Digitized by the Internet Archive in 2007 with funding from IVIicrosoft Corporation http://www.archive.org/details/firstitalianreadOObowerich lbcatb'0 fIDo&crn Xanguaoc Scrica FIRST ITALIAN READINGS SELECTED AND EDITED, WITH NOTES AND VOCABULARY BY BENJAMIN LESTER BOWEN, Ph.D. Professor of Romance Languages, Ohio State University BOSTON, U.S.A. D. C. HEATH & CO., PUBLISHERS 1900 Copyright, 1897, By B. L. Bowen. TYPOGRAPHY BY C. J. PBTBRS & SON, BOSTON. PRBSSWORK BY ROCKWBLL ft CHURCHILL. fev> PREFACE. In the study of Italian, as in that of French, "doubtless the best method of learning to read ... is /^ read.''^ Copious reading should accompany and supplement the study of the essentials of grammar ; and it is to supply material for such early reading that the present book has been prepared. The chief object has been, not to offer select specimens that should be representative of Italian literature, but to furnish easy, in- teresting stories and sketches for beginners. Complete selections have in all cases been preferred to extracts ; and these selections have, as far as possible, been arranged according to their degree of difficulty. In the inter- ests of the class-room — as the editor understands them — a special endeavor has been made to introduce stories that are bright and animated in tone, and to avoid, for the most part, the pathetic and melodramatic. It is, perhaps, not superfluous to add that in this respect there has been much to avoid. The first two stories, from the French of Perrault, have been chosen because of the familiarity of their contents and because of their readableness. At this day it is certainly not necessary to offer any apology for the publication of translations in a reader of this scope. Translations of this kind have done such excellent service in French and German readers, that it is safe to say they can be equally useful in Italian. In conformity with the strictly elementary character of this book, annotations of a literary or biographical nature have been ill IV PREFACE. almost entirely dispensed with. The notes are purposely brief, it having seemed preferable to render, under the proper word in the vocabulary, many expressions which, in other circum- stances, might find a place in the notes. In constructing the vocabulary it has not been deemed necessary to insert all the forms, of article and pronoun, which are commonly listed in the first few pages of a grammar. Careful attention has been given to the irregular verb-forms, especially those occurring in the earlier selections. The .editor is indebted to Professor Joynes's French Fairy Tales for hints touching the annotation of the first two stories, and to Professor Grandgent's Italian Grammar and Composi- tion for the wording of two or three statements in the notes and vocabulary ; also to Professor Matzke of Stanford University for suggestions as to various series of racconti. B. L. B. Ohio State University, Columbus, November 12, 1896. CONTENTS. PAGE I. Il GATTO COGLI STIVALI I Charles Perrault — C. Collodi, II. Cenerentola 7 Charles Perrault — C. Collodi III. Il piccolo patriotta padovano 15 Edmondo de Amicis. IV. La PICCbLA VEDETTA LOMBARDA 1 7 Edmondo de Amicis. V. SOTTO L' OMBRELLO 22 Enrico Castelnuovo. VI. Il giurato 28 C. Collodi. VII. A UN FIORE SECCO 30 Enrico Guidotti. VIII. La dote d' Orsolina 32 Antonio Caccianiga. ■ IX. RiVELAZIONI D' UN' OSTRICA 37 Antonio Caccianiga. X. Veni, vidi . . . NON vici ! 43 Rosalia Piatti. XI. Una notte infernale 48 Enrico Castelnuovo. V VI CONTENTS. PAGE XII. Un naufragio 56 Enrico Castelnuovo. XIII. Il maestro di calligrafia 67 Enrico Castelnuovo. XIV. Lo zio ministro 81 Antonio Caccianiga. XV. La MIA PADRONA Dl CASA . 94 Edmondo de Amicis. Notes 103 Vocabulary m or TK.'t.. UNIVERSITY or FIRST ITALIAN READINGS I. IL GATTO COGLI STIVALI. Un mugnajo, venuto a morte, non lascio altri beni ai suoi tre figliuoli che aveva, se non il suo mulino, il suo asino e il suo gatto. Cosi le division! furono presto f atte : ne ci fu bisogno del- , V avvocato e del notaro : i quali, com' e naturale, si sarebbero . eva mangiata^ in un boccone tutt' intera la piccola eredita. , . ^ . . . ^ bito 20 II maggiore ebbe il mulino ; . II secondo, 1' asino ; ^ E il minore ddfratdli ebbe s^^ente il.gatto. . , Quest' ultimo n%nSp^^!^arsipace,- pSf^sSift^lTto^ata -^ una parte cosi meschina. «^ ^ , ^^^ — I miei fratelli, — faceva egli a dire,* — potranno tirarsi avanti onestamente, menando vita in comune ; ma quanto a me, quando avro mangiato il mio gatto, e fattomi un mant^^Wdv della sua pelle, bisognerk che mi rassegni a morir di fame. — 15 II gatto, che sentiva questi discorsi, e faceya finta di non darsene per inteso,^ gli disse con viso serio e tranquillo : — Non vi date alia disperazione, padron mio ! Voi non do- vete far altro che trovarmi un sacco e farmi fare un pajo di stivali per andare nel bosco ; e dopo vi faro vedere che nella 20 I FIRST ITALIAN READINGS. parte che vi e wccata; non siete stato ^^ trattato tanto male quanto forse credete. — jjtJW^ Sebbene il padrone del gatto nori*pi|[ft'asse ' queste parole per fhf)!^aVoritanti, a ogni modo gli aveva visto fare tanti 5 giuochi di destrezza nel prendere i topi, or col mettersi penzo- loni, attaccato per i piedi, or col fare il morto,^ nascosto dentro la farina, che fini coll' aver qualche speranza di trovare in lui un po' di ajuto nelle sue miserie. Appena il gatto ebbe cio che voleva, s' infilo bravamente gli 10 stivali, e mettendosi il sacco al coUo, prese le cord^ colle zampe davanti e se ne ando in una conigliera, dove c' erano moltissimi ^omgM ^^^._ Pose dentro al sacco un po' di crusca e della cicerbita : e sdraiandosi per terra come se fosse morto, aspetto che qualche ' giovine coniglio, ancora novizio dei chiappTerelli del mondo, venisse a ficcarsi nel sacco per la gola di mangiare la roba che c' era dentro. Appena si fu sdrajato, ebbe subito la grazia. Eccoti ^ un )niglio, giovane d' anni e di giudizio, che entro dentro al ceo : e il bravo gatto, tirando subito la funicella, lo prese e uccise senza piet^ ne misericordia. Tutto glorioso della preda fatta ando dal Re,^° e chiese di >arlargli. Lo fecero salire nei quartieri del Re, dove entrato che fu " 25 fece una gran ^"^ riverenza al Re, e gli disse : l_ — Ecco, Sire, un coniglio di conigliera che il signor mar- chese di Carab^ — era il nome che gli era piaciuto di dare al suo padrone — mi ha incaricato di presentarvi da parte sua. — Di' al tuo '' padrone, — rispose il Re, — che lo ringrazio 'JO e che mi ha fatto un vero regalo. — Un' altra volta andb a nascondersi fra il grano, tenendo sempre il suo sacco aperto ; e appena ci furono entrate dentro due pernici, tiro la corda e le acchiappb tutte e due. IL GATTO COGLI STIVALI. 3 Corse quindi a presentarle al Re, come aveva fatto per il coniglio di conigliera. II Re gradi, moltissimo anche le due pernici e gli fece dare la mancia. II gatto in questo modo continuo per due o tre mesi a por- tare di tanto in tanto al Re la selvaggina della caccia del suo 5 padrone." Un giorno avendo saputo che il Re doveva recarsi ^^ a pas- seggiare lungo la riva del fiume insieme a5< Aia figlia, la piii bella Principessa del mondo, disse al suo p:. drone : "^ Se date retta a un mio consiglio, la vostra fortuna e 10 fatta : voi dovete andare a bagnarvi nel fiume, e precisamente nel posto, che vi diro io : quanto al resto, lasciate fare a me. — II marchese di Carabk fece tutto quello che gli consiglio il suo gatto, senza sapere a che cosa gli avrebbe potuto ^'^ giovare. Mentre egli si bagnava, il Re passo di Ik ; e il gatto si 15 messe a gridare con quanta ne aveva in gola : ^"^ — Aiuto, aiuto ! affoga il marchese di Carabk. — A queste grida, il Re messe il capo fuori dallo sportello della carrozza e, riconosciuto il gatto, che tante volte gli aveva portata la selvaggina, ordino alle guardie che corressero ^^ subito 20 in aiuto del marchese di Caraba. Intanto che tiravano su, fuori dell' acqua, il povero Mar- chese, il gatto avvicinandosi alia carrozza racconto al Re che mentre il suo padrone si bagnava, i ladri erano venuti a por- targli via i suoi vestiti, sebbene avesse gridato al ladro con tutta 25 la forza dei polmoni. II furbo trincato aveva nascosto i panni sotto un pietrone. II Re die ordine subito agli ufficiali della sua guardaroba di andare a prendere uno dei piii sfarzosi vestiarj per il marchese di Caraba. 30 II Re gli usb mille carezze, e siccome 1' abito che gli ave- vano portato in quel momento faceva spiccare i pregi della sua persona ^^ (perche era bello e benissimo fatto), la Principessa lo 4 FIRST ITALIAN READINGS. trovo simpatico e di suo genio : e bastarono poche occhiate del marchese di Caraba, molto rispettose ma abbastatiza tenere, perche ella ne rimanesse innamorata cotta. Voile il Re che salisse nella sua carrozza, e facesse la pas- 5 seggiata con essi. II gatto, contentissimo di vedere che il suo disegno comin- ciava a pigliar colore, s' avvio avanti ; e avendo incontrato dei contadini, che sega^ano, disse loro : — Buona gente che segate il fieno, se non dite al Re che il 10 prato segato da voi appartiene al marchese di Carabk, sarete tutti affettati fini fini ^ come carne da far polpette. — II Re infatti domandb ai segatori di chi fosse ^^ il prato, che segavano. — E del marchese di Carabk, — dissero tutti a una voce 15 perche la minaccia del gatto li aveva impauriti. — Voi avete di bei possess!, — disse il Re al marchese di Carabk. — Lo yedete da voi. Sire, rispose il Marchese. Questa e una prateria, che non c' h anno, che non mi dia una raccolta 20 abbondantissima. — II bravo gatto, che faceva sempre da battistrada, incontro dei mietitori, e disse loro : — Buona gente che segate il grano, se non direte che tutto questo grano appartiene al signor marchese di Carab^, sarete 25 stritolati fini fini come carne da far polpette. — II Re, che passo pochi minuti dopo, voile sapere a chi ap- partenesse tutto il grano che vedeva. — fi del signor marchese di Carab^, — risposero i mietitori. E il Re se ne rallegro col Marchese. 30 II gatto, che trottava sempre avanti la carrozza, ripeteva sempre le medesime cose a tutti quelli che incontrava lungo la strada ; e il Re rimaneva meravigliato dei grandi possessi del signor marchese di Carabk. T IL GATTO COGLI STIVALI. 5 Finalmente il gatto arrivo a un bel castello, di cui era pa- drone un orco, il piii ricco che si fosse mai veduto ; perch^ tutte le terre, che il Re aveva attraversate, dipendevano da questo castello. II gatto s' ingegno di sapere chi era quest' uomo, e che cosa 5 sapesse fare : e domando di potergli parlare, dicendo che gli sarebbe parso ^'- sconvenienza passare cosi accosto al suo cas- tello senza rendergli omaggio e riverenza. L' orco r accolse con tutta quella cortesia che pub avere un orco ; e gli offrl da riposarsi. 10 — Mi hanno assicurato, — disse il gatto, — che voi avete la virtu di potervi cambiare in ogni specie d' animali ; e che vi potete, per dime una,^ trasformare in leone e in elefante. — Verissimo ! — rispose 1' orco bruscamente, — e per dar- vene una prova, mi vedrete diventare «k» leone. 15 II gatto fu cosi spaventato dal vedersi dinanzi agli occhi un leone, "^ che s' arrampico subito su per le grondaje, ma non senza fatica e pericolo, a cagione dei suoi stivali, che non erano buoni a nulla per camminar sulle grondaje de' tetti. Di li a poco,^ quando il gatto si avvide che V orco aveva 20 jripresa la sua forma di prima, calo a basso e confesso di avere iavuto una gran paura. - — Mi hanno per di piu assicurato, — disse il gatto, — ma questa mi par troppo grossa e non la posso bere, che voi avete anche la virtu di prendere la forma dei pih piccoli animali ; 25 come sarebbe a dire,'^^ di cambiarvi, per esempio, in un topo o in una talpa : ma anche queste son cose, lasciate che ve lo ripeta, che mi paiono sogni delP altro mondo ! — Sogni ? — disse I' orco. — Ora vi faro veder io ! — E nel dir cosi, si cangio in sorcio, e si messe a correre per la 30 stanza. Ma il gatto, lesto come un baleno, gli s' avvento addosso e lo mangio. 6 FIRST ITALIAN READINGS. Intanto il Re che, passando da quella parte, vide il bel castello deir orco, voile entrarvi. 11 gatto, che sent\ il rumore della carrozza che passava sul ponte-levatojo del castello, corse incontro al Re e gli disse : 5 — Vostra maest^ sia la benvenuta^' in questo castello del signor marchese di Carabk. — Come ! signor Marchese ! — esclamo il Re. — Anche que- sto castello e vostro } Non c' b nulla di piu bello di ^^ questo palazzo e delle fabbriche che lo circondano ; visitiamolo nel- 10 r interno, se non vi scomoda. — II Marchese dette la mano alia Principessa ; e seguendo il Re, che era salito il primo, entrarono in una gran sala, dove trovarono imbandita una magnifica merenda, che 1' orco aveva fatta preparare per certi suoi amici che dovevano^^ venire a 15 trovarlo, ma che non 4*vevano ardito di entrar nel castello, perch^ sapevano che c' era il Re. II Re, contento da non potersi dire,^^ delle belle doti del marchese di Caraba, al pari della sua figlia, che n' era pazza, e vedendo i grandi possessi che aveva, dopo avervuotato quattro 20 o cinque bicchieri, gli disse : — Signor Marchese ! se volete divehtare mio genero, non sta che a voi. — II Marchese, con mille riverenze, grad\ 1' alto onore fattogli dal Re, e il giorno dopo sposo la Principessa. 25 II gatto divento gran signore, e se seguito a dar la caccia ai topi, lo fece unicamente per passatempo. CHARLES PERRAULT. Voltato in italiano da C. Collodi. CENERENTOLA. 7 II. CENERENTOLA. C ERA una volta un gentiluomo, il quale aveva sposata in seconde nozze una donna cos\ plena di albagia e d' arroganza, da non darsi 1' eguale. Ella aveva due figlie dello stesso carattere del suo/ e che la somigliavano come due gocce d' acqua. 5 Anche il marito aveva una figlia, ma di una dolcezza e di una bontk, da non farsene un' idea; e in questo tirava dalla sua mamma, la quale era stata la piii buona donna del mondo. Le nozze erano appena fatte, che la matrigna dette subito a divedere la sua cattiveria. Ella non poteva patire le buone 10 qualitk della giovinetta, perche, a quel confronto, le sue figliuo- le diventavano piu antipatiche che mai. Ella la destino alle faccende piu trivial! della casa : era lei che rigovernava in cucina, lei che spazzava le scale e rifaceva le camere della signora e delle signorine ; lei che dormiva a 15 tetto, proprio in un granaio, sopra una cattiva materassa di paglia, mentre le sorelle stavano in camere colF impiantito di legno, dov' erano letti d' ultimo gusto, e specchi da poter- visi mirare dalla testa fino ai piedi. La povera figliuola toUerava ogni cosa con pazienza, e non 20 aveva cuore di rammaricarsene con suo padre, il quale 1' avrebbe sgridata, perche era un uomo che si faceva menare per il naso in tutto e per tutto dalla moglie. Quando aveva linito le sue faccende, andava a rincantuc- ciarsi in un angolo del focolare, dove si metteva a sedere 25 nella cenere ; motivo per cui la chiamavano comunemente la Culincenere? Ma la seconda delle sorelle, che non era cosi sboccata come la maggiore, la chiamava Cenerentoia. 8 FIRST ITALIAN READINGS. Eppure Cenerentola, con tutti i suoi cenci, era cento volte pill bella delle sue sorelle, quantunque fossero vestite in ghin- gheri e da grandi signore. Ora accadde che il figlio del Re diede una festa di ballo, 5 alia quale furono invitate tutte le persone di grand' importanza e anche le nostre due signorine furono del numero, perche erano di quelle che facevano grande spicco in paese. Eccole tutte contente e tutte affaccendate a scegliersi gli abiti e le pettinature, che tornassero loro meglio a viso.^ E questa fu 10 un' altra seccatura per la povera Cenerentola, perche toccava a lei a stirare le sottane e a dare 1' amido ai manichini. Non si parlava d' altro in casa, che del come si sarebbero vestite in quella sera. — lo, — disse la maggiore, — mi mettero il vestito di velluto 15 rosso e le mie trine d' Inghilterra. — E io, — disse 1' altra, — non avrb che il mio solito vestito : ma, in compenso, mi mettero il mantello a fiori d' oro e la mia collana di diamanti, che non e dicerto di quelle che si vedono tutti i giorni. — 20 Mandarono a chiamare la pettinatora di gala, per farsi fare i riccioli su due righe, e comprarono dei nei dalla fabbricante piu in voga della citta. Quindi chiamarono Cenerentola, perche dicesse il sue parere, come quella che aveva moltissimo gusto ; e Cenerentola J') die loro i migliori consigli ; e per giunta si offri di vestirle : la qual cosa fu accettata senza bisogno di dirla due volte. Mentre le vestiva e le pettinava, esse le dicevano : — Di', Cenerentola, avresti caro di venire al ballo ? . . . — Ah! signorine! voi mi canzonate : questi non son di- sc vertimenti per me ! — Hai ragione : ci sarebbe proprio da ridere,* a vedere una Cenerentola, pari tua, ad una festa da ballo. — Un' altra ragazza, ncl posto di Cenerentola, avrebbe fatto di CENERENTOLA. 9 tutto per vestirle male ; ma essa era una buonissima figliuola, e le vesti e le accomodo come meglio non si poteva. Per la gran contentezza di questa festa, stettero quasi due giorni senza ricordarsi di mangiare : strapparono piii di dodici aghetti, per serrarsi ai fianchi e far la vita striminzita ; e 5 passavano tutt' intera la santa giornata^ a guardarsi nello specchio. Venne finalmente il giorno sospirato. Partirono di casa e Cenerentola le accompagno cogli occhi piu lontano che pote : ^ quando non le scorse piu, si mise a piangere. 10 La sua Comare, che la trovo cogli occhi rossi e pieni di pianto, le domando che cosa avesse.' — Vorrei ^ . . . vorrei. ... — E piangeva cosi forte, che non poteva finir la parola. La Comare, che era una fata, le disse : 15 — Vorresti anche tu andare al ballo, non e vero ? — Anch' io, si, — disse Cenerentola, — con un gran sospirone. — Ebbene : prometti tu d' esser buona ? — disse la Comare. — Allora ti ci faro andare. — E menatala in camera, le disse : — Vai nel giardino e 20 portami un cetriolo. — Cenerentola scappb subito a cogliere il piii bello che pote trovare e lo portb alia Comare, non sapendo figurarsi alle mille miglia^ come mai questo cetriolo 1' avrebbe fatta andare alia festa di ballo. 25 La Comare lo vuotb per bene, e rimasta la buccia sola, ci batte sopra colla bacchetta fatata, e in un attimo il cetriolo sf utb in una bella carrozza tutta dorata. Dopo, andb a guardare nella trappola, dove trovb sei sorci, 'tti vivi. 30 Ella disse a Cenerentola di tenere alzato un pochino lo sportello della trappola, e a ciascun sorcio che usciva fuori, gli dava un colpo di bacchetta, e il sorcio diventava subito un 10 FIRST ITALIAN READINGS. bel cavallo : e cosi messe insieme un magnifico tiro a sei, con tutti i cavalli di un bel pelame grigio-topo-rasato. E siccome essa non sapeva di che pasta fabbricart un cocchiere : 5 — Aspettate un poco, — disse Cenerentola, — voglio an- 1 ; re. a vedere se per caso nella topajola ci fosse un topo ; che ">1 ne faremo un cocchiere. — Brava ! — disse la Comare, — va' un po' a vedere. — Cenerentola ritorno colla topajola, dove c' erano tre gr. — ; 10 topi. La fata, fra i tre, scelse quello che aveva la barba piti lunga ; il quale appena 1' ebbe toccato, divento un bel pe/zo di cocchiere, e con certi baffi, i piu belli che si fossero nai veduti. 15 Fatto questo, le disse : — Ora vai nel giardino : e dietro 1' annaffiatoio, troverai sei lucertole. Portamele qui. — ^*^'' Appena 1' ebbe portate, la Comare le convert! in sei lacchb, i quali salirono subito dietro la carrbzza, coUe loro livree 20gallonate, e vi si tenevano attaccati, come se in vita loro non avessero fatto altro mestiere. Allora la fata disse a Cenerentola : — Eccoti qui tutto V occorrente per andare al ballo : sei contenta ? 25 — Si, ma che ^* ci devo andare in questo modo, e con questi vestitacci che ho addosso ? — La fata non fece altro che toccarla colla sua bacchetta, e i suoi poveri panni si cambiarono in vestiti di broccato d' oro • e di argento, e tutti tempestati di pietre preziose: quindi le 30 diede un pajo di scarpine di vetro, che erano una maraviglia. Quand' ella ebbe finite di accomodarsi, monto in carroz ma la Comare le raccomandb sopra ogni altra cosa, di non piu tardi della mezzanotte, ammonendola che se ella si fc CENERENTOLA. II trattenuta al ballo un minuto di piu, la sua carrozza sarebbe ridiventata un cetriolo, i suoi cavalli dei sorci, i suoi lacche delle lucertole, ed i suoi vestiti avrebbero ripreso la forma e I'aspetto cencioso di prima. , a Ella dette alia Comare la sua parola d' onore che sarebbe 5 venuta via dal ballo avanti la mezzanotte. E parti, che non entrava piii nella pelle dalla gran con- tentezza.^^ 11 liglio del Re, essendogli stato annunziato 1' arrivo di una Principessa, che nessimo sapeva chi fosse, corse incontro a 10 riceverla, le offri la mano per iscendere di carrozza, e la con- dusse nella sala dov' erano gl' invitati. Si fece allora un gran silenzio : le danze rimasero interrotte, i violini smessero di suonare, tutti gli occhi erano rivolti a contemplare le grandi bellezze della sconosciuta. 15 Non si sentiva altro che un bisbiglio confuso, e un dir sotto- voce : — Oh! com' e bella ! . . . — Lo stesso Re, per quanto vecchio,^^ non rifiniva dal guar- darla, e andava dicendo sottovoce alia Regina, che da molti anni non gli era piu capitato di vedere una donna tanto bella e 20 tanto graziosa. Tutte le dame avevano gli occhi addosso a lei, per esa- minarne la pettinatura e i vestiti, e farsene fare degli uguali per il giorno dopo, sempre che fosse stato possibile trovare "-^ilc stoffe cosi belle e delle modiste cosi valenti. 25 ' i tiglio del Re la colloco nel posto d' onore ; quindi ando a ■ iderla per farla ballare.^^ Ella ballo con tanta grazia, da far cscere in tutti lo stupore. Fu servito un magnifico rinfresco, che il giovine Principe in assaggio nemmeno, tanto era assorto nel rimirare la bella 30 iiOsciuta. Ella ando a porsi accanto alle sue sorelle : uso loro mille zze : e fece parte ad esse delle arance e dei cedri, che il 12 FIRST ITALIAN READINGS. Principe le aveva regalato ; la qual cosa le meraviglio mol- tissimo, perche esse non la riconobbero ne punto ne poco.^* ^In quella che^* stavang discorrendo insieme, Cenerentola senti battere le undici e tre quarti ; e fatta subito una gran 6 riverenza a tutta la society, scappb via come il vento. Appena arrivata a casa, corse a trovare la Comare, e dope averla ringraziata, le disse che avrebbe avuto un gran piacere di tornare anche alia festa del giorno dipoi, perche il figlio del Re r aveva pregata molto. 10 Mentre stava raccontando alia Comare tutti i particolari della festa, le due sorelle bussarono alia porta : Cenerentola andb loro ad aprire. — Quanto siete state a tornare ! — disse ella stropicciandosi gli occhi e stirandosi come se si fosse svegliata in quel momento. 15 E si, che ella non aveva avuto davvero una gran voglia di dormire, dacche s' erano lasciate. Se tu fossi stata al ballo, — le disse una delle sue sorelle, — non ti saresti dicerto annoiata : vi e capitata la piu bella Prin- cipessa, ma di' pure la piu bella che si possa vedere al mor do : 20 essa ci ha fatto mille garbatezze, e ci ha regalato dei cedri e delle arance. — Cenerentola non capiva piu in se dalla gioja.^® Elli do- mando loro il nome di questa Principessa ; ma quelle risposero che non la conoscevano, e che il figlio del Re si struggeva della 25 voglia di sapere chi fosse, e che per saperlo avrebbe dato qua- lunque cosa. Cenerentola sorrise, e disse loro : — Dev' esser " bella davvero ! Dio mio ! ^* come siete felici voi altre ! Che cosa pagherei di poterla vedere ! Via, signora 30 Giulietta, prestatemi il vostro vestito giallo, quello di tutti i giorni. — (iiusto, lo dicevo anch' io ! — rispose Giulietta. — Prestare il mio vestito a una brutta Cenerentola come te ! Bisognerebbe proprio dire che avessi perso il giudizio. — CENERENTOLA. 13 Questa risposta Cenerentola se 1' aspettava: e ne fu con- tentissima ; perche si sarebbe trovata in un grande impiccio, se la sua sorella le avesse prestato il vestito. La sera dopo le due sorelle tornarono al ballo : e Ceneren- tola pure ; ma vestita anche piu sfarzosamente della prima volta. 5 II figlio del Re non la lascio un minuto ; e in tutta la serata non fece altro che dirle un monte di cose appassionate e galanti. La giovinetta, che non s' annojava punto, si era dimenticata le raccomandazioni fatte dalla Comare ; tant' e vero che senti battere il primo tocco della mezzanotte, e credeva che non fos- lo sero ancora le undici. S' alzo e fuggi con tanta leggerezza, che pareva una cervia. II Principe le corse dietro, ma non pote raggiungerla. Nel fuggire, ella lascio cascare una delle sue scarpine di vetro, che il principe raccattb con grandissimo amore. 15 Cenerentola arrivb a casa tutta scalmanata, senza carrozza, senza lacche e con addosso il vestito di tutti i giorni, non essen- dole rimasto nulla delle sue magnificenze, all' infuori di una delle sue scarpine, la compagna di quella che aveva perduta per la strada. 20 Fu domandato ai guardaportoni del palazzo, se per caso avessero veduto uscire una Principessa : ma essi risposero che non avevano veduto uscir nessuno, tranne una ragazza mal vestita e che all' aspetto pareva piuttosto una contadina che una signora. 25 Quando le due sorelle ritornarono dal ballo, Cenerentola ^hiese loro se si erano divertite e se c' era stata anche la bella signora. Esse risposero di si, e che era scappata via alio scocco della mezzanotte, e con tanta furia, che s' era lasciata cascare una 30 delle sue scarpine di vetro, la piu bella scarpina del mondo : e che il figlio del Re 1' aveva raccattata, e non aveva fatto altro che guardarla tutto il tempo del ballo, e che questo voleva dire 14 FIRST ITALIAN READINGS. che egli era innamorato morto della bella signora, alia quale apparteneva la scarpina. E dicevano la verita: perche di li a pochi giorni/^ il figlio del Re fece bandire a suon di tromba, che sposerebbe colei, il 5 cui piede avesse calzato bene quella scarpina. Si comincio a provare la Scarpa alle Principesse : poi alle • Duchesse e a tutte le dame di corte : ma era tempo perso. Fu portata a casa delle due sorelle, le quali fecero ogni sforzo possibile per far entrare il piede in quella Scarpa: ma non ci fu 10 modo. Cenerentola, che stava a guardarle e che aveva riconosciuta la scarpina, disse loro : — Voglio vedere anch' io se mi va bene ! — Le sorelle si misero a ridere e a canzonarla. 15 II gentiluomo incaricato di far la prova della scarpa, avendo posato gli occhi addosso a Cenerentola e parendogli molto bella, disse che era giustissimo, e che egli aveva 1' ordine di provar la Scarpa a tutte le fanciulle. Fece sedere Cenerentola, e avvicinando la scarpa al suo 20 piedino, vide che c' entrava senz' ombra di fatica e che calzava proprio come un guanto. Lo stupore delle due sorelle fu grande, ma crebbe del doppio, quando Cenerentola cavo fuori di tasca 1' altra scarpina e se la infi..l6 in quell' altro piede. 25 In codesto punto arrivb la Comare, la quale, dato un colpo di bacchetta ai vestiti di Cenerentola, li fece diventare assai piii sfarzosi, che non ^ fossero stati mai. Allora le due sorelle riconobbero in essa la bella signora veduta al ballo ; e si gettarono ai suoi piedi per chiederk per- 30 dono dei mali trattamenti che le avevano fatto patire. Cenerentola le fece alzare, e disse, abbracciandole, che per- donava loro di cuore, e che le pregava ad amarla sempre e dimolto. IL PICCOLO PATRIOTTA PADOVANO. 1 5 Vestita com' era, fu condotta dal Principe, al quale parve pill bella di tutte le altre volte, e dopo pochi giorni la sposo. Cenerentola, buona figliuola quanto bella, fece dare un quar- tiere alle sue sorelle, e le marito il giorno stesso a due gentiluo- mini della corte. CHARLES PERRAULT. Voltato in italiano da C. Colloui. U III. IL PICCOLO PATRIOTTA PADOVANO. Un piroscafo francese parti da Barcellona, cittk della Spa- gna, per Genova ; e c' erano a bordo francesi, italiani, spa- gnuoli, svizzeri. C era, fra gli altri, un ragazzo di midici anni, mal vestito, solo, che se ne stava sempre in d i spar te , c o m e un animale selvatico, guardando tutti con 1' occhio iCn^o* E aveva lo ben ragione di guardare tutti con 1' occhio torvo. Due anni prima, suo padre e sua madre, crohradmi nei dintorni di Padq^L/ / r avevano venduto al capo d' una compagnia ,di s^aYumbancnrf^^*^ jl^uak, dopo av^fgli insegnato a fare i ^o&ii^ furia di pugni, di^cafci e di ciigiumjse 1' era portato/'a tr^venso alia Fj^mci^ e 15 alia Spagna, picchiandolo sempre e n olT^a mm n ooloml i . ^Arri- vato a Barcellona, non potendo pi iij^egf ere alle percosse e alla^ fame, nhdonom uno stato da far piett, era fuggito dal suo aguz-^ ^''^^^mo, e corsp a chieder protezione al Console d' Italia; il quale, TW^ieWfeW^' aveva imbarcato su quel piroscafo, dandogli una 20 lettera per il Questore di Genova, che doveva rimandarlo ai suoi parenti ; ai parenti che 1' a,vevan {^^latfto come una bestia. II povero ragazzo era la^Jp e malancciav Gli avevan dato una cabina nella seconda classe. Tutti lo guardavano ; qual- l6 FIRST ITALIAN READINGS. f. £uno lo interrogava : ma egli non rispondeva, e paceva che '^^ofasse e (^^rezzasfe tutti, tanto 1' avevano ma^^ma e intri- '*'*^ii!8^e privazioni e le busse. Tre viaggiatori, non di meno, a forza d' insistere con le doman de^ iuscirono a fargli snodare la 5 lingua, e in poche parole rozzeP^stedi veneto, di spagnuolo e di francese, egli racconto la sua storia. Non erano italiani quei tre viaggiatori ; ma capirono, e un poco per compassione, un .^poco perchb eccitati dal vino, gli diedero dei soldi, ^liando e ^^^^tfj^zicandolo perche raccontasse altre cose ; ed essendo entrate 10 nellasala, in quel momento, alcune signore, tutti e.^^er farsi '''^C^^'^'^eaei^ gli diedero ancora del denaro, gridando : — TiglTa que- sto ! — Piglia quest' altro ! — e facendo sonar le monete sulla tavolaV'^ II ragazzo inta^QO ogni cosa, rmgraziando a mezza voce, col suo fare Burbefo, ma con uno sguardo per la prima 15 volta sorridpnte e affettuoso. Poi s' arrampicp nella sua cabina, tiro la tenoa/e^ette^queto, pensando ai fatti suoi. Con quei danari poteva a'Ssaggiare qualche buon boccone aBojrdo.. dopo due anni e^^^^J&va il pane; poteva comprarsi una'giaccnetta, appena sbarcato a Genova, dopo due anni che andava vestit^ di i^?nc^ici : e poteva anche, portandoli a casa, farsi '^accogliere da ^suo padre e da sua madre un poco piu umanamente che non r avrebbero accolto se fosse arrivato con le tasche vuote. Erano una piccola fortuna per lui quei denari. E a questo egli pensava, racconsolato, dietro la tenda della sua cabina, 25 mentre i tre viaggiatori discorrevano, seduti alia tavola da pranzo, in mezzo alia sala della seconda classe. Bevevano e discorrevano dei loro viaggi e dei paesi che avevan veduti, e di discorso in dis^^orso,^ vennero a ragionare dell' Italia. Comin- cib uno anSgSalWclegli ali^fgm, un altro delle strade ferrate, 30 e poi tutti insieme, infervorandosi, presero a dir male d' ogni cosa. Uno avrebbe preferito di viaggiare in I^appqma; un altro diceva di non aver tj*ovato in Italia che Irunaton e bri- ganti ; il terzo, che gl' irnpitgatPitaliani non sanno leggere. — Un LA PICCOLA VEDETTA LOMBARDA. 1/ popolo ignorante, — ripete il primo. — Sudicio, — aggiunse il secondo. — La . . . — esclamo il terzo : e voleva dir ladro, ma non pote finir la parola: una tempesta di soldi e di mezze lire si rovescio sulle loro teste e sulle loro spall^^esaltellb sul tavolo e suir impiantito con un fraca^^ooMwfenio. j'utti e tre s' al- 5 zarono iuriosi, guardando all' in su, e ricevettero ancora una Ti^^ii^a di soldi sulla faccia. — Ripigliatevi i vostri soldi, — disse con disprezzo il ragazzo, affacciato fuor della tenda della cabina ; — io non accetto 1' el^nrosnl^ da chi insulta il mio paese. lo EDMONDO DE AMICIS. ^7 IV. ^ n/ la PICCOLA VEDETTA LOMBARDA. Nel 1859, durante la guerra per la liberazione della Lom- bardia, pochi giorni dopo la battaglia di Solferino e San Mar-i tino,^ vinta dai Frances! e dagli Italiani contro gli Austriaci, in una bella mattinata del mese di giugno, un piccolo drappello di cavalleggieri di Saluzzo ^ andava di lento passo, per un 15 sentiero solitario, verso il nemico, esplorando attentamente la campagna. Guidavano il drappello un ufficiale e un sergente, e tutti guardavano lontano, davanti a s^, con occhio fisso, muti^ preparati a veder da un momento all' altro biancheggiare fra gli alberi le divise degli avamposti nemici. Arrivarono cosi 20 a una casetta rustica, circondata di frassini, davanti alia quale (>aA se ne stava tutto solo un ragazzo d' una dozzina d' anni, che scortecciava un piccolo ramo con un coltello, per farsene un bastoncino : da una finestra della casa spenzolava una larga bandiera tricolore : dentro non c' era nessuno : i contadini, 25 messa fuori la bandiera, erano scappati, per paura degli Au- 1 8 FIRST ITALIAN READINGS. striaci. Appena visti i cavalleggieri, il ragazzo butto via il bastone e si levo il berretto. Era un bel ragazzo, di viso ardito, con gli occhi grandi e celesti, coi capelli biondi e lunghi : era in maniche di camicia, e mostrava il petto nudo. 5 — Che fai qui ? — gli domandb 1' ufficiale, fermando il cavallo. — Perche non sei fuggito con la tua famiglia ? — lo non ho famiglia, — rispose il ragazzo, — Sono un trovatello. Lavoro un po' per tutti. Son rimasto qui per veder la guerra. 10 — Hai visto passar degli Austriaci ? — No, da tre giorni. L' ufficiale stette un poco pensando ; poi saltb giu da cavallo, e lasciati i soldati li, rivolti verso il nemico, entro nella casa e sail sul tetto. ... La casa era bassa ; dal tetto non si vedeva 15 che un piccolo tratto di campagna. — Bisogna salir sugli alberi, — disse r ufficiale, e discese. Proprio davanti all' aia si dri?- zava un frassino altissimo e sottile, che dondolava la vetta neir azzurro. L' ufficiale rimase un po' sopra pensiero, guar- dando ora 1' albero ora i soldati ; poi tutt' a un tratto domando 20 al ragazzo : % ' — Hai buona vista, tu, monello? — lo ? -^r^sqjose il ragazzo. ' — To vedo un passerotto lontano un miglio. — Saresti buono a salire in cima a quell' albero ? 'J5 — In cima a quell' albero ? io ? In mezzo minuto ci salgo. — E sapresti dirmi quello che vedi di lassii, se c' ^ soldati austriaci da Gftiella parte, nuvoli di polvere, fucili che luccicano, cavalli ? — Sicuro /he saprei. M — Che co^ vuoi per farmi questo servizio? — Che cosa voglio ? — disse il ragazzo sorridendo. — Niente. Bella cosa ! * E poi . . . se fosse per i tedeschi., a nessun patto ; ma per i nostri ! Io sono lombardo. ^ LA PICCOLA VEDETTA LOMBARDA. IQ — Bene. Va su dunque. i / — Un momento, che mi levi le scarpe. Si levo le scarpe, si strinse la cinghia dei calzoni, buttb neir erba il berretto e abbraccio il tronco del frassino. — Ma bada . . . — esclamo V uffiziale, facendo 1' atto di 5 trattenerlo, come preso da un timore improvviso. II ragazzo si voltb a guardarlo, coi suoi begli occhi ceiesti, in atto interrogativo. — Niente, — disse 1' uffiziale ; — va su. II ragazzo ando su, come un gatto. 10 — Guardate davanti a voi, — grido 1' uffiziale ai soldati. In pochi momenti il ragazzo fu sulla cima dell' albero, avviticchiato al fusto, con le gambe fra le foglie, ma col busto scoperto, e il sole gli batteva sul capo biondo, che pareva d' oro. L' uffiziale lo vedeva appena, tanto era piccino lassu. 15 — Guarda dritfo'e lontano, — grido 1' uffiziale. II ragazzo, per veder meglio, stacco la mano destra dal- I'albero e se la mise alia fronte. ' — Che cosa vedi ? — domando 1' uffiziale. II ragazzo chinb il viso verso di lui, e facendosi portavoce 20 della mano, rispose : — Due uomini a cavallo, sulla strada bianca. — A che distanza di qui ? — Mezzo miglio. — Movono ? 25 — Son fermi. — Che altro vedi ? — domando 1' uffiziale, dopo un momento di silenzio. — Guarda a destra. 11 ragazzo guardo a destra. Poi disse : — Vicino al cimitero, tra gli alberi, c' e qualche 30 cosa che luccica. Paiono baionette. — Vedi gente ? — No. Saran * nascosti nel grano. 20 FIRST ITALIAN REDAINGS. In quel momento un fischio di palla acutissimo passb alto per r aria e ando a morire lontano dietro alia casa. — Scendi, ragazzo ! — grido V ufficiale. — T' han visto. Non voglio altro. Vien giu. 5 — lo non ho paura, — rispose il ragazzo. — Scendi ... — ripete 1' uffiziale, — che altro vedi, a sinistra ? — A sinistra ? — Si, a sinistra. 10 II ragazzo sporse il capo a sinistra : in quel punto un altro fischio pill acuto e piii basso del primo taglio 1' aria. — II ragazzo si riscosse tutto. — Accidenti ! — esclamb. — L' hanno proprio con me ! ^ — La palla gli era passata poco lontano. — A basso ! — grido 1' ufifiziale, imperioso e irritato. 15 — Scendo subito, — • rispose il ragazzo. — Ma 1' albero mi ripara, non dubiti.^ A sinistra, vuole sapere ? — A sinistra, — rispose 1' uffiziale; — ma scendi, — A sinistra, — grido il ragazzo, sporgendo il busto da quella parte, — dove c' e una cappella mi par di veder. . . . 20 Un terzo fischio labbi'oso passo in alto, e quasi ad un punto' si vide il ragazzo venir giu, trattenendosi per un tratto al fusto ed ai rami, e poi precipitando a capo fitto colle braccia aperte. — Maledizione ! — grido V uffiziale, accorrendo. 25 II ragazzo batt^ della schiena per terra e resto disteso con le braccia larghe, supino ; un rigagnolo di sangue gli sgorgava dal petto, a sinistra. II sergente e due soldati saltaron giu da cavallo; 1' uffiziale si chino e gli apri lacamicia: la palla gli era entrata nel polmone sinistro. — £ morto ! — esclamo 1' uffiziale. 30 — No, vive ! — rispose il sergente. — Ah ! povero ragazzo ! bravo ragazzo ! — grido 1' uffiziale ; — coraggio ! coraggio ! — Ma mentre gli diceva coraggio e gli premeva il fazzoletto sulla ferita, il ragazzo straluno gli occhi e abbandono il capo : era LA PICCOLA VEDETTA LOMBARDA. 21 morto. L' uffiziale impallidi, e lo guardo fisso un moniento; — poi lo adagio col capo sull' erba ; — s' alzo, e stette a guar- darlo ; — anche il sergente e i due soldati, immobili, lo guar- davano : — gli altri stavan rivolti verso il nemico. — Povero ragazzo ! — ripete tristamente 1' uffiziale. — Povero 5 e bravo ragazzo ! Poi s' avvicino alia casa, levo dalla finestra la bandiera tricolore, e la distese come un drappo funebre sul piccolo morto, lasciandogli il viso scoperto. II sergente raccolse a fianco del morto le scarpe, il berretto, il bastoncino e il coltello. 10 Stettero ancora un momento silenziosi ; poi 1' ufficiale si rivolse al sergente e gli disse : — Lo manderemo a pigliare ^ dall' ambulanza : e morto da soldato; lo seppelliranno i soldati. — Detto questo mando un bacio al morto con un atto della mano e grido : — A cavallo. — Tutti balzarono in sella, il drap- 15 pello si riuni e riprese il suo cammino. / E poche ore dopo il piccolo morto ebbe i suoi onori di guerra. Al tramontare del sole, tutta la linea degli avamposti italiani s' avanzava verso il nemico, e per lo stesso cammino stato 20 percorso^ la mattina dal drappello di cavalleria, procedeva su due file un grosso battaglione di bersaglieri, il quale, pochi giorni innanzi, aveva valorosamente rigato di sangue il colle di San Martino. La notizia della morte del ragazzo era gik corsa fra quei soldati prima che lasciassero gli accampamenti. 25 II sentiero, fiancheggiato da un rigagnolo, passava a pochi passi di distanza dalla casa. Quando i primi uffiziali del battaglione videro il piccolo cadavere disteso ai piedi del frassino e coperto dalla bandiera tricolore, lo salutarono con la sciabola ; e uno di essi si chino sopra la sponda del rigagnolo, ch' era tutta fiorita, 30 strappo due fiori e glieli getto. Allora tutti i bersaglieri, via via che passavano, strapparono dei fiori e li gettarono al morto. In pochi minuti il ragazzo fu coperto di fiori, e uffiziali e soldati 22 FIRST ITALIAN READINGS. gli mandavan tutti un saluto passando : — Bravo, piccolo lorn- bardo ! — Addio, ragazzo ! — A te, biondino ! — Evviva ! — Gloria ! — Addio ! — Un uffiziale gli getto la sua medaglia al valore, un altro ando a baciargli la fronte. ■.. E i fiori continua- vano a piovergli sui piedi nudi, sul petto insanguinato, sul capo biondo. Ed egli se ne dormiva 1^ nell' erba, ravvolto nella sua bandiera, col viso bianco e quasi sorridente, povero ragazzo, come se sentisse quel saluti, e fosse contento d' aver dato la vita per la sua Lombardia.\/ EDMONDO DE AMICIS. SOTTO L' OMBRELLO. 10 Mancavano ancora piu di tre chilometri per arrivare alia villa quando comincio a piovere. La signora Susanna guardo in alto, allungo il braccio e rice- vette le prime goccie sul dorso della niano e sulla faccia. Poi disse a suo nipote ch' era un ragazzo tra i quattordici e i quin- 15 dici anni : — Ferruccio, va in due salti laggiu dalla^ vecchia Marta ; ella avrk forse da prestarci un ombrello. Tu, Cecilia, resta qui. . . . Non faresti che inzaccherarti tutta. In pari tempo la signora Susanna aperse il suo ombrellino e disse alia figliuola : — Finche torna Ferruccio, vieni sotto anche 20 tu. Non sark un gran riparo, ma a qualche cosa servirk pure. — Pero Cecilia rispo.se : — No, mamma, e inutile, in due non ci si sta.^ Ferruccio non tardo a ricomparire, seguito a pochi passi di distanza da una donna trafelata che teneva sotto il braccio un 25 grande ombrellone rosso. SOTTO L OMBRELLO. 2^ — Non sarebbe meglio che s' accomodassero da me per un quarto d' ora ? — disse officiosamente la nuova arrivata. — Gik questo tempaccio tanto non pub durare. . . . Creda, signora, sarebbe meglio. . . . Se poi non vuole, eccole un ombrello. . . . Un ombrello da povera gente, ma non ho che 5 questo. ^ ^: — Grazie, Marta, — replicocon affabilita la signora Susanna. — Verrei da voi volontieri ; ma e gia tardi e il desinare ci aspetta. Accetto il vostro ombrello che vi faro avere piii tardi. E grazie di nuovo. 10 Ferruccio e Cecilia ridevano fra di loro contemplando quel- r ombrellone da curato che pareva dover proteggere sotto le sue ali un' intera famiglia. — Tutti e tre a braccetto, tutti e tre a braccetto, — esclamo la ragazza battendo le mani. 15 — Nemmen per sogno,^ bimba che sei, — riprese la madre. — A te il mio parasole, Ferruccio terrk 1' ombrellone e fark da cavaliere a me. Queste disposizioni piacquero poco a' due cugini le cui facce si allungarono di alcuni centimetri. Ma la signora Susanna non 20 se ne accorse, perche in quel momento ella s' era voltata al rumore di una carrozza che si avvicinava. Era la timonella del dottor Lonzi. — Signora Mellini, — grido il dottore fermando il cavallo e sporgendo la testa fuori del mantice alzato a meta, — vuol salire 25 in timonella ? Ho un posto disponibile. — In verita, — rispose la signora Susanna, — se non credessi di farla deviare dal suo cammino, accetterei. — Si figuri. . . . Passo anzi davanti alia sua villa. E in ogni caso. ... Mi displace piu.ttosto di non potere offrire 30 ospitalitk a que' due signorini. — I due signorini vanno a piedi, — disse Cecilia tutta con- tenta. 24 FIRST ITALIAN READINGS. E restituendo alia madre 1' ombrellino si ricovero sotto 1' om- brello rosso, f — Quella li resterk una bimba sino all' estrema vecchiezza, — osservo la signora Susanna mentre, aiutata dal dottore, saliva 5 in timonella. P^ continub, rivolgendosi ai due ragazzi : — Mi raccomando di non far pazzie e di andar subito a casa. Fer- ruccio, tu sei il piii giovine, ma sei anche il piii savio. Abbi tu giudizio per tua cugina. Te 1' affido. II dottore Lonzi scosse le redini sul collo al cavallo che si 10 mise al trotto. — Ha sentito? — disse con aria d' importanza Ferruccio. — £ affidata a me. Dunque rispetto e soggezione. — Oh I — esclamo Cecilia. — Che cavaliere formidabile ! Con un buffetto lo getterei in fosso. lo — Questa vorrei vederla, — replico Ferruccio piccato. — To', mi negheresti d' esser tre buone dita piu basso di me .? — £ una calunnia. Ci siamo forse misurati quest' autunno ? — Quest' autunno no, ma 1' autunno passato. — Qui sta il busillis. ... In un anno io son cresciuto e tu 20 no . . . almeno in altezza. Quest' allusione alle curve nascenti di sua cugina parve a Ferruccio un' audacia immensa, ond' egli arrossi e chino gli occhi a terra. La ragazza rimase un momento in forse se doveva ridere o 25 arrabbiarsi, e si contentb di borbottare fra i denti : — Sguaiato ! — Un altr' anno poi ce la conteremo, — soggiunse Ferruccio, lieto d' averla passata liscia.^ — A proposito di che ce la conteremo ? — Oh bella! A proposito della mia statura. 30 — Sicuro . . . diventerai il gigante Golia. . . . Ma an- diamo, gruUo, lo sai tenere o no quel famoso ombrello ? £ innegabile che Ferruccio lo teneva piuttosto male, co- stretto com' era a camminare in punta di piedi per non parer SOTTO L OMBRELLO. 2$ meno alto della cugina. Per peggio tirava vento, e ogni tanto una raffica faceva piegare 1' asta ora da una parte, ora dal- I'altra. N> — lo faccio la doccia dal lato destro, — osservo Cecilia. — E io dal lato sinistro. 5 — Vuoi lasciar provare a me ? — disse la giovinetta. — Lasciarti V ombrello ? — Si, per cinque minuti. — Ma nemmen per sogno. — Via, sii compiacente. 10 — Ti dico di no. ' ./>^r> • -v ^. '— Quancjlo poterono riaprirlo, Ferruccio ayeva il cappello a 'sghiiiitescio e Cecilia era tutta arruffata ; grdnHkvano poi tutti e due come se fossero usciti allora da un bagno. — Colpa tua, — grido la ragazza. — Sgarbataccio ! 20 — Ah colpa mia ! Fosti tu che,, ., . . A questo punto pero 1' ildritaj prese il sopfavvento e i due cugini si guardarono in viso ridendo a piu non posso.* — Fu una bella capata. " "" [ — Eh, lo credo io. Debbo aver un befhoccolo sulla fronte. 25 — E anch' io qui. . . . — Povera cuginetta ! — esclamo Ferruccio. — Non rider cosi forte, — disse Cecilia fingendo un comico Sgomento. — Se scuotrtroppo V ombrello, esso(ne fa ancora una delle sue ' e torna a chiudersi. ~ ' 30 "^j'^ ^^-— ■ Ca^'gran disgrazia ! Non si stava punto male li sotto. Anche questa volta Ferruccio credette d' essersi lasciata sfuggire una frase arrischiata anzicheno, e divenne rosso. 26 FIRST ITALIAN READINGS. Cecilia gli lancio un'occhiatina in cui c' era un fondo d' in- conscia cWett5ria;'poi, aueggi^ndosi a donna di proposito : — Orsu, — disse, — f acciamo da gente soda il resto del cam- mino. juinU^^ 5 Ella passo di nuovo Hbraccio sotto a quello del suo cava- liere e gli si stnnse addofso quanto pili era possibile. — Cosi saro al coperto con tutta la persona, — ella disse. Ferruccio si sentiva intorno una specie' d' inquietudine, un malessere non provato ancora ; un malessere pero cosi delizioso 10 die in quel momento egli non Tavrebbe cambiato con nessuna cosa al mondo. E Cecilia intanto, chinando verso di lui la leggiadra testina, gli parlava come non gli aveva parlato mai sino a quel giorno, come si parla, non gia a un fanciullo che si prende per com- 15 pagno di chiassi, ma a un giovinetto che pub essere il confi- dente, 1' amico. A vedersi finalmente trattato da pari a pari da una ragazza che aveva quasi quindici anni e mezzo e ch' era bellina davvero, Ferruccio non capiva in se dalla contentezza. Sulle prime era 20 confuso, si impappinava, ma a poco a poco gli si sciolse lo sci- linguagnolo e comincib anch' egli a discorrere con un calore, con un' enfasi insolita. Quante cose si dissero i due cugini sotto a quell' ombrello ! Ricorsero i tempi dell' infanzia allorche vivevano nella stessa 25 cittk e passavano insieme molte ore della giornata, bisticcian- dosi spesso, tirandosi anche di tanto in tanto per i capelli, ma non potendo mai star divisi. Piu tardi le famiglie erano andate ad abitar paesi diversi, e Cecilia e Ferruccio si rammentavano d' aver pianto dirottamente il giorno della separazione. Si, 30 certo, avevano pianto, avevano giurato di scriversi, ma poiche sapevano fare appena le aste, non c' era stato caso di mantener la promessa. Perb Ferruccio era venuto sin da quell' autunno a passar le vacanze presso gli zii, e cosi negli autunni succes- SOTTO L OMBRELLO. 27 sivi. Era quella anche per Cecilia la piu lieta stagione del- r anno. £ vero, c' era stato un po' di raffreddamento quando Cecilia pareva voler diventare un campanile e Ferruccio invece non si decideva mai a crescere. Allora ella lo guardava pro- prio dair alto al basso. ^ Basta ; ormai questa umiliazione era 5 finita, e Cecilia riconosceva lealmente che Ferruccio non faceva punto una cattiva figura al suo fianco. Ma ! Che peccato di non poter andar a braccetto tutto 1' anno ! Che peccato di non poter sempre confidarsi i pensieri intimi, i desiderii segreti, le piccole contrarieta della vita ! 10 I due cugini sdrucciolavano nel patetico. Chi sa che cosa riserbava loro 1' avvenire ? Una serie di disinganni, una morte precoce forse . . . brr ... 1' idea sola faceva gelare il sangue. — Non dirlo nemmeno, Cecilia, — esclamo Ferruccio. — Ti dispiacerebbe davvero se io morissi ? 15 — Oh che discorsi ! — egli replico fissandola con occhi umidi. Ella, per risposta, gli premette dolcemente il braccio. Questo dialogo sentimentale fu interrotto da una voce. — Ehi, ragazzi, volete spicciarvi ? 20 Era la signora Susanna la quale aspettava la figliuola presso la cancellata della villa ov' essi erano giunti senz' accor- gersene. — E adesso, — continue la signora Susanna, — mi farete la grazia di spiegarmi perche tenevate 1' ombrello aperto ? Son 25 pill di venti minuti che ha smesso di piovere. — Ha smesso di piovere ! — gridarono Cecilia e Ferruccio pieni di maraviglia. — Ma s\. . . . Eravate nelle nuvole ? Di Cecilia non mi stupisco ; ella non sa mai dov' abbia la testa ; ma tu, Ferruccio, 30 vergogna ! E in che stato siete ! Col fango fin sopra i capelli ! Su, presto, andate a mutarvi vestito, e poi subito a tavola. Tu, Ferruccio, consegna 1' ombrello a Menico che lo riporti alia 28 FIRST ITALIAN READINGS. vecchia Marta. Gia per quello che vi ha servito, si poteva fare a meno di prenderlo.' — No, mamma, credilo, sotto quell' .ombrello si stava benis- simo, — disse Cecilia avviandosi a casa. 5 — Birichina ! — le susurro all' orecchio Ferruccio mettendo- sele al fianco. ENRICO CASTELNUOVO. VI. / IL GIURATO. L' ISTITUZIONE dei giurati e un mistero come un altro. Piu si studia e ^ meno si arriva a capirlo. rJifatti, a che serve fare un corso intero di giurisprudenza, 10 subire esami, addottorarsi, avvocatarsi e, cominciando dal primo gradino del pretore, salire su su finb a giudice o presidente della Corte, quando un bottegaio, un farmacista, un negoziante d' olio, un venditore di fiammiferi all' ingrosso, vengono in Tri- bunale a pigliare il posto del vero giudice, e il loro verdetto, 15 quale e' si sia,^ decide sommariamente della sorte dell' impu- tato? Mistero ! . . . Perche si crede e si deve credere che dodici o quindici per- sone, sprovviste per il solito d' ogni studio legale e d' ogni 20 pratica forense, debbano essere piii competenti, in un dibatti- mento grave e spesso complicatissimo, a emettere un giudizio retto e spassionato, di quello che potrebbero esserlo gli stessi magistrati, largamente forniti di studi, di criteri e d' esperienza ? Mistero ! . . . 26 E perche, per la medesima ragione, dovendo giudicare della ERBIT IL GIURAT<). ■ 29 gravitk di un caso chirurgico, invece di chiamare un professore dello Spedale o un altro valente operatore, non si chiama il lat- taio, il calzolaio o il tappezziere di casa ? Mistero ! . . . Perche ostinarsi a cantare tutti i giorni la coscienza, la retti- 5 tudine e 1' incorruttibililk della nostra magistratura, mentre poi, air atto pratico,^ questa medesima magistratura cosi coscienzio- sa, cosi retta, cosi incorruttibile la facciamo controllare (il verbo , e f rancese, ma il significato e italiano) da un' altra magistratura, apocrifa, posticcia, improvvisata ? XO Mistero ! . . . Perche deve esser lecito strappare dalle sue consuetudini ' giornaliere un povero diavolo, il quale per venti o trent' anni non ha fatto altro che fabbricare o sapone, o camiciole di lana, o versi endecasillabi,-per costringerlo a mascherarsi li per li da 15 giudice di Tribunale, col pericolo che egli assolva innocente- mente qualche arnese galerabile,* e mandi all' ergastolo qualche malcapitato galantuomo ? Mistero, mistero, e sempre mistero ! vale a dire ^ tutte cose che si vedono fare, senza poterne capire la ragione ragionevole 20 per cui si fanno. — Che cos' e il giurato ? — 11 giurato e un libero cittadino, condannato dalle libera istituzioni a far da unia, rigirandosi in bocca due pallottole, sopr' una delle quali e scritta la condanna, e sull' altra 1' asso- 25 luzione dell' imputato. La prima pallottola che il giurato sputa, e quella che il vero giudice e tenuto a fare eseguire. — Qual' e, per un giurato, la piii grande afflizione di spirito ? — Quella di non saper mai a che ora potrk pranzare. — Che fa il giurato, durante il dibattimento ? 30 — Quando va a prendere il suo posto e rassegnato : dopo un' ora, e uggioso : dopo un' ora e mezzo, e impaziente : dopo un' ora q tre quarti, diventa atrabiliare : dopo due ore, finisce 30 FIRST ITALIAN READINGS. col credersi piu infelice dello stesso imputato, perche egli si sente gia condannato, mentre 1' altro ha sempre qualche spe- ranza. — Come si cliiama la deliberazione del giuri ? 5 — Verdetto. — Questa parola significa forse 1' obbligo nei giurati di col- pire nel vero ? — Nossignore. Questa parola significa semplicemente "e vero che i giurati hanno detto quel che hanno detto ! " . . . 10 — Che cos' e dunque il verdetto ? — £ la cosa meno seria, fra le cose serie di questo mondo. -A C. COLLODI. VII. A UN FIORE SECCO. EccoTi qui, tra le mie mani, sotto i miei occhi. Nulla e pill in te di cio che era meraviglioso in te. Non hai nh colore, n^ rilievo, ne profumo. II vento non ti culla piu, gli 15 insetti non ti cercano, le farfalle ti hanno dimenticato. Appena appena al vederti si puo credere che tu sia stato un fiore, e che tu sia stato bello nessuno lo crederebbe se io non lo affermassi. Ebbene : in cotesto tuo aspetto freddo e rassegnato tu vali per me piu di tutti i fiori che abbelliscono e abbelliranno i giar- 20 dini del la terra. Non perchb dal delicato ramo che ti diede la vita sia venuta a staccarti trepidante la mano d' una donna, che tale felice sorte non ti tocco. Non perchb tu sappia la volutt^ del riposo sopra il seno di /(^i che amo, o conosca il divino con- tatto delle sue labbra. No : in una notte buia, quando tutto A UN FIORE SECCO. 3 1 attorno a te era silenzioso e vuoto e tu dormivi sognando forse ' il lieto sole del domani, io venni a coglierti. Perche ti colsi, quella notte, allorche tutto taceva ed era vuoto attorno a te ? Perche approfittai di quell' istante in cui tu eri rimasto solo, e perche ora sei mio^e ti tengo celato e caro 5 come il piii prezioso di tutti i tesori ? Perche tu, un giorno, vivo, scarlatto, profumato, spiccando in mezzo al verde tenero delle foglie, fosti il testimone. Perche tu fosti presente quando i miei occhi per la prima volta si incontrarono nei suoi, e ammirasti il sorriso che illu- lo mino la sua faccia allorche essa rispose leggiadramente al mio saluto. Perche tu assistesti al nostro primo incontro e contasti, uno ad uno, i minuti di quell' ora che non ritornera giammai. Perche mi vedesti felice al suo fianco, udisti il suono della 15 sua voce e la mirasti ascoltare benevolmente le mie parole. Perche contemplasti la mia sommissione e vedesti i miei occhi inalzarsi a lei supplici. Perche udisti il suo riso e ammirasti la gentilezza della sua persona. 20 Perche tu puoi far fede ^ che ella un istante mi amo, affinche io mai non ne dubiti ; perche tu sentisti il dolore che velava la mia voce allorche le indirizzai 1' ultima parola, e vedesti il subi- taneo smarrimento che passo in quell' istante dentro i suoi occhi. 25 Per questo io corsi a te, solo, di notte, e ti tolsi al tuo ramo senza pieta, e mi impadronii di te come cosa che a buon diritto dovesse appartenermi. Per questo ti tengo ora qui, mio prigio- niero, e voglio che tu mi risponda, e ti invito a raccontare lunga- mente. Descrivi in tutti i suoi piu minuti particolari la storia "O di queir ora e falla ^ divenire la storia di cento secoli. Dimmi ^ la sua bellezza, rivelami tutte le grazie della sua persona, ricor- dami ilcolore dei suoi occhi come se io gia lo avessi dimenticato. 32 FIRST ITALIAN READINGS. Parlami della soavitk del suo sguardo e pensa insieme a me alia voluttk di un suo bacio. Parlami di lei, di lei sempre, e quando credi di aver terminate, ricomincia ancora ! ENRICO GUIDOTTI. VIII. LA DOTE D' ORSOLINA. ■> Se in un giardino si trovano dei pomi maturi, una bella 5 ragazza di diciott' anni, e un bel giovinotto di venti, e non si rinnova la storia di Adamo ed Eva, e proprio un miracolo. Non occorre nemmeno il serpente. Nei dintorni di Milano c' e uno stabilimento industriale cir- condato da un parco, ove il signor Carlo Y , figlio del 10 proprietario, s' incontrava sovente con 1' Orsolina, figlia del capo-fabbrica. Egli h un bel giovane che ha appena finiti i suoi studi, e la ragazza h un tipo milanese perfetto ; svelta, brunetta, graziosa. Si vedevano ogni giorno, si piacquero, e dichiararono di amarsi 15 sul serio, colT intervento del Sindaco e la registrazione nello " stato civile." ^ Per disgrazia, invece del serpente che incorag- giasse i loro progetti clandestini, li vide il cassiere della casa, che si credette in obbligo di avvertirne il padrone*, il quale appunto in quel giorno aveva ricevuto una lusinghiera proposta 20 di matrimonio pel figlio. Si trattava d' una ricchissima signora di Como,^ che portava in dote case, campagne e capitali, con un quarto di nobilt^ per giunta, e le solite speranze. II babbo del signor Carlo, uomo di lunga esperienza, cap! subito che non bisognava attaccare il giovinotto di fronte ; nell' a- 25 more, 1' opposizione e un incentivo, e gli ostacoli sono sproni. LA DOTE D ORSOLINA. 33 — Sark un amoretto giovanile, — egli pensava, — bisogna farlo cessare con prudenza, e si fece chiamare il capo-fabbrica. II sor Fabrizio era un ambrosiano 'all' antica,^ la probit^ in persona, calmo e operoso ad un tempore fino come una volpe, sotto un' apparente bonomia. 5 — Dite un po', Fabrizio, vi siete accorto che mio figlio va ronzando intorno alia vostra figliuola ? '* — Non me ne sono proprio mica accorto. — Ebbene, ve lo dico io per vostra norma a scanso di pericoli. 10 — Pericoli non ve ne possono essere, la mia Orsolina e una perla ! ^ ^ — Lo so benissimo, ma la gioventu. . . . m' intendete. . . . — Anzi non intendo niente ! . . . io vado superbo . . . e mi chiamo altamente onorato della predilezione del signor 15 Carlo. — Va bene fino ad un certo punto, . . . ma sapete . . . i giovinotti . . . non bisogna troppo fidarsi. . . . — Mi meraviglio ! . . . sono discorsi questi che mi sorpren- dono . . . e, se non fosse lei che parla, farei subito tacere chi 20 osasse di calunniare i miei signori padroni. Sono quarantadue anni e quattro mesi che li servo, e non ho avuto che a lodarmi di tutti loro. Primo il signor Giacomo di venerata memoria, . . . poi il signor Gaspare di pari probita, . . . adesso lei che seguita le onorate tradizioni della casa, poi verra il signor Carlo 25 a continuare 1' inalterabile sistema. ... A Milano li cono- scono, neh ? e anche fuori ! Sono case vecchie . . . e bisogna andar superbi di servirle ! — Vi ringrazio, vi ringrazio, ma non bisogna confondere le cose ; gli amoretti non hanno a che fare cogli affari. Insomma, 30 capite bene che i giovani si scaldano presto la testa, e al- lora. . . . — Allora tocca a lei, se non e contento, di allontanare il 34 FIRST ITALIAN READINGS. signer Carlo. Da parte mia, se i giovani si amassero, do il mio pieno consenso, ed anzi mi reputo ben fortunato di diventare il suocero del mio futuro padrone ! — Oh, \h . . . Ih . . . come andate avanti ! non si tratta 5 gih di matrimonio ! — Ma allora, . . . di che si tratta ? — Infatti vi parlero chiaro. Mi vien fatta una proposta di matrimonio, che potrebbe convenire a mio figlio, e che a me conviene perfettamente. Si tratta d' una ricchissima signora ! 10 . . . capite bene. . . . — Capisco benissimo . . . se colla ricchezza ci entra anche r amore, niente di meglio ! ma se 1' amore mancasse . . . ci sarebbe il superfluo senza il necessario. — Ma neanche il solo amore basta per maritarsi . . . ci 15 vuole la dote ! — Sicuro ! . . . b giustissima, ci vuole la dote, anzi, ci vo- gliono delle doti . . . e il denaro e la cosa meno necessaria alia felicitk, . . . specialmente per chi ne ha piu del bisogno. — Converrete, caro Fabrizio, che un padre ha pieno diritto 20 di scegliere per suo figlio un partito conveniente. — Verissimo ! . . . Qualora al figlio convenga il principale, che e la donna, il padre ha diritto di occuparsi dell' accessorio . . . che h la dote. — £bbene, vi diro in confidenza chi sarebbe la donna, e poi 25 mi direte francamente la vostra opinione. Si tratta della figlia unica del signor B , della casa B. S. e Comp., di Como. — Una bellissima ragazza . . . e ricchissima. — II padre vedovo cede alia figlia tutta la dote materna, la magnifica villa sul lago, la galleria dei quadri, e vi aggiunge un 30 cospicuo capitale. Poi, alia sua morte il resto. Di piu, la madre della ragazza era contessa, cib che la mette in parentela colle famiglie piii nobili. Trovatemi, caro Fabrizio, fra le vostre aderenze un simile partito I LA DOTE D ORSOLINA. 35 — Ecco, le diro quelle che penso. Fra le mie aderenze conosco le terre dell' Orsolina ; . . . essa le ha divise in quattro tenute ; un vasetto di geranio, uno di reseda, un garofano e un rosaio. Non ha spese di coltura, perche governa tutto da se ; non teme la grandine, perch^ ad ogni minaccia 11 mette al co- 5 perto. Denaro non ha che quelle che guadagna colle sue mani, ma siccome spende sempre meno di quanto guadagna, cosi ha sovente qualche risparmio da mettere alia banca del popolo. Conosco la signora B , 1' ho veduta quest' inverno a Mi- lano; e bella, ma meno dell' Orsolina; si veste di velluto, ma 10 lo trascina nel fango delle strade ; ha carrozze e cavalli di lusso, cocchieri in parrucca, palchi in teatro, ma non so se le rendite della sua dote basteranno a pagare tutte le spese ! £ vero che i miei signori padroni non hanno bisogno di denaro, . . . e possono fare anche un matrimonio passivo, per il gusto d' avere 15 una villa sul lago, una galleria di quadri . . . e un quarto di nobilt^. Alia mia Orsolina bastano i giardini pubblici e la gal- leria di Brera,^ nostre propriety comuni, come cittadini milanesi, . . . e per la nobiltk 1' Orsolina ha la sua parte, e tanto bella che non vorrebbe cederla per nessuna altra. Essa ha ereditato 20 la medaglia del merito militare, che mio figlio ha guadagnata combattendo valorosamente nelle guerre per 1' indipendenza della patria, e che morendo sul campo di battaglia ha mandata a sua sorella col mezzo d'un camerata ferito al suo fianco. Cosi dicendo, Fabrizio si asciugava gli occhi gonfi di la- 25 grime, e non pote proseguire ; le parole gli rimasero strozzate nella gola alia memoria di tanto sacrificio ! 11 padrone, parimenti commosso, lo guardava tacendo, quando s* aperse 1' uscio, ed entrb nello studio il giovane Carlo. — Padre mio, — egli disse, — so tutto ; il cassiere mi ha 30 informato delle vostre intenzioni ; io vengo ad aprirvi il mio cuore. Amo teneramente 1' Orsolina, e le ho promesso di spo- sarla ; essa e degna di portare il nostro nome, e sar^ la provvi- 36 FIRST ITALIAN READINGS. denza della nostra casa, come lo era la povera mia madre, che dal cielo approva la mia scelta. Voi non vorrete che io manchi alia parola d' onore, sagrificando anche il mio affetto. Ho tutta la venerazione per il signor B di Como e sua figlia, ma ri- 5 nunzio volentieri a tutte le loro ricchezze e sento che saro piii felice coir Orsolina senza dote. . . . — Come senza dote ? — salto su a dire Fabrizio un po' risentito. — Se parli con lui, — soggiunse il padre di Carlo, con mal 10 dissimulata ironia, — sua figlia e piii ricca della signora B . — Sicuro, — rispose Fabrizio, — mia figlia appartiene alia classe che produce, e le signora B alia classe che consuma. £ facile tirarne le conseguenze. Se poi le doti morali sono da preferirsi alle materiali, chi piu dell' Orsolina ha un cuor 15 d' oro, una mente retta, un giudizio sano, un' anima onesta ? £ certo pero che, per quanto possa essere profonda la sua affezione, essa non concederk mai la mano di sposa ad un giovane, che non abbia ottenuto il pieno consenso paterno, specialmente se questo giovane e ricco ! C e dunque real- 20 mente un pericolo, quello di passare per intriganti, o di veder mia figlia deperire per un amore infelice ; noi non abbiamo altre ricchezze che V onore e la salute, ma queste ci bastano per vivere e non abbiamo bisogno d' altro. Io condurro mia figlia lontano da tale pericolo, ... e da questo momento do- 25 mando il mio congedo. Fabrizio era sincero ed era alieno dal conoscere il proprio valore. Bensi lo conosceva il padrone che fidava interamente il buon andamento della fabbrica sull' onestk e sull' attitudine del suo capo. La partenza di lui equivaleva ad un fallimento ; 30 un buon capo-fabbrica val piu d' una ricca dote ; il padre di Carlo si affrettb quindi a chiedere a Fabrizio la mano di Orso- lina per suo figlio; e quando alle doti morali della futura nuora aggiunse anche il valore del padre di lei, s' accorse benissimo RIVELAZIONI D UN OSTRICA. 37 che se mantenendo la promessa del figlio aveva fatta una buona azione, aveva conchiuso, in pari tempo, anche un ottimo aftare. ANTONIO CACCIANIGA. IX. RIVELAZIONI D' UN' OSTRICA. Il dotto naturalista signer X si presento all' Accademia scientifica di N chiedendo d' essere ammesso a leggere in 5 pubblica adunanza alcuni suoi studi. La domanda venne ac- colta favorevolmente da tutti i membri della presidenza, che lo invitarono a prender posto fra loro. — Ella ci fa un vero onore, — gli disse il presidente. — La stampa ci porta via il lavoro dei nostri soci che preferiscono 10 presentarsi direttamente al pubblico. I pochi che danno la preferenza alia qualitk sulla quantita degli uditori mostrano il loro acume. So che Ella studia molto. . . . — Si signore, — rispose il naturalista, — studio moltissimo . . . e non so nulla. 15 — Troppa modestia. . . . Ora siccome dobbiamo inserire gli argomenti delle letture nell' ordine del giorno delle adu- nanze, la prego di voler favorirmi il titolo dei suoi studi. — Intendo di presentare all' Accademia . . . le rivelazioni d^ im^ ostrica. 20 La presidenza non seppe rattenere uno scroscio di risa. — II naturalista se ne trovo offeso. — Che cosa c' e da ridere ! — egli chiese con indignazione. — Voi ascoltate seriamente le nenie dei vostri poetuncoli, i verbosi vaniloqui dei vostri filosofi, i fantastici sproloqui dei 25 38 FIRST ITALIAN READINGS. vostri teologhi, e non potete prendere sul serio le modeste rivelazioni d' un mollusco ? Vi sorprendete forse perche vi prometto le rivelazioni d' un acefalo ? O credete che colui che non ha testa non possa pensare col cuore . . . o collo stomaco ! 5 Non avete mai veduto degli uomini che ragionano coi pugni? Mi fareste venir la voglia di darvi un saggio di argomentazioni persuasive col solo uso delle gambe. E cosi parlando si animava gradatamente, e vedendo che i dotti si facevano dei segni coi gomiti, e lo guardavano con 10 paurosa diffidenza, la sua indignazione giunse al colmo. Si levo in piedi e disse: — Signori . . . voi ignorate che il sublime sta nel semplice. Voi siete un composto d' imbecilli . . . e d' idioti . . . io vi disprezzo, e vi scaccio da questo tempio della scienza, che pro- 15 fanate colla vostra dabbenaggine ! E cosi dicendo alzo in aria una sedia, coll' evidente inten- zione di rompere la testa ai membri della presidenza, che non volevano credere al linguaggio degli acefali. Tutti gl' illustri accademici se la svignarono^ per la porta 20 piu vicina. Allora lo sdegno furibondo del signor X si sfogo sugli scaffali dei libri, rompendo le lastre, mandando in aria i volumi, le carte, i calamai, le lampade, e quanto gli cadde sotto mano. Poi discese le scale gesticolando ; e si mise a passeggiare per 26 la via con passi concitati, parlando da solo, e dimenando le braccia. Alcuni agenti di questura ^ avvertiti dal presidente lo segui- rono per qualche tempo e quando giudicarono di poterlo afferrare senza pericolo, gli saltarono addosso, lo legarono 30 strettamente, e lo condussero al manicomio. Sorpreso dall' inaspettata violenza, rimase sbalordito, non oppose la minima resistenza, e si lascio condurre macchi- nalmente ; ma quando giunse davanti il portone del famoso RIVELAZIONI D UN OSTRICA. 39 ospizio, alzo gli occhi in atto cli profondo disprezzo, ed esclamo: — Adesso capisco ! e il caso attribuito a Salomone di Caus ! « Pochi giorni dopo questo avvenimento V Accademia tenne 5 un' adunanza a porte chiuse, nella quale il dottore Z fece delle comunicazioni intorno ad alcune sue recenti ricerche sulla pazzia. Risulterebbe da studi profondi, che gli uomini sono tutti pill o meno matti . . . senza far eccezione delle donne. I 10 pazzi rinchiusi nei maniconiii sono varietk di poca importanza, che si trovano all' ospizio per circostanze fortuite. Non sono quasi mai i piu pericolosi, tanto e vero che gli assassini, che non sono altrp che pazzi, si consegnano alle prigioni, e molte volte con stupida barbarie si guariscono dalla malattia di cer- 15 vello, coir amputazione della testa ! II genio e un' esuberanza vitale, come molte altre mani- festazioni intellettuali che passano per pazzie. Leggete senza pregiudizi le vite di tutti gli eroi, e vi troverete molti sintomi di pazzia. . Ogni guerra offensiva e V azione furiosa d' un 20 pazzo seguito da migliaia d' altri pazzi. Ogni colpo di Stato che non-mena al potere, conduce direttamente al patibolo. La storia non e altro che la narrazione delle piu strane pazzie del- r umanitk. II dottore Z discendendo colle sue prove fino agli av- 25 venimenti del giorno, parlo d' uomini illustri che vivono circon- dati dair ammirazione dei contemporanei, e provo, come due e due fan quattro, che sono matti. Ascoltando le dotte elucubrazioni dello scienziato, qualche socio credeva di scorgere nel fondo della propria coscienza 30 un germe fosforescente di pazzia, come si vede una fiammella attraverso un vetro appannato. 40 FIRST ITALIAN READINGS. Taluno ebbe paura che la scienza colle sue progressiva ' scoperte giungesse a leggere i pensieri attraverso le pareti del cranio, e pensava gia d' inventare una berretta impermeabile agli sguardi scientifici e di ottenerne il brevetto. / • / 5 Tal altro pensava invece che il dottor Z studiasse I'uo- mo guardandosi nello specchio, e giudicando la societa come la riproduzione perpetua di se stesso. Pero finita la comunicazione scientifica, tutti i soci indi- stintamente circondarono il lettore, gli strinsero la mano, e gli 10 prodigarono le piu lusinghiere congratulazioni. Tuttavia il presidente dopo replicati elogi, prego il dottore di voler conservare inediti tali studi, a solo beneficio della scienza, non giudicando la societa abbastanza matura per conoscere positivamente i propri destini. Ed anzi alio scopo 15 di prevenire almeno in parte i pericoli minacciati dal progresso delle scienze naturali si propose di fare una lettura ift una prossima adunanza, suU' argomento seguente: "Dell' assoluta necessita d' ingannare il genere umano sulle sue origini, e sulle condizioni dell' esistenza, incominciando dall' insegnamento 20 delle scuole elementari, e seguitando a cullarlo d' illusioni, secondo i suoi gusti speciali, per mezzo della liberta di tutti i culti." I soci approvarono in grande maggioranza. Intanto al manicomio, dopo un accurate esame del signor 25 X , era insorta una discrepanza di pareri fra i medici : il dottor L lo dichiarava aflfetto da alienazione mentale idio- patica, con delirio ricorrente ; il dottore Z non vedeva che sintomi di neurosi ipocondriaca. II paziente passava rapi- damente da un profondo abbattimento ad eccessi d' esaltazione 30 furibonda. Egli urlava che i veri pazzi non sono all' ospedale, RIVELAZIONI D UN OSTRICA. 4I che lo lasciassero andare in pace, se non volevano che diventasse pazzo davvero. La famiglia del signer X venne invitata ad informare sulla condotta di lui, sulle sue abitudini,,occupazioni e tendenze. Venncr dichiarato di carattere bizzarre, capriccioso, ineguale ; 5 .ora taciturno ora impetuoso. Abitualmente chiuso in se, im- merso in profonde meditazioni, si mostrava intollerante d' ogni volgare pregiudizio, e si accendeva di collere subitanee. Mi- santropo, disprezzava gli uomini, e studiava i costumi delle bestie. Da qualche tempo * aveva gettato sul fuoco tutti i 10 libri della sua biblioteca, dichiarandoli un ammasso di assurde corbellerie. Diceva di non voler piii leggere altro che il libro inesauribile della natura, e passava il giorno coll' occhio intento sul microscopio, e molte notti sul tetto a contemplare le stelle. Tali informazioni servirono a confermare i due medici nelle 15 loro diverse opinioni e valsero di prova, al primo per dimostrare r evidenza della pazzia, al secondo 1' evidenza contraria. Le dichiarazioni della famiglia vennero accompagnate da alcuni foglietti manoscritti, fra i quali si ritrovarono le note seguenti : 20 " Nel segreto del mio gabinetto io ho interrogate un' ostrica sulle sue idee. " Essa mi rispose : — Prima di uscire dal mare, io credeva, come tutte le mie compagne, che il mondo fosse stato creato per le ostriche; e che Iddio fosse un' ostrica gigantesca, al cui 25 cenno tutto obbedisse. Pero vi sono delle ostriche atee che negano Dio, perche non lo vedono, si burlano delle ostriche dabbene che credono all' ignoto, e suppongono che fuori del mare tutto sia finito, non potendo immaginare un' altra vita. " Io stessa non mi sono mai immaginata che vi potessero 30 essere degli animali coUa testa. "Io non la trovavo necessaria, non ne sentivo il bisogno, ne per mangiare, n^ per vivere, ne per fabbricare la mia casa, ne per propagare la specie. 42 FIRST ITALIAN READINGS. "Quale non fu la mia sorpresa, quando cavata fuori dal mare dalla mano d' un uomo, venni posta con alcune mie sorelle in un panierino, e portata in giro per la citta ! Quali meraviglie ! quanti splendori ! quale incanto alia vista di tante 5 cose varie, strane, incredibili ! e di tanti esseri superiori alle ostriche . . . almeno in apparenza ! " E se nel solo piccolo mondo si trova tanta varietk d' es- seri viventi e di meraviglie, che cosa deve trovarsi in tutti quei globi luminosi che girano negli spazii incommensurabili, e che 10 brillano in ogni parte dell' infinito orizzonte ! " Anche 1' uomo, come 1' ostrica, non conosce che un mi- nimo frammento del create, un granellino di sabbia delF uni- verso ! " Ma r uomo, tanto superiore alle ostriche, non deve avere 15 la vista corta come i poveri molluschi ! " f^gli non giudichera certamente 1' immensita dell' infinito ignoto, dal pochissimo che gli e noto ; egli colla sua testa orgo- gliosa non potra limitare il suo spirito alle idee dei crostacei, e non vorrk essere ne religioso ne ateo alia maniera delle 20 ostriche ! " — Se io leggessi tali rivelazioni d' un' ostrica all' Accade- mia scientifica ? " Vado subito a chiederne la licenza." Dopo avergli somministrate alcune doccie, e praticati dei 25 salassi, il signor X mostrandosi tranquillo, venne restituito alia sua famiglia, raccomandandogli un regime deprimente, e di vivere in calma, abbandonando affatto gli studi di storia natu- rale, e lasciando vivere e morire in pace gli uomini, le acca- demie, e le ostriche. ANTONIO CACCIANIGA. VENI, VIDI . . . NON VICI ! 43 X. VENI, VIDI . . . NON VICI! — Ci si provo anche lei, eh,^ professore ? — Se mi provai ? ! E come . . . e come ! , — Ottenne? — Rise il professor Gianlucardi scotendo la testa : poi sog- gi.unse : — Non me ne volevo mescolare, perche sono faccende 5 troppo delicate ; ma quella povera madre cosi afflitta mi faceva / compassione, e pregato e ripregato mi provai . . . ma . . . tanto e inutile, son cervellini, quelli, die non si raddirizzano. — Crede lei, professore, — gli dissi, — die unaseria edu- cazione non possa. ... 10 — L' educazione ... — interruppe con voce tonante il pro- fessor Gianlucardi die aveva il difetto d' interrompere sempre e quello di stemperare un' idea in un lago di parole : — 1' educa- zione ... — e continue cosi a lungo die io credei volesse affo- garmi in uno di quei trattati di educazione a regole stabilite, is applicabili in tutti i casi, come le medicine delle quarte pagine dei giornali. Quando il professor Gianlucardi, pensai, sark de- putato, non stara in parlamento per alzarsi e rimettersi a sedere ; ma chiedera spesso la parola, e se 1' ottiene non la vorra la- / sciare tanto per fretta ; sara piii facile die i suoi colleghi lascino 20 lui. Toltone, pero, quei due difetti, il professor Gianlucardi e un fior di galantuomo e la perla degli insegnanti. Esaurita la digressione sui vari modi pratici di educare, pill o meno efficaci, si venne al fatto, il quale, in verity, e cosi meschinuccio per se stesso che non merita le circonlocuzioni 25 verbose del professor Gianlucardi, e si racconta in quattro pa- role. Ecco la cosa come sta. Si trattava di convertire alia religione del dovere, e in con- 44 FIRST ITALIAN READINGS. seguenza del buon senso, una scapateila di marchesina, sposa da poco tempo, che minacciava di abiurare e 1' uno e 1' altro. La madre si disperava : madre ottima, o meglio ottima donna, che aspettava sempre dall' alto un consiglio, un aiiitb, e spesso 5 anche il miracolo : era come quelli che a forza di guardare in su non guardano mai dove mettono i piedi. Rimase vedova presto la contessa Cecilia con quell' unica figlia, che fino dai primi anni prometteva molto per avvenenza, per astuzia, per vanita; e veniva su un maligno serpentello che dava da fare 10 per quattro, e avrebbe dovuto anche dar pensiero per 1' avve- nire. — Coi bambini non si ragiona, — diceva la contessa Ce- cilia ; — quando la mia Albertina avrk qualche anno di piu, avrk anche un diverso contegno. — E gli anni passavano e il 15 contegno era diverso, ma in peggio ; tantoche alcuni amici con- sigliarono la contessa Cecilia a mettere la figlia in convent© : ma lei dichiarb che in convento non 1' avrebbe messa mai, perchb non voleva,',non poteva separarsi dalla figliuola. — Quando prendera marito diventerk piii assennata, — con- 20 cludeva la contessa Cecilia ; — si, bisogna maritarla presto : — e si consolava con quella speranza, e con incessanti preghiere a Die e ai Santi che avrebbero mutata in meglio V indole ribelle della sua Albertina. Infatti, presto fu sposa di un giovine ele- gante, un marchesino, a cui pareva mill' anni di prender moglie 25 per uscir di pastoie,- per aver piii denari e potere scorrazzare per il mondo a suo talento, e darsi bel tempo.^ Da prima viaggiarono insieme : poi, nato cho fu * un bam- bino, si vedevano poco : lui faceva frequenti viaggi a Monte Carlo ; ^ lei faceva molto parlar di sh, tanto nelle feste di ballo 30 e nei ritrovi del carnevale, quanto nei mesi delle bagnature, sfoggiando sempre gran copia di eleganti e ricchi abbiglia- menti. La contessa Cecilia era impensierita : andando di questo VENI, VIDI . . . NON VICI ! 45 passo, quel povero bambino sarebbe diventato poco meno di un pezzente. Poi s' impensieri sempre piii, perchfe la sua Al- bertina aveva stretto amicizia con alcune giovani signore frivole, ch' ella non avrebbe mai creduto conducessero una vita si scio- perata. Eppure andavano alia messa tutte le feste e mezze 5 feste ! Chi se lo sarebbe mai aspettato ? V era poi una certa baronessa che si vantava di essere emancipata, si vestiva da uomo, andava a caccia, andava a cavallo, fumava, e si prendeva gran spasso,^ ogni anno d' autunno, in una sua villa, dove in- vitava per settimane intere le sue amiche intrinseche a darsi 10 bel tempo con lei. Si parlava molto di queste villeggiature, e se ne parlava in cento modi : chi a mezz' aria ^ scotendo la testa : chi sbraitando scandalizzato ; e v' era pure chi sghignaz- zava : ma la contessa Cecilia non rideva davvero. Era uno scandalo, via : il decoro della famiglia ne pativa. Mille volte 15 aveva consigliato la sua Albertina a ricusare gl' inviti della ba- | ronessa ; mille volte l' aveva ammonita di sfuggire quell' intrin- sichezza che non le faceva onore e che le sarebbe dannosa, ma era stato come predicare nel deserto. Vedendo che ne consigli, ne ammonizioni o preghiere vale- 20 vano, le venne in mente di ricorrere al professor Gianlucardi, al quale confidato che ebbe 1' animo suo e sfogato le sue angu- stie, fini col dire : — bisogna addirittura che lei, professore, faccia di tutto perche la mia Albertina non vada quest' anno a villeggiare dalla baronessa . . . non c' e che lei che possa per- 25 suaderla . . . e forse lei ci riuscira . . . e stato suo maestro. ... — Benche il professor Gianlucardi fosse stato il maestro di letteratura dell' Albertina, e anche ne avesse cantato gli sponsali in terza rima, pure non la vedeva spesso : la vedeva qualche volta in casa della contessa Cecilia, perche, uomo alia 30 buona com' era, nemico delle cerimonie, visite non le ne faceva. Ma ora non potendo esimersi dall' incombenza della contessa Cecilia, vinto dalle sue preghiere, impietosito dal suo ramma- 46 FIRST ITALIAN READINGS. rico, dove promettere di andare sollecitamente dalla sua alunna di una volta. "^ ' — La signora e sempre in letto, — diceva un servo, quando il professor Gianlucardi, in un' ora che gli parve adattata alle 5 visite, si presento al palazzo della marchesa Albertina. Due giorni dopo vi tornb ed era uscita, un' altra volta non si sentiva bene e percio non riceveva nessuno : e allora il professor Gian- lucardi le scrisse due righe pregandola a indicargli in qual giorno e in quale ora avrebbe potuto parlarle. 10 Neir ora e nel giorno indicati dall' Albertina, ecco che il professor Gianlucardi entra nel portone del palazzo; e salita r ampia scala, trova un servo che gli fa strada ^ per quattro sa- lotti e poi lo fa passare in una gran sala, piii che ammobiliata, ingombra di mobili, com' ei diceva, e posti cosi alia rinfusa e 15 per tutti i versi, che a lui, poco pratico di salotti sul gusto mo- derno, parve di entrare nel magazzino ben fornito di un mer- cante di mobilia : e forse, in quel momento, penso al suo salotto con quelle sei seggiole allineate alia parete, col canape verde e accosto accosto il tavolino di ciliegio lucido come uno specchio. 20 II professor Gianlucardi, che e un omaccione alto e massiccio, non sapeva come rigirarsi tra tanta farr^gine di mobili, e per scansare una giardiniera inciampb in una causeuse e capovolse \xnpouff; molto piu che le pesanti, ample soprattende di stoffa damascata delle due finestre attenuavano anche troppo la luce 25 in quella sala. Una vocina garrula con delle note di riso frenato a stento, diede il ben arrivato al professor Gianlucardi, che aguzzando gli occhi vide laggiii all' estremo lato della sala, seduta sopra una poltroncina bassa, la sua antica scolara. L' Albertina gli 30 fece festa ® e comincio subito a discorrere fitto fitto, senza mai aspettar risposta, rammentando il tempo in cui era stato suo maestro. — Povero professore, quanta pazienza aveva con me ! Si rammenta di quel giorno che mi sgrido tanto, e io mi provai VENI, VIDI . . . NON VICI ! 47 a sgridare lei ? Oh ! ero proprio cattivuccia ! E lei mi chia- mava la sua alunna ribelle. ... — U * E continuava a parlare sempre lei, e con tutte queste remi- '' niseenze non riusciva al professor Gianlucardi, gran parlatore assuefatto a essere ascoltato, ne di manifestare lo scopo della 5 sua visita, e nemmeno di deviare con qualche parola quel rapido fiumiciattolo di ciarla femminina. Finalmente pote ac- cennare cosi alia spezzata quello che doveva dirle, e lei inter- rompendolo : — Ho capito, — disse, — lei parla in nome della mamma lo che non vorrebbe che io andassi in villa dalla baronessa. Ma come si fa a ricusare } E che male c' e } Si sta cosi allegri, ci si diverte tanto ! E poi la baronessa e cosi carina, cosi gentile con me che non potrei farle uno sgarbo. £ un' idea storta della mamma, questa. ... — 15 Qui il professor Gianlucardi la interruppe coraggiosamente, e cominciava col suo vocione sonoro a entrare a vele spiegate nel mare mag7iuiti ^^ dell' eloquenza, quando ecco arrivare una signora a far visita ; poi un' altra ; poi due giovani eleganti, e finalmente due signore madre e figlia ; e allora un ricambio di 20 saluti, di baci, di strette di mano, di motteggi, di risa, e poi una conversazione ben nutrita sui fatti del giorno, suUe mode, sui teatri, e su cento scandalucci saporosi, indovinati pili che detti. II professore Gianlucardi era sulle spine : non v' era rime- dio : capiva che bisognava andarsene. Nell' atto di stringere 25 la mano alia marchesina per accomiatarsi, le disse piano : — Posso portare alia contessa Cecilia la sua promessa''che. . . . — No no ; venga domattina alle dieci da me a far colazione, e riparleremo insieme di quello che vorrebbe la mamma . . . badi, professore, non manchi, ... 1' aspetto : — gli rispose con 30 una grazietta che innamorava ; e il professore se ne ando con- solato, sperando bene. Quando la mattina dopo alle dieci arrivo al palazzo, gli 48 FIRST ITALIAN READINGS. parve di udire nell' interno un certo via vai di servi, e nel cortile quel leggero scalpitio prolungato di cavalli che aspet- tano impazienti di moversi : poi udi varie voci allegre, e quando entro nel cortile vide una lieta comitiva di signore e di signori 5 a cavallo sul punto di partire, e tra questi primeggiavano, ac- canto, una bella donna ch' era la baronessa, e quella figuretta aggraziata dell' Albertina ; la quale appena vide il professor Gianlucardi con quella cera stupefatta, sprono il cavallo, e se- guUa dagli altri, parti di galoppo dando in uno scroscio squil- 10 lante di risa. — Dove vanno ? — domando il professore a un servo. — Vanno tutti in villeggiatura con la signora baronessa : — rispose il servo. — Non v' era da aspettarsi altro ; — diceva a me il profes- 15 sore chiudendo il suo racconto ; — ma confesso il vero, quella risata mi passo 1' anima ! ^^ Percio affermo che 1' educa- zione. ... — Dica la verith,, professore: — gli dissi (mi premeva di troncare il t^ma solito) — lei credeva di fare come Cesare, veni^ 20 vidi . . . — Pur troppo ... — interruppe con un sospiro : — veni, vidi . . . no?i vici ! — ROSALIA PIATTL XI. V UNA NOTTE INFERNALE. FiGURiAMOCi tre piccole stazioni ferroviarie disposte nell' or- dine seguente : X^ K, Z. Mi par gik di sentirmi chiedere : o 25 che^ si tratta d' una equazione a tre incognite ? No, 1' algebra UNA NOTTE INFERNALE. 49 non c' entra per nulla, ma quelle tre lettere opache fanno benis- simo al caso mio. ^^-.,.',' '--^; £ una sera d' agosto soffocante, burrascosa. La luna, cinta di vapori sanguigni, scende la curva dell' orizzonte ; in fondo, verso il nord, spessi lampi fendono in tutti i sensi grandi masse 5 di nuvole accavallate V una sull' altra come montagne gigan- tesche. II tuono romba sinistramente. II signor Cesare Favari, capostazione di V, in maniche di camicia, senza cravatta e col colletto slacciato siede nel suo ufficio, davanti all' apparecchio telegrafico. Fu una cat- 10 tiva giornata pel signor Cesare, il quale dovette supplire 11 telegrafista indisposto e non ebbe un momento di riposo. Ora bisogna notare che il signor Cesare e un' ottima persona, ma e un po' facile a turbarsi, a confondersi, sopratutto quando la sua degna consorte, la signora Arpalice, scende dal suo primo piano 15 e viene a intrattenersi con lui. E oggi, per esempio, la signora Arpalice fece un lunghissimo soggiorno in ufficio. Adesso pero, grazie al cielo, la signora Arpalice e a letto, e il signor Cesare pensa che potra raggiungerla, appena siano passati i due treni 44 (proveniente da X) e 105 (proveniente da Z). Ma il dia- '20 volo ci ha messo la coda.'^ II treno 44 e in ritardo, ciocche fa ritardare anche il treno 105 che suole scambiarsi col primo aZ. Sono le II. M Finalmente la stazione di X dh segni di vita e annunzia telegraficamente la partenza del treno 44. 25 Quasi nel medesimo tempo giunge da Z un dispaccio di quel capostazione : Se potete trattenere cost\ treno 44, spedisco treno 10^. II signor Cesare si rende conto dell' impazienza dei viaggia- tori del treno 105, e da quell' uomo^ compiacente ch' egli e oO ritelegrafa subito : Tratterro treno 44. Spedite trefto 10^. E dalla stazione di Z capita senza indugio un secondo tele- 50 FIRST ITALIAN READINGS. Treiio 10^ partito. — Fra pochi minuti saremo in quiete, — osserva il signor Cesare stropicciandosi le mani. Ind,ossa in fretta la giulpba, si allaccia il colletto, si rasciuga il sudore ed esce all' aria aperta. 5 Altro che quiete ! Minaccia un temporale indiavolato, di quelli che sveglierebbero anche i morti. E la signora Arpalice ha tanta paura del fulmine ! Anzi il signor Cesare si meraviglia ch' ella non si sia ancora affacciata sul pianerottolo della scala e non abbia chiamato con la sua voce di pentola fessa : — Ce- 10 sare ! Cesare ! Bartolommeo, 1' inserviente della stazione, passeggia su e giu lungo il marciapiede della strada, portando in mano la lanterna che proietta davanti a se una lunga striscia di luce rossa. Pero al guizzo dei lampi la luce rossa impallidisce, e spicca invece la 15 colossale figura di Bartolommeo che par veramente un uomo troppo grande per una stazione cosi piccola. — Corpo dei sette fratelli Maccabei ! '* — brontola fra s^ r inserviente (e la sua esclamazione favorita). — Che tempo ! Infatti il tuono rumoreggia vicino, e il vento solleva turbini 20 di polvere, investe fifemente gli alberi e arruffa i campi di biade. Non c' ^ in stazione nemmeno un viaggiatore. Chi deve moversi con una notte simile ? II signor Cesare si accosta al suo subalterno, e gli dice : — I treni 44 e 105 si scambieranno qui. 25 — Come? — risponde Bartolommeo. — Ma il treno 44 non si ferma. . . . — Che un minuto, lo so. Vuol dire che stasera si fermer^ fino air arrivo del treno 105. — Ma non si ferma affatto. 30 Bartolommeo ^ pazzo sicuramente, cio che non impedisce al capostazione di sentir drizzarsi i capelli in testa. — Imbecille ! — grida quest' ultimo perdendo il sangue freddo tanto necessario. — Non s' e fermato anche iersera? UNA NOTTE INFERNALE. 5 1 L' inserviente conserva la sua calma, ma sembra voglia- adoperarla piuttosto a provar la veritk delle sue asserzioni che a prevenire un disastro. — Fino a iersera si e fermato, ma oggi non si ferma piu. E riconducendo in stazione il signer Cesare inebetito, gli 5 fa leggere un laconico avviso del seguente tenore : "A partire dal 5 agosto il treno 44 non si fermer^ piu alia stazione di l^. La Direzione." — E oggi e il 5, — dice Bartolommeo. II capostazione se 1' era dimenticato ! Adesso egli com- 10 prende di che sb'aglio si sia reso colpevole nel rispondere al suo coUega di Z prima di assicurarsi s' era in tempo di fermare il treno 44 ; adesso vede tutto 1' orrore della situazione, vede la catastrofe imminente, terribile. — Ai segnali allora, ai segnali ! — egli grida con voce 15 troncata dalla commozione. — Ai segnali per arrestare il con- voglio 44 che deve ormai esser vicino. Ma presto, per Dio ! E corse di nuovo sulla strada spingendo davanti a se Bar- tolommeo che borbotta fra i denti : — Che brutta faccenda ! Che brutta faccenda ! Corpo dei sette fratelli Maccabei ! 20 Proprio in quel momento un fischio acutissimo fende 1' aria e il treno 44 passa davanti alia stazione con la rapidity di una freccia. — Ferma ! Ferma ! — urlano il signor Cesare e Bartolom- meo, come se la loro voce potesse giungere fino al macchinista, 25 occupato soltanto dall' idea di riguadagnare il tempo perduto. II signor Cesare e Bartolommeo si guardano esterrefatti. £ sogno ? £ realta ? II treno 44 e il treno 105, venendosi incontro sullo stesso binario con una velocity di oltre a 30 chilometri all' ora, non :^ possono tardare a dar di cozzo 1' uno nell' altro. Ancora due minuti, un minuto forse, e le due locomotive si urteranno, s' im-. penneranno, ansando, muggendo, sbuffando, e i due convogli, 52 FIRST ITALIAN READINGS. simili a due serpi immani abbracciati in un amplesso mortale, si stritoleranno a vicenda nelle spire poderose. Lo schianto del legno, il cigolio delle catene, lo scroscio dei vetri ridotti in frantumi, il gemito del vapore sprigionantesi da mille parti 5 si mesceranno al grido d' angoscia che uscira da cento petti, alle imprecazioni dei feriti, agli estremi aneliti dei moribondi. E non si puo far nulla, nulla ! Davanti a queste catastrofi repentine manca all' ingegno umano 1' elemento ond' egli abbisogna per far valere le sue 10 forze ; gli manca il tempo. La fortuna ama coglierlo all' im- provviso per soddisfare i suoi capricci spietati. Sono scomparse 1' ultime stelle, cominciano a cader grossi goccioloni di pioggia, il vento raddoppia di violenza, i lampi rischiarano di una luce rossa, sinistra, le due faccie livide, 15 istupidite del capostazione e di Bartolommeo. Quest' ultimo rientra in ufficio col capo basso, con le braccia penzoloni, agitando indolentemente la lanterna cieca che tiene in mano. Dal pianerottolo si fa sentir la voce della signora Arpalice 20 che sbigottita dal tempo cattivo chiama : — Cesare ! Cesare ! Ma Cesare non risponde. Egli s' e messo a correre all' impazzata nella direzione di Z. A che pro ? Lo sa forse ? Ha un' idea netta di ci6 che fa ? 25 La pioggia cade a torrenti, il rimbombo del tuono scuote la terra, T impeto del vento schianta gli alberi, rovescia i pali del telegrafo, ma il signor Cesare non sente nulla, non si cura di nulla. Al guizzo dei lampi la lunga strada s' illumina d' una luce bianca, le guide di ferro scintillano, le pozze d' acqua man- 30 dano un barbaglio, le poche abitazioni sparse nella campagna emergono fuggevolmente dalle tenebre, mentre si vedono le alte cime dei pioppi chinarsi fin quasi al suolo e le masse dei carpini agitarsi disordinate. UNA NOTTE INFERNALE. 53 II signer Cesare corre, senza arrestarsi mai. Egli precede lungo le rotaie con la vaga speranza che un convoglio straordi- nario sopraggiunga, lo schiacci, lo annienti. Oh la morte, la suprema liberatrice ! Vi sono istanti in cui anche i piii codardi r invocano. Sol ch' ella sapesse risolversi ad arrivare in 5 tempo ! Dei dieci chilometri che dividono la stazione di I'da quella di Z il signor Cesare ne ha gik percorso una terza parte. K strano. Ancora non si scorge nessuna traccia del disastro. Eppure, considerate tutte le circostanze di spazio o di tempo, 10 lo scontro avrebbe dovuto succedere a meno di 3 chilometri da Y. Che il signor Cesare fosse vittima di un' illusione, che lo scambio dei telegrammi, che il passaggio del treno non fosse stato che un sogno di fantasia malata ? No, no pur troppo. Quel telegrammi egli li ha davanti a se in caratteri di fuoco, 15 ha sempre negli occhi la visione di quel treno precipitoso, inesorabile, sordo alia sua voce, lugubremente deciso a perire. E allora ? Sara piu in la,^ sar^ dopo quella casa cantoniera ® dove la strada fa una svolta a sinistra. "I Avanti, avanti ! II disgraziato capostazione s' affretta ancora, 20 raggiunge la casa cantoniera, supera la svolta della strada. Nulla. Nulla, fuorchb il bagliore dei lampi che lischiara per un lungo tratto di via il binario deserto. Ma il signor Cesare non ne trae argomento a sperare. Nello stato d' animo in cui si trova, lo turba, lo irrita quasi di non 25 aver la prova materiale della catastrofe che deve essere ac- caduta, che non pub non essere accaduta. E gli sembra che la sorte sia doppiamente crudele nel pro- lungare le sue incertezze. Lo assale un altro dubbio. Se, nel movers! da Y avesse 30 preso la direzione opposta a quella che voleva prendere t No, nemmen questo e possibile. Egli conosce la via, e i numeri delle case cantoniere gli provano che non s' e sbagliato. 54 FIRST ITALIAN READINGS. Potrebbe bussare ad un uscio, ma non osa. Una forza irresistibile lo spinge avanti. E poi quelle case sono ermetica- mente chiuse, hanno 1' aspetto di tombe. O tutti i cantonieri sono accorsi sul luogo del disastro, o nel terrore di quella notte 5 d' inferno hanno dimenticato che deve passare ancora un treno, il treno 105. Da quanto tempo sia in cammino, il signor Cesare non lo sa. Sa che non pub arrestarsi quantunque le vesti inzuppate d' acqua inceppino i suoi movimenti, quantunque i suoi piedi 10 indolenziti si sprofondino nel fango, e senta un formicolio per tutte le membra, e il cuore gli batta con violenza come se vo- lesse frangerglisi in petto. £ incespicato due volte, e s' e rialzato, ha perduto il berretto e non s' e dato il pensiero di raccoglierlo. Procede a testa sco- 15 perta coi capelli incollati sulle tempie, con le orecchie tese, con gli occhi intenti nel buio. Infatti i lampi vanno via facendosi pill radi. Anche la pioggia e meno dirotta, anche il vento e meno impetuoso. L' idea d' essere in preda ad un' allucinazione torna ad 20 affacciarsi alia mente del nostro Cesare. Pero questa idea gliene suscita un' altra che gli gela il sangue. Sarebbe egli impazzito ? Ah ! . . . Non e inganno questa volta. In fondo tremola qualche lume, si agita qualche ombra. Ancora pochi passi, e 25 chi sa quale scena d' orrore ! Dalla stessa parte ove brillano i lumi si innalza un se- gnale. — La strada e libera ? chiede il segnale nel suo muto linguaggio. Di IV a poco, nella direzione di F, un altro segnale risponde. 30 — £ libera. Allora si sente un fischio, e due occhi di fuoco ' sboccano dalle tenebre, e la terra oscilla sotto il peso d' un convoglio che viene. UNA NOTTE INFERNALE. 55 In quel momento 1' istinto della vita riprende il disopra nel- r animo dell' infelice che poco prima anelava di morire. Egli esce dalle rotaie : poi le forze gli mancano ed egli cade privo di sensi sul margine della strada. II treno gli passa rasente. La mattina dopo, il signor Cesare si sveglia nel letto del 5 capostazione di Z, che gli spiega per quale miracolo si sia evi- tata una catastrofe. II treno 105 era realmente partito, ma la bufera che imper- versava sgomento il macchinista, il quale credette opportune di retrocedere e ripararsi sotto la tettoia! Vi si trovava da pochi 10 minuti quando con maraviglia universale giunse il treno 44. Non accadde uno scontro nella stazione perche il convoglio 105 si trovava sul binario di scambio. II macchinista del 44 di- chiaro di non aver veduto nessun segnale che gli ordinasse di fermarsi. Cio fece sorgere il dubbio di qualche disordine alia 15 stazione di K Si corse al telegrafo, ma il temporale aveva rotto i fill. E d' altra parte T impeto del vento non consent! per due buone ore di alzare nessun segnale. Appena fu possi- bile di assicurarsi in questo modo che la strada era sgombra, il treno 105 si mosse. Ed era appunto il treno 105 quello che 20 aveva quasi investito il signor Cesare. In quanto a lui, lo si era raccolto svenuto a mezzo chilometro dalla stazione di Z. Una febbre violenta tenne per qualche giorno sospeso il povero uomo tra la vita e la morte. Si riebbe alia fine, ma il ri- cordo di quella notte infernale non gli permise piii di continuare 25 il suo servizio. Chiese la sua pensione e si ritiro in un pode- retto di sua moglie, lontano dalla linea ferroviaria. E in istrada ferrata non viaggia mai, e non vuol sentirne a parlare, e la vista di due rotaie basta a turbarlo per una settimana. ENRICO CASTELNUOVO. 56 {FIRST ITALIAN READINGS. XII. UN NAUFRAGIO. Ci trovavamo (quindici o venti passeggieri di prima classe) sul ponte d' uno de' piu bei piroscafi del Florio, durante la traversata da Livorno a Genova. II sole era appena tramontato, ma 1' occidente era ancora 5 pieno di luce ; spirava una brezza tepida e soave. Gli uomini fumavano ; le signore contemplavano il cielo lontano e il mare tranquillo ; due sposi si guardavano teneramente negli occhi. Qualcheduno ebbe la malaugurata idea di parlare d' un sini- stro marittimo successo pochi giorni prima nella Manica. Un 10 signore ufficioso soggiunse : — Ho qui in tasca un giornale fran- cese pieno di particolari strazianti. Da due o tre parti si comincio a dire : — Legga, legga. — ■ E il signore ufficioso non si fece pregare, e spiegando il foglio lesse una diffusa descrizione del lugubre fatto, il quale pub rias- 15 sumersi in brevi parole. Nel cuor della notte, a cinque o sei miglia da Douvres, un vapore mercantile inglese aveva squar- ciato il fianco d' un vapore tedesco carico d' emigrati e lolaveva mandato a picco ^ in meno d' un quarto d' ora. Su seicento persone se n' erano salvate centocinquanta al piu. Erano perite 20 intere famiglie. II vapore inglese, dopo aver messo in mare le I I imbarcazioni e aver raccolto quanti piu naufraghi avea potuto, era stato costretto a riparare in un porto molto malconcio. S' era aperta una delle solite inchieste.y A questa lettura tennero dietro i comment! che parevano non 25 voler pill finire. — Che tragedia ! — Ma ! Pare impossibile che con un po' di prudenza non si debbano evitare simili disgrazie. y\ UN NAUFRAGIO. 5/ — Ci sono pericoli tanto in terra quanto in mare. — A pensarci su troppo non ci si muoverebbe mai di casa. / j — Eh, anche iiTcasa i guai ci capiterebbero addosso quando meno ce li aspettassimo. — Una buona dose di fatalismo e indispensabile nella vita. 5 Queste profonde considerazioni fiirono interrotte da un viag- giatore nervoso il quale disse : — Non si potrebbe mutar di- scorso ? — Si, 51, — risposero parecchi. — Parliamo di cose allegre. ., Pero, quando, per un motivo qualunque, un argomento riesce 10 a produrre una viva impressione, e difficilissimo di attaccarne un altro. Cosi avvenne quel dopopranzo. La conversazione generale langul e non tardo a cessare affatto. Si formarono invece dei piccoli crocchi, e si potrebbe giurare che in ciascuno di essi si continuava a parlare della catastrofe successa nella 15 Manica. Se ne parlava certo nel mio crocchio. Eravamo in cinque ; io, i due sposi novelli a cui accennai in principio, e due signori di mezza etk, tutte conoscenze fatte alia tavola rotonda dell' albergo di Livorno. I due sposi erano siciliani e facevano il loro viaggio di nozze. II marito mi 20 aveva consegnato il suo viglietto da visita su cui era scritto : — Avvocato Camillo RianL La sposa apparteneva a una famiglia di negozianti oriundi francesi, ma stabiliti da un paio di generazioni a Messina. Si chiamava Maria. 7 2.5 Ben di rado m' era successo d' incontrare una cosi bella coppia. Egli bruno, occhi neri ed espressivi, folta e nerissima barba; ella con capelli tra il biondo ed il castagno, carnagione bianca, pupille del color del mare, denti candidi come 1' avorio. A veder questi due giovani (e non avevano fra tutti e due 30 58 FIRST ITALIAN READINGS. quarant' anni) si capiva 1' amore in cio ch' esso ha di pili intimo e di piu squisito, un amore pieno di ingenuitk e di freschezza, non isguaiato, non isvenevole, ma troppo intense e gagliardo da poter nascondersi sotto il manto dell' indifferenza : un amore 5 insomma che tutti vorrebbero provare e inspirare e che desta neir anima di chi n' e semplice spettatore un' invidia scevra d' acrimonia, una simpatia scevra d' indiscrezione. Si continuava dunque a parlar tra noi dello scontro fatale de' due vapori, a compianger le vittime, a commiserare i super- 10 stiti. — Senza dubbio, — disse la signora, — tra i superstiti ci son molti piu disgraziati che tra le vittime. Son quasi da ihvidiare le famiglie che perirono intiere. Ma sopravvivere alle persone amate, essere in salvo e non veder piii intorno a se i propri cari ! 15 In simili casi io supplicherei il mio salvatore di lasciarmi mo- rire. — Siete avvertiti, — disse il marito gestendo animatamente e adoperando il voi secondo 1' usanza meridionale. — Se questa notte il nostro vapore andasse a fondo e non poteste trarre 20 a riva anche me, non v' incaricate di mia moglie. — No sicuro, — ella rispose con enfasi. — Purtroppo, — egli soggiunse nello stesso tuono scherze- vdle, — purtroppo io saro tra i primi ad affogare. Non so tenermi a galla un minuto. 25 Era ormai buio e ci disponenimo a scender sotto coperta. In quel punto notai che il cielo non era piu sereno come un quarto d' ora addietro ; in fondo, dalla parte della costa tir- rena, c' erano alcune nuvole e di tratto in tratto lampeggiava. Forse per effetto dei discorsi tenuti sino allora, quella vista mi 30 fece una certa impressione che pero mi guardai bene daP comu- nicare a' miei compagni i quali non s' erano nemmeno accorti del cambiamento success© nell' atmosfera. Tuttavia, preso in disparte un marinaio, gli chiesi sottovoce : — Avremo burrasca ?•,? UN NAUFRAGIO. 59 II marinaio, che iion era un miracolo di cortesia, si strinse nelle spalle,^ ne io potei capire se la mia domanda gli sem- brasse ridicola o se realmente egli non fosse in grado di far pronostici. La sala di prima classe era quasi piena. Una signora fran- 6 cese, seduta davanti al pianoforte, sonava a memoria alcuni . ^ notturni di Chopin, incoraggiata dalle sommesse approvazioni,:^^^'*'^ di dieci o dodici uditori di buona volontk ; i posti intorno alia tavola erano in gran parte occupati. Due uomini maturi gio- cavano a scacchi, i coniugi Riani sfogliavano i giornali il- lO lustrati mentr' egli cingeva amorosamente col braccio la vita di lei ; un signore calvo che aveva 1' aria d' un colonnello in pensione consultava 1' Iiidicatore generale delle ferrovie e dei piroseaji ; una zitellona scriveva qualche nota nel suo taccuino. Finalmente, davanti a sette tazze di te e sette piattini di sand- 15 tvie/ies, sedevano con molta gravitk sette Inglesi tra maschi e femmine, cbsi somiglianti fra loro che le femmine si distingue- vano dai maschi soltanto per merito dei vestiti. Essi man- giavano i sand^vichcs e sorseggiavano il te con la regolaritk d' una compagnia di soldati che fa 1' esercizio,'* e quando 20 il pill anziano fra loro, certo il capo della famiglia, diceva qualche parola, gli altri rispondevano in coro : yes . . . o yes . . . indeed. Appena la signora francese ebbe finito di suonare, un gio- vine, che aveva una vocina simpatica di tenore, e che seppi 25 essere un negoziante di Bologna, canto una graziosa romanza intitolata : Sogfiai ; dopodiche molti si ritirarono nelle loro cabine e non rimasero in sala che quelli i quali avevano intenzione di passarvi la notte. Fra i primi ad andarsene furono i signori Riani che mi salutarono con molta cordia- 30 litk. In quel momento la sposa mi parve pili bella che mai. 60 FIRST ITALIAN READINGS. Trattandosi d' una sola notte non m' ero fatto dare una cabina neppur io -. m' ero scelto invece un buon posto sul divano e vi avevo deposto il mio plaid e il mio mantello per acquistanni quello che i giureconsulti chiamano diritto d' usu- 5 capione. - Prima di coricarmi risalii sopra coperta affine di vedere lo stato del cielo. Non erano successe notevoli variazioni ; pero le nuvole s' erano avanzate alquanto sulT orizzonte e lampeg- giava con maggiore frequenza. Anche il rullio del piroscafo 10 era divenuto piu sensibile. Comunque sia, io non tardai a sdraiarmi sul divano col mio plaid arrotolato sotto il capo e il mio soprabito sui piedi. Quat- tro o cinque passeggieri erano gia addormentati ; il tenorino ^yyjc russava profondamente poco distante da me. 15 Un marinaio spense tutti i lumi meno uno. Rimasi alcuni minuti supino con gli occhi aperti ascoltando con curiositk i vari rumori del piroscafo in movimento, i colpi secchi e regolari dell' elice, 1' ansar della macchifta, lo scric- chiolio dello scafo, il tintinnio dei vetri, il sordD borbottare 20 deir acqua che spumeggia rabbiosa lungo la carena. Alia fine la stanchezza mi vinse, sentii un gran peso alle palpebre e pigliai sonno. \/vr->'^ Non so per quanto tempo dormissi ; so che uno scroscio violento, uno strepito di cristalli infranti mi fece sbarrar gli 25 occhi spaventato. E al fioco raggio del lume che ardeva ancora vidi ogni cosa traballare intorno a me, e altre figure sonnac- chiose come la mia sollevarsi a mezzo sul divano e guardarsi in giro atterrite. Una campana che suonava a distesa ci avverti di un pericolo imminente ; urli disperati si alzarono da ogni 30 parte. Qualcheduno disse : — Tutti sopra coperta, tutti sopra coperta. — Mezzo svestito com' ero mi precipitai verso la sea-- letta ove s' accalcavano uomini in camicia, donne scapigliate, discinte, alcune delle quali si trascinavano dietro o tenevano UN NAUFRAGIO. 6l in collo dei bambini quasi ignudi, cascanti dal sonno. E chi gridava, e chi piangeva, e chi si raccomandava al Signore, e chi bestemmiava, e chi domandava con piglio istupidito : — Cos' e? Cos' e stato?^ V ,, .. ^ Delle torcie a vento accese sul ponte rischiaravano il 5 lugubre spettacolo. II cielo era nuvoloso e solcato da spessi lampi ; ma con mio stupore il mare si conservava abbastanza tranquillo, ne io sapevo rendermi conto di cio che era avvenuto. C eravamo scontrati con un altro vapbre ? Avevamo urtato contro uno scoglio ? Mistero. 10 Certo si e che il capitano con aspetto risoluto, ma bianco come un lenzuolo, circondato da una dozzina di marinai, gridava con voce stentorea : — Subito le iancie in mare. — Riuscii a farmi strada fino a lui e a chiedergli di che si trattasse. Egli mi guardb con un sorriso che mi rimescolo il sangue e rispose 15 freddamente : — II vapore ha investito in un banco e sark som- merso in venti minuti. Se i passeggieri avranno giudizio, e sperabile di salvarne due terzi. — El' altro terzo ? II capitano tornb a sorridere : poi mi disse : — Nell' altro 20 terzo ci sarb anch' io. E si voltb a dar de' nuovi ordini. La folia cresceva, cresceva. E cresceva Io schiamazzo e la confusione. Tutti facevano ressa dalla parte ove erano state calate le prime imbarcazioni ; tutti volevano esser tra i primi 25 a discendere. Vidi il capitano avanzarsi con un revolver in mano verso alcuni de' piii riottosi. — Chi disubbidisce Io uccido, — egli disse con un piglio che non lasciava il minimo dubbio sulla sincerity delle sue 30 intenzioni. 62 FIRST ITALIAN READINGS. — Non ci sta piii nessuno, — si grido da una delle lancie. — Prendete il largo,^ — ordino il capitano. — Prendete il largo, — egli ripete voltandosi fieramente e puntando la pistola contro un tale che voleva opporsi. 5 Non pochi intanto, o pazzi, o disperati, o impazienti, s' erano gettati in mare, sia nel desiderio di finirla piu presto, sia nella speranza di esser raccolti da un' imbarcazione o di guadagnar a nuoto la riva. Avrei forse potuto cacciarmi avanti, scendere anch' io in 10 una lancia, ma lasciavo passare gli altri, non per magnanimita, non per disamore della vita, ma per accidia, per una specie di fatalismo, o, meglio ancora, per una fiacchezza generale di tutte le membra, aggiunta a un' ansia affannosa, a un' oppressione di respiro che mi teneva inchiodato al mio posto e mi annodava 15 la lingua. Come si pub ben credere, i passeggeri delle varie classi erano mescolati insieme, e in mezzo alia calca io non vedevo piu nes- suno dei compagni di viaggio con cui avevo chiacchierato piace- volmente nelle prime ore del tragitto. O forse li vedevo senza 20 riconoscerli, tanto le fisonomie eran contratte dal terrore, tanto gli atteggiamenti erano strani, tanto era grande il disordine dei vestiti, seppur la parola vestito poteva applicarsi a quelle camicie cascanti, a quelle sottane male allacciate, a quel mantelli gettati sulle spalle come vien viene.' 25 Io pensavo agli sposi Riani, pensavo ai discorsi che essi avevano fatto nel dopopranzo, quasi avQssero avuto un presenti- mento di cib che doveva succedere. E chiedevo a me stesso : Dove saranno ? Saranno ancora a bordo ? Saranno in un' im- barcazione ? Saranno affogati ? 30 Ed ecco da due voci ad un punto sento pronunziato il mio nome. Erano dessi, marito e moglie, distanti pochi passi da i me, immobili, addossati ad un argano. Si tenevano per mano. Cosi giovani, cos\ belli, parevano rassegnati a morire. Perch^ UN NAUFRAGIO. 63 e destine die nella vita ci sia una vena di comico anche nelle cose pill tragiche, io mi vergognai in quel momento d' essere senza cravatta davanti a una signora la quale non avea che uno sciallo sopra la camicia. Tuttavia questo scrupolo balordo non fece che attraversarmi la mente, e avvicinatomi ai due sposi, 5 dissi loro : — Forse c' e ancora tempo. Moviamoci. Ten- tiamo. Appena proferite queste parole, una manovra mal riuscita fece piegar d' improvviso il vapore sul fianco ; un urlo spaven- tevole sail al cielo, fui travolto da una ondata di gente e balzato 10 neir acqua. Altri molti eran precipitati con me e si dibattevano disperatamente ; al bagliore d' un lampo scorsi fra quelli i due Riani gia presso a sommergersi. Abile nuotatore, arrival in un attimo a loro. II Riani ebbe il tempo di dirmi : salvatela, e si svincolb a forza dalla sua donna che gridava : — No, Camillo, 15 Camillo . . . non voglio esser salvata . . . Camillo. Allorche ella non vide piu il suo sposo, allorche ebbe la cer- tezza ch' egli era stato ingoiato dalle onde, chiuse gli occhi e svenne. E nuotavo, nuotavo vigorosamente per raggiungere una lancia che non era molto lontana, e gia stavo per toccare la 20 meta, quando la giovane riavendosi, e guardandomi in atto sup- plichevole : — No, — disse, — no . . . per amor di Dio, non mi salvate . . . lasciatemi morire. . . . E poiche io non badavo alle sue parole ella fece uno sforzo sovrumano per liberarsi da me. Nella lotta che ne segui, 25 un' onda passo sul capo di entrambi, e mentre io mi agitavo per tornare a galla. il corpo svelto e flessuoso di Maria sguizzo dalle mie braccia. * * Quand' io rimisi la testa fuori dell' acqua ero solo. L'i- stinto della vita prevalse a ogni altro sentimento, e dopo aver 30 pensato invano alia salvezza altrui pensai alia mia. In due 64 FIRST ITALIAN READINGS. nuotate fui presso alia lancia da cui veniva un gridio confuso : gemiti di donne, pianti di fanciulli, voci iraconde o pietose che dicevano : — Non c' e piu posto. 5 — Si rischia di capovolgersi. — Uno ci puo stare ancora. — No, no. — Ce ne possono star due. — • Neppur uno, neppur uno. 10 — Ma si, abbiate carita. In mezzo a questo tramestio, due braccia nerborute mi pre- sero per di sotto le ascelle e mi trassero nella barca ove mi trovai pigiato, compresso in quell' informe catasta di carne umana. 15 — Basta adesso, per Dio, — si urlo rabbiosamente. E i pill furibondi strapparono i remi dalle mani dei marinai per respingere i nuovi naufraghi che tentavano d' accostarsi. — Presto, presto, — grido colui che sedeva al timone, — allontaniamoci prima che il vapore si sommerga e formi il 20 vortice. I marinai si misero a vogare con quanta lena avevano, ma fosse il peso della barca, fosse la corrente contraria, noi face- vamo ben poco cammino. E intanto a qualche centinaio di metri da noi il vapore andava a grado a grado sprofondandosi 25 neir acqua. Era uno spettacolo che agghiacciava il sangue nelle vene. Al lume delle fiaccole, che, come torcie funerarie, ardevano ancora sulla coperta, noi vedevamo un brulichio di figure umane. Erano i disgraziati che non avevano potuto riparare in nessuna imbarcazione. Chi correva come un pazzo 30 da poppa a prora e da prora a poppa, chi s' aggrappava alle catene e alle funi, chi s' arrampicava sulle antenne, chi stava rannicchiato sui pennoni guardando stupidamente in giu. A un tratto il movimento di discesa si fece rapidissimo, si spensero UN NAUFRAGIO. 6$ i fanali e le torcie, e la nave s' inabisso in mezzo a un gorgoglio spaventevole. II vortice tanto temuto ci raggiunse, ci avviluppo nelle sue spire ; la barca giro ripetutamente sopra s^ stessa, i remi andarono in pezzi, il timone si ruppe, fummo tratti a capo- fitto come lungo 1' arco d' una cascata, e il mare parve sul punto 5 di chiudersi sopra di noi. Nello spasimo di quella suprema ago- nia il nodo che mi serrava la gola si sciolse, misi un grido acuto, e . . . — Signore, signore, — disse qualcheduno vicino a me sco- tendomi forte per una spalla, — signore, si svegli. 10 Apersi gli occhi (bisogna ritenere che fino allora avessi sol- tan to creduto di aprirli) e mi trovai sul divano in una posizione disagiatissima. Quegli che mi scuoteva per la spalla era il negoziante bolo- gnese che la sera innanzi aveva cantato in chiave di tenore. 15 — Ma come ? — balbettai confuso. — Dove siamo ? — Per bacco ! Sul vapore . . . e gia vicini a Genova. . . . Ella deve aver sognato qualche cosa d' orribile. — Come lo sa? — Sfido io. Ha messo un grido straziante che ci ha sve- 20 gliati tutti. E, invero, gli altri viaggiatori che avevano passato la notte nella sala comune mi guardavano con aria inquieta e disgustata. Scommetterei che a piii d' uno era balenata 1' idea ch' io non avessi il cervello a segno. ^ ' 25 — Si, SI, — risposi mogio mogio, alzandomi a sedere sul divano, — mi pareva che facessimo naufragio. — Corbezzoli ! Meno male che non era che un sogno. . . . Perb il sogno della mia romanza era piu innocente. Se ne ri- corda ? 30 66 FIRST ITALIAN READINGS. — Sicuro. — lo ho una gran passione per la musica, — continue il mio espansivo interlocutore, — e credo che se avessi potuto andar sul teatro, avrei fatto una discreta carriera. 5 — Senza dubbio, senza dubbio, — replicai distratto. Mi pareva mill' anni^ di prender una boccata d' aria libera, e rivestitomi alia meglio salii sopra coperta ove c' erano gih, alcune persone pili mattiniere di me. La coppia Riani mi venne incontro. 10 — Noi abbiamo veduto spuntare il sole, — mi disse la si- gnora. E soggiunse con entusiasmo : — C erano alcune nubi, e il sole le ha spazzate via tutte. Con questo tempo il viaggio per mare e delizioso. — E voi come avete dormito? — mi chiese 1' avvocato Camillo. 15 — Se sapeste ! — risposi. — Sognai che andavamo a picco. — Nientemeno ? — proruppe la signora ridendo e mostrando la doppia fila de' suoi bianchissimi denti. — Curioso fenomeno i sogni ! — io ripigliai. — Mi pareva cosi vero, cos\ vero. 20 — E noi due che fine si faceva ? . . . Via, raccontateci. In quel momento il vapore imboccava il porto di Genova. — No, no, — diss' io, — piuttosto che sentir raccontare un brutto sogno, guardate questa bella realtk. . . . Guardi, signora Maria, guardi le coUine liguri, guardi' la Lanterna, guardi la citta che 25 biancheggia laggili in fondo. . . . Non e vero ch' e una vista magnifica? — Si, avete ragione. . . . Oh Camillo! — esclamo la gio- vine, posando la testa sulla spalla di suo marito in uno di quegli slanci di tenerezza che lo spettacolo delle cose belle desta nei 30 cuori gentili. I due sposi non badavano piii a me. Io mi ritirai in di- sparte a pensare al mio sogno. ENRICO CASTELNUOVO. IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. 6^ XIII. IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. In un istituto scolastico di una citt^ del mondo gli student! deir ultimo corso erano occupati nella prova scritta dell' esame di letteratura. La cosidetta sorveglianza era affidata al signor Antonino Bottaro, vecchio professore di calligrafia, che stava per abbandonare la scuola ed andare in pensione,^ Sorve- 5 glianza alia prova scritta vuol dir questo. Un professore, che ( non e quello della materia su cui si fa 1' esame, rimane nella stanza, ove gli esaminandi lavorano, e invigila affinche essi non si copino i temi a vicenda, non consultino libri, non si passino carte, ecc. ecc. Naturalmente, finche non si adotti per V esame lo il sistema cellulare, tutta questa roba si fa lo stesso in barba aP signor professore. Figuriamoci che cosa avviene, quando il sorvegliante e il professore Bottaro, vittima della scolaresca a due titoli ; primo, perche e il professore di calligrafia, se- condo, perche e un pan di zucchero.^ Nei trent' anni dacche 15 egli insegnava le leggi della scrittura posata, corsiva, rotonda e gotica con ispeciali applicazioni alia burocrazia ed al commer- cio, gliene erano toccate d' ogni maniera.* Non passava giorno sejiza che un monello di scolare gli appiccicasse un codino di carta al bavero del vestito, o segnasse col gesso la sua carica- 20 tura sulla tavola nera. Una volta gli si erano messe due ova in cappello tanto da far nascere una frittata al suo coprirsi nel- r uscir dalla scuola ; un altro giorno si era spalmato di pece il cuscino della poltrona, ov' egli andava a sedersi per correggere gli elaborati. Non parliamo dei suoni infinitamente varii che 25 rallegravano la sua lezione. Mentr' egli si chinava sul qua- derno d' uno studente, dall' estremo opposto della panca sor- geva come un miagolio di gatta in amore ; egli volgeva lo sguardo da quella parte, ed ecco venir dal fondo come un 68 FIRST ITALIAN READINGS. tubar di colomba o come iin trillo acuto di gallo mattiniero : Chichiricht. II professore rosso come un gambero correva allora verso la cattedra gridando : Or ora faccio una nota a tutti — ed ecco un silenzio sepolcrale seguito da im rumore che simulava 5 il vento e che cominciava lieve lieve per diventar poi gagliardo e impetuoso e perdersi via via in un gemito impercettibile, come la marcia turca di Beethoven. II signor KrvX.ovi\no faceva la nota a tutti, ma prima del ter- mine della lezione la scancellava dopo essersi fatto promettere 10 dai ragazzi che la lezione successiva sarebbero stati buoni come agnellini. Ne da' suoi colleghi il signor Antonino riceveva segni di particolare deferenza. Sgarbi non gliene facevano sicuramente, ma in fin dei conti,*" al professor di calligrafia chi ci bada ? 15 Nelle conferenze, il Preside, il professore di matematica, il professore di belle lettere, il professore di fisica discorrevano tutti con grande prosopopea; anche il cancelliere voleva dire la sua opinione, ma il professore Antonino o ^ poteva egli avere un' opinione ? E quando si trattava di dar le classificazioni 20 finali, se il signor Antonino si lagnava di qualche studente (ed j! era assai raro che se ne lagnasse) se diceva che il tale non aveva mai scritto .una riga durante 1' anno, gli altri scroUavano le spalle con impazienza, come a dire : seccatore ! smetta ! Terminato 1' anno scolastico molti professori ricevevano visite 25 dagli alunni, complimenti dai genitori, elogi dai preposti al- r Istituto; e ora a questo, ora a quello pioveva dall' alto una croce, ma quanto a lui, al calligrafo, chi lo prendeva sul serio ? Non era forse celebre la sua soprascritta a una lettera, che co- minciava : AlV pregiatissimo ? Appena due o tre giovinetti di 30 cuor pill tenero degli altri, rammentandosi del grave travaglio che gli avevan dato durante V anno, gli movevano incontro con viso tra compunto e faceto e dicevano : — Scusi, sa,' signor pro- fessore, se non fummo sempre tranquilli come avremmo dovuto IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. 69 essere. Egli s' iiiteneriva subito e diceva : — Ohibo . . . ohibo ! . . . Loro* . . . voi altri siete stati buoni, . . . lo so io quelli che erano i cattivi soggetti . . . basta . . . basta . . . adesso si va in vacanza ... a far provvista di giudizio, non h vero . . . eh? 5 E dava loro un pizzicotto alia guancia. L' anno nuovo poi ricominciava la medesima storia. Eppure, malgrado tutto, il professore Anton ino non sapeva viver lontano dalla sua scuola. Le vacanze erano per lui una penitenza. Tutta la sua famiglia si riduceva a una sorella 10 nubile piu vecchia di lui, sorda e bisbetica, che lo tormentava senza posa affinche egli domandasse la sua pensione. — Ma — soggiungeva la signora Bettina, che non era un' aquila — ma devi volere la pensione intiera secondo il sistema vecchio, non la pensione di cinque sesti come danno adesso. Tu sei entrato 15 col sistema vecchio e hai diritto di esser trattato con quello. Capisci, babbuino ? ^ Che sua sorella gli desse del ^ babbuino non era alia fin del conti una cosa che facesse un gran senso al povero professore ; tanto e tanto un po' babbuino egli sentiva di essere. Quello 20 che non sapeva perdonare alia rispettabile donzella si era ch' ella tirasse giii a campane doppie contro ^° la scolaresca. E questo livore non era nemmeno cagionato dagli sgarbi che usavano a suo fratello, ma perche un giorno, essendo passata vicino al portone della scuola in un momento che gli studenti 25 ne uscivano, la ragazzaglia^ com' ella la chiamava, s' era messa a gridare dietro a squarciagola : bella ! bella / bella ! V La signora Bettina non aveva mai perdonato alia scolaresca questo affronto, ne a suo fratello 1' indifferenza con la quale egli ne aveva accolto 1' annunzio. Ella che avrebbe voluto 30 un' espulsione in massa ! Ella che sarebbe andata in persona dal Preside, se non fosse stata la paura di scontrarsi nuova- mente con quel cattivi soggetti ! 70 FIRST ITALIAN READINGS. — Gik — brontolava la bisbetica donna — quando si ha la disgrazia di non aver uomini in casa ma pecore (ho detto pecore), non si puo nemmeno arrischiarsi di uscire. C e da far le mar raviglie ^^ davvero se sono rimasta zitella ? Chi viene da te ? 5 Ove mi conduci ? Almeno se tu lascierai quella maledetta scuola, beninteso con la tua pensione intiera, potrai pensare un poco a tua sorella. II professore Antonino ci pativa a sentir questi discorsi, e r idea di condurre a passeggio sua sorella gli metteva i brividi 10 addosso.^^ Egli non era elegante. II suo cilindro con un dito di unto, il suo soprabito spelato rispondevano appieno alia sua posizione sociale di pubblico insegnante, ma in fin dei conti egli non aveva un cappello cremisi con piume verdi, ne due ricciolini neri fatti a forma di punto interrogativo ornavano 15 le* sue tempie. Dimodoche, anche nelle vacanze, egli trovava mille occupazioni immaginarie per esimersi quanto piii spesso gli fosse possibile dall' ufficio di cavaliere servente di ma dam i- gella Bettina. Piuttosto, dando foj^^o a tutti i suoi risparmi, egli. si rassegnava a mandarla a sue spese dal 15 settembre 20al 15 ottobre d' ogni anno presso una famiglia di conoscenti che villeggiava a breve distanza dalla citt^. Ella ci andava un po' a malincuore, quasi facendo un atto di degnazione, perch^ si trattava di gente inferiore a lei per educazione ; fi- guratevi, eran le nipoti di un salumaio arricchito ; a ogni modo 25 ci andava in vista dell' aria che serviva a calmare i suoi nervi. Poveretta ! Era stata sempre cosi sensitiva. .Intanto il professore passava la giornata a desiderare la ria- pertura della scuola. Quando aveva dato da mangiare al cana- rino, quando aveva temperato la penna d' oca con cui teneva 30 dietro assiduamente a tutti i progressi della scrittura gotica ei rotonda (pel corswo aveva accettato la penna di ferro), egli non trovava miglior partito di quello d' andare all' Istituto e di spender due ore nella stanzuccia del signor Bartolommeo, il IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. 71 vecchio bidello. II signor Bartolommeo era anch' egli un po' brontolone come la signora Bettina, si lagnava del Go- verno, del Consiglio provinciale, del Municipio, del Preside, dei professori, del cancelliere, degli scolari. Ma sopratutto si lagnava della signora Elena, la moglie del Preside, ch' egli 5 aveva visto nascere di povera gente e andar per le strade quasi quasi a raccattar carta, e che ora aveva messo boria e non si degnava nemmeno di salutarlo. II professore Anionino non sapeva dar tutti i torti al buon Bartolommeo ; anch' egli soffriva parte delle umiliazioni che toccavano al bidello, ^n- 10 ch' egli aveva notato 1' albagia della signora Elena ohe pareva fargli una grazia a ricambiar con un cenno del capo i suoi umilissimi inchini, ma d' altra parte si adoperava a gettar acqua nel fuoco, a raccomandare al signor Bartolommeo la calma, la pazienza ; col ripetere 1' antico adagio — Chi ha 1.5 pill giudizio lo adoperi. . . . Anch' io se volessi badare a tutto . . . non solo qui a scuola . . . mg, anche con quella benedetta donna di mia sorella . . . buonissima creatura del resto ... ah ! insomma tutti abbiamo le nostre.^^ • E chiudeva la sua perorazione coll' offrire al signor Bar- 20 tolommeo una presa di tabacco. Poi faceva i conti sui giorni che mancavano a riaprire la scuola. E pensava ai suoi colleghi, che non avevano mai r abitudine di tornare dalla campagna fino a dieci o dodici giorni piu tardi del necessario, e pensava a' suoi scolari, fur- 25 fanti, ma buoni diavoli.V^ Figuriamoci se nel ^iorno di cui parliamo egli non abbia mille cose che lo molestfno. Quella mattina stessa, cedendo alle istanze della sorella, egli aveva consegnato al Preside la sua domanda pel collocamento a riposo,^* pregandolo che 30 la facesse pervenire al Governo. Ne la pertsione poteva es- sergli negata, perche egli aveva tutti i titoli per ottenerla, s' in- tende nella misura fissata dalla legge, non gia in quella pretesa p 72 FIRST ITALIAN READINGS. dalla signora Bettina ; onde questo era 1' ultimo anno che egli esercitava le sue funzioni di professore, e la sorveglianza della quale oggi egli veniva pregato era uno degli ultimi incarichi del suo ufficio. 5 II Preside, esternando il suo rammarico per la risoluzione del professore Antonino, gli aveva detto con una gentilezza insolita : — Senza complimenti, professore, se egli non ha vo- glia di stare in classe tutt' oggi, incarico un altro. Lei ha la- vorato pe' suoi giorni abbastanza. 10 — Oh, cavaliere, le pare ? . . . Anzi . . . se si tratta di servirla, di essere utile alia scuola . . . anche dopo ... oh per me gia ho sempre voluto un gran bene a quest' Istituto. — Lo so, lo so, professore. — Troppo buono, cavaliere. ... E se ho mancato . . . 15 non fu per cattiva volontk. — Mancato ? . . . Oh mi meraviglio, professore. Cos\ fossero^^ tutti. E il cavaliere Preside gli aveva stretto la mano. II professore di calligrafia aveva il cuore gonfio dalla com- 20 mozione. — Ho mal giudicato anche il Preside, — egli diceva fra se, — degnissima persona. . . . Ma ! E mi tocca lasciar tutta questa gente che mi vuol bene ! Con che fatica il nostro Antonino tratteneva le lagrime ! 25 E con queste disposizioni d' animo egli era sceso in classe, ove si raccoglievano i suoi persecutori ordinari, umili quel giorno e contriti per 1' idea dell' esame, con queste disposizioni aveva inteso dal Preside dettare il tema della prova in iscritto, un tema cosi difficile, cosi difficile. Poveri ragazzi ! O se avesse 30 potuto far lui 1' elaborato per tutti ! Ma si ! Non ne capiva nemmeno il titolo. Gran disgrazia essere asini ! Intanto quelle fronti giovanili si corrugavano, quegli occhi per solito cosi gai si mettevano a guardare in alto, come chie- IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. 73 dendo 1' ispirazione alle ragnatele del soffitto, quelle labbra vermiglie ordinariamente disposte al sorriso si contraevano con uno sforzo penoso, e le mani avvezze a tante piccole furfanterie andavano ravvolgendosi nei capelli. A poco a poco, prima 1' uno e poi 1' altro, i ragazzi uscirono 5 dallo stato contemplativo, tirarono fuori i libri che non dove- vano avere, consultarono i quaderni che dovevano aver lasciati a casa, e finalmente si accinsero a scrivere. Di li a una mez- z' ora si udiva il suono uniforme delle penne di ferro che cor- revano sulla carta. lo — Sia ringraziato il cielo — disse fra se il buon calligrafo come sollevato da un gran peso. — Sia ringraziato il cielo ! Adesso hanno preso 1' aire *^ tutti quanti. Gia, bisogna con- fessarlo, son bravi ragazzi. Al signor Antonino pareva che, se gli studenti cominciavano 15 a scrivere, T esito dell' esame fosse assicurato. Scrivessero poi bene o male, poco importava. Sentendosi un po' le gambe intorpidite egli scese dalla cat- tedra e si mise a passeggiar su e giii per la classe. Delle varie file di panche non ne erano occupate che due, 20 cosa del resto naturalissima, inquantoche quella era 1' aula de- stinata al secondo corso e gli esaminandi ^partenevano al- r ultimo, sempre meno numeroso. 11 professore Antonino dopo aver passeggiato alcun tempo a capo basso e con le mani intrecciate dietro la schiena lungo la 25 corsia che movendo dalla cattedra percorreva longitudinal- mente la classe, si fermo prima davanti a una finestra, poi • stette alcun poco in contemplazione delle mosche che gironza- vano intorno ai vetri, poi comincio a gettar 1' occhio sulle panche vuote e a passar, quasi senz' accorgersene, da una panca all' altra so contemplandovi i rabeschi e le iscrizioni che le adornavano. Le panche della scuola ! Chi di noi non se ne rammenta ? Chi su quel disadorni sedili non si e, alia fin dei conti, trovato 74 FIRST ITALIAN READINGS. meglio che nelle poltrone a molle ove sdraiammo piu tardi la svigorita persona ? Senza dubbio le nostre tribolazioni le abbiamo avute anche li. Quando, interrogati dal professore, not! abbiamo saputo rispondere verbo, ed egli, con un sor- 5 riso glaciale, ci accenno di sedere e intanto con volutt^ cru- dele disegnb una bella croce nella colonna delle classificazioni di fronte al nostro nome e cognome ; o quando, colti in fallo nel meglio di qualche furfanteria, ci sentimmo dire dallo stesso signor professore — Benissimo, scrivero alia fainiglia — oh allora 10 il nostro povero corpicino ci stette pure a disagio sulle panche della scuola ! E ci siamo messi a piangere, e ci siamo augu- rati la morte, e abbiamo fatto ridere i nostri condiscepoli da cui non potevamo restar divisi e che pure erano tanto crudeli. Ma erano buf^re d' estate. II piu delle volte dopo essere 15 andati a scuola a malincuore, vi ci trovavamo cosi bene ! Se avevamo un professore simpatico, che possedesse una bella voce, un accento caloroso, noi li tutt' orecchi a sentirlo, si credeva di esser sollevati insieme alia panca chi sa a quali altezze, e i nostri cuori battevano per un palpito nuovo. Era 20 forse sete di gloria, era bisogno indistinto d' amore, chi lo sa ? E dove mettiamo gli accurati lavori col temperino che abbiam fatto sulia nostra panca ? La scultura in legno deve sicuramente essere stata inventata sulle panche della scuola. La iniziali che si confondonO, geroglifici che s' intrecciano, 25 tentativi di profili impossibili, saggi d' ornato bizzarri, studi di storia naturale audacissimi, solchi che in parte seguono le venature del legno, in parte tengono una direzione opposta e formano una linea tremula come corda di lira pizzicata, ca- vitk profonde e paurose, come se lo studente avesse voluto ;io fare un piccolo pozzo artesiano, un guazzabuglio insomma quale pub uscire da cento testoline bizzarre e da cento mani r una pill inquieta dell' altra. Che se poi uno abbia avuto lunga dimestichezza con la IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. 75 scolaresca, come gli sar^ facile animare, vivificare la scena ! Ivi stettero a fianco ignari dell' avvenire i piii disparati ingegni e i piu diversi caratteri, il futuro commesso e il futuro ministro, quegli il cui nome si perdera nella folia e quegli che raccoman- dera ai secoli la sua fama. E furono, qual piu qual meno, amici 5 tutti, o alia peggio le inimicizie loro durarono poco ; chi sa invece che saranno nel mondo ? Forse non s' incontreranno mai pill, forse s' incontreranno soltanto per osteggiarsi, forse uno finirk col calcare il piede sul collo dell' altro. II signor Antonino non aveva mai brillato per una fan- 10 tasia vivace, e anche nei piu belli anni della sua giovinezza, egli poteva dire di non aver provato le schiette gioie dell' imma- ginazione. Ma adesso, fissando quelle panche, al cospetto di quegli intagli bizzarri, egli vedeva una quantita di figure disegnar- 15 glisi davanti, e moversi, e prendere atteggiamenti diversi, e cento volti dimenticati ripigliar forma e colore. Era la sco- laresca di trent' anni confusa insieme. Ecco un nome. Chi era costui ? II professore Antonino chiudeva gli occhi un momento e poi lo vedeva tal quale lo 20 aveva visto forse dieci o quindici anni prima. £ un giovinetto bruno, dai" capelli ricciuti, dagli occhi pieni di fuoco, alto, smilzo ; si, si, e proprio lui. Anch' egli indisciplinato all' estre- mo. E ora dove e andato mai ? Vicino a lui c' era . . . chic' era? Vediamo di raccapezzarci. . . . Ah si ! . . . Da 25 una parte un ragazzino timido che pareva un bimbetto, che non fiatava mai, altro che, pur troppo, nell' ora della calligrafia. Non c' era quanto lui per imitare il miagolio del gatto. Adesso e impiegato alle ipoteche. A sinistra poi, . . . no, lo scolare di sinistra il professore Antonino non poteva farselo tornare 30 a mente. Ma di dietro invece, nella panca successiva, era tutta una fila di ragazzi che gli pareva aver davanti gli occhi. Che panca terribile era quella ! Che demoni ! Bisogna perb 76 FIRST ITALIAN READINGS. eccettuarne uno il quale sedeva nell' angolo vicino alia parete. C erano ancora le sue iniziali A. E. Sicuro, si chiamava Angelo Emanuelli, poverino ! Era pallido, tossicoloso ; d' inverno aveva sempre freddo, d' estate pativa il caldo in modo straor- 5 dinario. I suoi condiscepoli lo chiamavano ag7ielIo e gli am- ministravano una dose straordinaria di scappellotti. Egli non si lagnava, non serbava rancore ad alcuno, e diligente com' era faceva le lezioni di tutti. Povero figliuolo ! £ morto. II signer Antonino si ricordava che alcuni anni addietro, nelle 10 vacanze d' autunno, 1' Emanuelli era venuto a fargli visita insieme a sua madre, una donna abbrunata, dalla cera pallida e dair aria stanca come suo figlio. Una visita in casa del signor Antonino era un avvenimento. II professore Antonino era *solo ; sua sorella, grazie a Dio, 15 si trovava in campagna. Egli corse ad aprire la porta e disse conf uso : — Caro Angelo . . . stimatissima signora . . . prego, si accomodino. ... — Poi, senza nemmeno terminare la frase, volo nella sua camera da letto, e indossato un abito un po' piii pulito, si ripresento rosso come una fanciulla a cui si parli la 20 prima volta d' amore. — Che onori ! . . . In che cosa posso .? . . . Mi displace che trovano tutto in disordine. . . . Non c' e mia sorella. . . . (Ci mancherebbe altro che ella ci fosse ^^ — egli soggiunse in cuor suo.) I 25 — Per caritk, professore, non si dia pena per noi, — disse la signora. — Lei ^ cosi buono, che siamo venuti a chiederle un favore. . . . Angelo fu malato alcuni giorni. . . . Ora sta meglio, ma non si e ancora liberato dalla tosse. . . . E Angelo, come per dar ragione a sua madre, toss! un paio 30 di volte. — Ecco, capisco che la scuola b fatica soverchia per liii, — continub la signora con un tremito nella voce. — Nonvoglio sforzarlo. . . . Siamo stati tanto disgraziati, Veda, vesto / IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. ^J ancora il bruno per una figliuola. ... E prima di lei ne ho perduti altri due . . . e mio marito anche lui . . . sempre dello stesso male. . . . Ma questo qui bisogna che mi resti, — continue la madre asciugandosi le lagrime e cingendo con un braccio il collo del suo Angelo come se volesse difenderlo. 5 — Si calmi, signora, si calmi, — rispose il buon professore, — posso offrirle un bicchier d' acqua? Ha ragione, ha ragione, non lo mandi piii a scuola. Poveri ragazzi ! Li ammazzano con questi nuovi sistemi, — Ecco cio che volevo chiederle, — ripiglib la signora poiche lo si fu ricomposta alquanto, — scusi sa, perche in mezzo a tanti dispiaceri ho quasi perduta la testa. ... II mio figliuolo po- trebbe andare intanto due ore al giorno nel banco d' un amico di mio marito buon' anima. . . . Due ore sole per adesso . . . fin che Angelo sia divenuto piii forte . . . gli darebbero quin- 15 dici lire al mese . . . pochine, ma tanto per cominciare. . . . Senonche, c' e un guaio, vorrebbero che il ragazzo sapesse scrivere in rotondo^ e Angelo dice che non sa, che non lo ha studiato. . . . Pretesti, forse. — No, no, — si affrettb a interrompere il professore Antonino, 20 — il roto7ido non 1' ho insegnato nella sua classe. — Ebbene, allora vorrei ch' Ella avesse la bonta di dargliene qualche lezione, cosi per metterlo sulla strada.^'-* II resto lo \ fara egli da se. . . . — Ma SI, ma si, — sclamo il Bottaro, beato di fare un 25 piacere. — Noi compenseremo secondo le nostre forze. . . . — Nemmen per idea-^ . . . non voglio neanche sentirne a discorrere. . . . No, signora Emanuelli, se parla di com- pensi si rivolga ad altri. . . . Angelo verra da me per una, 30 per due settimane, anche tutte le mattine se pub, e vedr^ che bel rotondo egli imparerk a scrivere in cinque o sei lezioni. . . Siamo intesi,^^ non e vero ? 78 FIRST ITALIAN READINGS. La signora Emanuelli stette alquanto perplessa, tornb a tirar fuori la questione del compenso, ma fini col cedere all' insi- stenza del professore e disse commossa : — Giacche il profes- sore e tanto gentile non so come rispondere con un rifiuto. 5 Angelo, che dici al professore ? — Grazie, — bisbiglio il ragazzo. — Nulla, nulla, caro, — replicb il signor Antonino Vuoi cominciar domattina ? Angelo guardo sua madre, poi disse : — Si, professore. 10 — Allora siamo intesi. E il signor Antonino accompagno fino giii delle scale il suo scolaro e la madre di lui che si profondeva in ringraziamenti. Angelo Emanuelli prese otto lezioni, poi entro nel suo nuovo ufficio, poi venne a fare una visita al professore, poi non lo si 15 vide pill. II presentimento della povera madre si era avverato. II ragazzo era morto della malattia dei suoi fratelli e del suo babbo, era morto a sedici anni. E il professore Antonino lo aveva dimenticato, quando le 20 due iniziali scolpite sulla panca lo richiamarono alia sua memo- ria. Egli rivide ancora quella fisonomia languida, sparuta, egli intese ancora sonarsi all' orecchio quella tosse secca, insistente, e la voce di quella povera madre, adesso morta anche lei, che diceva : — Ma questo qui bisogna che mi resti. 25 Chi sa fino a quando il professore Antonino sarebbe rimasto immerso in siffatti pensieri se uno scolaro non gli avesse pic- chiato leggermente sulla spalla ! — Che c' ^? — proruppe il Bottaro in tuono meno rimesso del consueto. 30 — Signor professore, le consegno il mio elaborato, — rispose il ragazzo guardandolo in aria di mezza canzonatura. IL MAESTRO DI CALLIGRAFIA. 79 — Oh ! . . . Ha ragione . . . hai ragione, caro. . . . Dunque hai finito ? Va, va, che andra tutto benissimo. Al primo studente ne successe un secondo, al secondo un terzo, al terzo un quarto e cosi via via fino all' ultimo. — Ma bravi ragazzi, come avete fatto presto quest' oggi ! 5 II signor Antonino non s' era accorto del tempo ch' era passato mentr' egli stava fantasticando, e non aveva avvertito afifatto un' altra cosa, quella cioe qhe i giovanetti, non disturbati punto dalla sua sorveglianza, s' erano a loro agio consultati, copiati, corretti a vicenda, onde i varii compiti si somigliavano 10 fra loro come tanti gemelli. Uscito r ultimo studente, il professore Bottaro, col piego degli elaborati sotto il braccio, sail la scala che conduceva in Direzione econsegno nelle mani del Preside il suo prezioso deposito. Grazie, professore, — disse questi con amabilita, — grazie. 15 La preghero poi d' intervenire alia conferenza per le classifi- cazioni. . . . Ma che cos' ha che mi pare turbato ? — Scusi, cavaliere, — balbetto il calligrafo, — non so nem- men io che cos' abbia. . . . Ha gia inoltrato la mia istanza ? — No — rispose il Preside togliendo da un mucchio di carte 20 il documento che gli era stato consegnato nella mattina dal pro- fessore. — No, e ancora qui. — Potrebbe darmela un momento? — Eccola. — Se me la lasciasse fino a domani, — continuo timidamente 25 il nostro Antonino. — Vorrei pensarci su. — -Davvero? — disse il Preside, componendo le labbra ad un sorriso un tantino ironico. — E posto il caso^"^ ch' io sospendessi la domanda della pensione fino all' anno venturo, ne avrebbe dispiacere ? 30 — Oh si figuri, — rispose coi denti alquanto stretti 1' inter- 8o FIRST ITALIAN READINGS. rogato. — £ dal suo punto di vista. ... Mi pare che, poiche la legge le da il diritto al riposo. . . . Ah se fossi nel caso suo ! — sospiro il Preside, guardando macchinalmente il calen- dario ch' era sul tavolino, come se potesse leggere col^ gli anni 5 che gli mancavano a terminare il suo servizio. — Ah, per lei e un' altra cosa, — ripiglio il professore di calligrafia, che a poco a poco trovava il coraggio e quasi V elo- quenza. — Lei e una brava persona, e quando avesse il riposo, si consacrerebbe a' suoi studi, starebbe in mezzo a' suoi ma- 10 noscritti, alle sue biblioteche. . . . II Preside scrollo le spalle quasi a significare : — Povero gruUo ! come t' inganni ! — Ma io, — segui a dire il nostro Antonino, senza badare ai gesti del suo interlocutore, — io che devo fare ? Occuparmi in 15 esercizi di calligrafia per mio conto ? — Potrebbe ad ogni modo dar qualche lezione privata. . .' . — E allora e meglio che rimanga qui. Tanto e tanto mi tocca lavorar Io stesso, e qui almeno ho preso affezione all' ufficio. — Perche, — incalzo il Preside, — mi pare che questi bene- 20 detti ragazzi non si contengano con lei come dovrebbero. — Si esagera, sa, — ripiglio un po' confuso il signor An- tonino, — fanno qualche volta del chiasso, ma e piuttosto colpa mia che di loro. Del resto, vede, nella calligrafia non occorre tutto quel raccoglimento che ^ necessario nelle altre materie. 25 . . . Ma, in ogni maniera, quest' anno non c' b stato male. E mi pare ormai che ogni anno andrebbe meglio. II Preside non poth a meno di sorridere.*'^ Indi soggiunse a modo di conclusione : — Che vuol che le dica ? Ci pensi. II professore Antonino ci ha pensato. Egli delibero di ri- 30 mettere la sua dimissione all' anno successive. Scorso il ter- mine fu di nuovo in grandi incertezze, e poi decise di aspettare. Cosi egli insegna ancora calligrafia nell' Istituto di . LO ZIO MINISTRO. 8l Gli student! continuano a prendersi con lui le solite libertk ; i colleghi non lo tengono in nessun conto ; la signora Bettina lo strapazza senza misericordia, perche non lascia la scuola e la scolaresca ; anche il bidello, suo abituale confidente,- lo con- siglia a mettersi in quiete,^^ ma il signor Antonino e ormai con- vinto, che il giorno in cui egli abbandonera definitivamente il suo ufficio, si potrk preparargli la necrologia. ENRICO CASTELNUOVO. XIV. LO ZIO MINISTRO. Il piccolo villaggio di nell' alta Lombardia era tutto scombussolato. Avete mai provato a battere le nocche sulle pareti d' un alveare ? . . . Le api fanno un sussurrio che lO indica la loro agitazione pel rumore straordinario che inter- rompe le occupazioni laboriose della loro vita. Cosi in quel- r angolo tranquillo del mondo, in quel paesello di semplici coltivatori si vedeva un movimento inusitato, un va e vieni di gente frettolosa e di curiosi, che arrestavano per via i vicini 15 interrogandoli e facendo le meraviglie. Tutto questo movimento era stato prodotto da una semplice lettera privata d' un ministro a suo fratello. Ecco la lettera : "Carissimo fratello, ti scrivo con la massima segretezza 20 (un' ora dopo tutto il villaggio sapeva a memoria la lettera), de- siderando di passare in pace due giorni in seno della famiglia, che non rivedo da tanti anni, e respirare un po' d' aria paesana nel mio caro villaggio nativo. Stance d' una vita irrequieta e 82 FIRST ITALIAN READINGS. tumultuosa, stomacato delle umane passioni che amareggiano la vita pubblica, vengo a ritemperarmi al paterno focolare, che mi rammenta gli anni felici della prima gioventu. Dopo le Cinque giornate di Milano ^ sono entrato nelT esercito, ho fatto, come 5 sai, una lunga e faticosa camera nella milizia, poi essendo pas- sato nel corpo diplomatico ho soggiornato in lontani paesi, fino che il voto dei miei elettori mandandomi in Parlamento, un bel giorno, o per meglio dire, un brutto giorno, mi sono trovato non so come ministro ! E in tanta baraonda d' affari sono diventato 10 vecchio senza ritornare al paese a respirare un po' d' aria sana e vitale, della quale ho tanto bisogno. Appena finita la mia corsa turbinosa attraverso i congressi, le feste centenarie, le inaugurazioni di monument!, le esposizioni e i concorsi agrari, spero di poter sottrarmi un paio di giorni agli affari pubblici, 15 prendere un poco di riposo, rivedere finalmente la casa paterna, e stringervi tutti al mio seno. Come puoi immaginarti, sono ristucco di foUe plaudenti, di bandiere spiegate, di musiche tonanti V inno nazionale, e specialmente di discorsi dei sindaci. Ne ho una vera indigestione. Mi farai dunque il sommo favore 20 di tener segreto il mio arrivo per evitarmi ogni specie di dimo- strazione paesana. Vi' raccomando ! "Dalla tua ultima lettera ho veduto con piacere che San- drino ha compinto lodevolmente il corso degli studi legali, e, per soddisfare il tuo desiderio, acconsento a condurlo a Roma 25 con me, per collocarlo in un posto che gli possa convenire. Frattanto salutami la cognata Giulia e gli amici, e a rivederci presto. Ti avvertirb con un telegramma del giorno precise del mio arrivo. Addio. " Tuo affezionato fratello." 30 I ministri si perdono sempre colle ultime parole ! " Salu- tami tanto la cognata Giulia e gli amici ! " II ministro lascian- dosi sfuggire queste parole imprudenti aveva distrutto 1' effetto LO ZIO MINISTRO. 83. delle prime raccomandazioni di segretezza ; egli forse ignorava che sua cognata Giulia era la gazzetta del villaggio, e che nel suo piccolo nido tutti gli abitanti gli erano amici. Eseguendo- quest' ultimo incarico, il fratello aveva fatta la pili estesa pub- blicitk del suo prossimo arrive. 5 C era dunque una grande aspettativa, tutti si promettevano di avvicinare il proprio compatriota salito al potere, ciascheduno pensava di approfittare delle antiche relazioni per raccomandar- gli qualche cosa o qualche persona. I piu ambiziosi speravano mettersi in vista per ottenere una croce o almeno una medaglia. 10 II sindaco si proponeva di chie^ergli dei sussidii pel Comune, il maestro sperava un avanzamento, il segretario unagratificazione, il medico un aumento di stipendio, il parroco voleva invocare il concorso del Governo nella erezione del nuovo campanile. Le donne apparecchiavano bandiere e tappeti da fornire i balconi, e 15 i candelieri per 1' illuminazione, e si sentiva qua e la uscire dalle case qualche nota isolata di tromba e clarinetto, che minacciava il frastuono della musica paesana. Invano il fratello del ministro raccomandava a tutti il sileu- zio e r astensione d' ogni concorso ; dalla stessa sua casa par- 20 tiva il movimento. Donna Giulia faceva lustrare i mobili delle camere e i rami della cucina, spazzare i pavimenti, lavare le scale, metteva al bucato le cortine, rinnovava le provvisioni. E intanto che cosa faceva Sandrino per apparecchiarsi alia prossima partenza per Roma ? , 25 Sandrino erborizzava sulla collina, specialmente in vicinanza d' una casa bianca, che sorgeva in sito aprico davanti d' un bosco. Egli assaporava con delizia la pace e la solitudine dei campi, ascoltava il ronzio degli insetti, lo stormire delle fronde, il canto degli uccelli, osservava attentamente 1' aspetto 30 §4 FIRST ITALIAN READINGS. vario e pittoresco dei monti e della sottostante pianura, che si perdeva da lontano nei vapori d' autunno. Suo padre gli aveva fatto percorrere gli studi legali per fame un avvocato, un procuratore del Re od un prefetto, forse 5 anche un deputato e un ministro come lo zio. Sandrino, ubbi- diente ai paterni voleri, era diventato dottore, malgrado la sua antipatia pei codici e le pandette ; ma le sue inclinazioni lo portavano all' amore della natura. Aveva passatal' infanzia in mezzo a quelle colline, correndo 10 dietro alle farfalle con sua cugina, e quelle corse vagabonde gli lasciarono nell' animo una soave memoria. La necessity degli studi lo aveva diviso dall' Annina ; essa era entrata in un isti- tuto d' educazione, egli era partito pel coUegio. Finito il corse legale all' university di Pavia e ritornato a casa colla laurea, ^ 15 aveva ritrovato la cuginetta divenuta grande, bella e modesta, come lui memore del passato, desiderosa di riprendere le corse d' una volta, ritenuta soltanto dalle convenienze sociali, che 11 obbligava entrambi a trattarsi con cerimonia. Appena giunta la lettera dello zio ministro, che annunziava 20 la notizia della prossima sua partenza per Roma, Sandrino sent! un desiderio irresistibile di erborizzare intorno al muro di cinta della casa bianca, e sail sulla collina del bosco. Raccolse per via alcuni fiori, ma giunto al solito sito, abbandono la ricerca dei semplici, e incomincio a guardare in aria. Certo non pareva 25 piu un erborista, ma rassomigliava piuttosto ad un astronomo che cerca il suo astro. Vedendo che 1' astro non compariva air orizzonte . . . d' una finestra, si decise di tirare il campa- nello. Poco dopo la mamma d' Annina gli aperse 1' uscio, e lo accolse lietamente, dicendogli : 30 — Venite avanti, Sandrino ; che nuove ci recate ? — Brutte nuove ! . . . — Oh, come ? . . . — Vengo a darvi 1' addio della partenza, rispose il giovane con voce commossa. LO ZIO MINISTRO. 85 La signora Matilde senti una stretta al cuore che le impedi di fare nuove domande, lo fece entrare nel salottino a pian ter- rene, ove si trovava V Annina col suo lavoro, lo fece sedere, riprese il suo posto, e pote finalmente annunziare la triste novella a sua figlia. 5 La fanciulla divenne pallida, pallida come un pannolino lavato. Dopo breve sosta la signora Matilde riprese ad interro- garlo : — Volete dunque lasciarci ? . . . e dove andate ? . . . 10 — Vado a Roma con mio zio. . . . — Col ministro ? — Col ministro. Lo attendiamo fra pochi giorni al vil- laggio. A questa nuova rivelazione fu la signora Matilde che di- 15 venne pallida . . . e poi rossa come la porpora. Succedette un lungo silenzio, durante il quale ciascheduno pensando a' casi suoi, non aveva piii nulla da dire agli altri. Sandrino guardava 1' Annina con un lungo e languido sguardo, che pareva significare : siamo troppo infelici ! la 20 natura ci vorrebbe uniti, la society ci divide ! Essa non potendo frenare una lagrima, cercava invano di nasconderla colla mano ; soffocava un sospiro, ma il seno agitato svelava la sua ambascia. La signora Matilde era assorta nell' amara rimembranza di speranze svanite. Nella sua gioventli essa 25 aveva amato lo zio di Sandrino, rapitole dalle vicende del quarantotto. Dopo quell' epoca non lo aveva piii riveduto. Sapendolo arruolato nell' esercito, si fece sposa al notaio del paese, che, appena divenuto padre d' Annina, la lascib vedova. La madre perspicace aveva indovinata la reciproca simpatia 30 dei due giovani, e n' era contenta ; ma era la vedeva troncarsi d' un tratto, rinnovandosi nella figlia la dolorosa istoria. della sua gioventu : il primo amore perduto ! 86 FIRST ITALIAN READINGS. Finalmente ruppe il silenzio dicendo a Saftdrino : — A Roma colla protezione di vostro zio farete un rapido ^ammino, e travolto dalle ebbrezze della vit^ pubblica, al pari diltii^ avrete ben presto dimenticato ij. povefo villaggio, die vi 5 vide nascere ! Annina esalo un profondo sospiro, e il giovane rispose : — A Roma, lontano dal mio paesello, sarb isolato e infelice: vol sapete benissimo che non ho mai aspirato a grandezze : figlio unico, con una sostanza sufficiente per vivere agiato, io » 10 non desidera^ altro che form^are una famiglia tranquilla e con- tenta del patern^xretaggioj^ . . ma mio padre la pensa diversa- m^nte, e mi ripete ogni giorno : — Che cosa vuoi fare in questo misero villaggio ? Hai avuto una bella educazione, pensa a trarne partito,^ non devi sacrificarti al pari di me nell' ariditk 15 dei piccoli affari domestici. Io basto a queste cure volgari, tu devi cercare maggiori soddisfazioni, seguendo le pedate di tuo zio ; guarda un po' lui come e giunto in pochi anni al sommo del potere guadagnando onori e denaro, mentre io ho passata la vita come un minchione a far 1' agente di campagna senza 20 profitti che mi compensino delle noie. Ascolta i consigli della mia esperienza, lasciati slanciare da tuo zio nella vita pubblica, e un giorno sarai contento. . . . Ora, vi domando io che cosa posso rispondere ? La conversazione venne interrotta dall' arrivo del padre di 25 Sandrino, il quale avendo ricevuto un telegramma dal fratello che ne annunziava per 1' indomani 1' arrivo, era corso subito dalla signora Matilde per pregarla di volersi recare con sua figlia a tener compagnia al ministro. Ringraziandolo di tale onore, essa rifiuto dapprima recisamente 1' invito, ma quando 30 venne assicurata che questo era un desiderio dello stesso mi- nistro, il quale nelle sue lettere chiedeva sempre di lei, non seppe lungamente resistere al desiderio di rivederlo, e diede una cortese adesione. / Quantunque avesse oltrepassato i qua- LO ZIO MINISTRO. 8/ rant' anni, era ancora una bella donna, e poteva piacere a chiun- que, e tanto maggiormente al ministro, il quale, trovandola libe- ra, poteva forse risolversi a terminare lodevolmente un romanzo incominciato a vent' anni, sospeso come 1' appendice d' un giornale, per motive della politica, mentre probabilmente dopo 5 r ultima riga il desiderio aveva scritto la solita frase : sara continuato. \ Cosi il villaggio si apparecchiava a ricevere Sua Eccellenza, che pretendeva di giungere nel piii stretto incognito, mentre a sua insaputa tutti i giornali annunziavano il suo viaggio, lO che suscitava diverse passioni, facendo sperare impieghi e onorificenze, risvegliando vecchi amori assopiti, minacciando di rompere il filo di nuove affezioni, germogliate sul ceppo delle antiche. Qualche cori^spondente dei pili accreditati periodic!, non avendo nifente da raccontare agli ingenui let- 15 tori, si era anche immaginato di attribuire un motivo politico al viaggio del ministro ; e 1' opposizione faceva degli articoli di fondo, e dava dei consigli al governo suU' argomento. Intanto il ministro aveva presa una vettura chiusa, e per maggiore precauzione aveva abbassate le tendine per giungere 20 segretamente al villaggio ; e mentre i cavalli andavano al trotto, egli si era assopito e sognava le delizie del riposo e della solitudine. Tutto a un tratto si risveglia alio scoppio di alcuni mortaretti, che gli ricordarono la macchina infer- nale di Fieschi^ e le bombe d' Orsini.^ Alio scoppio succe- 25 dette r inno nazionale con trombe reboanti, striduli clarinetti e il solito accompagnamento di gran cassa, e tamburi e ap- plausi iterati di popolo. Alzo le tendine, sporse la testa dallo sportello della vettura, e vide, orribile aspetto ! un arco trionfale vestito di verdi fronde e sormontato da iscrizioni, 30 SS FIRST ITALIAN READINGS. fiancheggiato da immensa folia e da un codazzo di veicoli paesani, che ambivano 1' onore di servirgli di scorta. Per merito di suo fratello gli venne risparmiato il discorso del sindaco, e nella sventura questo gli parve un guadagno 5 considerevole. Entrando nel villaggio non riconobbe piii il suo nido tranquillo ; non vedeva che tappeti e bandiere. I tre colori per quali aveva congiurato in gioventu, si era bat- tuto coraggiosaniente contro gli austriaci ; quel colori tanto desiderati una volta come simbolo di liberta, erano divenuti 10 la sua persecuzione costante, dalla quale non giungeva a li- berarsi nemmeno in cima a' suoi monti. Due sogni avevano sorriso alia sua gioventu, 1' amore d' una fanciulla, e la spe- ranza della libertk della patria ; il piii facile era svanito, il pill difficile si era mutato in realtk, a tal punto da morirne 15 sotto il peso della dimostrazione continua. Giunto a casa fra la polvere e il frastuono assordante degli applausi, della musica, dei mortaretti e delle campane, dovette ricevere le autorita, i maggiorenti ed il clero, stringere mille mani, sorridere, interrogare, rispondere, mostrarsi lieto e sod- 20 disfattissimo di tanta festa, onoratissimo e beato di tante dimo- strazioni. Poi strinse al seno i parenti, giovani e vecchi, saluto cordial- mente i domestici, i coloni, i loro bambini, le balie e i cono- scenti, e finalmente chiese la grazia di ritirarsi nella sua stanza, 25 ove chiuse V uscio a doppio giro di chiave, cadde sul canape, mando un profondo sospiro, e sent! il bisogno di stirarsi e di respirare in libertci, a pieni polmoni. Poi chiuse gli occhi, e cerco di dormire ; ma 1' eco del- 1' inno nazionale gl' intronava sempre gli orecchi, le stonature 30 del clarinetto gli* avevano urtati i nervi e gl' impedivano il sonno. Dopo d' aver preso alia meno peggio* un qualche riposo, si decise finalmente di aprire la finestra, e quello fu r istante piu beato del giorno. Sent\ V aria pura e imbalsa- LO ZIO MINISTRO. 89 mata del paese native che gli sbatteva sul viso, ne riconobbe il profumo, gli parve che quegli aliti montani dissipassero la neb- bia che gli offuscava la mente. Gli scomparvero come per incanto gli anni trascorsi, perdette la memoria delle lotte san- guinose, dei tumulti del parlamento, del febbrile lavoro del 5 ministero, e li credette un sogno di malato. Difatti le cime de' suoi monti, i casolari delle colline, le brune chiome del bosco che gli stavano davanti, non avevano punto mutato d' aspetto. Riconobbe la casa bianca sul poggio, respirb con volutta r esalazione del fieno recentemente reciso, guardo con 10 affetto r orto paterno e la vigna che portava ancora i suoi grap- poli. Rimase lungamente estatico a quella finestra, contem- plando quel panorama cosi eloquente al suo cuore. Poi aperse 1' uscio, accolse il fratello e il nipote . . . e chiese subito della signora Matilde. 15 — £ qui abbasso che ti aspetta, — gli disse il fratello, — / r ho pregata di pranzare con noi. — Ah ! eccola anzi che ci viene incontro, — disse il mini- stro, correndo verso 1' Annina che saliva le scale, e che, sor- presa all' improvviso, divenne rossa come una bragia. 20 II fratello fu pronto a dargli una tirata ai lembi del vestito, dicendogli all' orecchio : — T' inganni . . . questa e sua figlia. II ministro si accorse subito dell' errore, e seppe dissimu- - larlo col la prontezza abituale degli alti magistrati quando 25 s' avvedono d' aver detto una corbelleria. La prese per le mani, la contemplo con emozione dicendo : — Tal quale sua madre . . . alia sua eth. ... / Sbalordito al risvegliarsi di tante memorie, assorto nella / contemplazione d' una natura sempre fresea di perenne gio- 30 vinezza, vedendo che fuori dalla finestra, i monti, le colline, il bosco, le case, 1' aria, la luce, tutto era al suo posto, tutto conservava 1' antico carattere, egli si era dimenticato per un 90 FIRST ITALIAN READINGS. istante che gli uomini e le donne non hanno la stessa fortuna, ed alia apparizione della fanciulla gli parve di vedere la sua Matilde, quando aveva diciott' anni, Scese le scale, la vide finalmente, e gli parve che, quantunque ancora bella, non fosse 5 pill dessa. Con isquisita galanteria seppe dissimulare la sua impressione, le prese la mano affettuosamente, gliela tenne stretta a lungo, e guardandola teneramente le andava ripe- \ \ tendo : — Vi ricordate ? vi ricordate ? Oh i begli anni che non tornano piu ! — e si passava la mano sulla f route, e sul 10 capo divenuto calvo e brizzolato di capelli bianchi. Gli anni erano passati anche per lui ! . . . e le rughe del volto gli mar- cavano le passioni e le lotte del tempo. La mensa, composta di pochi amici, fu lieta, espansiva, cor- diale. Si parlo dapprima del passato, dei compagni dell' infan- 15 zia, poi si passb a ragionare degli avvenimenti politici, delle fortune d' Italia e della grandezza di Roma, e tutti invidiavano la sorte di Sandrino che coll' influenza dello zio avrebbe preso un bel posto nella vita pubblica. A tali discorsi Annina abbas- sava gli occhi, e soffocava i sospiri. 20 II ministro colla sua abitudine d' osservazione sorprese pih volte lo scambio degli sguardi fra Sandrino e 1' Annina, e non tardo molto a penetrare il mistero del loro amore. Alia sera fu illuminato il villaggio, e vennero slanciati dei fuochi d' artificio, che a giudizio dei piu vecchi non s' erano 25 mai veduti. Finalmente, prima d' andare a letto, il ministro disse al fratello : — Domani parleremo dell' avvenire di Sandrino : sono de- ciso di condurlo a Roma, ma prima voglio intendermela^ con 30 lui. Domattina lo chiamerb per tempo nella mia stanza, voglio dargli una buona lezione ! La nostra gioventii perde la bus- sola, io lo mettero sulla buona strada. Intanto felice notte. I circostanti risposero : — Felice notte, buon riposo, — e se ( I'NlVERSiTY LO ZIO M^^^JRJ^^ 91 ne andarono a letto, tutti contenti e pieni di speranze per V av- venire ... meno 1' Annina. Air indomani per tempo, il ministro, come aveva promesso, fece chiamare Sandrino, e, fattoselo sedere dirimpetto, gli disse : 5 — Dimmi francamente, vieni a Roma volontieri ? — lo, SI, s' immagini ! — rispose freddamente il giovane. — E che cosa vuoi fare a Roma } — soggiunse lo zio. — Credi forse di venir a fumare il sigaro tutto il giorno pel corso,' di fare all' amore con tutte le belle, e di giuocare al bigliardo ? 10 — Nemmeno per sogno, — salto su a dire il ragazzo ; — vengo per lavorare sul serio, per farmi una posizione ! — Una posizione ! ma che posizione vuoi farti ? Tu non vuoi certamente che ti dia un incarico che non meriti, tu non pretendi che io metta alia porta uno de' miei impiegati per farti 15 sedere al suo posto. Tu devi ben sapere che queste cose non si fanno, ne si possono fare checche ne dicano i giornali d' op- posizione. Ove diavolo ^ intendi dunque di andarti a nicchiare ? — Ma ! — rispose 1' altro, restando colla bocca aperta, e guardando il soffitto. 20 Suo zio lo esaminava attentamente, poi continuo : — P'acciamo una supposizione : supponi di entrare in un ministero come applicato di terza classe, a che cosa speri di pervenire ? — Che so io ! . . . non me ne intendo. 25 — Te lo diro apertamente. In capo a vent' anni di lavori forzati tu non guadagnerai .tanto da mantenere la famiglia. Avrai passato i piii begli anni della vita nell' aria viziata d' una camera, seduto ad ore fisse sopra un duro sedile, sotto la sorve- glianza di un usciere. Oh, la bella vita ! 30 92 FIRST ITALIAN READINGS. — E il babbo che s' immagina che con la vostra influenza io possa correre una brillante carriera. . . . — Ebbene, egli ha torto ; ma supponiamo per un momento che egli abbia ragione, supponiamo pure che tu sia un ingegno 5 superiore, di quelli che si fanno largo dappertutto ; che s' im- pongono al governo con un' attitudine rara, con servigi esu- beranti ; supponiamo che la fortuna ti sorrida, e che tu possa diventare Prefetto di Napoli, Senatore e Ministro ! Ebbene, sei contento ? spero che non vorrai ambire un posto piu alto ! 10 ebbene, mio caro amico, io ti compiango in anticipazione, perche tu sarai sempre infelice ! " Ascoltami giovinotto, la vita pubblica e un aspro cam- mino, pieno di rovi e di sterpi, h una lotta continua che con- suma le forze, inaridisce il cuore, distrugge le intime affezioni, 15 condanna all' adulazione degli ingrati, e ci procura 1' odio e le maledizioni degli ambiziosi delusi, degli avari disingannati, degl' imbroglioni smascherati ed offesi. Bisogna camminare ogni giorno faticosamente nel fango delle umane passioni, e calpestare dei serpenti ! 20 " Ah, mi dirai che ci sono i gran giorni, i tripudi della gloria, le soddisfazioni del potere, la fama che vela. Ah, amico mio, tutte queste cose non valgono i beni perduti ... la liberty . . . r amore ... la scienza ... la vita insomma colle sue bur- rasche, ma colle sue bonaccie, colle sue gioie tranquille, serene, 26 nel seno della famiglia ! " La mia generazione ha dovuto subir tutto per fare 1' Italia ; la nostra vita era consacrata a questa idea : si voleva vincere o morire, e ne valeva la pena, perchb un popolo schiavo non b che un vile branco d* animali. Abbiamo vinto, coll' aiuto di 30 Die, e malgrado tutte le nostre sciocchezze, ora V Italia e fatta, e voi fortunati che non avete che a conservarla e farla migliore ! 11 Ora non h nei_banchi dei ministeri che si fark prosperare 1' Ita- lia, ma bensl colle cure della vita privata, migliorando V agricol- LO ZIO MINISTRO. 93 tiira, le Industrie, le arti, il commercio, creando delle famiglie oneste, colte, operose, lavorando ciascheduno al proprio posto, pel bene di tutti. Se il dovere ci chiama a servire pubblica- mente il paese, non e lecito rifiutarsi, bisogna concorrere in tutti a sopportare certi incarichi noiosi ma indispensabili, ma 5 bisogna giudicare queste funzioni come un peso necessario, non come una scala dell' ambizione o dell' interesse. Questo e lo scope che devono prefiggersi i galantuomini che non hanno bisogno del pane del governo, e fortunati loro e la patria se vogliono intenderla. In quanto a te, mio Sandrino, vuoi che ti 10 dica francamente che cosa io farei, se fossi al tuo posto ? Vor- rei sposare 1' Annina, formare una buona famiglia, migliorare i miei campi, e servire il paese raddoppiando i prodotti del suolo. ^La vita sociale bene intesa, non deve contrariare gl' istinti, ma secondarli. Nella scelta dello stato non dobbiamo consultare 15 r ambizione, ma le nostre naturali inclinazioni, che, coltivate a dovere, daranno utili risultati. Da tale condotta derivano la fortuna e la f elicit^. Tu che le hai sulla porta, non andare a cercarle da lontano. Ami V Annina ; e una buona e bella ragazza ; devi sposarla, e sarete felici." 20 — Ma chi le ha detto, caro zio, che amo 1' Annina ? — Nessuno. Se me 1' avessero detto, potrei dubitarne ; ma r ho veduto co' miei occhi, e m' inganno di raro. Vuoi negare che r ami ? — Non posso negarlo, ma che cosa direbbe mio padre, se 25 rovesciassi tutto il suo piano sul mio avvenire ? — Come tutti gli uomini semplici, tuo padre e felice senza saperlo ; tocca a me illuminarlo, e non mi sark difficile di con- vincerlo che fu sempre piu felice di suo fratello ministro ! — Dunque non avete piu 1' intenzione di condurmi a Roma? 30 — Anzi domani partiamo. Anche coloro che servono il paese restando sotto al tetto che li vide nascere, devono visi- tare V Italia. £ cosi bella, e poi conoscere la patria e un 94 FIRST ITALIAN READINGS. dovere per chi puo farlo, ed e una scuola che puo sempre ser- vire. E poi vedrai quelle che non conosci, avrai tempo di meditare la grave questione della scelta dello stato, e fra un mese potrai scegliere fra un impiego, o un bel regalo di nozze 5 per la sposa. Accetti la mia proposta ? Sandrino getto le braccia al collo di suo zio . . . e all' in- domani partirono. Un mese dopo Sandrino ritornava al suo villaggio con un magnifico presente dello zio ministro all' An- nina, che col pieno consenso paterno diventava sua sposa. Era 10 beato d' aver veduto Roma . . . e d' essere tomato a casa, e si mise sul serio ad utilizzare i suoi studi di naturalista diventando un ottimo agricoltore. Lo zio gli scrisse ultimamente da Roma una lunga lettera, che si pub compendiare in queste poche parole : " Apparec- 15 chiami V appartamento verso le colline. Finalmente posso anch' io ritirarmi dalla vita pubblica, e voglfo finire i miei giorni nella pace del mio villaggio, in seno d' una famiglia felice."^ ANTONIO CACCIANIGA. XV. LA MIA PADRONA DI CASA. Non posso pensare a Firenze, senza ricordarmi della mia 20 buona padrona di casa di via dei , la quale m' insegno in sei mesi piii lingua italiana di quanto io n' abbia imparata in dieci anni da tutti i miei professori di letteratura, nati, come diceva 1' Alfieri/ /a dove Italia boreal dive/ita. Era una vecchietta simpatica, vedova d' un interprete di 2o albergo, buona come il pane, fiorentina fin nel bianco degli occhi, operosa, assestata e pulita come un' Olandese. Viveva LA MIA PADRONA DI CASA. 95 d' una piccola rendita e di quel po' che guadagnava tenendo dozzina.^ Leggicchiava, giocava al lotto, faceva qualche vi- sita, e passava quasi sempre la sera, sola come uno sparago, in un cantuccio della sua piccola camera ingombra di mobili. vecchi, vicino a una finestra, dalla quale si vedeva, di 1^ dai 5 tetti di molte case, la cima del campanile di Giotto.^ V' :.^ • Che cos' e questo benedetto parlare toscano ! Era una po- vera donna, non aveva cultura, sapeva appena leggere e scri- vere ; ma parlava da far rimanere a bocca aperta. E non il fiorentino volgare, perche non ho mai int^esb dalla sua 10 bocca una parola o una frase che una signora non potesse ripetere in conversazione. 11 suo parlare era tutto frasi effi- cacissime, immagini, proverbi, diminutivi graziosi, vezzi e fiori di lingua, che venivan via facili e fitti ad ogni propo- sito, come nei novellieri trecentisti, senza che le sfuggisse 15 mai neppure un lampo di quel sorriso leggerissimo che per '^'^*' il solito tradisce la compiacenza intima di chi sa di parlar bene. ^! f jOgni momento ^liene sentivo dire una nuova. // '"^ Stentavo un po' a^irrfilare il soprabito : essa mi diceva : Ma 20 perche non se lo fa allargare che le e stretto assaettato 1 ■' c_v«_^-^ Entravo nella sua camera : — Badi, — mi diceva, — di non inciampare, perche e buio come in gola. "^"- - *:^ <^^ c^ /mttixH Veniva un amico a chiedermi dei denari ; essa capiva, e mi domandava : — Le e venuto a dare una frecciata, non e vero ? 25 ^^'^ Diceva che il suo predicatore aveva \2i parola facile e ornata ; ^ che il lattaio aveva la voce co?ne uno di questi ami iiicinmrriti "^tc^^ ''^^e Jiochi che non posson piii abbaiare ; che erano tre giorni ^(^^^ che non vedeva piu 1' effige dello spazzaturaio che pure le.O'' ' aveva promesso di venire ; che il bambino della vicina aveva 30 rotto un vetro, e suo padre non se ne era anche accorto, ma il poverino stava gi^ rannicchiato dietro 1' uscio ad aspeitare il lampo e la saetta : che il mio maestro di spagnuolo aveva 96 FIRST ITALIAN READINGS. >//^C" ^^ vestito che gli piangeva addosso ; che con tutte queste guerre '^y^ che si fanno dopo che Pio IX ^ ha date le su' riforme bisogna ,^^^'^ sempre stare palpitando per i nostri cari ; che un tale ch' era ^ caduto dal secondo piano, e non era morto, aveva il soprav- J*^&; vivolo co7?ie i gatti ; che un certo quadro ^dixevdi fatto colli alitp ; che a una certa.sua arnica, in una certa coiigiuntura, ' essa aveva parlato come cucospetto di Dio, da cuore a ctiore ; e altre espres- sioni gentih ed argute, che a scriverle tutte, ci sarebbe da fare un vocabolario. -cXCZx:^. - ^.,^■iCL^ 10 Pero, quando s' accorgeva ch' io mi divertiva a farla parlare, taceva tutt' a un tratto e mi guardava con aria di diffidenza. Temeva che io la volessi can^Qnar^ijjr Anzi, qualche volta, quando mi lasciavo sfuggire un' esclamazione di meraviglia, quasi s' indispettiva. kn«rv»#'=^'^'" '^- 15 — Oh insomma, — mi disse un giorno, — io parlo come so. Se dico degli spropo^iti, m' insegr^i lei a parlar meglio. Io non ho mai preteso di parlar bene. ^' — Ma no, cara signora, — le risposi coll' accento della pili profonda sincerity. — Le giuro che ammiro davvero la sua 20 maniera di parlare, che vorrei parlare io come lei, che vor- -^[^'■'"Irei saper scrivere come lei parla. Che c' e da stupirsi .? Non Io sa che i fiorentini parlano meglio degli italiani delle altre provincie ? Non 1' ha mai inteso dire ? Mi place sentir par- lare r italiano da lei come mi piacerebbe sentir parlare il 25 francese da un parigino. Mi place perche lei parla con na- turalezza, perchb pronunzia bene, perche io imparo. Ne vuole una prova ? Guardi questi fogli. E le misi sott' occhio alcuni fogli sui quali avevo notato una lunga filza dei suoi modi di dire, ^ij^ 30 Guardb, sorrise, poi sospetto daccapo e mi disse che non sapeva capire che cosa io trovassi di particolare in quelle parole. — Qualunque mercatinOj — soggiunse, — e in caso di dirgliele tali e quali:>^ j^f^jJL.^ LA MIA PADRONA DI CASA. 97 Nondimeno, a poco a poco, fini per persuaders! che mi divertivo davvero a sentirla parlare perche parlava bene. Ma trovavo sempre mille difficoltk a farmi capire quando volevo saper qualche cosa di preciso in fatto di lingua. — Come direbbe lei, — le domandavo, — per dire che piove forte ? — Gua ! — mi rispondeva, — direi che piove forte. — lo ripetevo la domanda in un* altra forma. — Ah ! ho capito ! — esclamava. — Chi si volesse spiegare in un' altra maniera potrebbe anco. dire che piove a rovescio, a catinelle ; a orciuoli, a ciel rotto ; ognuno pub dire come gli place, no7i c^ e regolafissa. l(v Un giorno le diedi un mio libro. — L' ha scritto lei ? — mi ^ u domandb. — Si, — risposi. — Tutto di suo pugno ? — Tutto di mio pugno. — Lo tenne due o tre giorni e vidi che lo leggeva. Quando me lo restitui, mi disse : — Bravo ! mi son divertita ; si vede che e un buon figliuolo. E pol mi piacque anche lo 15 stile. A poco a poco mi prese a voler bene, mi parlava lunga- mente della buon' anima di suo marito, delle sue amiche, del caro dei viveri, delle tasse, del lotto, dei suoi malanni, della religione, sempre colla stessa grazia e colla stessa dolcezza. 20 Ma specialmente quando parlava della sua disgrazia d' esser rimasta sola al mondo e diceva che la notte, non potendo dor- mire, pensava, pensava, fin che si metteva a piangere, aveva parole cosi dolci, cosi s_dii£tte, cosi poetiche, che mi stringeva vv — Mi perdona ? — le domandavo. — Oh buon figliuolo ! — rispondeva ; — perdoni lei a me, 5 che sono una brontolona e una zotica. Ma veda : glielo dico per il su' bene che non venga a casa tardi perche . .T~lo non ho mica il diritto di impicciarmi nella sua condotta ... si ca- pisce . . . ma ho notato che tutte le sere che viene a casa tardi, e non studia piii, la mattina dopo e di malumore. 10 — Ha ragione, padrona, ha ragione ! Apra la porta e fac- ciamo pace. Essa apriva la porta e non faceva mai in tempo a levarsi il fazzoletto dagli occhi. Cosi passarono sei mesi. 15 Un giorno, dopo una settimana intera di preparativi e di esi- tazioni, mi feci forza e le dissi, guardandola fisso negli occhi : — Padrona, io debbo partire da Firenze. — Dove va ? — A casa mia. 20 — Va bene. Io terro le sue camere libere per quando tor- nerk. Pub lasciar qui libri, quadri, carte, come le lascerebbe alia sua famiglia. Prima che ritorni faro mettere la stufa, com- pererb un altro seggiolone e se mi salta il ticchio farb cambiare la tappezzeria al salotto. E passeremo il nostro invernetto in- 25 sieme d' amore e d' accordo, lei a studiare ed io a fare le mie faccenduole. Ah ! vedo che almeno negli ultimi anni della mia vita avrb qualche consolazione. Quando torner^ ? — Cara padrona . . . non glielo posso dire. — Che forse non tornerebbe pili ? — domandb col viso 30 alterato. — Forse non tornerb piii ! Stette qualche momento senza parlare e poi esclamb con voce tremante : — Ma dunque io resterb sola ! . . . LA MIA PADRONA DI CASA. lOI E tacque di nuovo come per sentir 1' eco di quella triste parola. Poi nascose il viso nel grembiale e diede in uno scoppio di pianto. M' aiutb a fare i miei bauli, voile riporre tutti i libri colle 5 sue mani, non mi lascio piu un momento fino all' ora della partenza. L' ultima notte, verso le undici, mentre scrivevo, picchib ancora una volta nella parete e mi pregb di avermi ri- guardo agli occhi. La mattina seguente, quando partii, mi ac- compagno fin sul pianerottolo e mi disse colla solita dolcezza : lo — Lei se ne torna colla sua famiglia ; io, povera vecchia, ri- mango sola. Si ricordi qualche volta di me che le volevo bene come a un figliuolo. Abbia giudizio ; continui a studiare e sark contento. Mentre viaggerk in Spagna e in Francia, io guardero il suo ritratto, leggerb i suoi libri e preghero il Signore per lei. 15 Quando moriro, lei si ricorderk che le ho voluto bene e piangerk, non e vero ? Ed ora vada, figliuolo, che e tardi ; e Dio 1' ac- compagni ! Le diedi un bacio e discesi per le scale. La povera donna mi mando ancora un addio rotto da un singhiozzo e poi rientrb 20 nella sua casa vuota e triste. Oh buona e cara vecchia ! se mi son ricordato di te ! In viaggio, ogni volta che ho passata la notte a scrivere in una camera d' albergo, alio scoccare delle undici ho detto tra me, con tristezza : — Oh ! se sentissi picchiare nel muro, quanto 25 lavorerei piu volentieri ! — Ogni volta che scrivo, e rileggendo la mia prosa, la trovo scolorita e senza grazia, dico con ram- marico : — Ah ! quanto ci corre da ^ quest' italiano a quello della mia padrona di casa ! — La sera, quando la mia famiglia e raccolta intorno al fuoco, e tutti ridono e lavorano, io penso 30 col cuore stretto che tu sei sola nella tua stanza, forse al freddo e al buio, perche la legna e 1' olio sono rincarati. E non mi si presenta mai 1' immagine della mia cara Firenze, senza ch' io I02 FIRST ITALIAN READINGS. goda in fondo all' anima pensando che un giorno forse vi tor- nero, che andro a cercarti, che ti trovero ancora, che mi rimet- tero a imparare da te la lingua armoniosa e gentile con cui mi rallegravi e mi davi coraggio. EDMONDO DE AMICIS. NOTES ( The smaller figures refer, not to the lines, but to the notes, which are numbered con- secutively in each selection.^ I. IL GATTO COGLI STIVALI. (puss in boots.) Page 1. — I. si sarebbero mangiata, zuould have devoured. 2. non sapeva darsi pace, could not console himself. 3. per essergli toccata., for having received. 4. faceva egli a dire, he went on to say. 5. faceva finta . . . intesOj pretefided not to notice them. Page 2. — 6. non siete stato, you have not been. 7. pigliasse, subjunctive used after Sebbene. 8. col fare il morto, by flaying dead. 9. EccotJ. Pronouns are joined to the interjection ecco, just as to a verb; ti intimates the interest of the hearer in what is going on, 10. dal Re (French chez le roi^, to the king'' s palace. Da has a variety of meanings in the following selections, such as from, by, for, to or at the house of suited to, as. 1 1 . entrato che fu, as soon as he had entered. 12. %xaVi, iox grande. 13. Di' al tuo. Say to your. The forms of the second person singular are used in addressing inferiors ; also in speaking to children, intimate friends, and near relatives. Page 3. — 14. della caccia del suo padrone, of his master'' s killing. 15. doveva recarsi, was to go. 103 I04 NOTES. 1 6. avrebbe potuto, perfect of the conditional used where the simple tense would be expected, 17. con quanta . . . %o\2i^ zvith all his might. 18. corressero, subjunctive used after verb of commanding. 19. faceva spiccare . . . -^Qisona., set off his good looks. Page 4. — 20. fini fini, repetition for emphasis; occurs frequently in Italian in case of adjectives or adverbs. 21. fosse, subjunctive used in indirect question; in 1. 2 of next page, used after a superlative. Page 5. — 22. sarebbe parso, it %vould have seemed; parere conju- gated with essere. 23. per dime una,/v' example. 24. dal vedersi . . . leone, at seeing a lion before his eyes. 25. Di li a poco, After a little. 26. come sarebbe a dire, in other words. Page 6. — 27. Vostra maesta sia la benvenuta. Welcome to your majesty. 28. di, than. 29. dovevano ; compare note 15. 30. da non potersi dire, beyond words. II. CENERENTOLA. (CINDERELLA.) Page 7, — I. del SUO, as her ozvn. 2. Culincenere and Cenerentola are both from cenere, ashes ; the former with a deprcciative prefix. Page 8. — 3. Che tornassero . . . viso, which might the best become them . 4. ci sarebbe proprio da ridere, it would be a fit subject for laughter. Page 9. — 5. tutt' intera la santa giornata, the ivhole blessed day. 6. piu lontano che pot^, as far as she could. 7. che cosa avesse, 7c'hat 7uas the matter with her. 8. Vorrei, / should like. 9. non sapendo . . . vax^idiy not having the faintest idea. Page 10. — 10. che, introduces the question. NOTES. 105 Page 11. — II. che non entrava . . . contentezza, beside herself 7otih joy. 12. per quanto vecchio, old as he was. 13. per farla ballare, that is, as his partner in the dance. Page 12. — 14. ne punto n^ poco, at all. 15. In quella che, While. 16. non capiva . . . gioja ; compare note 11. 17. "D^w^ QSSQXy She must be. 18. Dio mio ! Dear me! — altre in the next clause simply adds em- phasis. Page 14. — 19. di li a pochi giorni; compare I., note 25. 20. non, expletive, not to be translated. , III. IL riCCOLO PATRIOTTA PADOVANO. Page 16. — I. per farsi vedere, in order to show off, make a sho-cv. 2. di discorso in AiscoisOy from one thing to another. Page 17. — 3. un fracasso d' inferno, a deafening clatter. IV. LA PICCOLA VEDETTA LOMBARDA. Page 17. — I. Solferino e San Martino, villages of Lombardy, in northern part of Italy. The battle in question occurred on June 24. 2. Saluzzo, town of Piedmont, in northwestern part of Italy. — an- dava ; note force of tense : was moving. Page 18. — 3. Bella COsa ! Thafs a small matter ! Page 19. — 4. Saran, They must be. Future used to express prob- ability. Page 20. — 5. L' hanno proprio con me ! They are really after me ! 6. dubiti, vuole, third person instead of second in addressing a supe- rior ; also the usual form in polite conversation. 7. ad un punto, at the same time. Page 21. — 8. pigliare, with passive sense, to be taken away. 9. stato percorso, that had been passed over. I06 NOTES. V. SOTTO L' OMBRELLO. Page 22. — i. dalla. Notice the recurrence of da on this page and the next, and compare I., note lo. 2. in due non ci si sta, there isnU room for tiuo under it. Page 23. — 3. Nemmen per sogno, Not at all. By no means. Page 24. — 4. d' averla passata liscia, to have got off so easily. Page 25. — 5. colle buone, 7£//V///az> w^jr^/j. 6. a piii non posso, roith all their might. 7. ne fa . . . sue, zuill be up to its tricks again. Page 27.-8. dalP alto al basso, do7un tipon. Page 28.-9. si poteva . . . T^xen^tilOj you need not to have taken it. VI. IL GIURATO. Page 28. — i. e, to be omitted. 2. quale e' si sia, -ivhatever it may be. Page 29. — 3. all' atto pratico, in actual practice. 4. 3iXntse ga.\era.\ii\Q J gallows bird ; \\\.., harness fit for a galley. 5. vale a dire, that is to say. VII. A UN FIORE SECCO. Page 31. — I. far fede, bear ruitness; lit., make faith. 2. falla, make it. Consonant of pronoun is doubled. 3. Dimmi, Tell vie of. VIII. LA DOTE D' ORSOLINA. Page 32. — i. statO civile. The stato civile, or "social state " of per- sons is their condition as regards the principal facts of existence: birth, mar- riage, death, etc., and involves the recording of these events in the public registers. 2. Como, town north of Milan, near the Swiss frontier. NOTES. 107 Page 33. — 3. un ambrosiano all' antica, a Milanese 0/ (he old school. 4. va ronzando . . . figliuola, is hovering about your daitghter ; ron- zare, to buzz, hum, then to rove, ramble. Page 35. — 5. Brera, well-known picture gallery at Milan, open to the public gratis on certain days. IX. RIVELAZIONI D' UN' OSTRICA. Page 38. — i . se la svignarono, disappeared, escaped. 2. agenti di questura, police officers. Page 39. — 3. Salomone di Caus, a celebrated French engineer, who died about 1626. There is a story to the effect that he was imprisoned on the charge of insanity. Page 41, — 4. Da qualche tempo, Some time before. X. VENI, VIDI . . . NON VICI ! (l CAME, SAW, BUT DID NOT CONQUER.) Page 43. — 1 . Ci si provo anche lei, eh. You also attempted it, did you? Page 44. — 2. a cui pareva . . . pastoie, who was impatient to get married so as to be more independent, 3. darsi bel tempo, enjoy himself. 4. nato che fu, after the birth of. 5. Monte Carlo, famous bathing and gambling resort on the Mediter- ranean coast between France and Italy, belonging to the principality of Monaco. Page 45. — 6. si prendeva gran spasso, amused herself greatly. 7. a mezz' aria, half knowingly . Page 46. — 8. gli fa strada, shows him. 9. gli fece festa, received him most cordially. Page 47. — 10. mare magnum, open sea. Page 48, — 11. mi pass5 V anima, was beyond endurance. I08 NOTES. XI. UNA NOTl^E INFERNALE. PEge 48. — 1 . che. These words introduce the question ; compare II., note lo. Page 49. — 2. Ma il diavolo . . . coda, But the Old Nick has taken a hand in the tnatter. 3. da quell', like the. Page 50. — 4. Corpo . . . Maccabei ! Zounds ! The Maccabei were seven brothers who, with their mother, are said to have suffered martyrdom under Antiochus Epiphanes, King of Syria, in 168 B.C. Page 53. — 5. Sara piu in Ik, It must be farther on. 6. ZdiSdi zaMi\.QViS&Xdi^ flagman'' s house. Page 54. — 7. due occhi di fuoco, refers to the locomotive with two headlights. XII. UN NAUFRAGIO. Page 56. — i . mandate a picco, sunk. Page 68. — 2. mi guardai bene dal, / was very careful not to. Page 59. — 3. si strinse nelle spalle, shrugged his shoulders. 4. che fa V esercizio, drilling, on parade. Page 61. — 5. Cos' ^? Cos' h stato? What's the matter? What has happened ? Page 62. — 6. Prendete il largo, Shove off! 7. come vien viene, just as it happened. Page 65. — 8. ch' io non avessi . . . segno, that I might not he in my right mind. Page 66. — 9. Mi pareva mill' anni; compare X., note 2. XIII. IL MAESTRO DI CALLKIRAFIA. Page 67. — i. andare in pensione, to retire^ he pensioned off. 2. in barba al, before the very face of in spite of. NOTES. 109 3. un pan di zucchero, a lump of sugar, here soft-hearted, an easy mark. 4. gliene . . . m.3imQia.j every sort of prank had been played upon /nm. Page 68, — 5. in fin dei conti, after all. 6. 0; compare XL, note i. 7. Scusi, sa, Excuse us, will you. Page 69. — 8. Loro, You, with change to less formal voi. — altri adds emphasis as in 1. 29, p. 12. 9. gli desse del, should call him a. 10. tirasse . . . COnixO^ should he so spiteful to^uard. Page 70. — II. C ^ da far le maraviglie, Is it to be wondered at? 12. gli metteva . . . dA^OSSO^ gave him the cold shivers. Page 71. — 13. le nostre, that is, our woes, troubles. 14. collocamento a riposo, retirement. Page 72. — 15. fossero, 7vould they were. Page 73. — 16. preso V aire, struck the key, got started. Page75. — 17. ^a\,with. Page 76. — 18. Ci mancherebbe . . . ioss^, Matters would be worse if she were. Page 77. — 19. metterlo sulla strada, get him started. 20. Nemmen per idea; compare V., note 3. 21. Siamo intessi, // is agreed. Page 79. — 22. posto il caso, in the event. Page 80. — 23. non pot^ . . . sorridere, could not help smiling. Page 81. — 24. mettersi in quiete, retire, resign. XIV. LO ZIO MINISTRO. Page 82. — i. le Cinque giornate di Milano, alludes to the *' Glorious Five Days' Revolution" at Milan in March, 1848, which resulted in the ex- pulsion of the Austrians from the city. Page 86. — 2. pensa a trarne partito, think about turning it to account. I lO NOTES. Page 87. — 3. Fieschi, a Corsican assassin who, in 1835, at Paris, made use of an infernal machine in an attempt to put to death the king, Louis Philippe. The king escaped, but a number of persons lost their lives. 4. Orsini, an Italian revolutionist who, in 1858, attempted, with other conspirators, to assassinate Napoleon III. by means of bombs. Page 88, — 5. alia meno peggio, as best he could. Page 90. — 6. intendermela, to have an understanding. Page 91» — 7. corso, name of the principal street of Rome. 8. Ove diavolo, Where in the world. XV. LA MIA PADRONA DI CASA. Page 94. — i. P Alfieri. Vittorio Alfieri (1749-1803) was the most famous Italian poet of his age; his reputation rests chiefly on his tragedies. Page 95. — 2. tenendo dozzina, by taking boarders. 3. campanile di Giotto. The bell tower of the cathedral at Florence was designed and begun by Giotto ( 1 276-1 336), who has been called the father of modern Italian art. Page 96.-4. Pio IX. Pius IX. was pope from 1846 to 1878. Page 98. — 5. ha conciato per le feste, he held up to censure. 6. Cascine, the park of Florence, so called from having been part of a former dairy-farm (^cascina, a dairy or pasture ground). Page 99. — 7. piazza della Signoria, the central square of Florence. — tanto di Biancone (^hiancone, a person extremely pale or white) probably alludes to a huge statue of Neptune in the square. Page 101. — 8. quanto ci corre da, how much inferior is. VOCABULARY. Note. — This vocabulary is not intended to contain all the words that occur in the Italian text. The forms of the definite article and the most common of the pronouns have been purposely omitted. Likewise words whose form and meaning are the same, or sub- stantially the same, in both Italian and English, have usually been excluded. The gender of Italian nouns has been noted only in the more exceptional cases. Of those whose gender is not indicated, nouns ending in o and those denoting male beings are masculine, nouns ending in a, u, -zione, -gione, or -udine, and those denoting female beings are feminine. The plural form of nouns is given only in exceptional instances ; and in case of adjectives the masculine singular is uniformly given, even though a feminine or plural form is the only one occurring in the text. The following abbreviations are used : — adj . = adjective. cond. = conditional. f. =Jeminine. fut. = future. imper. = imperative. imperf, = imperfect. ind. = indicative. m. = masculine. n. = noun. part. = participle. pi. = plural. pres. = Present. pret. = Preterite. subj . = subjunctive. A dash denotes that an Italian word is to be repeated. a, to, towards, at, on, as. abbaiare, to bark. abbandonare, to abandon, let fall, abbassare, to lower. abbasso, below, down-stairs. abbastanza, enough, sufficiently. abbattimento, depression. abbelliie, to beautify, adorn. abbi, imper. of avere. abbigliamento, dress, attire. abbisognare, to need, require. abbracciare, to embrace. abbrunato, in mourning. abile, clever, skilful. abitante, m., inhabitant. abitare, to inhabit, live in. abitazione, dwelling. abito, suit of clothes, gown, coat, abituale, habitual. abitualmente, habitually. abitudine, habit. abiurare, to abjure, renounce. accademia, academy, society. 112 VOCABULARY. accademico, academician. accadere, to happen, take place. accalcarsi, to press, crowd to- gether. accampamento, camp. accanto (a), near, beside. accavallare, to pile up. accendersi, to become inflamed, excited. accennare, to hint, indicate. accento, accent, tone. acceso, lighted, burning. accessorio, minor feature. accettare, to accept, receive. acchiappare, to seize, catch. _accidenti ! bad luck to them ! accidia, sloth, indolence. accingersi, to prepare one's self. accinsero, pret. of accingere. accogliere, to receive, welcome. accolse, pret. of accogliere. accolto, part, of accogliere. accomiatarsi, to take one's leave. accomodare, to arrange, adorn; si, to sit down, stop. accompagnamento, accompani- ment. accompagnare, to accompany, fol- low. acconsentire, to consent, agree. accordo, accord, harmony. accorgersi (di), to perceive. accorrere, to run up. accorse, pret. of accorgere. accorso, part, of accorrere. accorto, part, of accorgere. accostarsi, to approach. accosto, near, close to. accreditato, accredited. accurate, accurate, exact. acefalo, acepKal. acqua, water. acquistare, to acquire. acrimoiiia, acrimony, bitterness. acume, /«., acumen, sharpness of intellect. _acuto, acute, sharp, shrill. ad {before vowels^. See a. adagiare, to put down slowly, place carefully. adagio, adage, saying. adattato, adapted, suitable. addietro, back, before. _addio, adieu, farewell. addirittura, at once. addormentato, asleep. addossato, leaning against. addosso, upon one's back, upon it; a, upon. addottorarsi, to receive a doctor's degree. aderenza, connection, dependence. adesione,/, consent. adesso, now. adoperare, to use, employ; si, to try, endeavor. ^adoriiare, to adorn. adottare, to adopt. adulazione, adulation, flattery. adunauza, meeting, assembly. affability, affability, courtesy. aff accendato, very busy, occupied. affacciarsi, to appear, show one's self. affannoso, painful, distressing. aff are, w., affair, business. affatto, entirely, at all. affermare, to affirm. VOCABULARY. 113 afferrare, to seize, lay hold of. affettare, to cut in bits, chop. _,affettQ, affection; affected. affettuosameute, affectionately. affettuoso, affectionate, kind. affezionato, affectionate. affezioue, affection, love. aflBdare, to entrust. aflBiich^, in order that. aflBne, in order to. afflitto, afflicted. afHizione, affliction. affogare, to drown. affrettarsi, to hasten, hurry. affronto, affront, insult. agente, agent, steward, manager. agghiacciare, to freeze, chill. aggiungere, to add. aggiunse, pret. of aggiungere. aggiunto, added. aggrapparsi, to cling to. aggraziato, graceful, genteel. aghetto, lace (corset). agiato, at one's ease. ^ agio , ease, leisure. ^agitare, to swing, shake, move, agi- tate. agitazione, agitation. agnellino, lambkin. agnello, lamb, lambkin. _agonia, agony. jigosto, August. agrario, agrarian. agricoltore, farmer, agricoltura, agriculture. aguzzare, to sharpen, strain. aguzzino, jailer, guard. aia, garden-plot. aiutare, to aid, assist. aiuto, aid, help. ala (/>/. ali), wing, shelter. albagia, pride, ostentation. albergo, hotel. albero, tree. alcuno, some, any. alienazione, alienation, derange- ment. alieno, alien, far from- alito, gentle breeze, zephyr, breath, inspiration. allacciare, to fasten. allargare, to enlarge, let out. allegro, cheerful, gay. allineare, to place in a line. allontanare, to remove, send away; si, to get away, go away. allora, then, at that time. allorch^, when, while. allucinazione, hallucination. allungare, to stretch out, lengthen. almeno, at least. alquanto, somewhat. altanieiite, highly, greatly. alterato, changed. altezza, height. alto, high, lofty, tall, above ; in , on high, up. altro, other, another, anything else. altrui, of others. alunn-o, -a, pupil. alveare, ;//., beehive. alzare, to raise, lift up, rise ; si, to get up, rise. amabilitd, affability. amare, to love, like. amareggiare, to imbitter. amaro, bitter, sad. amato, loved, beloved. 114 VOCABULARY. ambascia, anxiety, distress. ambire, to aspire to, wish. ambizione, ambition. ambizioso, ambitious. ambulanza, ambulance. arnica, female friend. amicizia, friendship. amico, friend. amido, starch. ammasso, heap, mass. ammazzare, to kill. ammesso, admitted, received. amministrare, to administer. ammirare, to admire. ammirazione, admiration. ammobiliato, furnished. ammonire, to admonish, warn. ammonizione, admonition. amore, ;«., love, affection. amoretto, slight attachment, petty love-affair. amorosamente, lovingly. ampio, ample, wide, spacious. amplesso, embrace, clasp. amputazione, amputation. anche, also, still, likewise, even. anco, also. ancora, still, yet, again. andamento, running, management. andare, to go, walk, move ; to suit, fit ; to be ; sene, to go away. anelare, to long for. anelito, gasp. angolo, angle, corner. angoscia, anguish, pain. angUBtia, affliction, grievance. anima, soul, life, mind, person. animare, to animate; si, to be- come animated, excited. auimatamente, with animation. animo, mind, intellect. annaffiatoio, watering-pot. annientare, to annihilate. anno, year. annodare, to tie. annoiarsi, to be wearied, bored. annoiato, annoyed, wearied. annunziare, to announce. annunzio, announcement. ansare, to pant; n. m., panting, puffing. ansia, anxiety. antenna, yard (of a ship). anticipazione, anticipation. antico, former, ancient, old. antipatia, antipathy. antipatico, repulsive. anzi, rather, even, also, on the con- trary. anziano, ancient, old. anzichen6, rather than otherwise. ^ape,/, bee. aperse, /;r/. ^/aprire. apertamente, frankly. aperto, open, extended; part, of aprire. apocrifo, apocryphal, spurious. appannato, clouded, darkened. apparecchiare, to prepare. apparecchio, apparatus. apparenza, appearance. apparizione, appearance. appartamento, apartment. appartenere, to belong. appassionato, passionate. appena, hardly, scarcely, as soon as. appendice,/, supplement. appiccicare, to stick, tack. VOCABULARY. 15 appieno, fully. applausg , applause. applicare, to apply. applicato, clerk, employee. applicazione, application. appoggiato, leaning. approfittare (di), to take advan- ^^^-tage (of). approvare, to approve, confirm. approvazione, approval. appunto, precisely, Just. apricq, sunny. aprire, to open, begin. aquila, eagle, 'great genius.' ^rancia, orange. arco, arch, curve. ardere, to burn. ardire, to dare. ardito, courageous, intrepid. argano, capstan. argento, silver. argomentazione, argumentation. argomento, sul)ject, theme, argu- ment, reason. arguto, sharp, subtle, witty. _aria . air. aridity, barrenness. arlecchino, harlequin. armonioso, harmonious. arrabbiarsi, to get angry, furious. arrampicarsi, to climb, clamber. arrestare, to stop; si, to stop. arricchito, enriched, grown rich. arrischiarsi, to dare, venture. arrischiato, bold, rash. arrivarg, to arrive, succeed. arrivo, arrival. arrossire, to redden, blush. arrotolato, rolled up. arruffare, to disorder. arruffato, dishevelled. arruolato, enlisted. arte,/, art. artesiano, artesian. articolo, article; di fondo, leader, editorial. artiiicio, artifice; fuochi d' , fireworks. , artistico, artistic, artist-like. ascella, armpit. asciugare, to dry, wipe. ascoltare, to listen to. asino, ass, donkey. aspettare, to wait, await, expect. aspettativa, expectation. aspetto, aspect, mien, look. aspirare, to aspire. aspro, rough, rugged. assaettato, exceedingly, shock- ingly. assaggiare, to taste, try. assai, much, enough, very. assalire, to assail. assaporare, to relish, enjoy. assassino, assassin, murderer. assennato, prudent, sensible. asserzione, assertion. assestato, prudent, careful. assicurare, to assure. assiduamente, assiduously. assistere, to be present. assoluto, absolute. assoluzione, acquittal. assolvere, to acquit. assopirsi, to become drowsy. assopito, drowsy, sleepy. assordante, deafening. assorto, absorbed. ii6 VOCABULARY. assuefatto, accustomed. assurdo, absurd. asta, stick, handle, straight line, stroke. astenzione, abstinence. astro, star. astronomo, astronomer. astuzia, cunning, wiliness. ateo, atheistic. atmosfera, atmosphere. atrabiliare, atrabilious, hypochon- driac, melancholy. attaccare, to attach, tie, fasten, at- tack, begin. atteggiaraento, attitude. - atteggiarsi, to bestir one's self. attendere, to expect. attentamente, attentively, care- fully. attenuare, to lessen, weaken. atterrito, terrified. attimo, moment, instant. attitudine, ability. atto, act, gesture, movement, ac- tion, manner. attorno (a), about, around. attraversare, to cross, pass over. attraverso, through. attribuire, to attribute. audace, audacious, bold. audacia, audacity, boldness. augurare, to wish for. aula, hall, room.^ f aumento, increase. austriaco, Austrian. autoriti, authority. autunno, autumn. avamposto, outpost, advanced guard. avanti, before, ahead, forward. avanzamento, advancement. avanzarsi, to advance. avaro, avaricious; miser. avere, to have. avorio, ivory. avvedersi, to perceive. avvenenza, elegance, grace. avvenimento, event. avvenire, to happen; «. w., future. avventarsi, to rush, fall upon. avverare, to confirm. avvertire, to inform, warn, ob- serve. avvezzo, accustomed. avviarsi, to set out, start on. avvicinare, to bring or place near, approach; si, to approach. avvide, pre/, of avvedere. avviluppare, to envelop. avviso, announcement, notice. avviticchiato, clinging to. avvocatarsi, to practise law. avvocato, lawyer. azione, action. azzurro, azure. babbo, father, papa. babbuino, baboon, ugly, stupid man. bacchetta, rod, wand. bacco, Bacchus; per ! indeed ! heavens ! baciare, to kiss. bacio, kiss. badare, to mind, take care, pay at- tention. baffi, »/.//., mustaches. VOCABULARY. 117 bagliore, ;//., dazzling light. bagnare, to bathe. bagnatura, bathing season. bagno, bath. baionetta, bayonet. balbettare, to stammer. balcone, w., balcony. balenare, to flash, occur. baleno, flash of lightning. balia, nurse. ballare, to dance. balordo, stupid, foolish. balzare, to leap, jump, throw. bambino, child, infant. banca, bank. banco, sandbank, shoal, bank, of- fice. bandiera, banner, flag. bandire, to publish. baraonda, commotion, confusion. barba, beard. barbaglio, dazzling. barbaric,/"., barbarity. barca, bark, boat. baronessa, baroness. Bartolommeo, Bartholomew. basso, low, bowed; a , down, below, come down ! basta ! enough ! bastare, to suffice, be enough. bastoncino, stick, cane, bastone, w., stick, rod, wand. battaglia, battle. battaglione, »/., battalion. battere, to strike, beat, clap; si, to fight. battistrada, w., running footman. baule, w., trunk. bavero, collar. beato, happy, beautiful. bella, belle, beauty. bellezza, beauty, perfection. bellino, pretty, pleasing. bello, beautiful, handsome, fine. bench^, although, bene, well, exactly, very; per , thoroughly ; arrivato, wel- come ; ft. m., good, benefit; //., riches, property. benedetto, blessed. beneficio, benefit. benevolmente, kindly. beninteso, of course. bensi, yes, certainly, but. benvenuto, welcome. bere, to drink, swallow, believe. bernocoolo, bump, swelling. berrett -o, -a, cap. bersagliere, sharpshooter, bestemmiare, to blaspheme. bestia, beast, animal. Bettina, Betsy, Betty. bevere. See bere. biada, standing grain. biancheggiare, to grow white. bianco, white, pale. biblioteca, library. bicchiere, m., glass, goblet. bidello, beadle. bigliardo, billiards. bimba, child, bimbetto, little child, babe. binario, track. biondino, fair-haired boy. biondo, blond, fair. birichina ! little rogue ! bisbetico, whimsical, morose. bisbigliare, to whisper, murmur. ii8 VOCABULARY. bisbiglio, murmur, whispering. bisognare, to be necessary, must. bisogno, need. bisticciarsi, to dispute, quarrel. bizzarre, odd, bizarre. bocca, mouth. boccata, mouthful, breath. boccone, m., mouthful, morsel. bolognese, Bolognese. bomba, bomb. bonaccia, calm, happiness. bonomia, bonhomie, good-nature, simplicity. bont^, goodness, kindness. borbottare, to mutter, grumble ; n. ?n., murmur, muttering. bordo, border, board ; a, on board. boreale, boreal, northern. boria, arrogance, conceit. bosco, wood, forest. bottegaio, shopkeeper. braccetto, small arm ; a , arm in arm. braccio (//./, braccia), arm. bragia, live coal, burning coal. branco, drove, herd. bravameiite, bravely. bravo, brave, skilful, good, honest ; bravo ! excellent ! breve, brief, short, a few. brevetto, patent. brezza, breeze. brigante, brigand, ruffian. brillante, brilliant, brillare, to shine. brizzolato, spotted, sprinkled. broccato, brocade, brontolare, to mutter. brontolona, grumbling woman. brontolone, ///., grumbler. brulichio, swarming, hum. bruno, dark ; mourning. bruscamente, bluntly, abruptly. brutto, ugly, dirty, unpleasant. bucato, wash, washing. buccia, rind, shell. buco, hole, cavity. bufera, hurricane, storm. buffetto, rap, blow. buio, dark, gloomy ; darkness. buono, good, kind, fit, able, right ; alia buona, plain, without cere- mony. burburo, sullen, surly. burlarsi (di), to make fun (of). burocrazia, bureaucracy. burrasca, storm, hurricane. burrascoso, stormy. busillis, w., difficulty. bussa, trouble, grief. bussare, to rap, knock. bussola, compass, reckoning. busto, body, breast. buttare, to throw, fling. C. cabina, cabin, stateroom. caccia, chase, hunting. cacciare, to chase, thrust. cadavere, m., dead body, corpse. cadere, to fall. cagionato, caused, occasioned. cagione, cause, reason ; a — — di, because of, on account of. calamaio, inkstand. calare, to lower, descend ; a basso, to get down. VOCABULARY. 119 calca, crowd, throng, press. calcare, to press. calcio, kick. caldo, heat. calendrio, calendar. calligrafia, penmanship. calligrafo, calligrapher, writing- master. calma, tranquillity, mental quiet, calmness. calmare, to calm, quiet. calmo, calm, quiet. calore, w., heat, warmth, ardor. caloroso, ardent, animated. calpestare, to tread upon. calunnia, calumny, slander. calunniare, to calumniate, slander. calvo, bald. calzare, to put on, suit, fit. calzolaio, shoemaker. calzoni, w. />/. , breeches, trousers. cambiamento, change. cambiare, to change. camera, chamber, room, apartment. camerata, ;//., comrade. cameretta, small room. camicia, shirt, chemise.. camiciola, undershirt. Camillo, Camillus. camminare, to walk, travel. cammino, road, route, way, head- way. campagna, country, estate. campana, bell. campanello, bell, doorbell. campanile, w., belfry, steeple. campo, field. canap^, w., sofa. canarino, canary bird. cancellata, railing, iron gate, grille. cancelliere, ;;/., registrar. candeliere, ;//., chandelier. candido, candid, white. cane, ///., dog. cangiare, to change. cantare, to sing, praise. canto, singing, song. cantoniere, track-hand, flagman. cantuccio, corner, hiding-place. canzonare, to ridicule, laugh at, make fun of. canzonatura, mockery, derision. capata, blow with the head. capelli, m. pi., hair. capire, to understand, be contained. capitale, /;/., capital, fund, stock. capitano, captain. capitare, to succeed, happen, ar- rive. capo, head, chief, leader, manager ; a fitto, headlong; in a, at the end of. capo-frabbrica, manager. capostazione, station-agent. capovolgere, to overturn ; si, to capsize, upset. cappella, chapel. cappello, hat. capriccio, caprice. capriccioso, capricious. carattere, w., character, disposi- tion, mark, letter. carena, keel of a ship. carezza, caress, attention. caricatura, caricature. carico, loaded. carino, dear, amiable. caritsL, charity ; per , I beg you. I20 VOCABULARY. Carlo, Charles. carnagione, complexion, color. came,/, flesh, meat. carnevale, m.^ carnival. caro, dear, beloved ; dear one, dear- ness, high price ; aver , to like. carpino, hornbeam, yoke elm. carriera, career, course, race. carrozza, coach, carriage. carta, paper, page, card. casa, house, home, firm, establish- ment ; a , home. cascante, falling, overcome, loose, unfastened. cascare, to fall. cascata, cascade, waterfall. casetta, cottage, small house. caso, chance, case, accident, condi- tion. casolare, m., old house, hut. cassa, drum. cassiere, z«., cashier. -^- castaguo, chestnut, brown. castello, castle. catasta, pile, mass. catastrofe,/, catastrophe. catena, chain, iron band. catinella, basin, wash-basin. cattedra, chair, desk. cattiveria, malice. cattivo, bad, wretched, paltry, ill. cattivuccio, bad, mischievous. causeuse, y], causeuse, small sofa. cavaliere, cavalier, knight, cheva- lier, escort ; servente, lady's admirer, escort. cavalleggiero, light-horseman. cavalleria, cavalry. cavallino, colt, nag. cavallo, horse; a , on horse- back. cavare, to take, draw, pull, dig, draw out, get out. cavity, cavity. ce. See ci. cedere, to yield, give up. cedro, lemon. celato, concealed, hidden. celebre, celebrated, famous. celeste, blue. celiare, to jest, joke, quiz. cellulare, cellular. cencio, rag, tatter. cencioso, ragged, tattered. cenere,/, ashes. cenno, beck, nod, signal. centenario, centennial. centimetre, centimetre. centinaio, hundred. cento, hundred. centocinquanta, hundred and fifty. ceppo, trunk, stem. cera, face, look. cercare, to seek, search, look for, try. cerimonia, ceremony. certamente, certainly. certezza, certainty, assurance. certo, certain, some ; certainly. cervellino, harebrained, heedless. cervello, brain. cervia, hind, fawn. cessare, to cease, discontinue. cetriolo, pumpkin. che, than, when, because, but, till, until; who, which, what, that; non . . . che, only. VOCABULARY. 121 ch^, for. checchi^, whatever. chi, who, whom, some, he who. chiacchierare, to chat. chiamare, to call, name; si, to be named. chiapperello, trick, ruse, cliiaro, clear, clearly. chiasso, noise, romping, frolic. chiave,/., key. chichirichi, w., crowing. chiedere, to ask, beg. chieae, pre^. ^chiedere. chilometro, kilometre. chinare, to bend, lower, bow; il viso, to look down ; si, to stoop down, bow. chioma, leafy top, leaves. chirurgico, surgical. chiudere, to close, shut up, end. chiunque, anybody. chiuBe, J>re^. re/. ^/condurre. conferenza, lecture, meeting. coufermare, to confirm. confessare, to confess. confidare, to confide. confidente, confident, confiding ; ;/. m. or/., confidant. coufidenza, confidence. confondere, to confound, confuse; si, to get confused. confronto, comparison. confuso, confused, abashed. congedo, dismissal, release. congiuntura, complication, crisis. congiurare, to conjure, conspire. congratulazione, congratulation . congresso, congress, assembly. conigliera, rabbit-warren. coniglio, rabbit. coniugi, /«. pi., husband and wife. conoscente, ;//. or/., acquaintance. conoscenza, acquaintance. conoscere, to know, be acquainted with. conquistare, to conquer. consacrare, to devote. COnsegnare, to consign, give, haml over. couseguenza, consequence, infer- ence. consenso, consent. consentire, to consent, allow. conservare, to keep, preserve. considerare, to consider. considerazione, consideration. considerevole, considerable, im- portant. consigliare, to counsel, advise. consiglio, counsej, advice, council. consolare, to console, comfort. consolazione, consolation. console, consul. consorte, wife. consueto, accustomed, usual. consuetudine, custom, habit. consultare, to consult. consuniare, to consume. coutadin -o, -a, peasant, country- man or country-woman. contare, to count, reckon. contatto, contact, touch. contegno, aspect, behavior. contemplare, to contemplate, con- sider, behold. contemplativo, contemplative. contemplazione, contemplation. contemporaneo, contemporary. contendente, m. or/., antagonist. contenefsi, to behave. conteutezza, contentment, satis- faction. contento, content, satisfied. contessa, countess. continuare, to continue. continue, continual. 124 VOCABULARY. conto, account, reckoning. contraersi, to contract. contrariare, to oppose, thwart. contrarieta, tribulation, sorrow. contrario, contrary, adverse. contratto, contracted. contrite, contrite, penitent. contro, against. controllare, to control. conveniente, suitable, proper. convenienza, propriety. convenire, to suit, agree. convento, convent. conversazione, conversation. convertire, to convert. convincere, to convince, convinto, convinced. convoglio, train. coperta, deck. coperto, cover, shelter ; covered. copia, abundance. copiare, to copy. coppia, couple, pair. coprire, to cover ; si, to put on one's hat. coraggio, courage. coraggiosamente, courageously, corbelleria, trifle, folly, stupid thing. corbezzoli! indeed! heavens! corda, cord, string. cordialita, cordiality. cordialmente, cordially. coricarsi, to lie down, coro, chorus. corpicino, little body, corpo, V)ody, corps. correggere, to correct. corrente,/., current. correre, to run, circulate. corretto, /«;/.