 cmc. e si filtra per allontanare I'eccesso di ossido di mercurio rimasto indisciolto. Determinazione per riduzione DEI SALi DI RAME. — 50 cmc di liquido di Fehling si mescolano con 50 cmc di acqua distillata in un matraccio Erlen- mayer e si portano alPebollizione. Poi si aggiunge lentamente il siero, depurate. 603 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE secondo, Appiani con acetato di piombo ed acetato di mercurio (1), fino a che il liquido non offra piti colorazioae azzurra dopo 6 o 7 minuti di ebollizione. Con questo saggio preliminare si calcola approssimativainente la quan- tit£t di zuccliero contenuto nel siero (50 cmc. di Fehling (2) corrispondono a gr. 0,3380 di zucchero di latte anidro ed a gr. 0,3558 di zucchero or- dinario con una luolecola d' acqua di cristallizzazione) e si diluisce la solnzione zuccherina in modo che contenga 1 "/o di zuccliero. Allora si scaldano di nuovo 50 cmc. di soluzione di Fehling, mescolati con 50 cmc, di acqua, fino all' ebollizione e si versano nella mescolanza, in una sola volta, 33 o 34 cmc. della soluzione zuccherina diluita e dopo 6 o 7 mi- nuti di ebollizione si filtra rapidamente a caldo su filtro a pieghe. Per as- sicuraisi se il filtrato contenga rame, si acidifica con acido acetico e si tratta con ferrocianuro di potassio, il quale, in pre&enza di rame, prcdurr^ una colorazione rosso bruna piil o meno intensa a seconda della quantity di rame presente. Se il filtrato contenga rame si ripete un nuovo saggio, ado- perando quantity maggiore di liquido zuccherino e cio si farjt fino a che tra due saggi consecutivi non vi sia che una differenza di 0,1 cmc. di liquido zuccherino ed in uno vi sia la reazione del rame ed in un altro non. La media rappresenta la quantita necessaria di liquido zuccherino per ridurre cmc. 50 di soluzione di Fehling. Questo processo si pu6 rendere pin spiccio nel modo seguente : invece, ciofe, di filtrare tutto il liquido per vedere se contenga rame, se ne filtra solo una goecia, come ha suggerito Baswitz, mettendola su due cartine so- vrapposte di carta da liltro e provando la reazione, nella cartolina inferiore, con ferrocianuro di potassio acidificato con acido acetico. La reazione h forse meno sensibile, ma praticamente molto utile, perehfe permette di fare una determinazione di zucchero con sufficiente esattezza e con molta rapi- dity con 2 o 3 saggi al piu. II lattosio si mantiene abbustanza costante uel latte. La quan- tita oscilla tra 2,11 e G,12; la media e 4,88. Determinazione tielle soi^tanze i^olide. Metodo indiretto. — Lesostanze solide del latte possono essere determi- nate, per via indiretta, ossia per mezzo del calcolo, quando si conosca la density del latte a 15° C e la quantity di grasso per cento. Per questo calcolo, la for- mola, proposta da Fleischmann, h la piu attendibile, ed h la seguente: 100 D - 100 T = 1,2 G-i- 2,665 D (1) Appiani propone, per togliere tutte le sostanze all)uminoi(li, di asgiungere a 50 cmc. di latte 20 o 25 cmc. di soluzione di acetato di piombo e 2 o 3 cmc. di acetato di mer- curio 10 %. Si filtra, si spiomba con solfato di soda, si flltra ancora e si diluisce a 100. (2) Per fare il liquido di Fehling si sciolgono 34,639 di solfato di rame puro e cristalliz- zato in 500 cmc. di acqua distillata ; si sciolgono inoltre 173 gr. di sale di Seignette, 50 gr. di soda canstica in altri 500 cmc. di acqua distillata. Le due soluzioni si tengono separate e si mescolano a volumi egnali per preparare il li- quido di Fehling e poco prima della determinazione. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 603 In essa T indica la quantity delle sostanze solide, G il grasso per cento, D la densit<\ del latte a 15^^ C. Cosi 86 un latte abbia dato una density di 1,0315 ed una quantita di grasso di 3,50 °'o , si avi<\ r =1,2X3,50+ 2,665 X2"^^3f^i^" T= 12,33. Questa formola d^ indicazioni abbastanza buone; difatti, numerose espe- rienze hanno diraostrato che le differenze tra la quantita di materia so- lida avuta con il calcolo e la quantita avuta col metodo diretto, stanno tra -1-0,13 e —0,22 per cento. La qiiantiti\ di sostanze solide nel latte oscilla tra 16,03 ed 8,50 : la media e 12,58 V„ . Determinazione delle ceneri. Per determinare le ceneri, si mettono 20 cmc. di latte in una capsula di platino pesata, alcune goccie di acido acetico e tutto si fa evaporare in bagnomaria lino a secchezza. Poi si brucia il residuo, esponendo la capsula in una fiamraa a gas che, gradatamente aumenti in altezza lino ad arroventare leggermcnte la capsula. Si smette di riscaldare quando le ceneri siano divenute perfettamente biancbe. Allora la capsula si fa fred- dare in un essiccatore e si pesa. La differenza tra questo peso e qnello della capsula, moltiplicata per 5, dA, la quantita di ceneri in 100 di latte. La quantita delle ceneri oscilla tra 0,35 ed 1,21 V(,: la media eO,71%. Detei'iiiinazione deiraeidita. L'acidita si determina neutralizzando, socondo Soxhlet ed Henkel, con potassa N\^ 50 cmc. di latte, al quale siano stati aggiunti 2 cmc. di solu- zione alcoolica di fenolftaleina 2 " „. L'acidita si esprime in cmc. di alcali iV, ,0 per cento, il quale numero h stato chiamato anche numero delVacido. Per la titolazione dell'acidita, piuttosto che la soluzione di potassa o soda caustica N\f^, si usa 1' acqua di calce, di cui si determina il titolo, volta per volta (Holm), oppure una soluzione JV ,, di barite (Wieth e Siegfeld). Un latte normale non deve avere un grado acido superiore a 3,5 o 4, secondo Pfeitt'er; invece Wieth e Siegfeld lianno trovato che il grado acido normale puo oscillare tra 13 o 19. Secondo Tor- ner e Pfeiffer, il latte che abbia un grado acido di 23 coagula per riscaldamento. Latte stantivo. Per conoscere se un latte sia fresco o stantio, si versano in esso alcune goccie di soluzione di indico carmiriio lino a che apparisca nettamente bleu e si osserva il tempo che impiega per decolorarsi. Un latte stantio o gia in preda a fermentazioni batteriche si decolorer.^ rapidamente, un latte fresco meno rapidamente. II riscaldamento favorisce la decolorazione. 604 CHIMIOA APPLICATA ALL' IGIENE T/l o Pui o O w " ■Buiinij^ ■Bipsjv BtUISSBJ^ ^uimij^ ■Bipaj^ ■BcnissBiv ^uiinij^ ■Bipaj^ ■BUIISS'BJV •BUIIUIJ^ Bipsj^ ■eoiissBiv ■Buiinij^ 'Bcnmij^ ■Bipaj^ BtaiSS'BJ^ Buiinij^^ ^JP^W ■Biuiss'ei\[ ■BiHinij^ Bfpaj^ ■BiaiSS'BJV - 00 S in CO CO o o © o C o o 53 s IM I^ 1 1 1 § ^ -i -e — < S to 1 1 1 00 CO "M m e«i CO gg o s o s » •X CHIMICA APPLIOATA ALL' IGIENE 605 II latte fresco rimane colorato 12 ore all'incirca ad una temperatura al disotto di 15° C, tra 15" e 20° almeno 8 ore, sopra 20° almeno 4 ore (Vaudin). Sofisticazioni del latte. Le sofisticazioni del latte cousistono o in una sottrazione della crema, o in una sottrazione della crenia ed in un'aggiunta d^ acqua, in un'aggiunta di acqua semplicemente, oppure in un^ aggiunta di acqua e di alcnne sostanze die fanno elevare la densita del latte. Sottrazione della. crkma. — Questa sofisticazione si scopre, determi- nando la densita del latte e la quantita di grasso. La densita del latte sara superiore a quella del latte intero ed oscillera tra 1,033 e 1,037 ; la quantita di grasso sara inferiore alia media normale 3 ° o. Quando questi due dati analitici si corrispoudono, si pu5 concludere che il latte sia stato scremato in tutto od in parte. Sottrazione della crema ed aggiuxta di acqua. — Questa sofisti- cazione si scopre determinando la quantity di grasso e la densita del siero del latte. La densita del latte in questo caso non da alcuna indicazione utile, perchfe pe la scrematura fa auiuentare la densita, Vacqua la fa discendere e preci- samente entro i limiti stabiliti per il latte intero, quando essa sia aggiunta nella quantity del IC ° „ soltanto. Ma, se esiste cotesto equilibrio nel latte, non esiste piu nel siero, il quale dovr^, nel caso dell'annacquamento, avere una densita piu bassa della normale. Da numerose esperienze si h visto che nei latti naturali cotesta density a 15° C. oscilla tra 1,027 e 1,031 e cbe non va mai al disotto di 1,027. La density del siero si determina nel modo seguente : Si misurano 200 cmc. di latte, si versauo in un matraccio e tutto si pesa esattamente. Poi si aggiungono al latte 4 o 5 goccie di acido acetico concen- trato, si scalda in bagnomaria bollente per 10 minuti, si lascia raffreddare e si pesa nuovamente. Si sostituisce, con acqua distillata, la perdita subita per evaporazione e si filtra attraverso lana di vetro. II filtrate si pesa, si scalda in bagnomaria bollente per 20 minuti, alio scoyo di far coagulare tutta la lattalbumina, si fa raffreddare, si pesa nuovamente, si sostituisce la perdita con acqua distillata, si filtra e si rifiltra per carta sino ad avere un siero limpido. La den&itk di questo siero si puo deterininare o colla bilancia di "Westphal o col sierodensimetro di Greiner, dopo averlo portato alia temperatura di 15" C, oppure correggendo la densita, per le temperature superiori od infe- riori a 15°, sapendo che la density diminuisce od aumenta di 0,00032 per ogni grado di temperatura superiore od inferiore a 15°. Queste correzioni pero, come per il latte, non sono piii rispondenti alia realta quando la temperatura del siero sia molto distante dai 15°. Percio e consigliabile, in questi casi, di raffreddare o di riscaldare il siero per fargli acquistare la temperatura piii vi- cina possibile ai 15° C. 606 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE La density del siero non varia coUo stato di conservazione del latte. Dopo la coagulazioue spontanea si hanno difference piccolissime che rientrano nelle cause d'errore di determinazione. Da questo momento in poi la densita del siero diminuisce in ragione dell'alterazione (Montella, Keinsch e Liihrig). Se ora la quantity di grasso sia sotto alia normale e se la densita del latte sia ccmpresa entro i liiniti assegnati per la densita del latte intero e se la density del siero stia sotto 1,027, si puo concludere che il latte sia stato soremato ed annacquato col 10 " „ di acqua. Aggiunta semplice di acqua. — Quando ad un latte si aggiunga acqua, la densita diminuisce ; diminuisce la quantita di grasso e diminuisce la den- sith del siero. Bastera ricorrere alle tre determinazioni dette per riconoscere cotesta sofisticazione. La quantity di acqua aggiunta si calcola poi approssimativamente dalla densita del latte o del siero, ricorrendo alia tabella 48. Tab. 48 Latte ntero Latte scremato Siero di latte Densitk a 15" Acqua % Densita a 15' Acqua Vo DensilJi a 15° Acqua Vo 1.029-1033 1.033 1.(137 1.027 1 0-26-1 029 10 1 030-1.033 10 1.027-1026 5-10 1 023-1 026 20 1.026-1 030 20 1 026-1.024 10-15 1 020-1.023 30 1 023-1.026 30 1.02V-1 023 15-20 1 017-1 020 40 1.020-1.023 40 1023-1.019 20 35 1.014-1.017 50 1.016 1.020 50 1.019-1.017 35-40 1017-1.015 40-50 Inoltre si potra conoscere se un latte sia stato o non annacquato, ricor- rendo alia prova dell'acido nitrico, perchfe il latte puro non contiene nitrati (Schrodt) mentre h raro che le acque potahili, che scrvono per I'annacqua- mento del latte, non ne contengano. Per ricercare i nitrati nel latte, si opera nel niodo seguente: 100 cmc. di latte si trattauo con 1,5 cmc. di una soluzionedi cloruro di calcio20"o, si riscaldano a bagnomaria e si liltrano. Si mettono 2 cmc. di soluziono di solfato di difenilammina (1) in un piattoUino di porcellana e nel mezzo di questa soluzione si fa gocciolare '/^ ciuc. di siero all'incirca e si lascia in riposo due o tre minuti senza mescolare. Dopo questo tempo, se nel siero vi sia dell'acido nitrico, compariranno delle strie bleu, corrispon- denti ai pimti di contatto del siero colla soluzione di difenilammina. In questo modo si possono scoprire 3 o 4 mmg. di acido nitrico in un litro di latte (Moslinger). (1) Per liv preitainzione del reattivo. vedi acitlo nitiico ndl'acqu.i. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 607 La presenza dei nitrati nel latte non e sempre indizio sicnro di annacqua- mento, perche le particelle di letame clie ia esso cadono molto frequente- mente, vi portano quantity, di uitrati talvolta non indifferenti. AgGIUNTA di ACQUA E CONTEMPORANEAMENTE di SOSTANZE CHE FANNO RiELEVARE LA DENSiTA DEL LATTE E DEF. siERO — In questo caso, determi- nando la density del lattie e del siero, si pao credere che il latte sia naturale quando esso invece e doppiamente sotisticato. Perci5 non si trascurer^ luai di ricercare Vamido e la destrina che possono essere facilmeute aggiunti ad un latte annacquato per lo scopo anzidetto. Li'amido si ricerca, trattaudo il latte, messo in un tubo da saggio, con nn po' di tintura di iodio. Se assiiraa nna colorazione bluastra, si puo arguire la presenza delPaniido, se assuma nna colorazione gialla, si pub, nella maggior parte dei casi, escluderne la presenza. In tulti i modi non si trascurerk mai •di fare una osservazione microscopica. La destrina si ricerca nel raodo soguente : 50 cmc. di latte si mescolano con alcune goccie di acido acetico, si riscal- dano a bagnomaria per 20 minuti e si filtrano per carta. II filtrato limpido si tratta con il doppio volume di alcool 95 "(d P^t far precipitare la de- strina ; si aspetta che il precipitato si deponga nel fondo del recipiente, poi si decanta il liquido limpido soprastante ed il precipitato si raccoglie su di un filtro di carta. II precipitato, lavato con alcool, si scioglie in poca acqua distillata e la soluzione si saggia coUa tintura di iodio. Se il liquido piglia una colorazione rosso-mattone, 8i pofcr^ concludere che al latte sia stata ag- giunta destrina. Anche il latte di pecora, che ha una density ed una quantity di grasso molto elevata, pub servire a nascoudere I'annacqnamento del latte. In qaesto caso la density del siero h sufficiente a scoprire la sofisticazioue, poich^, se acqua sia stata aggiunta, essa andr^ sotto 1,0270 La mescolauza di latte di pecora a quello di vacca si pub scoprire anche colla sieroreazione. Aggiuxta di acqua zuccherata. — Una soluzioue di zucchero di canna 75 per mille serve molto opportunamente per sofisticare il latte, perche ha una densitfl, presso a poco, eguale a quella del latte (Cotton). Per iscoprire la sofisticazioue si opera nel modo seguente: 10 cmc. di latte si mettono in un tubo da saggio, si aggiungono gr. 0,50 di molibolato d'ammonio in polvere e 10 cmc. di soluzioue 1 : 10 di acido cloridrico. Si riscalda fino ad 80° in baguo freddo e si osservano i cambia- menti di colorito: il latte soflsticato piglia una intensa colorazione bleu, mentre il latte pure rimane scolorato. La reazione si manifesta anche quando il latte contenga 1 gr. di zucchero per litro. Modo di consei'vai'e il latte. II latte, lasciato a se, dopo un certo tempo si inacidisce e coagula, ed allora nou pub piu servire all'alimentazione umana ed al caseificio. Per evitare tale inconveniente, il latte o si con- gela e si trasporta in blocchi, come si fa in Danimarca, o si con- 608 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE centra e si chiude in scattole, o si fa hoUire poco dopo la miingi- tura, oppnre gli si ag'giunge hicarhonato di soda, acido saUcilico, acido horico fornmlina, od acqua ossigenata. Di questi mezzi di conservazione, i primi tre sono permessi, gli altri proibiti. BOLLITURA DEL LATTE. — La bollitura del latte si fa collo scopo di uc- cidere qnei microrganisrai che trasformando, nei loro atti vitali, il lattosio, in acido lattice, sono causa iudiretta della coagulazione del latte. Questo mezzo di conservazione pu5 essere applicato al latte che deve sei-vire per alimento, ma non al latte pel caseificio, perche, come si h visto, il latte bol- lito non pub dare il formaggio ordinario. Esso inoltre h un mezzo che non conferisce al latte la proprietfl di conQsrvarsi a Inngo, purchfe non si metta in bottiglie speciali e si sterilizzi ; ma semplicemente dodici o ventiquattro ore, a seconda della stagioue. Per conoscere se nn latte sia stato bollito, si ricorre alia reazione di Arnold. Si mette un po' di latte in un piattellino di porcellana o in un tubo da sag- gio e si unisce col 10 " „ circa di tintura di resina di guajaco, o meglio con tin- tura di legno di guajaco (Glage). Se, dopo un minuto primo, non si veda una colorazione azzurvo-verdognola, h segno che il latte h stato bollito, perchr, in queste condizioni, non reagisce piii colla tintura di guajaco. Storch, invece^ propone di operare nel modo seguente: 15 gr. circa di latte si dibattono in un tubo da saggio con 1 goccia di soluzione di acqua ossigenata (1) e 2 goccie di soluzione di parafenilendiammina (2). Se il latte si colori fortemente ed immediatamento in bleu indaco ed il siero in rosso bruno, vuol dire che non e stato riscaldato tra 79° ed 80° C, se conservi il colorito bianco, vuol dire che h stato riscaldato sopra 80°. II principio attivo che agisce tanto sulla tintura di guajaco, quanto sul- I'acqua ossigenata sembra che sia una diastasi, la quale si distrugge al di sopra di 80°. La colorazione che si ottiene col processo di Storch e dovuta all'ossigeno, liberatosi dall'acqua ossigenata per azione della diastasi, e che agisce sulla parafenilendiammina. Besana ha osservato che il latte condensate si comporta, rispetto alia tintura di guajaco, nello stesso modo del latte normale; ciofe, disciolto in acqua, si co- lora in verde-azzurrognolo colla tintura di guajaco; bollito non si colora piu. Bicarbonato di sodio. II bicarbonato di sodio si aggiunge al latte nella proporzione di 1 o 1,5 *' „, per impedirne la coagulazione. II bicarbonato di sodio, in questo caso, non agisce da antisettico, ma da neutralizzante : mano mano, cio^, che dalla fer- mentazione lattica si viene formando acido lattico, esso lo neutralizza e lo mette in condizione di non agire sulla caseina e di non coagularla. (1) La soluzione di acqua ossigenata si prepara allungando con 5 volumi di acqna distil- lata 1 volume di acqua ossigenata 1 ■ /„ e si aggiunge 1 erne, di acido solforico in un litre. (2) La soluzione di parafenilendiammina si prepara sciogliendone 1 gr. in 50 cmc. di acqua calda. Si flltra e si mantiene in boccetta scura in luogo fresco. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 609 II bicarbonato di sodio si ricerca mescolaudo in un becher 100 cmc. di latte con 5 o 10 cmc. di solnzione alcoolica di alizarina 2 "/o- In presenza di bicarbonato, il liqnido diviene rosa, in assenza rimane colorato in giallo. In questo modo si possono scopi'ire uel latte lino 0,05 °,'o di bicarbonato. La solnzione di alizarina si ottiene facilinente con alcool 90 " „ e riscal- dando leggermente in bagnomaria (Siiss). Afitlo saiieilieo. -t L'acido salicilico e un antisettico e si aggiunge al latte per iaipedire lo svilnppo di quei microrganismi che producono acido lattico. Nella qnantita di mezzo grammo per litro, impedisce la coagulazione spontanea del latte, per parecchi giorni, alia temperatura ordinaria. L'acido salicilico si ricerca nel niodo segtiente: A 25 cmc. di latte, diluito con altrettanti di acqua, si aggiungono 10 cmc. di solnzione di solfato di rame (Fehling) e 2,5 cmc. di solnzione normale di potassa, in modo che il liqnido reagisca ancora acido. Si riscalda per un certo tempo a bagnomaria e si filtra. Al siero chiaro si aggiungono alcnne gocce di acido cloridrico e si dibatte con etere. Si separa I'etere, si fa eva- porare ed il residuo si scioglio con alcnne goccie di alcool e si tratta con clornro ferrico diluito (Bi'enstedt). In presenza di acido salicilico, si avra una bella colorazioue violetta, do- vnta alia formazione dell''acido ferrisalicilico. Pill semplicemente la ricerca dell'acido salicilico nel latte si fa nel modo seguente: In nn comune tnbo da saggio si versano 5 o 6 cmc. di latte e si dilui- scono con altrettanta quantity, di acqua; si aggiungono poi 5 gocce di una solnzione di nitrito di potassio al 10 ° „, una goccia di acido acetico e 5 gocce di solnzione di solfato di rame al 10 " „, e si riscalda, per qualcbe tempo, a bagnomaria. La caseina coagulata cala al fondo del tubo, e il siero limpido soprastante rimane colorato in rosso pin o meno intenso a seconda della qnan- tita di acido salicilico contennto nel latte. In assenza di acido salicilico il siero rimane colorato in verde azzurrognolo. La sensibilita della reazione h di 1 : 20000 (Jorissen-Bochicchio). Acido borico. L'acido borico e anche un antisettico ed e capace di impedire la coagula- zione spontanea del latte, per parecchi giorni, alia temperatura ordinaria, alia dose di gr. 1 per litro. Farrington ha proposto, per la ricerca dell'acido borico nel latte, di ap- protittare della proprieta, che detto acido possiede, di fare aumentare I'aci- dit^ del latte di una quantity superiore a qnella corrispondente all' acido borico aggiunto, sia, come ha dimostrato Deniges, per azione dello zucchero di latte, sia anche per azione della glicerina che pub essere aggiunta. La ricerca si fa nel modo seguente: Celli 39 610 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 20 cmc. di latte si uniscono coa alcune goccie di soluzione alcoolica di feuolffcaleina e si tifcolauo coq alcali .Y ,„ fino a colorazione rossa debole. Poi si aggiuagono 2 o 3 cmc. di gliceriiia neutra, si agita e dopo che il colore rosso sia sconiparso; si titola nuovamente e se si iiupieghino piii di due goccie di alcali per far ritornare il colore rosso, vuol dire che al latte h stato aggiunto acido borico. Con questo processo si possono scoprire auche 0,2 gr. di acido borico iu 1 lifcro. Per la deterininazione quantitativa, vedi came preparata. FoiMiialina. La forraaliua e il piii potenfce antisettico di quelli sopranominati ed e ca- pace di conservare il latte inalterato ptr 100 ore alia temperatura di 25° C. nella proporzione di una parte in 500 parfci. La formalina e uua solnzione di fonnaldeide nell'acqua al 43 o 44 " o. Per ricercare la formaldeide nel latte vi sono vari processi e varie rea- zioni tra le quali acceimero a due soltanto cbe possono essere applicate como- damente al latte. A 10 cmc. di latte si aggiuugono 2 o 3 cmc. di una eoluzione di tloroglu- cina, preparata, scioglieudo gr. 0,10 di (luesta iu 100 d'acqua, e 5 o 10 goccie di una soluzione di soda caustica. Si agita ed, in presenza di formaldeide, il latte pigliera poco «i poco una colorazione rosa. Soluzioni concentrate di formaldeide danno reazione debole o nulla: la reazione piii forte si Ita con una concentrazione di 0,00004 per lOO (Vanino). 15 cmc. di ]att» si uniscono con 1 cmc. di soluzione di cloridrato di feni- lidrazina 4 7o) tre o quattro goccie di una Moluzioue recenlissima di nitro- prussiato di sod i 0,5 ° ^ e con tauta soluzione di soda da alcaliuizzare forte- mente il liquido. In presenza di formaldeide si ha una colorazione bluasti'a tendente al ciuereo che resists per 15 o 20 minuti, poi scomparisce e, dopo un lungo ri- poso, viene sostituita da una colorazione rosea. Questa reazione e sensibiie fino ad una diluizione di 1 in 30000 ed <• carat- teristica per la formaldeide, pprch^ non si ha con alcun'altra aldeide della serie grassa e della serie aromatica (Rimini Enrico). La foruialdeide nel latte altera le sostauze albuminoidi in modo che esse non si sciolgono piii in una mescolanza di acido solforico e di acido acetico; la caseina non precipita piii in fiocchi fiui, ma in fiocchi grossi e spessi e ne e diminuita graudemente la digeribilit^. Acqua osaigenata. — Anche I'acqua ossigenata si usa per la conservazione del latte. Una qnantitk di 5 cmc. d'acqna ossigenata 30 " „ , h capace di conser- vare un litro di latte inalterato per 8 giorni, una quantita 6 o 7 " „ per 30 giorni (Cao), 5 o 6 cmc. di acqua ossigenata 2,35 " „ h capace di conservare un litro di latte almeno per 18 ore (Huwart). Si ricerca I'acqua ossigenata nel latte immergendovi una strisciolina di carta al joduro di potassio amidato. In presenza di acqua ossigenata la car- tolina si colorera in bleu, piu o m.no sollecitamente, a seconda della quan- tity di acqua ossigenata contenuta nel latte. CHIMICA APPLTCATA ALL'IGIENE 611 Burro. II burro e iin derivato del latte, clie lia, nell'alimeiitazione, una graiide importanza: e un grasso molto appetito e molto f'acil- meute digeribile. II burro si prepara colla pairna del latte, la quale uoii differi- sce, in sostauza, dal latte clie per una maggior quautita di grasso e per una minor ciuantita di sostanze albuminoidi. In 4G analisi di panna la composizione lia oscillato tra i nu- meri seguenti: Tab. 49. Massima Media Minima Acqua Sostanze azotate Grasso Vo Lattosio Vo Ceneri Vo 83.23 68. 82 22. 83 7.88 3.76 0.63 23.93 22. 66 15.19 3.52 4.23 0.59 2.50 0.53 O.H La panna si puo separare dal latte in due modi: o per af- lioramento, o colle scrematrici centrifugho. Per affioramento, si mette il latte in bacinelle di ferro stagiiato e queste si depon- gono in un ambiente che abbia^ una temperatura di 12" C all' in- circa. Dopo 12 o, al piu, 24 ore, in inverno, I'affioramento e com- pleto e si procede alia scrematura del latte, servendosi delle pan- narole di legno o di ferro stagnato, le quali permettono di togliere al latte quasi tutta la crema e di non portare in questa una sovercliia quantita di latte. Colle scrematrici centrifughe, si riscalda il latte fra 35" e 40" e si fa passare nel tamburo, girante con una velocita di 6000 a 6500 giri al miiiuto primo. Coteste centrifughe sono costruite in modo clie, regolando I'entrata del latte, si puo avere un lavoro continiio, uscendo da una parte la crema e dalPaltra il latte scremato. II vantaggio delle scrematrici centrifughe sul vecchio sistema deH'affioramento sta precisameiite in questo che si puo utilizzare il latte spannato per alimentazione, pel caseiticio e si puo ottenere la massima quantita di crema (1). (1) Per maggiori dettagli, vedi il Cotnpendio di caseijicio teorico-pratieo di Besana. 612 CHIXIICA APPLICATA ALL'lGIENE Preparazione del burro. 11 burro ogfti si prepara col sisteraa danese, ovvero facendo acidificare la panna, prima della burriticazione, mediante il fer- mento selezionato di Hansen o di altro fabbricatore. La prepa- razione del biirro comprende varie operazioni, cioe: trapianto della cultura pura nel latte magro; inoculazione del fermento nella panna pasterizzata; traUamento tneccanico, ecc. II trapianto della cultura pvira del latte magro si fa nel modo seguente: Si pasterizza un litro di latte centrifugato, alia temperatura di 80° C, si raffredda rapidamente a 30°, poi vi si aggiunge la decima parte del contenuto di una boccetta plena della polvere Hansen. Si mescola e si lascia in bagnomaria alia temperatura di 32°, per la durata di 18 ore, avendo cura di ri- niescolarlo ogni tanto e mantenendo sempre il recipients coperto. Dopo questo tempo, si trova una massa coagulata, molle ed acida, clie e il fermentv^ riprodotto. Questo allora si mescola alia panna dolce, clie e stata riscaldata a 75°-80° per un'ora nella propor- zione del 5 "X, e la mescolanza si mantiene per 22 ore alia tem- peratura di 20-22°. Dopo questo tempo, la panna clie si pre- senta coagulata in massa compatta, si rattredda verso 1.j°-16° e si burriflca. La burriticazione avviene quando la i)anna acidificata, messa in una zangola metallica e sbattuta fortemente con mezzo raec- canico od a mano si riunisce in masse piii o meno grandi, clie nuotano in un liquido, al quale e stato dato il nome di latti- cello, e clie riunite, compresse, lavate a grandi acque e foggiate in pani, costituiscono il burro del commercio. La qualita del burro sembra in rapporto alia rapidita piii o meno grande, d'ascensione della crema nel latte: cioe daranno burro migliore quei latti clie si scremano piii facilmente e piii ra- pidamente sotto 1' influenza della forza centrifuera. Coiiiposizionc del burro. 11 burro, come facilmente si puo capire, non e formato di solo grasso; ma di grasso e di tntti i costituenti del latte. Sicclie esso conterra : acqua^ grasso, caseina, zucchero di latte^ ceneri. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 613 Presa del campions. — II campione di burro, per Fanalisi, deve esser preso in diversi punti del pane, e, cioe, alia siiperficie, al centro ed al fondo, inediante una stecca d'acciaio. La quantita non deve essere mai inferiore a 100 gr. II campione deve essere mantenuto ed iuviato in vasi accnra- tamente puliti di porcellana, di terra verniciata o di vetro scuro, in modo clie esso sia tenuto fuori dal contatto dell'aria e della luce. La carta si deve, in ogni caso, evitare, specialniente quando si debba giudicare il burro alia stregua della sua acidita. ^el caso, si deve usare carta i)ergamena. I singoli campion i devono essere muniti di tutte le indicazioni uecessarie, nomi commercial], ecc, ed inviati immediatamente a destinazione. Determixazioxk dell'acqua. — 5 gr. di burro, presi in sottili fette in varii punti del campione, si pesano in una capsula di porcellana a fondo piano e contenente polveve di pomice arroventata antecedentemente. La cap- sula si mette in una stufa di Soxhlet con glicerina, riscaldata tra 100 e 105° C. e dopo mezz'ora si pesa. .Si ripetono le pesate di 10 in 10 minuti fino a che tra le due ultima pesate non vi sia una ditferenza molto sensibile. Un riscal- damento troppo prolungato si deve evitare percli^ i grassi si ossidano ed au- mentano di peso. Per la determinazione rapida dell'acqua nel burro, Weibel consiglia di operare nel modo seguente: In un ciliudro di vetro, poco largo, che nella sua parte inferiore porta un rubinetto e che nella parte superiors pu5 esser chiuso mediante un tappo, si sciolgono 10 gr. di burro in 30 cmc. di etere saturo d'acqua. In un tubo di calibro strotto e graduato si introducono poi 5 cmc. di una soluzione satura di cloruro di sodio e colorata in rosso con una goccia di tornasole acida per acido acetico e tutto il contenuto del cilindro. Si scuote dolcemente la mescolanza e si lascia in riposo per la sepa- razione dei diversi strati. Dopo pochi minuti il liquido e perfettamente lim- pido e la soluzione colorata e aumentata corrispondentemente all'acqua con- tenuta nel burro. La lettura si fa sulla graduazione. Per la esattezza, il metodo sta al disotto di quello ponderale, ma serve molto bene nei controlli ufficiali. La quantita di acqua nei burri, bene fabbricati, noii va mai al di sopra del 15 "/^ , mentre nei burri, trattati con acqua calda, puo arrivare fino al 26 ° '„ ed anche piu. Determinazione del grasso. — 5 gr. di burro si pesano in una capsula di porcellana, si mescolano intimamente con polvere di pomice secca e si mettono in un cilindretto di carta. Si lava la capsula piu volte coUa stessa 614 CHIMICA APPLICATA ALL'iGIENE polvere ed i lavaggi si mettono pure nel cilindrotto, il quale poi si chiiule, si lega, si mette in nn estrattore di Soxhlet e si opera nelP ideutico modo clie si h detto per la determiiiazione ponderale del grasso nel latte. DETKUMIXAZIONK DKLLA CASEIXA E DELLO ZUCCIIEKO 1)1 I-A'ITE. — Si pesano 10 gr. di burro in na iiltro di carta, il burro si fa fondere in stufa e si fa filtrare. II iiltro che coutieue la caseina, lo zuccliero di latte e le ce- neri si lava pih volte con etere, per liberarlo completamente dal grasso, poi con alcool assoluto. Finalmeate il residue si tratta con acqua distillata e ci6 die filtra si raccoglie in recipiente separate: lo zucchero di latto passer^ nel filtrato, la caseina rimarra sul filtro. Lo zucchero si deternvinera col metodo descritto per la stessa determinazione nel latto, la caseina si deterniinerk col metodo di Kjeldhal, facenrto passai-o ci5 cbe 6 riuiasto sul Iiltro in ua palloue di Jena, per nie/zo di una spruzzetta. Determinazione deixe ceneri. — 10 gr. di burro si pesano in un filtro di cni si conosoano le ceneri e si trattano come nella determinazione prcce- dente. Con etere ed alcool, si alloutana la massima parte di grasso ed il filtro si brucia in un crogiuolo di platino pesato. Dalle ceneri trovate si detraggono quelle del filtro e la ditfercnza molti[)licata per 10 da le ceneri per 100 di burro. Detkuminazione kell'acidita. — In un tubo da saggio usuale, avento la capacity di 40 cmc. circa, il di.metro di 17-18 millimetri o la bocca da potersi chiudere con un buon tappo di sugbero si pesano 10 gr. di bnrro fil- trato. Poi si uniscono al grasso 15 cmc. di alcool 95 ^'/.t ed il tubo si immerge, per qualcbe minuto, in un bugno d'aequa a 45^-50" C. ; si estrae o si sbatte la mescolanza fortemente per mezzo minuto. Si immerge nuovamente il tubo nel baguo ed ivi si tiene fino a cbo I'alcool siasi nettamente separate dal grasso. Allora, con precauzione, si decanta I'alcool, facendolo cadere ia nn matraccio Erlenmeyr: si ripete il tratta mento con 15 cmc. di alcool una se- conda volta ed una terza, cousidorando inutile un quarto trattamento, il quale asporta solo una quantita di acido piccolissima. La titolazione della soluzione alcoolica si fa con alcali decinormale in pre- senza di qualche goccia di soluzione di fenolftaleina. 11 numero di cmc. che si ottiene, diviso per 10 e moltiplicato per 5 dd. il grado di acidiid del burro, secondo Kottstorfer. II burro, che abbia 10 gradi di acidita, si deve dichiarare invendibile (Sendtner) quando al sapoio ed all'odore dia prova mauifesta di decompiv sizione. Si e creduto. determinamlo I'acidita del burro, di determinarne la ranci- ditk: cio non e esatto, perchfe acidity e rancidita sono due cose complcta- inente diverse. L'acidita puo esser d^ita dalla saponificazioiie spontanea dei gliceridi, oppure dall'iicido lattico prodotto a speso del poco lattosio che si trova nelbarro; la ranciditjl invcce c data dalla decomposizione dell'acido oleico e dalla formazioue di aldeide enantilica, che ha odore e sapore carat- teristico di rancido (Scala). CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 615 I coinponenti del burro oscillauo entro i limit i segiienti (300 tinalisi): Tab. 50. Acqua Grasso Caseina / Laltosio "A Acido lattico Ceneri 0/ Massima. . 35.12 80. 15 4.78 1.16 15.08 Media. . . 13. 59 84.39 0.74 0. 50 1 0. 12 0.66 Minima . . 4.13 69.96 0.19 0.45 0.0-2 Sotislk'axioni resenza di olio di sesamo, lo strato acido si colora intensamente in rosso. Nel caso clie il burro o la margarina siano stati colorati con materie coloranti die passano al rosso con acido cloridrico, si devono lavare con acido cloridrico, della densita detta di sopra, flno a che questo apparisca scolorato. Sul grasso, cosi lavato, si fa la reazione i)er I'olio di sesamo. Eipetute esperienze di alimentazione di vaccbe con panelli di sesamo e di cotone hanno dimostrato che nel grasso del latte non passa la sostanza che da la reazione nell'olio di se- samo, passa invece quella che da la reazione nell'olio di cotone. 622 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE Bl-hko di cicco. — Per rieercare il burro di cocco uel burro di vitcca, Taudam approtitta aucli'esso nn derivato del latte, noto dai tempi l)iu remoti. Si prepaia tauto col latte iutero, qnanto col latte span- nato, separando la caseina coUa diastasi i)re8aniica o colla diastasi contenuta uel fiore del cardo. Per far cio, il latte si riscalda in apposita caldaia, alia tempe- ratura di 35" a 40" C, si mescola colla quantita opportuna di so- luzione di presame e si lascia in riposo, per qualche tempo, per farlo coagulare. Oio si avverte, toccando col polpastrello del dito la superficie libera del latte, la quale offrira, se coagulato, una «erta resistenza alia pressione o si fendera, lasciando asciutto il dito. Allora, per mezzo di uno striimento di legno, si taglia la cagliata in tutti i sensi, poi si smiuuzza sottilmente collo spino^ clie e una specie di bastone, munito nel fondo di piuoli laterali. Si mette a fuoco la caldaia e si fa cuocere la cagliata, a se- conda clie si voglia fare formaggio molle da mangiare o formaggio duro da condire, tra 40° e 45", o tra GO" e 70". La riunione dei pezzi di cagliata, natanti nel siero, si fa introducendo le mani entro il liquido e raccogliendoli con paziente lavoro in un pa- stone unico, il quale poi, ancora caldo, si stringe entro cerclii •di legno e si comprime coUe mani o con uno strettoio per fame uscire la massima parte del siero imprigionato. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 623 II formajigio, in questo stato, noii lia sapore ue odore spe- ciale: e sempliceinente latte rappreso. Affinche diventi vero formagg'io e uecessario clie esso maturi, si stagioni e si trasfor- mino i>iu o meno profondamente, i suoi costitueiiti. Percio, appena la forma esce dallo strettoio, si porta in un ambiente, detto casara, esposto a settentrione e con nna temperatura media di 15"; ivi si sala e si lascia fino a clie sia finito il process© di maturazione, sor- A'egliato e curato da appositi ed esperti operai. La maturazione o la stagionatura dei formaggi avviene per azione di alcniii microrgauismi, i quali attaccano lentamente tutte le parti dell a massa caseosa e producono gas ed altre sostanze talvolta con odore e sai)ore speciale, talvolta insii)ide ed iuodore. Cosi la sostanza albuminoide, in parte si modifica soltanto, in parte si decompone profondamente lino ad arrivare alFacido car- bonico, agii acidi ammidati ed airammoniaca ; lo zuccliero di latte scomparisce e da acido lattico ed, in piccola quantita, acido carbonico ed alcool; il grasso si saponifica lentamente e da acidi liberi, fissi e volatili, i qnali traversano la massa caseosa e si spau- dono nell'atmosfera. Gli effetli appariscenti della maturazione sono: il cambiamentO di colorito della massa caseosa, clie da bianca opaca diventa traslncida e da dura e compatta diviene moUe e pastosa e poi nnovamente dura, a maturazione completa, nei formaggi da (;ondire; Facquisto di un odore acuto e spe- ciale e di un sapore gustoso e piccante e la formazione di \ ocelli, pill o meno grandi, in tutta la massa. 1 cambiamenti chi- mici si possono vedere uelle analisi di Musso e Menozzi riportate nella tabella 52. Tab. 52 Q u a 1 i t ix C3 a c a a l> '•3 o o .2 2 =^ i = eneri < o < V < < o o Stracchino fresco .... 5j 02 14.26 1.2? 0.79 1.54 0.03 24.51 2.34 .Straccliino maturo . . . 40.37 14.93 0.71 0.86 8.15 0.52 30.83 3.73 Emmenttialer maturo . . 37.59 20.38 0.63 0.73 4.20 0.11 31.47 4.13 ed in quelle di Brassier, riportate nella tabella 53, che fece matu- rare 5 pezzi di formaggio, del peso di 300 gr. ciascuno, salati e non salati e li esamiuo dopo tempi diversi. 624 GHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Tab. 53. Formaggio fresco Formaggio non salato Formaggio salato dopo 2 mesi dopo 4 mesi dopo 2 mesi dopo 4 mesi dopo 7 mesi Caseina . . . . 96.21 11.46 83.10 85. 01 78.60 80. 10 67.06 Zucchero di latte . Sostanze azotate so ubili in alcool. - 21.18 18.67 15 75 18.28 33. 42 Grasso 66.78 56.31 46. 92 56.01 40.50 3X74 Generi insolubili 2. 2.-) 2.25 2.25 - - - Ammoniaca . . . traccie 123.0 1.85 67. 31 1.95 59.20 15.53 1.42 68.69 16.75 1.67 81.70 16.50 3.22 56.06 Acqua e sostanze vc lalili . . . .' Totale . . . 300. 232.0 214.(1 236. (• 239.0 216. Azoto totale . 13. i7 15.94 12. 32 13.73 15.63 10.38 Prelevamento del CAMPioNE. — 11 cauipioiie deA^e rappre- sentare la media del formafjgio clie si deve esaminare. Kelle pizze di grandi dimeiisioni, si taglia, cou apposito strmnento, iin pezzo cilindrico perpeiidicolannente alia superficie; iiei formaggi a palla, uiia fetta semicircolare; nelle pizze di piceole dimensioni non si fanno tagli, esse si prelevano intere. II caiupione deve avere 11 peso di 300 gr. almeno; e deve essere inviato a destiuazioiie in vasi puliti, di vetro, di poreel- lana o di terra verniciata da potersi chiudere. In mancanza di cotesti vasi, potra essere nsata la carta pergamena. Analisi. II foruiaggio, prima di i^ervire alle varie detenninazioni, deve essere smi- mizzato linamente, se molle; grattuggiato, se duro: poi deve essere mantenuto in vaso smerigliato a tennta perfetta, affinch^ non si evapori affatto I'acqua che esse contiene ed affinche le varie prese non differiscano tra lore per com- posiziono, quando siano fatte a distanza di tempo diversa, Determixazioxe dkll'acqua. — Si pesano 5 gr. di formaggio in un cro- giuolo di platino, provvisto di coperchio, e si fanno seccare in stufa alia temperatura di 100° fino a costanza di peso. La differenza di peso, ovvero la perdita subita per il riscaldamento, moltiplicata per 20 da la quantita di acqua e di sobtauze volatili contenute in 100 di formaggio. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE G2o Determinazionk pelle ceneui. — II foriuaggio che ha servito nella de- terminazione precedente, si bracia, porfcando il crogiuolo sopra una liamma a gas, tenuta piuttosto bassa, fiiio a che le ceteri siano bianche. Si ripesa e la differenza, moltiplicata per 20, da la quautita di ceneri iu 100 di formaggio. Determinazione del ci.oruro di sodio. — Le ceneri, otteuute nella determinazione precedente, si sciolgono in acqua calda, si filtra la soluzione per carta, priva di cloro, ed il filtrate si fa cadere in un matraccio Erlen- meyer, nettato con acqua distillMta. Si lava piii volte il crogiuolo ed il filtro e nel liquid© si determina il cloro col luetodo Volhard indicato per I'acqua potabile. 1 cmc. di soluzione iV/,,, di argeuto corrispoude a gr 0,00585 di cloruro di sodio. La quantity trovata di clovuro di sodio, si moltiplica per 20 e si ha cosi la quantity in 100 di formaggio. COMPOSIZIONE MEDIA DI ALCUNI TIPI DI FORMAGGIO. Tab. 54. Qual i tk 0) o Sul a sostanza n secca a , ■« => =^ a J^ o o 3 u C3^ So^ o o o a s. « < < O N " '^ Formsggi di panna. Stracchino (8 analisi) . . Formaggi grassi. Gorgonzola (3 analisi) . . Formaggi semigrassi. Grana (2 analisi) .... Formaggi magri. Parmigiano (il analisi) . Formaggi di pecora- Pecorino romano . . . . 39.21 37.72 31.33 31.80 29.28 23.92 33.67 33.91 32.14 33.34 23.90 41.19 19.32 34.36 33 40 23 1.18 4.00 9.31 3.80 38.73 — 391 41.39 60.39 44 62 53 12 51.60 51.47 1 31 73 28.68 43.13 6.19 6.65 8.22 9.66 7.14 Determinazione deixe so.stanze a zotate. — Si pesa 1 gr di formag- gio esattamente e si tratta come si fe detto per la determinazione delle so- stanze azotate nel latte. L'azoto trovato si moltiplica per 6,37 e si ha la Celli 40 626 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE sostanza azotata contenuta in 1 gv. di formaggio. Per riferirla a 100 si risolve una proporzione seinplicissima, Detekminazione del grasso. — Si peaano 5 gr. di formaggio, si stem- perano con sabbia fina in nn morfcaio e la raescolanza si introduce in un ci- liudretto di carta da filtro sgrassata, insieme ai lavaggi del mortaio. II ci- lindi'etto si esfcrae con etere di petrolio nell'esfcrattore Soxhlet per 48 ore e per il resto si opera come si e detto nel latte. Dkterminazioxe dell' acidita. — 10 gr. di formaggio grattuggiato o finamente triturato si trattano piu volte a caldo con acqua distillata, si filtra ogni volta e finalmente si allunga a 200 cmc. In 100 cmc. del liquido si determiua I'aciditk colla potassa JV ,,„ servendo da indicatore la fenolftaleina. L'aciditk si calcola in acido lattico, sapendo clie ad 1 cmc. di alcali N ,„ corrispondono gr. 0,009 di acido lattico. Soflstiiicazioiii. I formaggi possono essere sofisticati con paiaie, con sostanze minerali e con grassi estranci. Pat ate. L'aggiunta di patate al formaggio si fa per aumentare il volume della magsa caseosa ed il gaadaguo. Cotesta sofisticazione si scopre facilmente, triturando un pezzetto di formaggio, insieme ad un po' d'acqua, in un mor- tajo, e riduceudolo una fine poltiglia. Una porzione della quale poi si mette in un tubo da saggio e si tratfca con quahhe goccia di tintura di jodio. Nel caso che vi siano patate si colorira la poltiglia in bianco grigio o bleu a seconda della quantita. Intutti i modi, si fara una osservazione microscopica, com.e sar^ indicato in altra parte. Sostanze iiiinerali. Le sostanze minerali che si aggiuugouo al formaggio, per lo scopo anzi- detto, sono: (jesso, spato pesante, ci'eta, ecc. Per acoprire cotesta sofisticazione, si determinano le ceneri, le quali saranno molto superiori nei formaggi so- fisticati che in quelli naturali, dei quali le medie si trovano iiella tabella precedente. Grassi estranei. I formaggi preparati col latfce spaunato presentano generalmente una pasta secca, dura, e le forme facilmente si screpolano. In tutbi i paosi latfciferi si e cercato di utilizzare il latte spannato nella fabbricazione dei formaggi, sostituendo il grasso naturale, colPoleo-marga- rina o collo strutto di maiale, emulsionati prima con macchine speciali, in CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 627 niodo da ridiirli dell'aspetto della panua del latte. Meacolando quesfca emul- sione col latfce spannato, coagulando il latte e trattando la cagliata nel niodo detto, si ottengouo dei formaggi che sono stati chiamati artlficiali e che per bonta e per sei'bevolezza sono molto viciui a quelli natural!. In Italia i formaggi iniitati sono: il grana, il caciocavallo od il Bra, tutti di nn esteso consumo. La loro composizione grezza non differisce da quella dei formaggi nata- xali, soltanto il grasso non contieue gliceridi ad acidi volatili e non ha il sapors del grasso naturale. Per scoprire I'agginnta di grassi estranei, si separa prima il grasso dal formaggio col raetodo di Henzold, cio^ : si mettono 300 gr. di formaggio smi- nuzzato in una bottiglia a collo largo, si uniscono con 700 cmc. di una solu- zione di potassa caustica 5 "/„„, riscaldata a 22° C, e si sbatte fortemente. Dopo 5 o 10 niiuuti, la massa caseosa e disciolta ed il grasso galleggia alia siiperficie del liquido in forma di grumi, che, mediante piccoli movimenti della bottiglia, si fauno riunire in grurai piii grossi. A questo punto, si ag- giuuge tanta acqua fredda da portare il grasso ncl collo della bottiglia ed estrarlo mediante un cucchiaio od una spatola. II grasso si lava piu volte con acqua fredda, per elirainare la potassa, si riunisce in una massa, si com- primc, si fonde e si filtra a caldo. Di questo grasso filtrate si prendono 5 gr. e si deterraiuano gli acidi volatili, come h stato detto pel burro. Si riterra margarinato un formaggio quando il grasso contenga una quan- tity di acidi volati inleriori a 20 cmc. di potassa N \,^. Nel caso clie la estrazione del grasso si faccia con etere o con acidi mine- rali ed in esso percib arrivino, oltre i gliceridi, anche gli acidi grassi liberi, privi di acidi volatili, la regola imposta di sopra, per il giudizio della niar- garinatura, h erronea; percbe i formaggi stravecchi genuini, e specialmente i pecorini, possono dare un grasso, di cui gli acidi volatili corrispoudono tal- volta ad una quantita di potassa N\,^ molto inferioro a 20 cmc. Mafcrie coloranti gialle. Le materie coloranti che si aggiungono ai formaggi per dar loro un colo- rito vivo, sono il Dimetilaniidohenzolo e VOi'leans, sciolti nell'olio. Si ricercano nel mo do seguente : DiMETiLAMiDOBEXZOLO. — Si estrae il grasso dal formaggio con etere di petrolio, nella quantity di circa 10 gr. , che si lasciauo in sohl^ione in 50 cmc. dello stesso solvents : si aggiungono 40 crac. di una soluzione alcoolica di potassa 8 % e si lascia la mescolanza in riposo per 12 ore. Dopo questo tempo, si riscalda in bagnomaria per scacciare tutto I'etere e I'alcool, si scioglie il residuo nell'acqua, si acidifica la soluzione con acido cloridrico, fino all'inizio della soparazione degli acidi grassi e si ripristina I'alcaliuita con carbonate di soda. Questa soluzione si estrae con etere di petrolio, il quale sciogliera il dimetilbenzolo e si colorera in rosso. Per constatare se il colore disciolto r]28 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE sia dimetilbeuzolo, si fa evaporare I'etere ed il residuo dovr^ esser solubile nell'alcool e la soluzione alcoolica dovra colorarsi ia rosso con acido clori- drico (Gninlint). Oki-eans. — Per ricercare I'orleans, si porta all'eboUizione la soluzione di sapone, preparata nel modo detto di sopra, e vi si imraorge del cotone sgrassato : h una caratteristica dell'orleans di colorare il cotone in bagno sa- ponoso. La colorazione non e niolto solida, per cui il cotone non deve essere raolto lavato e si deve seccare rapidamente. II cotone colorato, trattato con acido solforico concentrato, passa al bleu. I inetodi di ricerca dellem. coloranti valgono anclie per il burro. ALIMENTI DI OEIGINE VEGETALE. Cereal i. K 1' II in c n f o . Tra i semi di vegetali, utilizzati per I'alimentazione umana, il frumento e il piu importaute, poiclii' ofire nn alin>ento sano e perfetto. Tutte le varieta di frumento, clie si utilizzauo nell'agricol- tura, si possono raccogiiere in due grandi classi: teneri e cluri^ cioe, in quelle varieta nelle ciuali il cliicco si rompe facilmente ed lia una mandorla farinosa bianca e friabile, ed in quelle varieta iielle quali il cliicco si rompe un po' piii difficilmente ed ha una mandorla farinosa poco friabile ed in gran parte traslucida. Le varieta di frumento tenero servono per la preparazione delle farine e del pane, le varieta di frumento duro servono per la preparazione dei semolini e delle paste da minestra. CoMPosizioNE DEL SEME. — II scmc del frumento die ana- tomicamente si puo dividere in : emhrionCy alhume o endosperma e corteccia, e costituito di un insieme di sostanze die lianno proprieta cliimiclie e fisiologiclie diverse. Un'analisi qualitativa dimostra die esso e composto di : acqua, di sostanze asotate, di amido, di zucchero, di destrina, di cellulosa, di pentosani , di {/rasso e di sostanze minerali (1). I grani duri contengono almeno 2,5 "/o d'albume piu dei teneri ed una quantita di glutine molto su- periore. (1) Tutti gli altri cereali : segale, orzo, avena, riso, grantnrco, ecc, possiedono la stessa. composizione qualitativa del frumento. Le differenze stanno nella quantit.'i dei componenti ed in alcune paiticolarita che saranno notate per ogni cereale. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 629 SosTANZE Azo'i'ATE. — Le sostjiDze azotate sono distribuite in tutto I'albnine e nell'embrione. Si trovano cioe nelle grandi cellule amidifere, come massa granulosa: nelle pareti di coteste cellule, compenetrate nella cellalosa e nella porzione periferica dell'albnnie, racchiuse in cellule rettangolari molto grandi, con pareti raolto spesse e molto cuticolarizzate, in forma di piccoli grani immersi in una massa protoplasmatica, nella quale si puo distinguere anche il nucleo. Verso la periferia dell'albume, siccome i granuli d'amido nelle cellule sono piu piccoli e piu rari, la (piantita di sostanze azotate aumenta e cio giustifica I'opinione dei pratici clie attri- buiscono una superiorita molto piii grande alle specie di frumento con seme allungato die a (juelle con seme rotondo, poiclie queste ultime presentano, a parita di volume, una superticie minore. Ma a questo fatto nou si deve dare una sovercliia importanza, perclie la zona periferica dell'albume, contenente i granuli d'amido i)iu piccoli e, per conseguenza, piii sostanze azotate, e molto esigua ('/,j di millimetro) rispetto alia massa intera dell'albume (3 mm. a 6 mm.), e percio la diflerenza e trascurabile. I proteidi del frumento, ai quali si da il nome di (jlutirie per le proprieta appiccaticcie clie acquistano quando siano arrivati ad un certo grado di idratazione, sono una mescolanza di so- stanze azotate, mal definite, distinguibili solo per la diversita di alcune loro proprieta. O' Brien lia trovato clie nella farina di frumento vi sono due globuline, clie possono essere isolate dall'estratto acquoso, per il riscaldamento. Una e la miosina clie coagula a 55°, I'altra la vitellina clie coagula tra 80" e 100". Al- t' iusieme di queste due sostanze e stato dato il nome di albumina vegetale. Inoltre, lia trovato, estraendo la farina, con alcool, un albuminato, al quale sembra doversi riferire la formazione del glatine, per idratazione e non per fermentazione, come molti lianno asserito. II glutine, spossato con alcool, lascia indisciolta una sostanza, che Dumas cliiamo fihrina vegetale, e clie Rittliausen lia cliiamato, piu recentemente, gluUne-caseina, sostanza clie contiene 17,3 " <, di azoto, come la fibrina. Nella parte, solubile nell'alcool, Eitt- liausen lia distinto tre sostanze azotate diverse: la gluUne-Ji- hrina (70 "/„ circa), insolubile nell'acqua, la gliadina, specie di ge- latina vegetale, poco solubile nelPaccpia e la mucedina, un po' iiiii solubile nell'acqua e contenente ] 0,03 % di azoto. fi preferibile, per semplicitii, di distinguere nel glutine due sostanze soltanto : (JHO CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE la (jlutine-caseina (1) o glutenina, polvere biauca giallastra, insolii- bile ne]l'alco( pmh,.ionp del chicco i emoiione. . I corteccia. . Glucosio . . Saccarosio . Sost. azotate Galattina. . Ceneri. . . Sostanze s I u h i I i neirac(|ua TOTAI.E niiiline sost. a70 tale). . . . Sostanze i n so lu b i 1 i iieiracqua Amide. . . . Grasso. . . . Ceneri .... Cellul. e cortco. TOTALE . . Acidita in acido solforico flliitenina Rapporto G I lad in* 14.99 i 15.5 I 0.031 i O.038 83.98 85.69 1.5J 1.41 12.52 13.90 0.21 0.86 1.10 0.52 36 3.12 7. 45 71.-22 1.07 0.20 0. 23 80.17 0.009 23 87 0.16 1.20 L02 0.39 0.32 3.29 8.04 70.93 0.84 0. 29 0.23 3.35 0.'.>"6 23 70 15.12 0.041 83.04 1.33 15.61 0.20 1.70 1.02 1.78 0.30 4.00 8.32 69 88 1.12 0.40 22 79.94 0.009 25 62 14.91 0.030 84. 72 1.16 14.12 0.09 0.98 1.28 0.09 0.22 3. 55 8.14 71.22 0.95 0.40 0.23 80.91 0.011 25 13.37 12. 04 69.07 1.91 1.71 1.90 Segalo. La segale e il cereale piii importante, dopo il frumeuto. La sua colti- vazione e molto scarsa in Italia, ove si preferisce il frumento ; ma e molto abbondante nei paesi nordici d'Europa, ove e-sa h la base deiralimentazione del popolo. II seme della segale, chimicamente, poco differisce da quello del fru- meuto. Es.so contiene le stesse sostanze azotate, ad eccezione della Gliadina CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 635 e della Glutinfihrina. Ritthiuisen vi ha trovato solo I'Albumina, la Mucedina e la Glntencaseina. Le sostauze azotate, dalla farina di segale, nou si possono facilmente raccogliere, sotto forma di glutine, ed esse sono formate di 95 '"„ di proteidi e 5 " „ di amidi, ecc, II grasso e costituito di acidi liberi, di gliceridi e di fitostearina. Esso contieae, secoudo Ritthausen, solo acido oleico ed acido palmitico. E molto poco digeribile, in confronto ai grassi contenuti nei semi di altri cereali. Di- fatti 11 suo coefficiente di digeribilit^ e 16,59 in confronto a quello dell'avena, Che e 84,01, e dell'orzo, che h 75,41. Le sostanze non azotate, solubili nell' acqna, consistono di saccarosio, destrosio, destrina e gomnia. La quantita media di esse e espressa dalle cifre segueuti : Xflla sostiinza sfcca Vo Zucchero . . . . . . 4,33 Destrina e gomma . . . 5,45 Xella segale vi e una gomma solubile nell'acqiia e nelPalcool 50 " „ che ha la composizioue della ordinaria gomma delle piante (C^S'^O') ed alia quale h stato dato il nome di secalina (Ritthausen). Orzo. L'orzo si coltiva in Italia in quantita abbastanza graude e serve princi- palmente per foraggio e per la fabbricazione della birra; in piccola quantita soltanto per I'alimentazione dell'uomo. L'orzo contiene le stesse sostanze azotate del fruuiento, cioe: Glntenca- seina, Glutenfibrina, Mucedina e Gliadina. II glutine della fitrina di orzo si separa malamente, nell'identico modo che avviene per ia farina di segale. In 100 parti di sostanze azotate vi sono 95,60 di proteidi e 4,40 di amidi, ecc. II grasso, secondo Stellwaag, contieae 13,62 " „ di acidi grassi, 71,78 " „ di gliceridi, 4,24 " „ di lecitina, 6,08 " „ di fitostearina. Le soscanze non azotate, solubili nell'acqua, sono: saccarosio, maltosio, destrina, ecc. La quantita media di queste sostanze couteuute in 100 parti di sostanza secca e : Maltosio 1,76 Destrina 7,43 AA'ena. Si coltiva molto abbondantemente in Italia e serve piii per la nutrizione degli animali che per la uutrizione dell'uomo. In qualche luogo soltanto, ove la miseria fa utilizzare, come alimento, i vegetali piii vili, serve I'avena per fare del pane sola o mista con granturco o con frumento. Le sostanze azotate dell'avena sono coslituite, secondo Ritthausen e Kreusler, quasi esclusivamente di Gliadina (1,66 " „) e di Glntencaseina, la quale ha la composizioue della leguuiina e possiede le proprieta della 63G CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Gluthicaseina. Inoltre coutiene da 1,29 " „ a 2,30 " „ circa di albumiaa ve- getale. II 95 " (, dell'azoto della sostanza azotata appartieue alle sostanze pro- teiche, il 5 " (i ^1'® amidi, ecc. L'avena contiene, a differenza degli altri cereali, una quaiititti molto ele- vata di sostanze grasse, le quali sono coiaposte, presso a poco, come quelle del frumento, segala, ecc. Le sostanze non azotate, solubili nell' acqua, sono: saccarosio, destrosio, gomma e destrhia. La quantita di queste sostanze raggiunge le cifre se- giienti : Snlla sostanzii sfcca Zucchero 1,95 Destrina, gomma, ecc. . 2,15 Riso. La coltivazione del riso in Italia h limitata alia bassa p'anura del Po, della quale rappresenta quasi il priucipale prodotto. II consumo del riso h molto csteso come minestra: in qualche luogo se ne fabbrica anobe del pane, raescolandolo alia farina di frumento. II rise italiano si esporta in quantita considerevole, perche e piu stimato del riso di altra provenienza. II rapporto tra il seme c la spelta h di 79:21 " ,,. Le sostanze non azotate, solubili nell'acqua, si trovano nel rifo nelle quan- tita seguenti: Zuccbevo e gomtna . . 0,86 1,45 " „ (Berger I.) Gomma 1,05 1,85 " „ (Semmler H.) Zuccbero 8,65 "' J , , _ , „ ^ . „' '" (Kreusler e Dafert). Destnna 3,3d "'„ \ Graniurco. II granturco (zea mais) h un cereale d' origine americana, introdotto in Europa uel sedicesimo secolo. Si coltiva oggi abbondanteraente in Italia e forma la base dell'alimentazione del nostro contadino. La forma alimen- tare pin comunemente usata e la polenta, poi viene la pizza e finalmente il pane. Le vaiieta di granturco, cbe piii frequenteuifnte si coltivano, sono: il granturco grosso americano, il qiiarantino piccolo italiano, eA il dente di cavallo. Le sostanze azotate del granturco sono formate, in massima parte, di Fibrina vegetale, che e un po' di^ersa dulla Glut hifihrina , ed essa dk al seme del granturco I'aspetto corneo caratteristico. Oltre alia fibrina contiene poca Legumina ed Albumina. Di quest'uliima Pillitz ne batrovato 1,87 " „. Collier P. ba chiamato la sostanza azotata, solubile nell' alcool, Zeina, per dilferenziarla da quella degli altri cereali e ne ha trovato da 1,85 a 7,86 "/,, Dell'azoto totale, contenuto nel seme del granturco, 95 " „ appartengono alle sostanze proteiche, 5 " „ alle amidi, ecc. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEXE 637 Le sostanze noQ azotate, solubili nell'acqiia, sono: zucchero, destrina e gomma. La loxo quantita h espressa dalle seguenti cifre. Snlla sostitnzii secca Zuccliero 2,56 Destriua e gomma . . . 1,25 Lebbin e Plagge inoltre hanuo stiidialo la distribuzione delle sostanze nutritive nelle diverse parti del seme del granturco ed i risultati li hanno rac- colti nella tabella seguente : COMPOSIZIOKE DEL SEME DEL GRA^'TURCO. Tab 57. Qualita e parti Jel seme Nel seme sono cpntenute: Acqua Nelle siagole parti si trovano : Pro- teina Grasso ! Idrati , di carb. Ceneri Granturco Denta di cavallo. Seme intero Corteccie (crusca) Embrioni Parte ceritiale del seme. . . Parte dura del seme .... Parle farinosa del seme . . . Granturco giallo. Seme intero Coiteccie (crui^ca) Embrioni Parle cent ale del seme. . . Parte dura del seme .... Parte farinosa del seme. . . 11.38 9.33 8.66 M. 78 6.70 T8.87 18.59 49.79 12. 16 29.08 9.68 11.33 7.9.3 10.10 13.83 9.27 78.21 17.65 57.48 13.97 20. 76 11.61 8.09 8.3-2 13.73 7.17 8.04 6.46 8.86 9.28 13.81 8.09 9.68 6. 't6 3.79 84.61 7.i4 82.81 29.36 46.69 1.12 91.48 0.64 91.11 0.93 92.27 3.57 83.94 3.32 85.41 22.29 53.71 0.34 91.22 0.52 89.49 1.33 91.81 1.50 1.63 7.23 0.23 0.21 0.34 1.61 1.79 8.19 0.35 0.3i 0.38 Le cifre, che rappresentano la composizione media dei varii cereali, nou sono assoliite; esprimouo semplicemente la fisonomia di ognuno di essi, poi- cbe la quantita dei compouenti nei singoli cereali varia entro limiti molto estesi Cos], pigliando per eseiupio le sostanze azotate, troviamo che nel fru- mento esse possono variare tra 8 e 18; nella segala tra 7,27 e 19,71 ; nell'orzo tra 15,81 e 16,70; nell'avena tra 6 e 18,84; nel riso tra 4,50 e 11,21 ; nel mais tra 5,55 e 14,31. 638 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Coteste oscillazioni dipendono da varie cause: dalla stagione piu o meno propizia alia maturazioue; dalla invasione piii o meno grande del parassiti ; dalla composizione del terreno su cui vegetano; dalla concimazioae piii o meno razionale e non di rado anche dalla qualita del seme e dalla varieta irapiegata. Qaindi, ogni volta che si voglia calcolare le sostanze nutritive contenute in un dato cereale, non h consigliabile ricorrere alle medie, ma alle analisi fatfce volta per volta. Utilizzazione dei eereali per aliiuentazionc iiniana. Kon tutte le parti del seme dei eereali sono digerite ed as- similate: ma soltanto alcune ed in determinate condizioni. Cosi la cellulosa lignificata e le cellule alenroniclie intatte attraversano lo stoniaco e I'iutestino senza essere affatto alterate. Difatti le esperienze di Poggiale, le piii antiche di data, lianno dimostrato che le cellule aleuroniclie attraversano il tubo digerente di nn cane per tre volte successivamente senza perdere tutta la so- stanza azotata assimilabile clie nel loro interno contengono. E queste esperienze furono confermate ed ampliate da Rathay e da Aime-Girard. II primo si nutri per jiiii giorni, di pane fatto con del grano grossolanamente tritato e costato che dopo la dige- stione la struttura istologica delle cellule della crusca non era af- fatto alterata. II secondo sottomise alia digestione le corteccie di frumento, completamente private di amido e di sostanze solubili, per suc- cessivi lavaggi con acqua tiepida, e seecate a 100". Dopo la digestione, egli ritrovo le corteccie colle cellule aleuroniclie intatte. Coteste corteccie raccolte, lavate ed analizzate, contene- vano 15,62 " ^ di sostanze azotate, invece di 16,35, che ne conte- nevano prima: ne erano state utilizzate, cioe, 0,73 " „; una quan- tita veramente insigniflcante. Stone W. E. inoltre ha voluto sperimentalmente conoscere se i pentosani, di cui e ricca la crusca, siano un alimento per I'uomo, ed ha visto che in un caso erano stati assimilati 40 7o dei pento- sani presenti ed in un altro 60 "/o • Sembra infiue che le parti legnose del frumento non siano completamente innocue e contengauo delle sostanze solubili con proprieta lassative. Onde e molto ricercato ed utile in certi stati patologici, il pane di tutta farina o, come oggi si chiama, completo. Quindi, allorche si voglia apprestare il frumento per farlo diventare un alimento per I'uomo, e necessario che sia triturato CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 639 finamente e liberate da certe parti indigeste od, in certo modo, dannose. Cib si i)u6 fare colla macinazioue e coll'abburattatura dei prodotti clie si ottengono dalla macinazione. Macinazionc. I] grano, o qualuiique altro cereale, prima di essere sotto- posto alia macinazione, deve essere privato di tutte le sostanze straniere clie lo accompagnano come: terra, corpi leggeri, veccia, loglio, agrostemma, ecc, e dalle sostanze clie aderiscono al seme clie ne fanno parte, come la polvere e le barbette. Per separare i semi stranieri, di forma diversa da quella del frumento, servono i crivelli senza aspirazione. Questi sono dei disclii di latta, bordati di legno, disseminati di piccoli fori, della forma delle zizzanie clie si vogiiono separare, oppure dis- seminati di fori nn po' piii grandi del seme del frumento per far passare questo al disotto e per trattenere siil crivello i semi piu grandi. Per togliere i semi leggeri, le parti leggere e la polvere, servono i crivelli con aspirazione, attraverso i quali passa una corrente d'aria, capace di trascinare soltanto le mondiglie clie lianno una densita minore del seme del frumento. La corrente d'aria va dal basso all' alto: dimodoclie il frumento discendera; le mondiglie saliranno e sarauno gettate in parte diversa. I semi pill difficili ad essere separati sono quelli clie lianno un volume ed una densita poco diversa da quella del frumento. Per questo, servono degli apparecclii di lamiera cilindrici nell' interno dei quali sono impressi degli alveoli colla forma del seme clie si vuol separare. II grano passando per questi apparecclii, scivola, e, per mezzo di una vite d'Arcliimede, viene portato fiiori ; mentre 1 semi stranieri si incuneano e cadono in un canale da dove escono in parte diversa. Per separare le barbette, o i peli clie si trovano nella parte estrema del seme, serve una colonna fatta di fili d'acciaio in- quadrati, in mezzo alia quale si muove un albero verticale, ani- mate da una grande velocita e portante piatti con alette di gliisa. II frumento cadendo nel centro del piatti : in virtii della forza centrifuga, batte coutinuamente contro la colonna, e si spoglia di quasi tutte le sue barbe. Una parte di qiieste, in forma di polvere, attraversa la rete metallica, un' altra parte si asporta mediante una corrente d'aria clie passa nell' interno della colonna e percorre la. via iuversa a quella del frumento. G49 CHIMICA APPLIGATA ALL'IGIENE Per separare poi la polvere, clie aderisce al seme o clie ne riempie le cavita, serve la spazzola meccanica, clie e un cilindro ricoperto di crini molto rari e clie, strisciaiido sui semi, li netta perfettamente. Per la macinazione del grano, si nsavano, tempo addietro, sol- tanto le macine di pietra, oggi si iisano le macine e gli apparecclii a cilindri, sistema iingherese. . Macine. — Le macine sono di granito e di arenarie duris- sime, costituite di im disco rotoiido del diametro di m. 1,30 a m. 1,50 e di una base fissa^ dello stesso materiale, suUa quale posa il disco mobile. Questo porta un foro circolare uel centro, cliiamato occliio, per il quale entra. il grano da macinare. Le faccie conibacianti delle due parti sono divise, dal centro alia periferia, in 14 o IG raggi o scanalature, ed in altrettanti piccoli raggi della stessa forma, ma meno lunglii. I raggi o le sca- nalature sono generalmente fatte in modo da tagliare il frumento come fanno le forbid. Un perno e fissato alia macina mobile per il quale jazione bassa. — Xellainacinazioiiebassa, ilyranoiiassa sotto la inacina una volta sola, esseiulo pero la luirte mobile inolto ravviciiiata alia parte fissa. Al buratto si lia il 50 7o ^^ farina di l)rimo getto; 28 "/„ di ^eiuoliiio, clie, sottomesso ad una nuova nia- ciiiazione, da ancora 25 " „ di farina scura e 25 °/^ circa di crusca. Dal puuto di vista della resa, sarebbe difficile pronimciarsi in favore dell'uno o dell'altro processo; dal pnnto di vista della qualita delle farine, la macinaziime alta sembra preferibile. Prima perche non disgrega troppo il grano, nou lo altera e non lo riscalda troppo; secondo perche la farina di prinio getto e supe- riore in biancliezza a qnella della macinazione liassa. Inoltre i tritelli, essendo piii grossi, si spogiiauo, nella rimacinazione, })iu facilmente della crusca e danno ancora 5 o "/^^ di farina scura, clie puo essere ntilizzata separatamente. MoLixi AMERICAN!. — I molini ad una macina bastano sol- tanto ai bisogni d'una popolazione limitata; ma se si voglia im- prendere sn vasta scala Tindustria delle farine, e necessario im- piegare dei mezzi molto piii potenti. Xegli Stati Uniti fu inventato il sistema, detto poi americano, per il quale lavorauo riunite nello stesso piano, dieci coppie di macine, messe in azione da un unieo motore. Questo sistema fu imjiortato in Tngiiilterra ed in Francia nel ISIT ed in Italia nel 1852 (Collegno). I molini americani agiscono tanto colla forza idraulica, quanto col vapore: la trasmissione della forza si fa con ingranaggi di ghisa forniti di un meccauismo clie permette di fermare a piaci- mento ogni coppia di macine isolatamente, senza interrompere il lavoro delle altre. Le macine di cotesti molini lianno un diametro di m. I,o0 e girano con velocita di 115 giri al minuto. La farina cade in un piatto circolare, clie girando costantemente sotto le dieci paia di macine, la versa in una scatola, da dove una A'ite senza fine la porta ad una catena a seccliielli, clie la solleva nella camera dei buratti. Sistema a cilindri od r^'(>HERESE. — Questo sistema e molto in uso in Italia negli stabilimenti industriali, d'installazione relativamente recente. II frumento, con questo sistema, si tritura tra varie coppie di cilindri di gliisa disposte in serie. I cilindri della prima coppia lianno lo stesso diametro e le s^tesse scanalature, ma uno di essi lia Tasse fisso e gira in modo rapidissimo (500 giri al minuto), (342 CHIMICA APPLICATA ALL IGIEXE I'altio, compresso «la una molla, gira piu lentamente, (1(H> giii al minuto). II frnmeiito si dispone entro le scanalature del priino oilindro, ove, essendo compresso dairaltrp e costretto a rom]iersi uel seiiso della sua Inngliezza e se iiei semi sia rimasto ancora qnalche oerme, scliizza e va iiella ciusca. II grano, cosi diviso, passa ai buratti, ove si libera dalla polveie iiera, poi entra in una seeonda coppia di ciliudri, provvisti di scanalature piii fine e pill ravvicinati tra loro; torna nuovamente ai buratti ove si se- para la prima farina e cio clie riinane nel buratto passa attraverso ad una terza, una quarta, una quinta, ecc, coppia di cilindri, i quali lianno rigature sempre piii sottili e scliiacciano senipre piii forteinente il frumento. II lavoro di ogni coppia di cilindri si tra- sforma nel buratto in una (juantitji di farina clie va. diminuendo di l)iancliezza e di valore dal primo ai quinto, al decimo paio, ecc. Sicelie arrivati all'ultimo paio di cilindri si lia. farina, semoliuo e crusea i)iii o meno grossa. I semolini sono classilicati per mezzo di speciali apparecclii e rimacinati con cilindri lisci di acciaio o di porcellana, chiamati coiiveriitori. Questi cilindri si mnovono a sfregamento leggero e con velo- cita differenti: uuo, quello clie corre meno veloce, e, oltre al siio movimento di rotazione, animato da un movimento di va e vieni da diritta a sinistra, senza cessare i>er (|uesto, di essere a contatto coU'altro cilindro. La classificazioue dei semolini lia una grande iinportanza, perclie tra i convertitori e necessario die passiiio i semolini, die abbiano granelli tutti di un eguale volume e di iinai eguale er il frumento, non si e potuto fin qui liberare dalla sua corteccia e dai grassi deU'embrione ; cosicclie la farina ha la composizione identica a quella del seme. La macinazione del granturco coi cilindri e le macine in piano non evita I'inconveuiente sopra menzionato, come pure non risolve completamente la questione il sistema Sheppard, brevet- tato, el GRAXTUiiCO o DELi-A. FARiXA. — Tauto il cliicco del granturco, quanto le farine sono molto soggetti adammuffire; onde essi di- veugono nocivi e sono forse ca^iaci di produrre ha pellagra. Di Pietro, esaminando accuratamente molti penicilli, di quelli che attec- chiscono sul granturco, ha visto clie solo uno forma spore contenenti nn veleno potentissimo ed al quale egli assegna grandissima importanza nella produzione della pellagra. Se cio sia vero, decideranno gli studl successivi : interessa pero conoscere tin d'ora se uu granturco ammuffito od una farina coutengano questo peuicillo tossico, perch^, esso, anche supposto che non sia la causa della pellagra, x>u6 sempre arrecare disturbi non piccoli. Per far cio, Di Pietro h ricorso ad uu mezzo sempliciasimo, con il quale, evi- tando Pestrazione del veleno e I'esperienza uelPanimale, scopre, con sicurezza, il penicillo tossico. Ha approlittato della proprieta che ha cotesto peuicillo, ed esso soltanto, di produrre una sostanza, specie di fenolo, capace di reagire col percloruro di ferro in verde. La reazione si esegtiisce nel modo seguente : 65t3 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 25 o 50 cariossicli di granturco ammufiSte o 100 gm. di fariua, si luettono in nn palloncino con poca soluzione acqiiosa di potassa caustica 2 'Vo ® si riscalda all'ebollizione. Poi si aciditica fortemente la massa con acido sol- forico e si fa bollire ancora per qualche secondo: si fa freddarc e si aggiunge etere di petrolio o benziua commerciale e si dibatte fortemente. Si lascia in riposo per qualche niinuto, affine di far separare i due liquid!, e si decauta la benzina in una grossa provetta. Si aggiungouo a questa 2 o 3 c. c. di uu reattivo, preparato mescolando 50 c. c. di alcool, 1,5 c. c. di acido cloridrico commerciale e gin. 0,5 di cloruro ferrico e si dibatte fortemente. II liquido reattivo, cbe, dopo poco tempo di riposo, si separa e va a fondo della pro- vetta, acquista una colorazione verde erba, se nel granturco o nella farina si fosse trovato il penicillo tossico. II granturco sano o la farina sana, oppure il granturco o la farina am- muffita, che non contengono il penicillo tossico, non danno reazione alcuna. I.o^Iio. II loglio si ricerca uelle farine col processo di Ruspiiii. Si tratta, cioe, la farina sospetta con alcool 84 ° o e si filtra : in presenza di loglio, I'alcool piglia una tinta verdastra, clie si fa piii carica col tempo, ed un sapore astringeute e nauseante. Per evaporazione dell'alcool, si ottiene mi vesiduo verdastro che possiede le proprieta tossiche del loglio. Ag^ro»«tciiiinn. L'agrostemma nelle farine di frumento si ricerca nel niodo seguente : 20 gr. di farina si sgrassano con etere di petrolio in apparecchiodi Soxhlet, e si estraggono poi a caldo con 80 gr. di cloroformio e 20 gr, di alcool. II liquido si filtra a caldo o in un imbuto riscaldato, oppure rapidamente, ser- veudosi di una pompa ad a";qua ed il filtrato si evapora in bagnomaria. La farina di puro frumento lascia una piccola quantity, d'una sostanza, debol- mente gialla; la farina contenente agrostemraa, lascia un residuo un po' piu abbondante. Questo residuo si riprende con poca acqua calda; la soluzione si filtra e di nuovo si evapora fino a secchezza. II I'esiduo si tratta con al- cune goccie di acido solforico concentrato e, se la fariua e pnra, non si colo- rer^ affatto, nemmeno dopo due ore, se contiene agrostemma si colorera prima in giallo, poi in rosso bruno. Con questo metodo si puo scoxjrire 1 " <> di agrostemma nelle farine di frxxmento ed anche minor quantita nel caso che, invece di 20 gr. di farina, si usino maegiori quantity. Questa reazione ^ dovuta alia sapotossina contenuta nel seme dell'agro- stemma (Medicus e Kober). Segala eornuta. Per ricercare la segala coinuta il metodo pih sensibile h quello Pratesi-Di Vestea. Si distende la farina su di un piatto, vi si spriizza il liquido di Vogl (100 di alcool a 70 ° „ e 5 di acido cloridrico) e si riscalda a 30° o 40°. Se la farina contenga segala eornuta compariranao dei puuticini di un rosso CHIMICA APPLICATA ALL IGIENE bot viiioso, i quali potraimo esser presi ed esaiuiuati al micvoscopio. Se poi si ag- giujiga nel vetriuo uu po' di potassa, I'amido scomparisce, la crusca diviene verJe, la segala pigiia iiii bel colorito viola. La segala cormita si puo scoprire auche segueudo il procedimento pro- posto da Hoffmann. 10 gr. di farina si trattano con 20 cmc. di etere, 10 goccie di acido solforico diluito 1:5, si dibatte e si lascia tatto in riposo per 5 o 6 ore. Si Ultra e si lava con etere tino a 20 cmc: il liltrato etereo si di- batte fortemeute con 10 goccie di una soluzione satnra a freddo di bicarbo- nate di sodio. In pre>euza di segala cornnta, la soluzione di bicarbonato di sodio acquista una colorazioue violetta. Questa reazione, doviita alia materia colorante contenuta nella segala, h comune all'agrostenima, poiche anche nella corteccia di questo seme vi h una materia colorante cbe, se non h identica, h molto simile a quella del] a segala (Medicus e Kober). Con questo metodo si puo scoprire una quantita di segala di 0,1 " ,„ se- condo Hoffmann, di 1 a 2 " ,, secondo Stagnitta. Leguminose. Le leguminose raraniente s'impiegano come farine, esseudo esse consumate iiitere come minestra. Hanno iin potere nutritiYO molto elevato e, con ragioue, sono cliiamate la carne del povero. COilPOSIZIONE DELLE FARINE DI LEGUMINOSE. Tab. 61. Farina di fagiuoli . • di piselH . . » di lenticchie. • di soja. . . 10.-29 23.19 2 13 59.37 1.67 im 25.20 4.01 57.17 1.32 10.73 25.46 *.83 57.35 2 01 1023 25.69 18.83 38 12 2 75 , 3.33 2.89 2 62 4.36 Pane. II pane e il principale prodotto di trasformazione delle fa- rine; e Talimento piii omogeueo e piii confacente all'uomo. Esso si prepara nel modo seguente: II lievito, clie proviene dall'impasto precedente, si stempera con acqua tiepida conte- nente il ',/ o l'l"o di sale e si versa, poco per volta, nella massa di farina, sufticiente per una infornata, iucorjjorandolo con Celu 42 658 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE im liuiescolamento fatto, il piii delle volte, a luano, oppure eon uiezzi meccanici. In tal modo, si forma la pasta, la quale si ma- ueugia e rimaneggia fino a che abbia acquistata la finezza e I'omo- geneita voluta. Allora se ne toglie un pezzo, clie si mette in serbo e clie dovra essere il lievito per I'impasto successivo, e tutta la massa si lascia in riposo per farla lievitare. Quaudo la lievita- tnra e arrivata al punto preciso, si divide la pasta in pezzi, i quali, foggiati convenientemente, si dispongono sii di una tavola cosparsa di crnscbello, ove si fanno lievitare ancora, e si mettono in forno, per la cottura, ad una temperatura di 250" a 300". I iiovito. II lievito mescolato alia ])asta e capace di farla levare, e di dare un pane spugnoso e leggero. Molto tempo si e discusso sulla natura di codesto fermento e sulla maggiore o minore impor- tanza dei vari microrganismi in esso riscontrati. Boutroux (1), ba dimostrato cbe il vero agente, nel lievito e un saccaromiceto, il quale puo essere trapiautato di pasta in pasta iudefinita- meute senza perdere le sue proprieta e cbe quel batteri, cbe pure sono capaci di far gontiare il pane, al terzo trapianto muoiono tutti. Inoltre ba dimostrato cbe tutti i batterii, cbe sono stati riscontrati nel lievito, lianno, nella fermentazione panaria, ima iinportanza negativa, percbe attaccano il glutine, lo alterano e ne diminuiscono la sua elasticita. Ammesso questo, la fermentazione panaria si riduce una semplice fermentazione alcoolica, nelbi quale, a spese dello zuc- cbero, preesistente nelle farine, si forma alcool ed acido carbonic© e successivamente, per la dilatazione di questo gas, le numerose celle nel pane. II lievito ba nella paniflcazione una importanza grandissima, percbe da esso dipende la maggiore o minore digeribilita del pane. Nelle panetterie delle grandi citta, ove si impiegano lieviti fj.empre frescbi ed abbondanti, si fabbricano pani spugnosi e molto levati, ma nclle campagne, ove si adoperaiio lieviti veccbi di una settimana o i)iii, in (^uantita scarsa, si fabbricano pani duri e pesanti. Nelle famiglie, diceva il Figuier tant'anni sono per la Francia, ma cbe si puo ripetere oggi per F Italia, « al lievito si bada troppo poco. Non si fa altro cbe prendere un pezzo della pasta dell' ultima infornata, ed abbandonarlo nella madia per una settimana almeno. In questo frattempo la pasta diviene acida, (1) Le pain et la panifieation. — Paris, 18!»7. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 659 si altera profondamonte ed il fermento si iudebolisce ». Per rime- diare a questo inconveuieute, bisogiia riufrescare il lievito treo quat- tro volte la settimana, stemperandolo in acqua e farina e raddoppian- done ogni volta il volume, dimodoclie non solo si avra iin lievito piii a.ttivo, ma anclie piii abboudante per la inforuata snsseguente. Le trasformazioui clie subisce la farina nella panificazione sono: 1/' perdita di carbonio corris])ondente ad 1 " j, di acido car- bonico ; 2" formazioiie e perdita di piccola quantita di acidi volatili; 3" produzione di 1 /o f^i alcool durante la impastatura e la lievitatnra: 4^' aumento di acidita: 5" perdita piccolissima e quasi trascurabile di azoto; 0" perdita della meta circa delle sostanze grasse. (Snyder e Voorlier). Diverse qualitn di pane. II pane nelle grandi panetterie, si distingue in varie qualita, a. 8econda del modo di prei)arazione ed a seconda della finezza delle farine impiegate. Cosi per il niodo di i»reparazione, si distingue: in pane di pasta (hira, hafitarda e vtoJIe; per la qualita delle fa- rine, in pani di l", 2" e 3" qualita. I pani di pasta dura sono comunemente usati in Liguria, ed in Lombardia, i pani di pasta bastarda sono i piii diliusi ed usati jier tutta Italia: i pani di pasta molle, ai quail si da anclie il nome di parUjlni, sono usati solo nelle grandi citta e sono i pin leggeri e spugnosi di (juanti altri si conoscano. Oggi e divenuto di uso comune anclie da noi il pane detto eompleto, il quale si prepara con farine contenenti tutto il cru- schello ed abbnrattate al 10 " „ all'incirca. 11 imne cdsareccio si puo anclie cliiamare eompleto, perclie essendo esso un pane eco- nomico e preparato nelle campague con farine abbnrattate nella casa stessa, contiene tutto il cruscliello clie puo passare attraverso le niaglie del setaccio die, nella maggioranza dei casi, non e dei l>iii tini. I pani di lusso: ehifeJ, semmel, panini di Vienna, gristiini, ecc, 8ono usati limitatamente e non lianno i>erci6 importanza nell'ali- mentazione generale. Cm'se CHE rRODUCOxo IL COLORE Biu'NO DEL PANE. — II pane fatto coUe farine di prima qualita fe bianco, nientre 11 pane fatto colle farine di quality pill bassa e bigio o sciiro. Cotesto colore, non h dato dalle sole cor- teccie o tritolli in esso contennte, nia da luia diastasi clie Mege-Moiiri6s ha (jOO CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEKE cliianiato eerealina e cbe risiede specialmeiite uella crasca. Cotcsta diasfcasi savebbe dotata di proprieta multiple, tra le qiiali quella di decouipone il glutine, producendo ammouiaca ed una materia bruna e di trasformare la materia estrattiva in una sostau^a bruna aualoga all'acido ulmico. Boatroux, che ha studiato accuratamente il meccauismo delle rcazioni cbe avvengono per opera della diasfcasi scoperta da Mfege-Mouries, ha tro- vato die I'annerimento dell'estratto acqvioso di crasca si produce all 'aria nell'identieo mode di quelle che avvieue per la lacca. Tale estratto con- tieue uua sostanza ossidabile che da sola uou e affatto attaccata dall'ossi- geuo libero, e contiene vina sostanza azotata, coagulabile col calore, preci- pitabile con alcool, che, aggiuufca alia ijrima, rende quella capace di cssere attaccata dall'ossigeno delParia. Questa sostanza, come la laccasi, isolata da Bertram!, puo provocare la ossidazione dell' idrochinone in soluzioue ac- quosa, colla pi'oduzione di una colorazione rosso bruna, che aumeuta len- tamente lino alia opacita completa. A questa sostanza Boutroux ha dato il nome di oxidina ed ha potnto isolarla, filtrando restratto acquoso di crusca per candela di porcellaua e precipitando con alcool, meutre non h riuscito ad isolare la sostanza ossidabile e che pure si trova neU'estratto della crusca. Quindi, il color bruno del pane sarebbe prodotto dalla formazioue di una materia colorante bruna, risviltaute dall'azione dell' ossigeno dell'aria sullo parti solubili della crusca, azione che si manifesfca quando la crusca non o passata ancora attraverso la fermentazione pauaria, vale a dire durante il periodo d" incubazione dei fermenti del lievifco. Percib il pane sari tanto pin bigio quanto piii sari leuta la fermentazione e quanto minore sara I'acidita^ poiche questa h una protezioue coutro I'annerimento. II colorito bruno iuoltre aumenta durante la cottura e cib specialmente per la liquefazione parziale dell'amido, prodofcta dalVamilasi, ossia per un futto puramente meccanico, o per un carabiamento di sfcruttura. Composizioue del pane, II pane lui la stessa composizioue delle fariue da cni pro- viene: solo diff'erisce da queste per una maggiore quautita di acqua, per uua profouda modilicazione del glutine, per uua par- ziale idratazioue dell'amido e per una quantita maggiore di so- stanze solubili nell'acqua e per una quantita. minore di grasso. Anai.isi CHIMICA DEL PANE. — L'aualisi chimicadel pane comprendc tutte le determiuazioui di cui abbiamo j)arlato nelle farine ; cio^ determiuazione del- Vacqiia, delle ceneri, delle sostame azotate, del (jrasso. delle sostame legnoae e dell'am!(?o. Ae<{ua. Per la determinazione dell'acqua non devouo essere impiegati meuo di 10 gr. di pane ed il campione deve essere preso, in mode da rappresentare proporzionatamente, uel modo piii perfetto possibile, la quantitll di crosta. CHIMICA APPLICATA ALL IGIEXE 661 e di luollica clie esistono nel pane intero. Poiche tanto iielP uua cLe nel- I'altra la quantita di acqua h molto diversa e puo oscillare eiitro i lintiti sesiienti : Acqna " \ nella mollica da 40 a 47 / nella crosta da Ifi a 27 6 qnindi Del pane si puo trovare una qnantita media di acqua che oscilla tra 30 e 40 " „. Come media, per i pani di 1* e 2^^ quality e di taglio piccolo si pun accettare il 30 " „; per i pani di 3' qualita e di taglio piccolo il 35 " „. Per i pani di grosso taglio si potra accettare anclie il 38 od il 40 " 'o. COMPOSIZIONE MEDIA DI ALCUXE QUALITA DI PANE. Tab. 62. Qnalita del pane - = t> I c C C o c => ~ tc^ s: ■/. Pane (ino di frumento . Pino ordinario di frnm. . Pane di segale .... pine di .segale ordinario. ?3no di avena .... Pnre di oivo 3) 59 7.06 0.46 4 02 52 56 0.32 in. 4.5 6.15 0.44 2 08 49.04 62 42.27 6 11 0.43 2 31 46 94 0.49 43 4-2 7 59 1.51 3.25 41.87 0.94 13 04 8 39 6.03 4.09 60.12 5 38 \2 ',5 9.33 1.09 4 66 61.40 4,29 ; 1.09 1.22 1.46 142 3 05 3.79 II pane di segale e nieuo nutritive df-1 pane di frumento, percbfe e meno assimilabile. Nella nutrizione con pane di segale si eniettouo pin feci e pin sostanze azotate che con pane di frumento. Soflsticazioiie del pane. Aeqiia. La pill comnne sofisticazione die si pratica snl pane h la conservazioiie in esso della maggiore qnantita possibile di acqna, sia asciugandolo poco nel forno, sia aggiungendo sal comune od altro. Per gindicare se vi sia eccesso di acqua in un pane, e necessario teuer conto della forma, del peso del pane e del tempo trascorso dalla sfornatura ; poich^ la quantita di acqua varia moltissimo col variare di coteste coudi- zioai. Per la qnal cosa. nei regolamenti locali di igiene si stabiliscouo ge- neralmente le quantity massime di acqna tollerabili nei pani piccoli. nei mez- zani e nei grandi. fjGl3 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEKE Sostanze niincrnli. Le aggiunte fraiidoleuti di sostanze luiuevali si scoprouo dettrininando le ceneri. Queste iioa dovranno es^ere superiori a 2 gr. " „ astiaziouc faita del cloi:uvo di sodio. Alliiiiic. L'allume si scopre uel paue uel niodo segueute: Si prepara ima tintura di legiio di catnpeggio, facendoue digerire 5 gr con 100 ciuc. di alcool irie- tilico, e da iia'aitra parte si prepara una soluzione satura di carbouato di animonio. Nel moraento di pro(3edere al saggio, si mescolano 5 cmc. di tintnra con 5 cmc. di soluzione di carboaato d'amnioi)io e si aggiuugo acqua distillata tino ad arrivare al volume di 100. Tatto (lupsto miscuglio si versa su 10 gr. di pane, spezzato e contenuto in una capsula di porcellana: dope 5 miunti si fa scolare il liquido non assorbito, si lava leggermente il pane e si dis- secca ill stufa a 100" C. II pane contenente allume prende, in (juesto coudizioui, un colore viola o bleu scuro a seconda della qnantita di allume in csso contenuto. II pant-^ cbe non contiene allume, piglia una tinta leggermente rossastra che a poco a poco passa al bruno. E consigliabile sempre di fare uu saggio comparativo cou pane non con- tenente allume. Meglio h usare xier questa ricerca una soluzione alcool iea di alizarina 1"„ coUa quale inumidendo il pane contenente 0,05-0,10 "„ di allume, si ha una colorazione rossa sensibile (Grimaldi Siro). S«>lt'al«> di raiiio o sollfato «li zineo. II rame e lo zinco si ricercaiio nelle ceneri del paue nel modo detto per le farine. Farino tli alfi-i «'oi'cali. Le farine di cereali inferiori si scoprouo coll'esame luicroscopieo, sebbeue con grande difficolta. Altei'iizioui del pane. II ]iane pub essere alterato, prima peiclie fabbricato con ia- riue alterate o guaste, poi perclie pub coiiteuere farine di semi stranieri nocivi. Per conoscere se il pane sia state fabbricato con farine guaste, si deve tener conto, prima di ogni altro,-ciei caratteri organolettici e dei caratteri lisici. In questo caso il paue non sar^ ben levato e spugnoso, poiche il glutine alterato perde la sua tenacity, ed elasticita; I'odore ed il sapore saranno piuttosto disgustosi e ricorderanno quelli della mutfa. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 663 Girard cousiglia di esrrarre il glutiue auche dal pane e di sperimentarue le propriety. Si opera nel modo segueute: 50 gr. di pane sospetto si tritu- rano in un mortaio di porcellaua e si uiescolano iiitimauiente ad una solu- zione di diastasi, ottenuta facendo macerare 500 gr. d'orzo germogliato e polverizzato in poca acqna. La mescolanza si tiene ad una teiiij)eratura di 70* per quattro o cinque ore, affinche si disciolga tutto I'araido, poi si filtra e nel filtro si raccoglie il glutiue clie solo ^ rimasto indiseiolto. Si lava con acqua e si esamina, comparandolo con un glutine, ottenuto nell' identi<;o modo, da un pane fabbricato con una farina sanissima. Se il pane sia stato preparato con farina gnaste, il glutine h molle e viscoso. Per ricercare le farine di serai nocivi, si polverizza tinamente 11 paue e nella polvcre si praticano tntte le rr azioni descritte per le farine. La decisione definitiva dovr^ essere presa in base ai risultati dell' esaine microscopic©. Paste (la minestra. L'arte di far paste serbevoli, di forme varie ed elegauti ebbe origine nel mezzogiorno d' Italia dalla consnetudine casalinga di far minestra giornalmente impastando farina, acqaa ed nova. Ma il popolo clie non poteva permettersi il lasso di queste nltime, im- pastava, come impasta ancor oggi, solo farina ed acqua ed otte- neva, grazie ai snoi grani riccbi di glntine, paste egualmente te- naci e resistenti alia cottura. La qual cosa fece nascere neiranimo di qnalcbe ardimentoso il desiderio di preparare, in cotal modo, paste secche e venderle, forse in principio, coUa falsa assicurazione clie esse fossero preparate con nova, alio scopo di attirare I'atten- zione del pubblico e gnadagnarne il favore. II quale certamente non manco; poiclie cotesta arte crebbe, si perfeziono e si sviluppo tanto da destare Tammirazione e la compiacenza anclie degli stra- nieri. E difatti, nel principio del secolo passato, la Francia ineo- mincio a fabbricare le stesse paste, che digia aveva importate ab- boadantemente, dando loro il nome di i^dste d' Italia, e dette a tale fabbricazione un impulso cosi graude, per le applicazioni della meccanica e del vapore, da gareggiare colla patria d'origine ed anche da sorpassarla. Ma I'ltalia non si arrestb; assimilb a sua volta dalla Francia le nuove applicazioni, le perfeziono, le amplio ed oggi I'industria delle paste e divenuta da noi tlorida e ricca, sorretta sempre dalla fiducia crescente del pubblico. Preparazionc delle pa<»tc. I grani dnri del mezzogiorno d' Italia un tempo furono famcsi,, per la fabbricazione delle paste, e furono ricercatissinii. Oggi essi mantengono eguale fama, ma non sono piii sufficienti ai bisogni CGi CHIMICA APPLICATA ALL"IGIENE della iiidnstria, crescinta eel allargata oltremodo, e si devono iiu- portare dalla Russia, dagli Stati Balcanici e daH'Asia. I detti grani prima si ])iiliscono con mezzi meccanici, poi si sottopongouo alia luaciuazioue gradnale, col sistema imglierese, ed i semolini otteuuti si abburattano con apparecclii perfezionati e si tolgono loio tutte le parti corticali e si separano dalla poca farina clie co- stautemente si forma nella detta macinazioue. A seconda della iinezza e dell'abburattatnra piii o meno perfetta, i semolini sono graduati in commercio con numeri e con lettere, clie variano perb da fabbricante a fabbricante. Le diverse qualita di semolini ser- \ono per fare le paste di primissima, prima e seconda qualita; la terza qualita e fatta, in generale, colla farina di grano duro, detta anclia serragolla o serragoletta, clie, come abbiamo visto, rappre- seuta un cascame della preparazione dei semolini. Del resto, ogni fabbricante pno fare mescolanze delle varie qualita di semolini, ovvero di semolini colla farina di grano duro e pub ottenere paste di tipo speciale a cui assegna noini e numeri speciali. Si pub dire perb clie la qualita della pasta sia determinata, in generale, dalla bianchezza die essa presenta. La fabbricazione delle ])aste comprende tre operazioni diverse: ■imjKisfo, stendimento e mofleUaiura. Impasto. — L'impasto dei semolini si faceva, in origine, a mano, mescolandoli con acqua calda, in proporzione determinata, uel tempo piii breve possibile per non far freddare la massa. Si completava V impasto per mezzo della sbarra, detta di salto, met- tendo, cioe, la pasta rudemente ammassata in una madia ove era fissata una sbarra, lunga 4 metri circa, i>iana per un metro e ro- tonda per il resto. La pasta si adattava sotto la parte i)iana della sbarra, ed un operaio aU'estremita di essa col proprio peso e sal- tando la pestava vigorosamente. Oggi perb servono molto meglio gli impastatori meccanici. Stendimento. — Quando si vede die la pasta ba presounaspetto quasi uniforme, si distende in fogli, ovvero si lamina per renderla pill omogeneai die e possibile. Lo stendimento o la laminatura si fa servendosi di una grossa ruota dentata di gliisa, la quale si muove, in senso verticale, sopra un piano di legno sostenuto da una solida muratura e merce un albero verticale mosso dal vapore oppure da forza animale. La pasta si dispone sulla tavola di legno e si ricopre con un grande foglio di lamiera, sulla quale passa la ruota, die, per Tenorme peso, scliiaccia la pasta e la distende in modo da renderla non piii spessa di 4 o 5 centesimi di millimetro. I fogli di pasta si ripiegano poi CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 665 e si sottopou,uono ad una uuova laininatura e cosi di seguito fino ii die essa abbia acquistato il grado di finezza voluto. Oggi lo stendimento e raffiiiatura della pasta si fa piii semplicemente, con due grossi ciliudri di acciaio o di granito combacianti, ai quali, per mezzo del vapore, e impresso im lento luovimento di rotazione. La pasta, messa tra i due cilindri, e costretta a muoversi, per ef- fetto della rotazione, mentre sopporta una graude pressione. Con questi apparecclii. non e necessaiio clie la pasta acqiiisti una grande sottigiiezza, purclie le cilindrature siano ripetute ftno a die la massa abbia acquistata omogeneita e finezza. Moil ell at lira. — La inodellatura della pa^ta si fa per mezzo di tordii die agiscono in senso verticale oppure orizzontale e, cioe, per le i>aste limglie, come macclieroni, vermicelli, ecc, souo ueces- sari i tordii verticali, per le paste minute, come stellette, pepe- rini, rosari, ecc. si adoperano i tordii orizzontali. Ambedue questi tordii lianuo la stessa disposizione delle parti; la sola differenza e data dalla posizione. II torcliio verticale e costituito di due solide colonne di ferro fissate nel terreno e intramezzate e sormontate da due grossi massi di gliisa, il superiore dei quali, detto cappello, ha un foro centrale a vite, I'inferiore ha pure un grosso foro cen- trale in cui si adatta un dlindro cavo di bronzo, detto campana. Questa porta nel fondo internamente un cornicione su cui posa la forma ed esternamente, per un quarto della sua lunghezza, a co- minciare dalla base, e circondata da un secondo invoglio, indicato col nome di condiiglia. Entro questa campana puo discendere, a sfregamento dolce, nno stantuffo massiccio di ghisa, il quale, nella sua parte superiore, termina con una grossa vite di ferro die si adatta alia madrevite del cappello e che e da questa governata. La vite e messa in moto da una ruota d'ingranaggio, collocata alia sua estremita inferiore, la quale obbedisce ad un rocdietto, mosso da un volante a mauo, oppure dal vapore. La forma e un disco di rame bucherellato, dello spessore di due centimetri circa. I fori pei maccheroni sono foggiati, nella parte superiore, ad imbuto; nel centro portano un'anima, fissata per un sol punto alia forma, e cotesta anima serve a modellare la pasta in forma di tubi. I fori per i vermicelli souo semplicemente ro- tondi, quelli invece per le paste minute lianno la forma di lettere, pesci, stelline, ecc. Per la modellatura, si mette nella campana un rotolo di pasta del peso di 35 o 40 kg', circa, appena uscita dal laminatoio e si comprime facendo discendere lo stantuffo e facendo passare il va- pore nell'interno della corona per tenere sempre calda la forma e G6o CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE ]a pasta. La quale, costretta ad iiscire lentanientc per quel fori ne piglia la forma senza interruzione. Un operaio, per mezzo di una stecca sottilissima, rimuove i fill di pasta clve discendono, per non farli attaceare tra loro, oppure un getto di aria calda, spiuta coji- tinuaniente verso cotesti fili, compie il doppio ufficio di essiccarli esternaraente e di mnoverli. Quando la lunghezza dei flli uscenti e arrivata ad un punto defcerniinato, un operaio, con una mano li abbraccia tutti, coll'altra, numita di un coltello, li taglia, dispo- nendo i pezzi tagliati a cavallo sopra caune per farli essiccare. L'essiccazione di coteste paste non si fa rapidamente espouen- dole all' aria ed al sqle, ma lentamente all'ombra ed intercalata- mente in ambienti ad aria umida e ad aria seeca, e cio per evitare sopratutto clie i macclieroni si spaceliino e le altre paste si scre- polino alia superficie e si contorcano, per ineguale e troppo rapido essiccamento. Per modellare le paste minute, serve il torcliio orizzontale, il quale e munito di un coltello piano clie gira rapidamente sulla superficie esterna della forma e taglia la pasta formata ai)pena uscita dai fori. Questa cade entro spanditoi di tela, ove e distesa in strati sottili ed ove si fa essiccare convenieutemente, usando le stesse precauzioni alle quali e state accennato, parlanorcellana, con fondo coucayo, si niettono 10 o 20 gr. di pasta grossolanamente triturata, insieme a ]00 o 150 ciuc. di acqua aci- dulata con alcnne goccie di acido cloridrico. Si scalda in bagnomaria e si immerge nel la pappa, che si forma, iin gomitolo di lana sgrassata bianca, la quale, iu queste condizioni, tissa il colore giallo. Dopo pochi minuti, si estrae il gomitolo, si lava a grandi acque, per liberarlo dalle materie ami- dacee colliticatc e si immerge iu uu beker conteneute acqua ammoniacale portata all' eboUizione. La tinta gialla passa rapidamente in soluzione, la- sciando atfatto scolorita la lana, la quale puo servire ad una nuova estra- zione del colore. In cotal modo, con due gomitoletti di lana, (;he alteruativamente ven- gono dapprima tinti, poscia decolorati, in meno di quindici minuti, si puo ottonere in soluzione quasi tutta la materia colorante contenuta uella pasta adoperata. Una meta della soluzione colorante si tiene in disparte, I'altra uieta si fa bollire per cacciare I'eccesso di ammoniaca, si tiltra ed il filtrato si aci- ditica con acido cloridrico e si tratta colla lana, nel modo detto di sopra, per tissare nuovauiente il colore e per depurarlo ancora. Per la caratteriz- zazione del colore tissato dalla lana e fatto passare nuovamente in solu- zione nell'acqna si terr^ conto dei caratteri seguenti: <«iall«> \Inrtiiis o ilinitronak'tolo. La soluzione neutra, mescolata con alcune gocce di soluzione concen- trata di cianuro di potassio, e riscaldata blandamente a bagnomaria, passa al giallo sporco. La soluzione concentrata, trattata con acido cloridrico, da un precipitate di un colore giallo verdastro; la soluzione diluita si decolora. (1) Le iiutteiie coloiimti liconosciute nocive sono : Gomniitgotta. Acido piciico. Giallo Vit- toiia, Giallo Martins, Giallo metanilico (Troijeolina G.), eec. Le materie colorauti derivate - -*C! -M o I^ i- s-i m l-- «5 ~ o>t^ C r-. — ^1 S - 5, ^ 1 e'c •'•'C cc ■M cc — c — — X = ~ tr. -M -.■' 9» M — 1>. 0> C !?I — ■ <= C-. C^_X O •<* 5^ C-. r^ C -^vy t^ c s e^'— ' *J^ ** 0-. C-. OS -.* L-i ir\ «» •i = c t; rr — - O o ? " S2 •^i " C r~ ^__ c C-: M — C". t^ •5'1 _c n t^ -*¥« ^» "^ 00 C-. c 91 ^- «c r-; s-i — xoe cc r~ *~ X -M rr «> *p rK X oc -x- c c c c -■ c 6 2 •« •<3 _o CS la ■3 43 ^ 3 "3 3 2 •^ N _* — o- ".* L' 3 3- -.1 s- ^— m^f O) es «- ^. 3 (V« '» '— J« a. ■J^ c — 2. t^l- 3" CM en o o u ~ S ^1 ?i m is iH t^". Ti rr H — o o ?S g ^ ■5 ■5 3 C >^ C3) O o CS a; N V c «» - o S = c t= v= s> c ^ CO J^ 10 CS ^ ?J IS ~ a> C-. X 5 C l-O 09 c c *-' i-* i^ s c «2 3 -■ : E 3 !-■ O 3 I. X x' 2 ^ u o 2- €8 C u i::^^ •^ '■5 m «r CS 0. S c •- ~ s "S cs D. •X -^ ^ 'x H « ., E 3 ^,- ^..^.^ c = >--. IT us ^ = Q. c c ea CS I. ^ S fTT !- b - — .H in X ** C-l C-. c ■-* .^ — O X rj T3 C-t i^':0 -^ V t^ t^ ^ *.— ffi c^ -* fc a.- ^ t^ 1- c CD c - — --^ ijjffi -^ U> — •».' CS <^ «-* ^ ^' o '■5 CS 0. ""^■^ ~~^ as ^ ."t^ ISC •s^c __ **» ^ CS f^ X 1^ — ec ■^ -3 s< .» C I-. oc X ^ f^x ^. ir. ^ '™ i>lod 1^ r- r^' -•- o ~ X X X •• -^' t-' Uj 2 J IE " 'tc " ^ 4^ c '" >n •^ Sc-t^cn ^- - c « . rt ._ C =._ s c • ._o_c c e o-'C 0) = B 2 p 2<— c ■ 5; £ c c c — ■Jill _; yi r. S If CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE bOU Se la soluzioiie, acidificata con acido acetico, si dibatta con etere, tiitta la ma- teria colorante, trasformata iu diuitronaftolo ed iusolubile uell'acqua, si scioglie in qucsto solvente e I'acqua si decolora. Se si separi I'etere si faccia evaporare iu bagnomaria ed al residuo si aggiunga qualche goccia di acqna ammouiacale, si riotterr^ nuovamente il colorito giallo. Se si separi il pre- cipitate ottenuto con acido cloridrico, si disci olga iu acqua bollenre Icgger- luente ammoniacale e si aggiungauo 15 gocce di soluzioue conceutiata di cianuro di potassio, il liquido si cambia iramediatamente iu brnuo intenso e, dopo qualche tempo, da un precipitate, il quale, raccolto, lavato a graudi acque e trattato con acido solforico conceutrato, da una colorazione rosso violacea. Questa reazioue h caratteristica e distingue il giallo Martins dal Vittoria. (■iallo naffol solk'onieo. La soluzione neutra del colore, trattata con alcune gocce di soluzione conceutrata di cianuro di potassio e riscaldata blandamente in bagnomaria, passa al giallo aranciato. La soluzione conceutrata, trattata cou acido clo- ridrico, non da precipitate alcune ed intorbidamento, sbiadisce solo legger- mente. Se la soluzione, acidificata con acido acetico, si dibatta con etere, non si scioglie affatto colore in questo solvente e I'acqua percio rimarra co- lorata. Giallo auranzia. La soluzione neutra del colore, trattata cou alcune gocce di soluzione conceutrata di cianuro di potassio e riscaldata blandamente in bagnomaria, passa al verdastro con tendenza al bleu. La soluzione conceutrata, trattata con poclie gocce di acido cloridrico, diviene giallo chiara e non da preci- pitate; la soluzione diluita sbiadisce. Se la soluzione, a^iidilicata con acido acetico, si dibatta con etere, la materia colorante si scioglie iu questo sol- vente e I'acqua rimane scolorata. La soluzioue, trattata con alcali, non da precipitate a ditferenza del giallo Martins. (■iallo V'iltoi'la. La soluzioue neutra, trattata con alcune gocce di soluzione conceutrata, di cianuro di potassio, passa al rosso malaga. La soluzione conceutrata, trat- tata con acido cloridrico, si decolora e da uu precipitate, il quale e solubilo uell'eccesse di acido. La soluzione diluita sbiadisce soltanto. La soluzione, trattata con acido acetico e dibattuta con etere, cede tutto il colore a questo solvente e I'acqua rimane scolorata. (■iaiio inotanilc o tropeolina <■. La soluzione accjuosa, trattata con acido cloridrico, passa al rosso fucsina e da un precipitate. {j7U CHIMICA APPLICATA ALL IGIENE Aoido pifrico. L'acido picrieo uou puo servive per la colorazioae delle paste da mine- stra, perche ha sapore atuaro ; nel caso, preseiita le segiieiiti xeazioui: La soluzione neutra, mescolata con alcnne gocce di soluzione coucentrata di iianuro di potassio e riscaldata cautaiuente in bagnoniaria, passa al rosso sangue, per la formazione dell'acido isopurpuvico. La reazione ha la sensi- bility di 1 : 1600 (Reichard). La solnzione concentrata di acido picrieo, tvat- tnta con alonne gocce di acido cloridrioo, non si intorbida. Zafferano. Per rieevcare lo zafferano, si estrae la pasta piu volte con alcool; la so- luzione si fa evaporare in bagnoniaria ed il residue si tratta con acido sol- forico concentrato. In presenza della materia colorantedello zafferano (crocina) si avra il passaggio dal giallo al bleu. Caiallu d'liovo. II giallo d'novo o la Inteiua non si fissa sulla laiia in bagno acido. Per ricercarlo si polverizzano dvie carapioni di pasta di 20 gr. ciascnuo e si met- tono in due grossi tnbi; in uno poi si versano 15 cmc. di etere e nell'altro 15 cmc. di alcool 70 "/o e si dibatte forteniente. Nel caso che I'etere si co- lori, si puo conclndere che nella pasta esiste il giallo d'novo; nel caso die si colori solo I'alcool si puo conclndere che nella pasta vi h una materia co- lorante derivata dal catrame. In ogni caso, fe necessario di accertarsi che la materia colorante, sciolta nell'etore, sia luteina: cio si fa, trattando la soluzione eterea con soluzione acquosa di acido nitroso. La luteina si deco- lora immediataniente nientre non si decoloraao le niaterie coloranti gialle derivate dal catrame. Paste all'iiovo. In cominercio, oltre alle paste, di cui abbiamo parlato, e clie possono essere cliiamate jMs/t^ alVacqua, si trovano le 2)aste aJ- I'uoro clie talvolta contengono realinente le uova, ma che spesso, iiivece delle nova, contengouo snrrogati o polveri di sostanzc albuminoidi e niaterie coloranti gialle." Per esser cliiamate aJ- r uoro coteste paste devono contenere almeno due nova, di media grandezza, in mezzo cliilogrammo di farina o di semolino e non devono esser colorate artificialmente. Le paste all'novo clie contengano meno nova e die siano colorate artificialmente, de- vono essere considerate sofisticate e non risjiondenti al nonie, oppure j^rts^e (dJ'acqua vendnte con nome diverso. Per scoprire cotesta sofisticazione, e necessario ricorrere alia ricerca delle materie coloranti aggiunte ed alia determinazione CHIMICA APPLICATA ALL" IGIENE 671 deiraeido lecitinfosforico. La detenuinazioiie dell'estratto etereo e del iiumero di jodio del jirasso, estratto dalla pasta, ]iossono dare indicazioni utili, ina iioii tanto sjcnre quanto Tacido leci- tinfosforieo. Perche e facile aggiiingeie alia pasta una qnantita l)i(Colissima di grasso ed elevarne la (juantita totale, ma iiou si puo, cosi facilraente, aggiungere un aeido che e costitnente iiu- portante del torlo d'novo. !%Ia!orie »M>I<»i*anfi a":jfii!nf e. r ■ La ricerca delle materie coloranti aggiuute si fa come fe stato detto diauzi iielle paste alPacqna. Estratto t'toroo oer altre 12 ore ancora. E cio si ripete tjno a clie il liquido estratto. per aggiunta di (1) Vedi : Acqua - Acido fosforico. 672 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE nuovji soluzione di molibdato e per un prolungato liscakliHiiento a 40", iioii ilia precipitato aiciino. Allora si flltra, il precipitato si lava piii volte per decantazione con un lifjuiclo lor- mato di 100 parti di soluzione molibdica, 20 p. di acido nitrico del peso speeifico 1,2 e 80 p. di acqua. II lavaggio si prolnnga tino a clie il liquido che seola, trattato con eccesso di am- nioniaca. uon dia alcun intorI)idanieuto o precipitato. Si scioglie allora il precipitato giallo riniasto nel beclier, nella qnantita piii piccola possibile di anihioniaca, si fa passare sul Sltro, per sciogliere quel po' di precipitato che pu6 esservi pervennto, e si lava becher e liltro con niia solnzione forniata di 1 parte di ammoniaca e 3 p. di acqua. II tiltrato si tratta con acido cloridrico fino a che il precipitato giallo. che nuovamente si separa, non si ridisciolga imme- diatamente, nia dopo un certo tempo ; si aggiunge allora mistura niagnesiaca ("8 p. di acqua, i p. di ammoniaca, 1 p. di solfato di magnesio, 2 p. di clornro d"amraonio puro), fino a ch© si formi precipitato. Si lascia in riposo, per 12 ore, in luogo non troppo caldo, e si liltra per rtltro di cui si conosca la iinantita di cenere. II precipitato, raccolto nel filtro, si lava con una mescolanza di 3 p. di acqua ed 1 p. di ammoniaca, d = 0,flt), fino a che le acquedi lavaggio, acidiflcate con acido nitrico e trattate con nitrato d'argento, non diano piii intorbidamento. Si fa seccare in stufa ed il iirecipitato secco si fa passare in un crogiuolo di platino pulito e pesato : il filtro, a cui 6 stato tolto il precipitato nel miglior modo possibile, si l)rucia su di un filo di platino e )e ceneri si fanno cadere nel crogiuolo. Si riscalda il crogiuolo moderata- mente. per un certo tempo, poi fino al rosso : si lascia ratl'reddare, si aggiunge qualche goccia di acido nitrico per imbianchire il pirofosfato di magnesio, e si riscalda. prima leggerniente per fai'e evaporare I'acido nitrico. poi fino al rosso. Si fa freddare in essiccatore e si pesa. La difierenza tra questo peso e quello del crogiuolo vnoto da la quantita di pirofosfato di ma- gnesio piii le ceneri del filtro che devono essere sottratte. Dal pirofosfato di magnesio si calcola I'anidride fosforica, sapendo che a 222 di pirofo- sfato di magnesio corrispondono 142 di anidride fosforica. Dall'aiiidriile fosforica lecitinica, riferita a 100 xiavti di pasta se3ca, si calcolano il uamero delle uova ricorreiido alia tabella segueiite, calcolata da Inckenack : Tab. 64. «s a n c3 cS «« o o si <« _o _a > S 'E 'C > s 'T^ o 'Z .o ■= c« o 'Z o ■° n 0) 1. ._ ~- o » ■Jl o c •- , ■- ^ - <5 .1 ^ , 71 O ^ S'^" -Si" V ni ^ = a.-D- a -i = 3) ;^ o ' V Cu -a V ^ w ■TS 2 ■3 O -o =3 •T as -o ^ *n ® u ■ JS lo 13 "" ^ -a 'M " Z = a c Z - < < ^. < 1; 0. 0-2-2"J 7 0. 4793 0. 1954 1 0.2716 0.0313 8 0. 5086 0.-2155 2 0.3110 0. 0766 9 0. 3362 0. -23 '.8 3 0..3182 0. lOii 10 0. 5626 0.-2531 4 0. 383i 0. 1-289 11 0. 5880 0. -2707 5 0.417-2 0. 1.^22 12 0.6123 0.-2875 6 0.4 '.90 0. 1774 L'estratto etereo, uelle paste all'iiova, aunieuta col uamero delle uoTa. Esso puo dare utili iudicazioni quaado nella pasta non siano pervetiiiti grasst estrauei di sorta. (1) Una libbra telesca corr:sponde a gr. 350,78. CHI.MICA AlU'LICATA ALL IGIEXE GTo Filsiuger ha clato le soguonti aiialisi, (.-omo ])unto di ritroro: Tab. 65. Cen«ri, Anidride Sostanze Estratto Pasta meno i cloruri fosforica to tale azotate albuminoidi etereo v„ % "'o Vo Farina unghereio . . 0.48 0.22 11.00 0. 22 1 1 tcdesca . . . 0.51 0.15 9.06 0. 32 1. » con -2 nova ^ 0.53 0.2i 0.69 1.02 . ,. 4 . / J 0.61 0.30 12.06 2.3i 0.76 0.33 13. 25 3.30 ; • 1-2 . . = O.O'i. 0. V2 14.20 5.80 ! Niiiiicro ili jodio. II grasso estratto dalla pasta cou etere, si ripieude con otere di petxolio, il quale scioglie, a ijrefereuza, il grasso e lascia indictro altre sostanze di- verse dai gi-assi e solubili uell' eterc. Si evapora I'etere di petrolio e sul residuo si determiua il nuuiero di jodio, come si fa per gli olii (V. olio di oliva). Si giudiclieni uiui pastii priva
  • arte della coinposi/.ione deH'olio di oliva so no : Acidi della serie noa fialnra. Acido oleico (6"* W ()') Acidi della aerie .laliira. Acido stearico {C H'" 0') » palmitico (C"" H'' 0') » iniristico (C* 7Z"" 0') » caprinico (C" H^" 0') » caprilico {€' H'" 0') » caproico (C" H'- 0°) L'olio d'oliva contiene 72 ° „ circa di oleina e 28 ° ^ di palmitina mescolata a piccole quantitii di gliceridi degli altri acidi soprano- tati. La colorazioue verdastra dell'olio sembra dovuta ad una so- stanza speciale, a cui e stato dato il noine di virklina. Sofisticnzioni doll'oliik di <»iiva. L'olio di oliva generahnente si sofistica eoU'olio di cotone, di sesamo, di aracliide e con olii minerali. Per scoprire gli olii di semi ia genere si usano le seguenti reazioni cro- maticlie, clie, tra le taute, sono le pin atteiidibili. Beazione di Reydenreich. — In una capsulina di porcellana si versano 6 o 7 cmc. di acido solforico piirissimo, ineoloro e della densitii 66" B. e vi CHIMICA APPLICATA ALL' IGIEXE 675 yi lasciauo cadere sopra 5 o 6 goccie clelUolio in esame, senza rimescolare. Nel puuto di contatto tra I'acido e I'olio si formeva una zona colorata in giallo aianciato o bruna, se I'olio fe di semi ; non si a^Ta colorazione alciina o seniplicemente verdastra se I'olio e di oliva. Beazione di Eauchecarne. — In iin tubo da saggio si versano 3 cme. di acido nitrico diluito (acido a 40° B. p. 3 ; acqna p. 1) e 6 o 7 cmc. di olio ; si agita bene e si riscalda in bagno d'acqua bollente per vcuti minuti. Poi si os-serva la colorazione presa dall'olio: quasi tutti gli olii di semi si colorano iu giallo aranciato o in bruao iutenso; I'olio di oliva puro couserva il siio colorito natnrale o sbiadisce ua poco. Reazione di Balphen, ptr I'olio di cotone. — Eguali quantita di olio, di al- cool amilico e di solfuro di carbouio, contenente 1 ° „ di zolfo, si metfcono iu nu grosso tubo da saggio e la mescolanza si riscalda in bagnomaria bol- lente per iin quarto d'ora o piii. In presenza di olio di cotone o di mesco- lauze con molto olio di cotone apparisce, dopo pochi mimiti di riscaldamento, una colorazione rossa aranciata; iu presenza di mescolanze con poco olio di cotone, la colorazione si manifesta dopo mezz'ora (1 " q) e dopo un tempo ancora pin lungo (tre ore) nella proporzione 0,25 ° o (Vanter). L'olio di cotone riscaldato a 200 gradi non da pin la reazione predetta. La reazione di Halphen e, applicabile alio strutto ed anche al burro con grande siciirezza. Reazione di Boudin per I'olio di sesamo. — In un tubo da saggio si versano 10 cmc, circa di olio, eguale quantita di acido cloridrico concentrato della densita 1,19 e 2 goccie di una sohizione diluita di furfurolo, preparata scio- gliendo 1 gr. di furfurol, distillato di recente in 100 cmc. di alcool 95 ° o. Si sbatte vivamente la mescolanza per qualche minuto e si lascia iu riposo: in breve si separa, nella parte iaferiore del tubo, uno strato di liquido acido colorato in rosso cremisi. La reazione e sensibilissima e permette di scoprire nelle mescolanze 1 ° „ di olio di sesamo. Olii di oliva purissimi danno talvolta la reazione dell' olio di sesamo : per mettersi al riparo da un errore, la reazione si fa, piuttosto cbe sull'olio direttamente, sugli acidi grassi ottenuti da esso. Perche, in questo caso, la parveuza della reazione dell'olio di sesamo, data dall'olio di oliva, non si ha pill negli acidi grassi, i quali pero daranno sempre la reazione nel caso cbe sia stato aggiu.nto olio di sesamo. Eicerca dell'olio di arachide. — li'olio di aracbide si ricerca nel modo se- guente: Si versa in un grosso tubo da saggio 1 cmc. di olio sospetto, simescola con 5 cmc. di una soluzione alcoolica di potassa 85 " oo, si riscalda, agitando, fino a soluzione completa e si mantiene all'ebollizione per 1 o 2 minuti. Si aggiunge 1,5 cmc. diacido acetico diluito, corrispondeute aocmc. di potassa impiegataper la saponificazione, si mescola, si fa raffreddare rapidamente, si aggiungono 50 cmc. di alcool a 20 % contenente 1 cmc. di acido cloridrico, si agita la mesco- lanza piti volte e si raffredda in bagno tra 17° e 19". Se I'olio contenga pin del 10 "/o
  • di grasso e questo e il numero di jodio o ancbe 1' indice di jodio. Xelle condizioni scelte, gli acidi grassi saturi o appartenenti alia serie acetica, uon si conibinano coUo jodio, nieutre gli acidi delle serie non sa- ture souunano tutti jodio per trasformarsi in derivati alogcnici della serie satura. Quindi, il numero di jodio dii. la raisura della quantity degli acidi uon saturi contenuti in iina materia grassa. L'olio di oliva lia iin numero di jodio clie oscilla tra 78 ed 84: Tolio di cotoiie tra 111 e 116; Folio di sesamo tra 103 e 110: l'olio di araeliide tra 01 e lO.i. Oi.li MiXERALi. — Gli olii minerali nell' olio di oliva si ricercauo e si determinano approssiraativamente nel modo indicato da Blarez. Si dibattono, cioe, 10 cmc. di olio sospetto con 10 cmc. di acido solforico concentrato in un tubo graduato e la mescolauza si lascia in riposo per 24 ore. Si ottengono due strati, nel case clie l'olio sia stato sofisticato; uno infeiiore quasi nero, formate della mescolauza acido solforico ed olio, I'altro superiore cbiaro, for- raato dall'olio minerale aggiunto. Dal volume di quest'ultinio si calcc'ia la quantita di olio minerale per cento. Alterazioiii tleH'olio di oliva. L'olio di oliva puo essere alterato o per cattiva preparazione o per cattiva conservazione. Per cattiva preparazione, l'olio lia sa- pore ed odore disgustosissimi, per i <]nali ad ognuno e dato di ac- corgersi di cotesta alterazione. Per cattiva conservazione, l'olio acquista nu sapore acuto e piccante al quale e stato dato il noine di rancido. 678 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE Per (ieterminave il grado tli rancidity di uu olio, si deterinina I'acidita, la quale, quautiinque non stia in relazione vera colla rancidity, quaudo e molto elevata, pub dare indizio sufficiente della decomposizione dell'olio. L'acidita si determiua metteudo 5 gui. di olio in iin matraccio insieme a 50 cmc. di una mescolauza di 3 parti di alcool 90 "/o e 7 parti di etere e determinando I'acidita della soluzioue con potas^a N/^^^, servendo da indi- catore la fenolftaleina. L'acidita si calcola in acido oleico, sapendo che ad 1 cmc. di potassa JV ,„ corrisponpono gv. 0,0282 di cotesto acido. II liiuite massirao di acidita tollerabile ia uu olio pano non si puo sta- bilire con sicurezza; pero un olio si puo giudicare acadente quando abbia un'acidita superiorc a 3 gT. di acido oleico per cento. Con pin sicurezza, si pu5 apprezzare la rancidita dell'olio di oliva, do- termiaando la quantita di aoidi volatili, solubili nell'acqua, in 10 gr. del- l'olio, nell' identico modo die si fa per il burro. Gli olii sani e fresilii non contengono acidi volatili, oppure ne contengono una piccolissima quantita; gli olii rancidi invece ue contengono una quantita che cresce col crescere della rancidity. Da una quantita di acidi volatili, corrispondenti a cmc. 0,2 di potassa ^7,^ per 10 gr. di olio, e che si puo ritenere come norniale per gli olii freschi, si puo comiuciare a calcolare la rancidita, indicando come firado ogni decimo di cmc. di potassa, consumata per I'acidita superiore a cmc. 0.2. CouserYe alimentari. La preparazioue di conserve alimentari e una indnstria clie si e sviluppata verso il prineipio del secolo scorso ed lia avuto per obbiettivo di preservare gli alimenti dalle alterazioni sjioii- tanee, sia togliendo loro 1' acqua, sia incorporaudoli con sale, sia immergendoli in liquidi speciali, sia cliiudendoli in recipienti di cristallo o di nietallo escludendone Taria. Coteste conserve alimentari non sempre si mantengono sane; e possono contenere sostanze dannose alia salute, come veleni or- ganic! die si generano in putrefazioni o dccomposizioni incipient], metalli tossici che possono pervenirvi da stagnature iraproprie, o studiosamente aggiunti; sostanze antisettiche capaci d'impedire la putrefazione dell'aliniento conservato. Metalii tossici. II piombo, il ramc, lo zinco e I'arsenico sono i metalli che spesso si in- contrano nelle conserve. La ricerca del piombo si fa bruciando 100 gr. di conserva e riscaldaiulo direttamente il residuo al rosso ecuro fino a scomparizione totale del car- bone. Le ceneri si riprendono con acqua acidulata con acido nitrico, si filtra, ed il filtrato si evapora a secchezza iu bagnomaria. Si riprende con acqua distillata il residuo ove il piombo si trova in forma di nitrato, si versa iu CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 675^ tnbo da sag^io c si tratta coa acido solforico. II pioiubo ju'ecipitera iii forma di solt'ato bianco pcsante, solubilo nel tartrato d'ainmoiiio. In altra porzione debolmeute acida, si aggiuugo cromato di potassio, cd in ju'eseuza di piombfi si avra precipitato giallo cho arrossa per ebollizioue con un i>o' di soda o di potassa e si scioglio in tin eccesso d'alcali. II rame si ricerca nel modo segaente : 100 gr. di conserva si trattano con acido cloridrico diluito, si riscalda leggermeute la niescolanza o si lascia in digestione per 1 o 2 ore. Si tiltra, si couccntra il li([uido in bagnomaria, si neutralizza con carbo- nato di soda e si opera, per il rcsto, couio c stato detto per le fariue. Lo zinco si ricerca nel modo segnente : si incinerauo 100 gr. di conserva, il residno si riprendo con acido cloridrico diluito, la soluzione acida si tratta con idrogeno solt'orato, per eliminare, nel caso che vi fossero, rame, piombo e stagno e si tiltra. 11 liltrato si tratta con qualclie goccia di acido nitrico, si riscalda in bagnoraaria, si tiltra e si tratta con cloruro arnmo- nico ed annnouiaca. Si tiltra ancora, se si formi nn precipitate, ed il fil- trato si tratta con acido solfidrico. Lo zinco si precipitera in forma di aol- furo bianco. L'arseuico si potra ricercare nella conserva stcssa col motodo Marsh, op- pure colla reazione, proposta da Gosio o colla roaziono di Rcinscb, descritta nell'csamo dcgli oggetti d'uso domestico. Anti»^ettici. Gli antisettici ijbe piii comunomente si aggiungono alle conserve sono: acido salicilico, acido borico, formaliua, fenoli. L'acido salicilico, la foxmalina e I'acido borico si ricercaao come h stato detto per il latte, salvo il caso nel quale si tratti di conserve solidc. L'acido salicilico allora si ricerca, trasformando in poltiglia la conserva, acidifi- cando con acido fosforico e distillando. L'acido salicilico distilla col vapoi'e d'acqna c si pu5 ricercare con clornro ferrico separandolo dal distillato con eterc ed etere di petrolio. L'acido borico si ricerca iucincrando la conserva ed operando come per la carne conservata; la formalina, distillando la poltiglia insieme all'acqua e facendo la reazione nei primi prodotti dclla distillazione. I fenoli si licercauo nel modo seguento : la conserva liquida oppure so- lida, ridotta in sottile poltiglia, si aciditica con acido solforico e si distilla iu correute di vapore d'acqua. La maggior pai'te dei fenoli distillauo e si trovano nelle prime porzioni del distillato. Qucsto si dibatte con clorofor- mio, il quale, dopo scparazione, si tratta con un ]>o' di potassa o si scalda all'ebollizione. In prcsenza di fenoli si avranno colorazioni variabili, cioe : per il fcnolo: rosso sbiadito, che, Icntamcnte a freddo, rapidamente a caldo, passa al bruuo, al giallo chiaro o si decolora; per I'o-cresolo: lilla, tendente all'araucio ; per il ^-naftolo: blen carico, cho jjassa al verdo poi al bruno; per il salolo : rosso, come il fcnolo.' 030 GHIMIOA APPLICATA ALL' IGIENE Ova, una cons(>rva flio cnntenga pioinbo, raiue in quantitii luaggiore di gr. 0,1 per kg. nelle verdure soltanto, zinco, arscuieo orl antisettici dove es- sere esclusa dall'aliiuentazione. Alia conserva di ]toruodoro si aggiungono anclio iiiaterio coloranti vosse derivate dal catranio, le quali si ricercano nel uiodo sogiieute : Si spappola la conserva in acqua; si acidilica il liqnido leggermente con acido cloridrico c si estraggono le uiatorie coloranti aggiunte, colla lana, come h stato detto pm* le paste da iiiiiiestra. Inqnestc condizioni, le materie coloranti aggiunte si Jissano snlla lana, la materia colorante del pomodoro lion si tissa. Per I'identilicazione di coteste inaterie coloranti sorvono le noriiie date nel vino. La materia colorante naturale del pomodoro e solubile nell'otero, nella benzina, nel cloroforniio o nel solfuro di carbonio; e iusolubile nel- I'acqua, nell'al(f)ol etilico e nelPalcool amilico. K altcrabilissima c con acido solforieo o nifcrico concentrafco passa all'azzitrro; non c alterata dall'ammo- niaca (G. De Negri). beva:kde alcooliche. Yino. II vino c la l)OYiin(la alcoolica. c.Ih' pifi abboiidantomento si oon- suma e clie piii si sofistica. Si prepara facendo fermentarc il succo pioimito dcirnva c ta- cendo inatnrare ed inveccliiarc il succo fcriiientato in recipionti appositi di le,u'iio, oppure di cristallo. La bonta del vino c dipendente dalla boiita dell'uva, e qnindi dalla natnra del suolo su cui e piantata la vigiia, dalla esposi- zione, dal modo di coltivazione della vi.iiiia stessa, dalla varieta del vitigno, dalle variazioni atmosl'ericlie c dalle nialattie die at- taecano la vite ed i orappoli. CoMPOSiziONE DEL MoyTO. — 11 uiosto, da (iualun(|ue nva provenga, coutiene le segiienti sostanze: 1" znccliero d'liva, inosite o zuccliero di frntta ; 2" sostanze azotate di natnra albnniinoide, e diastasi (enos- sidasi); 3" pectina ed altre sostanze viscose ; 4" materie estrattive, composte di sostanze mal definite, tra le (luali le sostanze coloranti e le sostanze odorose ; 5" acidi organici, quali il tartarico ed il malico : 0" sostanze niinerali: acido fostbrico, silicico, cloridrico, conibinati al calcio, al potassio, al niagnesio, al ferro ed al man- ganese. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE C81 Tra lo sostiinzo coiitonnto iiel inosto, la piii abbondaiito e la pin importanto (' lo zncclioro, il quale si pub elevare lino al .')(> " „; ]e altre sostauze si possouo considerare couu' aecessorie, iente, la densita diniinuisce, ed il cap- ])ello, nelle tine, si abbassa e qualclie volta si atl'onda. La fernientazione si i)ub considerare finita allorclie il grado areometrico del liipiido non varii pin, in nianiera sensibile, entro 12 ore. Effetti cniMici della febmentazione. — Xella fernienta- zione del uiosto, Fatto piii iinportante clie si coiupie e la trasfor- niazione dello zucclioro in alcool ed acido carbonico e questo jivviene per azione di alcuui inicrorganisuii ai quali e stato asse- gnato il nome di savcarojiiicetL Perb non tntti gii esseri apjiar- tenenti a questa famiglia sono ca])aci di far feruu^ntare coiive- nienteniente il uiosto: il ferniento cllittico seuibra il piii adatto; ineutre gli altri trasformano lo zuccliero, oltreclie in alcool ed acido carbonico, in altre sostauze die dauno al vino sapori piii o meno sgradevoli. Per la centesimi vamio perduti, iu parte per volatilizzazione dell'alcool, ed in parte per uua trasformazioue del glucosio in prodotti di- versi. Questo deficit fu osservato, per la prima volta, da Fre- senius, ma fu completamente spiegato colle ricerche successive di Pasteur, il quale dimostro clie lo zucchero, nella fermeutazione, si trasforma, oltreclie in alcool ed acido carbonico, in acido suc- cinic©, glicerina, grasso e cellulosa. 105,2(> di glucosio o 100 di saccarosio dovrebbero dare, secondo I'equazione teorica : C' IP' 0" + IP Oz=z4.C (r -|- 4 C ]P ak'uol 58,81 di alcool e 51,46 di acido carbonico, 3Ia, nelle migliori con- dizioni, uou si lianno clic 51,11 di alcool e 48,80 di acido carbo- nico: 4,4o di glucosio o 4,21 di saccarosio sono trasformati iu 3,1(> di glicerina e 0,<>7 di acido succinico. INVBCCHIAMENTO DEL VINO. — Allorclic il viiio uiosto si mcttc uelle botti, hi fermentazione non si arresta ma prosegue, con graude lentezza, lino alia completa trasformazioue dello zucchero. Contem- l)oraneamente le sostauze sospcse e poco solubili si depositano, il vino si fa chiaro, iiu^no acido, piii saporoso ed odoroso. L'ossigeno dell' aria attacca la materia colorante ed il tannino, i (puili col bi tartrato di potassio formano una lacca insolul)ile die va ad aumeu- tare le feccie. Un ettolitro di vino deposita, durante il primo anno, da 200 a 300 gr. di cremore di tartaro grezzo. II vino si pub iuveccliiare rapidamente riscaldandolo leggor- mente, opi)nre sottoponendolo, per . Se ora si facciano le difl'erenze tra le densita e le quantita di zuccliero sopra dette, aAieuio per risultato, 0,009 e 2; dividendo 2 per 0,009, avremo il valore in zuccliero diogui uuita clie costituisce la differenza, ovvero 0,222. La densita corretta del mosto e l,113,clie diUerisce da 1,108 di 0,005 in meno: moltiplicando 0,222 per 5 ed il prodotto somiiiaudolo a 21, valore della densita 1,108, si avra la quantita di zuccliero corri- spondente alia densita 1,113, ovvero 25,110. Vediamo ora quale quantita di zuccliero di canna o di glucosio si deve aggiungere ad un niosto per Jiumentare di n gradi il titolo alcooioinetrico del vino. La densita dell'alcool assoluto essendo 0, 795, un aumento di n gradi alcooloiiietrici corrisponde ad un'aggiunta di gni. 11 X 0,795 di alcool assoluto a 100 volumi di vino, mono il (18:1: CHIMICA APPLICATA ALL' IGIEXE volnmooorrispoiKlente dell'alcool die devc essere aggiuiito. Sapeiulo oni clic iiollii foniieiitazione
  • > di glucosio per litro. Pj iiidill'ereiite, jier tale correzione, di adoperare lo zuecliero di <'iinna, di barbaliietolc od il glucosio j)nro. I'er I'usodi (|nest'ultinio auzi si va accent naiido una corrente favorevole, appoggiata su i'spcrienze esegnite in Germania da Fresenius W. cd in Italia da (Joiiiboiii. ('iiAVTAr.izZAZioNK. — La cliaptalizzazioue e coiisigliahile in ero eoiioscere Faei- dita (1(0 iiiosto die si vnol correggere, per iioterla i>oi ridurre alia aeidita noiinale, stabilita in 0,0 "/, caleolata in acido tartarieo. l/addita si deteniiina inettendo50 ciiic. di iiiosto in iin biccliiere. ed aggiiingeiido potassa norinale lino a die una goccia del li(iiiido, uiesso sopra carta sensibile di tornasole, non reagisca debobnente alcaliiio. Dal nniiieio di cnic, iiii[)iegati per la lunitralizzazione, si deduce I'acidita per 100 di nicsto, caleolata in acido tartarieo, luol- tii>licaiidoli jier 0,075, ed il prodotto ])er 2. li'acidita siqxn'iore a (pu'lla noriiiale si ueutralizza sapeiido die i'A) iiarti di aeidita libera sono neatralizzate esattamente da 50 parti di carbonato di calcio. Ora, seun niosto abbia, p. es., , lueiio acido e con boii » Un niosto quindi die, jier le cattive condizioni della stayione, abbia, per es., la coniposizionc seguente: Acqua 86,6 "/^ Zuccliero 11,6 » Acidita libera 1,8 » deve esser corretto, aggiungendo acqua e zuccliero, nel iiiodo die si dira (jui appresso. A(*(|iia. La (piaiitita di acqua da aggiungero al mosto per portarlo alTacidita norinale, si calcola risolvendo la proporzionc seguente: 0,6 : 7r.,l: : l,8:.r x- = 226,2 quindi per ridurre un'acidita di 1,8 a 0,6 "/„ 11 niosto ,it, se ne deve ag- giungere l.')0,() "/„ • Zuccliero. La quantity di zuccliero da aggiungere si calcola in modo ana- logo all'acqua: 0,icnonietro, mantenendo il A'ino, durante la deterniinazione, alia teniperatura di 15" C. Per ricerche pin rigorose e di controllo, si determina la densitfk per niez/o del picnonietro. Alcool. La detcrininazione dell'alcool si fa separando questo dal vino per distil- lazione e deterrainando la densita del distillato a 15" C. Un apparecchio pratico per tale deterniinazione ^ quello costruito da Salleron, che e un comunc distillatore con serpentine (tig. 260) refrigerante, ridotto in proporzioni piccolissinie. Per determinare 1' alcool con questo apparecchio s' introduce nella cn- curbita da diatillazione, che pu(> essere di vetro o di ranie, un volume di 688 CHIMICA APPLICATA ALL'lGIENE vino rcso previamcute nculro, niisurato, con apposito ciliudro di cvistallo, alia teniperatnra di 15°. Si congiiinge la cucurbita col sorpoiitiuo, iiol quale si fa correre acqua fredda, si riscalda e si distilla fiiio ad avero una quautita di liquido cgnale ai duo terzi del viuo uiesso a distillare. II distillato, clic 6 stato raccolto nello stesso ciliudro col (lualo b stato misiirato il viuo, si porta cou acqua distillata al volume del vino uiesso a distillave ed in questa mescolauza si determiua Palcool con apposito alcoo- lometro, teueudo couto della teuqieratura clio pure si misura cou apposito teruiometro. Qualora questa sia superiore od iuferiore a 15" C, si dovrfi cor- reggore I'indicazione fornita dall'alcoolometro, elevandola od abbassaudola, ricorreudo alia tabella 67 oppure alia formula proposta da Guilloz, clie vale tauto pel- le teuiperature iuferiori, quauto per le temperature superiori a 15^ C : X = iV+ (0,0006 N- 4- 0,068) (15 — /) x=zN— (0,0006 N- -f 0,068) (t — 15) ove N iudica il grado alcoolico osservato, t la tcmperafcura del liijuido al- coolico al mouieuto della osservazionc. Cotesta formula da iudicazioni precise per i valori di JV couipresi tra o o20'. L'errorc commesso per il coelHcionte costaute (0,0006 JV^ -f- 0,068) c sempre piu piccolo di 1 centesiuio di grado, e, su])poueudo che la ditfcrenza positiva o negativa 15 — t non ecceda 5 gradi, qiiello clio avvieuc coniune- meute, I'errore commesso e inferiore ad '/.^ ,. II metodo di dcterminazioae dell'alcool, diauzi descritto, da iudicazioui buoue qualora si abbia cura di mi.surare, cou csattezza, il viuo od il distil- lato, qualora si refrigari abbundauteiueute il serpeutiuo durante la distil la- zione, per uou fare isfuggire vapori di alcool e qiuilora si abbia uu alcoolo- metro esatto e capace di far leggere il mezzo grado. Meglio che coll'alambicco di Sallerou la dcteriiiinaziouo dell'alcool uel viuo si puo fare uel modo seguente : Si misurauo osattamente IQjO cnic. di viuo a 15" e si vcrsano in uu uia- traccio Erleuinoyer. Si ueutralizza 1' acidity con potassa uorraale ed il uia- traccio si cougiungo con uu comuue rcfrigerante. Si riscalda, si distilla lino a raccoglicrc 60 cmc. circa, si porta a 100 con acqua di.stillata e della mesco- lauza si detcrmina la-densit^ a 15" C, sia cou la bilancia di Westphal, sia col picnomctro. La quantity di alcool in volume per cento, si La ricorreudo alio tabello di Haas o di Ileuer. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE G89 Tavola di Haas per conoscere la quantita di alcool. Tab. 68 'if o Sin _ 3 o O.S O o 5 u a ■^6 _ 5 Alcool per l.tro in peso u a 1!'-' o n 2'° o V a, "o.S o o < 99283 3.0 39.72 4.00 0.98901 8.0 63 53 6.42 0.98350 110 87.38 8.87 269 1 iO.31 08 889 1 64 3V 50 539 1 88.17 93 256 2 il.30 16 877 2 63 13 38 527 2 88 96 9.04 2V3 3 42.10 21 863 3 63.93 67 516 3 89.76 12 230 i 42.89 32 833 4 66.72 73 505 4 90.55 20 217 3 43.69 40 841 3 67.32 83 491 5 91.35 27 201 6 41.48 ',8 829 6 68.31 91 483 6 92.14 35 191 7 43.28 00 817 7 69.11 99 47 i 7 92.94 44 178 8 46 07 63 803 8 69.90 7.07 4()0 8 93.73 52 ir,3 9 4d.8j 73 793 9 70 69 16 449 9 94.52 60 132 6..0 47.66 81 781 9.0 71.49 2i 438 12 95.32 68 139 1 48 45 89 769 1 72 28 32 427 1 96.11 76 126 2 49.25 'Jj 738 2 73.08 40 M6 2 96 91 84 113 3 30 04 3 0V 746 3 73 87 48 403 3 97.70 93 101 4 30.84 13 734 4 74 67 37 394 4 98.50 10.01 088 5 31.63 21 722 5 75.46 65 383 5 99.29 09 073 6 32.43 29 711 6 76.23 73 372 6 100.08 17 063 7 33.22 37 699 7 77.03 80 361 7 100.88 25 030 8 54.01 43 687 8 77.84 88 350 8 101 67 33 037 9 34.81 33 676 9 78.64 97 3S0 9 102.47 42 023 7.0 33.60 61 66 i 10.0 79.34 8.05 329 13.0 103.26 51 012 1 36 40 70 633 1 80.23 13 318 1 101.06 59 000 2 57.19 78 641 2 81.02 21 307 2 104.85 67 0.98988 3 37.99 86 630 3 81.81 29 296 3 105.64 74 973 4 58.78 94 618 4 82 61 38 286 4 106. U 83 963 3 59.37 6 02 607 3 83. ;o 46 275 5 107.23 91 930 6 60.37 10 593 6 84.20 35 264 6 108.03 99 938 7 61.16 19 584 7 81.99 63 253 7 108.82 11.07 926 8 61.96 27 373 8 85.79 71 243 8 109.62 16 911 9 62.73 33 361 9 86.. 38 79 232 9 110 41 24 Celli G9U CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Segue Tab. 68. ■S6 cm _ 3 2"° S> o Eh O.S o o So >1 2 o ^.2 o Zs O.H o o — oj 'So cira _ 3 2° o t° 0.0, •3 .a o o 5^ o — «) CO. o a < < < 0.98222 14.0 111 20 11.32 0.98002 16.1 127.F9 13.03 0.97798 18.1 143.77 14.70 211 1 112.00 40 0.97992 2 128.68 13 78S 2 144 57 78 200 2 112.79 49 981 3 129.47 21 778 3 145 36 86 190 3 113.59 57 4-1 4 130.27 30 768 4 146.15 94 179 4 114.38 65 961 5 131.06 38 738 5 l'i6.93 15.03 169 5 H518 73 950 6 131 86 46 747 6 147 74 12 158 6 115 97 81 940 7 132.63 34 737 7 148.54 20 148 7 116.77 89 930 8 133,43 63 727 8 149.33 28 137 8 117.56 98 920 9 134.2i 71 717 9 150.13 36 127 9 118.33 12.06 910 17.0 135.03 79 707 19.0 150.92 44 116 15.0 119.15 li 89J 1 135.83 88 C97 1 151.72 52 106 1 119.94 23 889 2 136.62 98 687 2 152.51 61 095 2 120.74 21 879 3 137.42 14.04 677 3 lSt3 30 70 085 3 121.53 39 869 4 138.21 12 667 4 134.10 78 074 4 122.33 47 858 5 139.01 21 657 5 154 89 86 064 5 123.12 53 849 6 139.80 29 647 6 153.69 93 054 6 123.91 64 838 7 140.59 37 637 7 156.48 16.03 043 7 124.71 72 828 8 141.39 45 627 8 157.28 11 033 8 125.50 80 818 9 142 18 54 617 9 158.07 20 022 9 126.30 88 808 18.0 142 98 62 607 20.0 158 86 28 012 16.0 127 09 97 Ebuliscopio 1)1 Mallixgand. — Oltre al metodo per distillazioue, I'alcool nel vino si piio determinare mediante gli ebuliiscopi od ebuUioiuetri. Questa determinazioiie ^ fondata sul pnato di ebollizioue dei liquidi alcoolici-acquosi, variabile col variare delle quantita di alcool. Pero i pnnti di ebollizione di codeste mescolanze non souo co.stanti come quelli di liquidi omogenei; riman- gouo costanti solo per alcuni miauti secondi dope incominciata I'ebollizione. Ed h questo momcDto che h necessario di sorprendere per avere iiidicazioui precise. L'ebulliscopio di Malligand si coinpoae: 1" di iia recipiente di otboue avente la forma di ua cono rovesciato messo in comiinicazione, nella sua parte inferiore, con un termo.sifone che attraversa un caminetto (fig. 261) ; CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 691 2' cli uu coperchio di ottone che cliiude inferioniiente a vite il recipiente coaico. Questo coperchio porta due fori, uno ceutrale, piii stretto, per il quale passa il termometro piegato ad angolo retto, I'altro piti largo, eccen- trico, destinato a ricevere I'estremita inferiore del refrigeraute; 3" di uu refrigeraute, composto di due tubi conceutrici, tra i quail si puo mettere acqua fredda per far condensare i \ apori che si formano nella ebollizioue del liquido coutenuto nella piccola caldaia; 4" di uu termometro fisso, piegato ad angolo letto, con la parte oriz- zontale affidata ad una lamina d' ottone. Su questa lamina pub muoversi, lungo il termometro, un regolo piii stretto, sul quale si trovano segnati i gradi alcoolici da 0" a 20^ od anclie 25 ed un cursore mobile clie serve per facilitare la lettura dei gradi; 5" di una lampada ad alcool, ed inline di una pipetfca destiuata per lo sdoppiamento del vino, in caso di bisogno. Per determinare I'alcool nel vino, si procede nel modo segueute: Si versa nel recipiente acqua distillata fino all' auello piii prossimo al fondo, tre centilitri circa, si avvita il coperchio, si riscalda e si osserva 692 CHIMICA APPLICATA ALL'iGIEXE VBE] [jLA per la correzione della ricohezza alcoolica centesimal*^ Tab. eS . 1 i:iDI(.4Zi0.1>E DELlV 1 2 3 4 3 e 9 S O lO 11 12 13 14 15 lO «o 1.4 2.4 ?,A 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 10.6 11.7 12.7 13.8 14.9 16.0 170 11 13 2.V 3 4 4.4 5 4 6 4 7.4 8.4 9.4 10.5 11.6 12.6 13.6 14.7 1.5.8 16 8 i« 1.2 2.3 3.3 43 5.3 6.3 7 3 8.3 9.3 10.4 11.5 125 13.5 14.6 15.6 16.6 i3 1.-2 2.2 3.2 4.2 5 2 6 2 7.2 8.2 9.2 103 114 12 I 13.4 14.4 15.4 16.4 14 1.1 2.1 3.1 4.1 5.1 6.1 7.1 8 1 9.1 10.2 11.2 12.2 13.3 14 2 15,2 16.2i 15 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 ' IG 0.9 1.9 2.9 3.9 4.9 5.9 6.9 7.9 8.9 99 10.9 11.9 12.9 13.9 14.9 15.9 19 0.8 1.8 2.8 3.8 4.8 5.8 6.8 7.8 8.8 9.8 10.8 11.7 12 7 13.7 11.7 13.6 19 0.7 1.7 2.7 3.7 4.7 5.7 6.7 7.7 8.7 9.7 10.7 11.6 12.5 13.5 14.5 15.4 i lO 0.6 1.6 2.6 3.6 4.5 5.5 6.5 7.5 8.5 9.5 10.5 11.4 12.4 13.3 14.3 1.5.2' 20 0.5 1.5 2.4 3.4 44 5.4 6.4 7.3 8.3 9.3 10.3 112 12.2 13.1 14.0 14.9' 21 0.4 1 4 2 3 3.3 43 5.2 6.2 7 1 8.1 9.1 10.1 11.0 11.9 12.8 13.7 14.6' «S 03 1.3 2.2 3.2 4.1 5.1 6 1 7.0 7.9 89 9.9 10.8 11.7 12.6 13.5 14.4 23 0.1 1.1 2.1 3.1 4.0 V9 5.9 68 7.8 8.7 97 106 11 5 12 4 13.3 14 1 24 0.0 1.0 19 2 9 3.8 4.8 5.8 67 7.6 8.5 9.5 10.4 11.3 12.2 13.1 13 9 23 0.0 08 1.7 2.7 3.6 4.6 5 5 6.5 7.4 8.3 9.3 10.2 11.1 12.0 12.8 13 6 ,. 0.0 0.7 1.6 2.6 3.5 • 4.4 5.4 6.3 7.2 8.1 9.0 9.9 10.8 11.7 12.6 13.4 29 0.0 5 1.5 2.4 33 4.3 .5.2 6.1 7.0 7.9 88 9.7 10.6 11.5 12.3 1.3.1 2S 00 03 1.3 2 2 3.1 4.1 5 5.9 6.8 77 8.6 9.5 10.3 H.2 12.0 12.8 2» 0.0 0.1 1.1 2.0 29 3.9 4.8 5.7 6.6 7.5 8.4 92 10.1 11.0 11.7 12.3 30 0.0 00 0.9 1.9 2.8 37 4.6 5.5 6.4 7.3 8.1 90 98 10.7 11.5 123 CHIMICA APPLICATA ALL 'IGIEXE G9y )EI LIQU IDI S PIEITOSI DETEEMINATA coll'Alambicco Salleeon .LCOOrO.YIETRO ' 1 IS tS lO 30 £1 33 33 34 35 3« 37 3» 30 30 1 18 1 19.2 20 2 213 22 4 23 3 2i.6 23.8 26.9 28 29 1 30.1 31.1 32.1 iO 1 179 19.0 20.O 21.0 22 1 23.2 24.3 23.4 26.3 27.7 28.7 29.7 30.7 31.7 11 17.6 18.7 19.7 21).- 21.8 229 24.0 23.1 26.1 27.2 28.2 29.2 30 2 31.2 ts 16.1 17 17.9 18 8 19,8 20.8 21.7 22 7 23.6 24.6 23 3 26.4 27.3 28.3 1» l-).8 16.7 17.6 18.3 19.3 20.5 21.4 22.4 23 3 2'i. 3 2").2 26.1 27 27.9 80 15.3 16 2 17.0 17.9 18.8 19.8 20.7 21.6 22 3 23 3 2i.3 23.2 26.2 27.1 «« lo.O 15.9 16 7 17 6 18.3 19.4 20.3 21.3 22.2 23.1 24.0 24.9 23.8 26.7 «3 14 8 13.7 16.5 17.4 18.2 19.1 20.0 210 218 22.7 23.6 24.5 23 4 26.3 84 14.5 15.4 16 2 17.1 17.9 18 8 19.7 20.6 21.3 22.4 23.2 24.2 23.1 26.0 35 14.2 13.1 13.9 16.7 17.6 18.5 19.4 20.3 21.2 22.1 22.9 23.8 24.7 23.6 «0 13.9 14.8 13.6 16 4 17.3 18.2 19.1 20.0 20.8 21.7 22.6 23.5 24.3 23 2 M 13 6 14.4 13.2 16.0 16.9 17.9 18.8 19.6 20.3 21.4 22.2 23.1 23.9 2i.8 «« 13 3 14.1 14.9 15.7 16.6 17.3 18.4 19 3 20 2 21.0 218 22 7 23.6 24.4 «» 13.0 13.0 14.6 13.4 16.3 172 18.1 19.0 19.8 217 21.3 22.4 23.2 2i.O 30 17.4 18 5 19.3 20.5 21.5 22.6 23.7 ■:4.7 23.7 26.8 27.8 28.8 29.8 30.8 *3 17.2 182 19.2 20.2 21.2 22.3 23.3 24.3 23.3 26.4 27.4 28.4 29.4 30.4 44 17 18 19 20 21 22 23 24 23 26 27 28 t9 30 *3 I 16 9 17.8 18.7 19.7 20 7 21.7 22.7 23.7 24.7 23.7 26.6 2T.6 28.6 29.6 lO I g; 16.6 17.5 18.4 19.4 20 4 21.4 214 23.4 24.4 25.4 26.3 27 5 28 2 29.2 fS !- e n S 16.3 17.3 18.2 19.1 20.1 21.1 22.0 23.0 24 25.0 23 9 26 9 27.8 28 8 *» ; ^ " H 13.5 16.4 17.3 18.2 19.1 20.1 21.1 22 1 22 9 23.9 24.8 25.6 26.6 27.5 31 9 694 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE qnando la colonua termometrica rimane llssa. Allora si fa scorrere il piccolo regolo in modo che lo zero corrisponda precisamente all'estremo della colonna mercuriale. Questa operazione ha per oggetto di determinare il punto di ebollizione dell'acqua alia pressione barometrica del momento, ovvero di de- terminare il punto zero alcool. Si svita il coperchio, afferraudolo senipre nella parte superiore e luai per la branca orizzontale, per non rompere il termometro, si toglie I'acqua e si lava il recipiente con un po' di vino che deve servire all'esperienza. Poi si versa il vino lino all'anello superiore, si chiude e si dispone Papparecchio nel modo detto dianzi. Si riscalda nuovamente e quando la colonua termo- metrica h ferma, si legge il grado alcoolico segnato sul regolo graduato e corrispondente alPaltezza della colonna mercuriale. E si ha cos^i direttamente la quautita di alcool in volume per 100 di vino. Coll'ebulliscopio di Malligand, si determina I'alcool nel vino con rapi- dita ed esattezza, poich^, secondo Th6nard, I'errore massimo che si commette con cotesto apparecchio fe di un sesto di grado e I'errore medio h di un cente- simo di grado sempre in piu. Le sostanzc fisse, contenntc nel vino, non in- fluenzano sensibilmente il pnnto di ebollizione; pero e consigliabile che i vini liquorosi e quelli che non hanno finito di fermentare, siano diluiti suffi- cientemeute, per non avere indicazioni erronee. II professore Cossa, sperimentando compavativamente 1' ebolliscopio di Malligand ed il metodo areometrico, conclude che le differenze tra le de- terminazioni eseguite coi due metodi sono piccolissime. Quindi, anche I'ebolliscopio di Malligaud deve entrare nel uovero degli apparecchi con i quali si pu5 determinare I'alcool nel vino con una esattezza abbastanza grande, quando si operi coavenientemente. Esfratto scoco. L'estratto secco, nei vini che ne contengono lino a 30 gr. per litro, si determina nel modo seguente: 50 cmc. di vino, misurati a 15° C, si mettono in una capsula di platino, larga, nella parte superiore, 85 mm., alta 20 mm., capace di 75 cmc. e del peso di 20 gr. circa. La capsula si mette su di un bagnomaria bollente in un anello che abbia iin diametro di 60 mm., si fa evaporare sino a che l'estratto abbia acquistata consistenza sciropposa. Per questa operazione, sono necessari 40 miuuti circa: dopo questo tempo, si osserva continuamente il progresso della evaporazione e si ha cura, quando l'estratto scorre difficilmente, di distenderlo in tutta la capsula con ade- guati movimenti, affinchfe 1' estratto offra all' aria una superficie sempre nuova. Ci5 si fa lino alia fine della evaporazione, la quale h raggiunta quando, per il movimento della ca^jsula, l'estratto si riunisca in una goccia e scorra difficilmente. Allora si asciuga la capsula esternamente e si mette in una stufa ad acqua bollente, dove si tiene 2 ore e mezzo. La capsula nella stufa deve essere aperta e, quando h passato il tempo stabilifco, si . copre col coperchio, con un vetro o con un pezzo di mica e si porta in un essiccatore ove si fa raffreddare e si pesa. CHI.MICA APPLICATA ALl/lGIEXE 695 I vini clie contengouo piu di 30 gr. di estratto devono essere dihiiti, con acqua distillata, fino ad iiua cifra iuferiore a 30 gr. La determinazione si fa come h stato detto di sopra, solo la quautita di estratto deve essere aa- mentata proporzionalmente alia diluizione del viuo. L'estratto nei -vini pub essere anche determinato, per via indiretta, nel modo seguente : 100 crac. di viuo si metfcono in una capsula di porcellana e si riscaldano in bagnomaria fino a che siasi evaporato tutto I'alcooL Dope raffreddamento, il residuo si riporfca al volume primitivo con acqua distil- lata e della mescolanza si determina la densita a 15° C. Per mezzo della ta- bella 70, si arriva a conoscere la quantita di estratto contenuto nel vino. Nessler ha trovato che il metodo indiretto fe molto attendibile, ijoichfe in 5 vini la differenza per cento tra questo ed il metodo ponderale ha oscillato tra 0,3 e 0,36. Contuttocio, la determinazione dell' estratto nei vini deve esser fatta sempre per via ponderale e si ricorrerk alia via indiretta quando si abbiauo vini contenenti molto zucchero. Nessler raccomanda, per questa determina- zione, di servirsi della tabella di Schultze-Ostermann. Aoitlitsi totalo. L'acidita totale si determina mettendo 50 cmc. di vino in uu bicchiere, agitando fortemente, per" scacciare la maggior paite di anidride carbonica e neutralizzando con potassa normale. Per conoscere esattamente il punto di neutralizzazione, si im]3iega la carta di tornasole sensibile, di colore viola (1) e si aggiunge potassa fino a che il liquid© reagisca acido L'acidita si cal- cola in acido tartaric©, sapendo che ad 1 cmc. di potassa JV/ corrispondono gr. 0,075 di acido tartaric©. Acidiia Aolatile e fissa. La determinazione dell'acidit^ volatile si eseguisce mediante distillazi©ne del vin© in corrente di vap©re. Si mettono 50 cmc. di vin© in un j)all©ncino a fond© sferic© della capacity di 250 a 300 cmc. munito di tappo a due fori, per un© dei quali passa un tub© di vetr© del diametr© di 7 mm. circa, pie- gat© ad angol© rett© e che arriva fin press© al fond© del pall©ncin©, per I'altr©, passa un tub© a svilupp© con bolla di sicurezza, unit© ad un refrige- rante, s©tt© al quale si p©ne un matraccio di 300 cmc. circa (fig. 262). Si distilla prima senza la corrente di vapore fino a che il v©lume del vin© sia rid©tt© ad un terzo, poi, per raezz© di un tub© di g©mma, si con- giunge il pallone da distillazione con un generatore di vapore e si centinua (1) Le Oiirte di toriiivsole blen si prepivrano o con I'acido iizolitmico o col comnue torna- sole in pasta. Si scioglie questo neiracquii e si acidula la soluzione con acido soltbrico diluito lino a che si 6 ottenuta una colorazione rosso-sanguigna cupa. La carta da filtro bagnata in questa soluzione, acquista col proscinganiento un colore violaceo. Se si faccia uso dell'acido azoUtmico, si opera nel modo seguente: si sciolgono gr. 0,2 dell'acido polverizzato in una capsula di porcellana di circa 500 cmc. di capacitit, in 250 cmc. di acqua distillata boUente, indi si aggiungono cmc. 1,25 di soluzione normale di potassa caustica. Xella soluzione cosi ottenuta, si bagnano delle striscie di carta Schleicher e Schiill n. 595, die si fanno asciugare nella oscuritft. Le carte devono avere un colore Ideu- violaceo. ijd6 CHIMIOA APPLIGATA ALL'IGIENE a distillare lino a che il liquido che distilla dia reazione acida alle carte di tornasole. Secoudo Moslingev, per avere risiiltati concordanti, il tubo da cui esce il distillato deve avere uii lume non maggiore di 1 mm. e la fiamma deve essere regolata in luodo da distillare 200 cmc. di liquido in 50 minuti colla tolleranza di 5 miuuti. II distillato si titola con soln- zione N/i^ di potassa caustica fine a colorazione rossa decisa dellafenolf- taleiua, si detraggono 3 cmc. di al- cali JV ,Q (Glaser), e Pacidita si cal- cola in acido tartarico, sapeudo che ad 1 cmc. di potassa ne corrispondono gr. 0,0075, oppure in acido acetico, sapeudo che ad 1 cmc. di potassa N/^^^ ne corrispondono gr. 0,006. Questo metodo di determinazione degli acidi volatili h difettoso, perche ci da contemporaneamente gli acidi volatili liberi e combinati (Morpurgo, Curtel). Migliori risultati sembra che dia il metodo indiretto. 25 cmc. di vino si mettouo in un piccolo ma- traccio, si mescolano con 25 cmc. di acqna e si riscaldano in bagno di sabbia, mentre, attra verso il liquido, si fa passare una corrente di vapor d'acqua, privo di auidride carbonica. I vapori che escouo dal matraccio non si condensauo, ma si fanno sper- dere nell'atmosfera e cio continuata- raente per iin' ora, regolando il ri- ^^- -*•-• scaldamento del bagno in modo da non alterare il volume del liquido. Dopo ci5, si titola I'acidita residua del vino, la quale si sottrae dall'acidita totale e si ottiene I'acidita volatile. Till viuo bianco si pno considerare die s},nnti qnando contenga pill di gr. 0,09 di acidi volatili, per cento, cakolati in acido acetico; un vino rosso, al contrario, quaudo ne contenga piii di 0,12. Un vino bianco si considerera acido qnando contenga piii di 0,12 " „ di acidi volatili, ed un vino rosso qnando ne contenga piii L'acidita fissa si determina detraeudo dall'acidita totale I'acidita volatile. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 697 Deteriuinazione deiraciilo tai*tarico totale. 100 cmc. di vino si mettono in nn becher, si mescolano con 2 cme. di acido acetico, con 3 goccie di una soluzione di acetato di potassio 20 % e con 15 gr. di clornro di potassio in polvere. Si mescola piii volte per far disciogliere il eloruro di potassio, poi si aggiungouo 15 cmc. di alcool 90 "/o! ^i stroflna, con una bacchetta di vetro, per nn minuto ininterrotta- mente. snlle pareti del beclier e si lascia in riposo i)er 15 ore alia temperatura deU'ambiente. II precipitate di bitartrato di potassio si raccoglie su di nn flltro, si lava con una mescolanza di 15 gr. di cloruro di potassio, 20 cmc. di alcool 95 % e 100 cme. di acqua, non piii di tre volte, impiegandone in tutto una ventina di cmc, poi si sciogUe il precipitate con acqua di- stillata bollente e la soluzione si raccoglie nel becher. Quando la solnzioue e completa, si jwrta air ebollizione e se ne determina I'acidita con alcali i\V; , servendo da indicatore la carta viola sensibile di tornasole. La quantity di acido tartarico si caleola sommando al numero di t'cntimetri cubi di alcali inipiegato, 0,6, per conipensare il cremore disciolto e perdnto, e mol- tiplicando per 0,0375. Deteriuinazione deH'aeido tartarico libero. 50 cmc. di vino si fauno evaporare in capsula di i)latino ed il residue si incinera accurata- mente. La cenere si mescola con 20 cmc. di soluzione JV/; di acido cloridrico, 20 cmc. di acqua distillata e si riscalda tino ad incipiente ebollizione. II liqnido caldo si titola con alcali K/. , servendo da indicatore la carta sensibile violetta di tornasole. Sia a il nnmero di cent, cubi tii vino impiegati e 6 il numero di cent, cubi di alcali N/^ consumati nella titolazione ; il vino contenga inoltre c gr. di acido tartarico totale in 100 cmc, I'acido tartarico in 100 cmc. di vino sara dato dalla formola segnente : 3,75(20-6) cr = c a se a sia eguale a 50, a; = c 4- 0.075 b — 1,5; se o sia eguale a 25, a; = c -f 0,15 6 — 3 . Deterniinazione del hitartrato di potassio. 50 cmc. di vino si fanno evaporare in capsula di platino ed il residuo si incinera accnrata- mente. La cenere si lisciva con acqua calda ; il prodotto della liscivazione si flltra; e si lava piii volte la capsula ed il flltro con acqua calda. II filtrate si uuisce con 20 cmc. di acido clori- drico Ay, e si riscalda fine alPebolliziene. La soluzione calda si titola con alcali N/. , col- r impiego di carta violetta sensibile di tornasole. Sia d il numero di cmc. di vino impiegato, e il numero di cmc. di alcali N/. , che hanno servito per la titolazione, c i gr. di acido tartarico totale in 100 cmc. di \-ino, si caleola il bitartrato di potassio n coUa formola seguente : 100 (20 — e) Ji = 26,67 c ^ . a Se n sia egnale a c o negative, tutto I'acido tartarico si trova nel vine in forma di bitar- trato, ciee sara : X = 1,2533 c gr. di bitartrato di potassio in 100 cmc. di vino: se n sia positive, sara: ^ = 4,' i20 — e) ^^^ i.itartrato di potassio in 100 cmc. di vino. d Deterniinazione deli' acido tartainco coiiibinato colie terre alcaline. La quantita di acido tartarico combinato colle terre alcaline si caleola dalla qnantit.i di acido tartarico libero e del bitartrato di potassio: sia n eguale a c oppure negative. 1" acido tartarico combinato alle terre non esiste nel vino ; sia n positive, la quantita di acido tartarico combinato alle terre in 100 cmc. di vine si caleola colla formola seguente: 2,75 {eb) 698 CHIMIOA APPLICATA ALL IGIEXE Tabella per determinake l'estratto dalla densita secondo schultze-ostermann. Tab. 70. Estratto Densita in 100 gl in j '100 cmc ' di vino i di vino Densita Estratto in 100 g di vino 100 cmc. di vino Density Estratto in 100 g in 100 cmc di vino < di vino 10039 i.O04O lOOil 1.0042 10043 1.0014 ■1.0345 1.0046 1.0017 1.00 '.8 1.0049 1.0050 1.0031 1.005-2 1.0033 1 0031 1.0055 1.0056 1.0057 1.0038 1.0039 1 0069 1.0061 1 0062 1.0063 10064 1.0063 1.O066 1.0067 1.0-2 103 LOS 1.10 1.13 1.15 1.18 1.21 1.-23 1.-26 1 -29 1.31 1.31 1.36 1.39 1.41 1.44 1.46 1.49 1.51 1 34 1.36 1.59 1 6-2 1.64 1.67 1.69 1.7-2 1.74 1.02 1 03 1.08 1.10 1.13 1.16 1.19 1-22 1.24 1.27 1 30 1.3-2 1.33 1 37 140 142 1.43 1.47 1.50 1.52 1.55 1.37 1.60 1.63 1.63 1.68 1.70 1 73 1 73 1 .0068 1.0069 1.0070 1.C071 1.0072 1.0073 1.0074 1.0075 1 0076 1.0077 1.0078 1.0079 l.OOSO 1.0081 1.0082 1.0083 10084 1.0083 1.0086 1.0087 10088 1.0089 1.0090 1.0091 1.0092 1.0093 1.0091 1.0095 1.0096 1 77 179 1.82 ^.% 1.87 190 1.92 1.93 1.97 2.00 2.02 2 05 2.07 2.10 2.12 2.15 2.17 2.-20 2 23 2.-23 2.28 2.30 2.33 2.35 2.38 -2.41 -2.43 2.46 1.78 1.80 1.83 1.83 1.88 1.91 1.93 1.96 1.98 2.02 2 01 2.07 2 09 2.12 -2.14 2.17 2.19 2 22 2.25 2.-27 2.30 2.32 2.35 2.37 2.40 2.J3 2.43 2. 18 2.30 1.0097 1.0098 1.0099 1.0100 1.0101 1.0102 1.0103 l.OiOi 1.0105 1.0106 1.0107 1.0108 1.0109 l.OHO l.OHl 1.0112 1.0H3 l.Olli i 0113 1.0116 1.0117 10118 1 0119 1.01-20 1.0121 1.012 2 1 0123 1.0124 1.0125 2.51 2.53 2.56 2.58 2.61 2 64 2.66 2.69 2.71 2.74 2.76 2 79 2 82 2.8 V 2 87 2.89 292 2.9i 2.97 2.99 3.02 3.05 3 07 3.10 3.12 3 13 3.17 3.20 3.23 2.33 2.55 2.59 2 61 -2.61 2.67 2.69 2.72 2.74 2.77 2.79 2.82 2.83 2.87 2 90 2 92 2 93 2 97 3.00 3.02 3 06 3 09 3.11 3.14 3.16 3.19 3.21 324 3 27 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 699 Segue Tab. 70. Densita Estratto Density, Estratto Density Estratto in 100 g di vino in 100 cmc di vino in 100 g di vino in 100 cmc. di vino in 100 g di vino in 100 cmc. di vino 1.0126 3.25 3.29 1.0148 3 82 3.88 10170 4.39 4.46 10127 3 28 3.32 1.0159 3.85 3.91 1.0171 442 4.30 1.0128 3.30 3 3i 1.0150 3.87 3.94 1.0172 4.41 4.52 1.0129 3.33 3.37 1.0151 3.90 3.96 1.0173 4.47 4.55 1.0130 3.33 3..39 1.0152 3.92 3.98 1.0174 4.50 4 58 1.0131 3 38 3.42 1.0153 3 95 4.01 1.0175 4.53 4 61 1.0132 3 41 3.(6 1.0154 3.97 4.03 10176 4.55 4.63 1.0133 3.43 3.48 1.0155 4.00 4 06 1.0177 4.58 4.66 1.013i 3.46 3.51 1.C156 4.03 4 09 1 0178 4.61 4.69 1.0135 3.48 3.53 1.0157 4 03 4.11 1.0179 4.63 4.71 1.0136 3.51 3 56 1.0158 4.0S 4.11 1 0180 4.66 4.74 1.0137 3..54 3.59 1.0159 4 10 4 17 1.0181 4.69 4.77 1.0138 3.56 3 61 1.0160 4.13 4.2) 1.0182 4.71 4.80 1.0139 3.59 3.6'i. 1.0161 4 16 4.23 1.0183 4.74 4 83 1.0140 3.61 3 66 1.0162 4 18 4.23 10184 4.77 4.86 1.0141 3.64 3.09 1.0163 4.21 4-28 1.0183 4 79 4.88 1.0142 3.66 3 71 1.0164 4 23 4.30 1 0186 4.82 4.91 1.01 '.3 3.69 3.74 1 0165 4 26 4.33 1 0187 4.85 4.91 1.0144 3.72 3.77 1 0166 4.28 4.35 I.OISS 488 4.97 1.0145 3 74 3.79 1.C167 431 4.38 1.018) 4.90 4.99 1.0146 3.77 3.83 1 0168 4.3 V 4.41 1 0190 4.93 5.02 1.0117 3.79 3.85 1 0169 4.36 4 43 Zuec'heri. Determinazioxe degli zuccheui riduttori. — Gli zuccberi riduttori si possono determinare col auetodo Fehling-Soxlilet. Metodo Fehling-Soxlilet. — Si neutralizzano 100 cmc. di vino con soluzione di soda o potassa N/ e si fanno boUire, per scacciave I'alcool, lino all'e\a- porazione di '/s- Si fanno raffreddare e si agginnge, a poco a poco, agitando, dell'acetato basico di i)iombo lino a scolorazione. Si filtra e si lava per desantazioae prima, poi sul filtro e nel filtrato si precipita I'eccesso di ace- 700 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE tato di piombo con una soluzioue satura cii carbouato di sodio, si liltra uuo- vameute, si lava ed il filtrato si porta a 100 cmc. Si versauo 25 cmc. di soluzioue di solfato di rame (1) in iTua capsula di porcellana emisferica e poscia altri 25 cmc, di soluzioue di sale di Seiguette. Si porta all'ebollizione e si fa colare, a poco a poco, da una buretta il vino decolorato fine a che dopo due minuti di ebollizioue uon si scorga piii il colore azzurro. Con questa pi'ova, si couosce approssimativameute la riccliezza zuc- cherina del liquido e se essa vada al disopra dell' 1 " „, il liqiiido si diluisce lino alia quautita detta, tenendo couto della dilnizioue. Generalmeute, nou si ba bisogno di fare cotesta diluizione, perchfe i vini o contengouo 1' 1 " „ o una quautita iuferiore di zuccheri riduttori. Operata o no la diluizione, si mettono nuovamente in una capsula di porcellana 25 cmc. di soluzioue di solfato di rame e 25 cmc. di soluzioue di sale di Seiguette; si porta all'ebollizione, vi si versa la quautita di vino decolorato, cbe si calcola uecessaria, jjer la complota decolorazione del li- quido di Fehling, si fa bollire per due minuti e vapidamente bi filtra per filtro a piegbe. II filtrato si acidifica con acido acetico e si tratta cou alcune goccie di soluzione di ferro cianuro di potassio; se si La colorazione od iu- torbidamento rossastro, vnol dire che vi e aucora del rame in soluzione e quiudi, in un altro saggio, si deve versare una quantitil maggiore di vino: se invece uon si formi colorazione od iutorbidamento, nella prova successiva si aggiunger^ meuo vino. Si fa cosi una serie di determinazioui, fino a che la differenza fra la quautita di vino adoperata nelle ultima due, non superi cmc. 0,1 e si abbia in uua la reazione del rame, in uu' altra non. General- raente, ai bene esercitati bastano 4 o 5 x»i'Ove ed anclie meuo per trovare la quantita precisa. Siccomo 50 cmc. di liquido di Fehling corrispondono a gr. 0,2375 di destrosio, il numero di cmc di viuo adoperato, per la riduzione, contengouo cotesta quautita di zucchero riduttore. Con una scmpliio proporzioue, tenendo couto dolla diluizione se fu operata, se ne trova la quautita per litro. Determinazioxe dkllo zucchero di canxa. — Lo zucchero di canua si determina uel modo seguente: 50 cmc. di vino dealcolizzato e depurato nel modo detto di sopra, si trattano con 5 cmc. di uua soluzioue di acido cloridrico 1 % e si riscaldauo in baguomaria per mezz' ora. Si neutralizza I'acido e si procede alia determiuazione degli zuccheri riduttori uel modo detto diauzi. La diiferenza tra la quantita di questi, trovata prima e dopo inversioue, moltiplicata per 0,95 da la quantitJl di saccarosio. Cotesta quantita deve essere espressa in gr. per litro. Poi>ARizzAZioXE. — II saggio polarimetrico deve esser fatto in tubi di 200 mm. di lunghezza: 1° sul vino private di alcool, defecato e spiombato con fosfato di soda (2); (1) Per la preparuzione del liqixido di Fehling, vedi latte. (2) IJomtraeger ha proposto di adoperare, per la spiombatura, il fosfato di sodio, poithe il caibonato non toglie tutto il piombo ed altera gli zuccheri, in modo da far diminnire, dopo iin certo tenijio, il potere rotatorio. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEXE 701 2° sul vino private di alcool, defecato e spiombato, do]30 iuversiouc; 3" sul vino private di alcool, defecato e spiombato, dopo fermentazione provocata da un fermento ijuro, II risultato delle osservazioni polarimetricbe si esprimera in gradi Wild. Glicerina. La glicerina si determina, seguendo il metodo indicate da Lecco. 10 cme. di vino si mescelano con gr. 0,1 di calce spenta in polvere, 10 gr. di sabbia e si evaporano in bagnoiuaria fin quasi a seccbezza. II residue si estrae 4 o 5 volte con alcool assoluto caldo e I'alcool si filtra laccogliendolo in una bottiglia. Si ottengouo cosl 40 o 50 cmc. di filtrate, cbe si evapora in bagno- niaria fine a consistenxa sciropposa. II residue si ridiseioglie con 5 cmc. di alcool assoluto e 7,5 cmc. di efcere; si cliiude ermeticamente la bottiglia e si lascia ia riposo per alcune ore. La soluzione alcoolico-eterea limpida si versa in un recipiente speciale alto 75 mm. e con cello large 30 mm., pesato pulito e secco, insieme ai lavaggi, fatti con una soluzione simile; si fa evaporate ia bagnemaria fine a consistenza di sciroppo; si fa seccave il residue in stufa a 100°, coprendo il recipiente con un piccolo cappuccio di cristallo sottile che fa parte del recipiente sepra nomiuate, per il quale sfugge Pacqua ma non la glicerina ed ivi si tiene per 5 ore; si fa freddare in essiccatore e si pesa [Benz (1)]. I risultati ettenuti con questo metodo sono molto soddisfacenti. Coi viui dolci, aumentando la quantity di calce ad 1 gr. per 10 cmc. si ottiene una glicerina priva di zuccbero. Ceneri.. La determinazione delle ceneri nei vini seccbi, si fa incinerando I'estratto,. preparato nel modo cbe si h detto a suo luogo, espojiendo la capsula alia fiamma diretfea di un becco Bunsen, la quale fiamma sar^ alta fine a cbe le materie organicbe siano completamente bruciato. sar^ bassa, sino al punto da arreventare debolmente la capsula, fine a cbe il carboue sia completa- mente scemparso. Si deve evitare, in tutti i modi, la fusione delle ceneri. Nei vini dolci, la determinazione si fa incinerando I'estratto di 50 cmc. di vino, estraendo ripetutamente con acqua il residuo carbon eso, bruciando il carbone completamente con fiamma piuttosto alta e nella stessa capsula facende evaporare in bagnemaria, la soluzione delle sostanze asijortate coi lavaggi. Si calcina con precauzione, al rosso scuro, poi, dopo raflfredda- mente, si aggiunge qualcbe goccia di una soluzione satura di carbonate di ammonio; si porta nuovamente a secco, si riscalda al rosso, si fa raffred- dare in essiccatore c si pesa Si deve esplorare sempre la reazione delle ceneri, sciolte nell'acqua, pei* conoscerne la reazione, la quale deve sempre essere alcalina e deve fare ef- fervesceuza cogli acidi, nei vini naturali. (1) ZcitscJtr. anal. Ch., Vol. 38, p. 436. 702 CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 2 S ° oou'eig ossoy . OS o & « ;^ Ui o d a a.,t. ti 0.=- _ M « tf 8 _rt 2 go «.-.2 c 3^ S.- OOHBia ossoy n f^ jr: CO 'M CO fl'i C-5 ^ « ^* ^" « L bo — orare in baguomaria fine a consisteuza soiropposa ed il residue si esfcrae pin volfee con alcool assoluto. Questo si fa evaporare in bagnoccaria; al residuo si aggiunge uu po' d'acqua ed una j)or- zione di questa solnzione ai versa in un tubo da saggio conteneiite 5 o 6 ciuc. di solnzione diluita di nietilvioletto. In presenza di acido solforico libero, il colorito violefcto passera al bleu ed anclie al verde. Acido. salicilico, 50 cnic. di vino si mefctono in nn agitatore cilindrico, si acidificano con o cmc. di acido solforico diluito e si dibattono cou 100 cmc. di una miscela a parti eguali, di etere ordinario e di etore di petrolio. Si lascia in riposo, si separa I'etere, che si fa evaporare, ed il residuo, sciolto in poche goccie di alcool, si tratta con cloruro ferrico. Si avrh. colorazione violetta in pre- senza di acido sa}icilico. II residuo si pno trattare anche come h stato detto per la saccarina nel processo di Riegler e, per aggiunta di soda, si ha colo- razione rossa: agitando^ lo strato acquoso diviene rosso, lo strato etereo ri- niane scolorato. Se si aggiunga aiumoniaca e si dibatta, lo strato etereo e sco- lorato, lo strato acquoso si colora in rosso. Si deve evitare di dibattere il vino con efcere solo perclie qnesto scioglie alcuue sostanze provenienti dai raspi, che reagiscono come l'acido salicilico. (Pellet). Adoperaudo xjero 50 cmc. di vino, la reazione dell'acido salicilico si ha solo nel caso che si tratti di una sofisticazione. (Medicus). Ahras^tol. L'abrastol h il solfouafcolato di calcio e si usa per conservare il vino invece della gessatura. Pochi gr. di abrastol per litro sono sufficienti per conservare il vino lungamente anche se tonuto in luogo poco o niente adatto. L'abrastol nel vino reagisce col bitartrao di potassio e dk tartrato di calcio che precipita e ['-naftolato di xjotassio ed acido fi-naftolsolfonico che riman- gono in soluzione. Si ricerca nel modo seguente : 20 cmc. di vino si versano in un agitatore a chiavelta, della capacity approssimativa di 60 cmc; si neutralizzano con amraoniaca in leggero ec- cesso, si aggiungono 25 cmc. di alcool aniilico e si agita fortemente. Si la- scia in riposo e quando I'alcool amilico si h separato, si raccoglie in altro tubo tiltrandolo se occorra. Si scalda, per scacciare Pammoniaca eccedente, si aggiunge 1 cmc. di soluzione di cloruro ferrico al centesimo e si agita. In presenza di abrastol, si manifesta una bella colorazione bleu ardesia, che ri- mane nelPalcool anche quando siasi separato dal liquido acquoso. Fluoruri. I fluoruri di sodio e di ammonio si aggiungono ai viui alia dose di 20 a 50 gr. per ettolitro collo scopo di preservarlo da malattie o di curarlo nel caso che queste siansi sviluppato. I fluoruri hanno un'azione tossica e 714 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE tatanizzante non iudiffevente, per cui h neeessai-io freuarne I'uso o I'abnso. La ricerca dei fluovuri si fa nel niodo segnente : 100 citic. di vino si rendono leggeriuente alcalini con carbonato di sodio, si fa bollire, si aQ;giungono 2 o 3 crac. di clovuro di calcio al 10 " „, si fa bollire ancora, si fa ratfreddare e si filtra per tiltro liscio. II filtro col pve- cipitato si calcina ed al residuo si aggiunge uu terzo circa del suo peso di silice prccipirata. Si iatrodnce la polvere in nn piccolo tiibo da saggio, alto 4 o 5 cm., con 0,5 cmo. di una mescolanza a parti eguali di acido solforico di Nordhauseu e di acido solfoi-ico a fi6 ■ Bea.nm6,. Si adatta al tabo, per itiezzo di nn lappo, un piccolo tubo a bolle, contenente nella boUa centrale una goccia d'acqna. Si scalda il tnbo da saggio ed il flnornro di silieio, che si svihippa, -venendo a contatto dell'acqua, si docompone iu silice gelatinosa e comnnica ad essa un aspetto torbido, ed in acido idroHnosilicico. Qnando il fluoro h in piccola qnantitfl o non si osserva 1' intorbidaiuento, si fa sec- care il tubo a bolle in stufa, si lava con alcool a 95° e si secca di nnovo. In questo luodo si possono vedore anche piccolissiine quantity di silice. niotalli tossiei. I metalli tossici che comunemente si possono trovare nel vino sono: piombo e rame. Per ricercare questi raefcalli, si opera nel modo segnente: 100 cmc. di vino si fanno evaporare in bagnomaria in capsnla di platino o di porcellana fino a consistenza di sciroppo. II residuo si brucia e I'in- cinerazione si favorisce aggiungendo acido nitrico di tanto in tanto. 11 re- siduo si riprende con acqna distillata, si liltra cd in una porzione del fil- trato si ricerca il piombo come h stato indicato per I'acqna potabile; nel- I'altra porzioue si ricerca il ranie. Percio il filtrato si mette in una capsnla di porcellana, si neutral izza con carbonate di sodio; nel caso cbe sia acido, si nnisce con iin pezzetto di candela stearica e si riscalda in bagnomaria tino a completa fusione della stearina, agitando continnaraente con una bacchetta di vetro. Si toglie la capsula dal bagnomaria, si fa raffreddaie lasciando il liquido tranquillo. Dope un certo tempo, la stearina si solidifica e se nel vino non vi era rame, essa apparira di uu bianco candido, se vi era rame assumer^ un colorito verde tanto pin intenso qnanto maggiore e la quan- tita di rame preseate. Dalla maggiore o minore intcnsita del colorito si po- tvh fare un apprezzaraento della qnantit^ di rame abbastanza approssimato al vero, quando specialmente si abbiano dei dischetti-campione colorati con quantita diverse di rame. Birra. La birra e una bevanda alcoolica completamente fermentata^ che contiene le sostaiize solubili del malto e, come condiinento^ le sostanze amare ed aromaticbe del luppolo. OHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 71& La fabbricazione della birra comprende le seguenti operazioni : 1" Preparazione del raalto; 2" Preparazione del mosto di birra; .3" Ferment azione del mosto. Le hirre del commercio si dividono, a seconda delle materie prime adoperate nella loro fabbricazione, in birre di malto d'orzo, in birre miste, cioe, di malto d'orzo, di frumento e di altri ce- reali, e birre artificiali, cioe di mais, di riso, di sciroppo d'amido. A seconda del modo di i)reparazione, le birre si distingnona pel colore, pel gusto e per la loro serbevolezza. Cosi si lianno hirre chiare o scure a seconda della temperatura piii o meuo elevata alia quale e stato torrefatto il malto; si hanno hirre di fermentazione hassa od alta., a seconda clie la fermentazione siasi eti'ettuata a temperatura vicino a zero o superiore; si hanno hirre giovani o al dettaglio se si cousumano in inverno dopo 14 o 15 giorni dalla loro fabbricazione; si lianno hirre di conserra se conservate nelle can- tine per alcuni mesi. inalisi della birra. L'analisi della birra comprende la determinazione della densiU), della quan- ttta roi>orzioiialc ai pimti di ebollizione di ogiiima c iicl caso preseute si trovera uei vapori piii alcool clie iiel iiiosto stesso. Dalla coudensazioue di cotesti vapori, si otterra iin li- quido pinttosto ricco di alcool, clie raano inaiio va indebolendosi liuo a clie iielle ultime porzioiii condensate non si trova clie acqua. In pratica si sa clie per otteuere tutto Falcool, contenuto in 100 kg', di mosto nella proporzione > eaprilico; Glicol isobntileiiicG; Glieerina : Acido acetico: » butirrieo ; 2.37 20.32 20, .58 O.lf. :!10.72 0,18 Le flemine (|niiidi eontengono le sostaiize seguenti : Alcool etilico; Acido propionico; Aldeide isobutlrrica; Acetato di etile; Paraldeide; Acetal: Aldeide enantiliea; rroi)ioiiato di etile: » caproica; Isobutirrato di etile; Aldeide piroiniieica o Eiiaiitilato di etile; fnrfurol; Acetato di aiiiile; Basi: Isobutirrato di amile; Olii essenziali. Aldeide etilica; Ora, iudnstriali jxx^o oiiesti, per aumeutare i loro guadagni, possouo non osservare scrupolosaiuente le regole iinposte per la separazione delle tleinnie e possono maudare iiell'alcool di corpo teste e code. Cio porta per coiiseguenza clie gli alcooli die de- Youo essere destinati al consuino alimentare, contengono troppe impurezze, clie li reiidoiio poco propri e capaci di produrre sol- lecitamente T alcoolismo. Quindi, Tanalisi degli alcooli consiste sopratiitto iiella determinazione totale di coteste impnrezze e nella determinazione singola di alcune di esse. Dotoi'iiiinnzu>n<^ dolie iiiipurifu col iiief«>(lo
  • o unicamente perch^, tra gli alcooli, e il i:)iii tossico. I liquori aromatizzati con essenze si dibattono con etere di petrolio, prima di sottoporli alia distillazione, per eliminare le essenze che agiscono sul cloro- formio nel senso atesso delle impurita nocive. Dofoniiinazione delle iiiipurita col luetodo Girard-Rocques. nuesto metodo e fondato sull'azione esercitata dall'acido solforico concen- trato sn liqnidi alcoolici privi di aldeidi. Le aldeidi si eliminano nel modo segnente: A 50 cmc. di alcool ridistillato e diluito a 50 vol. " „ si aggiunge 1 gr. di cloridrato di metafenilendiamina, si fa bollire per un'ora con refrigerante a ricadere, si lascia raffreddare e si distilla lentamente a bagno di cloruro di calcio evitando di soprariscaldare. II distillato si porta a 50 cmc. ed a titolo di 50 vol. " o e si saggia con acido solforico. Cioe, in un palloncino pulitissimo della capacity di 125 cmc. circa, si versano 10 cmc. del distil- lato ed in un altro palloncino, della sfcessa capacita, 10 cmc. di una soluzione tipica, fotmata con gr. 0,5 di alcool isobutirrico in un litro di alcool a 50 vol. " H . A ciascun saggio si aggiungono 10 cmc. di acido solforico puro a 66°, avvertendo di farlo scorrere con la pipetta lungo le pareti del pal- lone, per evitare bruschi riscaldamenti. Poi i due palloni si agitano con- temporaneamente e rapidamente, per avere omogeneita di mescolanza ed eguaglianza di temperatura, si portano sopra una fiamma e si riscaldano (1) Tl calcolo si fa in questo modo: supponiamo clie per diluire 100 cmc. deH'alcooI ia esaiue a 30 %> siano stati imiJiegati cmc. 147 di acqiia distillata. e supponiamo che 100 cmc. deiralcool diluito contengano una quantita di impurezze uguale a cmc. 0,1141. Questa (luantlt.i. di impurezze non e quella contenuta realmente nell'alcool venduto e comperato, ma minore; perche si trova disciolta non piii in 100, ma in 247 cmc. di liquido, salvo 1 'errore per cou- trazione di volume. Quindi per riferirle all'alcool originario si risolvera la seguente pro- porzione : ICO : 0,1141 : : 247 : x . 726 CHIMICA APPLICATA ALL'iGIENE fino a clie si iaizia I'eboUizione. Si lasciaao liftreddare al viparo da correuti (I'aria e dal pulviscolo attnosferico e si confrontano poi le colorazioni e si apprezzano al colori metro Dubosq. Per la determinazione della quantita di alcool isobutirrico si fa uso della seguente equazione : 500 X b: ove H iudica I'altezza del liquido della soluzione tipica, il' Paltezza della acquavite a 50 vol, "/„, x la quaQtita di alcooli superiori contenuti iu nn lifcro di acquavite a 50 vol. "/,)• Siccome pero la inteusita della colorazione nou ^ proporzionale alia quantita degli alcooli superiori, bisogna correggere i risultati colla seguente tabella : Tar. 75. Quantita apparente Quantity reale QuautitS, apparente Quantita reale 1.125 1.00 379 O.iO 1.009 0.90 0.255 0.30 0.886 0.80 0.1 oO 0.-2(l 760 0.70 0.060 0.10 0.640 0.60 0.019 0.05 0.500 0.50 Ricerca c ilctcniiinazione dolle aldeidi. Per la ricerca delle aldeidi si adopera la reazioue di Gayon. Si dilui- sce I'alcool a 50 vol "/()» se ne mettono 10 cnic. in un tubo da saggio e si trattano con 4 cmc. di una soluzione alcoolica di fucsina decolorata (1). Se nel- I'alcool vi siano molte aldeidi, la fucsina riacquistera il suo colorito imniedia- tamente, se ve ne siano pocbe il colorito riappariri\ in tempo piii o mcno lungo. Qualora, servendosi di cotesta reazione, si voglia fare una determinazione quantitativa, si comparer^ la tinta presa dall' alcool in es.ime, ecu quella presa da un alcool puro della stessa gradazione e contenente cmc. 0,15 di al- deide acetica in un litro. Quaudo le tinte sono perfettamente eguali, cio che si ottiene diluendo o I'uno o I'altro dei liquidi in e.same, qualora alia prima prova esse riescano disuguali, si conosce imraediatamente la quantita dell'aldeide cercata, cono- scendo la quantita di aldeide contenuta nell'alcool di te.sto. Con una propor- zione se ne calcola la quantity nell'alcool originario, conoscendo la quantity d'acqua aggiunta per diluirlo a 50 " 'o. (1) In im matraccio di 250 cmc. di capacitri, si mettono ^0 cmc. di una soluzione di fuc- sina 1 jcr. in un litro di alcool 96 %- 15 cmc. di bisolfito di sodio 30" B6., 30 cmc. di .icqua e, dopo una o due ore, 15 cmc. di acido solforico 1 : 3 e tanto alcool da com])letare il volume di 250 cmc. (Ilocques). CHIMICA APPLICATA ALL IGIENE 727 Per la ricerca qualitativa (IcU'aldeide etilica si pui) adopoiare la reaziono di Simoa-Rimini. All'alcool che si vaolo esaminare si aggiuugo uu jjo' di 80- Inziono acquosa di dimetilammina, poi ijiccolissima quantity di nitroprussiato sodico e di soda caustica. In preseuza di aldeide etilica si avra uua splendida colorazione azzurra. Qiiesta reaziono e caratterisfcica per l"iildeide etilica. Rieei'fa c dcteviuinazione del furfurol. II furfurol si ricerca nell'alcool distillato e ridotto a 50 vol. " ,„ aggiun- gendo a 10 cine. 10 goccie di anilina recentemeute distillata c 3 goccic di acido cloridrico. Se nell'alcool vi sia molto furfurolo apparir^ immodiatamente uua bclla colorazioue rosso-cremisi, se poco, la colorazioni^ apparir^i dopo nn tempo pill () meno lungo. Qiialora si voglia determinarne la quantita, si prcpara una soluzione di furfurolo sciogliendoue gr. 0,005 in 1000 cmc. di alcool a 50 "'„ e si oj)cra per confronto, nel modo che fe state detto per le aldeidi. La ricovca dello aldeidi e del furfurolo nogli alcooli commercial i ha questo di iuteressaute che coll'una si puo couoscere se noil' alcool ci siano troppi prodotti di testa e coll'altra troppi prodotti di coda. La dctermiuazione dello impurity col metodo di Rose fara conosccre so veramonte alia quantity di furfurolo corrispondano anche abbondanti quantity di alcooli superiori, poichfe qualcho volta il furfurolo non h il raiiprcsentanto fodele di quest! ultimi. Tab. 76. Peso specilico Correzione per 1" C. Peso specirico Correzione per 1° C. Peso specitico Correzione per 1° C 0.79'f - 0.864 0. 0Q083 0.955 - 0.937 O.O0O58 0.974 - 0.975 0. 00032 0.864 - F89 81 957 - 939 36 0.975 - 0.976 31 889 - 0.902 79 0.959 - 0.961 34 976 - 0.977 29 0.902 - 91-2 77 0.961 - 0.962 52 0.977 - 0.978 27 0.912 - 0.921 76 0.962 - 0.963 50 0.978 - 980 25 0.921 - 0.928 74 0.963 - 0.965 49 0.980 - 0.981 23 0.928 - 935 72 0.963 - 0.965 47 0.981 - 0.983 22 0.935 - 940 70 0.966 - 0.967 45 0.983 - 0.985 '20 O.OIO - 943 68 0.987 - 0.938 43 0.985 - 0.987 18 943 - 0.946 67 ' 968 ■ 0.969 41 0.987 - 990 16 0.946 - 0.949 65 0.969 - 0.970 40 0.990 - 0.995 14 0.949 - 0.951 63 0.970 - 0.971 38 0.995 - 1.000 13 0.931 - 0.953 61 0.971 - 973 36 0.953 - 0.935 59 973 - 0.974 34 728 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIEXE Nella tabella precedente 76 si trovano i dati uecessari per appottare una correzione alia densita dell'alcool, nel caso che essa nou possa esser deternii- nata alia teinperatiira procisa di 15" C. Se la temperatura d'ossewazioue stia sotto 15" la differeuza tra le due temperature si raoltiplica por la correzione corrispondente e si sottrae dalla densita trovata; se stia sopra 15" si fa la stessa operazioue e si agg'iunge alia density trovata. NcUa taljella si trovano le correzioui da adottarsi por le varie densita e per un grado centigrado. Acqnavite e liquori. Le acquavito cd i li(iiiori si preparano, nella inagii'ior parte dei casi, diluendo I'alcool del comiiiercio con acqna ed aromatizzaudo la mescolauza con certi eteii artiflciali clie imitano I'odore ed il sa- pore delle acqnavite natuiali. Qualclie volta si aggiunge loro qualelie acido organico, zuc- cliero e materie coloranti, per dare uu i>o' di niorbidezza al gusto, forse poco confaeente, un po' di sai)idita ed una niigliore appa- renza. Per Panalisi doi liquori si fanuo le seguenti determinazioni e ricerclio : Densita a 15" C, (jrado alcooUeo, estratto, ceneri, succheri, naccarina, diil- cina, materie coloranti, acirliti) totale, volatile e fisaa, aldeidi, fnrfurolo, alcooli superiori. La densita ed il grado alcoolico si deterniiuano nel inodo clie h stato detto per 11 vino. L'estratto si deterniina facendo ovaporare in bagnomaria nei liquori zucclierati, 25 cnic. di liquido, nei liquori non zucclierati o poco, 100 crac. e pesando, dopo die sia stato riscaldato in stufa ]ter tre ore alia temperatura di 100". Le ceneri si deterininano bruriando l'estratto nel niodo conosciuto; gli znccheri, la saccarina, la dnlcina, le materie coloranti, Pacidit<\ si deter- minaiio o ricercano come e stato detto per il vino o per le paste da minestra. Le aldeidi ed ilfurfiirolo si ricercano nell'alcool, distillato da un deteriiiinato volume di liqnore o di acqnavite, nel modo detto per I'alcool. Le impiirita di coda o gli alcooli superiori si determinano estraendo prima I'acquavite od il liquore con etere di petrolio, poi distillando in prescnza di potassa e pra- ticando il saggio Ruse nel modo detto dianzi. I risult.ati di questa determi- nazione pero non sono tanto netti e sicuri qnanto qnolli ottennti dall'aUool, poiclic gli aromi, clie generalmente servono per condire le accjuavite ed i li- quori artifi(qali, ed anchc gli aromi clie si trovano nolle acqnavite naturali © clie non possono essere asportati dall'otere di petrolio, si sciolgono nel clorolormio e ne fanno aumentare il volume. Qnindi la quantita di impurozze clie si otten- gono con tale deterrainazione possono essere molTo superiori alia realta senza essere, almeno per quanto lino ad ora si conosce, incriiiiiiial)ili nello stesso modo delle impnrita che si riscontrano negli alcooli del commcrcio. K certo die, CHIMICA APPLICATA ALT/ IGIENE 729 niolci rhuin, cognac, arrack, ecc. naturali, danno alia prova Rilse una quau- tit^ d'impurezze supeviore al limite massimo 2 ° oo stabilito dal nostro re- go lament o. Per cio clie rigiiarda il gindizio sulla genuinita o meno delle acquavite o liquori, in base alio doterniinazioni sopra accennate, non vi ha mxUa di po- sitivo; ed ancora esso 6 affidato ai caratteri organolettici. Poicbe i risiiltati delle analisi sombrano identici o poco diversi, tauto iielle acquavite natu- rali, qnanfco in qnello arfciticiali. Alcool iiictilico. Per la fabbricazione dei liquori, pno essere nsato talvolta Palcool dena- turato con alcool metilico e quindi si rende necessaria la ricerca di cotesto alcool. Woltf lia soniplilicato il nietodo di Tillat nel niodo segnente: Si sciolgono 15 gr. di bicromato di pota.ssio in 130 cmc. di acqua, alia soluzione si aggiungono 70 cmc. di una solnzione di acido solforico 20 " „ e 10 cmc. dell'alcool in esame. Si lascia in riposo la mescolanza per 20 minuti, poi si distilla : i primi 25 cmc. die contengono niolta acetaldeide, si buttano ; si raccolgono invece i 100 cmc. clic distillano in seguito. Di questi si pigliano 50 cmc, si mettono in nna ijiccola boccia con tappo a smeriglio, si nniscono con 1 cmc. di dimetilanilina pnra e la mescolanza si lascia per 24 ore alia temperatura di 15 "-18" C. per fare avvenire la condensazione del metilal, forniatosi per la ossidazione dell'alcool metilico, colla dimetilanilina in te- trametildiamidodifonilmetano C H' z= [C^H^ N{C n'y']- . Dopo qnesto tempo, il liqnido si passa in nn ])alloncino; si agginiigono 4 o 5 goccio di soluzione alcoolica di fenolftaleina, tanta solnzione di soda (160 gr. per Htro) lino ad avere una colorazione rossa persistente o si distilla fino a raccogliere 30 cmc. 11 residvio, rimasto nel palloncino, si diliiisco con 25 cmc. di acqua, si aci- difica con 1 cmc. di acido acetico e si agginnge perossido di piombo in ec- cesso. Se P alcool conteneva alcool metilico, anche in quantity, inferiore ad 1 ° I, si ha, in seguito alia ossidazione del tetramctildiamidodifenilmetano, nna colorazione bleu. L'alcool puro non da colorazione alcnua ; come pure non danno colora- zione molti liqnori puri. Rum, Arralv, Assenzio, Kirsch, ecc. Invece nelle acquavite di vinaccia h stato trovato fino a 0,25 " ,, di alcool luetilico, naturalmente contenutovi. In aleuni liquori vi sono alcuni acetali, facenti parte delParoma che per condensazione con dimetilanilina, danno colorazione blen. Questa colorazione perd non resistc al riscaldamento. Oggetti criiso. Crli ntcnsili (loiuestiei sono ricoperti nel loro iuterno o di uno smalto o di uiui stagnatura che, in certe condizioni, potrebbero ce- de re 11 piombo agli alimenti. 730 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Per vedere se gli smalti cedano piombo, si riempio il recipicute con una soliizioue 1 "/o di acido acetico e vi si lascia in contatto per 12 ore alia tera- pcratiTra dell'ambiente (1). Poi la soluzione acotica si versa in nn cilindro alto e stretto e le si aggiuuge un po' di soluzione di idrogeuo solforato. Nel caso oho lo siualto abbia ceduto piombo, il liqiiido diverra piii o mono bin no; nel case contrario rimarra scolorato. l*ioiiibo nolle stagnature. II rcgolamento geuerale stabilisce che il x>ionibo nellc stagnatarc non cc- ceda I'l "'„. Per conoscere approssimativamente se in una staguatura vi sia la quantita di piombo prescritta dal regolamento o superiore, si vieoire al scguente procedimento : Si rascbia cou un coltello la staguatura dell' utcnsile da cucina, senza calcarc tanto lauiano; della raschiatura si pesa esattaniente un grammo e si mette in una capsula di porcellana. Si aggiunge un po' di una soluzione di acido nitrico 50 " „ e si riscalda cautaniente : la misccla stagno o piombo sara attaccata dall'acido nitrico con formazioae di nitrato di piombo, solu- bilo nell' acqua e di acido metastannico insolubile. Si cvapora a sccchczza in bagnomaria; il residuo si ripiglia con acqua calda, per discioglicre il ni- trato di piombo, si filtra, si lava con acqua distillata piu volte residuo e filtro c nel filtrato si dosa il piombo, aggiungendo 1 cmc. di soluzione N ,„ di acido solforico. Si lascia in riposo per un certo tempo o si filtra: se nolla stagnatura vi c una quantity di jiiombo eguale ad 1 ", „ il tiltrato non dovra iutorbidarsi per nltcriore aggiiinta di acido solforico, se invec*! ve nt; ha piu dell'l " „ si intorbider^. Perchr 1 cmc. di soluzione iV ,,|di acido solforico pu5 trasformarc in solfato 0,10 di piombo, ovvero un gr. per cento, escguendo la determinazione su di un gr. di stagnatura, come h stato detto dianzi. Arsenica. La stoffa, la carta, ccc. si taglia in piccoli pezzi, si mette in un tubo da saggio insieme ad acido cloridrico jmro 03ente di cloro (2) e si riscalda fmo a che la materia colorante siasi disciolta. Si decanta il liquido e si riscalda con una striscia di ranie lucente. Sa vi ha arsenico nel liquido, si forma sul rame una macchia verde bruna di arsenico-ramc. Per la identificazione, si mette la striscia di lame, seccata con carta da liltro, in un tubo da saggio, pure sccco, e si riscalda direttaniente alia fiamma: nello parti fredde del tubo si depone un sublimato di anidride arseniosa, la quale, inumidita con acido cloridrico, e trattata con qnalche goccia di soluzione di idrogeno sol- forato o con qnalche boUa del gas stesso, passer^ al giallo per la formazione di solfuro d'arsenico (Reinsch). Questo mctodo ha la sensibilita di 1 : 250.000, e serve anche per ricercare I'arsenico nella birra cd in qualsiasi altro liquido che lo contenga. (1) Aires])osizionctli Biuxcllcs del liSli? jjli utcnsili da ciuiiia erano licoiioiti cun una vcrnke esente di piombo c consistentc di un V)oiosilici4to di soda, alluniinii e calce. Anilie a Xapoli si I'abbricano ntensili da cucina con vernici esenti di piombo dalla ditta ^'ed." Piccone e Rgli. (2) II cloro libero si toglic aH'aeido cloridrico o agj;iunsendo alcune yoccic ili fcnolo. op- puro distillandolo piii volte con cloruro ramoso. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 731 Aria. L^aria e uii luiscuglio cli gas e di vapori, ove predouiinauo I'os- sigeno e I'azoto ed ove si trovano, in proporzioni variabili, acido carbonico, acqua ed altii gas die aocidentalmente vi possono arri- vare. 100 voliiini di aria conteiigono : Ossigeuo 20,77 vol. Azoto 76,32 » Argon, Helion, Krypton, Xeun, Metargon . 0,94 » Idrogeno 0,00002 » Cotesta composizione rimane invariatn, opi)iire e poco diversa nell'aria presa in latitudini ed in altitudini diverse : subisce sol- tanto deboli oscillazioni diurne dovute principalmente all'azioue dissolvente dell'acqna, alia pressione atmosferica ed alia diversa solnbilita acqnistata dai gas. L'acido carbonico, considerato come elemento geologico dell'at- niosfera, varia da Inogo a Inogo entro limiti abbastanza ristretti e si puo ritenere clie esso si trovi nell'ariai nella qnantita media di 0,3 per mille. L'umidita, al contrario, e variabilissima, a seconda dello spi- rare dei veuti ed a seconda^ clie la regione sia settentrionale o meridionale, elevata o bassa, contineutale o marittima, vicina ai raonti o lontana da essi, ecc. L'aria esercita una influenza benefica sul nostro organismo ed e elemento essenziale di vita; ma, qnando per circostanze affatto locali, essa differisce dalla composizione normale, allora esercita una influenza nociva, predisponendo l-orgauismo alle ma- lattie infettive. E l'aria puo essere anormale, corrotta od insalubre, quando contenga qnantita relativamente grandi di acido carbonico, gas di cattivo odore, eniananti da cumuli di materie orgiiniclie in pu- trefazione, da fogne mal costruite, » 47 » » » » » » o,7 Aria cattiva » » 33 » » » » » >, ] ,0 Alia iiiolto cattiva » » 18 » » » » » ' » 2.0 Aria pessima » » 10 » » » » » » 4^0 Nel cilindro si muove uno stantuffo metallico, guarnito di gomma olastica, atfidato ad un tnbo di vetro resistente con apertnra capillare, libero nei due estremi. Esso si muove a sfregamento dolce e, quaudo si eleva, fa entrare aria nel cilindro solo per I'apertura libera del tiibo, poiche gli orli combaciano perfottamente col retro. Insieme all'apparecchio vanno unite un certo nnmero di capsule di cellu- loide, coutenenti una quantita pesata di alcali caustico cd una quantita arbitraria di fenolftaleina. 1?A CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE Volendo ora eseguire la determinazione dell'acido carbonico, si incomincia dallo sciogliere ia una bottiglia, della capacity di 500 cmc, il coiiteiiuto della capsula di celluloide, con 15 cmc. di alcool e si aggiunge poi tanta acqua distillata bollita da corapletare il volume di 500 cmc. Preparata la soluzione che ha un rosso cremisi bcllissimo, si estrae 'lompletamente lo stan- tuffo e nel cilindro di cristallo si versano, per mezzo di una apposita pi- petta, 2 cmc. della soluzione alcalina, avendo cura di non soffiarvi dentro e di versaro il liquido tenendo la punta della pipefcta "vicino al fondo. Si introduce nuovamente lo stantuffo nel cilindro, facendolo scendere fino al segno 10 — aria pessima — si chiude, con cappuccetto di gomma, I'cstremo libero del tubo capillare e si agita il liquido. Se avvenga la decolorazione, vuol dire che Paria csaminata contiene il 4 " „„ di acido carbonico; se non avvenga la decolorazione, si toglie il cappuccetto di gomma, ni inualza lo atantuflFo fino al segno 18 — aria molto cattiva — si rimette il cappuc- cetto e si torua ad agitare. Se il liquido si decolori, vuol dire che P aria contiene il 2 " „„ di acido carbonico, se non si decolori si procede, come si ^ detto or ora, introducendo aria fino a decolorazione completa del reattivo. Questo metodo, che ha il pregio della como- ditS. e della semplicita, poich^ Papi)arecchio e pic- colo e maneggevcle, non ha il pregio della esat- tezza e le determinazioni non rappresentano cifre assolute, ma cifre relative ed approssimate. Quindi Papparecchio di Wolpert, piti che per la determi- nazione dell'acido carbonico, h adattato per far couoscere se Paria di un ambiente sia buona o cattiva soltanto. L' acido carbonico e un gas clie a dose elevata esercita un'azione danuosa sniroi- ganismo aniniale : nn' aria che ue contenga 2 volumi per metro cubo e gia causa di di- sturbi, la dose die perb e nianifestauiente danuosa airuoiiio oscilla tra 3-0 Yu* Itirerca dell' uzono. Si fa passare atti aveiso una soluzione acquosa di metafenilendiammina acidificata con acido clo- ridrico un grande volume d' aria ed in presenza di ozono il liquido si colorerk in rosso carico. La reazione h sensibilissima e permette di diiferenziare Pozono dalPacido nitroso e dall'ocqua ossigenata che non danno cotesta reazione (Erlwein e "Weyl). Deferiuinaziono dolPuiuiilita. L'umidita delParia si determina praticamente, meglio che cogli igrometri, coUo psicrometro di August, che oggi fe usato in tutte le stazioni meteoro- logiche italiane (lig. 265). Esso e formato di due termometri, graduati in de- fij;-. 2C."i CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 73l cimi e perfefctainenfce uguali tra loro, atHiclati, raerce ua'asticella trasversale, ad nil sostegno, alia base del quale e situata una ventola che si pub met- tere in moviinento iiiediante un'orologeria. Si opera nel modo seguente: si ricopre con un pezzo di mnssolina sottile, il bnlbo di uno dei teiinometri e si bagna cou acqua : si niette in luoto la veutola, caricando rorologeria, e si fa agire per 10 minuti circa. Durante qnesto tempo, si osserv^a se la temperatura nei due termometri rimanga co- stante : quando ci5 sia, si legge e si nota. Le temperature indicate dai due termometri non sai-anno identiche, nella maggioranza dei casi; sara piu bassa, ciofe, quella segnata dal termometro bagnato, poiche evaporaiidosi I'acqua della pozzuola si produce un ratfred- dameiito, il quale h in strettissimo rapporto colla quantita di acqua evapo- rata e. per consegiienza, colla maggiore o minore secchezza dell'aria. Tabella indicante la tensione massima del vapore d'acqi^a DA — 10" -|- 40" IN MILLIMETRI DI HG. Tab. 77. Tensione . Tensione Tensione Temperatura Temperatura Temperatura mm. mm. mm. -10 2. 092 7 7.492 21 22. 184 9 2. 265 8 8. 017 23 23. 330 8 2. 43.$ 9 8.574 26 2V.988 7 2. 635 10 9. 163 27 26. 503 C 2. 87.'$ 11 9.792 28 28. 101 5 3. 108 12 10. 437 29 29. 782 4 3. 36 5 13 11.062 30 31.348 3 3. 637 11 11.90^ 31 33. 406 2 3.931 13 12. 699 32 35. 339 I 4.23i 16 13.636 33 37.411 '1.600 17 14. 421 3V 39 363 + 1 4.940 18 13. 337 33 41.827 2 5. 302 19 16.346 36 44.200 :{ 5.687 20 17.391 37 46. 690 4 5.097 21 18.493 38 49. 300 6. 53i 22 19.659 39 32.0'iO G 6.993 23 2'\ 888 40 34. 900 Percib, quando I'aria h molto umida, I'evaporazione sara piccola e pic- colo sard. I'abbassamento della temperatura ; quando I'aria e satura di vapor d'acqua, I'evaporazione sart\ nulla e percio la temperatura del termometro 736 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE bagnafco sara cguale a quella del tcrmometro asciutto; er mezzo della pressione esercitata dalla palla di gomma, si ot- tiene la filtrazione lenta ma perfetta delPalcool. Quando ne e filtrata una quantity snfticiente a sommergere completamente il galleggiante, si distacca la provetta dall'appareccliio, si chiude col suo tappo a sraeriglio, si inimerge in nn bagno d'acqua a 15' C. e si osserva se il densimetro galleggi o non: nel primo caso la malta ha una qnantita di acqua eguale od inferiore al limite, nel secondo una quantitsi, superiore al limite. Per I'applicazione di questo metodo sar^ necessario avere tanti galleg- gianti quanti possono essere i limiti considerati dai varii regol.amenti locali. Cosa non difl&cile ad ottenersi, perche 8emj)lici8siraa deve esserne la costru- zione e la taratura, rispetto a quantita diverse di acqua contenute in un alcool. De Rossi ha fatto costruire solo due galleggianti, uno per la gradnazione dell' alcool tipo o concentrato, Taltro per una diluizione che, ni.antenendo liir. 2i-.i;. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 739 le prescrizioni quiintifcative sopra notate, corrisponde ad una quantita di acqua in 100 gv. di malta di 1,50. In ogni modo, invece del galleggianti, si possono sempre nsave due pic- coli alcoolometri in peso, la cui asta non tompreuda piu di 4 o 5 gradi, e toinare cosi al metodo Markl coUe precauzioni suggerite dal De Rossi. Aletorlo Gliissgen. — Migliori risultati da il metodo Gliissgen, specialmente teuendo confco delle modificazioni portate alPapparecchio da Casagrandi. Esso e fondalo sulla diminuzione di peso delle malte riscaldate a 110' C. per 4 ore in un ambiente privo di uraidita e di acido carbonico. L'apparecchio die serve per la determinazione, h il seguente : Un ruanicotto di ottoue a doppia parete (fig. 267), largo all'esterno cm. 7, all'interno cm. 4,5 e lungo cm. 65, e chiuso, in un estremo a, con una placca metallica saldata a fuoco, nel cui mezzo h fissato un tube h, il quale si mette in couiuuicazione con una bottiglia contenente soluzione di potassa o soda caustica, 2 torrette contenenti potassa canstica in pezzetti ed una bottiglia contenente acido solforico concentrato. All' altro estremo h saldato a fuoco la femmina di una chiavarda del diametro dello stesso tubo interne. A questa femmina si adatta il maschio c che fe fornito di un tubo il quale si metfce in comiuiicazione con una bottiglia ad acido solforico, la quale a sua Tolta h in comunicazione con una pompa aspirante a caduta di acqua. II manicotto e fornito ancora di un foro i che comunica coUa parte in- terna e per il quale, mediante un tappo di sughero, si introduce un termo- metvo che segna la temperatura precisa alia quale souo esposti i campioni di malta. Tutto l'apparecchio riposa sopra una ribalta con varii becchi di gas. Per fare la determinazione, si pesano 4 o 5 gr. di malta in apposite na- vicelle di platino o di porcellaua e si posauo sopra una doccia metallica, o meglio di porcellaua, mobile, che una volta caricata, si situa nell'interno del mani<'otto. Si chiude l'"ap]»arecchio, ai metfce in comunicazione da ambo le jjarti coUe torretfce e coUa bottiglia contenente acido solforico, e si fa funzionare la pompa o un aspiratore qualsiasi, avvertendo che la corrente non sia troppo ra- pida o violenta da asportare dalle navicelle le parti di malta piu sottili. Con. temporaneamente si accendono i becchi di gas, rego^andoli in modo daraggiun- 740 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE gere una temperatura interna di 110" C. e cos'i si niantiene per 4 ore circa. Poi si smorzano i beccbi, si fa conipletauienfce ratfreddare I'appareccliio, lasciando sempre passare aria priva di acido carbonioo e di acqna, si estrae la doccia, e le navicelle si mettono in esf^iccatore con cloruro di calcio e si pesano. Dalla perdita di peso si ealcola la quantity per cento di acqna ceduta dalla nialta. Si dicliiarera umido uii lunbiente quaudo I'umidita relativa dell'aria contemitavi sia siiperiore a 70 e sia snperiore sempre alia umidita relativa dell'aria esterna ed in coiitatto coll'ambiente, e ((uando I'lunidita delle pareti sia snperiore al 3 "/„. £ con mi po' di titubanza clie sono stati scelti (piesti limiti, per dare qualche cosa di concreto nel presente trattato, perclie i vari sperimentatori sono molto discordi tra lore. La postnra delle abitazioni, del resto, deve aA'ere nua j;randissima intinenza su que- sti limiti, ed e desiderabile percio clie essi siano deterininati per ogni citta e fissati dal regolamento locale d'igiene. Osshlo di cai'bonio. L'ossido di carbonio, conic corpo non saturo, ba una giande instabilita e sottrae ossigeno a tutte le sostanze die pttssano cederlo e colle quali esso viene in contatto. l*er ricercare l'ossido di carbonio in un ambiente, si fa passare nn gi'aude volume di aria attraverso un tabo ininierso nelPacipia calda e contenente una soluzione di cloruro di palladio. L'ossido di carbonio riduce il cloruro di palladio, liberando il palladio nietallico, che si separa sotto forma di una polvere nera (Fodor). La reazione avviene secondo I'equazione seguente : Pa CV- + CO + HHj=z Pa + 2 HCl ^ C O^ . Questa reazione e perd comune all'acetilene c ad altri gas o vapori. Una soluzione di sangne deHbrinato serve meglio per laricerca deH'ossido di carbonio. Si fa passare, ciob, attraverso ad essa un graude volume di aria e si esamina alio spettroscopio dopo averlo trattato con solfnro di ammonio. Se la soluzione di sangne contenga ossiemeglobina, si ridurra, in queste con- dizi'• z^ C^ Ag' , N O^ Ag -{-2X0^ H ed auzi dalPacirlo nitrico liberate nella reazione calcola la quantitji di ace- tilene. Idrog^eno solforafo. L'idrogeno solforato si ricerca nel modo seguente: Si fa passare attraverso una mescolauza di due soluzioni acquose di clo- ridrato di paraamidodimetilanilina e cloruro ferrico, un graude volume di aria e se questa contiene idrogeno solforato anche nella proporzione di 0,000072 "/„ colorer;\ il reattivo in bleu per la formazione di bleu di meti- lene (Meyer). A'apoi'i di i»<»rcniri«». I'er I'assorbiiuento di piccole quantity di mercurio nell'aria serve bene lo jodio. Si mettono alcune laminette di jodio in un tubo 2 o 3 nun. laro-o e si fa passare attravers) ad esso 50 o 100 litri di aria secca. La corrente d'aria deve es ere regolata in modo che 1 litro passi in 8 o 10 minuti. II 742 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE jodiiTO (li mercnrio formatosi si scioglie in joduro di potassio e la soluzione alcalina si tratta con idrogeno solforato. La colorazione ottennta si para - gona ad una soliizione dilnita di sublimato, trattata egualmente, e si puo coHi determinave la qiiantita di mercnrio contennto in quel deteroiinato vo- lume di aria. S*»ll'Hro *li carhonio. Per ricercare il solfnro di carbonio, si fa passare I'aria attraverso ad una soluzione conceutrata di potassa alcoolica. II solfuro di carbonio e trattennto e trasformato in santogenato potassico CS <^ Questo si determina col metodo di Gastin, acidificaudo debolmente il H- qnido alcalino con acido acetico, saturando I'acidita eccessiva con carbonato di calcio, aggiungendo un po' di soluzione d'amido, come indicatore, diluendo con egual volume di acqua e facendo colare da una buretta una soluzione titolati di jodio nel joduro potassico -Y ;;, , fino ad avere colorazione bleu uetta del liquido.Lo jodio trasforma I'acido xautogenico in ipersolfiiro di xantogeno ed acido jodidrico or quosto scopo, iiicominciaudo dalla loro preparazioiie e laffiuazioiic, proscgiieudo alia descrizioue o detenu inazione delle loro propricta. e, ianchi e di trasformare (juesti in candele. Sai'Onificazione. — I j^nissi neutri si sapouiticauo attaaluiente iiiediaiite la cloppia azione clolla ualcc e del vapore sotto la pressiouo di 8 atmosfere. In iiu grande autoclave si iutrodiicono 2000 kg. di grasso, 1000 litui di acqua, contcuente in sospeusioue 100 kg. di calce, c la massa si tratta cou vapor d'acqua, proveuieate prima da generatori a bassa pressione, 4 atmo- Bt'ere, i^oi da generator! ad alta pressione, 10 o 12 atniosfcro, c sitnati ad una ccita distanza dall' autoclave, per evitare ogni pericolo d' incendio : si fa saliro la pressione lino al liniite di 8 atmosfere, 172" C, nianteueudola per 4 ore. Si fa raffreddare a 130" circa e, per mezzo di uu robinetto, si fa uscire I'acqua carica di glicerina che si raccoglie in una vagca, ed in scgnito si di- rigo in un'altra vasca di pionibo contenente acido solforico, la materia grassa saponificata, che esce, alio stato pastoso, dallo stcsso robinetto. La decompo- sizione del sapono calcaroo, a coutatto dell'acido solforico diluito, avviene quasi istantaneamente: si forma solfato di calcio cho riiiiane in. soluzioue o si procipita ed acidi grassi libcri clic galleggiano sull'acqua. Si lavano gli acidi grassi con vapore d'acqua, i)er eliminare I'acido solforico, e si lasciano poi ratfreddarc o consolidare. La resa, con qnesto processo di saponificazionc, e di 93,5 a 94 % fli acidi grassi grczzi, in media 45 "/o di acidi grassi fusibili tra 54" e 55" C. Gli acidi grassi, cost ottenuti, uon possouo serviro alUi fabbricazione delle candele, perche fondono a temperatura trojtpo bassa, contencndo molto acido oleico, liquido alle tem}>erature ordinarie. E necessario, aduuque, di scparare I'acido oleico dagli acidi palmitico e stearico, solidi e fiisibili a 70" C. circa, che nclla indiistria pigliano il nome uuico di stcarina. Pkei'ahazioxe della stearixa. — Gli acidi grassi fusi si versano in cassette rettangolari metalHche e si fauuo cristallizzare lentameute, lascian- doli iii riposo per 12 o 24 ore, a scconda della stagionc ; poi il conicuuto si versa in pezze di laua o di tela spocialo, si avvolge conveniontemcnte e, cosi racchiuso, si sottopone alia pressione idraulica a frcddo. Per qucsto scopo, si 744 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE usa una pressa vei'ticale, che si carica inettendo sulla piattaforma inferiore, eel a liaiico I'lino doll'altro 2. 3 o 4 di cot-esti sacchi, sei-ondo la larghezza della piattaforma stessa. Sopra questi si mettp uii secondo strato, poi una lastra di zinco e cosi\ si seguita la carica fino al piatto superiore: con una leggera pressione, di tanto in tanto, si assesta la carica e si completa con nuovi sacchi. Quando la carica e completa si couipvime facendo agire la pressa in niodo graduale c lento : I'acido oleico scola e si raccoglie in basso e nello pezzo o sacchi resta una sostanza solida bianca, clie o una mescolanza degli acidi palmitico e stearico. Questi acidi si sottopoogono aucora ad una depu- razione, niettendoli in una vasca, contencute una soluzioue di acido solforico a 3" B. riscaldata alia teniporatnra di 60' o 70". Gli acidi fondouo e cedono la calce ed il ferro, che possono contenere ancora, alPacido solforico: dopo un'ora di contatto, si decantano in un'altra vasca contenente dell'acqua pura e li si lavano fino a che le acque non siano pin acide. Allora gli acidi grassi, perfettamente limpidi ed incolori, si versano in I'ecipienti metallici ove si fanno consolidare, oppure si colano entro forme apposite, nel centro delle quali «' teso uno stoppino, imbovnto di acido borico o di fosfato d'annnonio, per la fabbricaziono delle candele. Le Ciiiulole di stejirina non danno fiamma fuliiiginosa, se non Hono fabbricate, come usualmente, con una miscela di stearina e paraflBn[i. Danno Ince sniorta ed una fiannna die oscilla con- tinuaraente ; i)er qnesto si i>no dire clie sia il mezzo inuminante peggiore. Per una intensita di 100 candele normali, si consumano, in un'ora, gr. 020 di stearina, eon una produzioiu^ di kg. 0,l>.")6 00 calorie e con una spesa di L. 2,07. Candele di paraflina. La parattina e un miscuglio di diveisi idrocarburi solid!, elie si ricava principalmente dal catranu' di lignite e parti d"aria : 1 parte d'aria e 3 parti di Aapori di petrolio producono una leg- gera detouazione; 1 parte d'aria con 1 i)arte di vapori di petrolio non produce i)iii alcuna detouazioue. La proi)rieta del petrolio di SNiluppare, (juando si riscalda, vapori combustibili, che mescolati all'aria esplodouo, e desigiuita col nome di uiJiainmahiUta o di cfipJosirifcij ed il grndo di tempe- ratura al (juale <]uesti vapori si sviluppano in (]uantita tale da prender fuoco, si chiaiua punio (VhifiaiiiniahUitu. II i)etrolio i)er illumiujizione non pub esser ^■enduto se abbia \\n punto di iutiammabilita iuferiore a 22,8"(J. per I'lngliilterra, a 21" per Tltalia, la Geruuinia e T Austria- Unglieria, a 28" per la Kussia ed a oo" per la Francia. Molti sono gli apparecclii, costruiti per la determinazione di cotesto punto di iutiammabilita del petrolio: mi limitero alia de- scrizione di quello di Abel clie e stato aremeudo uq tasto, scatta, mettendo in nioviuiento una laiuiiietta iiiotallica orizzontale. Questa laminetta, qiiando 6 in riposo, cliiudo un'a]>eitura qua- drata praticata nel coperchio ; ma, nell'istante clie si scarica la luolla, cssa laminetta, che ha pure una fmestra, strisciando sul coperchio, apro il rcci- piente in cui si trova il petrolio e lo ricliiude immodiatamcntc. Ncll'istanto die la fenestra fe aperta, I'accensore c, che h una tiamuiella alinientata du nn truogolino pieno di olio o di petrolio, mos3o da un ecccntrico, si iuchiua verso I'apertura per rialzarsi immediatamente. La deterininazione si eseguisce nel niodo seguonte: L'apparecchio si pone in una camera che abbia una temperatura media e su di un tavolo il cui piano sia perfettaniente orizzontale. Si fa scaldaro a parte una certa quantita d'acqua fino a 58° C. e, per mezzo dell'imbuto, si introduce nel bagnomaria fino a rierapirlo; cio che h raggiunto quando rac di deflusso. Durante 1' esperimcnto, r4S CHIMICA APPLICATA ALL IGIEXE I'aequa devc esser inanteuuta alia temperatiira precisa di 55" e, Del caso che t^nrla ad abbassarsi, si riporta all'altezza primitira, accendendo la lampada a spiriTo E. Frattanto, si raffredda il peti'olio al disotto di 12", iminergendo il recipiente, die lo oontiene, iu acqua raffreddata cou gliiaccio, e con una pipetta si versa cautameute in A fino a sfiorare la punta nietallica a. II recipiente si niette nel bagno, evitaudo ogni scossa, che possa far bagnare la parete al di sopra della punta luetallica, si cliinde col coperchio e si legge la pressione barometrica. Questa indichera la teniperatnra alia quale devesi cominciare la prova dell'aoconsione dei vapori di petrolic, come in- dica la seguente tabella : Tab 78 Temperatiira Con una pressione alia quale Iiarometrica deve cominciare la prova ' deiraccensiono da 683 a 695 -f ii.« 696 • 70r. . i;.3 . 7C»6 ■ 713 • 13.0 ' . 716 . 7i5 >• 13 5 . 726 - 733 » 16.0 • 736 » 743 . 16.0 • 7i6 . 733 » 16 5 » 7,">6 763 . 170 1 > 766 » 775 > 17.0 Se, per es., la pressione fosse 756, la prima prova deve esser fatta a 17'; oioe, quando la temperatura del petrolio ^ arrivata a 17° si accende I'ac- censore eon una liammella tanto grande quanto una perlina d'avorio che. ooHie campione. si trova nel coperchio, e si fa scattare la uiolla. La laniiuetta scorvevolc npre la fenesti'a del coperchio : i vapori di pe- trolio escono liberamente e, venendo a contatto della tiauimella si iufiani- niano. Si ripete la prova ad ogni mezzo grado di elevazione della tempera- tura del petrolio, tino a die si abltiano vapori che si infiammano con una piccola esplosione. La temperatura alia quale avvieue questo, letta sul ter- mometro h da il punto cercato di infiammabiUta del petrolio. Dnranto la prova, si deve evitare qualsiasi corrento d'aria in vicinauza ddla liammella ; e percio con una lastra di ^ etro, portata dalla cassetta dello strnmento, si protegge la liammella anche dai movimonti delTaria prodotti d.alla respiraziono doirosservatore. CHIMICA APPLICATA ALL' IGIEXE 749 II puuto di intiammabilitii e in dipeiidenza della pressioiie barometrica, ed esso sark rispondente alle prescrizioni, quajado la pressioue sia di 7lJ0 mm. La tabella segnente da i valori limiti del puuto di iutiammabilita tollcrati, ill corrispoiidenza alle diverse pressioni che si possono avere facendo Ic de- termiiiazioni : corregge, cior, il punto di inliriminabilit^ limitc 21" per nua Xtressione diversa da qnella di 7H0. Tab. 79. Pressione in mm. 11 punto d' in- tiammabilita non deve es- sere al di- sotto di : Pressione in luin. II punto d"in- liammabilitk non deve es- sere al di- sotto di : Pressione in mm. 11 punto d'in- tiammabilita non deve es- sere al di- sotto di: 683 184» 720 19.6° 7-j5 20.8° CM) 18.6 725 19.8 760 -21 (5.^3 18.7 730 20.O 765 21.2 700 18.9 73'. 20.1 770 21.4 705 19 1 710 20.3 775 21 5 710 19 3 713 20.5 780 21 7 1 715 19 i 750 »u 78"> 219 Cans por illuininaziono. Col iioine di ^as per ilhmiiiiazioue si indicava pocu la il pro- dotto ga.ssoso clie si ottiene per distillazione secca del carbon t'ossile. Og'gi pero questo iiome deve essere esteso ad altri gas iii- liammabili die gia occupano od occuperauuo un posto iuteressaute iiella illuminazione delle cittii e delle abitazioni, nonclie, come tbrza motrice, iielle iiidustrie. Questi sono: ga^i acctih'iw e yan al- r<(C(]ua. Cias cai'bono. (Juesto gas si prepara, caricando graiidi storte di terra refrat- taria con 110 o 150 kg. di carbon fossile e riscaldando ad una teiuperatura tra 800" e loO(r, clie e I'ottima per avere una buona resa ed un gas con un potere illuminante eccellente. I prodotti clie distillano sono molto diversi ed alcuni di essi rime casse si elimina P acido carbouico e I'acido cianidrico, for- mando colla calce carbonato c cianuro; nelle seconde si elimina idrogeno solforato libero o conibinato all'auimoniaca, fissandosi sull'ossido di ferro in forma di solfaro; nelle terze si elimina I'ammoniaca die si appropria I'acido solforico del solfato ferroso, trasforniandosi in solfato d'aninionio, e mettendo in liberta ossido di ferro. Da queste casse di epurazioiie il gas 6 spiiito pel tnbo L nel gazometro G, ove si conserva per le ridiieste. Per nn'inteiisitii luininosa di !()(► eandele, in un hecco rigene- ratorCj si coiisuiiiaiio gr. 350 di gas illniuinante per ora, con una produzione di 1500 calorie e con una spesa di L. 0,125 : in un becco ad incaiidescenzai Aucr si consuniaiio gr. 400 di gas, con una pro- duzione di kg. 0,(>4 d'acqua, di kg. 0,0(>9 di acido carbouico e di 3700 calorie, con una spesa di L. 0,135; in un becco Anjand si consuniano gr. SOO di gas con una produ7Jo]ie di kg. 0,(104 di ac- qua, di kg. 0,8S2 di acido carbouico e di 12000 calorie, con una spesa di L. 0,185. II gas da una luce poco cliiara ed oscillante con i beccld a veutaglio od a faitalla; invece col becco Argand e colla lauipada rigeneratrice da liannna cbiara e fissa. La lampada ad incande- scenza Auer da luce cliiara, fianiuia fissa. e consuuia poco gas ; perb la reticella lia il difetto di essere molto fragile. Percio i becclii a veutaglio od a farfalla devono essere esclusi nella illuniinazione delle abitazioni. Sicconie il gas non bene depurato da luce poco cliiara e pro- dotti di conibustione che corronipono I'aria: sara necessario di esaminare di tan to in tanto la purezza del gas fornito ai Comnni od ai privati. Questo esame comprende: la ricerca del X)rodotti soJforati, d ell' acido carhonico q deirammoniaea. Inoltre comprende la determinazione della intensita luminosa, di cui parleremo in fine di questo capitolo. 752 CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE PuouoTTi soLFOKATi. — Lo zolfo uel gas illumiiiautc si trova sotto forma di solfuro di carbonic, di idrogeno solforato e di touibiuazioni solforate orga- niche non ancora ben caratterizzate. II SOLFURO DI c.vKBONio si riceica, facendo passarc un volume piuttosto grande di gas attraverso iiua soluzione eterea di trietilfosfiua : in presenza di solfuro di carbonic, questa soluzione si colora in rosa e lascia, dopo cva- porazione lenta, cristalli di un rosso rubiuo. Oppure, secondo Vogel, il gas si fa passure attraverso una soluzione akoo- lica di potassa; si fa evaporare I'alcool, si acidifica Icggermentc con acido acotico e si aggiuuge una soluzione diluita di solfato di rame. Si avra pre- cipitate giallo di xantogenato di rauie, se nel gas vi era solfuro di carbonic*, L'lDiioGEXo solvouato si ricerca o esponendo ad un getto di gas una carta iuumidita di soluzione di acetato di pioiubo, oppure una carta inunii- dita con una soluzione, leggermente animoniacale, di nitroprussiato di soda. In presenza di idrogeno solforato, si avra anucrimento della carta bagnata cou soluzione di acetato di piombo e colorazioue rosso-violacea colla carta al nitroprussiato. L'acido CARI50XIC0 si ricerca qualitativauiente facendo passare il gas at- traverso una soluzione amiuoniacale di cloruro di calcio. Si foriuera carbonate di calcio insolubile nell' acqua in presenza di acido carbonico. Qualora si voglia determiuarc quantitativaniente si adoporer^ il niotodo di Pottenkofer, descritto nel capitolo Aria. Ammoniaca. — In una provetta a picde di 25 cm. di altczza c di 2 cm. di diametro si versano 10 cmc. di acido solforico N/^g c, attraverso a questa soluzione acida, si fa passare il gas illunjinante, misurato in apposite con- tatoTc. Generalmente, sono sufficienti 100 litri di gas colla vclocita di 15 litri all'ora: dopo ci5, si scalda il liquido, per climiuarc I'acido carbonico, c si titola I'aciditJk residua con potassa ^ ^i, serveudo da indicatore la fcnolfta- leiua. Dal uuraero di cmc. di acido neutralizzato si calcola I'animoniaca in 100 litri, sapciido che ad ogni cmc. di acido X j,, nc corrispondoiio gr. 0,00085. Nel gas di Berlino rarainente I'ammoniaca oltrepassa la (juautita di 0,5 in 100 litri. Un gas illuminante si ritorri pnro quando delle sostanze sopra nominate non ne contonga affatto, oiDimre ne conteuga una quantity picco- lissima. Acctilono. L'acetilenc lia acquistato importaiiza uella illuiniiiazioiie pub- blica e privata, dopo la scopeita di Moissan-Bullier del carbuio di calcio e iiriito Idrogeno 49,20 49,50 Ossido di carbonio . . 4L',3(» 41,20 Acido carbonico . . . :],20 4,(M) Azoto 4,80 5,30 Idrogeno soltbrato . . 0,50 — Idrogeno seleniato . . traccie — Per la prodnzione di 1 metro cubo di gas e necessario 1 kg. circa di carbone, oppure kg. 1,2 di coke. II gas cosl ottenuto non e adatto per I'illuminazione, ma per riscaldamento ; perche da fiamma poco Inminosa e molto calorifera. Perb carburando il gas a freddo od a caldo o brnciandolo in 1am- pade ad incandescenza, serve ottimamente anche per illuminazione. In queste condizioni, si ha una fiamma bianca, brillante, senza fumi e fissa. Per una intensita luminosa di 100 candele si ha un consumo di gas di mc. 1,7, con una produzione di acido carbo- nico di mc. 0,6G0 e con una produzione di calore di 4250 calorie. lAife «»lellric«a. La luce elcttrica si puo avere da lampade ad arco e da lampade ad incandescenza. Le lampade ad arco hanno una intensitii lu- minosa variabile da 250 a 3000 candele normnli; le lampade ad OHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE 755 incaudesceuza da 5 a 32 caudele. Con ambediie queste lampade si ha una luce chiara e lissa, pochissimaprodnzione di calore, pocliis- sima quantita di acido carbonico nclle lampade ad arco, nessuna quantita nelle lampade ad incaudescenza. I pericoli d'incendi sono ridotti al minimo; poiche sono possi- bili solo nel caso clie si abbia contatto tra due flli percorsi da corrente contraria. II costo della luce elettrica relativamente e minore di tutti gU altri mezzi ilhimiuanti fino ad ora esaminati. C.iudizio igicnico. ISTel riguardo igienico ed economico, la luce elettrica e prefe- ribile a tutte le luci provenienti da altre sostanze combustibili, anzi si pub dire die sia la luce ideale. Seguono i)oi Pacetilene, il gas all'acqua, il gas carbone, il petrolio e le candele steariche e di paraffiua. L'acetilene, il gas all'acqua ed il gas carbone lianno la cattiva proprieta di essere tossici; il primo per Pacetilene, il secondo per la graiide quantita di ossido di carbonio, il terzo per I'acetilene e per 1' ossido di carbonio contemporaneamente. Percio questi gas possono senii)re essere causa di gravi disgrazie, qualora nou si trattino colle dovute cautele. Fotometria. Si designa col nome di fotonutria qnella parte dell'ottica cho compara le intensitfl delle diverse sorgenti luminoso e si chiamano fotometri gli appa- recchi che permettono di stabilire questa comparazionc. L'intensit.^ di una lace h la proprieta che questa ha d'illnmiuare piii o meno forteraente gli oggetti cbe investe o sui quali cade. La fotometria percio ha iiiqjortauza econoraica ed igienica; perche per- metto di conoscere il rapporto tra I'iatensit^ lurainosa e la spesa die si in- contra per I'uso di varie sorgeuti luminose artificiali e contemporaneamente ci permette di conoscere le \ariazioni d'intensita che presenta la luce solare allorche, in condizioni diversissime, panetra nelle uostre abitazioni. Allorchfe si debba misurare I'intensifcii relativa di luci artificiali (il pro- blema fotometrico ordinario) nou e necessario di uscire dal dominio dcUa fisica, come avviene nella raisura della intensita della luce emanata dagli astri ; baster^ applicaro il principio seguente di cui 1' esijerienza ha mostrato la esattezza, L' intensita della luce, riceviita normalmente sii di una data superjlcie, i in ra- (jione inversa del quadrato delta diatanza della sorgente hnninosa. Ci6 che vuol dire che se una stessa superficie si allontana da una sorgente luminosa di di- stanze successive rappresentate da 1, 2, 3, 4, ecc, la quantit.^ di luce che essa 1111 c • ^ ricever^ successivaniente, sar^ rappresentata da . ' 7 ' "n ' Tp ' ®'^^* ^®' ^^^^y 75G CHIMICA APPLICATA ALL' IGIENE si snppoue che ].a siiperficie in questione sia posta prima ad 1 metro cli di- stanza da una c-andela e poi a 2 metri, essa ricevera, nel tecoudo caso, iiua qnantita di Ince qiiattro volte minore che nel primo. Per ristabilire I'illumiaazioue priinitiva, alia distanza di 2 metri, sani nece9sario sostitiiire la eandela unica con ua sisteina di quattro candcle, aventi ciascana la stessa intensita della prima. Tiitti i raetodi, impiegati per ottenere la misura comparata delle inten- sity luminoae, sono fondati su di una proposiziono che deriva dal principio precedente e che pno essere cos\ enunziata: Se clue sorfientl luminose, situate a due distanze T> e D^ da una stessa superficie, rischiarnno questa eguahnente, le intensita rispettive I ed V di queste due sorgenti sono proporzionali ai qua- drati delle distanze D e D, . Difatti 7, rappresentando la quantity di luce che la superficie riceve dalla prima sorgente posta all'uuit^ di distanza, -— ■ rappresenta quella clic riceve alia distanza D. Nell'istesso modo, 7', rappresentando la quant itii di luce die la superiicie I' riceve dalla seoonda sorgente all' nnita di distanza — — ^ rappresenta quella che riceve alia distanza Z)'. E poichi*, per ipotosi, queste due qnantita sono I r ID* egnali, si ha —5- =: -— ; , donde il rapporto — =r —— . 'Cosl, il rapporto che esiste tra le intensity luminose di due sorgeati <> esattamente lo stesso di quello tra i qua-irati delle distanze, alle quali queste due sorgenti si trovano da una stessa superlicio snlla quale prodncono lo stesso grado di illuininazione. Se ora si pigli, coine unit.^ di lufe il potcre illnminante di una dollo sorgenti, p. es., /, il poterc illuniinante doll'altra sarii espresso in tali unit^; poichfe Il principio enunciato rappresenta il pun to di partonza te.jrico cbo lia guidato la costruzionc dci fotometri, dei quali molti sono in uso ed egnal- mente buoni. In quosto capitolo ci occuperemo solo del fotometro di Webor, che h uno dei pifi perfotti fino ad ora conosciuti. Prima per5 di passare alia descrizione di cotesto fotometro e necessario dire qualche cosa della unit^ di luce; poichfe h dalla scelta di es^a che di- pende la possibility di misurare tutte le sorgenti luminose, qualnnque in- tensita abbiano, ed il facile confronto ed apprezziniento dei risnltati delle misure. Disgraziatamente, i tecnici non si sono aurora accordati su qiiesto punto e quasi ogni nazione ha e conserva ancora attualnienfe I'nnitsidi luce da lei scelta e prescritta. Candola tinniialo di Monaco. La eandela normale di Monaco di stearina, contenente 76 a 76,5 ° » di carbonio: ha un'altezza di fianima di 50 mm. e consuma 10,2 a 10,6 gr. di stearina all'ora in aria caima. CHIMICA APPLICATA ALL" IGIENE 757 Clanilela nonnale tedesoa. La candela noruiale teclesca h di paraffiua pura, fusibile a 55°. Ha un dianietro di 20 mm. ed uuo stoppino formato di 24 fili di cotone insieme attortigliati. Essa, ncll'aria tranquilla, alia teiuporatura di 16" e con una tianiuia di 50 miu., brucia 7 gr. di parafifiua all'ora. Candela noriualc inglesc La candela norniale inglese fe formata di spermaceti pnrissiuio, mesco- lato con una piccola quantity di cera : la sua fiamma ha un'altezza di 45 mm. e consuma gr. 8,26 di spermaceti all'ora. I^aiupada Hefner. Secondo Siemens e Halske, si fa ardero I'acetato di amile (CP H'^ 0') in una lampada con regolatore e con nno stoppino raassiccio di 8 mm. di dia- nietro e luugo 25 cm. Mediante un adatto traguardo o rairino, sostcnuto da uu'asticina metallica, si regola I'altezza della fiamma in modo che raggiunga la luQghezza csatta di 40 mm., contata dall'orlo del cannello da cui sporge lo stoppino. II consumo orario di questa lampada e circa 9,0 gi-. : e la luce che essa da e eguale a quella della candela normale inglese. I.aiapada Careel. La lampada Careel si usa, come unita di lace, in Fraueia ed in Italia: essa ha un lucignolo di forma anulare ed h alimentata con olio di colza de- purato o con olio di oliva. Per mezzo di uua pompa, mossa da un meccanismo di orologeria, uascosto nel corpo della lampada, I'olio h continuamente spinto nello stoppino in quantity super iore a quella che si consuma: la fiamma h protetta da un tubo di vetro. La tiamma deve avere un diametro di 23,5 mm., uu'altezza di 40 mm, e deve bruciare 42 gr. di olio all'ora. L'csperienza ha mostrato che, in qneste condizioni, si ottiene una sorgente luminosa che si puo riteuere costante. Unita di luce VioHe. Come si vede, tutte coteste unit^ di luce sono puramente convenzionali ed empiriche : per la qual cosa, nella Confereuza internazionale degli elet- tricisti, radunatasi a Parigi nel 1884, si adotto la proposta VioUo, secondo la quale « I'unita di luce hianca e la quantita di luce einessa in direzione nor- male da un centimetro quadrato delta superjicie di una massa di platino fuso alia temperatura di solidificazione ». Inoltre, nel congresso internazionale degli elettricisti del 1889 e state deciso di adotfcare una unita di luce secondaria, la decimale, che h la ven- tesima parte della unita di Violle o circa la decima parte del becco Careel. La luce normale di Violle non e di impiogo facile nella pratica e non si puo utilizzare nelle ricerche ordiuarie : si usano invece delle luci normali secondarie, aventi con quella di Violle un rapporto conosciuto. Le luci di 758 GHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE cui ai fa uso souo quoUo chc liaano sei'vito di gia, ciob la lainpada Carcel, le candole, ecc. Per j)otorc utilizzaro quoste imita cli luce, alio quali si er. II fotomotro di Wcboi-, nol huo aspetto cstevioro, t> rapitresontato dalla lig. 270, ovo la cassotta, clio servo a coiitcnorlo, porta avvitata una colouua fifl. 270. CHIMICA APPLICATA ALL'IGIENE 759 metallica S destiiiata a sosteuero il tiibo A. Quosto tubo porta a rlestra una caiiiorotfca por la sorgoute lamiuosa di confrouto, a sinistra un tubo B gi- revole attorno ad A come asse. La disposizioQO interna del fotoraetro o rapprescntata dalla tig. 271 ovo si vedo che la cauiorotba, per la sorgeuto luiuinosa di confronto, o cLiusa, a sinistra, con una lastra di vetro trasparente, a destnx, con un coporcliio nietallico o, nella parte antorioro, ha una fenestra cbiusa con una lamina di mica, protetta da un coperchio raetallico. Per questa fenestra, si puo os- servare la fianima e regolarne I'alte/za, cbo deve essere di 20 nim. precisi. Porcib, dietro la fiamma fe posto un piccolo speccbio, limitato, lateralmente, da duo scale miiliniotricbo, il quale pernietto di ovitare 1' crroro di paral- lasse nella puntata delP occbio suUe due estremita della fiamma. Cioo, si fig. 271. dispone prima I'occbio in modo cbe la cima dello sfcoppino si copra coUa sua immagine nello speccbio e si fa la lettara suUa scala; x>oi, nol modo identico, si fa la lettura della jjunta della fiamma, si fa la differonza tra le due letture e questa indica V altezza della fiamma. Nel caso che questa non sia 20 mm. precisi, si correggo, girando in un sense o nelPaltro la por- zione della lampada sporgente sotto la camerotta, allungando o liiuitando lo stoppino. Nel tubo A si trova, porpendicolare all'asse, una lastra rotouda / di votro lattato, che puo muoversi, avanti e iudiotro, mediante un bottone v, iugra- nato in una cremagliera. La distanza della lastra d.alla fiamma si legge sulla scala estorna che si trova incisa sul tubo .4 e si esprime sempre in centi- metri. II tubo girevole B si pone di fronte alia sorgente luminosa cbe si deve ^saminare: la parte di questo tubo, rivolto alia luce, porta una cassetta ;irecthio l)e L.-v Croix. fij;.'27C. — Disiufettore uni\ersale « sist^-ni.t Otte ^). eopercliio pure rivestito di piombo. In una tina della eapaeita di 2 m. e. si possouo mettere 10 quintali di carne, per distruggere i quali oceorrono kg. 900 di aeido solforico a 66° Beaume. Pei piccoli maeelli noi abbiamo sempre consigliato questo si- stema pratico ed economico, perche la poltiglia clie resta dopo la Celu 49 770 IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE distruzioue (15 a 25 giorni) costitiiisce nn ottimo e pregiato cou- cime die si smercia ad altissimo prezzo, e paga cosi quasi total- meute le spese dell'avvenuta distrnzione. 7. yorme per la lavorazione e sterilizzazione dclle carni. — Non tutte le carni sequestrate devouo essere distrutte. In alcuni casi ne e permesso I'uso previa lavorazione e cottura. Cosi nei casi di panicatura leggcra dei suini le carni possono cuocersi, ovvero venire lavorate ed insaccate indi esportate, previa bollitura, il grasso fuso facendone dello strutto, ed i lardi dopo tre mesi di sa- lazione si possono adoperare. Per altre uialattie, come per la tubercolosi, ecc, quando il pro- cess© non e molto generalizzato, si ricorre alia cottura semplice e prolungata, o moglio a quella a vapore o sterilizzazione delle carni, prima di ainmetterle al consumo. Cio clie si fa con vari apparecchi di cui il migliore e quello di Eolirbeck di Berlino, clie costa circa mille marclii sul posto (fi-g. 277). Per far f nnzionare (piesto ap- ])areccliio si procede nel modo seguente: la came, liberata pos- sibilmentc dal grasso, si fa in pezzi di '.i e di 5 kg., e la si di- spone nelPapparecchio. Si fa il vuoto, e poi si porta la tempera- tura a 112" C. alia quale tempe- ratura si sterilizzano le carni per due ore, e poi si cstraggono. La carne e aliora perfettamente cotta, tramanda un buon odore ed o assai saporita essendo cotta nei propri succhi. 11 brodo e ottimo, sostanzioso, essendo rappresen- tato dal sugo sprigionatosi dalla carne per effetto della cottura. Per lo stesso seopo pub servire il suindicato appareccliio del Kastelli facendolo fiinzionare parzialmente, fino cioe alia sterilizza- zione per mezzo del vapore, dopo avervi introdotte in pezzi le parti dell'animale pivi adatte per ralimentazione; e, in taluiii casi, (es. in quelli di actinomicosi o di cancro dittnsi), la cottura semplice, in caldaie ben cliiuse, e prohmgata almeno per 3 ore. • Tutte queste operazioni devono essere solo eseguite nell'in- terno del mattatoio, e sotto la diretta sorveglianza e responsa- bilita del veterinario. Esse sono intese a rendere meno dannose le conseguenze del sequestro delle carni, ed a rendere facile, anche ai meno abbienti, di nsufruire della carne, ridotta buona e salubre, — Sterilizzatore Kolnbcek per li; carni IGIENE DELLE CARXI E DEL LATTE 771 iiioffensiviij col processo della sterilizzazione, o della cottura pro- luiigata. 8. Altre diHposiziom {ordinc, disciplina, imlizia^ ecc). — Nel iiiattatoio le operazioni tntte devoiio procedere cou perfetto ordine, seuza di die avranno luogo dei gravissimi inconvenienti, a daniio del servizi ia genere e di qucUo saiiitario iu impede. L' ordine trascina con se la disciplina, e quel rispetto recijjroco clie deve mantenersi fra tutto iudistintamente il personale, comunque ad- detto al mattatoio. Si I'uuo che I'altra pero non potranno essere mantenute senza un regolamento interno, con disposizioni tassa- tive, cliiare, clie non diano luogo a dubbi, a contestazioni. In esso saranno contenute le penalita da infliggersi contro coloro che tuibano il regolare andaniento dei vaii servizi inerenti a si- mili igienici stabilimenti, o contravvengouo alle disposizioni igie- nico-sanitarie contenute nel Regolamento locale d'igiene. Di tutti i servizi d'ispezioue giornaliera, e di ali: a) iNFLUENZE ATMOSFERICHE. — L'aria umida^ le pioggie persistenti, le nebbie ed i temjiorali, lo scirocco, rendono le carni molli, iloscie, piii pesanti, cosl clie ditticilmente si asciugano, e ri- mangono di colore sbiadito, nerastro o smorto, con grasso giallo- verdognolo, oleoso. Qneste carni al taglio mancano di resistenza eppercio sono cedevoli inolfco alia pressione dolle dita, di ciii conservano marcat^^ameuto I'iinpressione; esse inoltre si alterano con grando facilita, per cui in poclii giorni si corroni- pono, si inizia in loro la dccomposizione pntrida, cbc hI avverte tanto pel colore sbiadito sporco, quanto per I'odore niarcato, particolare, disaggrade- ■vole, acre, initante che enianano, e che h co.sl penetraate da easere sentito anclie ad una certa distanza. Al sole, all'aria secca e fredda, la carne si anneriwce, si dissecca, si rac- corcia e raggrinza sn se stessa per modo da rendere i)iii appariacenti le emi- nenze ossee su cui si inserisce; alia sua superticie si forma una vera crosta pill o meao dura, nera, secca, coriacea e profouda, secondo il tempo che su di essa hanno agito il sole ed il vento ; al disotto perb di questa crosta la carne ha conservato il suo colore particolaro, e tutti gli altri caratteri della buona quality, e freschezza. Se I'aziono del sole diiro a lungo, in ispecie su una parte grassa od in vicinanza delle ossa, allora rapidamente si inizia la corrnzione, ed c li che di preforenza le mosche fanno sito di deposito delle loro uova. I tendini, le aponeurosi d'inviluppo, il connettivo, pure si rac- corciano e disseccano per modo da riescire duri e ruvidi al tatto» II freddo latenso, come d' inverno, congela la carne, la rende niomenta- neamente dura e pin rcsistente; al taglio la carne congelata lascia vedero fra i fasci delle fibre mnsfolari dei piccoli punti ghiaeciati. Col freddo in- IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE 777 tenso (4"-12'' sotto zero) la carne si conscrva iiiclefinitamente. Percio au- jicsse ai niattatoi o ai mercati si costriiiscouo Ic celle frifiorifere per salvare dalla corruzione tante razioni di albumina clie altrimeuti andrebbero per- dnte. E cosi 1' Argentina e PAustralia mandano eccoUenti carni frosche in Europa. La carne difficilraente viene consamata appena raaceilatl^ riu- scendo in questo stato dura, tioHosa, coriacea ed indi^esta; in genere la si cucina e la si mangia dopo alcuni giorni, allorqnando cioe liasubito unn convemente froUatura, frollatura die in ultima analisi non e altro se non un princii)io di dissoluzione, di deeoni- posizione dei tessuti clie la costituiscono. Col concorso del calore, dell'uraidita e delTaria, a seconda delle stagioni e delle condizioni atmosfericlie, in tempo piii o nieno lungo, la carne imputridisce, subisce cioe la fcrmcntazionc pu- trida, prestandosi come terreno propizio alio sviluppo e moltii)li- cazione di microrganismi (vedi pag. 32). Essi sono numerosis- simi nell' aria, attaccano la carne prima all' esterno e poi pro- fondamente, dando cosi Inogo alio sviluppo di acidi e di sostanze aroniaticlie donde Tpdore penetrante, caratteristico. Per il pro- cesso della putrefazione si formano eziandio delle sostanze ve- lenose e clie sono causa diretta. dei gravi sintomi clie talora si manifestano in coloro clie mangiano carni putrefatte anclie cotte, distruggendo la cottura i microrganismi, ma non le sostanze tossiclie suddette. La putrefazione si manifesta piii prestaniente nolle carni di aniniali niorti od abbattuti per processi pioeraici o sefcticeinici, nei qnali la prodiizione delle ptomaine incomincia gia durante la vita degli animali ed aumenta notevol- mente dopo la niorte, anclie per la preseuza di luiororganismi provenienti dall'intestino. La carne putrefatta ha un odore disaggradevole, ributtante, caratteristico; diventa niolle, nntuosa, spappolabile, di colore pallido lavato, con pnnteg- giature e macchiette bianco sporche ; il connettivo fe floscio, umettato con tinte verdastre, gonfio, infiltrato di gaz ; il grasso pure si fa molle giallo- verdognolo, pnzzolente, per I'osaidazione dei princij^^l che lo conipongono, rendendo liberi acidi grassi volatili puz^olenti. La carne da qualunque aniraale provonga, si corrouipe sempre piii pre- staniente e piu completamente in vicinanza delle oesa e degli aratnassi di gras o, negli interstizi miiscolari, la dove I'aria ed i germi che vi sono so- spesi hanno nn piii facile accesso e trovano le condizioni piu propizic, pin favorevoli per soddisfare i bisogni e le esigenze della loro vita. La putrefazione della carne e resa piii rapida dai forti calori estivi, dai tempi procellosi e di scirocco, dalla provenienza degli animali (la cnrne di majale si altera piii facilnionte), dalla loro oth (giovani), dai loro stato di 778 IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE nutrizione (magri), di salute (malati), di riposo (staaclii) e dalla loro spe- ciale alimentazione (residui di distillerie), nonche dalla prcsenza di uova o larve d'insetti (mosclie), come diremo appresso. La decomposizione putrida della carne pnb dar luogo, abbianio detto, in clii ne faccia.uso, ad un vero intossicamento, piii o mono grave, e I'apparato fenoiiienologico nell'nomo viene designato sotto il nome geiierico di hotulisnw. h) Larve d'insetti (mosche). — fi notorio clie in ispecie d'estate, sulla came si fermano dei mosconi e delle mosche die depositano le loro uova. 11 medico inglese M. W. Ilope lia con- statato clie allorpure a prolnngata somministrazione per scopi cnrativi p zootecnici, come e ad csempio dell'arsenico; od infine per Tazione di erbe velenose date in nnione agli ordijiari foraggi. L'azione dei medicamenti e veleni sulle carni, e diversa a se- conda della qualita, della (luantita e della durata della sommini- strazione loro. Alcnni
  • iio, donano alle carui, la prima I'odore suo proprio, i seco^di uu odore d'acido sollidrico talmonte prouum-iato, da renderle facilmeute riconoscibili sicconie improprie al consumo. L'jodoformio usato per la uiodicazioue di piaglie o forite esterne im- prime il suo odore anchu alle carui. Al mattatoio di Roma venue macellato un bue cbe avea uu piede uiedicato coUo jodoformio ; il giorno dopo il ma- cellaio ci porto un pezzo di carue e la lingua del detto bue stati ritiutati perchfe puzzavano di jodoformio. Veniamo per ultimo ai due pin comuni ed imporfcanti veleai : V acido arsenico e la )ioce vomica, usati molto nella pratica. Per isccprirne poro la loro presenza nella carue ed organi necessitauo di processi pei quali e meglio in ogni singolo caso ricoirere al cliiuiico. Tuttavia del priuio, malgrado gli allarmi messi inn anzi da alcuni, dobbiamo dichiarare che gli nltiuii espe- rimenti fatti ia Italia ed alPestero sul suo uso uegli animali per favorirne I'ingrassaniento, hanno stabilito chiaramente die, quando anche sia prolun- gato, nou avviene mai che si deposifci nella carne e nei visceri in tale quan- tity da riescire tossico, nocivo; della secouda, o noce vomica, poi si po- trebbe dire lo stesso, meno pel fegato che pare il sito prediletto di depo- sito del principio attivo di tale medicinale, e cioe della stricnina, fegato che dovrebbe percio venire sempre eliminate dal consumo. In generale la maggior parte dei medicamenti o veleni agi- scono direttamente su dati visceri od organi, senza che la carne vi partecipi, od in via secondaria; ed in quelli o rimangono alio stato priniitivo, o si decompongono forinando dei corpi nuovi, 782 IGIENE DELLE CAENI E DEL LATTE clie veugono o uon in seguito elimiuati per le vie uiiturali del corpo. Le nltime esperienze avrebbero dimostrato clie le carui di aiii- mali uccisi coi piii potenti veleni riescono quasi seinprc iimocue. Metli consiglia iiivece qnanto segue: gli auimali avveleiiati devoiio essere luacellati e la loro carne permessa per uso aliinentare, solo quando : 1" la natura del veleiio e stata scoperta con certezza prima o dopo la macellazione; 2" il veleno scoperto e uno di (pielli esaminati scicutifica- mente e considerati innocui per I'alimentazione ; 3° il veleno non ha prodotto accidenti ed alterazioni note- voli nel corpo dell'animale macellato. Carni I108SE. — Miiller e Erdniann lianno osservato per primi sulla superficie della carne di un vitello, dopo la cottura, un colore rosso sanguiguo dovuto secondo essi all'esistenza di speciali vibrioui. Queste chiazze rosse sono state piu tardi osservate da altri, ed anclie da noi, sulle carni suine; e dipendono dallo sviluppo del b. jrrodigiosns, il quale si trova di freipiente anclie sulle altre so- stanze alimeutari tauto d'origiue aniniale quanto d'origine vegetale. Le parti aventi questa alterazione devono essere escluse dal- I'alimeutazione, per quanto uon ancora risulti in modo sicuro pro- rata la loro nocivita. Carni fosforescenti e luminose. — Anticliissima e la conoscenza del fenomeno presentato da alcune carni di bue, ina pill da quelle di ])orco, dell'eniissione cioe della luce, o fosfore- scenza. La fosforescenza e solo dovuta alia presenza di batteri fosforescenti fphotohactenum pjiiigeri, bacterium phosphorescens, pliotob. fisclieri, balticum, indicmnj lumhioHum). La fosforescenza sebbene non renda per se stessa i)ericolosa la carne, ne mostra pero spesso un' impropria conservazione, ed infatti la carne ha sovente un sapore cattivo, nauseante, di stautio, ed ottre talvolta anche gii altri caratteri della piii o meno avanzata decouiposizione. Secondo taliiai quando la fosfoescenza uon e molta, basterobbe aspor- tare la parte superficiale corrispondente, cousuiiiando il rosto; ma uoi rite- uiaino che sia meglio eliminarla dal consuino in totality, pevcli^ la fosfo- rescenza h spesso associata ad alterazione della carne. Garni bianche. — Fu Baillet il primo clie ebbe ad osservare la biancliezza delle carni appartenenti ad un bovino adulto. In IGIKNE DELLE GARNI E DEL LATTE 783 seguito Villain e qualclie altro riscoutraroiio lo stcsso fatto, e lo ritenneio conseguenza di una speciale anemia dovuta alia dimi- uuzione della materia colorante del sangue. Dette carni non diffe- riscono dalle normal! se non per essere meno gustose, un po' piii asciutte, comunqiie siano cuciuate. Noi abbiamo qaalohe anno fa osservato carni di ua colore biancastro iu un bue savdagnolo di 5 anni. Non tutti i muscoli erano scoloiati, ed alcuui in totalita, altri in parte. Credevamo cbo si trattasse di uno dei casi suc- citati, mentre invece I'esame microscopico fece constatare cbe si aveva a che fare con un' eccessiva infiltrazione grassosa dei muscoli cbe avea percio scbiacciate, atrofizzate le fibre luuscolari. A noi non consta che altri abbiano osservato tale fenonieno prima di noi. Carni odorose. — Le carni possono acquistare speciali odori oltreche per I'uso di medicamenti, come abbiamo detto, anche per certi alimenti: fieuo greco {trigonella foennm (/raecum), ])anelli raucidi di colza, ecc; per attossicamento uremico od ammonie- mico, donde il nome di canii tirinose, ecc. ecc. Le prime di qiieste carni devono venders! uelle basse macellerie, e quest'iiltime esclii- dersi affatto dal consumo. Carni ammuffite. — La carne ammnffisce per lo svilupi)0 delle ordinarie muffe le di cui spore si trovano iu abboudauza nell'aria {penicilUnm glaucum, mucor mucedo, m. rhizojjodiformis, on. racemosus, aspcrgillus glaucus, oUUum aurantiacum, ascopJiora nigricans, ecc). La carne ammuffita (che spesso si ha iu (jiiella conservata uelle grotte o iu altre localita umide) ha un aspetto cattivo ed odore, uno spiacevole gusto e puo riuscire nociva a chi ue faccia uso, per cui e bene proscriverla dal consumo. Carni con fumo di tabacco. — Bourrier ha fatto delle esperieuze sui cani sommiuistraudo ad essi delle carni cou fumo di tabacco perche preparate in uii ambieute saturo dove erasi fumato molto, e dal risultato di esse coucluse: 1° che il fumo di tabacco reude nociva la carue pel deposit© iu essa dei prodotti tossici che contieue ; 2' che possono gli alimenti, preparati uei laboratori ove siavi uu'atmosfera carica di fumo di tabacco, riuscire dannosi al cousumatore ; 3** che forse a cio si possono riferire taluni avvelenamenti do- vuti al consumo di carne che pareva saua. Si renderebbe pertanto 784 IGIKNE DELLE CAEN I E DEL LATTE iiecessaiio proibire di fumare iiou solo iiei macelli, in ispecie in . Malattie contagiose. — Alcniie di ([ueste malattie, po- teiulo essere trasmesse dagli aiiimali all' uomo, meritano uno studio speciale per mettere in grado chi e inter])ellato di rispon- dere in niodo da saper tntelaro la salnte del pubblico. Tali sono: le .setticeiiiicj il carhonchio, la rahhia, la inorva ed il farcino, la tu- hcrenloHi, la serofola, il citncro diffuso, il valuolo, la difU'rite, il tefa)K)j la corizza ()an(irenos(( dei horini, il mal rossino dei porei, il tifo hovino, Vafta ejriznofica, la pli^iro-pnennionite eo)ita(/io.sa, Vacti- nomiconi, ecc. Setticemie. — La loro caratteristiea e quella di non localiz- zarsi in an punto od organo soltanto, nia di lasciare traccie in quasi tutti gli organi, merce i)iii o meno numeiose emorragie, circoscritte, puntiformi, o ascessi multipli alia milza, al fegato, ai reni, ecc, ed anclie alterazioui necroticlie. Le setticemie possono quindi essere prodotte da diverse specie di niicrorganismi, sebbene in veterinaria siasi riservato qnesto nonie soltanto alle malattie prodotte da bacilli ovoidi dette pa- Celli 50 7SG IGIEXE DELLE CARNI E DEL LATTE steurelle dal Ligiiieres in oimiggio a Pasteur clie scopri la prima di esse cioe il colera del polli (V. Batteriologia, pag-. o()4 e seg.). Per noi basta citare qui le priuoipali setticemie euiorragiche degli aai- mali da macello finora riconoaciute per tali, come : il Barbone bufaliuo, la Setticemia emorragioa dei bovini, la Pleuro-poliuonite settica dei vitelli, la Pneuiiionito iufettiva delle capre, la Piicuraoenterite delle pecore e qual- cnii' altra. Dato lo scopo di questo libro e imitile descrivero siiigolariuente le suin- dicate nialattie, bastera fare osservare che le carni devono essere in questi cagi seinpre esclnse dal consmiio. (kirlnmcMo eiiiaHvo. — La cariie apparteneiite ad auiinali car- boucliiosi offre dati macro e microsco])ici tali da venire con una certa facilita conosciuta (V. anclie Microscopia, pag. 19). La carue carl)onchiosa h di colore rosso sbiadito, la sua consisfceuza h iiioUe, friabile come la cariie cotta, e diiiiostra qua e la chiazze e s])andi- menti sanguigni per emorragie avvenute. Essa si riduce facilinente colla cot- tura lasciando uu brodo eanguinoleuto, oscuro; piti iuvecchia piii diviene moUe, e piu il suo colore si abbruua, nello stesso tempo tramaiida un odore acido, fermentato, puzzoleate. II conuettivo di tale came e infiltrate di sie- rosita citrina, gelatiniformo, spesso giallastra, mucosa, costitueute i cosidetti essudati gialli-fielatinoai, in particolara attoruo ai reui, ma clie si infiltrano pertiiio nel collulare dei fasci muscolari. Se si fa ua taglio sulla carno si vede tosto sgorgare dai vasi recisi, o dai punti ecchimosati, un sangue liquido, nerastro, piceo, spesso, attaccaticeio, colorante fortemente lo maui, di odore cattivissimo, penetranto, fermentato. Tale colore nerastro del sangue persiste ed anzi si fa piu intenso sulla carne colla sua ulteriore esposizione all'aria, come pvire di e.sso non avvieue la coagulazioue ; fatto che non si verifica mai nolle altre malattie, compresa I'asfissia, in cui il sangue in con- tatto doll'aria si coagula piii o raeno prestamente ed acquista un colore piti vivo, piu rosso. Le pareti vasali, le aponeurosi, e tutti i tessuti ed organi, iufine, sono ]tunteggiati in rosso scnro, o tint! di un rosso violaceo, per sng- gellazioni, petecchie, imbibizioni sanguigne, avvenute in seguito a rottura di capillar! . La carne carbonchiosa si altera con molta facilita, subisce cioe ben tosto la ferinentazione putrida, tramaudando un odore acuto e tale da cui c ben difficile, una volta impregnati, potersene liberare. La uocuita del la carne appartenente ad animali carboncliiosi e maggiore per chi la prepara, la maneggia, contraendo la pustola maligna, anziche per chi la raangia cotta. Intatti, malgrado os- servazioni in contrario, noi abbiamo sempre sostenuto, basati su dati certi e numerosi, come sosteniamo ancora: che la came carhoncMosa, una voltfi cotta, non inoducc cffetti di sorta su clii ne IGIEXE DELLE OARNI E DEL L.\TTE 787 faccia nso. A qnesto ligiiardo anclie il Perroncito lia ripetnta- mente confermato tale asserto, e qiiindi le i>remesse di Colin, die nelle condizioni digestive norm all, ?7 virus carhonchioso mene di- strutto did succo (lastrico, vennero pienameiito coiifermate. Con cib non intendiamo consij:>iiare la consumazione delle carni car- boncliiose, troppo cousci del pericolo per I'nonio e ])er gli animali clie il loro maneggio e trasporto puo arrecare; oltredielie I'infe- /ione polrebbe rendersi probabile nel caso die tali carni venis- sero mangiate non aneora completamente cotte (beefstealc), e da l)ersone aventi distnrbi o lesioui lungo il tubo gastro-enterico ; come lo i)rovano i fatti e le osservazioni anticlie sulla micosi in- festinale di Kenanlt, ])utter, ^N'agner, Waldeyer, e quelli moderni di vari osservatori. In ogni caso val nieglio, per evitare tutti gli accidenti possibili, distrnggere col fuoco diretto, o colla bollitura, i cadaveri o le carni degii animali carbonchiosi ; anche per il fatto clie altrimenti si contribnirebbe a diftbudere la malattia, ed a man- tenere nella localita istessa nn focolaio continuo di sviluppo del carboncliio. Se la oarne degli .animali carbonchiosi resta esposta per molte ore all'aria, specialmente di estate, allora avviene la sporifica- zione dei bacilli ; e, in segnito, se mangiata anclie cotta, pno non perdere la sua virnlenza, resistendo le spore all'ordinaria cottnra. £ in questi casi clie si manifesta allora V enter ite carhoncMosa, quasi senipre mortals. L'uoiiio inline puo ammalare anclie iW. polmonite carhoncMosa , separando gli stracci o cardando la lana imbrattati di sangue car- boncliioso essiccato [morho dei cenciaiuoli dei tedesclii e dei car- datori di lana degii ingiesi). CarhoncMo sintomatico. — E una malattia infettiva, diversa dalla precedente e non comunicabile alFnomo, a cui vanno sog- getti i bovini di alcune localita. Essa e trasinissibile, ma rara- mente, agii ovini, alle capre, al porco ed al camello. Si presenta €on tumori in qualche parte del corpo, e con febbre altissima. Questi tumori subiscono ben presto la necrosi, nei dintorni si lia enfisema, e la parte atfetta tramanda nn odore ripugnante. La morte avviene per la febbre e per I'assorbimento di questi gas e materiali settici. E ciuindi prudente di non ammettere al con- sumo le carni di animali aft'etti o inorti di carboncliio sintoma- tico o acetone. Rahhia. — Le carni degli animali morti od uccisi perclie af- fetti dall' idrofobia, debbono essere escluse dall' alimentazione, malgrado non si abbiano dati certi e positivi della loro nocnita. 788 IGIEXE DELLE OARNI E DEL LATTE II pensiero solo pero di aver mangiato tali carni, potrebbe esser causa di gravi preoccupazioni a clii lie I'ece uso. Ben diverso il caso in cui si tratti di carni di auiinali luacellati subito dopo avvenuta la morsicatura, o uella prima settimana, per le quali tntti oramai convengono clie I'nso di.esse e innocno, e pero basta elimi- nare la parte corrispondeiite alia morsicatura, e venderle nelle basse macellerie. Sulla carne in pezzi, appartenente ad auimali luacellati o morti rabbiosi, disgraziatameute noa h possibili? riscontrure tracoie tali da fame aucbe solo presumere la provenienza, oifrendo essa solo i caratteri delle carui sangui- uolenti, affaticate, piene di sangue rosso-oscuro, ordinariamente liquid© e vi- scose. Per altro cousola il fatto cbe, dagli eaperimeuti di Hertwig, di Ruiaiilt e Delafond, e da quelli piu recenti di Cell!, Soruiaui ed albri, risitlta <-be il virus della rabbia a coutatto degii organi digereuti, si comporta ia modo del tutto iuuocuo. Del resto, Touverin e Docroix uiangiarono iuipunemente carni sanguinanti conteuenti virus xabbico. Morra e farcino. — Soiio due nianifestazioni dell' istessa malattia: la prima col pi see le vie respiratorie (fig. 270), a pre- ferenza le cavita nasali, sul cui setto si trovaiio tubercoli^ iilceri e cicatrici stellate; il , secoudo la pelle. Ad esse vaiuio soggetti in ispecie i solipedi (cavalli, ecc, eppero le carni degli animali attetti, As. 279. — Setto niisale di cavallo con nlceii , i n. i e.l una cicatrice morvosa stellata. dOVl'anUO SCllZ altrO CSclu- dersi dall'alimeutazione, inal- grado non esistano fatti positivi suUa nocuita loro. A molti, a noi co;ue a Reywal, nou luancano dati posicivi certi sul cou- sniuo clandestino avvenuto iiupunemente di tali carni ; eppero nel maggior nuinero dei casi, essendo la niorva ed il fai'cino, localizzati a sijeciali or- gani o tossuti, ci sembrerebbe potere sonza pericolo adottare, per le carni di simile p'ovenienza, quel trattauieuto clio andremo piu innanzi citando per la tubercolosi. Di regola generale perb, gli animali mocciosi, o uiolto farci- nosi, ginstanieute vengono abbattuti e debitamente sotterrati per irapedire qualsiasi trasiui.ssione all' uoiuo ed agli altri animali. Attualmente si sono veriticati dei casi di trasraissione della niorva agli animali di serragli ed a gatti, per avere mangiato carni crude provenienti da bestie abbattute perchfe affette da tale malattia, cio che potrebbe, in date circostanze, verilicarsi ancbe per 1' uomo. I casi di morva ueiruomo sono avvenuti per il contatto di- retto cogli animali mocciosi, custodendoli, curandoli, esaminan- IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE 789 doli, dormendo iiell'istesso ainbiente (stalla), pin clie per Tuso delle carni. La morva nell' uomo riveste quasi senipre la forma acuta ed fe inguaribilo; si pno avere pero anclie la forma subacuta. Sec'oudoclie qneste malattie avranno avuto nn decorso acuto o ci'onico, si potranno avere, negli equiui, carni intiammate, san- guinolente^ od anemiclie, magre, pallide, dissangnate. II moccio noil impriiiie nessua segQO caratteristico nelle carni da fame sospettare la proVenienza. Talvolta fra i fasoi luuscolari si risc.ontrano del gangli ingrossati che mettono in sospetto. Si puo allora spaccarli e prendere il luateriale per e^aniinarlo al microscopio, per fame colture su patate o ine- glio degli innesti nelle cavie nuischi, onde stabilire con sicnrezza la diaguosi. Pnr troppo pero, nelle campagne in ispecie, ai macellauo clandestina- mente cavalli morvosi e se ne vendono le carni, o di contrabbando s'intro- ducouo in citt^ (apesso insaceate con came di maiale), con evidente peri- colo della salnte pubblica; percli^, come fu detto, tali carni senibrerebbero capaci di trasmettere la terribile inalattia. Per la diaguosi niicroscopica e batteriologica della morva v. Microscopia, pag. 21 e Batteriologia, pag. 355. Farcino criptocoecliico. — Colpisce gii equiui e si mauifesta cou bottoni ed ulceri snlla pelle. £ dovnto ad nn criptococco sco- perto dal Eivolta, e la malattia, nella maggioranza dei casi, gna- risce con facilita. Non lia nnlhi a clie fare colla morva, ne e tra- smissibile come questa all'nomo, per cni le carni degli equini iiffetti da Farcino criptocoecliico circoscritto, senza altre altera- zioni, possono essere ammesse al consnmo, limitandosi la malattia ulle manifestazioni esterne. Farcino horino. — Non lia nnlla di comnne colle malattie sopra citate. Aftetta i bovini sotto forma di cordoni e noclnli duri, indo- lenti, in ispecie alle estremita, clie piii tardi rammolliscono e snp- pnrano. Si lianno spesso focolai metastatici alia milza, al ])olmone ed al fegato, con dimagraniento notevolissimo degli animali affetti; e percib le carni loro devono essere sequestrate e distrutte. TnhcrcolosL — La coninnicazione fatta dal Kocli al Con- gresso internazionale antitnbercolare a Londra snlla non identita della tubercolosi bovina con quella deH'uomo, e (piindi sulla poca probabilita di trasmissione di tale malattia dagli animali al- l'nomo per I'uso delle carni e del latte, lia sollevato molte polemi- clie. Gli inglesi ed i francesi, infatti, si sono scliierati contro tale premessa; e lo stesso Beliring asserisce in modo positivo la possibilitii della reciproca trasmissione della malattia. Anclie altri, die tanto lianno studiato la tubercolosi bovina, conclusero recen- temente coU'anmiettere la trasmissibilita della tubercolosi dei l»o- vini uirnomo. Casi di trasmissione diretta o per innesto sperimeii- 790 IGIENE DELLE CARXI E DEL LATTE tale della tubercolosi umaua agli auiniali pure ve lie soiio (Arloing' ed altri ), ed anclie di data receute. Alia tubercolosi vanuo piii soggetti i bovini ed i suini, non mancano perb cast osservati negli equini ed oviiii. Ordiiiariamente la tubercolosi boviiiacolpiscei poluiouipiiiiiiti- vaineiite,ed in via. secondaria gli altri organi e visceri. Talvolta la tu- bercolosi e liinitata a tutte le sierose, peritoneo e pleure, parietal! e viscerali,edalloraabbiamolesioiiisimilia([uel]edellefigg.2;liiaiidolari (I. Nosotti). allora pericoloso I'uso del latte; per ero atebbrile, coine pure <]uell(> delle vacclie, ehe per lo piu liniitasi solo alle nuimnielle, non in- duce nella earne alterazioni di sorta, jier cui in siniili casi puo senza incon\enienti venire nianjiiata. Lo stesso si dica delle vi- telle adoperate per lo svilupjio e la raccolta del vaccino. Anclie i cavalli vanno soggetti al vaiuolo, il quale ordina- riamente si localizza alio labbra ed alle iniri, e fu confuso tal- volta colla niorva. Talora il vaiuolo equino attacca le estreniita degli arti, ed anclie in (juesto caso e stati» confuso con uu er pete particolare a cui tutti i cavalli possono andarc; soggetti. l^oa saranno ammessi alia maeellazione i cavalli coinun(iue af- fetti da vaiuolo, nello stadio febbrile della uuilattia. Le carni degli aniniali niorti di vaiuolo contluente, esteso a tutto il corpo, si presentano coll'asi)etto delle cjirni intianmiate; e quindi oscure, ricclie di sangue, i)uzzolenti, con grasso rossastro, e connet- tivo chiazzato di tanti puuti rossicci, o rosso oscuri, per emorragie cai)illari avvenute entr'esso; oltre le lesioni locali vaiuolose. Xei casi gravi, tali carni offrono anclie le note indicate par- lando della pioeniia e della setticoemia. Difteritc. — Si e osservata nei vitelli giovanissimi, ma non pare abbia relazione colla difterire delFuouio. La inalattia si pre- senta con erosioni diftericlie profonde della mucosa orale, laringea, faringea ed anclie intestinale, con placclie diftericlie di colore bianco-sporco, elevate, resistenti, interessanti profondaniente i tes- suti, e con fel)bre elevatissima. La morte avviene, oltreche per le lesioni locali, eziandio per intossicazione. A dir vero. non sappiamo sino a (|nal pnnto si possono iu oggi accettare i risultati degli esperimenti intesi a dimostrare la trasniissibilitA- di qnesta malattia all' iTomo (Klein), e 1' identitfl della difterite nniana con qnella dei vitelli ; eppero preferiamo lasciare al tempo aiube la solnzione del problenia IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE 797 rignardante la nocuita clelle cariii degli aniiuali difterici. In ogni caso pero, dato il caratrtere infet.tivo della inalattia, h meglio attenersi al detto « nel dubbio astienti », e qnindi le carni si devono proscrivere dal cousamo. Tetano. — : J^ una malattia alia quale vanno in ispecie sog- getti i cavalli ed i montoni, in seguito ordinariameute alia castra- zione, ad inguinamento di piaglie, ferite, ecc. Anclie le carni contengono la relativa tossina, che pero si ri- tieue die, come quella difterica, si distrugga col calore t'acilmente, e per la via digerente non agisce. Quindi gli animali affetti da tetano iniziale possono venire macellati, amniettendo le carni al consuuio, nelle basse niacellerie, previa eliminazione del focolaio della malattia; solo quando esi- stono gravi alterazioni per disturbi respiratori e circolatori, a ma- lattia inoltrata, le carni saranno escluse, perclie eziandio sono di brutto aspetto^ pregne di sangue e ripngnanti, molli, decomposte, alterate. Corizza gcoHiroiosa del hovlni. — II consumo delle carni dei bovini affetti da corizza gangrenosa, o febbre catarrale maligna, non sara permesso, meno di quelle provenienti da animali macel- lati poco dopo lo sviluppo del male, quando cioe esso e ancora localizzato, e non e avvenuta la distrnzione gangrenosa dei tessuti e I'infezione generale setticoemica, e durante il i)eriodo afebbrile. La corizza gangrenosa e malattia poco conosciuta uella sua essenza, men- tre ]a sua gravita & tale che produce quasi senipre la morte degli animali colpiti, in pocliissimo spazio di tempo. Questo fatto deve per sfe esser tale, da far escludere affatto dalPalimentazione le carni degli animali raorti per simile malattia, ancbe perche porfcano i segni di profonde alterazioni avve- nnte nella loro cousistenza, o nelle alti-e quality organoletticbe. Mill ro.siii)io dei pore L - I maiali vanno soggetti ad una i)ar- ticolare malattia denominata )))((! rossino, od impropriamente, eye.sipela carhoneliiosa: dico impropriamente perclie ilmal rosso non lia nulla a die fare colle affezioni carbonchiose, ed essendo invece prodotto da un batterio speciftco, di cui v. a pag. 308. La carne dei nuiiali affetti e fortemente imi)regnata di sangue in forma di tante punteggiature grosse come la capoccia di uno spillo o poco piii. Di tali punteggiature e pure maccliiato il connettivo, il grasso interno ed il lardo, per modo da rassomigliare talora a vere petecchie. La carne ha un odore penet -ante, acido, fermentato ; e, benche in qualche caso apparentemente sembri aver conservato la naturale sua cousistenza e il colore, tuttavia ben presto in contatto dell' aria oscnrisce, si fa molle, pa- stosa, e si altera nella sua corapage, per modo da riescire nociva. Infatti, in colore che ue fecero uso smodato, abbiamo potuto veriticare : febbre, dolore 7ns IGIENE DELLE CAEXI E DEL LATTE di capo (cefalea), diarrea talvolta associata al vomito, ecc, sintomi pero clie col riposo e cura dietetica. la maggior parte delle volte scomparvero, lasciando una spossatezza per alcnni giorni. Eecenteinente il General! avrebbe pure dimoatvato le note vol i proprieta attossicanti delle carai dei suiui affetti da mal rossino, per cui e bene esclu- derle artatto dal consumo. Taluni suggeriscono di iiccidere d'lirgenza e macellare i auini amnialati per utilizzare le loro carni dopo cottura, ed il grasso previa fusione; raa noi dubitiamo, in base alle osservazioni del succitato Generali e nostre, cbe la seiuplice cottura sia sufficiente a neutralizzare I'azione deleteria delle carni e del grasso; e quindi propendiamo perchfe, a sensi dei regolamenti igienici vigenti, le carni di tali animali siano solo utilizzate per uso industriale. Setticemia e colera dei suini. — TJguale trattaniento dovraniio subire le carni di altre malattie dei snini, confuse in passato col mal rossino, qnali : la setiiecviia (pnenmonite contajiiosa), eln2)cste o coJird (i)nenuioenterite contajiiosa) clie tanta straj;e nienarono in quest! ultimi anni, con immensi danni agli agricoltori. Anche I'in- gestione di (jueste carni infatti sia semiyliceraente cotte, sia prima confezionate in salsiccie, lia dato luogo a uravissimi inconvenienti in clii ne fece uso, a Aere epidemic con <]ualclie caso di morte (Poucliet, Siberschmidt e Zschokkc). Ematinuria epizootica o Malaria hovina. — E frequente nei bovini clie vivono in localita malariclie e venne anche da Celli, da Santori e da me studiata nell'ajiro e nella provincia romana. Quando riveste la forma acuta, i caratteri principali sono la febbre e I'ane- mia dovuta questa alia distruzione dei giobuli rossi per opera di uno sporozoo, i\ jyii'osoma h'ujeminnm. La trasmissione avvienc per mezzo delle zecclie. La forma cronica e pure frequente ed e rappre- sentata da nn tnmore di inilza, da ingrossamento dei gangli linfa- tici e da cachessia. Le carni, tanto nella forma acuta die in <|uella cronica, pos- sono ammettersi al consumo, nel primo caso se non sono febbrose e nel secondo se non esiste la cachessia. Anche gli equini e gii ovini possono, sebbene assai piii rara- mente, andar soggetti alia inroplasmo)^! o malaria, e per le loro carni il trattamento e eguale al precedente. Tifo hovino. — La carne degii animali atfetti da tifo bovino, o 2}este hovinaj per se stessa e i)rovato essere affatto inocua, mentre il trasporto di essa da una localita infetta in un'altra clie non lo e, puo esser causa di trasmissione del terribile morbo, die in po- chissimo spazio di tempo suol mietere migliaia di vittime, deci- mando intere mandre di bovini. Essa e trasmissibile anche alle pe- core, alle capre, ai bufali ed altri animali. IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE 799 II luicrobo di questa inahittia e invisibile (V. pay-. 472): i siiitoiui e le al- terazioni aaatomo-patoloijiche non souo speciali lua comuni ad altre malattio e la diagnosi si fa in base al carattere eiiiinentemeute infettivo e dirtusivo. Per impedire pertanto la diffusioiie del tifo bovino, gli aniinali morti od abbattuti per tale malattia dovraimo essere tosto distrutti, impedendo qual- siasi uso delle carni e delle altre spoglie. Solo nel caso in cui la epizoozia fosse universale, si potrebbero allora nti- lizzare le carni consumandole nella loealitji ove furono abbattuti gli aniniali,. nonche le pelli, previa accurata disinfezioiie di quest'nltime e cottura e ste- rilizzazione delle prime. Afia epizootica. — Gli animali affetti dall'afta epizootica fvolg. zoppina, lagJione), se macellati tosto, appena cessata la febbre, danno carni sangniuolente si, ma atte ad anuona; mentre se vengono sa- criflcati dopo, quando la malattia ha provocato tali alterazioni alle estremita, o iiiternamente, da renderli ingnaribili, la carne ne lia riseiitito gli etietti e deve percio essere escliisa dal consumo, spe- cie se sono sopragginnti fenomeni di pioemia o di setticemia. L'afta si localizza alia bocca, ai piedi ed alle mammelle, tal- volta anclie internamente, riesceiido allora mortale. £ un virus invisibiie la causa di questa malattia che ha arrecato e reca danni immensi all' agricoltura ed all' allevamento del bestiame, ed al com- mercio di esso e suoi prodotti. Numerosi esempi provano la contagiosita dell' afta epizootica dagli ani- mali all'uomo; e forse molti casi di aifezioui labbiali di quest' ultimo, che colpirono in una data localita molti individui contemporaneamente, si devono ascrivere a questo fatto. Ci5 essendo, h natiirale che le carni degli animali aftosi potrebbero, se freschissime, essere pure esse capaci d' infettare almeuo quegli individui che le maneggiano ; ma ordinariamente la contagione al- l'uomo avviene per I'uso del latte crudo, o per il contatto diretto cogli ani- mali malati, perchfe il virus rimane localizzato uelle parti infette (bocca, mammelle e piedi) a preferenza. La fig. 291 mostra una lingua di bue gravemente aftosa. flg. 201. — Lingua di hue graveuieute aflfettn ibkU Afta epizootica (I. Nosotti) (afte ed abiosioni). 800 IGIENE DELLE CAENI E DEL LATTE Pleuro-polmonite contafiiosa. — Per mi falso concetto fino a poco temixj addietro le cariii dei boviui atit'etti da (iiiesta ma- lattia, voljiarmente chiamata polmonea., venivano sotterrate ed escliise dall'alimentazione. Ora pero, levate (oltreclie dei visceri)^ da qnella parte clie puo essere alterata per compartecipazioiie indiretta al processo polnioiiale (come sarebbero i mnscoli pet- torali e dello sterno), soiio liberamente animesse all' aunona. Altre volte viene secpiestrata tutta la parte anteriore del corpo, ammettendosi al consnmo solo i quart! posteriori; ma si nell'uno clie nell' altro caso tali carni devono essere vendiite nelle basse macellerie. Qiiaiulo ]3erb la malattiti ha diirato molto tempo, e le lesioai polmoiiali 81 Hono fiitte gravissime per luodo cli essere avvenuta la pioemia o la set- ticeniia, allora Ic carni nou si devono ammettere al consnmo, ma distrug- gerle. Questa malattia e rappresentata da una polmonite infettiva acuta con successiva epatizzazione polmouale (epatizzazione marmoreggiata di Gerlach) e pleurite, come alia figura 292 (per I'eticlogia v. pag 472). tig. 292. — riemo-iHU'unionite essndativa contagiosa (taglio trasverso del polmone). ActinomicoHi. — Ordinariamente localizzata al iiiascellare (ti- gura 293) od alia lingua (flg. 204:), puo talvolta g-entn-alizzarsi e dare cosi luogo a neoproduzioni actinomicoticlie del peritoneo, delle glandole linfatiche, del polmone, ecc , macroscopicamente confon- dibili con quelle della tubercolosi. Solo I'esame microscopico in- fatti pub stabilire la diagnosi (v. pag. 21), Se I'actinomicosi e localizzata, allora si elimina la parte af- fetta ed il resto dell'aniinale si ammette al consnmo, ma se e ge- neralizzata, allora si sequestra Pintero auimale e lo si distrugge, IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE 801 utilizzando il ricavo per viso indiistriale; ovvero si sterilizzano in qualclie caso le carni eliminate dai focolai actinomicotici. tig. 203 mascella, e rig. 2nt liiigna rli nn boviiio, att'ette (l:i. Actinomicosi. ^loKBi rARASiTARi. — Dei parasiti delle carni e detto a paft". 23 e seg.; .qui parleremo dei caratteri microscopici delle carni invase dai parasiti. e del loro trattamento, nonche di (juelle non citate uella parte microscopica di (juesto libro. Fanicatura ia teniodc, il pariiHita di M. Poincarc, il pta-asiia del J>un- ler, il (Jintoma delht carne. Peuf((.sto))ia teniodc. — Alio statu adnlto e stato liovato iiei seni fioiitali, nelle cavita nasali e nella fariu^e dfl cane e degii equiui. Alio stato di larva lia nn coriio hiancastro \m\ largo ante- rionnente, forniato di anelli forniti di aciilei, e venne tiovaia inci- stidata sotto il peritoneo e sotto le plenie e cilindrico, e teniiiaa alio due ostrciiiita in forma di coiio, di cai nna e senipre pin larjja dcll'altra; esso presenta delle striatiire longitudinali ed obli((ne, le qnali civcoserivoiio delle lavijlie cellule. 11 pieteso pavasita lia la larghezza di 0,05 mm. e una Innghezza di 0,28, e si uiostra fiuamente granuloso, e talmente imraedesinoato colle fibre miiseo- lari che, a bella ])rima, sembra occupare la cavita earcolemmica, mentre iso- landolo se ne vede cbiaramente la sua iudipendenza. Solo iiltcriori accurate osservazioni potraniio deeidere dell' importanza di questo ritrovato, rispettivamente a quanto spetta per I'igiene annouaria. Parasita del TJnnlxer. — E noto clie nelle carni suine frecpien- temente rinvengonsi delle concrezioiii calcarec: orbene, il Danker ;!00. — Ghiiuiiile nipscnt<'ii(lu' iiilt di» larve di Pentastonii* teuiode. IGIEXE DELLE CARXI E DEL LATTE 809 in qneste coiicrezioui trovo dei parasiti vegetal! die (inalificb per actinomices. Questi iiodnli, clie ad occliio undo rassomi.uliano iiiolto alle tricliiue calciticate, affettano di prefeienza il iiiioeardio, se- gueudo il deeorso delle fibre iiiuscolaii. Se si esamina al microscopio la came iufetta da siffatte coiicrezioui, si vede che, accanto alle tibre inusicolari rimaste pertVttamente noruiali, se ne "trovaiio altre cbe lianiio acquistatouu color rosso-bniDo sporco; ed in qneste tiltime, ad irregolare distanza, dei corpi arrotondati separati fia lovo da strati di graiinli finissimi rassomigliauti ai micrococchi. I corpi, o parasiti, liaimo una struttura raggiata, e si colorauo fovteinente in rosso coUa coc- ciniglia. Secondo Johne, essi noii possono essere actiuomices: 1" perche nel tes- ^uto circostaute al fimgo raauca ogui traccia di reazioue infiaiuniatoria; 2 ' perche il fnngo noii lia la forma globosa, ma discoide; 3° inline, perchfe i fila- raenti micelici nou finiscooo alia loro estremita in fornia di clava e non pos- seggouo la ftarticolare lucentezza dell-'actinoniices. VircLow iuvece associau- dosi alPopinioiif di Dunkcr ritiene il fuugo in parola, come actiuomices cal- cificato. JH,sto)ii(i ilcUa cariw. — Xella carne di porco e stato scoperto nil altro parasita, cioe nn piccolo distoraa che si piio scorgere soltanto coiraiuto del microscopio (v. pag. 29). Esso lia I'apparenza esterna non molto dissi- inile dal distoma die coinuneineiite snol al- bergare nel fegato (fig. 301), e pero la sua presenza nella carne del i>orco seinbra afiatto accidentale, e si osserva di rado. L'nso di qne- sta carne pare sia del tntto inuocno, e noi die iibbiamo visto accidentaliiiente il distoma epa- tico nei bronclii ed in altri siti, riteniamo non si debba dare graiide importanza anclie al distoma nella carne, meno nel caso in cui la tempesti per modo da alterarne le qualita nu- tritive, sostituendosi alle fibre muscolari. II distoma della carue fu scoperto da Leiinis, ed iu seguito e stato trovato nelle carni suine da Duuker, tiiu pene- trante. II fegato, siccoine organo ricco di vasi e di sangue, suol alterarsi, decora- porsi, colla massinia facilita ; specie se ha aubUo delle alterazioni nella sua compagine, o semplicemente delle congestioni durante Panimale in vita. In questo caso acqnista un colore piu calico, bruno-scuro, con sfumature verdastre; perde la sua naturale consistenza, per cni alia pressione esercitata colle dita si spappola con facilita; al taglio h nianifesta la separazione avvenuta della parte coagulabile del sangue in grumi, dalla parte non coagulabile, liquida. In pari tempo il fegato acqnista un odore ammoniacale niolto pronunciato, e di acido coleico, e talvolta, nei vitelli giovani, un odore nrinoso, II fegato puo riescire im^iroprio all'alimentazione dell'uomo. perclie invaso molto dal distoma epatico, dal lanceolato, dagli cchi- noeoccM. II fegato pub essere ancora alterato per Vitterizia epatogena, per la cosidetta cirrosi epatica^ nei qual ultimo caso essendosi sosti- 1 IGIENE DELLE GARNI E DEL LATTE 811 tnito al tessuto epatico il connettivale, riesce durissimo, tiglioso^ poco iiutritivo, indigesto. Nelle febbri infettive acute, il fegato, mentre se fresco seinbra solo impregnato di sangue piii del nor- male, in breve tempo pero acquista tale mollezza da ridnrsi in una vera poltiglia; e fatto cnocere col bnrro, o col grasso, si trasforina e si divide in due ])arti, di cui una ha le sembianze del sangue cotto, raggrumato, I'altra e liquida, acquosa; entrambe si presen- tano di cattivo aspetto, insipide, disaggradevoli e tali, da non po- tersi con quieto animo mangiarsi. ^oi abbiaino avuto campo di osservare queste alterazioniinseguitoacontestazioni avvenute fra consumatore e macellai; alterazioni clie jiossono verificarsi anche ([uando il fegato e stanfio, in particolare nella stagionc calda. Inline, nel fegato possono riscontrarsi varie neoplasie, e cioe il eancro, il sarcoma, i noduli actinomicotici, tuhercolari o mocciosi, o masse caseose, raccolte di pus, ecc; clie in tutti i casi lo devono far escludere dal consumo, avendo non solo perduto le sue pro- pvieta alimentari, ma ancora acquistatene delle nocive o ancbe deleterie. MiLZA. — La milza sana dev'essere liscia, appiattita, rosso-i)al- lida o leggermente bruno-fosca, a superficie lievemente granulosa al di sotto della sottile capsula, da cui trasparire devono le interse- cazioni proprie, interne della tunica fibrosa. Essa ordinariameute e molle, cedevole facilmente alia pressione delle dita di cui talora ue conserva I'impronta; tagliata lascia vedere una superficie reti- foruie a fine maglia, riccliissima in sangue, contenuto fra le miriadi di trabeccole connettivali, e pronto ad alterarsi sotto le infiuenze ordinarie dell'atmosfera. Se appartenente ad un animale carbonchioso, la milza lui un volume doi)pio e perfino sestuplo del normale, ed allora presenta qua e la delle bozze, delle elevazioni ricche di sangue nerastro; I'intera superficie ha colore violaceo carico, vivissimo, sotto forma di cliiazze ed arborizzazioni, con tinta sfumante, risplendente, e di un colore bruno-verdastro, i bordi sono arrotondati. Alia superficie, od anche all'interno della milza, si possono trovare anche tubercoU, noduli mocciosi, tumori cancerigni, aiKjiomi suppurazioni pin o meno estese, cisti
  • '((iiiti, cancri, calcoli, cisti sicrose od urinifere clie li fanno escludere dal consumo, compiovando in pari tempo I'opiuione di quelli clie li ritengono orgaiii depiiratori del sangne, od eliminatori delle sostanze e prodotti patologici inetti all'organismo. In tutti questi casi i reni ban perduto il loro colore normale essendo diventati ordinariamente piii oscuri o piu pallidi; come pure la loro consistenza per essere divenuti duri, fibrosi; o vice- versa, molli, friabili, bitorzoluti, atrofizzati o i[)ertrofici di odore urinoso marcatissimo, ecc. Capsule surrenali. — Le capsule surrenali o reni sucentu- riati sono due piccoli organi situati vicino al polo sui)eriore dei reni. La loro funzione non e ancora ben nota: dai piii recent! studii parrebbe clie fossero capaci di produrre e versare in circolo una sostanza clie agisce sulle fibre muscolari liscie ed e indispensabile per la vita: i^robabihnente esse esercitano anclie un'azione anti- tossica. Sono freiiuente sede di tumori di natura cancerigna e ta- lora di processi tubercolari. Comunque sia, e bene eliminarle tutte le volte clie non si preseutano atfatto normali. IGIENE DELLE CAKNI E DEL LATTE Slo Stomaci. — Gli stomaci, specie (luelli del ruminanti, ven.uono copiosauieiite coiisnmati daU'nomo sotto forma della cosidetta hu- si'cca, ti'i])2)(i,fo{/liolo (tei/.o ventricolo dei riimiuanti). Allorqnando sono sani qnesti visceri, ripuliti del coiitennto, si devono presen- tare d'nn colore bianco perlaeeo, d'lm odore fresco, seuza inacchie o traccie di sanjiue, ue lesioiii di (iontinuo, piuttosto duri e resi- steiiti al tatto. In segnito al til'o, a diinagramento notevole se'>uito dalla 'is-305. — rej;ato(iicouigiio .on grave ,-,,,, . , " coccidiosi. morte dell' aniraale. II fegato affetto presenta tanti punti bianchicci (tig. 305^, ed all' esanie microsco- pico (v. pag. 181) ha I'aspetto della tig. 30(J. IGIENE DKLLE GARNI E DEL LATTE 821 Nel peritoneo e liel feji'ata dei conigli c freqnente la presenza del cisticerfo jnri/bnne clierappresenta lo scolice della tenia serrata del cane. Esso si trova rac- cliiiiso in una cisti avventizia nel peritoneo, libero iuvece nel fegato, ed in grandissimo nnmero invadendo e distrng- gendo la sostanza epatica. Tanto le cavie quanto i conigli possono amnialare di carboncliio, di tubercolosi e di alrre nialattie, ordinaria- ^ " mente comimicateli a, scopo «s- =*'"'• - ^""^ '^' fegiUo di conigUo di esperienze. La selvaggina, sia a penne clie a pelo, deve essere pure essa oggetto di ispezione sui mercati, potondo (luellai a pelo trovarsi af- fetta da carboncliio, da cisticercosi o da altre nialattie aventi pas- saggio nell'uomo. La selvaggina lia carni osciire, per maggiore riccliezza diferro secondo Hoel, e molto nntriente ed anclie eccitante, ma di difficile digestione. Essa deve portare evidenti le traccie dell'avvenuta nc- cisione e non trovarsi in condizioni di pntrefazione avanzata, per qnanto alcuni consnniatori desiderano mangiarla in qnesto stato in coi pno riuscire nociva per eventiiali sostanze tossiclie. C) CUit'tti flei itesci. Le carni dei pesci sono ricclie di fosforo e si alterano con molta facilita producendo una forma di hotuUsmo in coloro clie in lali condizioni ne fanno nso. I pesci si distingnono in pesci di mare ed in quelli di acqua dolce, in pesci a carne bianca come la trota, ed in quelli a carne rossa come il salmone. Essi lianno carni di ^pialita diverse se- coudo la localita in cni vivono. ^N^ei laghi, nei torrenti a letto sabbioso i ])esci banno carni nugliori, piii delicate e saporite e die si conservano meglio: in- vece quelli clie staniio in acque pantanose, negli scoli delle risaie, dauno carni scadenti, con sapore ed odore disgustoso, di putre- dine, riescono iudigeste e si decompongono con grande facilita. Alcuni pesci sono sempre yelenosi, altri soltanto nelPepoca della fregola, ordinariamente di estate, ed altri ancora lianno soltanto le uova velenose (Barbio). 822 IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE Le alterazioni delle carni dei pesci, facilissime in ispecie iiella stiigione estiva, aA^vengono per influenze atmosfericlie, per larve d'insetti, jier manipolazioiii, per cattivo imballaggio e mode di trasporto, i)er il metodo adottato nel pescarlo; inquantoclie la dinamite, le sostan/e tossiclie o iiarcotiche, le reti a strascico co- stitniscoiio i nietodi peggiori pei er avere adoperato carni scadenti o per mescolanze improprie di carni, per poca, pulizia delle intestina che hanno servito per Pinsaccamento, o perche questo e stato fatto mala- mente, per poca quantita di sale e droghe adoperate, per imper- fetta legatura delle forme e stagionatura, ecc. Per vedere se il salaine insaccato e sano o alterato si guarda inuanzi tutto alia durezza, la quale deve essere uniforme su tutta la lunghe^za e superticie della forma, poi alia risonanza che deve essere uguale ovunque, ed infine con una puntina di legno afQ- lata si buca il salame introducendola fino uel centro, e poi si estrae odorandola; nel salame sano si sentira un odore buono, 824 IGIENE DELLE CARXI E DEL LATTE grato, caratteristico cli salato. Nel salame alterato la cousistenza e in qiialclie pniito molle, la risonauza ])iu cliiara e I'odoie cat- tivo, per avveunto rancidimeuto, die incomincia alia periferia (lella forma o per putrefazione. II St^rafini ed altri liauno fatti degli stndi siilla flora, batte- rica e snlle mnfle delle cariii insaccate, ma (]ui basta ricordare clie nei salami i bacilli del carbonchio furono riscontrati anclie dopo mesi dall'avvenuto insaceamento, e elie vi si possono tro- vare auclie i bacilli della tubercolosi, qnelli della morva, ecc. per i quali veggasi a pag. 20 e seg. Per le sofisticazioni delle carni insaccate consistenti : nella mescolanza di varie carni, nell'agginnta di acqua e farina, di al- bnmina conservata colFacido borico, di sostanze antisetticlie, di droglie od altre. sostanze estranee, o nella colorazione, artiticiale, si vegga questo volume a pag. 560 e seg. L'affumicamento e nn altro metodo di prei)arazione delle carni clie si usa dopo die queste lianno snbito una salagione piii o meno prolungata. II fumo investe completamente i pezzi di came, co- vsicclie alia loro superficie rall>uuiina si coagula per effetto del calore e del creosoto, e costituisce uno strato impermeal)ile al- Paria. Le carni si conservano, i>revia cottura, anclie in scattole cliiuse col metodo di Appert, od altro, e poscia vsterilizzate. Se la chiusura e stata imperfetta, o le carni erano alterate, allora il co- percliio si fa convesso per avvenuto sviluppo di gas all' interno della scattola e ])ercio devono essere allora eliminate. Colla came di maiale, mescolata a quella di polio ed a lingua di bovini, si fanno altre i>reparazioni. come la galantina, die e spesso causa di botnlismo (|uando si adoperano per farla carni alterate, malsane. Casi simili si osservano anche per I'uso del cosidetti sangui- nacci di facilissima alterazione, in ispecie se fatti con sangue stantio. Anclie colle carni dei jiesci si fanno dei salami e delle galantine spesso causa di avvelenamenti collettivi, perclie prepa- razioni fatte con pesci stantii rimasti dalla vendita; di cui se ne mascliera I'avvenuta decomposizione con I'aggiunta di molte dro- glie e con tartufi. I pesci si conservano colla salagione, coll'affumicamento, in salamoia, in scattole, sotto aceto o sott'olio. coll'essiccamento, ecc. Se la preparazione non e fatta bene, o quando i pesci erano stantii, allora si alterano con molta facilita, dando luogo a i)iu o meno giavi inconvenienti in clii ne usa. IGIENE DELLE CARNI E DEL LATTE 825 II Sodero ed altri lianno studiato le alterazioni a ciii vauno soggefti specialmeute i baccalari, cousisteuti iiella colorazione rossa, gialla, .ciallo d'oro, di ruggine, o nel disgregamento dei tes- suti, previo sollevamento della i)elle. ICxIEXE DEL LATTE. Generalitk. II latte e nu alimento di prima importanza. ludispensabile ai iieonati durante i primi periodi della loro esistenza, esso e, a tntte le eta, per I'nomo, uii alimento sano, fortiflcante ed economico: si e col latte ed i suoi derivati die si paga meno caro un cliilo- gramma di azoto alimentare Duclaux). II consumo del latte, in ispecie nelle citta, va sem])re piii aiimen- tando, e cio per due ragioni : l'"* perclie ne diventa sempre piii fre- quente il consumo alimentare; 2" iterclie in molte malattie viene udottata la dieta lattea. Per I'nna e per I'altra di queste ragioni, anziclie pel solo aumento della i)opolazione, Roma nell' ultimo de- cennio lui raddopi)iato il consumo del latte, ])er quanto siamo an- cora loutanissimi da quello delle altre capitali d'Europa, come Pa- rigi. Londra, ecc, dove il latte consumato annualmente i)er ogni abitante raggiunge una cifra assai superiore. In tal modo 1' ispezione del latte ha acquistato un' importanza aucora maggiore di quella clie in passato, tenuto conto clie si pos- sono trasmettere, con (juesto mezzo, malattie infettive e provocarsi disturbi gastro-enterici ed avvelenamenti. Se si considera clie la grande raortalita dei neonati fino ad un anno di eta e dovuta all' allattamento mercenario ed artiflciale, e clie quella dei bambini dsi 1 a 4 auni (clie e anclie maggiore), ad insuffit'.iente e spesso dannosa alimentazione lattea, per le fiodi molteplici e di ogni natura cbe vengono fatte al latte dai vendi- tori, in modo da reiiderlo, anziclie nutriente, indigesto e nocivo: se si considera tutto cio, cliiaramente appare quanto sia elevata, emi- nentemente umanitaria 1' opera di clii impedisce con tutti i mezzi, con tntte le sue forze, siniili deleter! effetti. Ma per ottenere cio oecorre una ])erfetta cognizione del latte, del come e composto. del come si forma, (piali sono le cause clie ne variauo la qualita e la quantita, a (piali alterazioni vasoggetto, ecc, questo principe degli aliiiienti. 826 IGIENE DELLE GARNI E DEL LATTE Cause che fauno variare la (j[iiantita e la qualita del latte. La secrezioue lattea puo variare iiella sua fjiiautita ed, in certi limiti pill ristretti, auche nella sua qualita, per etfetto di varie cause, fra cui le piu importanti sono le sej>uenti : 1. La razza : nel senso clie vi sono delle vacche clie danno una grande (juantita di latte come I'Olandese, la Durham, la Sclnvitz ; ed altre invece che ne danno assai meno : la maggiore produzione di latte e sempre a dauno della qualita, diventando l)iii acquoso. 2. L'indiridualita : pur appartenendo alia stessa razza vi sono delle vacche che danno molto latte e delle altre che ne danno meno; di ([uelle che diinno un latte ricco di caseina, dette formaggere (poco adatte ])er fornire latte pei bambini riuscendo indigesto), e delle altre che forniscono un latte con molto grasso e chiamate percio hurriere. 3. L'eta: nelle primipare, le mammelle non essendo ancora bene sviluppate, la produzione lattea e poca, e con pochi prin- cipi tissi; dopo il quarto parto il latte e al)bondante e sostan- zioso sino all'ottavo, per decrescere poi, per il processo involutivo della giandula mammaria dovuta alia vecchiaia. 4. Stato di calore : nell'epoca della monta il latte subisce delle modificazioni non bene conosciute, esso ha un odore spe- ciale, si altera con facilita ed ha talvolta provocato dei giorni dal parto il latte i)rende la sua composizione normale, che continua nel primo periodo colla massima rendita, diminuendo nel secondo, per restare stazionaria nel terzo e diminuire di nuovo nel quarto, e cessare al settimo od ottavo mese di gravidanza. 7. Ora e modo di ynungitura : e dimostrato che il latte della sera e piii ricco di burro del latte della mattina e contiene anche I IGIEXE DELLE CARNI E DEL LATTE 827 iin po' pill (li caseinn, mentre rimangouo ]>resso a poco nella stessa qiiantita lo zuccliero ed i sali minerali; cio die a mio cre- dere dipeude dal perche, durante la notte, anclie la mammella ri- posa alqiianto e la fimzione produttrice del latte resta percib affievolita. II primo latte clie, per Patto del nningere, sorte e meno ricco di grasso dell'nltimo, perche i globuli lattei, essendo pill leggeri, stanno nella parte superiore ed escono i)er iiltimi. Occorre qniiidi mungere a tondo, completamente, le niammelle. 8. Tcnore di vita: cioe alia stalla, stabulazione permanente, o al pascolo col metodo brado o semibrado. Col sistema di tenere le vacclie nella stalla il latte e piii acqiioso, dehole, Jiacco, come dicono i lattai. poco nntritivo perche povero di principi fissi, specie di grasso; e qnindi pessima I'abitudiue di tenere le vacche in citta per volere vedere mungere il latte die si vuol acquistare, nel mentre colla stabulazione sono facili le stasi degii organi interni, e percio le malattie fra cui la tiibercolosi. Col pascolo invece e re^o ]iiu attivo il ricambio sostanziale, e percio il latte e molto piu ricco di grasso ed assai migliore, per quanto iiiinore lie sia la quantita prodotta. Occorre alteriiare la stabulazione col pascolo giornaliero, o colla costruzione di un parco o paddock ove le vacche possano passarvi alcune ore della giorni?ta. 9. Lavoro: induce una diminuzione nella quantita di latte, e pill specialmente della parte acquosa, rimanendo pressoche sta- zionari gli altri principi, sempre quando il lavoro non sia ecces- sivo e ralimentazione appiopriata. 10. Condizioni del locaU ad nso stalhc hanno iin' importanza grandissinia sia per la quantita, come per la qualita del latte e ]ier le alterazioni al quale va soggetto. Prima condizione per Tigiene della stalla e che i prodotti del ricambio organico vengano eliminati rapidamente e completamente, e che nessuua de- composizione organica si produca nelPinterno della medesima. L'ampiezza del locali tale che la cubatura corrispoiida ahiieno a mc. trenta per ogui auimale ; le finestre siano ampie, veiitilatori uella parte piu alta dei locali, la pavimen- tazioQC impermeabile e P incliiiazioae delle poste tale die i liquidi scolino agevolmente uei collettori, anch'essi inclinati in giiisa che lo scarico avvenga senza ostacolo, e provvedute di chiusnra idraiilica, 1' acqua sia abbondante e pura e permetta freqaenti lavaggi giornalieri. Le mangiatoie e gli abbeveratoi siano anch'essi costrutti di materia im- permeabile, preferibilmente in ceineuto. e senza sijigoli rientranti, perch^ in nessnn luogo po3sano soffermarsi i residui alimentari o altro. Utilissiraa di- sposizione ^ quella che le mangiatoie non siano addossate alia parete, nia ne iiano discoste sufficieutemente in guisa che il governo degli aniniali, possa farsi 828 IGIEXE DELLE CAENI E DEfj LATTE fig. 307. — Stalla aniericaua a scoiiiiiintiuieiid in ferro. anclie dal lato opposto alia posta. Ci6, oltre I'eiuleve agevole il governo degli auimali, facilita grauclemeate la uettezza delle luaugiatoie. L"unita fig. 307, da un' idea generale del come dovrebhero essere costruite le stalle a scompartimenti, usato in America ed altrove. Le pareti dell a stalla devorio pottrsi lavare e disinfettare. Economico e igienico h a tale mcopo la calce, alia coudizione olie frequentemente (nnavolta al mese) le pareti vengano ricoperte con nuova calce. I foraggi dovraajio essere Ijros.sinii alia stalla, ma giammai nella stalla nie- desima. La lettiera, clie dovr.\ ossi're rinnovata freqncn- temonte e cbe potra essere di paglia, di torba o di segatura di legno a seconda del casi, do%'rk in ogni caso essere ricoperta fref[uentemonte di gesso e perfosfati nella sna raetJl po- steriore, onde diminuire la prodnzione di aranioniaca, che, non soltanto e nn prodotto nocivo agli animali, ma rappresenta eziandio nna perdita economica cbe impoverisce il concime dell'azoto organico. II letame dovra essere r^go- larmente esportato e disposto in apposite coacimaie il pifi possibile discosto dalla stalla, non meno di raetri quaranta, per evifare cbe i prodotti della decomposizioue possano inquinare I'atmosfera della stalla, ed ancbe il latte durante la mnngitnra. La temperatiira della stalla dovra es.sere mauteiiuta a 14"('. tanto di estate come d'inverno. Per I'ioieue d'una stalla di vacclie e da riteuere indispensabile nil locale separate e discosto clie serva, diremo cosi, di sanatorium per le vacclie iiialate. Come aiiclie sara utile clie esista un locale separate per le vacclie clie devono partorire, acciocclie il i)arto e il puerperio si svolgano separatamente dagii altii animali con van- taggio reciproco. 11. MafitaffOfjia : e una specie di massaggio clie si fa colle ri- jietute inungiture e con maneggiamenti speciali del capezzoli e delle mammelle alio scopo di aumentare la quantita e migiiorarela qualita del latte. £ basata sul modo con cui si comportano i i)iccoli di tiitte le specie, i poppanti, i quali, nel momento di succliiare il latte, non si accontentano di afferrare il capezzolo e di aspiraie il liquido, ma esercitano colla testa delle scosse sulla glandula, esse spingoiio le mammelle verso il torace, o 1' addome (secondo le fem- IGIENE DELLE CAKNI E DEL LATTE 82B mine), coine per comprimeiie, per s<3uoterle: soiio niovimenti iii- coscieuti die lianno per effetto di aumeutare Tattivita lattea, la fiinzionalita della mammella. 12. Castrazione o I'esiiortazioue delle ovaja, e stata indi- cata ill ispecie per le vac(3lie destiiiate a fornire il latte pei bam- bini, alio scopo di avere uii latte sempre di nguale composizione, impedendo le variazioni doviite alia gravidimza, ece. Bisogna essere contrari a tale pratica dal luoniento clie esi- 8tono dei rapporti simpatici fra le mamnielle e gli organi genitali interni, e <]uindi necessita una nnova gravidanza, jierclie la secre- zione lattea continiii iiormale ed in quautita, quale dalla natura venne creata. La inammella inoltre, come qualslasi altro organo, lia pure essa bisogno di riposo per rifarsi, per prepararsi ad una nuova fase prodnttiva. Le esperienze sulla castrazione liaimo provato clie le vacclie dopo tale operazione diininuiscono nella produzione lattea, con danno non indifferente. In alcune localita estere si rimedia piii razionalmente all'in- conveniente della gravidanza, coU'iitilizzare il latte per alimenta- zione dei bambini, finp al quinto mese di essa, e poi destinaudolo per la fabbricazione dei latticini. 12. AUmentazione: basta confrontare la (juantita delle so- stanze organiclie coutenute nel latte in rapporto coU'alimentazione scarsa od abbondante, per convincersi della graude influenza clie r alimeutazione in genere esercita nelP attivita funzionale della glandula mammaria, nonche in relazione alia qualita degli ali- meiiti. L' esperienza dimostra infatti clie un' alimentazione ricca- iiiente proteica intluisce non solo sulla rendita di latte in com- jilesso, ma anclie sulla quantita dei componenti principali del medesimo, e specialinente sul coiitenuto del latte in (ir((sso, av- valorando cosi la dottrina del Voit clie il grasso animale deriva specialmente dai proteici. Controversa e 1' influenza delF ali- mentazione proteica sulla quantita dello zuccliero di latte, se- condo il Munk il vitto ricco di sostanze proteiche non solo fa aumentare la quantita del grasso e dei proteici del latte, ma anclie la quantita del lattosio. II grasso degli alimenti non fa aumentare il grasso del latte, ma, risparmiando il cousumo azo- tato, fa SI clie I'albumina possa essere impiegata. in piii larga inisura dalla glandula mammaria per la formazione del burro. Xessuna influenza sulla quantita del lattosio esercitano gli idrati tli carbonio iutrodotti coll' alimentazione. Cagne, invece, teiiute ad alimentazione esclusivamente carnea contengouo molta (luan- 830 IGIEN.E DELLE CARNI E DEL LATTE tita di zucchero iiel latte. Hofmeister osservo clie frequente- raeute nell'orina della donna, e dei niammiferi in generale, si trova lattosio prima e dopo il parto clie si suppone provenga da riassorbimento del lattosio clie si forma dalle cellule della glan- dnla mammaria (Luciani). Per ottenere del biion latte ed in quantita, occorrono adunqne alimenti sani e ricclii di sostanze proteiclie, erbe tenere e giovani di ])raterie naturali, trifogliai, medical ed altre leguminose di estate, buon fleuo d'inverno, con radici e tuberi, ma in poca quan- tita, a cui bisogna aggiungere faiine, crnsclie, semi frantumati, e panelli sani sostanziosi. L'esclusiva alimentazione delle erbe di inarcita, e delle polpe di barbabietole da zucchero, diinno an latte acquoso e contenente una quantita di grasso inferiorc al normale, come piii volte e ovvio di constatare. Lo stesso si verifica dall' eccessivo consumo di rape. I residui delle distillerie rendono il latte improprio ])ei bambini. 14. Acqua : questa deve essere contenuta, immedesimata in a dei microbi in una stalla e nellatte bisognerebbe iulnnque fare la iora(>'.) i. Questi bidoni flg. 309. — a a', recipienti o bidoni di I'eno zincato: b, v:»sea i>er teuerli in fresco. devono subire spesso delle accurate pulizie latte in modo die nes- suna parte di essi sia i rivata di un abbondante lavacro. A tale IGIEXE DELLE CAKNI E DEL L.\TTE 837 310. — a, imlizia dei bidoui con getto d' aiqua veiti- cale ; 6, per pulire i bidoni in senso orizzontale merci- una sjj.azzola. scoi)0 giovano inolto bene jili apparecelii di ciii diaino la tig. 31(», pel lavaggio circolare o verticale dell'iuteriio dei recipienti ; e) relative alia fiJ- irazione : il latte ap- peua iiiuuto, per alloii- tanare subito da esso ogiil particella estrauea {peli, stereo, paglia), si assoggetta ad un' accu- rata filtrazione i'acen- dogli attraversare in di- rezione ascendente due strati di sabbia di cre- scent e tinezza (come alia fig. oil', nierce apparecelii clie vengono ripuliti e disinfettati col calore ogni giorno. Comnnemente si ado- l^era invece nn finissinio setaccio il quale non trattiene clie le parti pill grossolane, lascian- do passare le piccole ; f) relative alia re- frifjerazione : il latte ap- pena munto deve essere refrigerato per mezzo di nn appareccliio Lau- rence, o del ret'rigeraute Sclimidt (v. pag. 84C), per moderare la niolti- plicazioue di quei mi- crorganismi clie prodn- couo acido lattico e clie f anno coagul are il latte. Anclie dopo rattreddato il latte si deve conser- vare in un anibiente freddo (camera frigori- fera', o tenere i bidoni in una vasca di acqna fredda trascorrente, come alia succitata tigura 300 ; g) relative agli spacci o latterie : il trasporto del latte dal luogo di prodnzione agli spacci di veudita deve farsi con carri :)11. — Api)ai'eochio per la filtrazione del latte attra- verso due strati di sabbia — a) entrata, b) useita del latte. 838 IGIENE DELLE CARXI E DEL LATTE coperti, i)Ossibilmente di uotte, e, nella scagione estiva, anclie re- frigerati con gliiaccio. I locali di deposito e di vendita del latte devono essere freschi, bene aereati, tennti colla masslina pulizia e non servire ad altri nsi. Per impedire clie il latte si alteri, deve negli spacci essere te- niito in recipieuti conservati in ambienti freddi, ed ermeticamente cliiiisi in modo clie il latte non pub subire nianomissioni di sorta (fig. 312). Per la vendita del latte e da sconsigiiarsi quella fatta in tia- sclietti turati con foglie, o in altro modo poco igienico e clie facilita eziandio la inanomis- sione del latte. Bono migliori le bottigiie di vetro con ta])po a. snierigiio, e cliiuse in modo da impedire ogni sostituzione. Me- glio ancora e hi vendita, come si fa all'estero, del latte in reci- pienti cliiusi ed impiombati, otlrenti cosi tutte le garanzie desiderabili. Per la spesa e per altre ra- gioni, le disposizioui siiindicate 5. 312. — Vasti recipieuti tennti in iiniliieuti refrigerati con iliinsuia ermetica. non semjire vengono poste in use da noi. Latterie sociALi. — Per la osservanza completa delle norme su descritte, sarebbe necessario soi)[>rimere la piccola rivendita e costituire societa, snl tipo di quella di ('openhagen, con capitali propri e con intendimenti sopratutto umanitari e limitatamente industriali. Tale societa fu fondata nel 187.S i)er azioni, e, superaudo osta- coli non piccoli e vincendo non poclie dirticolta, e arrivata fiuo ad oggi circondata dalle simpatie del pubblico ed appoggiata dalle autorita mediclie di Danimarca. Molti souo i fattori clie,secondo Gorini,contribuirono e contri- buiscono tuttora alia fortuna dell'impresa. Idea felice fn anzitutto quella di dare ad essa un carattere non esclusivamente commerciale, nui anclie igienico e filantropico, stabilendo clie ogni utile eccedente 11 5 7o "^enga impiegato a ri- bassare 11 prezzo dd latte e a migliorare I'azienda in generale. In IGIENE DELLE GARNI E DEL LATTE 839 confonuita a questo indirizzo, la conipagiiia si e posta sotto il coatrollo di periti e di persone competeuti die prestauo gratuita- mente I'opera loro, acciocche non vi abbiano nessun interesse ma- terial e. Altro saggio provvedimento fii di organizzare uii rigoroso servizio di aualisi del latte, sia a scopo interno per gaiantirsi contro le frodi dei fornitori, noii disponendo la compagnia di stalle proprie, sia a scojio esterno per garanzia del [)nbblico. Al primo inteuto, ogni sera all'aiTivo del latte alio stabili- meuto, si prelevano i campioni che sono esaminati al mattino successivo in uua stazioiie d^ analisi auiiessa alio stabilimento medesimo L'esame cousiste nella determinazione del peso specifico col- I'areoiiietro Quevenne, e nella determinazione del grasso. Se 11 latte sia trovato in qualclie parte difettoso, vien subito rimandato al fornitore. Contemporaneamente alia presa del campione, si misura la temperatara di ciascun latte, e se essa superi i 10" C, il latte viene disperso a spese del fornitore. A garanzia del pubblico, poi, ogni mattina si preleva, nn cam- pione medio da ciascnna qnalita di latte e di crema, clie vien messa in commercio in quella giornata, e lo si spedisce al labora- torio di fisiologia dell' Universita, die pubblica mensilmente i ri- sultati delle analisi qnotidiane, dando i valori massimi, minimi e medi. Un terzo fattore del bnon esito dell'impresa lo si deve rintrac- ciare nelle misure adottate per salvagnardare la produzione stessa del latte, uonclie il suo trattamento fino al sno arrivo nella lat- teria. A tal iiopo fa redatto un regolamento speciale che i for- nitori sono tennti ad osservare sotto la sorveglianza di appositi veterinari incaricati di visite quindicinali alle fattorie, nonclie di ispettori generali e di maestre mungi-vacclie. II regolamento contiene dfsi)osizioni important! e tassative clie riguardano I'alimentazione e manutenzione delle vacdie, la mun- gitura e il raffreddamento del latte, dopo mnnto, i recipient! e la spedizione del latte dalle fattorie. Ma tntte le i)recanzioni anclie minuziose non varrebbero cer- tamente ad assicurare un latte puro e sopratutto un latte sano, qualora non fossero validamente sorrette da due disposizioni clie formano la base di tutta la sapiente organizzazione: a) La compagnia, inentre non entra in affari con allevatori die non offrano una garanzia morale sufiftciente di ossei-varc stret- 840 TGIf:XE DELLE CARNI E DEL LATTE tamente le norme da essa stabilite, e ehe iion posseggano razze scelte e sane rti bovini, paga loro il latte ad un prezzo Huperiore a quello clie potrebbero ottenere per altra A'ia. In tal gnisa il forni- tore sa di andare incontro ad una perdita pecimiaria qualora il suo contratto veuga reseisso, cpperb ha il niassimo impegno di soddisfare ai propri doveii. l)) La conipagnia mentre obbliga i fornitori ad avvisaiia iinmediatamente qualora una vaccina si aimnali o qualora si svi- Inppino casi di nialattia infettiva nelle persone addette alia lat- toria o nelle loro famiglie, ordinando loro altresi di sospenderc, in tali circostanze, I'invio del latte; corris]>onde pero loro il prezzo intcro del Intte come di consueto, finclie si siano presi, d'accordo con la compagnia, i provvedinienti opportnni per al- lontanare ogni pericolo di contagio. In tal guisa i fornitori non hanno nessun interesse a tener celati i disgraziati accident!: se poi risultasse nn ritardo nella denuncia, perdono il diritto al- I'indennizzo. II latte spedito dai fornitori si distingue in latte intero, latte seniiscreniato, crema e latte per bambini. Alia produzione di que- st' ultimo presiedono norme S[)eciali, segnatamente in riguardo all'alimentazione delle vaccine. Tutto il latte arriva di sera tarda alia stazione di Frederiksl)erg, sobborgo di Copenhagen, e da. qui viene trasportato su1»ito nello stabiliinento clie e stato co- strutto appositamente in immediata vicinanza di detta stazione. Qui si filtrano la sera stessa cosi la crema come il latte dei bambini; Puna e I'altro, inimediatamente dopo, sono chiusi e sng- gellati in bottiglie di vetro bianco da un quarto di litro, e tenuti in gliiaccio fino al mattino successivo. Invece, il resto del latte, intero e seniiscreniato, viene inesso subito in ghiaccio per tutta la notte entro i recipienti medesimi nei quali arriva: poscia, al mattino seguente, e filtrato, e versato in altre tinozze di zinco clie vengono suggellate e caricate sojira i carri della compagnia. Da (piesti carri sporgono soltanto le spine delle tinozze, sicche ne i conduttori ne il pubblico jtossono avere contatti col latte. Nello stabilimento iiiedesimo si sono prese tutte le ])recauzioni possibili perche il latte non venga contaminato dalle esalazioni, o da altro materiale estraneo proveniente dalla numerosa schiera di operai e da quella non meno trascurabile di cavalli destinati alia trazione dei carri. Una parte della galleria dello stabilimento, clie e larga 31 metri, e divisa per meta, formando cosi due sezioni; in una stani'.o gli oi)erai. nell" altra sta il latte in ghiaccio dal mo- IGIENE DELLE CARXI E DEL LATTE 841 inouto in cui arriva alia latteiia liiio a qiiaiido viene caricato sui carri. Gli operai portano una sopraveste intera bianca: e infine la piovvista abbondante di acqua fredda assicnia la massima pnlizia del locale. Analogamente al provvediuiento adottato pel fornitori del latte, la compagnia, nel caso di malattia infettiva in un operaio o uella sua famiglia, lo sospende dal lavoro, ma gli corrisponde il salario intero, fino a pericolo cessato. Le stalle e le rimesse sono situate in un fabbricato sufficiente- niente lontano dalla latteria, e come strame viene usata la torba. La maggior parte del latte della compagnia e venduto dai carri clie girano a suon di cami)anello, per la citta e pei sobborglii. La vendita dai carri offre una maggior garanzia di quella delle bot- teglie, giacclie la prima .si compie, per cosi dire, sotto gli occhi lice consiste nell'aggiungere i>icc(>- lissinui quantita di accjua ossigenata al latte. Latte Gaeutner od umanizzato. — Esso ottre certo mag- giori probabilita di riuscire confacente ai l)imbi, per la sua com- posizione resa (juasi eguale a quella del latte di donna, (juando il processo sia stato eseguito regolarmente. Esso consiste nell'aggiun- gere al latte di vacca un volume eguale di acqua distillata, indi nel centrifugarlo portando il grasso alia stessa (juantita contenuta nel latte di donna; aggiungendovi infine del lattosio i.'ir) grammi per 1000 di latte). II latte Gaertner lia per altro gli stessi incon- venienti del latte sterilizzato, perclie viene assoggettato, dopo la preparazione, alia sterilizzazione. CoNDENSAziONE. — 11 latte condensato serve specialmente i)er le traversate di mare. Ve ne ha con zucchero e senza zucchero. II processo consiste nelPottenere coU'ebollizione, iu apparecchi appositi (vecli ti"'. 315), Pevaporazione di quasi tutta I'acqua contenuta nel latte sino a riduzione di un deuso sci- roppo clift si motte in sc;it- tole di latta filindriclie, le quali vengono chiuse e saldatc ermeticamente. 11 contenuto h di color bianco-paglierino nel lat- te condensato con zuc- chero, di consisteuza pa- stosa, filamentoso, di sa- pore dolcissinio ; osso, stemperato con 4, 4 \ [, volte il 8U0 peso in acqixa tiepida, da un liquido lat- tiginoso omogeneo, dolce, di gusto gradevole; edabbandonato a ah per alcun tempo lascia separare uno strato di crerua suscettibile di essere trasformata in burro. tig. 315. — Appiirecchi per la condeusazione del latto. J IGIENE DELLE GARNI E DEL LATTE 845 CoNGELAZio^'E. — L' Australia e la Danimaica liamio fatto dei teiitativi di tiasporto del latte merce il cougelaineiito di esso in grossi blocclii di iino a due ettolitri. Questi blocclii di latte gliiac- ciato vengono messi in casse di zinco, e queste alia loro volta in casse di legno o di .sughero, e trasportate cosi a grandi distanze e peiftno in Ingliilterra. II congelamento del latte non e pero uni- fomne, il latte magro congela uuiformemente mentre la crema con- gela a parte da se nello strato superiore. Scongelandosi il detto latte, la parte grassa resta sempre separata dal resto, costituendo cio un grave inconveniente, die ne ha ostacolata I'importazione. Farine lattee. — Sono in generale mescolan/e di latte. con- densate con farine di cereali e leguminose, clie si inipiegano nel- ralimentazione dei bambini come succedanei, in tutto od in parte, del latte materno. Le farine adoperate lianno subito una prepara- zione speciale, destinata a reudei'e solubile I'amido (mccarifica- zionej. Talvolta la saccarificazione e appena parziale, tale altra manca del tutto, e gli idrati di carbonio della sostanza risultauo quasi esclusivamente di amido grezzo; in questo caso il prodotto e af- fatto inservibile per I'alimentazione dei bambini di poclii mesi di vita, i)erche il loro organismo non contiene ancora alcun fermento solubilizzatore. Una buona farina lattea deve contenere nua quantita di sostanze azotate, di grasso e di fosfati sufficiente al ricambio sostanzialc o raateriale, ed alia co- stituzione dell'orgauisnjo, essenziahuente dei muscoli e delle ossa ; deve pre- seatare la massinia x)arfce dei carboidrati in forma solubile e non contenere piu di 1 per 100 di legnoso. Latticiiii e loro ispezioue. Tutte le prescrizioni die abbiamo indicate per la raccolta, il trasporto e la momentanea conservazione del latte devono essere osservate anche quando il latte stesso, anziclie venire consumato come tale, lo si adopera per la preparazione dei latticini (crema, burro, formaggi). E cio non soltanto perclie i latticini potrebbero altrimenti alterarsi e riescire nocivi alia salute dei consumatori, ma ancora per non pregiudicare la fabbricazione dei latticini stessi con inquinamenti di microbi estranei che distruggono quelli nor- mali del latte, i (luali ultimi sono indispensabili per la perfetta maturazione dei forinaggi. 846 IGIENE DELLE OARNI E DEL LATTE tig. ;!1G. — I'asttmrizzaziono e siu'cessivo laffiecld.niiento dolla erpiuii. Un metodo per avere della crema p.ura per uso
  • (>")). Meno facile e il trovare nocivi i cosidetti formaggi o caci duri, sia per la loro preparazione a teniperatura piii elevata, sia per il Inngo processo di niaturazioue, durante, e per, il quale anclie mi- crorganismi patogeni niuoiono. Le principali cause delle alterazioni dei formaggi sono: latte cattivo, qualita delle erbe e foraggi, quantita del presame o cagiio, cottura imperfetta, cattiva stagionatura in locali nmidi o troppo caldi, qualita delle sostanze grasse per ungere i formaggi, ecc. Si aggiunga la presenza di muffe, o di microrganismi clie danno luogo ad un energico sdoppiamento del lattosio donde grande sviluppo di acido carbonico die gonlia e fa scoppiare il formaggio, o die rendono amaro il formaggio stesso, "o lo colorano in verde, in azzurro, in rosso, in nero, o in giallo, provocando in quest' ultimo caso il cosidetto marciume o gangrena del formaggio. I formaggi duri vengono attaccati da un acaro, acarus ,viro,clie si annida nella crosta consuniando la pasta per intero; quelli molli dalle uova e larve della mosca del formaggio, piofila casei, larve biancastre e saltellanti. Inoltre i formaggi vengono falsificati merce Faggiuuta di fa- rine, patate, creta, grassi di auimali ; o colorati con bicromato di potassa, minio, giallo vittoria, ecc. , e possono contenere rame, piombo ed altre sostanze veneftdie, per le quali solisticazioui vedi pag. 626. Ad impedire tutte le frodi commerciali sopra indicate, 1' Ame- rica del Xord, con una recente legge, stabiFj, molto opportuna- 848 IGIENE DELLE CARNI E PEL LATTE meiite, clie tiitti i ])rodotti importati siano, prima di cssere intro- dotti, sottoposti ad analisi, respingeiido qnelli che non soiio geniiiniy o non corrispondono perfettamente al titolo indicato. il iin provvedimento che, sotto I'egida igienico-sanitaria, na- sconde forse un protezionisino economico ; ma sarebbe bene clie venisse ovunqne adottato per la difesa dagli speculator! disonesti^ i quali, nel meutre attentano alia salute del cousumatori, danneg- giano i negozianti ouesti e I'economia uazionale. '^f UN.V«s,TyoPCAL,rORN,AUeRA«V TK- .. Los Angeles •-^'. ?:>:>>:>;•*:<■;'