CATECHISMO AL PROTESTANTESIMO ad liso del Popolo PER GIOVANNI PERRONE . 1 I). C. D. G. MODENA " TIPI DELLA REGIO-DUCAL CAMERA. MDCCCLIV. Haec scripsì vobis de bis qui seduciint vos. Al Lettore Italiano Ella è cosa notoria che da qualche anno in qua si cerca da una fazione attiva e scaltra d' in- trodurre nella nostra bella e cattolica penisola il Protestantesimo. Non si perdona a danari, a liber- coli, a fraudi di ogni maniera per istabilirvelo e farlo attecchire. E ciò non già jjer fede che questa fazione abbia nella nuova forma religiosa, poiché ninna ne ha, ma solo per V odio che essa professa al Cattolicismo unica vera religione. Molti si lasciali sedurre alla bella prospettiva che lor si mette dinanzi; molti si lascian arreti- care dalle formale o piuttosto sofismi dei quali sogliono gli empi servirsi affine di far proseliti.' Non tutti conoscono la mala pianta che è il Pro- testantesimo, e qual male incoglierebbe alV Italia qualora si lasciasse spogliare del maggior bene di cui ella fruisce, qual è la religione Cattolica. Pochi conoscono V abisso in cui la nostra pa- tria verrebbe gittata qualor prevalesse il reo divi- samento di costoro. Che anzi io non dubito di af- fermare che coloro medesimi i quali cercano con ogni conato di diffondere la così detta Riforma ossia il Protestantesimo, che infine non è altro se non che il ritrovato di un barbaro, non sanno essi medesimi che cosa sia il Protestantesimo; sanno soltanto, e molto bene, che il Protestantesimo è la negazione del Cattolicismo, 4 Per la qual cosa a comune istruzione e a dìs- mganno di molti divisai di esporre in modo di catechismo popolare la natura, V origine, gli ef- fetti del Protestantesimo; affinchè ognuno conosca quello che si propone ora alV Italia per sostituirlo alla religione Cattolica. In questo catechismo sco- pnrà le male arti di cui gli apostoli del Prote- stantesimo si servono per insinuarlo in Italia; es- porrò il fine a cui tendono questi disseminaton del nuovo Vangelo; e infine discoprirò il mal termine a cui il costoro Protestantesimo conduce tanto nella vita presente quanto nella vita avvenire. Il lavoro sarà breve, conciso,' chiaro quale si addice ad un catechismo elementare. Nf in esso si affermerà alcuna cosa che non sia poggiata sul vero, e di cui non si possano alV uopo arrecare le prove pih hrefragabili. U amor della religione divina che qui difendo, e della felicità d^ Italia, che io amo al pari di qualunque attico, è quello che unicamente mi spinse a stendere queste poche pagine. Spero che esse tor- ceranno giovevoli a quanti non vorranno per pro- pria malizia chiuder gli occhi alla luce della ve- rità. Chè^ quanto a quei miserabili, che sono empi di professione , nè questa istruzione nè altro umano mezzo potrebbe loro giovare; giacché essi sono de- terminati u giUarsi furiosamente nelV abisso del male ed a trar seco quanti piii possono alla per- dizione. L.EZIOME 1. DEL NOME E DELL’ ORIGINE DEL PROTESTANTESIMO. D. Che cosa significa questo nome di Prote- slautesimo? R, Nel suo primo significato la voce Protestai!» tesimo è stata adoperata ad esprimere l’ atto dì Protesta fatta da dodici città di Germania contro un editto dell’ imperator Carlo V col quale s’ in- giungeva ai Novatori del secolo XVI di professare una particolar forinola di fede da esso proposta. Ma in seguilo si adoperò in tiitt’ altro senso. D. Qual è il senso in cui. ora si adopera la voce di Protestante e di Protestantesimo? R, Ora questo nome di Protestante e di Pro- testantesimo viene adoperato a significare la ribel- lione di tutte le moderne sette contro' la Chiesa cattolica fondata da Gesù Cristo ovvero, ciò che riesce al medesimo, la ribellione degli uomini or- gogliosi contro Gesù Cristo fondatore della mede- sima Chiesa. D. Chi fu il primo che diede origine a cotesta ribellione? R. E stato un frate apostata di nome Lutero, il quale fu mosso a ribellarsi perchè il papa Leone X 6 ai padri Domenicani e non alF ordine di Lutero avea commessa la pubblicazione delle indulgenze concedute, a chi concorresse alle spese della fab- brica di san Pietro in Roma. D. Quando avvenne questo fatto? R. Circa 1’ anno 1517, cioè sul principio del secolo XYI. D. Come si effettuò una tal ribellione? R. Si effettuò in questa guisa. Il papa Leone, capo visibile della Chiesa, condannò le dottrine colle quali Lutero impugnava le indulgenze e spar- geva altri errori contro la santa Fede. Furioso per tal condanna, assistito da alcuni malvagi compagni ed appoggiato alla protezione dell’ elettore di Sas- sonia Federico, spiegò Lutero il vessillo della ri- volta, e trasse seco colle sue furibonde declama- zioni molti seguaci; e così ebbe cominciamento il Protestantesimo il quale sotto gli speciosi nomi di puro Vangelo e di Riforma sconvolse- poco tempo dopo tutta r Europa. D. Ma non furono gli abusi che vi erano allora gravissimi nella Chiesa quelli che diedero origine al Protestantesimo? /?. No di certo ; s’ erano, è vero, introdotti già da lungo tempo ed in vari luoghi de’ gravi abusi tanto nel clero secolare quanto nel clero regolare, ma questi furon sempre combattuti dalla Chiesa, la quale non mai cessò dal condannarli e riprovarli 7 in tutti i suoi atti solenni: già parecchi di essi ai tempi di Lutero erano tolti ed altri scemati; e la riforma dei costumi e della disciplina si perfe- zionava ogni dì, allorché insorsero quegli uomini ribelli contro la Chiesa. Gli abusi non furono che il pretesto di cui si servirono i perversi per pro- clamare la libertà della carne e far setta. D. Oltre a Lutero vi furono altri che allora in- sorgessero contro la Chiesa? i?. Sì : i tre principali che ne seguirono l’ esem- pio furono Zwinglio nella Svizzera, prete e curato apostata; Calvino in Francia, uomo diffamato per le sue disonestà; ed Enrico Vili re d’ Inghilterra, il quale si ribellò perchè il papa non volle con- cedergli il divorzio dalla sua legittima moglie per isposarne un’ altra. Tali sono i corifei del Prote- stantesimo, uomini cioè, che a detta di un prote- stante, erano tutti per la loro malvagità degni del capestro. LEZIONE II. DELLA NATURA DEL PROTESTANTESIMO. D. In che consiste il Protestantesimo? R. Consiste nella piena ed assoluta indipendenza della ragione di ciascuno da ogni autorità in ma- terie religiose o di fede, ed in altri termini con- siste nella libertà di esame. . Non hanno forse i Protestanti le loro con- fessioni 0 simboli di fede comune? R. Sì; e ne hanno anzi in gran quantità, come la confessione di Aiishourg, la confessione Elve- tica, la confessione Gallica, la confessione Angli- cana composta di 39 articoli, la confessione Gi- nevrina ec., ma questo stesso conferma quanto si è detto. (, D. Spiegatevi più chiaramente. R. Vi compiacerò di buon grado. Ognuna di queste confessioni differisce dalle altre, e differi- sce tanto che chi ne professa una costituisce una setta diversa da chi ne professa un’ altra. E non solo le sette sono diverse fra loro:- ma sono tal- volta contrarie per rìiodo che si condannano scam- bievolmente e si anateriiatizzano, cioè si scomuni- cano r una r altra. E pure tutte, al dir de’ Prote- stanti, hanno per fondo comune la stessa Bibbia; e pretende ciascuno di non essere che la espres- sione delle verità contenute nella Bibbia. Ogni fab- bricante di confessioni o di simboli ha fatto par- lar la Bibbia a modo suo, ed ognuno vuole aver ragione. 13 D. Sono almeno tenuti i Protestanti a seguire in coscienza la professione di fede, ognuno nella sua setta? - R. No; perchè ogni Protestante in virtù della libertà di esame può colla Bibbia foggiarsi altri articoli diversi da quelli che si contengono nella professione comune, e niuno può essere astretto da qualsivoglia simbolo di fede. D. Se è così, come si sono potuti fare tali sirm boli e professioni ? . , R. Per una assurda e pratica contraddizione coi principio fondamentale del Protestantesimo. Infatti se ogni Protestante per esser tale può ed anzi deve forriiarsi colla Bibbia la sua fede ed ogni ar- ticolo di fede; se in ciò egli è indipendente da ogni autorità; dunque è evidente che senza un’ aperta contraddizione non si poteva formare una confessione di fede che fosse obbligatoria. Ed ap- punto per questo in molte sette si sono ora abo- lite tutte coteste professioni di fede come contrarie al principio del Protestantesimo. D. In questo modo non vi potrà essere nel Protestantesimo quella unità di fede tanto racco- mandata da Cristo e dagli apostoli nella Bibbia? R. No certamente; questa unità è impossibile colà dove ognuno può credere a suo talento. Ed è perciò che le varie sette protestanti ed ogni pro- testante vengono molto bene assomigliati da un 14 loro autore moderno agli uccelli cominciando dal barbagianni amico delle tenebre fino all’ aquila amica del soler Tutti questi uccelli si riposano sul grand’ albero della Bibbia e ognuno strilla a sua posta, chi in un modo e chi in un altro, facendo una musica che vi rompe le orecchie ; l’ uno grida che una cosa è bianca, l’altro protesta che la cosa stessa è nera; l’uno giura che è rossa, l’altro spergiura che è verde. Ed ognuno colla Bibbia alla mano. D, Ed è ciò possibile? R, Anzi è una cosa di fatto notoria, pubblica, universale. Se vi fate a domandare ad un Prote- stante se Gesù Cristo sia Dio, vi risponderà di si; se lo domandate ad un altro, vi risponderà di no; se lo chiedete ad un terzo vi risponderà che Gesù Cristo storico qual ci vien descritto dai santi Van- geli non è neanco esistito, e che tutta la sua storia è un mito ossia una favola. E ciò che si dice di questo articolo fondamentale del Cristiane- simo, molto più si verifica d’ ogni articolo del Simbolo apostolico cominciando dal Credo in Dio Padre fino alla vita eterna. Amen. D. Il vostro Protestantesimo mi pare una vera Babele. R. Poco sarebbe se fosse soltanto una Babele, il peggio è che essa contiene una dottrina orribile in teoria ed immorale in pratica, cioè una dottrina 15 oltraggiosa a Dio, oltraggiosa air uomo, dannosa alla società e contraria al buon senso ed al pudore. D. Potreste voi provare la verità di si atroce accusa ? R. Si; e colla massima facilità. Basta aprire le opere di Lutero, di Zwinglio e di Calvino che sono stati i capi riformatori e fondatori del Protestan- tesimo per trovarvi ad ogni piè sospinto che Dio è r autor del peccato ; che Dio sforza l’ uomo a peccare per poi punirlo; che Dio ha predestinata una gran parte degli uomini alla eterna danna- zione senza la previsione di alcun loro demerito. Vi si trova che chi ha la fede, per quante enor- mità commetta, non cessa di piacere a Dio; che gli eletti, per quanto pecchino, non possono dan- narsi; che non è necessario viver bene per sal- varsi ; che r uomo pel peccato originale è divenuto una macchina privo del libero arbitrio; che opera tanto il bene quanto il male per una vera neces- sità. Si trova che è lecito ribellarsi ai sovrani che si oppongano a tali dottrine le quali essi chia- mano il puro Vangelo. Si trovano insomma mille altri somiglianti spropositi. D. Queste dottrine mi fanno orrore: non sono esse in qualche senso peggiori di quelle dei pagani? R. Voi avete ragione; nè i pagani nè i turchi non sono mai giunti a tanta empietà di dottrina. I() • LiEZiOME rV. DEGLI AUTORI E PRIMI PROPAGATORI DEL PROTESTANTESIMO. I). Con tali dottrine come poterono i capi ri- formatori trovare dei seguaci? R. Il trovarli riuscì anzi loro facilissimo; pcn- cliè solleticando essi con tali dottrine tutte le pas- sioni deir uomo, specialmente V orgoglio e la cu- pidigia della carne e degli averi, ebbero tosto a discepoli quanti volevano appagare le loro passioni ; e se voi ponete mente vedrete che anche adesso quelli che si fanno Protestanti e lasciano il Gat- tolicismo sono ben lungi dall’ essere qualche cosa di buono. D. Chi furono adunque i primi discepoli e propa- gatori della così detta Riformalo Protestantesimo? R, Furono quelli che più si assomigliavano ai loro maestri. Lutero che, come già insinuai nella seconda lezione fu un apostata,, dopo aver preso per moglie una monaca ebbe per primi discepoli Carlostadio, Melantone, Lange ed altrettali tutti fior di farina. Carlostadio fu apostata aneli’ egli e menò moglie; Melantone fu un ipocrita, simula- tore, crudele, bestemmiatore e dedito all’ astrologia giudiziaria; Lange fu un ex-frate, come Lutero, e prese moglie; e così degli altri. 17 D. Chi sono stati i primi discepoli di Zwinglio? R. Il più celebre discepolo di Zwinglio è stato Ecolampadio, il quale essendo stato monaco tolse per moglie una monaca; e dopo di aver dissemi- nata la eresia in una gran parte della Svizzera, fu trovato morto accanto alla sua pretesa moglie. D. Chi furono i primi discepoli di Calvino? R. Furono Bucero e Beza. Bucero fu un ex- frate che, secondo il solito, menò moglie; fu se- guace in vari tempi, secondo che gli tornava più conto, or di Lutero or di Calvino or di Zwinglio, e disseminatore delle più infami dottrine. Beza poi fu un pubblico dissoluto che mise in versi le sue turpitudini per corrompere la gioventù; fu inoltre un ingannatore e sfacciato falsificatore della Bibbia. D. Quei che vennero in seguito sono stati mi- gliori ? R. No davvero; ma furono per la massima parte gente avida di donne, di preda e d’ impieghi nella nuova setta. Quasi tutti finirono male come già i loro maestri. Chi morì di rimorso, chi terminò nella disperazione, chi si uccise da sè stesso dopo una vita più o men miserabile e disperata. D. Avete detto che questi discepoli finirono come i loro maestri: e qual fu dunque la fine dei maestri? R. La loro fine fu la più miserabile, quale cioè si conveniva ai nemici di Dio e della Chiesa. 2 iS Lutero dopo di aver passata T ultima giornata di sua vita a Islebia sua patria in lauto banchetto tra buf- fonerie e matte risate fu la sera colpito di apo- plessia, e mori in brev’ ora impenitente. Zwinglio dopo di aver profetizzata la vittoria a’ suoi in un combattimento contro i Cattolici, nella sconfitta che ebbero gli eretici, venn’ egli stesso ferito mortal- mente- e terminò sul campo nella impenitenza i suoi giorni. Calvino per ultimo mori disperato, be- stemmiando e invocando il diavolo, di una malattia la più vergognosa roso dai vermi. D. Non è stata dunque molto nobile la prima culla del Protestantesimo. " R. Immaginatevi! è stata quella di una greggia di Epicuro sotto ogni rispetto. I Protestanti di qual- sivoglia colore e generazione dovranno sempre ver- gognarsi rivolgendo i loro occhi e il loro pensiero ai loro primi apostoli. D. Ma son poi vere le cose che mi avete rac- contate ? R. Non solo son vere, ma v’assicuro che esse stanno di molto al di sotto della verità, poiché per non esagerare mi sono tenuto al menomo. Egli è di gran lunga peggiore il quadro che del Pro- testantesimo primitivo ci ha lasciata la storia. Sono poi tutte queste cose registrate non solo dai Cat- tolici ma dai medesimi Protestanti; nè si posson chiamare in dubbio, molto meno negare da veruno che abbia lette le storie della così detta Riforma. ÌLEZIOUE V. DEL MODO CON CUI SI È STABILITO IL PROTESTANTESIMO. D. Come mai una dottrina ed una pratica co- tanto infame si potè diffondere e stabilire in sì gran parte di Europa? R. La cosa è molto agevole a spiegare. Anche la religione turca si è stabilita presto e in molti paesi. Una religione come quella dei Protestanti la quale favorisce così potentemente le passioni trovò subito in ogni città e in ogni villa e borgata uomini maturi per abbracciarla con avidità, cioè tutti i malvagi, che in ogni tempo si trovano sem- pre in abbondanza. Inoltre tutt’ i vani umanisti e grammatici formati ad una letteratura superficiale ed avidi di gloria e insofferenti di freno, i quali col cervello vuoto volevano farla da teologi, in- grossarono anch’ essi le file de’ ribelli in un secolo in cui tutti aspiravano alle novità. D, Tutti questi però non sarebbero riusciti a stabilire il Protestantesimo in tanti popoli senza il concorso de’ signori e de’ principi. R. È verissimo; ed in fatti anche molti signori e principi furono tratti al partito. D. Come vi furono tratti? R. In varie maniere. Una gran parte venne 20 sedotta dall’ avidità delle ricchezze ecclesiastiche, delle quali i principi volevano impadronirsi. L’ oro, l’argento e le gemme delle sacrestie e degli arredi sacri furono per molti principi 1’ unico argomento che li* convertì al Protestantesimo. Un’ altra gran parte venne sedotta dalla libertà del vivere che loro si concedeva dal nuovo Vangelo, il quale dava bando all’astinenza, al digiuno e ad ogni mortifi- cazion della carne. E infatti i primi che .tra’ si- gnori e principi favorissero la pretesa Riforma fu- rono i più dediti alla ghiottoneria, alla ubbria- chezza, al libertinaggio specialmente nella Ger- mania. Ad alcuni principi venne permesso dai mi- nistri protestanti di allora di pigliare una seconda moglie vivendo tuttora la prima. Una massima parte poi fu tratta alla nuova professione dall’ amore della padronanza che loro si concedeva so- pra le cose spirituali, e dal voler dominare non meno sui corpi che sull’ anima e sulla coscienza de’ loro sudditi. D. Come si adoperarono i principi e i signori per fare abbracciare il puro Vangelo ai loro sudditi? R, Col mettere da principio in campo la libertà di coscienza e la tolleranza cfelle opinioni, e poi coir incoraggiare i ministri del nuovo Vangelo in tutti i modi, lasciandoli predicare, innalzar chiese e bestemmiare in esse contro la religione Catto- lica ed il papa : poi coll’ opprimere e quindi esiliare 21 come imprudenti i pastori ed ecclesiastici zelanti che si opponevano alle novità che si volevano introdurre ; col favoreggiare di soppiatto le dimo- strazioni colle quali si cercava dai novatori d’ inti- midire i buoni, d’ impedire la predicazione della fede cattolica, e d’ interrompere le funzioni del culto pubblico; col tacciare di oscurantisti e ne- mici della luce e del progresso quelli che stavan fermi nella religione de’ loro maggiori. Quando finalmente con tutti questi mezzi si era abbastanza ingrossato il partito fino a non aver più nulla a temere; allora toltasi la maschera, colla quale fìn- gevano di essere anzi caldi pel Cattolicismo, ricor- revano alle armi di Maometto cioè alle persecu- zioni di ogni fatta. D. Come furono indotti i principi renitenti ad abbracciare il puro Vangelo ossia il Protestantesimo? R. Vi furono indotti a forza di minaccie e di ribellioni. Gli uomini malvagi sono sempre ed in ogni luogo più arditi, più attivi e più intrapren- denti che non i buoni. Ogni mezzo per essi è buono purché giovi al fine propostosi. Essi sono avventati e audaci; perciò unitisi insieme comin- ciano ad eccitar tumulti, a minacciare, ad uccidere se occorre a tradimento e proditoriamente quelli da cui più temono, magnificano il loro numero e le loro forze per gettar lo spavento e V inquie- tezza. Ora uomini di tal genìa son quelli che in 22 ogni luogo hanno aperta la via al Protestantesimo, eccitarono sommosse contro i principi renitenti, ed apertamente ancora loro si ribellarono. Dove queste fazioni prevalsero, i buoni principi dovet- tero sottrarsi colla fuga; dove furono compresse, i Protestanti gridarono alla intolleranza, alla viola- zione dei diritti della coscienza e della propria convinzione^ fino ad ottenere concessioni, soffe- renza e tolleranza ne’ diversi stati. Intanto questi settari aspettavano tempi più opportuni per ripi- gliare i loro tentativi. D. Da questo ne seguirebbe che il puro Van- gelo cioè la Riforma si sarebbe da per tutto sta- bilita colla frode e colla forza. R. Appunto; e come avrebbe essa potuto far altrimenti? In niun paese essa prevalse e si sta- bili se non se per tal modo; e si possono sfidare i Protestanti di qualsivoglia nome e razza a pro- vare che non sia accaduto cosi in ogni paese ove prima fioriva il Cattolicismo. i>. Ma e i buoni che facevano allora? R. Faceano allora quello che fanno adesso. Si possono i buoni distribuire in varie categorie. Al- cuni si dicon buoni perchè son buoni a niente cioè sono inetti; altri si dicon buoni perchè sono indifferenti al bene e al male, purché niuno li toc- chi, sono egoisti; altri si dicon buoni perchè pro- fessan di esser prudenti, ma prudenti secondo la 23 carne mediante un lascia andare o un lascia fare ; altri infine sono veramente buoni, zelanti cioè per la causa della religione e della cosa pubblica, ma la costoro azione viene spesso annichilata dalle grida de’ prudenti carnali i quali li tacciano d’ indiscreti, di perturbatori, di falsi zelanti. Intanto i malvagi e i tristi fanno il fatto loro, . si spingono innanzi, e quando han messo ogni cosa a soqquadro, allora tutti quei buoni piangono ed urlano, ma troppo tardi. D. Da quel che sento il Protestantesimo, o il puro Vangelo non si è propagato come il Cristia- nesimo ossia il vero Vangelo di Gesù Cristo? R, No certamente: il Cristianesimo ossia il vero Vangelo di Gesù Cristo è una religione divina ve- nuta dal cielo, e però dovea essere propagata in una maniera degna di Dio: laddove il Protestan- tesimo chiamato il puro Vangelo è una religione tutta carnale, terrena, umana, e però non poteva propagarsi che con mezzi carnali, terreni, umani. E così parimenti esso non può reggersi se non se con sostegni di terra; qualora questi vengano a mancare, il Protestantesimo stesso va in dileguo. D, Saranno dunque tutti i Protestanti cattivi e perturbatori? R. No: sarebbe una falsità ed una calunnia il dirlo. Non già perchè una cattiva pianta possa dare buoni frutti, ma perchè molti Protestanti, cioè la 24 classe più numerosa del popolo, si trovò come av- volta nel turbine senza volerlo. Or gran parte di queste masse popolari specialmente artisti, citta- dini pacifici, contadini che non conoscevano nem- meno che cosa fosse questo nuovo Vangelo, questa chiesa che lor si dava ad intendere per riformata, seguitarono in buona fede, e come tradizionalmente a conservare il fondo e V insegnamento cattolico ; e questi son coloro che conservarono una certa cotaL probità nel Protestantesimo perchè ne igno- rano le dottrine corrompitrici. 1.EZ1011E VI. DELLA TOLLERANZA DEL PROTESTANTESIMO. D. I Protestanti che da principio invocarono la libertà di coscienza e la tolleranza Y hanno poi essi praticata verso i cattolici? R. Ohibò: la condotta dèi settari è stata sem- pre la medesima. Allorché da principio son deboli invocano la libertà di coscienza, chiedono che si rispetti la propria convinzione; e se sono repressi gridano ed urlano per la violenza che si fa loro, a quello che è lor più caro, alle loro opinioni inno- centi, chiamano oppressori e tiranni quelli che lor contraddicono. Ma che? Appena possono alzare il capo e, prevalere tosto danno di mano alle confische, ai bandi, ai supplizi contro i Cattòlici senza pietà. 25 D. Che rispondono i Protestanti ai richiami dei Cattolici, quando questi invocano la tolleranza per sè? K Rispondono colle irrisioni, colle beffe, cogl’ insulti. Seguitano di piè fermo il loro sistema della più barbara persecuzione ; fan sentire tutto il peso della oppressione e lasciai! gridar chi grida e pian- gere chi piange senza darsene per intesi. D. Almeno i Protestanti si saranno astenuti dal sangue nel perseguitare i Cattolici rimasti fedeli alla religione de’ loro padri? R. Che dite? Essi hanno anzi incrudelito con tale squisitezza di supplizi e di tormenti contro i Cattolici che vinsero in crudeltà gli stéssi impera- tori pagani. Il ferro, il fuoco, gli eculei, le ruote, i lacci, tutto fu messo in opera contro i Cattolici fedeli al loro Dio e alla loro religione. I Prote- stanti non perdonarono nè a donne nè a fanciulli. Istituirono inquisizioni tremende per iscoprire se si appiattassero nei loro paesi preti e religiosi. Si stabili in vari regni la pena di morte contro qual- siasi prete che vi avesse passata una notte. D. Quanto dite mi pare impossibile: almeno vi sarà molta esagerazione. R. Per convincervi che non esagero basta che leggiate quello che han fatto i Luterani in Germa- nia, nella Svezia, in Danimarca, nella Norvegia e nella Islanda; gli Ugonotti o Calvinisti in Francia 26 e nella Olanda; gli Zwingliani in Berna, Zurigo, Ginevra e nel resto della Svizzera; i Presbiteriani nella Scozia; gli Anglicani nella Inghilterra e nell’ Irlanda, e troverete che quanto vi ho detto sta al disotto del vero. Si tratta di fatti storici e rac- contati dagli stessi autori protestanti. D. Tutto ciò al più sarà stato ne’ primi furori ; ma poi avranno cangiato di sistema. R. Tali persecuzioni non han mai cessato ne’ paesi protestanti fino a’ di nostri. In alcuni sono state in vigore le leggi di morte contro ai Cattolici per oltre a due secoli, come per esempio nell’ In- ghilterra; in altri sono tuttora vigenti le leggi di confiscazioite e del bando contro chi si facesse Cattolico, come in Berna, nella Svezia e nella Da- nimarca. In vari principati della Germania si sono fatte leggi durissime colle/ quali vengono obbligati i legati in un matrimonio misto (cioè di un pro- testante e di una cattolica o viceversa) a far alle- vare i loro figliuoli nella religione protestante e farli istruire da maestri protestanti. Tutto si mette in opera anche al presente per isviare i Cattolici dalla santa loro religione, e per impedire che niun Protestante si faccia Cattolico. D. I governi protestanti non han forse dimi- nuito di molto le persecuzioni? R. Hanno diminuito in questo senso, che non impiccano più, non isquartan più i Cattolici, come 27 facevano poco tempo fa, perchè T indole del no- stro secolo più non soffre tali barbarie. Ma da questo in fuori seguitano come prima sostituendo r astuzia alle violenze aperte. Se han fatte talvolta alcune concessioni , V han fatte costrettivi dalla ne- cessità perchè la complicazione delle cose politi- che cosi r esigeva e non mai spontaneamente. D, Come? Non hanno molti governi protestanti data ai Cattolici la emancipazione, come si dice, e tutti i diritti civili come a Protestanti? R. Si; l’hanno concessa per le ragioni che ab- biamo dette. Ma intanto con tutta la emancipazione e con tutta l’uguaglianza dei diritti civili, i Cat- tolici sotto i governi protestanti non godono mai vera libertà. Sempre i Protestanti mettono impe- dimenti ai vescovi, ai parrochi, agli altri ecclesia- stici nell’ esercizio del loro ministero. Agi’ impieghi pubblici promuovono quasi esclusivamente i Prote- stanti^ affidano a maestri protestanti l’istruzione, procurano che per la elezione delle Camere, allor- ché i governi sono costituzionali, non vengano scelti i Cattolici. In somma fanno ai Cattolici con- tinuamente mille angherie. D. I privati però terranno altro modo verso i Cattolici ? R. Cdi onesti e probi i quali durano nel Prote- stantesimo quasi senza volerlo, e perchè ebbero la disgrazia di nascere Protestanti certamente disap- 28 provano una condotta così sleale e compatiscono ai Cattolici cotanto aggravati; ma quelli che sono Pro- testanti per principio e conoscono di esser tali in opposizione alla Chiesa cattolica, questi sono i peg- giori. Fomentano costoro gli odi inveterati, fanno leghe ed associazioni per opporsi ai Cattolici, affin di privarli d’impieghi, di lavoro, di commercio, di servizio e per fin del pane se fosse loro pos- sibile, come si è fatto sempre per lo passato, e come si va ora facendo in vari paesi di Germania, nell’Olanda, in Inghilterra, in Ginevra ed altrove. D. D’ onde procede una condotta così sleale ed inumana? R. Procede da ciò che non avendo il Prote- stante la vera fede non può nè anco avere la vera carità. Il Protestantesimo non vive che di odio; l’odio è quello che l’anima e che lo informa: e siccome 1’ errore non può tollerare la verità, cosi non può tollerare quelli che la professano e li per- seguita per istinto. 1.EZ10IWE IFll. DEI FAUTORI DEL PROTESTANTESIMO. , D. Chi sono quelli che favoreggiano il Prote- stantesimo nella nostra Italia? jR. Non volendo parlare dei demagoghi e dei rivoltosi d’ ogni razza e degli addetti alle società 29 segrete, i quali parteggiano pel Protestantesimo unicamente per disfarsi del papa e dei re, i più caldi fautori della Riforma e del puro Vangelo sono ordinariamente i cattivi Cattolici la feccia più vile della società e i più viziosi tra i cittadini i quali non hanno p non praticano veruna religione. D. Ve ne sono molti di questi in Italia? R. Se si considera il loro numero complessi- vamente si possono dire molti, perchè essi sono sparsi in tutte le grandi e piccole città, in tutte le borgate, castella, villaggi; da per tutto hanno i loro corrispondenti e gli agenti loro. Ma se si con- siderano isolatamente e rispetto alle masse delle popolazioni, non sono che frazioni dispregevoli composte, siccome ho detto, dei malviventi e degli irreligiosi dichiarati che, grazie a Dio, non sono il maggior numero. D. Dunque non sono questi di cui parlate uo- mini per ordinario dotti, probi ed onesti? R. Se si credesse a loro, essi sarebbero sapien- tissimi, fior di dottrina, ed altrettanti Salomoni. Nel loro parlare fanno uso di parolone pellegrine e ricercate per gettar polvere negli occhi e profe- riscono sentenze con incredibile gravità: ma real- mente non sono che cervelli vuoti, ignoranti di tutto, ed in cose di religione poi di una ignoranza crassa; essi non conoscono nè la religione Catto- lica che combattono, e molti tra loro neppure il 30 Protestantesimo che vogliono insinuare. Per ciò che spetta a probità e onestà non ne hanno che l’apparenza, e spesso non hanno nè anco questa, non essendo in realtà che un sacco di vizi e di malvagità. D. Chi cercano essi di guadagnare al Prote- stantesimo ? R, Cercano in tutte le città e borgate con mag- gior sollecitudine i più rotti al vizio, i più irreli- giosi e scostumati per farne preda; ed è questa la caccia più preziosa che posson fare. Girano come i cani affamati che fiutano ovunque sperano tro- vare qualche carcame, e quando l’hanno trovato vi si gettan sópra con fame veramente canina per divorarlo. D. Non han forse cotesti apostoli di nuovo co- nio particolar premura per sedurre la gioventù? R. La gioventù forma V oggetto tutto speciale del costoro apostolato. Essi ben sanno che i gio- vani sono senza sperienza, caldi d’immaginazione, avventati e colle passioni che cominciano a sve- gliarsi. Quindi essi circondano e cercano di avvi- luppare nelle loro reti i fanciulli e le fanciulle; a poco a poco istruendoli nelle loro massime, ed adescandoli col solletico del vizio, si trovano que- ste povere creature ne’ loro lacci prima ancor che se ne avvedano. D, Come riescono poi questi poveri giovani o zitelle cosi sedotte? 31 R. Riescono in casa disubbidienti e protervi, e formano la croce dei loro genitori; nel pub- \ blico compariscono baldanzosi, altieri, passeggiano con sopracciglio per le strade, mostran dispregio per chiunque non è iniziato ne’ profondi misteri da loro appresi. Nelle scuole riescono il flagello de’ maestri e lo scandalo de’ compagni. Nelle chiese se pur vi compariscono affettano a bello studio po- siture indecenti ed indevote. In somma mostrano al di fuori quello che sono al di dentro, e recano il frutto del seme pestifero gittato nelle lor menti e nel loro cuore. D. Che cosa dee aspettarsi la società da co- desti giovani evangelici^ R. Ha da aspettarsi ogni più rea sciagura. Pos- sono questi considerarsi come rivoltosi nati, i quali sono sempre pronti ad ogni novità; e ad ogni som- mossa che si ecciti vi accorrono ad occhi chiusi senza calcolare nè i pericoli loro nè i danni altrui. D. Da quel che dite, questo puro Vangelo sa- rebbe il veicolo della immoralità e la sentina di ogni male domestico, religioso e politico. R. Appunto : nè più nè meno. Questo puro Van- gelo, come lo chiamano, ossia il Protestantesimo non è altro che la irreligione e la scostumatezza mantellata di belle parole; è il più terribile fla- gello che pesi sopra la umanità: esso conduce la società sordamente all’ anarchia , alio scioglimento ; 32 e va infine a terminare nel più spietato despo- tismo, come sempre la sperienza lo fece vedere e toccar con mano. l.EZ10]«E ^111. DEL FINE CHE SI PROPONGONO I PROPAGATORI DEL PROTESTANTESIMO. ' D. Per qual fine cotesti fautori del Protestan- tesimo si adoperano con tanta premura a propa- garlo e diffonderlo? È forse per desiderio di mag- gior purezza di religione? R. Oh! pensate, se cotal genia incredula e sco- stumata ha premura della religione! Nulla lor cale della religione; e si servono del nome di religione riformata, di puro Vangelo, di Cristianesimo pri- mitivo solamente per far velo alle loro turpitudini ed alle novità di altro genere che si propongono d’ introdurre. Il Protestantesimo non è nelle mani di costoro se non se un mezzo a recare più facil- mente nell’ Italia r irreligione e la licenza, il liber- tinismo e 1’ incredulità, ed in fine il ComuniSmo ed il Socialismo. D. Che cosa sono il ComuniSmo e il Socialismo? R, Sebbene questi due nomi si piglino sovente in iscambio, pure non si debbon confondere, poi- ché ognuno ha un significato diverso dall’ altro, e i sesfuaci dell’ uno sono diversi dai secaci dell’ 33 altro. La ragione poi dello scambio si è perchè i seguaci deir uno e dell’ altro tendono del pari al sovvertimento della società, della religione e dei costumi. D. Spiegatemi che cosa significhi il ComuniSmo. R. Il ComuniSmo preso in tutta la estensione del suo significato è quella teoria o dottrina la quale sforza a mettere in comune tutti i beni pos- seduti sotto qualsivoglia titolo; sovranità, donne, terre, case, commercio, industria, talenti, dritti di guerra e ogni altra cosa. D. Se il ComuniSmo prevalesse, ove anderebbe a finire quanto abbiamo e possediamo? R. Ella è cosa evidente che il ComuniSmo è la dissoluzione universale della famiglia e della società; il rovesciamento della morale e dei co- stumi; la distruzione radicale di tutto ciò che si chiama diritto; la negazione assoluta di ogni reli- gione positiva; è lo stato selvaggio giunto a un grado di barbarie inudito finora negli annali della umanità ; è l’ uguaglianza e la fraternità delle be- stie e peggiore àncora, perchè le bestie sono re- golate almeno dall’ istinto, laddove questi uomini bestiali non avrebbero altra regola che le passioni, r interesse specialmente e lo sfogo dei sensi. D. Confesso che mi fa orrore quanto voi mi dite; ma è egli poi possibile che si tenda a que- sto fine? 3 34 R. Non solo è possibile, ma è una cosa di fatto, è una realtà; e voi lo potete vedere nei loro libri, nei loro proclami, nei loro giornali ed anche nei loro fatti parziali. D. Come? Anche coi fatti i Comunisti hanno provate queste loro disperate dottrine? R. Certamente; tanto ne’ tempi passati, quanto nei presenti. Ne’ tempi passati gli Anabattisti fi- gliuoli primogeniti del puro Vangelo ossia del Pro- testantesimo han voluto predicare e mettere in pratica questa orribile dottrina nella Germania, nella Svizzera, nella Moravia, nei Paesi Bassi fino dalla prima metà del secolo XVI. Essi han messi in rivolta i contadini contro i loro padroni; i po- poli contro i loro principi e sovrani; ed han fatto man bassa su quanti non volevano acconciarsi al loro modo di fare e di pensare. I loro capi sono poi diventati tanti despoti tirannici al confronto de’ quali Nerone ne perderebbe. Queste loro som- , mosse costarono la vita ad olti^e cento mila tnici- dati sul campo. D. Almeno al presente non si è fatto tanto, e le cose sono cambiate. R, Le cose non giunsero ora a questi estremi, perchè questi Comunisti non poterono prevalere. Ma dai segni non equivoci che essi diedero fin dal principio delle sommosse del qiiarant’ otto sì in Italia che in Francia, in Isvizzera ed in Ungheria 35 ben si potè conoscere ove parassero. Lo spoglio delle chiese e delle case religiose, le stragi, le compagnie organizzate della morte, i sicari armati di pugnali che assediavano i buoni ed i signori, gl’ incendi per loro opera eseguiti non furono che indizi del molto più che si proponevano, qualora fossero giunti a raffermare il loro potere. D. Sia pure; ma certo non sarebbero mai per- venuti a rinnovare le atrocità de’ fanatici Anabattisti. R. Che dite? Li sorpasserebbero anzi di gran lunga ; poiché se gli Anabattisti sono giunti a tanti oiTori, tuttoché rispettassero la nozione della divi- nità e della immortalità dell’ anima, credessero alle pene e alle ricompense eterne, ammettessero la rivelazione cristiana, si attenessero non poco al Vangelo, e non avessero rigettato ogni freno mo- rale; pensate voi quello che farebbero i Comunisti presenti i quali non credono a Dio nè all’ immor- talità dell’anima, non ammettono pene o ricom- pense nella vita avvenire, non hanno altra regola del vivere che quella del proprio interesse e della loro carne. Nessuno può fars’i una giusta idea di quello a cui perverrebbero queste bestie feroci qua- lor prevalessero e venissero a capo de’ loro disegni. D, Adesso capisco che cosa voglia dir Comu- niSmo; ditemi ora che cosa sia il Socialismo. R. Il Socialismo è quella dottrina che prò- ’ fessa il rinnovellamento della società da foggiarsi 36 indipendentemente dalla religione, dall’ autorità e dalla moralità. È in una parola un Panteismo so- ciale che professa odio a Dio, alla Chiesa e ad ogni autorità politica. Z). Chi sono i peggiori, i Comunisti ò i So- cialisti? R. Non si può dire quali sieno i peggiori, per- chè sono tutti parimente pessimi. Fanno perfetta lega fra loro, e da alcune differenze speculative in fuori, nel fine e ne’ mezzi combinano assai bene. Questa è la ragione per cui nel comune parlare si pigliano -in iscambio il Socialismo e il ComuniSmo, i Comunisti e i Socialisti. D. Questo Socialismo e ComuniSmo è adunque quello che intendono di propagare i fautori e i disseminatori del Protestantesimo? R. Appunto. Questa è la sola ragione di tanta loro premura, di tanto loro impegno. Il Protestan- tesimo non è che una voce vaga ed una nega- zione della vera religione, ed è perciò tutto ac- concio a coprire i rei disegni di costoro i quali non tendono che a distruggere ogni proprietà, a mettere ogni cosa a ruba, farsi essi padroni di tutto e distmggersi in fine gli uni cogli altri. D. Non tutti però i propagatori del Protestan- tesimo si prefìggeranno un fine cotanto orribile e perverso. Che ne dite? R. Non tutti certamente perchè molti non sono 37 che istrumenti • ciechi i quali non hanno altro fine prossimo che l’ interesse presente; molti sono igno- ranti e viziosi e non cercano che di aver compa- rii di vizio. Ma i capi quelli che danno V impulso e il movimento non hanno altro fine che quello che vi ho esposto, e lungi dal farne mistero lo procla- mano anzi altamente ne’ loro scritti e ne’ loro libri. D. Veramente quanto mi dite mi fa orrore nè posso pensarvi senza fremere. R. Ne avete ben ragione; guardatevi adunque da questa peste del Protestantesimo se non volete incorrere, oltre alla rovina dell’ anima, eziandio in molti mali temporali che d’ ordinario le tengon dietro. LEZlOm; IX. DEGLI lINDIZI DAI QUALI SI POSSONO RICONOSCERE I FAUTORI E DISSEMINATORI DEL PROTESTANTESIMO. D. Come potrei guardarmi dai propagatori del Protestantesimo? J?. Col fuggirli come fuggireste dalle persone appestate. D. Tutto sta nel conoscerli. Vi sarebbe egli modo di poterli ben raffigurare? jR. Si; vi è il modo di ben riconoscerli ancor- ché si coprano e s’ infingano per non darsi a dive- dere per quelli che sono ; giacché se si palesassero 38 non otterrebbero il loro intento. Per ciò talvolta professano divozione e pietà, hanno parole melate sulle labbra e giungono eziandio a protestare di essere zelanti cattolici; appunto come il demonio che di angelo delle tenebre si trasforma in angelo di luce, secondo che dice l’Apostolo, per più fa- cilmente sedurre gl’ incauti. Pur non di meno si han sempre indizi sicuri per conoscerli e non la- sciarsi cosi cogliere nelle loro reti. D. Quali sarebbero quest’ indizi? R. Gl’ indizi sono diversi, secondo che i fau- tori 0 propagatori del Protestantesimo sono fore- stieri ovvero italiani. I forestieri per 1’ ordinario sono inglesi o ginevrini o quelli che in Piemonte si chiamano Barbetti. Gl’ italiani poi per lo più sono 0 settari o preti e frati apostati e rinnegati od infine giovinastri scapestrati già stati sedotti essi medesimi. D. Quali sono gl’ indizi dai quali si possono dis- coprire i propagatori forestieri del Protestantesimo? R. Per ciò che spetta ai propagatori inglesi, i quali sono come gli uccelli di rapina che si get- tano da per tutto a far preda, i loro indizi sono i seguenti. Essi fanno da principio i devoti e i religiosi, praticano esteriormente con molta esat- tezza i loro esercizi del culto, han sempre la loro Bibbia 0 il libro di preghiere, com’ essi lo chia- mano, tra le mani o sotto il braccio. Osservano 39 le domeniche con una superstizione farisaica. Ove hanno cappelle del loro culto vi si recano con gran treno e pompa per dar più negli occhi. Si fan passare per uomini probi ed onesti. Preparatasi così la via e predisposti alla lontana cjuelli che vo- gliono uccellare, s’insinuano nelle famiglie, nelle conversazioni, nei ridotti, stringono amicizia con quelli che adocchiano adattati alle loro mire. Quindi cominciano col compatire i poveri Cattolici schiavi del papa e de’ preti, e ligi di tante superstizioni. Levano a cielo la religion loro appieno libera in cui sono esenti da’ digiuni, dalle astinenze, dalle confessioni’ ed altrettali pratiche troppo gravose. Magnificano la floridezza del loro commercio, la felicità e prosperità alla quale pervenne l’ Inghil- terra dopo di avere scosso il giogo del papa e de’ preti. I goccioloni che non sanno altro, odono sbalorditi le tanto bellissime cose, le ammirano e a poco a poco si lasciano cogliere nei lacci di co- testi cacciatori esperti. D. Perchè chiamate voi goccioloni quelli che ammirano in bocca agl’ Inglesi le così belle cose? R. Perchè se la lasciano dare ad intendere da que’ ridicoli ciarlatani e dai loro paroioni e ferma- tisi all’ apparenza non penetrano nella sostanza. D. Spiegatevi meglio; che cosa intendete per apparenza? R. L’ apparenza è quella scorza che si fa vedere 40 al di fuori siccome era quella de’ Farisei, i quali mostravansi rigidissimi nell’ osservanza del sabato, attentissimi ai riti esteriori del culto giudaico, esattissimi in pagar le loro decime, ma poi al di dentro erano orgogliosi come Lucifero, avari come Giuda, rapaci, immondi, laidi, invidiosi, tanto che il divin Salvatore li chiamò razza di vipere e se- polcri imbiancati. Or tali sono gli eretici e questi Anglicani propagatori, i quali nella loro propa- ganda non sono che emissari politici che cercano influenza e preponderanza in ogni luogo. D. Che cosa intendete per sostanza? R. Per sostanza intendo quello che, tolte le belle parole, è veramente il Protestantesimo in Inghilterra, sia per ciò che riguarda la religione, sia nella morale, sia nella materiale prosperità. In religione vi è un caos o confusione d’ idee inespri- mibile, vi soli a più centinaia le sette che si com- battono come in uno steccato; la chiesa* stessa legale, cioè sostenuta dal governo di cui il re o la regina è il capo, non sa nè che cosa creda nè che cosa non creda; i così detti vescovi sono tanti, vili schiavi che s’ ingrassano colle enormi entrate che lor si pagano dal governo medesimo. I bene- fizi ecclesiastici si mettono all’ incanto al miglior offerente, e si ha cura di annunziare sulle gazzette che nel tal benefìzio ci è poco da fare, e nel tal altro ci è molto da godere ec. I trentanove articoli 41 del loro Credo sono cosi elastici che ognuno gli intende a modo suo, e in senso opposto gli uni dagli altri. Per la morale poi i Protestanti presi nella loro generalità sono i più dediti alla scostu- matezza de’ sensi, ai furti, agli omicidii e suicidii, come risulta dalle loro statistiche. Infine per ciò che riguarda la prosperità dell’ Inghilterra, tolti, i pochi traricchi che hanno fortune colossali, il po- polo geme in un pauperismo cosi deplorabile che per non morir di fame vive nella massima parte de’ suoi giorni nelle miniere profondissime del car- bon fossile o nelle officine tra le macchine ove si muore in pochi anni. E con tutto ciò ogni anno tanto in Irlanda quanto ili Inghilterra alcune migliaia muoiono di pura fame, e se non voglion morir di fame debbono emigrare a centinaia di migliaia e trascinar la loro miseria in lontani paesi dell’Ame- rica e altrove. Che ve ne pare di queste delizie? D. Veramente non 1’ avrei mai creduto. Ma è poi vero quel che voi dite? R, In tutto quello che vi ho detto non vi è un apice di là dal vero; si tratta di un fatto no- torio, pubblico, e chi ha visitata per qualche tempo ì l’Inghilterra, ne ha avuta cognizione sperimentale. D. Or ditemi alcuna cosa dei Ginevrini. ' jR. I Ginevrini propagatori del Vangelo puro, immitivo^ della santa Riforma, ossia del Prote- stantesimo, sono per lo più uomini fanatici ed 42 ignoranti e, come li chiamano colà, Pietisti o Me- todisti. Uomini furiosi ed arrabbiati contro i Cat- tolici, i quali pure non sanno nè ciò che credono nè ciò che non credono, e solo sanno di odiare il Cattolicismo. Questi si conoscono assai più fa- cilmente dalla loro fisonomia che ha dell’ arcigno per la malignità che loro infuse Calvino. Essi co- minciano dall’ esaltare il libero esame della Bibbia ; professano che la sola vera religione è quella che ognuno si forma per propria convinzione; depri- mono la fede che si riceve dall’autorità; dicono che i Cattolici sono come metalli colati nel mo- dello ; li chiamano schiavi de’ preti ; e vanno spar- gendo altrettali stolide scempiaggini per sedurre gl’ idioti e i rozzi che non capiscono. D. Perchè avete detto che questi tali non sanno ciò che si credano? R. Perchè cosi è realmente; fatene la pruova col chieder loro se Gesù Cristo sia Dio o no ; non vel sanno dire : se si propaghi il peccato originale 0 no; e non osano affermarlo: se si dieno nell’ altro mondo le pene eterne; e non hanno corag- gio di assicurarlo: e cosi del resto. Ovvero trove- rete uno che vi dirà di si, ed un altro che vi dirà di no sopra ciascuno dei detti articoli. Questo solo sanno di non esser Cattolici e di dover odiare 1 Cattolici; perchè chi non ha la fede non può avere la carità. 43 D. Che dite dei Barbetti? il. I Barbetti sono i cosi detti Valdesi i quali discendono da alcuni oscuri eretici del medio evo, ed abitano quasi esclusivamente in poche valli del . Piemonte. Uomini pel tempo passato inquieti e rivoltosi, ma che poi costretti a cedere sono stati confinati fino a questi ultimi tempi nelle gole de’ monti. Air apparir della Riforma del secolo XVI si unirono coi Calvinisti e fecero con essi causa comune, non potendo reggersi a lungo da sè soli, perchè non formavano che un dispregevole pugno di pochi settari. In seguito furono sostenuti e fa- voreggiati dagl’inglesi e dagli altri eretici, ed ora si spargono nel Piemonte; dove coll’oro dell’In- ghilterra, della Scozia e della Prussia brigano di alzare tempi della lor setta. D. Anche questi cercano di far proseliti al Pro- testantesimo? iJ. E come! Or tutti gli anarchisti ed increduli si son fatti i loro più fedeli alleati, si spandono come locuste nel Piemonte per ogni verso, e cer- cano di rafforzare il loro partito e propagarlo con ogni sforzo col far barbetto, se fosse possibile, tutto il Piemonte ed anzi tutta l’ Italia. p. Oh questa è grossa! Barbe in Italia e bar- boni si, ma barbette no. Come dunque conoscerli? R. Li conoscerete al piglio grave, al vanto di loro antichità su tutti i Protestanti moderni; al 44 racconto de’ martirii e delle stragi sofferte, tutto- ché innocenti sempre,' com’ essi dicono, e non d’ altro rei che di aver voluto leggere la Bibbia in lingua volgare, e così smascherare le abbomi- nazioni di Roma; allo sparlar della Madonna e del suo culto, perchè come gli Albigesi loro contem- poranei, i Barbetti o Valdesi sono stati sempre nemici dichiarati della gran madre di Dio e della invocazione di lei e degli onori che le si tribu- tano. Questi ed altri simili sono i segni da cono- scere questi disseminatori del Protestantesimo. Ma intorno a questi Barbetti vi darò una intiera istru- zione a parte sulla fine di questo Catechismo; per ora vi bastino questi pochi cenni. D. E tempo ormai che mi diciate ancora qual- che cosa dei settari e degli increduli propagatori anch’ essi del puro Vangelo ossia della Buona No- mila. Chi sono costoro? È egli difficile il ravvisarli? R. Non è difficile, poiché sebbene paiano i più scaltri, pure in realtà son quelli che si scoprono più facilmente. Essi si scoprono dalle massime per- verse che si lasciano sfuggire di bocca loro mal- grado; si scoprono dalle bestemmie che proferi- scono contro Dio, contro Gesù Cristo, contro la Vergine beatissima e contro i Santi; si scoprono dalle loro invettive contro il papa, i cardinali, i preti e i frati, i quali tutti chiamano sempre il par- tito clericale come se la Chiesa e la sua gerarchia 45 potesse essere un partito; si scoprono dal mettere che fanno in dubbio i punti principali della dottrina cristiana; si scoprono in fine dalla loro condotta immorale, dalla viltà e bassezza del costoro animo. D. Non cerco altro, perchè quanto mi avete detto mi *basta. R. Conosciuti adunque che li avrete fuggiteli subito. LEZIOME X. DELLE ARTI DI CUI SI SERVONO I DISSEMINATORI DEL PROTESTANTESIMO. D. Perchè avete detto che appena conosciuti questi propagatori li dobbiamo fuggir subito? R. Perchè se non li fuggite, comincerete col perdere il vostro tempo e poi forse ancora V anima vostra. Questi cotali vogliono farvi' gustare una reli- gione che è tutta conforme alle ree tendenze del cuore, che fomenta tutte le passioni colle quali armonizza perfettamente, e però vedete che la se- duzione a lungo andare è quasi certa. Tutti siamo uomini ed inclinati al male, e quando alcuno si persuade che il male si può commettere impune- mente vi si butta dentro e vi precipita. Or questo è il frutto del Protestantesimo. E poi son tali e tante le arti, delle quali si servono cotesti sedut- tori per tirarvi alla lor piacevole Riforma, che se ne scansate una incappale in un’ altra. 46 D. Quali sono queste arti? jR. Non è possibile il poterle tutte noverare; mi attendò alle principali. Una di esse a tutti co- mune si è lo screditai'e la Chiesa cattolica, la quale sogliono designare col nome di partito clericale, di corte di Roma, di gesuitismo, di superstizione; screditano poi specialmente il papa e quanti sono i sacerdoti tanto secolari che regolari col chiamarli impostori e ingannatori; screditano il sacro mini- stero chiamandolo la bottega, le osservanze reli- giose dicendole superstizione, il culto della Ma- donna e de’ Santi che calunniano d’idolatria, le indulgenze ec. D, Queste cose le ho intese io stesso più di una volta. Qual è 1’ allr’ arte di cui si servono ? R. L’ altr’ arte si è di non perdonare a bugie e calunnie contro la Religione cattolica: giacché non avendo questi tali nè coscienza nè pudore si servono di tutte le bugie e di tutte le calunnie die lor piace d’ inventare a carico della Chiesa, de’ papi, de’ vescovi e de’ preti. Esagerano gli abusi e le debolezze di qualcuno, e fingono di credere che questi mancamenti siano approvati dalla Chiesa, mentr’ essa li condanna e piange amaramente sopra i traviati. E per darvene un qualche esempio, vanno spargendo che il papa vende e fa traffico delle in- dulgenze; che i preti vendono l’assoluzione de’ pec- cati; che rivelano le confessioni; che la Chiesa 47 proibisce la lettura della parola di Dio, e così via via, sebbene siano queste tutte bugie flagranti e calunnie manifeste. D. Anche ciò ho sentito; proseguite innanzi e ditemi di quale altr’ arte si servono. R, Si servono dei terrori immaginari della in- quisizione; e sebbene l’inquisizione, com’ essi la descrivono, non sia mai esistita, ed anche la sem- phce inquisizione non esista ornai più in nessun luogo, pure essi vedono inquisizioni e inquisitori da per tutto, e dipingono in quadri ed in rami le torture, i roghi, i capestri; e i preti sempre in atto di torturare le loro vittime. Tutto ciò pea’ò fingono accaduto in luoghi lontani da quelli in cui e.ssi abitano; cosi riescono a darla ad intendere. Altrimenti come farebbero a far credere ai Ro- mani che si bruciano gli eretici in Roma, od ai Napoletani e Fiorentini che si bruciano a Napoli ed a Firenze? Tacciono poi dell’ inquisizione che si pratica realmente in vari paesi di Protestanti, dove si mettono in carcere i vescovi ed i preti, e si mandano in esilio, e si fa loro patire ogni sorta d’ ingiurie e pagare ingiustamente multe esor- bitanti. E dovete sapere che poco fa in Inghilterra a più riprese si è espresso il desiderio di rinno- vare le carnificine esercitate per circa tre secoli contro i poveri cattolici. Z). Oh che impudenti sono cotesti disseminatori del Protestantesimo! Si fermano almeno qui? 48 R, Eh siamo ancora al principio ! Un’ altr’ arte a tutti comune è il dispensar Bibbie corrotte e falsificate, come sarebbe tra noi la traduzione ita- liana del Diodati proibita dalla Chiesa, perchè queir autore fa dire alla Bibbia ciò che ella non dice col riempierla degli errori ed eresie di Cal- vino. A queste Bibbie aggiungono dei libretti cui quali a piena mano versano le falsità più sfacciate contro la dottrina della Chiesa, e contro il clero. D. Come viene da questi uomini trattata la storia ? R. La trattano da falsari facendola parlare se- condo eh’ essi vogliono. Già parecchi scrittori di storia in Italia avean fatta .la strada coll’ alterare i fatti, col dar sempre ragione ai settari ed il torto ai Cattolici. I Cattolici compariscono sempre come rei, e gli eretici come vittime del fanatismo religioso. Coprono poi qiiest’ arte loro menzognera e seduttrice con qualche verità sparsa in qua e in là, per far passare lo spirito protestantico che anima ed informa i loro scritti. Queste storie si diffondono da cotesti propagatori del puro Vangelo come preparazione a. sedurre la gioventù inesperta, e predisporla all’ intento propostosi. L’ Italia ora ribocca di questi scrittori, fra i quali avrete forse udito nominare il Bianchi- Giovini che fra tutti sembra essere il più ' sfacciato ed il più bugiardo. D. Che ree coscienze! Di qual altr’ arte si servono? 49 R, Si servono inoltre delle scuole. In molti luo- ghi questi fautori del Protestantesimo introducono a bella posta certi ipocriti maestri e istitutori ma- scherati, i quali da principio fan le mostre di ot- timi maestri, ma poscia a poco a poco vanno spargendo nell’ animo innocente de’ fanciulli le mas- sime loro eterodosse; lor danno in premio libri avvelenati, e così guastano la gioventù fin dai primi anni. Quel che ho detto dei maestri, si deve anche intendere delle maestre. Signore francesi ed inglesi furono trovate a far questo diabolico me- stiere in diversi luoghi, per fin tra le montagne. Nelle università poi nelle quali s’ insegnano le scienze vi s’ introducono parimenti professori scal- triti i quali insegnano ai giovani le dottrine per- verse del Protestantesimo. D. E pei poveri qual arte adoprano? R, Adoprano l’arte più crudele; perchè preva- lendosi della miseria in cui giacciono tanti infelici ridotti agli stenti ed alla fame, loro offrono alcune monete per farli apostatare. Con questo iniquo mezzo in Inghilterra, in Irlanda, in Olanda, in Ginevra e nel Piemonte i Protestanti han compe- rato r anima e la coscienza di molti miserabili , e molti ne vanno ancora comperando. Ben sanno essi che non mancano mai delle anime vili e di fango disposte a vendere Gesù Cristo per trenta danari: di queste si prevalgono per fa^gente, e tirar cosi più anime alla perdizione. 4 50 D. E come mai questi uomini che si dicono probi osano tanto? R, Tra i ministri e propagatori del Protestan- tesimo non bisogna cercare la probità. Gli uomini probi non fanno i ministri nè comperano le anime nè falsificano la Bibbia. Ma di ciò basti. in QUELU CHE ABBRACCIAINO IL PROTESTANTESIMO. D. Chi son quelli che si fanno Protestanti? R. Sono la schiuma della ribalderia e della im- moralità in ogni paese. Vengono in prima fila al- cuni pochi preti e frati apostati sacelli di putrii duine e di vizi. D, Davvero? R. La cosa è così vera che quei pochi che fin- ora han dato V esempio di tal4 apostasia sono per tutta r Italia e fuori in voce di veri ribaldi. Essi furono prima lo scandolo delle città e delle diocesi alle quali appartenevano; furono la croce de’ loro vescovi e de’ loro superiori, che non sapevano più che farsene. Dopo di essersi coperti d’ infamia, alla fine fuggirono con qualche donna in lontani paesi, 0 pure se non l’avevano con sè, ne sono iti in cerca e se la sono sposata in onta ai loro voti di perpetua castità. Per tutta ragione poi di loro infame apostasia con cinica impudenza vanno ,51 spargendo che furono astretti a tal passo dalle cor- ruzioni di Roma, e dalla convinzione avutane per la lettura della Bibbia. D. Perchè chiamate voi apostasia la professione del Protestantesimo? R, Perchè essa è un voltar le spalle alla Reli- gione cristiana; ancorché quei che abbandonano la Chiesa cattolica professino di voler pur seguitare ad esser cristiani, e cristiani ancor più perfetti dei Cattolici. In sostanza però abbandonano Gesù Cristo e la sua Chiesa per professare un vangelo di nuovo conio, un vangelo vago che non saprebbero ben dire se sia di Lutero o di Calvino o di Zwinglio o di Storchio o d’ altri simili impostori, ciascuno dei quali si è foggiato il suo vangelo a parte di- verso da quello degli altri tutti. Il vero è che non credono a nulla. D. Ma non pensate voi che questi abbiali la lor convinzione ? R. Essi hanno la convinzion della carne, la con- vinzione che lor diede la loro donnetta; fuor di questa non ne hanno alcun’ altra. Credono essi al loro nuovo vangelo come voi credete all’Alcorano di Maometto. Si son fatti Protestanti in forza di quella stessa convinzione per cui il generale Rem di buona memoria e consorti pochi anni fa si sono fatti turchi. D. I Protestanti conoscono chi sieno questi 52 fiorellini di virtù che dalla Chiesa cattolica passano a militare sotto i loro stendardi? R. Li conoscono ottimamente. Essi stessi con- fessano che mentre noi pigliamo da loro la crema, cioè le persone più savie più virtuose e /religiose che essi abbiano, le quali ogni giorno si conver- tono, noi lasciamo poi a loro la nostra feccia cioè le persone più ciniche e più viziose e libertine. Confessano che quando il papa pulisce il suo giar- dino getta dalle mura sul loro suolo tutte le male erbe e le immondezze; confessano che essi non fanno recluta che di malvagi e di libertini. D. E con tutto ciò li ricevono? R. Non solo li ricevono, ma fingono di me- narne trionfo come delle migliori conquiste e farne festa, sia perchè non possono aver di meglio, sia perchè questi apostati sono simili ai loro padri primitivi a Lutero, a Calvino ed agli altri, sia final- mente perchè sperano che cosi grande scandalo venga da molti imitato. D. Se tali sono i capitani, che sarà della ciurma di quei Cattolici che si fan Protestanti? R. Già ve l’ho detto, è il rifiuto d’Italia, è il sozzume più vile degl’ italiani che passa nelle file ée Rarbetti. Tutti i mal viventi che non osservano nissuna pratica religiosa, tutti i settari venduti al diavolo anima e corpo, tutti gli atei ed increduli che vivon da bestia sono le reclute più preziose del Protestantesimo in Italia. D. Io credo die voi siate in errore. Non son forse i progressisti quelli che si fanno Protestanti? R. Progressisti come i gamberi! i quali tornano indietro di più secoli. Non vi recano nulla di nuovo, ma ripetono le scempiaggini le mille volte confu- tate, per esempio la confessione inventata da Inno- cenzo III, la messa inventata da san Gregorio Ma- gno, r invocazione de’ Santi inventata nel secolo IX e cosi andate discorrendo. Vanno tanto indietro che senza saperlo ripetono le assurde dottrine di Simon Mago e de’ turpi eretici Gnostici Carpocra- ziani, che formano il fondo del dommatissimo Lu- terano e Galvinistico , ossia del Protestantesimo. Che ve ne pare di un tal progresso? Dopo che alcuni giovani scapestrati bari letto qualche tratto del Sarpi, del Bianchi -Giovini ed altrettali scrit- tori, vanno trionfi del loro sapere, alzan la testa e la dimenano come i cavalli a’ quali si son messe le forniture nuove , guatano nell’ alta loro sapienza con occhio di compassione se non con quello del basilisco gli ecclesia.stici buoni ne’ quali s’ incon- trano come fossero tanti oscurantisti ed ignoranti. E non capiscono che essi sono i ridicoli e gl’ igno- ranti i quali abbracciano quelle stupide dottrine pro- testantiche , le quali i più dotti Protestanti rigettano convertendosi come fanno ogni dì al Cattolicismo. D. Ma che diverrebbe dell’ Italia, se costoro prevalessero ? 54 R. 1/ Italia diverrebbe un campo di guerre ci- vili le più accanite; il sangue cittadino scorrerebbe per le città e per le campagne; scomparirebbero tutte le istituzioni di carità e di beneficenza cri- stiana; si farebbe scempio di tutti i buoni; si man- derebbero in rovina i più superbi edifizi de’ quali or va altiera la nostra penisola; si perpetuerebbero odi scambievoli. Tutto ciò avvenne nella Germania, nell’Olanda, ne’ paesi del Nord, nell’ Inghilterra per più secoli, e basta aver letto un po’ le storie per sapere quali sciagure ha condotte il Protestan- tesimo nei paesi cattolici nei quali volle stabilirsi! Ecco ciò che accadrebbe parimente in Italia qua- lora questi anarchisti, increduli, atei pratici che si chiamano Protestanti prevalessero colla loro fazione/ LEZIONE XII. \ DEL DELITTO DI CUI SI FAN REI QUELLI CHE SI FANNO PROTESTANTI. D. Di qual colpa si fa reo quel Cattolico che si fa Protestante? R. Si fa reo* di tre principali delitti, 1’ uno contro Dio, l’altro contro la Chiesa, il terzo contro la società: e tutti tre sono gravissimi. D. Qual è il delitto di cui si fa reo davanti a Dio? /?. Si fa reo della colpa stessa di Lucifero il 55 quale per superbia si ribellò contro Dio e volle essere indipendente da lui. Infatti il Cattolico col farsi Protestante si ribella contro Dio che gii ha ingiunto sotto gravissime pene di assoggettarsi a lui mediante 1’ autorità della Chiesa da sè costi- tuita in propria vece per reggerlo ed ammaestrarlo. Egli per orgoglio vuol piuttosto seguire il proprio capriccio, il suo sentimento privato, preferendolo a quello di tutta la Chiesa datagli da Dio per mae- stra e guida. D. Perdonate ; a me anzi pare il contrario : perchè chi si fa Protestante piglia la Bibbia per regola di sua fede, e però lascia la parola dell’ uomo per attenersi alla sola parola di Dio. R. Oh il dabben uomo che voi siete, se cosi la pensate! Questo è un lasciarsi vendere lucciole per lanterne. E vero che i Protestanti cosi dicono, ma in cosi dire mentiscono per la gola. Come volete che prendan per regola la Bibbia se non sanno che cosa sia propriamente la Bibbia? Se non intendono la Bibbia? Se ognuno tira la Bibbia a quel che vuole? Se non vi è stravaganza che loro venga in capo che non la trovino nella Bibbia? E poi Gesù Cristo non ha detto mai: leggete la Bibbia^ ma ha detto: chi non udirà la Chiesa sia come etnico e pubblicano. D. Adagio. Ho inteso che nostro Signore ha propriamente detto: investigate le Scritture’, e di m qui è che i Protestanti bau tolto a norma del loro credere la Scrittura; infatti haii sempre questo testo in bocca. R. questo appunto prova a maraviglia quel che vi ho detto, che cioè i Protestanti non capi- scono la Scrittura, e la tirano al modo loro. D. Come sarebbe? R. Gli è che in primo luogo nostro Signore qui parlava ai dottori della legge per convincerli colle profezie del vecchio Testamento eh’ egli era il Messia; e non intese mai ciò che pretendono i Protestanti, che la Scrittura debba essere la re- gola unica - della fede. Altrimenti, siccome Gesù Cristo non parlava qui che delle Scritture del vec- chio Testamento, ne ses^uirebbe che le sole scrit- ture del vecchio Testamento sarebbero la regola della fede cristiana. Che stoltezza ! Inoltre sappiate che Gesù Cristo non disse già: investigate le Scrit- ture in modo imperativo ; ma voi investigale le Scritture : cioè voi siete solito d' investigare le Scrit- ture. I Protestanti medesimi quando sono dotti e leali lo confessano. Basta infatti leggere il contesto per capire che Gesù Cristo qui non comandò la lettura della Bibbia. Ma voi potete bene spiegare questo testo cento volte; i Protestanti ripeteranno sempre la stessa bugia, perchè essi non cercano altro che di mentire e d’ imbrogliare le- teste di chi si fida di loro parole. Del resto, qiiand’ anche e> i contro ogni verità la parola investigate si pigliasse per un comando, stabilita 1’ obbedienza alla santa Chiesa e riconosciuta la sua infallibilità, il pre- cetto sarebbe equivalente a quello d’ un sovrano il quale raccomandasse lo studio del codice civile perchè si osservi e non già perchè s’ interpreti a proprio capriccio. i). E pure i Protestanti pretendono' di provare la loro dottrina colla sacra Scrittura. /?. I Protestanti lo pretendono^ ma non ci rie- scono. Pretendono di provar colla Scrittura le loro stravaganze nel modo stesso con cui per mezzo della Scrittura volevano gli Scribi e Farisei pro- vare a Nicodemo ( Giov. VII 52 ) che Gesù Cristo non era il Messia dicendo : esamina le Scritture e vedrai che non è uscito profeta dalla Galilea. E ciò contro ogni verità, giacché non pochi profeti erano usciti dalla Galilea. Ma il mentire a quegli ipocriti poco costava, come poco costa ai nostri Protestanti. Debbo anzi dire che i Protestanti si servono della Scrittura in quel modo in cui se ne servi il diavolo per tentar Cristo, allorché lo volea persuadere con un testo della Scrittura tron- cato e inteso a modo suo a gettarsi giù dalla som- mità del tempio, dicendogli: sta scritto nella Bib- bia. E così han fatto sempre gli eretici di tutti i tempi, e quelli del nostro tempo non fanno me- glio dei loro predecessori. 58 D. Se i Protestanti non sono fondati sulla pa- rola di Dio, per qual autorità credono essi le loro dottrine? R. Le credono unicamente e precisamente in forza della parola dell’ uomo. I Luterani credono sulla parola di Lutero; i Calvinisti su quella di Calvino; i Zwingliani su quella di Zwinglio; i Bar- betti su quella di Pietro Waldo; gli Anglicani su quella di Enrico Vili o della papessa Elisabetta e così via via. In tal modo Dio punì questi orgo- gliosi i quali, per non voler credere all’ autorità infallibile della Chiesa, furono indotti a dover cre- dere ciecamente alla parola di un frate ammo- gliato, d’ un prete apostata, d’ un infame vizioso, d’ un re dissoluto, d’ una donna disonesta. D, Ora intendo come cotesti rinnegati si fac- cian rei di grave delitto dinanzi a Dio. Vorrei ora intendere come si facciano altresì colpevoli di grave delitto rispetto alla Chiesa. R. Essi peccano contro la Chiesa per la loro rihellione contro questa lor madre, che li ha ge- nerati in Gesù Cristo, che li ha nutriti colla sana dottrina e coi sacramenti, che ha sempre avute per essi viscere di carità e di amore. Or questi perfidi ne disconoscono i benefizi, le muovono una guerra crudele, le lacerano il seno; cercano di più di strapparle le anime da Dio a lei affidate per metterle sulla via della perdizione. Che vi pare della costoro colpa? D, Ma forse essi crederanno anzi di condurre queste anime sulla via più sicura della salute. R, È impossibile che i Protestanti credano que- sto. Giacché essi dicono che in tutte le religioni uno si può salvare, pur che creda in Gesù Cristo. Dicono e confessano che i Cattolici' si salvano e vanno in paradiso. Il che basterebbe per dimostrare quanto siano stupidi ed imbecilli quei Cattolici che si fanno Protestanti. Ma ancorché i Protestanti non dicessero che i Cattolici si salvano, ci é però Gesù Cristo che ha detto apertamente che quegli che non entra nell’ ovile per la porta, ma vi s’ intro- duce per altra parte, é un ladro ed un assassino che non ha altra mira che di uccidere e perdere le pecore ossia le anime; dice che sono cotestoro tanti lupi rapaci che non agognano che a stragi. E poi ci é mai stalo uno a questo mondo che di Cattolico si sia fatto Protestante per divenir migliore? Finora non se ne può in tre secoli no- minare, un solo. Tutti si fanno Protestanti per vi- vere con maggior libertà e secondo i loro capricci. E senza tante parole volgetevi intorno, guardate questi apostati come vivano, e non avrete bisogno d’ altre ragioni. Non é dunque per amor delle anime che i Protestanti cercano di far proseliti. D. Ne son convinto; bramerei ora per ultimo di conoscere qual sia il delitto che si commette contro la società da chi si fa Protestante. 60 R. Il delitto è maggiore di quello che potete pensare ; giacché questi increduli o atei pratici coperti col manto del Protestantesimo non sono altro che istrumenti per promuovere l’ anarchia, il comuniSmo ed il socialismo. È dunque evidente, che questi sono i nemici nati della società, e tra- ditori della patria. Quindi questi tali che si arro- lano sotto le insegne del Protestantesimo si ren- don colpevoli di un gran delitto contro la società medesima. D. E pure io vedo che questi uomini sono quieti, e se la pigliano anzi contro quei Cattolici imprudenti, indiscreti e fanatici che non sanno stare in pace, R. Ciò accade in sul principio : quando son ancora pochi s’ infingono tanti agnelli; ma lasciate crescere il loro numero, e sieno abbastanza forti, e allora voi vedrete che essi saranno lupi ed anzi tigri. Cominciano appunto dal pigliarsela contro que’ Cattolici eh’ essi chiamano fanatici perchè loro si oppongono ; poscia mettono ogni cosa a rumore ; e finalmente se la pigliano contro lo stato politico. Questa è la storia in iscorcio di tutte le eresie che han prevalute. Mai non fu che accadesse una rivoluzione religiosa che non traesse seco una ri- voluzione politica. D. Come ciò se alcuni governi li proteggono? R. Io non so se ciò sia vero: ma se cosi fosse 6i questi governi sarebbero suicidi di sè stessi. Cosi infatti avvenne al senato di Munster, che non vo- lutosi dichiarare contro gii Anabattisti, anzi per debolezza favoreggiandoli, venne infine a perdere ogni autorità la quale fu usurpata da quegli ere- tici comunisti. LEZIOMS XIII. dell’ agitazione di coscienza che necessariamente PROVANO COLORO CHE DI CATTOLICI SI FANNO PRO- TESTANTI. D. Possono mai goder la pace del cuore co- loro che dalla Chiesa cattolica passano al Prote- stantesimo ? R. E impossibile che gli apostati e rinnegati i quali escono dalla Chiesa cattolica abbian giam- mai pace nel loro^ cuore, perchè sono nemici di Dio, riìielli a lui e alla sua grazia, ed hanno per- duto ogni fede. Non vi ha pace per gli empi; è Dio che lo dice; e se vi ha empio al mondo questi è certo Y eretico, 1’ apostata, il rinnegato. D. Secondo quel che dite dovrebbero costoro vivere in una continua agitazione di coscienza ed ' in amari rimorsi? R. Senza dubbio; chi mai resistette a Dio ed ebbe pace^ dice la Scrittura. Costoro portano P in- ferno nel cuore, sono del continuo agitati da furie, 62 e passano momenti di tal tristezza e melanconia da non poter essere descritta a parole. Perciò son sempre inquieti, tristi, turbolenti, cercano dissipa- zioni e compagni per alleggerir le loro pene: ma tutto indarno. D. Ciò non può essere, giacché li vedo al con- trario sempre allegri menar buona vita col diver- tirsi e sollazzarsi a potere. R. Tutto ciò è mera apparenza. Se badate solo a quel che dicono essi e a quel che fanno voi li direste beati, ma in realtà essi mentiscono e coi detti e coi fatti. Questi son simili a coloro che pieni di debiti si ubbriacano per non sentirne pena, ma smaltita che hanno quella ubbriachezza ritor- nano alle pene di prima. Cosi questi infelici apo- stati fingono allegrezza, sfuggono la solitudine, escono di sé medesimi, vanno in cerca di diverti- menti per soffocare il rimorso atroce che li punge: ma per quanto facciano, il verme è sempre li per divorarli. No, vi ripeto, non vi fidate dell’ appa- renza. Noìi vi è pace per V empio. D. Ma non giurano essi che si son fatti Prote- stanti per profondo convincimento., e a forza di leg- gere la Bibbia? R. La profonda convinzione per cui costoro si son fatti Protestanti è quella stessa, per cui molli altri ai nostri di si sono fatti Turchi. Ditemi: è egli possibile che quegli sciagurati che han professato 63 r Alcorano abbiano alcuna fede in Maometto? Eb- bene tale appunto è la fede e la convinzione che hanno quei Cattolici che si danno al Protestantesimo. D. Temo che questo modo di giudicare pro- venga in voi da vostra conghiettura, ma che poi la cosa non sia cosi. - ^ R, Io mi fondo anzi sui fatti, e sulla pubblica confessione che parecchi di questi rinnegati ne hanno poi fatta al mondo, allorché cedendo in fine alla grazia hanno rinsavito col ritornare alla Chiesa già da loro slealmente abbandonata. Non pochi di essi dopo di essersi vantati della loro soddisfazione, anzi del godimento per 1’ apostasia, dopo di avere coi loro scritti insultato alla Chiesa romana, e ver- sate a piene mani le accuse di ogni maniera, le calunnie più assurde contro di lei, non potendo in- fine più resistere ai cocenti rimorsi suscitati lor dalla grazia, dopo di aver lottato lungamente con sé stessi, infine si arresero e fecer ritorno coU’ab- biiira de’ professati errori alla lor madre. Ora que- sti in pubbliche palinodie ossia ritrattazioni hanno confessato con sommo candore le angoscie in che si trovavano nel Protestantesimo, han ritrattate le calunnie colle quali cercarono di deturpare la re- ligione Cattolica, e dichiararono al tutto false le accuse date alla Chiesa ed a’ romani pontefici. Que- ste pubbliche confessioni sono state pubblicate dai giornali, ed anche voi ne avrete facilmente veduta qualcuna. 64 Di Sì , ne ho - vedute : ma come va che cosi pochi ritornino alla verità ed alla Chiesa? R. La ragione si è che l’eroismo è sempre dei pochi mentre la debolezza è la qualità comune. Son tali e tanti gli ostacoli che incontrano quei che vorrebbero far ritorno alla Chiesa che molti non sanno superarli, e strascinano gementi le dure catene colle quali trovansi legati. D. Quali sono questi ostacoli? R. Sono molti: e principalissimo ostacolo ai preti e frati apostati è la lor donna ( dico donna, perché vera moglie non può esser giammai ) e i loro figliuoli. Siccome, secondo il già detto, tutto il motivo della costoro apostasia si riduce alla loro carne sfrenata, così primo loro pensiero appena che si sono fatti Protestanti si è quello di unirsi ad una donna; e se non volessero farlo, i Prote- stanti li sforzerebbero a pigliarla al più presto pos- sibile, e ciò per assicurarsi la preda sicché loro non iscappi più di mano. Avuta questa pretesa mo- glie, ed avutine figliuoli sentono una somma diffi- coltà ad abbandonarli. Sembra anzi loro grande durezza e crudeltà il dover lasciare una famiglia con cui sono strettamente legati, sebbene Gesù Cri- sto abbia detto che chi ama il padre o la madre piu di me non è degno di me, e chi ama il figlio 0 la figlia a preferenza di me non è degno di me. Ma di questi testi della Bibbia non fanno caso 65 alcuno cotesti sciagurati che dicono di studiarla e praticarla continuamente. D. Ben vedo la terribile tentazione che è que- sta e difficilissima a vincersi. Qual sarebbe il se- condo ostacolo ? R. Il secondo ostacolo è quello dell’ interesse ; perchè laddove essi trovarono coir apostasia be- nefattori, impieghi, pensioni ec. ritornando alla (chiesa dovrebbero perder tutto, e ridursi spesse volte alla povertà e alla miseria. Voi ben vedete che sono pochi quelli che sappiano far tali sacri- fizi e si ricordino di quella "gran sentenza del Sal- vatore il quale dice: Che giova alV uomo V acqui- sto di tutto il mondo se poi perde V anima sua^t D. Ab sì! anche questa è un’ altra terribile tentazione non inferiore alla prima. Qual sarebbe il terzo ostacolo? R. E quello dell’ onore che n’ anderebbe di mezzo col doversi ritrattare pubblicamente; il che costa assaissimo all’ amor proprio. A tutto questo si aggiunge il timore di una accanita persecuzione per parte de’ Protestanti se continuano ad abitar fra loro dopo la conversione, ovvero gran vergo- gna ( mal intesa certamente ) fra i Cattolici se ri- tornano al proprio paese. Questi ostacoli sono tali che, moralmente parlando, rendono quasi impos- sibile il ritorno di ben molti che dopo di aver dato il fatai passo gemono bensì e sospirano 5 e 66 vorrebbero ravvedersi; ma non si sentono la forza di cavarsi dalla rete nella quale il diavolo li tiene fortemente avviluppati. D. A. quel che vedo il miglior partito sarebbe quello di non lasciarsi aggirare per non pentirsi dopo inutilmente. R. Senza dubbio : questo è non solo il migliore ma r unico partito da prendere. Non vi è cosa in apparenza più facile che rendersi Protestante, anzi questa è la cosa più comoda del mondo : si crede quel che si vuole, e si opera come si crede. Ma s poi questo stesso si converte in verme che divora, anzi in vìpera che attossica e dà la morte: e lo stesso effetto produce ogni altro grave peccato dopo che si è commesso. LEZIOME DELLA MORTE DI UN CATTOLICO APOSTATA. D. Se tanto triste ed infelice è la vita dell’ a- postata, qual ne dovrà esser la morte? R. La morte di chi apostatò dal Cattolicismo è la più funesta di quante se ne possano imma- ginare. In queir ultimo momento in cui il tempo s’invola, in quel momento terribile e spaventoso in cui tutte le illusioni cessano, in quel momento da cui dipendono le sorti di una eternità felice od infelice, la coscienza ripiglia i suoi diritti, fa 67 duro strazio di chi muore ribelle a Dio e alla sua Chiesa, e lo agita orribilmente. D. Donde proviene tanto spavento e tanta agi- tazione nella morte dell’ apostata? R, Proviene da molti capi; ed in prima perchè Dio verità infallibile 1’ ha predetto molte volte nelle Scritture a chiarissime note. Eccovi alcuni dei suoi oracoli: Il desiderio de' peccatori jierirL II cuor duro avrà male alV ultimo della vita. La morte degli empi è pessima. Ella è orrenda cosa il cader nelle mani del Dio vivente.) e così dite di tanti altri simili detti de’ quali sono piene le sacre Scritture. D. Voi supponete che quelli che si fanno Pro- testanti sieno questi peccatori, questi cuori duri, questi empi de’ quali si parla ne’ testi biblici da voi recitati. Ma è poi cosi veramente? R. Senza dubbio. E infatti vi è egli uno più reo di chi tradisce la propria coscienza in materia si grave siccome è 1’ abbandonare 1’ unica vera reli- gione per darsi ai piaceri carnali, ad un vile inte- resse, a far traffico dell’anima propria, a seguire un cieco orgoglio? Vi ha egli un cuore più duro di quello di colui che dopo di essersi caricato di peccati passa per disperazione all’ apostasia, e in quella resiste a tutte le chiamate di Dio, soffoca del continuo i latrati della coscienza, e si riduce in tale stato alla morte? Chi più empio di chi odia la Chiesa e le fa guerra a morte, cerca di 68 rapirle i figliuoli per farne strage coi suoi scan- dali, coi suoi discorsi, coi suoi maneggi? Chi più empio di colui che odia quella Chiesa che è sposa sì cara a Gesù Cristo che egli si comperò a costo di tante pene, di tanto sangue e di una morte cosi spietata? Ah! non si può abbastanza esprimere la nefandezza della costoro empietà. D. Certo non vi è che rispondere ; or ditemi quali sono gli altri capi pe’ quali si rende spaven- tevole la morte degli apostati? R, Oltre agli oracoli divini che predicono dover esser orribile la costoro morte, essi hanno inoltre un cupo presentimento della pessima fine a cui vanno incontro. Sentono nel fondo dell’ anima che Dio è loro nemico. Dio stesso concorre per loro anticipato castigo a far loro sentire più vivamente il terrore del giudizio imminente che sta per inco- glierli. Io non so se voi vi siate mai trovato pre- sente alla morte di alcuno di costoro; ma crede- telo almeno a chi 1’ ha veduto. Questi cotali o diventano allora stupidi come sassi senza dar moto alcuno e muoiono siccome cani, ovvero danno nelle furie e nelle disperazioni manifestando cosi tutto lo stato interno della lor anima. Gli occhi loro torbidi e spaventati, il volto scontraffatto, i contorcimenti della persona sono altrettanti segni della finale loro riprovazione. D. Ma è poi tale veramente la morte di tutti gli apostati? 69 R. Tale pur troppo è la morte ordinaria di questi infelici; morte che può giustamente chia- marsi un inferno anticipato. Se poi vi ha qualche eccezione questa è anche più funesta. D. Non v’intendo bene; che vorreste significare? R. Voglio significare che la morte in apparenza tranquilla di taluno di costoro è in realtà più de- plorabile di quella che vi ho or ora descritta. Quelli almeno sentono e provano f atrocità del rimorso, e però qualora il vogliano possono, asso- lutamente parlando, colla grazia di Dio che non manca mai finché si vive, usufruttuare questi ri- morsi medesimi a loro salvezza. Laddove questi altri col rimanersi stupidamente tranquilli mostrano di aver perduta affatto la fede; mostrano di essere increduli ed atei pratici i quali non fanno verun conto della vita avvenire, non pensano nè a Dio nò alla immortalità dell’ anima, e muoiono appunto da bestie come sono vissuti. Ogni rimedio per co- storo è disperato. D, Perchè avete chiamati questi tali atei pra- tici ed increduli. R. Perchè tali sono veramente. Ditemi voi me- desimo: è egli mai possibile che un cristiano, il quale sa che dopo la presente vita deve presen- tarsi al giudizio divino per ricevere una sentenza finale e irrevocabile per tutta una intiera eternità, e . sa insieme di aver offeso Dio si gravemente , 70 muoia tranquillo? Questo non può. accadere che ad un ateo e ad un incredulo perfetto. D, Ci sono almeno degli esempi di alcuni che in morte si ravvedano del peccato commesso coir essersi fatti Protestanti? R. Sì; tutti quelli cioè che non si sono piena- mente induriti ai rimorsi della coscienza, e non son caduti per loro colpa nella impenitenza finale. Quando costoro veggono che il mondo loro sfugge e che sta per mancar loro la vita, allora la benda della profonda convinzione lor cade dagli occhi, conoscono la stolta illusione che han fatto a sè stessi, sentono tacere le passioni e danno luogo alla riflessione, si ricordano della Chiesa abbando- nata e cercano la riconciliazione con essa e con Dio. E questi si chiamano trionfi della misericor- dia di Dio. D. Perchè si chiamano queste conversioni trionfi della misericordia di Dio? i?. Si chiamano trionfi perchè le conversioni sincere in quel punto* sono un miracolo a cagione del grande abuso che si è fatto in vita delle gra- zie di Dio colle quali egli chiamavali a penitenza ed a risarcire lo scandalo dato. Inoltre perchè ci son molti i quali pei sempre adorabili e tremendi giudizi di Dio cercano in quell’ ultima ora un sa- cerdote cattolico e non lo possono avere, sia per- chè non giunge in tempo, sia ancora perchè gli y 71 viene impedito V accesso dalla crudeltà dei Prote- stanti che attorniano Y infermo. Oh quanti esempi si danno di questi fatti! Finalmente queste con- versioni in morte si chiamano trionfi della mise- ricordia di Dio perchè egli non rare volte colpisce gli apostati di morte improvvisa, e fa che si tro- vino cosi nel mondo di là senza avvedersene. La ragione 1’ abbiam nella Scrittura la quale dice: che Dio non si deride^ o come si dice volgarmente, con Dio non si scherza, LEZIOIVE XV. DELLA CERTA DANNAZIONE DEGLI APOSTATI CATTOLICI. D. E egli vero che tutti i Protestanti si dannano? f?. Si dannano tutti que’ Protestanti che diconsi Protestanti formali cioè quelli che conoscono di esser fuori dell’ unica vera Chiesa che è la Chiesa cattolica, quelli che la combattono, che la calun- niano, che cercano di rapirle i suoi figliuoli; tutti questi certamente si dannano, perchè è un domma o articolo di fede che fuori della Chiesa non vi è salute. Non vi è che 1’ ignoranza invincibile che possa scusare costoro davanti a Dio. D, Che intendete per ignoranza invincibile? R, Intendo quello stato dell’ anima in forza del quale una persona vive in buona fede e sicura che la sua religione, la quale si chiama cristiana 72 sia la vera: e così si dicono Protestanti di buona fede quelli i quali non ebbero mai verun dubbio almen serio sopra la falsità di lor religione. Che se poi ebbero qualche dubbio, e dopo aver esa- minata la cosa credono sinceramente che il Prote- stantesimo sia buono, allora anche in questo caso j si possono ancora dire in buona fede. Questi sono scusati dinanzi a Dio purché lo servano nel mi- glior modo che sanno osservando i divini coman- ) damenti, e sperando la salute eterna pei meriti ( di Gesù Cristo. j D. Credete voi che vi sian molti tra i Proto-/ stanti che sieno in questa ignoranza, e si trovino in questa buona fede? R. Questo è noto a Dio solo scrutatore de' cuori. Ma se in cosa così difficile a sapere ci è lecito di far qualche conghiettura, io penserei che ci siano molti di questi Protestanti di buona fede tra le persone rozze, tra i contadini, tra gli artisti e simili. Se non che, non basta a costoro per sal- varsi r ignoranza invincibile e la buona fede; ma è necessario di più che conoscano almeno i mi- steri principali di nostra santa fede, e li credano formalmente, che abbiano la speranza e la carità, che abbiano un vero dolore de’ loro peccali. Ora una gran parte di questi poveri infelici sono per lo più interamente sforniti di tutto ciò nelle loro false sette : e quindi accade che anche per quei 73 Protestanti, che sono in buona fede ci sia una grande difficoltà di salvarsi. D. Quelli che passano dalla Chiesa cattolica al Protestantesimo possono avere questa ignoranza invincibile? R. E cosa assurda il solo pensarlo. Come può avere ignoranza invincibile intorno alla vera Chiesa quegli che è stato in essa istruito ed educato, e che per sola malizia V abbandona e vende V anima per un tozzo di pane, e ne fa traffico per vivere / da empio e scellerato? D, Perdonate : ma non potrebbe qualcuno risol- versi a professare la religione protestante per pro- fonda convinzione avutane dalla lettura della Bib- bia 0 da qualche dotto scritto de’ Protestanti o finalmente per qualche altro fine onesto? R. No; non è ciò possibile per un vero Cat- tolico. Egli sa per fede che Dio ha costituita la Chiesa sua maestra infallibile di verità, e che chiunque volta le spalle alla Chiesa si fa apostata della verità. Siccome poi contro la verità non si dà vera convinzione, ne siegue che la convinzione deir apostata cattolico non può mai essere nè pro- fonda nè leggera. Quanto alla Bibbia, essa appunto perchè contiene la parola di Dio cioè la verità medesima non può mai condurre veruno contro la verità insegnata dalla Chiesa; e però lo sbaglio e r errore è di chi legge la Bibbia senza capirla. 74 Il Protestante poi non può mai dirsi dotto quando si oppone alla Chiesa insegnante; ma è ignorante 0 presuntuoso, o 1’ uno e Y altro insieme. Per ul- timo ripugna ed è impossibile che un Cattolico si faccia Protestante per un fine onesto; sarebbe come dire che uno possa commettere un grave ed enorme peccato per un fine onesto. D. Direste dunque che niun Cattolico il quale si faccia Protestante possa giammai salvarsi? R. Dico che è certo di certezza di fede che quanti Cattolici si fan Protestanti tutti^ sono dan- nati, tranne il caso di un sincero pentimento prima di morire colf abbiura degli errori professati. Fuori di questo caso, è di fede che tutti i Cattolici che si fanno Protestanti, tutti si dannano irremissibil- mente per tutta la eternità. D. Perchè dite che questa dannazione è certa di certezza di fedeì jR. Perchè ciò è evidentemente rivelato da Dio. Non è egli di fede, che per chi muore colpevol- mente fuori della Chiesa non vi è salute? Sopra questo non può cader dubbio. Ora questi mise- rabili apostati muoiono colpevolmente fuori della Chiesa; dunque è di fede che si dannano. Di più: è di fede che chiunque muore in istato di peccato mortale si danna: ora quelli che muoiono nello stato di scisma e di eresia volontaria si trovano in istato di peccato mortale gravissimo; dunque è di fede che si dannano. 75 D. Mi pare che questa sia una massima d’ in- tolleranza assai crudele ed aliena dalla bontà di Dio. , K No di certo ; questa lungi dall’ essere una massima d’ intolleranza, è anzi una verità di fede pienamente conforme alla retta ragione. Basta il non essere ateo per esserne persuaso. Dio non può essere indifferente intorno alla soggezione che gli è dovuta; avendo egli insegnato agli uomini la vera religione non può transigere con una falsa religione inventata a capriccio, e surrogata dalla umana superbia a quella che è stata insegnata da lui medesimo. Se Dio facesse altrimenti protegge- rebbe la menzogna, e darebbe il premio ai suoi ribelli, il che ripugna. Il dire poi che questa è cosa crudele ed aliena dalla bontà di Dio è una vera bestemmia, giacché Dio rivelò il contrario. Chi legge la Bibbia vi troverà in essa registrato che: Chi non crederà sarà condannato, — Chi non ascolterà la Chiesa tienlo in conto d" infedele e di pubblicano. — Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me, ed altri simili testi. D. Vedo che avete ragione; pure confesso che non posso persuadermi, che tutti quelli che si fanno Protestanti abbiano a dannarsi eternamente, non d’ altro rei che di diversità di opinioni, R. Cosi la discorrono appunto gli uomini mis- credenti e irragionevoli per mantellare con belle parole 1’ atto di loro empietà. Ma Dio stabili il 76 contrario, come avete inteso. Ora dei due chi avrà ragione ? La stolta illusione che si fanno questi Lali per credere e vivere a modo loro senza ri- morso farà ella cambiare i decreti di Dio? Anche i pipistrelli e le nottole non possono vedere il sole; ed il sole non risplende egli egualmente a loro dispetto? Quelle che essi chiamano opimoni sono vere eresie, negazioni della fede, errori mal- vagi contro le verità da Dio rivelate e insegnate dalla santa Chiesa. Dunque non vi è altra via: o restar buoni cattolici o dannarsi. Ha Dio forse bi- sogno di questi rinnegati? Non ha egli dannato tanti idolatri ed infedeli? Qual preferenza preten- dono questi su quelli? D. Adagio : vi è una bella differenza ; quelli erano pagani ed infedeli, questi sono cristiani, credono in Gesù Cristo come noi, adorano come padre lo stesso Dio, lo invocano ogni giorno come i Cattolici recitando il Paternostro. Come dunque potete mettere in un fascio i Protestanti coi pagani? R. Sappiate, che gli apostati cattolici son peg- giori degli stessi pagani ed infedeli: perchè quelli peccavano per ignoranza, la quale era bensì col- pevole, ed appunto perchè era colpevole non servi a scusarli : ma in fine a confronto de’ cristiani ben può dirsi che i pagani vivessero in ignoranza e in tenebre. Laddove questi cattolici apostati pec- cano per sola malizia, e per una malizia diabolica 77 volendo far servire la loro apostasia a fini umani ed empi. Essi professano di esser cristiani in quel modo che gii scelleratissimi Gnostici e Carpocra- ziani affettavano il nome di cristiano. Protestano di credere a Cristo, ma a loro modo, senza darsi briga di sapere chi sia il Cristo a cui dicon di credere. Affermano che Dio è il padre loro e non han di Dio che una idea vaga, e non mai vi pen- sano. Del resto non può aver Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre. Gesù Cristo ci or- dina di tener questi tali per infedeli^ ed egli poi gli terrà come cristiani ? D. Ma r amor di patria non vi pare un fine onesto a cui si debba sacrificare ogni cosa? R. Prima di tutto vi pare un buon mercato quello di vender T anima al diavolo e dannarsi eter- namente per qualsivoglia bene di questo mondo ? In secondo luogo, credete voi che cotesti sian mossi da amor di patria? La sbagliereste all’ ingrosso se così la pensaste; essi checché ne dicano ad in- ganno de’ semplici, non si muovono che per 1’ amor di sé stessi; cercan sé e nuli’ altro. Infine col Pro- testantesimo non forebbero che straziare le viscere di questa infelice penisola, la dividerebbero e sud- dividerebbero con odi profondi , implacabili ed eterni. Qual bene si può sperare dagli empi? Anzi qual male non se ne dee aspettare? D. Ancora uno scrupolo. Non è egli il peccato di apostasia come ogni altro peccato? 78 K Nó: non è lo stesso. Vi è una differenza enorme tra gli altri peccati per gravi che siano e r apostasia dalla fede. I Cattolici i quali peccano o per fragilità o per malizia certamente fanno male e male assai, e sono ancor essi nello stato di dan- nazione. Ma ritenendo essi nel cuore la fede, questa sebben morta vi rimane tuttavia come la radice sotterra. Passato il bollore delle passioni,, la fede ricomincia ad operare, fa nascere più forte il ri- morso, e cooperandovi Iddio colla sua grazia rin- verdisce, siccome il grano mortificato nelF inverno ripullula in primavera. Trovansi in questa radice della fede mille aiuti per la conversione e fra gli altri r uso dei sacramenti coi quali si ritorna a Dio per mezzo del pentimento e della riconcilia- zione. Air opposto tutto è perduto per chi ha ri- nunziato alla fede; egli non ha più mezzo di sorta, manca dell’ uso dei sacramenti e di ogni altro conforto. Non ci vuol’ meno d’un miracolo della grazia per richiamare lo sventurato apostata sul buon sentiero e sulla via della salute. Or voi sa- pete che i miracoli son sempre rari: quindi è che rari pur sono gli apostati i quali si conver- tano. La massima parte di loro muore nella im- penitenza finale e va dannata. 79 LEZIONE HL\1. dell’ orrore in che derbono aversi IL PROTESTANTESIMO E I SUOI FAUTORI. D. Da quanto intesi vedo che convien guar- darsi bene dal non cadere nelle panie del Prote- stantesimo. jR. Non solamente dovete guardarvi dal Prote- stantesimo e da coloro che cercano di propagarlo, ma li dovete avere in orrore ed in abbominazione. D. Che intendete di dire con ciò? JR. Intendo dire che al solo sentire a parlare di Protestantesimo voi dovete ricolmarvi di spa- vento più che se sentiste a parlare di un tenta- tivo d’ assassinio contro la vostra vita. D, E perchè un orrore si grande? R. Perchè altrimenti voi siete perduto. D. Come sarebbe a dire? R.'lì Protestantesimo e i fautori del Protestan- tesimo sono nell’ ordine religioso e morale ciò che la peste e gli appestati sono nell’ ordine fisico. Ora voi sapete che la peste, se non si adoperano tutte le cautele, si comunica colla massima facilità. Nello stesso modo si comunica il Protestantesimo che è la religione più comoda del mondo senza credo^ senza comandamenti, senza sacramenti, senza astinenze, senza digiuni, senza dipendenza, senza 80 necessità di opere buone per salvarsi; tutta fatta per secondar le passioni e la corruzione del no- stro cuore. Che cosa ci può essere di più facile ad appiccarsi? E un veleno che s’ insinua senza che quasi voi ve ne accorgiate; e però il miglior riparo è quello di fuggirlo. , /). Eppure questi Protestanti ci danno dei bei libretti spirituali che vanno proprio al cuore; come adunque può esser vero ciò che voi dite? R. Cacciate via da voi con orrore ed essi e i loro libri devoti i quali non sono che imposture. I loro libri hanno una vernice di pietà; vi accoz- zano qua e là dei testi’ della Scrittura; esaltano fino alle stelle la sola Bibbia come contenente la pura parola di Dio; poi gettano dubbi sulle verità di fede, sulle pratiche cristiane sotto il pretesto che esse non si trovano registrate nella Bibbia. Esaltano la sola fede, come onnipotente e tauma- turga per distaccarvi dalle buone opere, e così an- date discorrendo. Ne volete di ciò la prova? Quando essi vi mettono in mano di nascosto tali libri hanno la precauzione di avvertirvi che non li lasciate ve- dere dai vostri preti. Che vuol dir ciò? Vuol dire che essi medesimi conoscono di darvi libri pes- simi fingendo darvi libri di pietà. D. Che dobbiam fare in questo caso? R. Dovete ricusare tali libri, o pure ricevutili senza neppure aprirli, consegnarli tosto alle fiamme od al vostro parroco od al vostro confessore. 81 D. Dobbiam noi odiare il Protestantesimo e i Protestanti, ossia questi fautori del Protestantesimo? R. Il Protestantesimo voi dovete odiarlo di tutto cuore; abborritelo, abbominatelo come il massimo de’ mali ; dovete aver per esso altrettanto di odio quanto dovete aver di amore per la vostra fede cattolica. Ma le persone voi nè potete nè dovete odiarle, perchè cel vieta la nostra santa religione. L’ o. Abbiate la bontà di spiegarvi un po’ più chiaramente, e fatemi conoscere distintamente gli 101 errori che raccolsero questi eretici dalle eresie precedenti e quelli ne’ quali essi incapparono colla loro falsa interpretazione della Bibbia. R, Son pronto ad appagarvi. Persuasi questi ' scioccberelli che la Chiesa di Gesù Cristo non ostante la divina promessa, fosse perita precisa- mente dopo la metà del secolo XII e che Pietro Valdo e i suoi discepoli fossero chiamati a fon- dare una chiesa novella cercarono di persuadere ai popoli che il Romano pontefice, i vescovi ed i preti avean perduta tutta la loro autorità. Per conseguenza insegnavano che la vera cristianità e la vera Chiesa non esisteva più al mondo, eccetto che nella loro setta microscopica. Di più aggiun- gevano che i sacramenti amministrati dai preti cattivi erano di niun valore, e per l’opposto eran validi quelli che si amministravano dai buoni laici. Nessuno poi era buon laico il quale non si facesse Barbetto : e per ciò dicevano che i soli loro barbi 0 gl’ insabattati potevano amministrare validamente e con frutto i sacramenti, cioè battezzare, dar la confermazione, fare 1’ eucarestia, dar l’assoluzione de’ peccati dopo di avere udite le confessioni e cosi di seguito. D. Oh che stravaganze! Non era ciò un rin- novare r eresia de’ Donatisti i quali dicevano che la vera Chiesa non esisteva più che nell’ Africa, e che eran nnlli i sacramenti conferiti dai peccatori almeno manifesti? 102 R. Certamente che si; e per questo appunto vi ho detto che i Barbetti hanno razzolato quanto di lurido vi aveva nelle passate eresie. Il che fecero probabilmente senza saperselo, poiché ignoranti coni’ erano non conoscevano nemmeno chi fossero i Donatisti. Ma dovettero venire alla stessa conclu- sione, posto il loro principio che la Chiesa fosse perita. Di qui è che il costoro errore era peggiore di quello de’ Donatisti, poiché i Donatisti stende- vano almeno la chiesa loro a tutta l’Africa, lad- dove i Valdesi la restringevano nella loro congrega che allora come adesso era mingherlina, mingher- lina. Di più: sebbene i Donatisti facessero dipen- dere il valore de’ sacramenti dalla probità del mi- iiistro , non mai però attribuivano , la facoltà di amministrare i sacramenti a’ puri laici come fe- cero i Valdesi. D, Ottimamente. Proseguite pure la vostra enu- merazione. R. L’ altro errore de’ Valdesi é il negar che fanno il culto de’ santi e delle loro reliquie; ne- gano poi anche il purgatorio, e tutto ciò negarono fin da principio. D. Ma questi errori non li hanno essi tolti da Vigilanzio confutato da san Girolamo che lo chia- mava Dormitanzio? Jì. Sì ; Vigilanzio fu veramente 1’ architetto di tali errori, ma i Barbetti che non salivano tanto 103 'alto colle loro cognizioni hanno presi questi errori dagli Albigesi che li avevano preceduti di poco e de’ quali furono anzi quasi contemporanei. Gli Al- i)igesi e lo sciame di quegli oscuri eretici di que’ tempi professavano tutti di unanime consenso av- versione ai santi e alle cose che ad essi si rife- rivano. A queste limacciose sorgenti hanno attinto i Valdesi. D. Mi piace questo vostro modo di vedere: ma quali erano gli altri errori de’ Valdesi? R. Un altro errore da essi adottato fu quello di distruggere tutte le immagini e le croci, ed è ve- risimile che questo V abbiano tolto dagl’ Iconoclasti greci de’ quali era ancor recente la memoria ai tempi di Pietro Valdo e de’ primi suoi seguaci. Da Marsilio di Padova poi e da Arnaldo da Brescia vicini di tempo al cominciamento dei Valdesi pre- sero questi l’ errore che la Chiesa non può pos- sedere beni temporali. A questi errori tolti ad im- prestito or dagli uni or dagli altri i Valdesi ne aggiunsero poi molti altri, parte nati dal loro cer- vello stravolto nell’ interpretar le Scritture, parte appiccatisi loro nel corso degli anni dal consorzio di altri eretici coi quali, incontrandoli per via, fe- cero lega e ingrossarono cosi di numero e di spro- positi le loro dottrine. D. Anche da ciò comprendo che avete avuto ra- gione quando diceste esser cotesta setta di Barbetti 104 I nna delle pìii ignobili avuto riguardo alla sua clot-i trina; pare proprio che abbian fatta una specie di mosaico di diversi errori senz’ avere un sistema lì sso. Or ditemi quali sono gli altri errori uscih dal loro guasto cervello nello interpretar la Bibbia? R. Sarebbe cosa troppo molesta il volere an- noverare ad uno ad uno tutti i cotestoro errop, e sarebbe anche inutile; tanto più che mancav^o questi infelici di nna regola di fede, e il tutto di- pendeva dall’ infermo cervello di ciaschedune: chi professava un errore e chi un altro, e non mai combinavano fra di sè. Ciò non ostante vi anno- vererò quei principali errori ne’ quali la maggior parte era d’ accordo. Eccoveli adunque in breve quali ci vengono riferiti dagli antichi storici, e si rilevano dall’ abbiura fattane da parecchi che rinsa- viti ritornarono alla Chiesa madre, cioè alla Chiesa cattolica. Dicevano dunque: l.° Che era inutile e di niun valore il battesimo dato ai pargoli perchè essi non possono colla propria bocca e col cuore dimandarlo ; e in ciò hanno essi preceduto gii Ana- battisti 0 Battisti moderni. 2." Che non è lecito ve- nni giuramento anche giusto almeno pei loro Per- fetti; quanto ai non perfetti essi permettevano loro anche lo spergiuro. Che non conviene innalzar chiese pel culto di Dio, essendo meglio pregare in una stalla ed anche nel letto, anzicchè in chiesa da essi detta tettoia o granaio per disprezzo. 105 D. Permettetemi che qui io rida un pocolino. Dunque la chiesa fabbricata in Torino dai Valdesi con tanta profusione di danaro della Prussia, dell’ Inghilterra e della Scozia è una tettoia ed un gra- naio! Vero granaio per gli uccelli e per gli uccel- lati, degno del nuovo Barba cioè del De Sanctis che n’ è il guardiano o sacristano ! II. Ridete pure, che ne avete ragione. Io ripi- glio intanto il fdo degli spropositi loro. Essi in 4. '’ luogo ahhominavano i cimiteri per modo che seppellivano i loro barbi o ministri nelle cantine, nelle celliere piuttosto che in un luogo benedetto. 5. " Molto meno soffrivano campane o campanili e il canto nelle chiese che essi chiamavano abbaia- mento de' cani. D. Scusate se v’ interrompo: ma pare che i Valdesi di Torino abbiano cambiato parere adesso, giacché essi cantano in chiesa loro in italiano ed in francese. Se li sentissero i loro vecchi barbetti li sgriderebbero certamente dicendo che sono de- generati , e che conviene che lascino d' abbaiare come cani. R. Lasciateli pure cantare, chè i Valdesi d’ a- desso certamente non sanno nè anche quale sia la storia vera della loro famiglia. Voi la potrete insegnar loro e vedrete come arrossiranno. Dice- vano dunque i Valdesi in 6.° luogo che sono tanti assassini que’ sovrani e que’ giudici che secondo 106 le leggi condannano i malfattori all’ estremo sup- plizio. 7.° Che non solo i chierici ma nè pure i semplici fedeli possono possedere in proprietà fondi 0 terre, ma che/ tutto deve essere in comune, e con ciò gettarono i principii del ComuniSmo mo- derno ecc. ecc. D. Oh quanti spropositi di cervelli veramente balzani! Ma trovavano poi essi il fondamento di tali errori nella Bibbia? R, Qual dubbio? La Bibbia stravolta è sempre stato l’arsenale degli eretici di ogni tempo, e per questo essi a piena bocca raccomandano la sola Bibbia intesa però a modo loro. Non vi era spro- posito cosi madornale che questi Yaldesi non ap- poggiassero a qualche testo stravolto della Bibbia. Abbonivano poi dalla tradizione, e non volevano saperne niente di tutte le ceremonie e riti sacri della Chiesa, delle sue leggi intorno all’ astinenze, a’ digiuni, all’ obbligo di confessarsi una volta l’ anno, di assistere alla messa ogni festa o domenica e di altre prescrizioni. ' D. La cosa era molto comoda. Perciò non mi maraviglio che trovassero de’ seguaci ; chiunque vo- leva vivere in piena licenza non avea che a farsi barbette. Oltre a questi amanti d’ indipendenza vi concorsero altri ad ingrossar le file de’ Valdesi? R. Vi concorsero pur troppo; e perchè inten- diate quali fossero, convien sapere che il secolo XII 107 fu un secolo in cui pareva che lo spirito di verti- gine occupasse gran parte di cristiani. Essi si an- davano ribellando a mano a mano contro la Chiesa e facevan sette, ognuna delle quali aveva il suo nome proprio tolto o dai capi-setta o dagli er- rori 0 dal paese in cui ciascuna di esse domi- nava. Eccovi i nomi delle sette principali che bru- licarono in tal secolo. Manichei o Albigesi, nuovi Ariani, nuovi Donatisti, Cattavi, Sogomili, Popli- cani. Bulgari, Piccardi, Lombardi, Boemi, Patavini, Fraticelli, Coterali, Lollardi, Passagini, Bonomini, Arnaldisti, Spronisti, Giusepjnsti, Enriciani, Tarlo- jnni, Caguardi, Siccardi, Pifti, Tessitori, Dolcini, Flagellanti, Beguardi, Beguine ecc. ecc. D. Per carità! Mi si squarciano le orecchie nell’ udire tali nomacci. Tutti credevano certamente di aver ragione. Che dolce musica sarà stata in quel secolo l’ udire tutti questi uccellacci a can- tare! Ma da tutto questo che ne avvenne pei no- stri Valdesi o Barbetti? , B, Ne avvenne una specie di metamorfosi os- sia trasformazione. Imperciocché essendo in guerra fra di sé tutte queste sette finivano col consumarsi ed impicciolirsi a vicenda colle loro continue di- visioni e suddivisioni. Veggendosi dunque venir meno si univano a poco a poco coi sopravvenuti Valdesi, i quali cercando d’ ingrossare il loro par- tito le ricevevano ben di cuore. Ma che? Nell’ unire 108 che facevano a sè quelle dispregevoli sette i Vai- desi ne adottavano i vari errori, e così compierono quel guazzabuglio di dottrine che costituirono il dommatismo valdese o harbetico fornlato delle soz- zure che ognuna delle tante sette nel lungo corso degli anni vi avevano depositato. D. Adesso intendo anche meglio quel che avete detto da principio cioè che la setta dei Valdesi è non solo tra le più ignobili per la sua origine, ma ancora per le sue dottrine. Non vedo però come sette tanto fra sè diverse abbiali potuto fondersi con quella de’ Valdesi. Come si spiega una cosi fatta fusione? R. Si spiega assai facilmente. Tutte quelle sette, sebbene in perpetua discordia fra loro, combina- vano però all’ unisono nell’ odio comune contro la Chiesa madre cioè contro la Chiesa romana, come ce ne fa fede un antico autore di que’ tempi il quale spiega ciò con un’ acconcia similitudine. Sono tutti questi eretici, diceva egli, come le volpi di Sansone le quali sebbene andassero a ritroso 1’ una dell’ altra colle loro teste, erano però congiunte in- sieme per la coda. Vedendo dunque quelle sette che i Valdesi sbuffavano aneli’ essi contro la Chiesa romana, con somma facilità si unirono con essi. E di tal mostruosa fusione abbiamo anche un esem- pio sotto degli occhi nostri nei Protestanti ( giac- ché nulla accade di nuovo sotto il sole ) i quali i09 ancorché differiscano fra di sé in moltissimi arti- coli di credenza, pure fanno tutti causa comune allorché si tratta di combattere la Chiesa romana. I Protestanti passano da una setta all’ altra senza che di questo ninno si pigli pensiero ; ma guai se un Protestante si faccia Cattolico! In questo caso la pazienza é finita, e il fremito ed il furore ascen- dono al colmo. D. Oh bene! oh bene! La somiglianza della coda delle volpi é piacevole assai ed esprime la verità a maraviglia. Da quanto mi dite già veggo che voi dedurrete molte buone conseguenze; é vero? R, Sì, é verissimo. E la prima conseguenza si é che da ciò si può render ragione dei perché al- cuni antichi scrittori confondano i Valdesi con quelle diverse sette; e la ragione é perché i Valdesi ne avevano adottati parecchi errori. La seconda con- seguenza é che si può anche render ragione del perché i Valdesi vantino tanta antichità veramente esorbitante; ed é perché trovano i loro errori già professati, come avete inteso, da eretici antichis- simi. Sotto questo rispetto potrebbero pretendere a buon diritto antichità anche apostolica, avendo essi adottati eziandio alcuni errori di Simon Mago che viveva a’ tempi degli apostoli. Simon Mago è stato il padre e il portabandiera di tutti gli ere- tici, il nemico nato di san Pietro e però della Chiesa romana. La terza conseguenza é che i Valdesi non a 110 ebbero mai un simbolo fisso, e toltine alcuni punti culminanti, son sempre iti a guisa di ubbriachi a tentone da un articolo alt altro. D. Scusatemi se vi dico che a me pare che voi abbiate dimenticata la conseguenza più importante; ed è che quei sapientoni del secolo, quei pesa- mondi politici i quali fomentano a tutto loro po- tere la propagazione de’ Barbetti, e vorrebbero ren- der r Italia Insabattata, cercano di farla ritornare al buio del medio evo col richiamare a vita que- gli sciami di eretici del secolo XII che cotanto di- gradarono r umanità. ' R. Questa conseguenza salta agli occhi di chiun- que ha fior di senno. Or giacché voi stesso 1’ avete tirata, non mi resta che ad approvarla, ed aggiun- gere che tanto è più deplorabile la cecità di cote- sti sapienti moderni, in quanto che si spacciano per progressisti. Del resto costoro aiutano i Vai- desi non perchè importi loro nulla di questi ere- tici , ma solo per 1’ avversione profonda che essi portano a Roma ed al Romano pontificato. D. Oh che progressisti! Par proprio che Dio si piaccia in confondere cotesti orgogliosi. Ma ri- torniamo al nostro proposito. I Valdesi hanno sem- pre tenuti i sette sacramenti, e creduto alla reai presenza di Gesù Cristo nella eucarestia? R. Una volta certamente ammettevano tutto que- sto. E fra i sacramenti non negavano forse che Ili l’ordine, perchè dicevano che tutti i fedeli laici, non escluse le femmine, erano sacerdoti, purché fossero poveri ossia veri Barbetti. Insegnarono che tutti potevano egualmente non solo battezzare, ma eziandio confermare, consecrare, udir le confes- sioni .... D. Un momento: I Barbetti ammettevano dun- que la confessione auricolare? Se cosi fosse, come mai un nuovo Barbo o nuova Barba qual è il De Sanctis avrebbe potuto scrivere quel suo liberco- laccio contro la confessione? Penso che qui voi abbiate preso abbaglio. R. Non solo gli antichi Barbetti ammisero la confessione distinta di tutti i peccati, ma ne rico- nobbero e professarono inoltre la necessità. Inse- gnarono che bisognava confessare i peccati, e lì confessavano in fatti ai Barbi che secondo essi avevano il potere di assolverli: si confessavano in ginocchio, e di più si pagava ai Barbi per cia- scuna confessione un quarto ossia iipa pezza di moneta che correva a que’ tempi. La penitenza poi che i Barbi davano ordinariamente ai Barbetti era un Pater ed un Credo ^ e non mai 1’ Ave Maria ^ perchè essi non solevano invocare nè la Vergine nè i santi. /). Oh che mi dite! Mi fate veramente traseco- lare. Perchè dunque si affannò tanto il De Sanctis per provare che la confessione è invenzione dei ii2 preti, mentre i Baii)etti elle tanto al^liorrivano tlai preti confessavano e si facevano anche pagare per le confessioni? R. Che volete che io vi dica? Basterebbe questo solo per confondere cotesti sciocconi ; ma dell’ apo- stata De Sanctis, di questo degno Barbo de’ Bar- iletti vi parlerò a suo tempo, e vi farò toccar con mano 1’ alta sapienza di questo ignorantone. I Val- desi adunque ammettevano la confessione, la reai presenza nella eucarestia, e la Transustanziazione; credevano nella estrema unzione e nel matrimonio come sacramento. Erravano però intorno ad ognuno di questi articoli, come abhiam veduto del batte- simo, e specialmente erravano nella pratica, e nel ministro. §. III. FASI DELLA SETTA De’ BARBETTI 0 VALDESI. D. Voi m’ avete dato notizie assai preziose in- torno agii errori de’ Valdesi : scusatemi nondimeno se vi chieggo perchè ora cotesti Bariletti non ten- gano più 0 almeno non professano più tutte le antiche loro dottrine? R. Ciò dipende dalle varie fasi che ebbe la setta. Perciò vi dissi essere questa una delle più ignobili anche per le sue fasi, D. Che intendete voi per queste fasi? 113 il Le fasi, come avrete inteso più volte, sono in particolar modo proprie della lima la quale ha diversa luce seconde le varie sue posizioni. Ora cresce ed ora decresce. Cosi la setta de’ Valdesi 0 Barbetti ebbe a soffrire molte vicende. Pietro Valdo si ritirò con alcuni discepoli ne’ Paesi Bassi donde distese la sua setta nella Picardia, e nelle differenti provincie della Francia. Luigi VII e poscia il suo figliuolo Filippo Augusto li inseguì c coim presse per le orribili crudeltà che essi commette- vano nel Berry insieme cogli altri erètici di quella età tutti perturbatori non meno della Chiesa che dello stato. Più di sette mila di loro furono pas- sati al filo della spada, molti altri perirono nelle fiamme. Dei Valdesi poi che poterono campare alla strage, alcuni si sparsero in Linguadocca ed altri nel Delfiiiato. Vennero qui pure inseguiti per le stesse ragioni. Si ritirarono in seguito a Val-Luisa ed alla perfine unitisi cogli avanzi degli Albigesi si rifuggirono nella Gallia Cisalpina e tra le Alpi del Piemonte, ove trovarono un asilo tra que’ po- poli che erano infetti dalle eresie del nono e del decimo secolo. Avendo poi il re di Aragona Al- fonso figliuolo di Berengario IV cacciato da’ suoi stati della Provenza tutti i settari contumaci, i Valdesi si ritirarono nelle valli dove pure s’ in- camminarono gli eretici cacciati come la peste dalle Lombardia e dagli altri paesi d’ Italia. Tutti 8 114 questi settari formarono in alcune poche valli del Piemonte un popolo di eretici che adottò la reli- gione de’ Valdesi. Trinceratisi in queste gole delle alpi fecero testa ai vari tentativi di diversi principi, e alternando di fortuna si mantennero saldi fino all’ epoca della così detta riforma del secolo XVI. D, E da quest’ epoca in poi che ne avvenne? R, Verso la metà del secolo XVI due apostati corifei della nuova riforma Bucero ed Ecolampa- dio invitarono quello scolatoio di eretici che si chiamavano Valdesi o Barhetti a riunirsi coi ri- formatori. E siccome gli eretici se la intendono assai bene fra loro, non fu difficile 1’ effettuare questa unione o fusione per cui non furono più nè Valdesi nè Calvinisti, ma un po’ dell’ uno e un po’ dell’ altro cioè di genere neutro. D. Perchè chiamate questa unione una fusione^ R. Perchè i Barhetti si contentarono di abban- donare parecchi de’ loro articoli di fede tenuti fino allora da essi, perchè questi non piacevano ai Cal- vinisti, E invece e per compenso ricevettero alcune eresie dei Calvinisti. D, Oh questa è lepida! Si possono adunque gli articoli di fede scambiare a piacimento come si fa delle vesti? Dunque alcuni secoli dopo non si è più letto nella Bibbia quello stesso che si era letto per si gran numero di anni da tanti Barbi c da tanti Barbetti? Questo mi pare un burlarsi tì5 di Dio e degii uomini. Adesso capisco perchè il De Sanctis fattosi Barbo non ha più trovato nella Bibbia la confessione e la necessità del confessarsi che i Barbi suoi predecessori vi avevan trovata. Adesso ancora capisco percliò in vece di sei o sette sacramenti che prima pure trovavano nella Bibbia, or non ne trovano più che due, avendo perduti gli altri cinque per istrada. Capisco mime il perchè più non leggano nella Bibbia la reai pre- senza nella eucaristia, che pure i lor maggiori avean letta per quattro secoli. Ma che cosa hanno ricevuto i Barbetti in compenso di tutti questi articoli di fede sacrificati da essi per amore dei Calvinisti? R. Mi fa maraviglia che voi v’ immaginiate an- cora che gli eretici tengano qualche cosa come di fede, specialmente poi questi studiosi della Bibbia questi figli del libero esame. Essi si burlano di tutti gli articoli di fede quanti sono, e tolto l’odio al papa ed ai Cattolici, non hanno altro. Perciò fecero a buon mercato il loro scambio di opinioni o di errori: un articolo di più o di meno sulla bilancia loro poco pesa. Nel resto in compenso de’ tanti articoli che i Barbetti hanno sacrificati per unirsi cogli Ugonotti hanno da questi ricevuto f articolo della negazione del libero arbitrio nell’ uomo ossia l’articolo deìV uomo -macchina^ e però anche l’articolo della necessità di peccare, della 116 impossibilità della osservanza dei divini comanda- menti, della predestinazione all’ eterna dannazione senza previsione di demerito, e altre simili bagat- telliiccie. Di più hanno ottenuto che i ministri della parola di Dio ossia i loro Barbi possano possedere qualche cosa in questo mondo per nu- trire le loro famiglie; e da questo tempo in poi i Barbi hanno letto e trovato nella Bibbia ciò che prima non vi avean letto, che cioè non è contro la parola di Dio, ossia contro la Bibbia, che gli ecclesiastici possano possedere. Eppure notate bene che il pretesto per cui Pietro Valdo e i suoi se- guaci si separarono della Chiesa romana fu ap- punto perchè il papa, i vescovi e i preti possede- vano beni terreni; il che i Valdesi dicevano esser contrario alla Bibl)ia e alla povertà degli apostoli. In questi ultimi tempi poi i Valdesi si sono riu- niti alla cosi detta chiesa Anglicana. E questo benché i vescovi e gli altri dignitari di questa così detta chiesa possedano entrate enormi, tan- toché la costoro entrata supera l’entrata del clero cattolico in tutto il mondo, e vivano in conse- guenza in lusso tale al cui confronto cede di gran lunga il lusso rimproverato a qualche ecclesiastico nel medio evo. Finalmente, per tralasciar altri com- pensi, hanno i Barbetti ottenuto rinforzo e prote- zione da questi mio a alleati per sostenersi contro i duchi di Savoia. E infatti credutisi abbastanza 117 forti, più di una volta tumultuarono, e molti di essi furono puniti con la morte a varie' riprese. D. E questi ribelli così puniti son forse quelli che i Barbetti chiamano a piena bocca i loro martiri. R. Appunto. Nel senso stesso si chiamano mar- tiri i Valdesi in cui si potrebbero chiamar martiri i masnadieri, i malfattori, i ribelli e gli assassini che sono puniti dalla giustizia. D. Dunque è una solenne bugia il dire che i Valdesi furono martiri per aver voluto leggere la Bibbia in lingua volgare? R. Senza dubbio. E in generale tenete questa regola di non credere mai a quanto essi atfermano in materia di religione ; essi mentiscono per la gola. Non credete all’ apparente loro modestia e regolarità che talvolta affettano per sedurre gl’ in- cauti. Essi sono quei lupi rapaci dei quali parlò il Signor Nostro che si presentano sotto la pelle di agnello per divorare e menare stragi nell’ ovile di Gesù Cristo. D. Ma questo guazzabuglio, questo scolatoio di eretici del medio evo sono dunque quelli che or fanno tanto rumore nel Piemonte, che godono pro- tezione, e si danno attorno senza posa per far bar- betta se potessero tutta 1’ Italia? E egli possibile che il buon senso degl’ Italiani si lasci cogliere e sorprendere da questa ciurma di miserabili? R. Non crediate che sian molti quelli che favo- riscono i Barbetti. Non vi sono che due classi di 118 persone le quali favoreggiano il Barbettismo o Pro- testantesimo in generale. Alcuni il favoreggiano, perchè sono iniziati nei profondi misteri delle sette segrete ora più o meno dominanti nel mondo uni- verso. Questi cospirano alla distruzione dell’ intiero cristianesimo, e sapendo bene che 1’ unico fermo ostacolo a questo infernale progetto è la religione cattolica, contro di essa voltano tutte le loro bat- terie. Questi frammassoni e settari si ridono in loro cuore del Protestantesimo e del Barbettismo; ma trattanto si servono de’ Protestanti e de’ Barbetti come d’ instrumeoti acconci pel loro fanatismo con- tro la Chiesa cattolica. I Protestanti non sono che gl’ istrumenti ciechi della massoneria senza saperlo. Non pensano che, distrutto che fosse il Cattoli- cismo (ciò che non è possibile per le divine pro- jnesse), le sette massoniche con un soffio distrug- gerebbero queste ridicole fazioni protestanti. Di più si prevalgono questi settari dell’ odio che tanti in- creduli e libertini professano contro Roma ed il Romano pontefice per aizzarli allo stesso fine. Oltre questa prima classe di persone favoreggiatrici dei Barbetti, ve ii’ è un’ altra la qual è composta di quei vigliacchi che vendono V anima loro ai Bar- betti e ai Protestanti per un tenue prezzo. R da- naro poi è fornito dagli Anglicani e da altre sette che fanno elemosine ai Bariletti di Piemonte, per- chè questi possano comprar anime e distaccarle dal Cattolismo. Ecco come il tutto si spiega. D. Oh quante cose capisco adesso delle quali prima non sapeva rendermi ragione! Ora intendo perchè si veda quella cospirazione più che mai viva e furente contro la Chiesa cattolica in ogni angolo della terra. Cospirazione che agisce ora co- pertamente, ora alla scoperta; qua direttamente, là indirettamente. In ogni luogo trovansi in opera molle potentissime che lavorano come su d’ un vasto piano al medesimo scopo. Ora capisco come taluno anche di quelli che diconsi buoni si lascino arrelicare dalle bugiarde e false apparenze della costoro ipocrisia; e coi dettami di moderazione, di prudenza, di tolleranza liberale si trovino addor- mentati e cerchino di addormentare anche gli altri. Si, tutto questo ora intendo, e quelli che noi ve- dono sono ciechi volontari. Ma che dire di quei vili che, come avete detto, vendono 1’ anima loro per pochi soldi? R. Con queste parole ho voluto esprimere il turpe traffico del sangue di Gesù Cristo che fanno i Protestanti e specialmente i Barbetti in Piemonte, in Genova ed altrove col dannare tante anime. E articolo di nostra fede, come spesso vi ho incul- cato, che fuori della Chiesa cattolica, non vi è sa- lute, e che chiunque muore colpevolmente fuori di essa è irreparabilmente perduto e dannato. Ora che fanno questi trafficanti infami di anime? Si presen- tano a quanti vedono nelle miserie, nella indigenza, oppressi da debiti, e loro offrono una somma, 120 perchè si ascrivano alla loro setta, abbandonino la vera fede de’ loro maggiori, e disertino dall’ unica vera Chiesa, dall’ arca unica di salute, da quella Chiesa di tutti i secoli e di tutti i luoghi, in seno a cui i Protestanti medesimi non osano negare che si ottenga la salute eterna. Adescati quei mi- seri da alcune monete che lor si fanno luccicare davanti agli occhi vanno come gli uccelli adescati da pochi grani di miglio a gittarsi nelle reti e vi son colti. Laonde quei che comprano così le anime sono come i Giudei che offrirono a Giuda alcuni danari, perchè desse lor nelle mani il Salvatore per farlo morire; e quei che vendono l’anima loro, domandano: quanto mi volete dare? ed io ve la venderò. Infami gli uni e infami gli allri; ma più questi che quelli, poiché questi alla infame pro^ ferta che loro si fa mettono come in bilancia per r una parte 1’ anima loro creata ad immagine di Dio, redenta col sangue di Gesù Cristo, ed i beni eterni del paradiso ; e per l’ altra parte mettono le poche monete che loro si offrono, e rinunziano per esse a Dio, al sangue con cui furono riscat- tati, rinunziano al paradiso, e danno la loro anima al diavolo per pochi soldi. Si può dare una peg- gior viltà e una maggiore infamia? D. Avete ragione; non vi è che rispondere, ed io per parte mia coll’ aiuto di Dio fuggirò da questi emissari del diavolo come dalla peste. Non è già che io tema che la mia moglie mi suoni col 121 randello della polenta, come già pochi mesi sono fu ben mal concio dalla moglie sua il mio compare Giovanni poche miglia distante da Torino, perchè si era fatto barbetto per quattro scudi. No; chè io saprei ben difendermi dalle randellate della mo- glie; ma perchè so che Gesù Cristo ha detto: che giova air nomo guadagnare eziandio tutto il mondo, e j)oi perdere V anima suaì Io tremo a questo pen- siero. E d’ ora in poi chiamerò Giuda ed Iscariotti quanti in tal modo venderanno 1’ anima loro. R, Bene. Pensate^ che avete pochi giorni da vivere e che poi dovrete presentarvi a Dio per render conto dell’ anima vostra, e che perdutala una volta non la potrete mai più salvare per tutta una eternità. Pregate sempre il Signore che vi con- servi in questi buoni sentimenti. Prima morire che apostatare. Confortatevi coll’ esempio degli eroici Irlandesi che oppressi in quest’ ultimi anni dalla carestia, mentre loro si accostavano i crudeli traf- ficanti di anime anglicani e protestanti ad offerir loro già mezzo morti dalla fame pane e danaro per farli apostatare, li ributtavano con isdegno. Anzi alcuni di essi si strascinavano nella chiesa coir ultimo boccone di pane che lor rimaneva, per aver la consolazione di morire e di spirare in chiesa nella lor santa fede. Questi sono gli eroi da imitarsi. 1 iiwnicE Al Lettore . Lezione I. Del nome e deW origine del Protestantesimo Lezione IL Della natura del Protestan- tesimo Lezione HI. Delle dottrine del Protestan- tesimo Lezione IV. Degli autori e primi propa- gatori del Protestantesimo . . . . Lezione V. Del modo con cui si è sta- bilito il Protestantesimo Lezione VI. Della tolleranza del Prote- stantesimo Lezione VII. Dei fautori del Protestan- tesimo Lezione Vili. Del fine che si propongono i 2)ropagatori del Protestantesimo Lezione IX. Degli indizi dai quali si j)os- sono riconoscere i fautori e dissemina- tori del Protestantesimo Lezione X. Delle arti di cui si servono i disseminatori del Protestantesimo * Lezione XI. Di quelli che abbracciano il Protestantesimo Pag. 50 Lezione XII. Del Delitto di cui si fan rei quelli che si fanno jìrotestanti . . » 54 Lezione XIII. DelV agitazione di coscienza che necessariamente provano coloro che di cattolici si fanno jyrotestanti . ^ » 61 Lezione XIV. Della morte di un cattolico apostata » 66 Lezione XV. Della certa dannazione de- gli apostati cattolici « 71 Lezione XVI. DelV orrore in che debbono aversi il Protestantesimo e i suoi fau- tori . w 79 APPENDICE. De’ Barbetti o Valdesi . » 88 §. I. Origine della setta de' Barbetti 0 Valdesi « ni §• II- Dottrine della setta de' Barbetti 0 Valdesi » 100 §). III. Fasi della setta de' Barbetti o Valdesi . » i 12 f CATECHISMO ALLA CHIESA CATTOLICA ad uso del Popolo PER GIOVATIVI PERROAE D. C. D. G. Sdiziou^ 0bb MODENA TIPI DELLA REGIO -DUCAL CAMERA. MDCCCLiy., / I Haec scrìpsi vobis de bis qui seducunt vo^. , I Io. Il 26. Al Lettore Italiano Stranissima è veramente V idea che della Chiesa cattolica han concepito i Protestanti e i loro fau- tori, idea cN essi brigano a tutta possa di persua- dere in questi tempi agV Italiani, facendo ogni opera per introdurre nel loro capo que" concetti vili ed erronei eh' essi hanno intorno alla medesima. Ma non mancano aìicora parecchi Cattolici i quali sono lontanissimi dall' avere la cognizione che si conver- rebbe di questa augusta e divina istituzione dell' Uomo-Dio. Credetti pertanto che fosse pregio dell' opera in tempi così malaugurati il porgere agli uni ed agli altri quella verace nozione che è necessario avere della Chiesa. Il tutto sarà compreso in pochi fogli ed esposto con chiarezza, affinchè tutti i Cattolici ed anche i meno colti, vengano premuniti contro le insidie de' nemici della Chiesa, e fortificati nella piena fiducia che debbono avere in essa. Il dettato di questo scritto sarà dunque qual si addice allo scopo prefissomi, d' istruire cioè princi- palmente quella parte di popolo che è piU esposta alla seduzione. Ed invero gli anarchici e gV incre- duli di professione, i quali colla propagazione del Protestantesimo cercano di aprirsi la strada ai loro perversi disegni, non si rivolgono già ai dotti che potrebbero rimbeccarli, ma piglian di mira il volgo ed i semplici. A questi essi confidano di poter più agevolmente istillare le loro massime, per poi ser- virsi della costoro opera a fini e disegni tutf altro che religiosi. Anche noi dunque ci rivolgeremo al popolo, e toccheremo in questo scritto gli argomenti precipui dei quali si servono i seduttori per sor- prenderlo ed ingannarlo. E seguendo il metodo te- nuto nel Catechismo intorno al Protestantesimo, ogni cosa verrà compresa in distinte lezioni a dia- logo. Nulla poi si dirà che non sia poggiato sopra ferme basi ed irrepugnabili pruove, siccome ognuno che vorrà leggere potrà facilmente vedere. LEZIOrVE 1. DELLA ORIGINE E NATURA DELLA CHIESA CATTOLICA. R. La Chiesa è la radunanza di tutti i fedeli i quali professano la medesima fede, partecipano agli stessi sacramenti e sono soggetti ai loro le- gittimi pastori retti dal pontefice Romano, ossia dal papa. D. Vi è altra chiesa al mondo fuori della Chiesa cattolica ? R, Di nome ve ne sono molte, ma di fatto non vi è altra chiesa che la Cattolica ossia universale. D. Perchè dite che in realtà non vi è altra chiesa che la Cattolica, e che tutte le altre non sono chiese che di nome? R. Perchè Gesù Cristo non ha istituita che una Chiesa sola cioè la cattolica. D. Questa mi pare una pretensione da non po- tersi credere. R. E pure è così. Infatti qual altra chiesa ha fondata mai Gesù Cristo oltre a quella eh’ egli dichiarò di voler edificare sopra san Pietro, di- cendo: tu sei Pietro e sopra questa pietra io edi- ficherò LA MIA CHIESA, e le porte deir inferno non prevarranno mai contro di essai Or bene questa D. Ijhe cosà è la Chiesa? 6 Chiesa fondata sopra san Pietro è una sola; dun- que tutte le altre son chiese di nome, chiese false, chiese bugiarde, in una parola contraffazioni della vera Chiesa. Fra la Chiesa cattolica e le altre adu- nanze che si dicon chiese passa la differenza che è tra una persona viva ed un fantoccio che abbia qualche rassomiglianza con quella persona vivente. D. Ma queste che voi chiamate contraffazioni e fantocci di chiese potrebbero essere per V ap- punto la Chiesa fondata da Gesù Cristo purgata però e riformata dai molti abusi che la guastarono nel lungo corso dei secoli? Non vi sono anche forse le riforme dei Francescani, dei Carmelitani ed altrettali? R. Oibò ! Questo è impossibile. La vera Chiesa dev’ esser sempre quella stessa che è stata fondata sopra san Pietro; or tutte queste congreghe sono separate, divise, contrarie, opposte, ostili alla Chiesa fondata sopra san Pietro; dunque non possono mai esser la Chiesa di Gesù Cristo. Se valesse questa ragione della riforma degli abusi, si do- vrebbe anche prestar fede, credere a tutti quegli eretici eziandio più stravaganti e sudici i quali pretesero in ogni tempo di riformare la Chiesa. Gli eretici son giunti fino al segno di voler riformar gli apostoli, dicendosi più sapienti di loro; e pure essi non erano che eretici spregevoli. Ora tali ap- punto sono i pretesi riformatori dei tempi nostri. 7 Che han che fare queste stolte ed orgogliose sette colle riforme degli Ordini religiosi le quali si sono operate coll’ approvazione della Chiesa ed a fine di promovere una disciplina più severa ed una maggior santità ? D. Dunque secondo voi la chiesa protestante sparsa in sì gran parte di Europa e di America non sarà altro che un aggregato di eretici spre- gevoli? R. Senza dubbio: non essendovi altra chiesa che la fondata da Cristo sopra san Pietro ; V ag- gregazione de’ Protestanti non può essere che un fantoccio di chiesa, e quelli che ne fanno parte, salvo il caso d’ ignoranza invincibile, non sono altro che uno ammasso di tanti eretici spregevoli. Nè vi faccia maraviglia che fra loro ci siano degli uomini dotti, perchè questi son dotti in tutt’ altro che nella vera fede e nella vera dottrina di Gesù Cristo. Non vi fu mai setta cosi sciocca al mondo che non vantasse uomini dotti al par de’ Prote- stanti: e pure in cose di fede essi erano stoltis- simi come il confessano i Protestanti medesimi. D, Come provate voi che la Chiesa cattolica sia veramente la Chiesa fondata da Gesù Cristo ? R. La cosa è evidente di per sè. Imperocché avendo Gesù Cristo fondata in perpetuo la sua Chiesa sopra san Pietro, non vi è nè vi può essere altra Chiesa vera fuori di quella che dalla sua fondazione p 8 durò, e deve durare sino alla fine del mondo sopra san Pietro come su fondamento visibile primario; ora questa è la sola Chiesa cattolica la quale per natura sua e per la sua costituzione è stata sem- pre ed è appoggiata su Pietro; dunque la Chiesa cattolica è la sola che sia stata fondata da Gesù Cristo. D. Ma questa Chiesa non ebbe forse bisogno di riforma? R, Nel senso de’ Protestanti non ne ebbe mai bisogno nè 1’ avrà mai ; anzi tal bisogno di riforma è cosa assurda e ingiuriosa a Gesù Cristo me- desimo. D. Spiegatevi più chiaramente. jR. Volentieri. I nemici della Chiesa cioè gli eretici pretendono che la Chiesa cattolica sia ca- duta in molti' e gravi errori in cose di fede e di dottrina, e perciò vorrebbero richiamarla da questi errori, farla divenir savia e cavarla dall’ abisso in cui per sua colpa si è gittata. Ma è impossibile che la Chiesa di Gesù Cristo abbia errato mai, perchè Gesù Cristo ha espressamente detto che le porte d’ inferno non avrebbero mai prevaluto con- tro di lei; egli ha promesso a questa sua Chiesa lo Spirito Santo ossia lo spirito di verità che sa- rebbe con lei rimasto in eterno; egli infine ha promesso di essere colla sua Chiesa fino alla con- sumazione de’ secoli. Affinchè dunque potesse aver 9 luogo questo preteso bisogno di riforma conver- rebbe dire, 0 che Gesù Cristo ci abbia ingannato con promesse fallaci, o che avendole fatte sul se- rio, non abbia poi potuto mantenerle; ciò che in un Dio qual è Gesù Cristo non può accadere, ed è assurdo il solo pensarlo. D. Vedo che questo è un discorso senza replica. Ma non si potrebbe forse dire che queste promesse riguardino una Chiesa invisibile ossia la Chiesa degli eletti soltanto e non quella de’ chiamati. R. Quando è mai che si sia distinta questa Chiesa visibile dall’ invisibile? Sono gli stolti ere- tici quelli che hanno inventata una tal distinzione per coprir la vergogna di loro apostasia dalla vera CJiiesa di Gesù Cristo. La Chiesa fondata da Gesù ' Cristo è di natura sua in ogni tempo visibile a tutti. Per ciò fu fondata sopra san Pietro come su fondamento visibile primario, e sugli apostoli come su fondamenti secondarii ed a Pietro sog- getti, i quali certo avevano anima e corpo e però eran visibili a tutti. Gesù Cristo ha assomigliata la Chiesa sua ad una città posta sopra di un monte, ad una greggia condotta dal suo pastore, ad un regno soggetto al suo principe; ed a questa Chiesa cosi cospicua e visibile a tutti ha fatte le sue promesse, ha data la sua autorità, ed a lei volle che tutti si assoggettassero sotto pena di eterna dannazione. 10 LEZIOME li. DELLE NOTE E PREROGATIVE DELLA VERA CHIESA DI GESÙ CRISTO. D. Sebbene sia vero quello che mi avete inse- gnato nella precedente lezione, che cioè non vi è nè vi può essere che una sola Chiesa, e che questa è la sola Chiesa cattolica vorrei tuttavia sapere an- cora come si possa distinguer con sicurezza da quei fantocci di chiesa che ne assumono il nome. R. Vi appagherò colla maggior brevità e chia- rezza possibile. L’ unica vera Chiesa è quella che è di tutti i tempi e di tutti i luoghi. 'Ora non ve n’ è altra che sia tale fuori della Chiesa cattolica, la quale inoltre ha con sè e con sè sola le note ossia caratteri esterni che la distinguono da tutte le società spurie che voglionsi chiamar chiese, e non sono in verità altro che vespai ossia nidi di vespe che fan rumore e pungono. D. Come provate voi che la sola Chiesa catto- lica è la Chiesa di tutti i tempi? R, Si prova da questo che la Chiesa cattolica è, la sola che non ha mai cominciato fuorché da Cristo e da’ suoi apostoli, ed è come un gran fiume derivato da quella sorgente divina, e sceso senza in- terruzione fino a noi. Se volete di ciò una conferma senza replica, fate cosi; provatevi a domandare 11 V agli eretici protestanti di qualsivoglia generazione, quando abbia cominciato ad esistere la Chiesa cattolica, a qual’ epoca, a qual anno? Ninno ve lo saprà dire anche fra i dottoroni. All’ opposto ogni Cattolico mediocremente istruito sa dire con ogni precisione l’epoca, l’anno, talvolta anche il giorno e r occasione, e per mezzo di chi ogni setta di Protestanti abbia cominciato. E se volete leggere il Catechismo intorno al Protestantesimo^ vedrete chiaramente spiegato in che anno sia nato il Pro- testantesimo di Lutero, quello di Calvino, quello dei Valdesi ecc. ecc. D. Mi piace: vedo che la cosa è semplice e facile. Ora vorrei sapere come si provi che la sola Chiesa cattolica è la Chiesa di tutti i luoghi. R. Si prova in due parole: la Chiesa cattolica una e indivisibile è la sola che abbia i suoi fedeli sparsi in tutte le parti del mondo conosciuto, i quali professino la medesima fede, partecipino agli stessi sacramenti, e sieno soggetti allo stesso su- premo pastore che è il Romano pontefice ossia il papa. D, Ma come si può sapere che i Cattolici di tutto il mondo tengano la medesima fede, e siano tutti nella stessa comunione? R. Anche questo è facilissimo. Basta interrogare chicchessia o della Cina o delle Indie o dell’*Ame- rica 0 dell’ Oceania o di tutto altrove, se egli creda 12 al papa ed alle cose di fede che crede il papa, e tutti i Cattolici vi risponderanno di sì senza esi- tare un momento. Al contrario sfidate qualsivoglia Protestante a farvi una professione di fede positiva in cui convengano tutti gli altri o della stessa setta 0 delle sette diverse, e non ne troverete un solo che possa ciò fare. D. Or ditemi qualche cosa delle note ossia ca- ratteri esterni i quali distinguono la vera Chiesa da quei fantocci di chiese che pretendono rasso- migliarsele. R. Queste note, come si ha dal simbolo Ni- ceno, sono quattro: cioè T unità, la santità, la cat- tolicità e r apostolicità ; e son tutte tratte dalle divine Scritture. D, Vorrei conoscere come si provino queste note dalla Scrittura ; e in primo luogo parlatemi deir unità. R. L’ unità è doppia; 1’ una è Y unità della fede, r altra è quella della carità e comunione, e tutte due concorrono a formar la somma unità della Chiesa. In quanto all’ unità di fede dice 1’ apostolo- san Paolo che la fede è una^ e che dobbiam tutti concorrere alV unità della fede. Rispetto poi all’ unità di carità o di comunione lo stesso apostolo chiama la Chiesa il corpo di Gesii Cristo nel quale le diverse membra sono fra sè unite e formano tutto un corpo compatto per ogni congiunzione di somministrazione. 13 Finalmente I’ unità totale della Chiesa vien dal di- vin Redentore significata sotto gli emblemi di un solo ovile retto da un sol pastore^ di un regno ^ di un aia e simili, e con chiamarla in singolare la Chiesa mia. Da tutti questi testi della Scrittura si capisce che la vera Chiesa di Gesù Cristo dee es- sere dotata del carattere di unità. D, La santità della Chiesa come si prova dalla Scrittura ? R, Si prova da quello che V Apostolo scrive di Gesù Cristo dicendo che egli amò la Chiesa, e diede sè stesso per santificarla, mondandola colla lavanda delV acqua mediante la parola di vita, affin di far comparire davanti a se la Chiesa vestita di gloria senza macchia e senza ruga od altra cosa, ma santa ed immacolata. Vi sono poi molti altri testi che in diverse parole dicono lo stesso; e se anche non ci fossero testi è chiaro di per sè che la Chiesa di Gesù Cristo dee essere una Chiesa santa. D. Come si prova la nota della cattolicità? R. Da tutto il nuovo Testamento e dalle pro- fezie del Testamento vecchio. Ma volendo restrin- gerci al nuovo Testamento, il Signor nostro Gesù Cristo mandò i suoi apostoli a predicare il Van- gelo a tutte le genti, dicendo loro: Andate e in- segnate a tutte le genti tutte le cose che ho a voi ingiunte — Andate per tutto il mondo, predicate 14 il Vangelo a tutte le creature — Allorché questo Vangelo sarà predicato in tutto il mondo ecc. Questi ed altri simili testi provano dover la Chiesa sten- dersi a tutto r universo, e però dover essa essere cattolica ossia universale. D, Come si prova per ultimo colla sacra Scrit- tura che la Chiesa dev’ essere apostolica? R. Si prova da ciò che Gesù Cristo non ad altri che a’ suoi apostoli commise la predicazione e propagazione del suo santo Vangelo dicendo : Andate e msegnate; ed inoltre da quello che scrisse l’apostolo san Paolo ai primi fedeli: Voi siete so- praedificati sul fondamento degli apostoli e dei jmo- feti^ cioè sulla dottrina predetta da’ profeti e pre- dicata dagli apostoli, la quale dovea perpetuarsi in tutte le età. Dal che si capisce che la vera Chiesa di Gesù Cristo dee discendere in linea retta dagli apostoli e non da Lutero o da Pietro Valdo. D. Come si può conoscere da queste note che la Chiesa cattolica è 1’ unica vera Chiesa? R. Si conosce subito. Giacché se, come già vi ho detto, la sola Chiesa cattolica è la Chiesa di tutti i tempi e di tutti i luoghi la quale si è con- servata sempre la stessa, da ciò ne siegue che essa sola è la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica. Se al contrario tutte le sette han cominciato molto dopo Gesù Cristo, se son divise tra sè e dalla Chiesa cattolica, se non hanno un centro comune nè un capo che le governi e le regga, è evidente che esse non hanno nè unità nè santità nè catto- licità nè apostolicità. Sono aborti di natura e scon- cezze, sono contrafrazioni di chiese e nient’ altro. D. Fatemi capir meglio la cosa con qualche similitudine. R. Sono pronto ad appagarvi. Supponete che un tale avesse letto nella sacra Scrittura la descri- zione del tempio di Gerusalemme, la grandiosità, la magnificenza, la profusione dell’ oro, del bronzo, dei vasi, delle suppellettili, 1’ ordine de’ sacerdoti e de’ sacrifizi con tutto il resto che a quello si atteneva. Se questo tale fosse entrato in Gerusa- lemme, e vedendo quella mole di marmo che alta torreggiava su tutta la città vi fosse entrato den- tro, credete voi che al presentarglisi dinanzi 1’ ap- parato magnifico dell’ arca, de’ cherubini, 1’ ordine venerando de’ sacerdoti e de’ leviti, il rito de’ sa- crifizi che vi si offerivano, credete voi, dico, che questi avrebbe potuto mai confondere il tempio Salomonico coi tempietti ridicoli di Baal eretti nella stessa città dai re prevaricatori? Certo che no. Ebbene la Chiesa cattolica per la sua antichità e maestà, per la sua unità, per la sua gerarchia, pel suo culto è simile al tempio di Salomone, e le ridicole sette dei Barbetti, de’ Luterani, degli Ugonotti, dei Mormoni, dei Metodisti e simili altre sconciature senza numero che pretendono al nome 16 « di chiesa sono simili ai tempietti di Baal: chi po- trebbe mai ingannarsi? D, Vi ringrazio di questa importante lezione; ma desidererei che la cosa mi fosse maggiormente spiegata. R. Anche in questo vi appagherò fra breve quando di qui a poco tratterò di qualche punto di maggiore importanza che qui ho appena toccato. leziome: imi. DELLA INFALLIBILITÀ DELLA CHIESA. D. Poiché mi avete provato che non vi è altra chiesa che la cattolica, d’ ora innanzi quando no- minerò semplicemente la chiesa, intendo di par- lare unicamente della Chiesa cattoiica. Ora ditemi: come provate voi che la Chiesa è infallibile? R. Già ve r ho provato recandovi le parole es- presse di Gesù Cristo il quale ha affermato che le porte dell’ inferno non avrebbero mai prevaluto contro la Chiesa da sé fondata sopra san Pietro, come sopra visibile fondamento, e capo supremo in terra della medesima. Inoltre Gesù Cristo disse agli apostoli che avrebbe mandato lo Spirito Santo perchè rimanesse con loro in eterno; che egli stesso sarebbe stato con essi sino alla fine de’ secoli, cioè fino alla fine del mondo. Il che non sarebbe vero se la Chiesa non fosse infallibile. Ora a maggior 17 confermazione vi aggiungo le parole dell’ apostolo san Paolo il quale chiama la Chiesa colonna e ap- poggio della verità. E evidente che tutto ciò non potrebbe verificarsi, qualora la Chiesa potesse sba- gliare in cose di fede e di costume, e per conse- guente indurre i fedeli negli stessi errori. D. Perdonate se v’ interrompo ; queste cose si trovano nella Bibbia? R. Certamente, e a lettere cubitali. D. Come dunque i dotti Protestanti non le trovano ? R. Non le trovano perchè chiudono apposta gli occhi: essi trovano nella Bibbia quel che non v’ è, e non vi trovano ciò che vi è. Così han sempre fatto tutti gli eretici colle loro interpretazioni vio- lente e colle loro frivole sottigliezze. Ed ecco per- chè gli eretici di tutti i tempi han sempre procla- mata la Bibbia per regola unica di fede. Ciò fanno perchè essi sanno sforzare la Bibbia a dire ciò che essi vogliono. D. Ancora una domanda: Si trova egli scritto nella Bibbia a chiare note che la Chiesa è infal- libile ? R. In questi termini precisi no, siccome non si trova nè anco in termini precisi che vi sono in Dio tre persone distinte; e pur questo articolo i Protestanti ortodossi 1’ ammettono di fede; dun- que basta che nella Bibbia vi siano le parole 2 18 equivalenti. Chiedete un poco a que’ dottoroni pro- testanti se si legga mai nella Bibbia: Gesii Cristo è infallibile, gli apostoli furono infallibili. Queste parole espresse ninno ve le potrà mostrare. E pure questo si ammette da essi. Perchè dunque non devono anche ammettere la Chiesa infallibile, an- corché non si trovi scritto proprio con questa pa- rola quando ci sono 'tante altre espressioni che dicono lo stesso? D. Avete ragione. Ora ditemi : questa infallibi- lità di cui parlate compete essa a tutta la Chiesa? R. In un senso compete a tutta la Chiesa, in un altro senso compete solo a quella parte di Chiesa - che dicesi insegnante. D. Spiegatevi alquanto più chiaramente. R. Ecco ciò che intendo dire. Se la Chiesa si considera complessivamente, cioè se per Chiesa s’intende tutto assieme papa, vescovi, clero e po- polo, siccome da tutti questi si credono per ugual modo le stesse verità di fede, ed è impossibile che non convengano insieme in credere le verità medesime; in questo senso la infallibilità compete a tutta la Chiesa. Quando poi si tratta d’ inse- gnare, di decidere questioni, dulihi o controversie, allora la infallibilità compete solo ai supremi pa- stori di essa Chiesa ossia ai vescovi uniti col Ro- mano pontefice loro capo. Tutto quello che vien insegnato deciso o definito dall’ episcopato cattolico 19 con a capo il Romano pontefice in cose che toc- chino la fede e costumi, tutto ciò, io dico, dee tenersi per fede, perchè quel corpo insegnante ossia queir unione di vescovi col papa è infallibile. I fedeli poi ai quali si dà tale insegnamento, e si propone la decisione o definizione sono obbligati a crederla di fede. La parte che insegna si chiama Chiesa insegnante ed ha la infallibilità attiva^ i fe- deli che la ricevono si chiama Chiesa discente^ ed hanno la infallibilità passiva; e perciò in tutta la Chiesa presa complessivamente risiede Y infallibilità assoluta, piena e totale. D. Ora vi ho inteso bene. Ho però udito dire da alcuni Protestanti o Protestantizzanti, che i Cat- tolici sono stolti perchè predicano a piena bocca la infallibilità della loro Chiesa, e poi non sanno in chi risieda questa infallibilità; se ascoltate gli uni vi dicono die sta nel concilio, se ascoltate gli altri vi dicono che sta nel papa, e non sanno mai mettersi d’ accordo, R, Gli stolti sono i Protestanti i quali parlano di quello che non sanno. I Cattolici di tutto il mondo ad una voce dicono e credono che i vescovi e il papa uniti assieme sono infallibili, e che in questa unione risiede la infallibilità promessa da Gesù Cristo alla Chiesa. In quanto all’ altra qui- stione, cioè se il pontefice da sè o i vescovi da sè sieno egualmente infallibili, essa non tocca la 20 fede; ed è una questione domestica e di famiglia in cui gli estranei non debbono immischiarsi. Nel resto se ho da dirvi il mio sentimento, vi dirò in prima che questa è una questione più di pa- role che di realtà, perchè non accade mai nel fatto che il papa sia diviso e molto meno con- trario a tutti i vescovi, ovvero che tutti i vescovi siano divisi, e molto meno contrari al papa. In pratica poi sono sempre i vescovi quelli che di- mandano la ultima decisione dal papa. Dirò in secondo luogo che la sentenza più ricevuta si è che quando il papa parla ex cathedra ossia solen- nemente in cose di fede a tutta la Chiesa allora egli è infallibile, e finisce tutte le controversie colla sua autorità irreformabile. D. Avete ragione : ma vi è un’ altra cosa che mi han detto, ed è che non è di fede questa in- fallibilità della Chiesa, perchè la Chiesa stessa non ha mai definito questa sua infallibilità. Che ne dite? R. Dico che questa è un’ altra sciocchezza si- mile alla prima. Costoro suppongono una cosa falsa, cioè che sia di fede solamente quello che è espres- samente definito dalla Chiesa. Il fatto è che vi son molti articoli i quali gli stessi Protestanti detti or- todossi tengon di fede coi Cattolici, sebbene non sieno stati mai espressamente dalla Chiesa definiti; per esempio che Gesù Cristo abbia offerto sè stesso in sacrificio sulla croce; che abbia data a Dio una 21 piena soddisfazione pei nostri peccati morendo in croce; che sia stato nella sua vita mortale vero sacerdote, e altrettali articoli che sono di fede con- tro i Sociniani. E così anche accade dell’ infallibi- lità della Chiesa la quale è articolo di fede, ancor- ché non sia stata definita. La Chiesa è sempre stata in possesso dell’ infallibilità : in virtù di essa in ogni secolo ha fatte definizioni di fede, ciò che non avrebbe potuto fare senza la infallibilità. Ninno giammai, fuorché gli eretici, 1’ bau mai messa in dubbio. Per gli eretici poi una tale definizione sa- rebbe inutile, perché se la Chiesa non é infallibile, potrebbe anche errare nel definire la sua infalli- bilità. Non di meno, datasi 1’ occasione, la Chiesa ha definita la sua infallibilità indirettamente nel concilio di Trento. D, Ben mi accorgo che cotesti sono stolti. Solo mi resta ad esporvi un’ altro dubbio che mi han messo in capo, ed é che siccome -la Chiesa é santa^ benché molti abusando di lor libertà pec- chino ed assai gravemente: parimente può acca- dere che la Chiesa erri per abuso di libertà an- corché sia infallibile: e in tal modo la infallibilità se ne va a spasso. Il Chi la discorre di tal guisa confonde due cose ben differenti fra di sé; confonde cioè la regola o norma e la conformità pratica colla re- gola. La regola tanto della fede quanto dei costumi 22 (lev’ essere retta ed infallibile, e questa ce la dà in- fallij)ilmente la Chiesa; ina la conformità pratica a (jiiesta regola dipende dall’ arbitrio di ciascuno ; e di qui nascono i peccati contro la fede e contro i costumi. La Chiesa però è sempre santa ed in- fallibile, perchè la sua santità ed infallibilità non dipendono dal libero arbitrio degli uomini, ma dalla assistenza promessale da Dio. D. Quali conseguenze traete ora voi da quanto mi avete insegnato? R. Ne traggo molle e rilevantissime, le (pali vi metterò sott’ occhio ad una ad una. 1. '’ Posta la infallibilità della Chiesa, ne segue che tutle le sette condannate dalla Chiesa in punti dottrinali e dommatici sono nell’ errore e nell’ eresia. 2. ° Ne segue che qualunque cosa si dica o s’ in- segni contro la dottrina dommatica della Chiesa non sarà altro che eresia da non potersi giustifi- care giammai, nè con apparenza di ragione nè con testi biblici coi quali alcuni vorrebbero soste- nere e difendere i loro errori. 3. ° Ne segue che tutte le controversie parziali contro qualche punto particolare , per esempio con- tro la messa, la confessione ecc. ecc. sono tutti errori contro la buona logica, cioè irragionevoli. 4. ° Che vi è obbligo sotto pena di gravissimo peccato per tutti e per ciascun fedele, o dotto od ignorante che sia, di assoggettarsi ciecamente ed 23 umilmente al magistero della Chiesa, in guisa che il resistere a lei è un atto di rihellione e di orgoglio intollerabile contro Dio che ci ha data la Chiesa come maestra infallibile in luogo suo e come la * regola prossima di fede che dobbiamo seguire. 5.*" Ne segue finalmente che quando alcuno corca d’ insinuare sotto qualsivoglia pretesto a viva voce 0 per iscritto cose contrarie all’ insegnamento della Chiesa, questi si dee considerare come ere- tico o protestantizzante. Quindi è che bisogna cac- ciarlo da sè come un ingannatore, rigettare con orrore i libri regalati da questi eretici, e se si sono ricevuti senza conoscerli, o si è in dubbio, 0 pare che contengano dottrine contrarie a ciò che insegna la Chiesa, subito si debbono far esa- minare al parroco o confessore , e consegnarli perciò in mano loro; e ciò perchè coloro che , cosi parlano, e distribuiscono tali libri sono tanti lupi die cercano di far preda delle anime, e darle al demonio. sv. DELLA. SANTITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA. D, Mi avete spiegato bene l’ infallibilità della Chiesa : ora bramerei che colla stessa chiarezza mi spiegaste la sua santità. Come si può conoscere che la Chiesa cattolica è santa? 24 R. La santità in quanto sta nell’ anima non si può da noi conoscere, ma si può riconoscere con ogni sicurezza dai suoi segni esteriori. D. Perchè dite che la santità della Chiesa non si può conoscere se non che dai segni esterni? Non ha ella Gesù Cristo per capo? Non ha ella i mezzi che conducono alla santità, come per esem- pio i sacramenti? Non ha ella per guida una legge santa? E tutti questi segni non sono essi intrinseci alla Chiesa? Perchè dunque mi diceste che questa santità non si può conoscere se non dai suoi segni esterni ? R. Non vi ha dubbio che la vera Chiesa è e deve dirsi santa, perchè il suo capo Gesù Cristo è santo, perchè è santa la sua dottrina, perchè santi sono i sacramenti che ella amministra ai suoi fedeli, perchè santi sono molti dei suoi membri. Ma notate bene che qui non trattasi di saper so- lamente se la Chiesa sia santa, ma inoltre trattasi di conoscere questa santità in quanto essa soggiace ai nostri sensi e contraddistingue la vera Chiesa da tutte le sette che pretendono per sè questa santità medesima per gli stessi titoli pei quali la sola Chiesa vera dicesi ed è santa. Or questa è la ragione per cui vi ho detto che la santità della Chiesa cattolica si può conoscere dai segni esterni. D. Ma non potrebbero le sette pretendere an- eli’ esse di aver questi segni esterni? 25 R. Oibò ; questi segni esterni sono tali che ninna setta li ha ne li può pretendere; ed è appunto questa la ragione per cui esse si appigliano più volentieri ai segni interni ed invisibili : il che fanno per non esser colte in fallo. D. Quali sono dunque questi segni esteriori della santità interna della Chiesa cattolica? R. Due sono i segni principali; il primo è la santità esimia ed eroica che si appalesa nelle opere e in tutta la condotta uniforme dei veri servi ed amici di Dio; il secondo è il dono perenne de’ miracoli,, delle profezie e di altre simili grazie dette carismi. Or questi due segni non si trovano che nella sola Qiiesa cattolica romana. D. Da quel che vedo la difficoltà sta nel provar quanto mi dite. Come provate voi in primo luogo che la santità esimia ed eroica delle opere non si ti’ovi che nella sola Chiesa cattolica? il. Lo provo col fatto. La Chiesa in ogni se- colo dal tempo degli apostoli fino a noi ha anno- verato sempre ed annovera ogni dì ne’ suoi fasti una prodigiosa quantità di persone sante. Di questi santi poi altri si son segnalati col martirio, altri colla professione monastica e religiosa e colla os- servanza esatta dei consigli evangelici, altri con istituzioni santissime a beneficio di ogni classe della società. E sebbene tutti questi santi possedessero la santità in grado eroico coll’esercizio delle medesime 26 . virtù teologali fede, speranza e carità, e delle me- desime virtù cardinali prudenza, giustizia, fortezza e temperanza colle altre virtù annesse e dipen- denti; tuttavia ciascuno de’ santi ha un carattere speciale che lo distingue, e quindi nasce quella varietà immensa nella condotta pratica di essi. Questi santi poi sono di ogni condizione; uomini, donne, vergini, maritate, vedove, principi, privati, ricchi, poveri, giovani e vecchi 'e così andate dis- coiTendo. Ogni classe della società cristiana ti’ova cosi r esemplare a cui conformarsi. D. Come si sa che questi furono veramente santi? R. Si sa per il giudizio. che ne fa la Chiesa la quale non concede mai 1’ onore degli altari e la solenne loro invocazione senza una previa dis- cussione od esame delle virtù de’ suoi fedeli. Di- verso fu il modo con cui in vari tempi si tenne siffatta discussione. Da principio ciò si faceva dai vescovi e dalla* voce universale de’ popoli presso i quali que’ santi fiorirono. Nei tempi posteriori questa discussione fu riservata alla santa sede Ro- mana, la quale da più secoli procede in ciò con tale una severità sia per rispetto alle virtù in grado ei’oico da quelli esercitate, sia per rispetto ai mi- racoli da Dio operati per intercessione de’ mede- simi,^ che senza un assoluto scetticismo non si pos- sono nè le virtù nè i miracoli rivocare in dubbio. 27 Basta leggere gli atti de’ martiri o le vite di chicchessiasi de’ santi dalla Chiesa approvati per sentirsi commossi alla devozione, alla pietà ed alla ammirazione. Provatevi voi stesso, e lo conoscerete per esperienza. D. E vero quanto voi qui mi dite, e 1’ ho spe- rimentato io medesimo più di una volta. Nulla tanto mi commove quanto la lettura delle vite dei santi. Ma che? Non avrebbero anche i Protestanti i santi loro da opporre ai santi de’ Cattolici? R. Non temete di questo: i Protestanti sono sempre occupati a parlar male dei santi cattolici, ma non pensano mai a darci essi medesimi un loro santo. E dove volete voi eh’ essi trovino un santo, quando i medesimi fondatori di loro reli- gione sono stati uomini viziosissimi a giudizio della storia? La Chiesa cattolica novera i santi a milioni, laddove i Protestanti non ne hanno neppur uno nè pretendono di averli, anzi li dispregiano. Ed in ciò imitano la volpe della favola la quale non potendo arrivare a cogliere 1’ uva per quanto vi si sforzasse fini con dire eh’ essa non era matiira. D. Mi pare che voi siate troppo severo nel giudicare i Protestanti; essi certamente hanno tra di loro persone probe ed oneste, ed anche in buon numero. Pi. Io non ho mai negato che si trovino tra i Protestanti persone probe ed oneste ed anche, 28 secondo il mondo, onestissime. Pure ripeto che i Protestanti non hanno nè possono avere alcun santo. Giacché in primo luogo questa vantata pro- bità ed onestà può essere meramente naturale e filosofica, quale pure la possedevano parecchi pa- gani ed eretici de’ tempi andati. Altro è la pro- bità 0 vita virtuosa comune, altro è la santità nel rigor del termine in cui qui si piglia. Si potrà concedere che tra i Protestanti ci siano alcuni uo- mini virtuosi e probi; ma santi che abbiano co- stantemente ed abitualmente calcate le ardue vie della virtù in grado eroico, e calcatele facilmente e perfm con diletto fino alla morte, ed in mezzo alle più difficili prove, alle tentazioni di ogni ma- niera, alle più atroci persecuzioni, ai dileggi, agli scherni, alle beffe, ritraendo ingratitudine dai loro benefizi, pregando pei loro persecutori, offerendo penitenze e patimenti per essi con ogni umiltà e con mortificazione continua; no no di questi santi i Protestanti non ne hanno e non ne possono avere. La Chiesa cattolica invece ne ebbe in ogni tempo, in ogni luogo, di ogni età e condizione. D. Ora v’ intendo; ma mi resta ancora una difficoltà. D’ onde avviene che, come io ho udito dire sovente, si vegga più moralità ed onestà nelle popolazioni protestanti che non nelle cattoliche. R, Compatisco la vostra semplicità. E chi vi ha dato ad intendere che le popolazioni protestanti 29 siano più morali e virtuose delle cattoliche? Sa- rebbe un miracolo di nuovo genere che mentre la dottrina del Protestantesimo apre ed anzi spa- lanca la porta all’ immoralità e corruzione, quelli che la professano fossero poi tanti bei fiorellini di virtù e di probità. A buon conto dalle pubbli- che statistiche d’ Inghilterra, di Svezia, di Prussia paragonate colle statistiche di Francia, d’ Italia, di Spagna, del Belgio risulta tutto il contrario. Quando i fatti parlano, le parole a nulla servono. Di più: se i Protestanti sono in generale più probi, come va poi che i Cattolici più malvagi si fan Prote- stanti, e ciò per vivere con maggior libertà e li- cenza? Come va che tutti i più rotti libertini va- gheggino il Protestantesimo? E per converso come va che i più dotti e i più probi Protestanti si fanno Cattolici? Infine donde viene che la ubbria- chezza pubblica, la dissolutezza e la disonestà re- gnano a preferenza nella Scozia, nella Inghilterra ed in altre popolazioni protestanti, le quali sono vere fogne di vizi? E dunque evidente che le po- polazioni protestanti sono molto più viziose che non le Cattoliche; o per dir meglio, è evidente che le popolazioni cattoliche a paragone delle pro- testanti sono come una fontana a paragone d’ una pozzanghera. D, Non vi è che rispondere. Ora ditemi alcuna cosa dell’ altro segno esterno della vera santità della 30 Chiesa, cioè dei miracoli. Non sono forse i mira- s coli operati per la intercessione dei santi tante favolette e racconti di nonne? E in fatti alcuni mi van dicendo: gli avete voi veduti questi miracoli^ R. Cosi appunto parlano gli eretici e i liber- tini, senza però darsi carico di esaminare sa par- lino con fondamento o no. Il disprezzare è assai facile, il provare è assai difficile. D. Spiegatevi un poco meglio. ‘ R, intendo di dire che cotesta gente non esa- mina le ragioni per le quali i Cattolici affermano essersi sempre operati, ed operarsi tuttora nella Chiesa veri miracoli per la intercessione de’ santi. Preoccupati come sono dai loro falsi giudizi cre- dono che i Cattolici nell’ ammettere tali miracoli sieno tanti fanciulli e tanti stupidi che si bevano e tracannino le leggende del medio evo senza di- scernimento. Nel loro orgoglio i Baronii, i Bellar- mini, i Petavii, i Bossuet, i Fénélon, i Muratori, i Gerdil e tanti altri sommi uomini, sono altret- tante nullità al confronto loro. Eppure fiorirono in ogni tempo nella Chiesa acutissimi critici e di prim’ ordine, i quali dopo discussa con tutta la severità della critica le ragioni per ammettere o rigettare i miracoli de’ quali parliamo, gli hanno ammessi e difesi. Or che volete voi far con tale gente, la quale poi fa mostra di una credulità fan- ciullesca nel credere tutte le calunnie sparse contro la Chiesa? Il male sta nella volontà. 31 D. Quali sarebbero le ragioni colle quali si pro- vano questi miracoli? R. Eccole: o si tratta dei miracoli de’ secoli primitivi, 0 de’ susseguenti fino alla così detta ri- forma, 0 di quelli che si sono operati dappoi. Se trattasi de’ primi, questi sono attestati da uomini ce- lebri per dottrina e santità, come sono sant’ Ireneo, san Cipriano, Eusebio, san Girolamo, sant’ Agostino, san Gregorio Nisseno, san Gregorio Nazianzeno, Teodoreto ed altri fino a san Bernardo, ed ai tempi del Protestantesimo. Se si tratta poi di miracoli l>osteriori ( lasciando anche il tempo che scorse dal secolo XII in poi nel quale la Sede aposto- lica prese esclusivamente a trattare le cause de’ santi) certo è che da quando il tribunale gravis- simo detto della sacra Ruota, e poscia la congre- gazione de’ Riti tolsero a discutere queste cause, si procedè con tale un rigore sotto ogni rispetto che non si passa per vero verun miracolo il quale non sia evidentemente vero. Si esamina il fatto attestato da testimoni giurati, si consultano i famigliari, i periti di medicina e di fìsica ecc. si fanno scritture rilevantissime pel prò e pel contro, in somma nulla si ommette per aver quella certezza piena che in tal genere di cose può aversi. Per quelli poi che vi dicono: gli avete voi veduti questi miracoli^ potrete rispondere loro : avete voi veduti i miracoli operati da Gesù Cristo e dagli apostoli? Avete voi veduto 32 Cesare o Cicerone? Avete voi veduto Peckino, Am- sterdam, Berlino, Londra? Eppure voi credete sulla testimonianza e relazione altrui all’ esistenza di quei miracoli, di quelle persone, di quelle città. Perchè dunque sull’ altrui testimonianza e relazione non dovrete voi credere ai miracoli operati da Dio per la intercessione de’ santi? Vedete quanto sono stolti quelli che cosi la discorrono! 7). Ma non è ella già passata 1’ età dei mira- coli? Chi crede più ai miracoli dopo tanto pro- gresso che si è fatto nelle scienze fisiche? E do- vremo noi credere tutti i miracoli che raccontansi nelle vecchie cronache o leggende del medio ero? R. I Cattolici non pretendono che si debba ad occhi chiusi prestar fede a tutti i racconti delle vecchie cronache; pretendono però e giustamente, che si creda a quei miracoli che dietro una sa- gace critica non possono rigettarsi, e specialmente poi a quelli che sono giuridicamente approvati dalla Chiesa romana. Tutto il progresso delle scienze fisiche non impedisce che vi sia un vero miracolo, quando un cieco ricupera la vista, od uno storpio r uso spedito delle sue gambe ; quando una ferita giudicata mortale e disperata si rimargina in un istante; quando un moggio di farina in un subito si moltiplica fino a dieci e venti moggia, e così ‘ andate discorrendo. Se cotesto progresso fisico arrivasse a tanto io mi darei per vinto. Or bene 33 sappiate che questi ed altri molti simili fatti pro- digiosi furono ultimamente approvati nella congre- gazione de’ Riti dopo il più rigido esame, ed io posso ù'enderne testimonianza come di cose che passarono eziandio per le mie mani. Come va poi che i Greci scismatici assai più superstiziosi, per giudizio degli stessi Protestanti, che non i Catto- lici, e che gii Ebrei medesimi non trovino adesso nella lor religione nessun miracolo, per quanto lo cerchino, mentre invece ne trovavano nei tempi andati, quando cioè i Greci non erano scismatici, e gli Ebrei non erano rigettati da Dio? I soli Cat- tolici vantarono sempre e vantano tuttora veri mi- racoli operati nel seno della lor Chiesa. Potrei ag- giungere che di parecchi di questi miracoli han resa testimonianza i Protestanti stessi a diverse riprese, ma non occorre di stendersi più lunga- mente su cose le quali potrebbero, se volessero, esaminare essi medesimi. D. Vedo che non lasciate loro alcuna uscita. Ma io credo che i Protestanti abbiano essi pure i loro miracoli; non fanno anch’ essi dei miracoli? R. Sì certo: i Protestanti fanno miracoli: ma i miracoli propri! degli eretici, de’ quali già scri- veva a suo tempo Tertulliano che laddove gli apo- stoli e i santi facevano risuscitare i morti, gli eretici facevano morire chi era vivo. Tale fu il miracolo operato da Calvino il quale per dare ad 3 / 34 intendere che anch’ egli operava miracoli congegnò un intrigo in cui un tale si finse morto, e doveva poi sorgere vivo dalla bara alla voce di Calvino. Il fatto però fu che il finto morto si trovò morto davvero. Vedendo dunque i Protestanti che essi non riuscivano nè a _fare i miracoli nè a fingerli imi- tarono la volpe della favola, e dissero non esser necessarii i miracoli a provare la verità della dot- trina. Di qui nacque il mordace scherzo di Erasmo che disse tutti insieme i Protestanti non aver po- tuto mai raddrizzare un cavallo zoppo. D. Che cosa conchiudete da quanto mi avete detto fin qui? R. Ne conchiudo che essendo il vero miracolo una testimonianza data da Dio alla vera santità, dee esser dunque veramente santa la Chiesa cat- tolica in cui Dio in ogni età fino a’ dì nostri ha operato ed opera tanti miracoli in favore di lei per mezzo de’ suoi santi. Conchiudo inoltre che è una gran consolazione pei Cattolici il pensare che si trovano in una Chiesa che ha cosi manifesta- mente r aiutò divino; laddove invece i poveri Pro- testanti trovansi in una setta di cui son capi preti ammogliati, frati apostati e monache smonacate. / 35 BLEZ1®ME T. DELLA FERMEZZA E IMMUTABILITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA. D. La Chiesa cattolica può ella giammai man- care e venir meno? R. Se ciò fosse possibile Gesù Cristo suo fon- datore avrebbe mancato di parola. Giacché egli promise che la Chiesa per tutto il corso de’ se- coli non sarebbe mai venuta meno. Quindi è che il regno di Gesù Cristo, ossia la sua Chiesa, si dice eterno, e che non avrà mai fine, D. D onde avviene che la Chiesa sia cosi salda e ferma che non alihia mai a crollare? R. Vien dall’ egregio anzi divino architetto che la fondò. Quest’ architetto non è altri che Gesù Cristo stesso in persona il quale affinchè la Chiesa resistesse a tutti gii urti e a tutte le scosse la edificò sopra un immutabile fondamento saldissimo. D. Qual è questo fondamento sì saldo? R- Questo fondamento è molteplice e composto, per cosi dire, di pietre diverse. La pietra somma ed angolare, che regge tutta la gran mole dell’ edi- fìzio, è Gesù Cristo medesimo. La pietra secon- daria, dirò cosi, è f apostolo san Pietro con tutti i legittimi suoi successori. La prima pietra è forte e salda di per sé; la seconda è forte e salda per 36 virtù a lei comunicata da Cristo nostro Signore. Questa virtù fu comunicata da Cristo a san Pietro quando gli disse: Tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte delV inferno non prevarranno mai contro di lei. D. Che differenza vi passa tra queste due pietre ossia tra 1’ uno e V altro fondamento ? ^ R. Oltre alla differenza che già vi ho detta, cioè che r un fondamento è saldo peT virtù propria e r altro è saldo per virtù di Cristo, vi è anche quest’ altra differenza, cioè che il primo fondamento è invisibile, essendosi il Redentore dopo la sua risurrezione involato agli occhi nostri, ed il se- condo invece è visibile, come fu san Pietro finché visse in terra, e sono dopo lui i suoi successori. D. Ma non ha egli detto san Paolo che noi fedeli siamo sopraedificati sopra il fondamento degli apostoli e de’ profeti? Non è san Giovanni quegli che descrivendo la Chiesa sotto il simbolo di Ge- rusalemme affermò essere dodici i fondamenti di lei, cioè i dodici apostoli? Perchè dunque mi di- ceste che il fondamento visibile della Chiesa è il solo apostolo san Pietro e i suoi successori? R. Tutto ciò è verissimo: ma conviene osser- vare il senso in cui sono dette le cose che voi avete citate. San Paolo chiama gli apostoli e i profeti fondamento, perchè la dottrina dagli apo- stoli predicata era la dottrina predetta dai profeti. 37 Per la stessa ragione san Giovanni lasciò scritto che eran dodici le fondamenta di questa Gerusa- lemme celeste cioè della Chiesa, volendo dire che dodici erano stati i primi predicatori dell’ Evan- gelio, e non già che la Chiesa fosse stata fondata sopra dodici fondamenti. Anzi tutti gli apostoli fu- rono da Cristo sottoposti a Pietro loro capo. D. Se cosi fosse, la Chiesa in ogni tempo avrebbe riconosciuto per fondamento suo l’ apostolo san Pie- tro e i suoi successori. Non è egli vero? R. Senza dubbio; e ciò infatti riconobbe la Chiesa in ogni età sin da’ tempi apostolici. Vivente ancor l’apostolo san Giovanni, si ricorse all’au- torità di san Clemente vescovo di Roma e perciò successore di san Pietro : eppure san Clemente non era stato apostolo. E così di mano in mano sino a noi fu riconosciuta 1’ autorità suprema della sede Romana, come in un’altra lezione vi proverò. In- tanto per non uscire dall’ argomento, tenete per fermo che la Chiesa cattolica fondata da Gesù Cristo sopra san Pietro è salda e ferma, si che ninno giammai la potrà smuovere. D. Vi furono di quelli che si provassero a farla crollare ? JR. Oh ! pensate voi se le porte dell’ inferno non si provarono a romperle guerra, e guerra furiosa, guerra pertinace, guerra perpetua affm di atterrarla! Cominciarono gli Ebrei appena essa fu fondata; ì 38 agli Ebrei successero i pagani e gli imperatori potentissimi, che la fecero nuotare nel sangue per circa tre secoli; ai pagani si unirono e poscia a lor successero gli eretici tutti da Simone il Mago fino a Lutero e Calvino ed i moderni Barbetti. Ebbero questi eziandio dalia lor parte imperatori e re potentissimi che combatterono la Chiesa, la quale per ciò venne chiamata militante o com- battente. D. E che fu della Chiesa in tali e tanti com- battimenti? jR. Quello che era da aspettarsi. Ella fu sempre salda e vittoriosa, e quanti Y attaccarono tanti pe- rirono. Tutti si ruppero le corna cozzando contro tal pietra sempre per essi troppo dura. Gli Ebrei perdettero la loro patria; i pagani il loro impero; le sette svanirono 1’ una dopo 1’ altra tuttoché nu- -merosissime. E questa è la sorte che attende del pari le sette presenti, nè più nè meno. D. Oh questo mi par troppo! Come? L’ Ajigli- canismo, il Protestantesimo che paiono avere si ferme e profonde radici; che poggiano sopra so- stegni in apparenza sì saldi; che sono sparsi per tanta parte di Europa e di America; che hanno tanti barbassori che li difendono, pure avranno un di a perire? Ciò mi pare impossibile. R. Non vi accorgete che discorrendo così voi confermate quanto vi ho detto? Chi non ha altro 39 sostegno che il braccio di carne, potrà esso reggersi lungamente in modo che non abbia un di a crol- lare? Or le ragioni da voi addotte in favore del Protestantesimo sono tutte ragioni di carne, cioè la potenza, la dilatazione, i forti sostegni, i bar- bassori ; e solo avete dimenticato Dio che è V unico vero sostegno senza cui tutto perisce. L’Arianismo, r Eutichianismo, Y Iconoclastismo ebbero maggior potenza, maggior dilatazione, più forti sostegni del Protestantesimo e dell’ Anglicanismo, e pur perirono perchè avevano contro di sè Dio. Cosi per la stessa ragione periranno queste sette presenti. D. Per adesso certo che no; anzi io intesi più di una volta ripetermi all’ orecchio, che una dello più convincenti ragioni in favore del Protestante- simo si è lo stato florido in cui si trovano i paesi protestanti per la industria, pel commercio, per le ricchezze in modo da fare invidia ai Cattolici. R. E siam sempre colle ragioni materiali e ter- rene! Queste al più proverebbero che il Dio pro- tettore dei Protestanti è il Dio Mammone. Quando mai Gesù Cristo che visse sempre povero, ed in- culcò sempre lo spirito di povertà* avrebbe dato per carattere della verità di sua religione il com- mercio, l’industria e le ricchezze? Se valesse un tal argomento, converrebbe dire che il paganesimo fosse un’ ottima religione; giacché i pagani per più secoli dopo Gesù Cristo furono più ricchi dei 40 cristiani. E i Turchi nei secoli seguenti sarebbero stati i veri adoratori di Dio, quando vincevano in ogni luogo i cristiani. Se la ricchezza ed il com- mercio sono il segno della verità della religione, dunque quando la Spagna, il Portogallo, Venezia erano industriose, commercianti e ricche molto più di quello che ora siano alcuni paesi protestanti, la religione loro era vera ; e adesso che per le vicende dei tempi sono decadute da quello stato di floridezza, la loro religione sarà falsa. Ben in- teso che ritornerebbe poi ad esser vera, se questi paesi tornassero ad esser ricchi e commercianti. Vedete che sciocchezze son quelle a cui discen- dono i vescovi anglicani, e i ministri ginevrini per provar la verità delle lor sette. Del resto già vi ho detto e provato più volte che è falsa questa pretesa prosperità dei paesi protestanti. Presso i Cattolici i poveri non muoiono di fame come muo- iono nei paesi protestanti, e specialmente in Im ghilterra. Ma fossero anche tutti ricchi i Protestanti come Creso, sempre sarà vero che il Protestante- simo perirà come sono perite le altre eresie. D. Non sapete voi che in udir ciò i Protestanti s’ infuriano? R. Lasciateli infuriare a loro posta; ciò non toglie per nulla la verità che vi ho esposta. Se il Protestantesimo avesse avuta la centesima parte delle tempeste e delle guerre che ha avuto la Chiesa 41 cattolica, non ci resterebbero ora nemmeno le reliquie del Protestantesimo. Se i Protestanti adesso che paiono in fiore si sciolgono nondimeno come neve al sole, per le tante conversioni che si fanno fra loro alla Chiesa cattolica; pensate che sarà quando sarà~ cangiato il vento dell’ opinione e sarà passata la moda del Protestantesimo! La Chiesa cattolica poi sarà sempre la stessa: e ciò è fuor di dubbio. D. Come si conosce che la Chiesa cattolica sia sempre stata la stessa? R. Si conosce, dal fatto ; e primieramente per- chè non mai cessò in essa la successione de’ papi, dei vescovi e de’ preti, ossia della gerarchia eccle- siastica dagli apostoli fino a noi; secondariamente perchè non è mai mutata la sua dottrina, credendo oggi la Chiesa le verità stesse che credeva nei tempi apostolici. E per cpianto abbian fatto gii eretici di tutti i tempi per farle mutare dottrina, mai non fu eh’ ella lor cedesse o transigesse nè anco di un articolo. D, E pure odo dire che la Chiesa ha aggiunti molti articoli di fede che prima non si crede- vano; se ciò fosse vero, la Chiesa sarebbe di certo mutata. R. Ciò affermano i Protestanti e gli Anglicani, ma non lo possono provare. Quanti articoli crede adesso la Chiesa, tanti sono quelli che essa ha 42 } sempre creduti, come si fa manifesto dai docu- menti irrefragabili della sacra antichità, dai padri, dai concilii, dagli atti de’ martiri, dalle liturgie e simili. Laonde se si vuol sapere quel che ha cre- duto anticamente la Chiesa, basta sapere quel che essa crede oggi. Quegli articoli poi che gli eretici dicono aggiunti non sono in realtà che ulteriori sviluppi della dottrina già ricevuta dalla Chiesa, e definizioni espresse fatte contro i nuovi impugna- tori della stessa dottrina. D. Si può forse dire la medesima cosa dei Pro- testanti, che cioè la loro dottrina sia immutabile? R. Questo è impossibile. Di dugento sette che diconsi protestanti non ve ne sono due che con- vengano insieme nella dottrina. Ognuna ha il suo Credo a parte diverso da quello dell’ altra. In quanto poi alla fermezza del credere, se si eccettua il ne- gare che fanno di essere Cattolici nel che tutti i Protestanti sono d’ accordo, in tutto il resto mu- tano dottrina ad ogni momento, e fanno come la banderuola, o come un mulino a vento: spesse volte la stessa persona muta più volte la sua fede, e non sa nè aneli’ essa quel che si creda. D. Mi pare una Babilonia questo modo di credere. jR. Avete ragione : nè i , Protestanti possono far diversamente non avendo essi veruna regola di fede. Di qui è che pare eh’ essi giuochino a gatta cieca. 43 I^EZIOnfE VI. DEL MAGISTERO DELLA CHIESA CATTOLICA E dell’ obbligo di ascoltarla. D. Per qual fine Gesù Cristo ha istituita la Chiesa? R. Gesù Cristo ha istituita la Chiesa e fattala infallibile e perpetua, perchè essa insegnasse a tutti e in ogni tempo quelle verità che Gesù Cristo si (legnò di rivelare una volta al mondo; ed affinchè gli uomini così dalla Chiesa ammaestrati potessero, mediante la fede e le opere buone, conseguire la eterna salute. D. Ma che bisogno vi era della Chiesa per tale insegnamento? Non bastava egli che gli uomini imparassero queste verità colla sola lettura de’ sacri libri ossia della Bibbia? R. Ciò non poteva bastare per molte ragioni; e la prima si fu che a Gesù Cristo sapienza eterna piacque diversamente. La seconda è perchè gli uo- mini si umiliassero e dipendessero dalla Chiesa di Gesù Cristo. La terza è perchè i fedeli leggendo la sola Bibbia non awebbero mai convenuto nella unità della fede; come si vede accadere tra gji eretici, e particolarmente tra i Protestanti, i quali pretendendo di ammaestrarsi da sè colla sola Bib- bia son giunti a tale ignoranza e confusione che 44 non si capiscono più gli uni cogli altri, ed han perduta perfino la fede ed anzi la stessa idea della fede. D. Non è egli forse contrario alla dignità dell’ uomo, che è un essere ragionevole, il dover cie- camente ricevere dalla Chiesa l’ insegnamento della fede ? jR. Non è mai stato contrario alla dignità dell’ uomo r assoggettarsi a Dio e il dipendere da Dio, anzi è la gloria più bella dell’ uomo 1’ ubbidire a Dio e il credere a Dio. E che altro è 1’ assogget- tarsi alia Chiesa, e credere alle verità che ella in- segna se non che un assoggettarsi a Dio, un cre- dere a Dio? Infatti Gesù Cristo disse: chi ascolta voi ascolta me; chi non crederà a quello che voi annunzierete sarà condannato ; e 1’ apostolo san Paolo loda i primi fedeli perchè avessero ricevuto le parole sue come parola di Dio, siccome lo erano veramente. Dunque 1’ omaggio più meritorio che possa fare a Dio una creatura ragionevole si è quello di assoggettare il proprio intelletto alle ve- rità della fede insegnate dalla Chiesa. D. Adagio. Altro erano gli apostoli, altro è la Chiesa; mi pare che voi confondiate le cose. R. Sotto il rispetto dell’ insegnamento in ma- teria di fede, gli apostoli e la Chiesa sono una cosa medesima ed un medesimo istrumento del quale Dio si servi e si serve per fare intendere 45 agii uomini le sue verità. Infatti non è forse la Chiesa infallibile, come vi ho dimostrato in altra lezione? Non è egli Gesù- Cristo sempre con lei, com’egli ha promesso? Non vi è sempre in mezzo a lei lo spirito di verità, ossia lo Spirito Santo, affinchè ella non mai devii dalla verità? Non ha detto Gesù Cristo espressamente. Se alcuno non ascolterà la Chiesa abbilo in conto di gentile e di pubblicano^. Dunque tanto è ascoltar la Chiesa, quanto ascoltar Dio stesso: tanto è non volere ascoltar la Chiesa, quanto non volere ascoltar Dio. D. Sia pure quel che voi dite ; non di meno è sempre vero che chi ascolta la Chiesa ascolta Dio solo mediatamente, e così è dei Cattolici; all’ opposto chi leggera Bibbia ascolta Dio stesso immediatamente, e così è dei Protestanti. I Catto- lici hanno la luce riflessa per mezzo dello spec- chio che è la Chiesa, i Protestanti hanno la luce diretta, e ne sono come da torrente innondati. Che ve ne pare? Non è forse migliore la condi- zione de’ Protestanti? R. Chi parla cosi mostra di non saper ciò che si dica. Infatti egli suppone che chi legge la Bib- bia, legga proprio la parola di Dio tal quale Dio r ha profferita. Il che è falsissimo, non leggendosi ordinariamente dai Protestanti la Bibbia che in una traduzione spesso mutilata e falsificata dagli eretici. Niun vi è che guarentisca la conformità 46 di queste traduzioni che si mettono inumano del popolo col testo dato da Dio. Laonde ben vedete che quando i Protestanti leggon la Bibbia, la leg- gono non solo a traverso di un prisma che ne scompone la luce, ma a traverso di un vetro co- lorato e fosco. D. Io non aveva mai fatto attenzione a ciò. Ma qual è Y altra ragione per cui, secondo voi, i Protestanti non , sanno quel che si dicono ? R. Eccola : i Protestanti suppongono che chiun- que legge la Bibbia la intenda e conosca qual sia il vero senso in cui Dio ha parlato; e pure è cosa di fatto che la maggior parte anche dei dotti non intendono la Bibbia, e certamente poi non la in- tendono le persone idiote e del volgo. Se i dotti intendessero la Bibbia non sarebbero in perpetua discordia fra sé sopra il senso di ogni testo. Le ducento e più sette de’ Protestanti sono tra sè opposte e divise appunto per la mala intelligenza delle Scritture ossia della Bibbia. D. Vi è altra ragione? R. Ve ne sarebbero molte altre, ma per non andar troppo alla lunga racchiudo il tutto in poco e dico cosi: se questi tali che leggon la Bibbia ricevessero di fatto quella luce diretta, e quei tor- rente di luce e di calore, avrebbero una fede vi- vissima. Ma invece i Protestanti in gran parte son divenuti razionalisti ossia increduli, i quali negano 47 tutte le verità soprannaturali e per quanto è in loro distruggono la Bibbia. D, Sia pure ciò che si vuole, ma egli è però certo che quei che ricevono la dottrina dalla Chiesa la ricevono dall’ uomo, laddove quei che la rice- vono dalla Bibbia la ricevono da Dio: non è cosi? R. No; non è così; ed infatti anche la Bibbia vien data ai Protestanti per l’ intromessa dell’ uomo. Chi porge infatti ai Protestanti la Bibbia in mano se non i ministri, i quali senz’ autorità alcuna as- sicurano che quel libro contiene la parola di Dio? Inoltre come già vi ho spiegato, la Chiesa parla e insegna a nome di Dio, che 1’ ha costituita in suo luogo per maestra di tutte le nazioni, quando disse agli Apostoli: andate e insegnate. Infine i Protestanti, propriamente parlando, non imparano le loro dottrine dalla Bibbia, ma le imparano dai loro ministri, e questi le hanno imparate dai capi riformatori. Di qui è che, 'a parlar giusto, i soli Protestanti son quelli che ascoltano la parola dell’ uomo: ed è questo il massimo avvilimento a cui possa giungere una creatura ragionevole. D. Oh questo veramente mi fa ridere! Dunque quei che si chiamano pomposamente i cristiani della Bibbia, i figli del Ubero esame., sono invece i cristiani e i figli di Lutero, di Calvino, di Zwin- glio e dei Barbetti? R. Appunto ; nè più nè meno. Non vi è nè pur 48 uno de' tanti figli del libero esame il quale sia Protestante in virtù dell’ esame da sè fatto; ma sono tutti come le pecore che vanno V una dietro l’altra, persuase di aver fatto l’esame senz’ averlo fatto giammai. D. A questo non ci aveva mai proprio pensato. R. La conclusione sia di non prestare giammai orecchio a questi ingannatori solenni che vanno spacciando falsità cosi palpabili. Siate invece fi- gliuolo docile della Chiesa vostra madre, la quale sola per virtù divina non può in ninna guisa in- segnarvi il falso. VII. DELLA COSTITUZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA. D. Che intendete voi per costituzione delia Chiesa? jR. Per costituzione della Chiesa intendo la sua forma, ossia 1’ organamento ed il governo di essa, gli elementi che la compongono e la costi- tuiscono qual è per volontà del suo divin fonda- tore Gesù Cristo Signor nostro. D. Quale dunque è la forma del governo della Chiesa? R. La Chiesa è perfettamente monarchica, ed ha per supremo capo in terra il pontefice Romana, il quale affatto indipendente da '^‘qualsivoglia umana potestà, dirige, regge e governa tutta la Chiesa. 49 D. Oltre al capo, di necessità si richiede che vi sia anche il corpo: di che dunque si forma il ' corpo della Chiesa? R, Il corpo della Chiesa è formato tanto dalla gerarchia ecclesiastica, quanto da tutti i fedeli che sono in comunione di fede e di subordinazione coi loro legittimi pastori, i quali pure sono subordi- nati al loro capo supremo che è il papa. D. Che cosa significa gerarchia ecclesiastica^. R. La gerarchia ecclesiastica significa precisa- mente sacro principato della Chiesa^ e si compone dei vescovi, dei preti e dei ministri subalterni; si chiama poi jmncipato sacro perchè Gesù Cristo affidò a questo corpo il reggimento della Chiesa ossia dei fedeli. D. In qual modo accade che dalla gerarchia e dal suo capo si formi un solo corpo ben ordinato? R, Accade in una maniera veramente ammira- bile. Giacché lutto il potere dato da Gesù Cristo alla sua Chiesa deriva come da fonte dal Romano pontefice. Questi affida una* porzione di gregge a ciascun pastore, ossia assegna a ciascun vescovo un numero maggiore o minore di fedeli da reggere in una certa estension di paese, che si chiama diocesi, ossia chiesa parziale e particolare. Dall’ unione poi di tutte queste chiese soggette al su- premo capo si costituisce la Chiesa universale e cattolica in tutto il mondo, e ne sorge la grande unità 0 identità della Chiesa medesima. 4 50 D. I vescovi sono tutti eguali fra loro? J?. In quanto alF ordine certamente son tutti uguali, perchè l’episcopato è il medesimo in tutti: ma in quanto all’ autorità o giurisdizione i vescovi sono di vari gradi. Vi sono i patriarchi, i primati, gli arcivescovi e vescovi. Di più vi sono alcuni che reggono la Chiesa per autorità speciale de’ Romani pontefici in qualità di vicari apostolici, o di sem- plici vicari, secondo 1’ esigenza della Chiesa, In ogni diocesi poi vi sono le diverse dignità, i par- rochi, i rettori delle chiese ed altri coi rispettivi titoli, i quali sotto il potere dei propri vescovi amministrano i sacramenti, predicano e fanno le funzioni ecclesiastiche, ognuno secondo il proprio grado. D, Vi son molti vescovi nella Chiesa cattolica? R. Ve n’ ha un numero grandissimo: essi sono più di mille e cinquecento sparsi sopra tutta la terra. D. A quello che vedo tutto questo gran corpo deve avere un’ autorità ed una forza immensa. R. Certamente. Essendo esso cosi unito e com- patto, ogni vescovo è forte della forza di tutti e tutti della forza di ognuno; sostenendosi poi gli uni gli altri, ne viene che l’ autorità spirituale della Chiesa è tale che niun’ altra può paragonar- sele. Non vi è impero nè monarchia sì grande che possa stare al confronto della Chiesa che si 51 estende a tutto il mondo. Tutto è pìccolo e direi microscopico in confronto della Chiesa cattolica, la quale è la massima autorità -che si possa ve- dere su questa terra. D. Se cosi fosse, la Chiesa dovrebbe adunque essere invincibile. It E così è veramente: la Chiesa è invincibile perchè sorretta e difesa dal braccio dell’ Onnipo- tente; essa è invincibile per il coraggio che dà la fede al Cattolico sincero, il quale è pronto, quando il bisogno il richiegga, a spargere il suo sangue tra i più spietati tormenti a difesa della fede; essa è invincibile perchè colla sua pazienza e longani- mità stanca e disarma i suoi pei secutori. Cent’ anni per la Chiesa, che ha i secoli per sè, sono come un giorno: ed intanto i persecutori e i loro mi- nistri ed agenti scompaiono dal mondo; e quando la guerra è terminata, il trionfo rimane sempre alla Chiesa. Quando poi essa ha terminato il suo combattimento, conta i suoi eroi e li annovera tra i santi, e la storia imparziale registra il nome dei suoi persecutori nel libro delia infamia. La Chiesa infine è invincibile, perchè non potendo mai la per- secuzione essere universale, mentre soffre e perde in un luogo, trionfa e guadagna in un altro, e quindi è sempre grande e forte ad un modo. D. Pure non si può negare che la Chiesa cat- tolica non abbia fatte di grandi perdite a cagióne 52 del Protestantesimo, dello scisma greco e dell’ in- vasione maomettana ec. Come dunque si verifica quanto mi avete detto intorno al trionfo della Chiesa? iì. Si verifica appuntino ; infatti dopo quell’ osti- nato assalto di tre interi secoli che la Chiesa ha dovuto sostenere per parte de’ Protestanti, essa in- vece di diminuire è cresciuta di oltre a quaranta milioni di imo\ì fedeli. Essa poi ha ormai ricon- quistato il perduto ne’ due primi secoli della così detta riforma, giacché nel seno stesso del Prote- stantesimo e dell’ Anglicanismo essa ha convertito a sé gli uomini più illustri per dottrina e probità, e ne converte ogni giorno da tutte le parti. La Chiesa poi si è dilatata immensamente presso gli infedeli. Quanto allo scisma greco e nisso esso cresce e decresce come il Maomettismo, seguendo le vicende dello stato politico, e non dilatandosi o sostenendosi se non che colla forza politica e materiale. D. Oh come a queste riflessioni mi s’ impic- ciolisce il Protestantesimo di cui si mena tanto rumore! Che diventano quei loro pastori o ministri, se si paragonano colla maestà e autorità della Chiesa cattolica? i}. Il Protestantesimo è così dispregevole al con- fronto della Chiesa, che quasi scomparisce anche preso tutto assieme; se poi si consideri ogni setta a parie diventa ridicolo. I ministri di ciascuna setta son ridotti ad atomi ; e infatti ne’ suoi atti solenni la Chiesa gli chiama ministreìli^ tanto piccolo è il conto che ne fa : e quando cotesti dottoroni puh- blicano le loro scritture contro la Chiesa questa li riguarda, da madre pietosa che essa è, con com- passione e prega per il loro ravvedimento; ma delle nuove dottrine da quelli annunziate non si dà più pensiero che delle parole di un mentecatto 0 del gracidare delle rane in sulle sponde delle paludi. I.EZIOMS; TIll. DEL PAPA, DEI CARDINALI E DE’ VESCOVI. D. Il papa contro cui cotanto gridano tutti i Protestanti, gl’ increduli e i libertini, che cos’è? R. Vi dirò prima due parole sopra la signifi- cazione del nome papa^ e poi vi parlerò della sua dignità nella Chiesa. La voce papa significa padre^ per modo che è una stessa cosa dire, papa che padre. Ed appunto perchè egli è il padre univer- sale di tutti i fedeli viene per eccellenza chiamato papa. Questo nome era una volta comune ancora ai vescovi, perchè infatti sono padri dei loro sud- diti spirituali; ma poi col tempo venne riservato al solo vescovo di Roma, perchè egli è il padre di tutti i fedeli del mondo. 54 D. Ora comprendo perchè i Protestanli, gl’ in- creduli e i libertini odiino tanto il papa. Gli è eli’ essi sono tanti figli rinnegati e ribelli che ne- gano a questo comim padre l’amore, 1’ ubbidienza ed il rispetto che gli compete. Or ditemi qualche cosa intorno alla sua dignità. R. La dignità del papa è la massima che com- peta ad uomo mortale. Il papa o pontefice Romano è il vicario di Gesù Cristo sopra la terra; è quegli che regge con autorità suprema conferitagli da Dio la Chiesa tutta ; è il successore del capo degli apo- stoli san Pietro a cui Gesù Cristo ha promesso e conferite le chiavi del cielo, sopra cui ha edificata la sua Chiesa, ed a cui ha commesse le sue pe- core e i suoi agnelli cioè tutti i suoi fedeli, vescovi, preti e laici, qualunque sia la loro dignità o grado, senza distinzione veruna. D. Ma tutto questo si trova poi nella Bibbia? R. Si trova a lettere di scattola. Già vi ho detto quanto leggesi nel vangelo di san Matteo, che avendo san Pietro confessata per divina rive- lazione la divinità di Gesù Cristo con quelle pa- role: Tu sei il Cristo, figliuoìo di Dio vivo; il Sal- vatore tosto ripigliò : Tu sei beato, o Simone figliuoìo di Giona, perchè non te V ha rivelato la carne o il sangue, ma il mio Padre che sta ne' cieli; ed io dico a te che tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le jìorte d' inferno 55 non prevarranno mai contro di essa, e darò a te le chiavi del regno de' Cieli. Qualunque cosa tu legherai sulla terra sarà legata parimenti in cielo, e qualunque cosa scioglierai sulla terra sarà pure sciolta in cielo. Mi pare che questo testo sia ab- bastanza esplicito. Nei vangelo poi di san Giovanni troviamo, che avendo Gesù Cristo richiesto a san Pietro se lo amava, anzi se lo amava più di quelli che erano colà presenti, il santo apostolo per ben tre volte rispose che 1’ amava, e ad ogni risposta il divin Redentore gli disse: se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Colle quali parole è evidente che Gesù Cristo affidò a Pietro la cura di tutta la sua Chiesa, sapendosi da ognuno che nel vangelo i fedeli si chiamano agnelli e gregge. Da questi tratti voi vedete che san Pietro fu costi- tuito capo della Chiesa, vicario in terra di Gesù Cristo e supremo pastore di tutti i pastori. D. Questo è vero per san Pietro ; ma come si prova che la dignità di san Pietro sia passata ne’ pontefici Romani? R. Si prova colle parole stesse della Bibbia che vi ho recitate, e col fatto. In prima ciò si prova colle parole della Bibbia, perchè se le porte dell’ inferno non dovevano nè dovranno giammai prevalere contro la Chiesa edificata su san Pietro, e se san Pietro non doveva nella sua vita durar che pochi anni; è chiaro che quest’ autorità a lui accorciata dovea passare ai suoi successori. Lo stesso dite della cura o custodia della greggia. La greggia dee durare sino alla fine del mondo; dunque sin alla fine del mondo dee durare chi la custodisca e la pasca. Ma san Pietro non potea vivere così lungamente; duncpie la sua autorità doveva durare nella persona de’ suoi successori. In secondo luogo si prova il medesimo col fatto perchè avendo san Pietro scelto prima per sua sede la chiesa di Antiochia, partitosi poi di là si tras- ferì a Roma che allora era la capitale del mondo pagano, vi pose la sua sede, e la fece la capitale del mondo cristiano. Dopo di averla retta per ven- ticinque anni vi fu crocifisso, e lasciò erede della sede sua e della dignità del suo primato il suo successore. Questi successori poi da san Pietro fino a Pio IX per diciotto secoli senza interruzione pervennero fino a noi, sempre governando e reg- gendo la Chiesa di Dio. D. Si hanno poi documenti sicuri coi quali si provi quest’ autorità universale dei Romani pon- tefici su tutta la Chiesa? R. Se ne han quasi tanti quanti sono i fatti della storia, ecclesiastica, cominciando da san Cle- mente primo anzi da san Lino fino a Pio IX. Tutte le controversie in materia di fede, e di di- sciplina universale, tutti i padri della Chiesa orien- tale e occidentale, tutti i concili generali, tutte le 57 appellazioni dalle primarie sedi a quelle di Roma, tutte le lettere decretali dei Romani pontefici di- rette alle diverse chiese e simili atti, son lutti documenti irrefragabili dell’ autorità esercitata dai papi sulla Chiesa tutta. Furono essi il centro dell’ unità della Chiesa senza i quali ogni sua unità spa- rirebbe; furono come il sole da cui partono tutti i raggi che illuminano la nostra terra. D. I Protestanti conoscono quei tratti della Bibbia che mi avete recitati e i fatti che mi avete esposti? R. Se non son ciechi od ignoranti, di certo li leggono e li conoscono. D. Come adunque non credono al papa anzi l’odiano sino al furore? R. Ciò accade perchè sono eretici e protestanti. I papi gli hanno sempre condannati e scomuni- cati a cagione delle loro false dottrine e della loro pertinacia in difenderle, come avean già prima condannate tutte le altre eresie. Di qui 1’ odio comune di tutti gli eretici contro la sede Romana che li sconfisse. Essi son come le nottole che per la infermità delle loro pupille non sanno rimirare il sole senza dolore, 1’ odiano, lo fuggono, nè si lascian vedere che di notte. D. Adesso capisco perchè essi chiamino il papa r anticristo, l’ uomo del peccato, e credano d’ in- sultarci dicendo che noi siamo papisti, pontificii ec. 58 Potranno mai essi amare chi li ha condannati come eretici e ribelli? R. Avete ragione. I Protestanti dicono che il papa è r anticristo, siccome quella rea generazione di serpenti che erano i Farisei e gli Scribi chia- mavano il divin Redentore indemoniato, Belzebub, impostore, e ciò perchè Gesù Cristo li condannava. Quando poi i Protestanti chiamano noi papisti, con- viene gloriarsene come di un titolo di onore, per- chè tal nome non significa altro che Cattolico e devoto alla santa Sede, il che debbono essere tutti i veri cristiani. E certo è meglio essere papista, die Protestante, Calvinista, Luterano, Zwingliano, Metodista, Anglicano. Questi si che son titoli di infamia. D. Adesso però i Protestanti si vergognano di chiamarsi cosi, e si mutano il nome dicendosi Evaìigelici e Riformati, Perchè questo? R, Dico che si chiamano Evangelici e Riformati per antifrasi o contrasenso, non essendo essi che i distruggitori dell’ Evangelo, e i difformatori della Chiesa. E siccome Scipione fu detto l’ Africano perchè avea distrutta l’Africa, cosi i Protestanti si chiamano Evangelici perchè hanno distrutto l’ Evan- gelio. Del resto anche ciò non è nuovo; gli eretici antichi si denominarono apostolici,) angelici ec. seb- liene fossero settari e diabolici. D. La cosa va a cappello. Ma ritorniamo al papa. 59 Spesso alcuni mi domandano: san Pietro andava forse in carrozza? Era forse re R. A chi fa tal domanda potreste da prima chiedere se ai tempi di san Pietro i re ed i prin- cipi eran papi o papesse come sono adesso i re, ed i principi protestanti. Poi risponderete, che i papi non han mai cercato di esser principi tem- porali, ma che le circostanze gli han resi tali. I popoli d’ Italia più vicini a Roma, e i Romani stessi nel sesto e settimo secolo veggendosi ab- bandonati dai deboli imperatori Rizantini ed anzi perseguitati per la fede cattolica, ed esposti alle invasioni de’ barbari si misero volontariamente sotto la protezione e tutela dei pontefici. A questo si aggiunse un tratto speciale di divina provvidenza. Giacché mentre 1’ impero Romano si sfasciava e ogni conquistatore teneva la sua preda, era con- veniente che il pontefice di Roma fosse indipen- dente. Altrimenti se egli fosse stato soggetto a qualche principe non avrebbe avuta la necessaria libertà per governar tutta la Chiesa sparsa in tanti regni, imperi e principati; avrebbe anzi eccitata la gelosia degli altri principi coi suoi atti, special- mente se loro avversi, e però creduti emanati sotto r influenza di quel re di cui fosse suddito il papa. Di qui è che più sovrani fecero cessione ai papi di ampio territorio tolto di mano a barbari usur- patorf, e cooperarono a formarne loro uno stato GO di giusta grandezza il quale valesse a conciliare al comun padre rispetto, e non eccitasse il timore a danno altrui. Ecco in iscorcio la storia del prin- cipato terreno di cui si trova investito il papa. Posto poi il temporale principato, la carrozza viene da sè. D. Però non può negarsi che nel tenebroso medio evo i pontefici abusassero di loro autorità, quando scioglievano i sudditi dal giuramento di fedeltà, e balzavano dal trono i re e gl’ imperatori. Non è forse cosi? jR. No: non è cosi per nulla. Chi cosi afferma è un calunniatore de’ Romani pontefici e della santa Sede. I papi non bau mai dato il più piccolo fa- stidio a’ buoni principi, anzi gli hanno sempre protetti e difesi. Ma se questi abusavano del poter loro a danno de’ sudditi, o della fede e della mo- rale, accorrevano i pontefici a tutelare i diritti con- culcati in que’ secoli di ferro ne’ quali molti re erano barbari, e si credevano perciò lecito ogni misfatto. Allora i pontefici Romani erano conside- rati come il genio tutelare della società, e però nei disordini e nelle contese ad essi si faceva ricorso. Non mancarono gravi scrittori protestanti i quali chiamarono i Romani pontelìci del medio evo i salvatori della civiltà europea. La scomu- nica poi, e la decadenza dal potere che a que’ tempi tenevate dietro era sempre per castigo della 61 impugnazione della fede cattolica, la quale quei re avevan giurato di mantenere. Ora che in ciò. nulla abbia a riprendersi 1’ hanno provato e lo provano tuttora col fatto i Protestanti. Se qualcuno de’ loro principi si fa cattolico vien tosto dichiarato deca- duto dal trono. Fate che in Isvezia, in Danimarca, in Prussia, m Olanda, in Inghilterra il re o la regina oggi si faccian cattolici, domani sono de- caduti. D. Non vi è nulla a replicare. Ma odo ancora spesso ripetermi che vi sono stati molti pontefici % cattivi e scostumati. E egli vero? f?. In ogni ceto di persone vi son sempre di quelle che tralignano; ma non conviene credere a tutto ciò che si dice. Dicono gli osteggiatoci del pontificato Romano che i papi malvagi furono molti; e ciò è falso: giacche non si contano anche dagli stessi avversari che sette od otto papi indegni, od al più dieci o dodici. Ma che sono dieci o dodici nel lungo catalogo di ben circa. 260 pontefici nel corso di oltre a diciotto secoli? E notate che tra i papi se ne trovano oltre ad 80 annoverati tra i martiri e tra i santi. E quelli stessi pochi papi furon messi sul trono pontificale per gl’ intrighi di fazioni, o delle potestà laiche, dai conti del Tuscolo, dalla Marozia e simili che non lasciavano libera la scelta del pontefice. Citatemi una sola dinastia d’ imperatori, di re o di principi non dirò 62 (li iliciotto ma di tre o di quattro secoli che non conti assai più malvagi, che non se ne contino tra’ papi nel corso di 1800 e più anni. Ninna di- nastia poi darà certo un catalogo di uomini dotti, intemerati, virtuosi, benefici, magnanimi (juaiiti ne offre il seggio pontificio. Convien ben essere ac- cecati dall’ odio per movere una tal difficoltà, la quale torna al bene della stessa religione in questo senso, che ninno di que’ pochi pontefici errò mai nella fede. D. Voi mi avete tolti dal capo molti pregiudizi ed io ho appreso a stimare, amare e riverire come si conviene il capo augusto di nostra santa reli- gione, il vicario di Gesù Cristo sulla terra. Or che dite de’ cardinali? jR. La origine dei cardinali deve ripetersi dall’ antico clero Romano a cui sotto diversi titoli era commessa la cura delle diverse chiese di Roma. Essi a poco a poco, com’ era naturale ad avve- nire, crebbero in isplendore a proporzione del lustro esteriore che acquistava ogni giorno più la Chiesa romana. Essi furono, come il sono tuttora, i consiglieri del sommo pontefice e gli addetti al bene della Chiesa universale: sono gli elettori del nuovo papa allorché la Sede è vacante. Dal loro ceto si sono scelti per ordinario, come tuttora si scelgono, i papi. I cardinali pel lungo uso diven- tano capacissimi nel maneggio degli affari, ed 63 assistono così al pontefice in tutti i più rilevanti affari della Chiesa. D. Come si combina il lusso de’ cardinali colla povertà e colla umiltà di Gesù Cristo? R. Il lusso de’ cardinali non è in prima così grande come voi ve l’ immaginate. In secondo luogo che cosa è questo lusso, assai mediocre del resto, se non che un segno esteriore della loro dignità? Essi sono quelli che- più da vicino si accostano al trono pontificale, sono i principi della Chiesa, i primi ministri del sovrano supremo; vorreste voi che non tenessero un certo decoro esteriore? Del resto il numero de’ loro servitori è assai ristretto, e le ricchezze parte provengono dalla loro stessa famiglia, parte dagli incarichi che sostengono. Non vi è vescovo Anglicano per meschino che sia il quale non n’ abbia il triplo o il quadruplo , ed anzi molti hanno il decuplo e più de’ cardinali. Si parla del piatto cardinalizio: ma pochi sanno che questo piatto non basterebbe a mantenerli: e dico che qualche parroco Anglicano non cambierebbe il suo piatto con quello dei cardinali. Per ciò che spetta alla povertà ed umiltà di Gesù Cristo che i Pro- testanti ricordano solo per gli altri, convien distin- guere la dignità dalla persona che n’ è investita. La dignità è grande, ma la persona che l’ha può essere la più povera di spiritò e la più umile. Prova ne sieno tanti cardinali santi, come san m 64 Carlo Borromeo, il beato Barbarigo, il san Tom- maso, il venerabile Bellarmino e lauti altri. La porpora poi è stata adottata come simbolo del sangue cui giurano i cardinali di spargere, qualor le circostanze lo esigano a difesa della fede e della Chiesa. Dovete poi sapere che non ci è forse vita più legata di quella dei cardinali. Essi vivono quasi sempre occupati in affari gravi, spinosi e disgustosi, intesi a discutere le innumerevoli que- stioni che loro sono proposte da tutto V orl)e cattolico. - D. Confesso che prima non conosceva queste cose. Or ditemi qualche cosa de’ vescovi. R. Ognun sa che i vescovi sono i successori degli apostoli; essi sono superiori ai semplici sa- cerdoti e posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio. Tutto 1’ episcopato unito al Romano pontefice costituisce la Chiesa insegnante, o sia che si trovi disperso o sia che si trovi congregato in concilio. D. E certamente veneranda 1’ autorità de’ ve- scovi della Chiesa cattolica. Come è poi che gli eretici e i libertini tanto inveiscono contro i vescovi? R. Per la stessa ragione per cui inveiscono contro il papa e contro i cardinali; cioè perchè i vescovi condannano i loro errori, e vogliono te- nerli a dovere. Per ciò fanno loro una guerra ostinata, li calunniano, e se possono, li cacciano 65 in esilio, li spogliano delle» loro entrate, qualor non vogliano tradir la propria coscienza col ce- dere alle ingiuste loro pretensioni. Questo è anche il vezzo di alcuni governi, i quali si tolsero a perseguitare i vescovi che dichiararono di voler fare senz’ umano rispetto V officio loro. I Prote- stanti e gli Anglicani vorrebbero aver essi il ba- stone pastorale, e comandare a bacchetta ai ve- scovi cattolici come comandano ai loro cani muti, cioè ai loro ministri del culto, e vescovi Angli- cani e loro ministrelli. Or siccome i vescovi cat- tolici non accettano sì vergognosa servitù, perciò sono dagli empi perseguitati, e fatti martiri del dover loro. Ma i vescovi cattolici non temono il martirio. D. Questa femiezza mi rende i vescovi assai venerandi, e mi fa disprezzare quei codardi mi- nistri delle sette, vili schiavi del potere, veri cani muti che non sanno far altro se non leccare la mano e il viso del loro padrone, il potere civile. R. Avete ragione di avere in gran venerazione i vescovi della Chiesa cattolica, la quale sola può formare cotali eroi. 66 I.EXIOIWE IX, DEI PRETI E DEI RELIGIOSI. D. Desidererei ora d’ intendere qualche cosa intorno ai preti e ai religiosi; che se ne ha a pensare ? R. Secondo i libertini ed i Protestanti i preti e i frati sono ciò che vi ha di più vile nel mondo. Quindi .non si sonte quasi mai altro dalla loro bocca, nè altro si legge ne’ loro scritti se non che il partito clericale, la fazione clericale, il go- verno clericale, il partito prete, la fazione fra- tesca, la bottega ec. Di qui ancora quelle espres- sioni d' impostura de' preti, d' invenzioni de' frati, ' d' ipocrisia e tanti altri insulti da potersene for- mare un vocabolario. Ma costoro che cosi pensano e parlano del clero cattolico sono cristiani già rinnegati o vicini a rinnegare e proprio pasta da farne Protestanti. Secondo quello che c’ insegna la fede i preti sono i sacerdoti del Dio vivente, sono dopo i vescovi il corpo più rispettabile della Chiesa, sono gl’ incaricati del maggior potere che vi sia sulla terra, qual è quello di offerire il sa- crifizio del corpo e del sangue del divin Reden- tore, di prosciogliere i peccatori dalle lor colpe, di amministrare i sacramenti, di annunziare la parola di Dio, di condurre in una parola gli uo- mini alla loro eterna salute. 67 D. Se è cosi, come si spiega l’odio ed il di- spregio si grande contro questi yenerandi ministri della religione ? R. Appunto perchè i sacerdoti sono i ministri della religione, essi sono odiati da quelli che odiano la religione. L’ amore e la yerlerazione ai sacerdoti di Dio cresce a misura dell’ amore- e della yenerazione che si ha- per la religione; e per contrario 1’ odio e il dispregio pei sacerdoti cresce a misura dell’ odio e del dispregio che si ha per la religione. Ora siccome questi libertini prote- stantizzanti odiano a morte la religione cristiana, così odiano a morte i preti e i religiosi che ne sono i ministri. I lupi odiano i custodi della greggia i quali impediscono loro di farne strage ; così questi libertini che yorrehbero sedurre i fedeli e torre loro la fede e la pietà dal cuore si arroyellano e digrignano i denti contro i preti che lor l’ impe- discono. D. Ma pure sento a xlire ogni di che il clero è ayaro, burbero, altiero, che si gode il bel tempo, ed ha fatto della Chiesa una bottega; che ye ne pare? R. Chi vi parla cosi y’ inganna, e cerca di al- lontanarvi dai preti per allontanarvi insieme dalla pietà e dalla religione. Il vero popolo cristiano non solo non odia i preti, ma li ama, li stima e li venera. Ne sia una prova parlante la folla che 68 assiste alle lor prediche, che coiTe ai confessio- nali, che si accosta a ricevere il pane di vita dalle lor mani, che li fa depositari delle sue angustie, de’ suoi patimenti, de’ suoi dolori, che ne riceve i segreti sussidi a’ suoi bisogni, che li fa media- tori presso il ricco, perchè questi deponga con sicurezza nelle lor mani una parte di sue sostanze destinate al sollievo degl’ indigenti, che li chiama a conforto al letto del dolore e ad accogliere 1’ ul- tima lagrima che sparge morendo. D. Qual è adunque quel popolo che accusa o per dir meglio calunnia così il clero' cattolico? jR. È facile ad indovinarlo; questo preteso po- polo non è che una vile ciurmaglia di oziosi e di viziosi, i quali dopo di aver consumato il loro avere in vizi e in gozzoviglie vorrebbero nibare per sè quel modesto sostentamento che si addice ai sacerdoti. Pretenderebbero questi tali che i preti lavorassero e vivessero poi d’ aria. I tenui proventi così detti di stola sono da costoro tacciati col ti- tolo di bottega. Ma essi che pretendono di leg- gere la Bibbia, perchè non vi leggono anche che quegli il quale lavora è degno della sua mercede, o come dice 1’ apostolo : chi serve alV altare vive deir altare^ e simili altri detti? I ministri prote- stanti ed Anglicani si fanno pagare a carissimo prezzo la loro assistenza ai matrimoni, ai funerali e ai battesimi, e con tale rigore, che se non si 69 sborsa loro il prezzo ricusano per fino di battez- zare. Ma dei ministri protestanti, die sono pagati molto e non lavorano niente, nessuno zittisce, e nessuno parla di bottega. Tale è la ingiustizia del mondo. Se i nostri parròchi si facessero pagare le decime con quel rigore con cui se le fanno pagare i ministri d’ Inghilterra, si urlerebbe da quella ciurmaglia e si griderebbe fino al cielo; ma perchè trattasi di ministri Anglicani non vi è niun che ne parli. Andatevi a fidar di costoro! D. Questi libertini e protestantizzanti parleranno così dei cattivi preti, e non già de’ buoni: non si può egli parlar male dei cattivi preti? jR. Convien prima sapere quali siano i preti che da tal genìa d’ increduli e libertini son chia- mati preti buoni, e quali i preti che da essi son detti cattivi , perchè i libertini hanno un linguaggio a parte, ed un frasario per sè. Sappiate dunque che i preti veramente buoni, che attendono con assiduità alla propria santificazione e alla salvezza altrui colla pietà, colla preghiera, colf assiduità alla predicazione, al confessionale, e colf esatto adempimento de’ propri doveri, son appunto quelli ai quali i Protestanti ed i libertini fanno la guerra più pertinace; li calunniano, li malmenano, li chia- mano alteri, avari, cattivi, e li maltrattano in ogni maniera. All’ opposto i libertini e i Protestanti levano a cielo que’ pochi preti sciagurati, che si 70 accordano colle loro massime, e vivono scostiima- / tamente, che non si brigano nè di pietà nè di religione, che son ribelli ai loro vescovi. Questi essi li accarezzano, li difendono, e li aiutano contro i propri vescovi. Ogni simile ama i suoi simili. Quindi voi dovete avere per regola generale di credere sempre il contrario ( in cose di religione c di chiesa) di quello che vi dicono i Protestanti e gli empi. D. Adesso capisco il mistero; e vedo perchè tanti buoni parrochi, che si affaticano con tanto zelo da mattina a sera, che si tolgono il pan di bocca per darlo a’ poveri sono tacciati d’ impru- denti, d’impopolari, vengono amareggiati, vessati ed esiliati, laddove le canne che piegansi ad ogni vento, senza spirito e senza vigore, che secondano^ com’ essi dicono, il progresso e il movimento, sono invece esaltati, accarezzati e decorati col titolo di moderati, e d’ uomini che san vivere. Oh che scaltri! Or ditemi alcuna cosa de’ religiosi: che se ne deve pensare? R. I religiosi son quelli i quali oltre ai doveri comuni agii altri si consacrano a Dio in qualche ordine approvato dalla santa Chiesa mediante i voti di povertà, castità ed obbedienza seguendo cosi i consigli evangelici. In tal modo formano r ornamento più beilo della Chiesa. D. Tutto bene; ma non sono essi inutili alla società, ed anzi di peso e di nocumento? 71 R, La cosa va ben altrimenti; imperocché, qua- lora essi vivano secondo lo spirito di loro voca- zione , cioè segregati dal mondo , amanti della solitudine, addetti allo studio e alla preghiera, mortificati e modesti, servono alla comune edifi- cazione, al buon esempio, e attirano la benedi- zione di Dio su i popoli. Se poi professano un istituto di vita attiva, essi sono di aiuto ai vescovi nel reggimento delle proprie diocesi e nel sacro ministero, e recano soccorso al clero secolare che qualche volta per la sua scarsezza non può arri- vare a tutto. Giovano poi alla società in mille maniere. D. Come possono i religiosi giovare alla so- cietà in mille maniere, se essi sono separati dalla società? jR. I religiosi sono separati dalla società in questo senso, che il loro vivere e il loro conver- sare è molto diverso da quello di chi vive nel secolo. Ma per ciò che riguarda i loro ministeri, è chiaro eh’ essi sono indirizzati al bene della società. Giovano dunque alla società non solo ne’ ministeri detti apostolici, cioè della predicazione, delie missioni, degli esercizi spirituali, dell’ammi- nistrazione de’ sacramenti e simili, ma inoltre coll’ assiduità allo studio, colla coltura delie scienze di ogni fatta, colla stampa, coi libri, colla educazione della gioventù, colle scuole. Inoltre giovano alla 72 società in moltissimi istituti di beneficenza e di carità cristiana negli orfanotrofi, negli spedali, neV manicomi, e cosi andate discorrendo. Tutto ciò fanno anche in gran parte le comunità religiose di, donne, per modo che non si trova ramo di bene- ficenza e di carità al quale i religiosi non siano addetti; tanto che vi logorano la sanità e la vita pel pubblico bene, e spesso trovan la morte nel servire a quella società che li calunnia. D. Ora vedo come i religiosi siano veramente utili. Ma i Protestanti e quei che parteggiano per essi le sanno queste cose? R. E come non le saprebbero, se le hanno tutto il giorno sòtt’ occhio? Anzi han cercato più volte di far essi come fanno i nostri religiosi, contraffa- cendo le loro opere come le scimie; ma hanno sempre abortito ne’ loro progetti. Nè poteva es- sere altrimenti, mancando essi di tutti quegli aiuti de’ quali abbonda la Chiesa cattolica, -e sopratutto della fede e della carità. I libertini poi che sono i veri nemici del pubblico bene, e vorrebbero ap- propriarsi r amministrazione degl’ istituti di carità per divorarseli, odiano i religiosi e li perseguitano come odiano e perseguitano tutte le altre cose buone. D. Non si può però dissimulare che tra i preti e i frati non vi sieno di quelli che nuocono anzi che giovare alla società. 73 R. Ciò è verissimo: ma vi prego di osservare che questi pochi preti e frati cattivi sono quelli che i Protestanti ammirano e lodano. Infatti questi preti e frati scandalosi sono appunto quelli che si fanno Protestanti, e che sono poi lodati da essi e portati alle stelle e fatti ministri nelle loro sette; ed è cosa ridicola il vedere che i poveri Protestanti sono obbligati a ricever fra loro una ciurma e una feccia di tal fatta. Ma questi sono sempre in pochissimo numero grazie a Dio; ed è cosa chiara che il difetto di pochi individui non nuoce alla corporazione ed all’ istituto. X. DEGLI ABUSI DE’ QUALI VIENE ACCUSATA LA CHIESA CATTOLICA. D. Mi pare che i Protestanti abbiano avuto forti motivi per separarsi dalla Chiesa romana la quale è un nido di enormi abusi. Potreste voi negar questo ? R. Prima di tutto vi rispondo che dato ancora, che gii abusi fossero stati, o fossero ancor di pre- sente nella Chiesa a mille doppi più di quello che pretendono i Protestanti, pure non sarebbe per ciò giustificata la ribellione o apostasia loro dalla Chiesa di Gesù Cristo. La ribellione è sempre ri- bellione, e qui si tratta di ribellione a Gesù Cristo 74 ed al suo vangelo. Rispondo in secondo luogo che altro è esservi abuso nella Chiesa^ altro è che questi debbano dirsi abusi della Chiesa. La Chiesa ha sempre condannati gli abusi e, per quanto potè e può, sempre attende a sradicarli. Rispondo in tei’zo luogo che una gran parte di quelli che dai Protestanti si dicono abusi sono in realtà o verità di fede da essi negate, o pratiche santissime ri- cevute dalla più rimota antichità. D. Vi sarà della esagerazione in ciò che i Pro- testanti dicono; ma vi è ancora della verità. Per esempio il vendere le indulgenze non è egli un enorme abuso? Non è un profanare il sangue di Gesù Cristo? Ebbene questo mercato vergognoso si faceva a nome del papa prima della riforma. Non è cosi? R. Il mercato delle indulgenze è senza dubbio un abuso enorme, ed una vera profanazione del sangue del Redentore. Ma nego apertamente che tale vergognoso e sacrilego mercato si sia fatto mai, consentendolo ed approvandolo la Chiesa ed il papa, e sfido quanti sono i Protestanti a pro- varlo. E per restringerci all’ epoca della sciagurata riforma, il papa invitava i cristiani a concorrere colle loro limosine alla immensa spesa richiesta per la riedificazione della chiesa di san Pietro in Roma. Per allettarli poi ed eccitarli a tali limosine, non potendo far altro, concedeva loro le indulgenze, 75 come si concedono ancora adesso per mover i fe- deli a dare un qualche soldo per settimana alla bell’ opera della propagazione della fede, od a quella dei bambini Cinesi, e ad altre opere pie di simil fatta. Chi dirà che questo sia un traffico, un mercato d’indulgenze? Il torto e l’ abuso fu d’ alcuni questori tra quelli ai quali era stata data r incombenza di pubblicare ne’ vari paesi della Cri- stianità le indulgenze, e raccogliere quello che la pietà de’ fedeli offeriva. Essi abusarono di tale in- carico, e scandalizzarono cosi i fedeli. Quindi è che questi questori furono aboliti dal sacrosanto concilio di Trento. D. Sia pure: ma la stessa indulgenza che si dava non era già un abuso, e un grande abuso? Come? Dar la remissione della colpa e della pena, dar la remissione di tutti i peccati passati e futuri per chi avesse pagato per esempio uno scudo o intrapreso un pellegrinaggio o visitata una chiesa! Chi non dirà che questo sia un grande abuso? L’ indulgenza ne’ tempi antichi non è stato mai altro che la remissione delle pene canoniche im- poste dalla Chiesa, e non fu mai la remissione dei peccati davanti a Dio. R. Si vede bene che delle indulgenze voi non sapete dir altro se non che quello che avete in- teso dire dai mentitori di professione ovvero dagli ignoranti. E stolto il dire che la indulgenza consista 76 nella remissione della colpa e della pena. I pon- tefici non hanno mai sognato di concedere tale indulgenza. Essi concedono solamente la remis- sione 0 piena o parziale della pena temporale che rimane a scontarsi innanzi a Dio, dopo di aver ottenuta la remissione della colpa e .della pena eterna. Questa remissione poi della colpa e della pena eterna non si rimette mai colle indulgenze, ma solamente col sacramento della confessione. E notate che la remissione che si ha colle indul- genze non si ottiene se non si è bene disposti internamente, e se non si è in istato di grazia, ed ancora sotto certe condizioni di opere pie che compensano quel debito di pena temporale che rimarrebbe a scontare. Il dire poi che si concede r indulgenza de’ peccati fatti e da farsi è una delle molte sciocche calunnie inventate dagli ere- tici contro la Chiesa. Non si danno indulgenze pei peccati: ma solo per le pene temporali. Che infine le indulgenze non sieno altro che la remis- sione delle pene canoniche imposte dalla Chiesa ai penitenti, ciò è mio sproposito madornale smen- tito dal fatto degli antichi. Essi insegnano che per la indulgenza rimanevano i fedeli prosciolti dalle pene de’ loro peccati davanti a Dio, o come essi scrivono, in cielo. Le opere di Tertulliano e di san Cipriano grazie a Dio esistono ancora, e ognuno che il voglia può riscontrare ciò eh’ essi dicono a tal proposito. 1 77 D. Mi avete già tolti di capo alcuni pregiudizi; però è sempre vero quello che dicono i Protestanti cioè, che la facilità di acquistar V indulgenza raf- fredda lo spirito di penitenza, scema l’ impegno e lo studio di far opere buone, e di esercitarsi nella virtù. Chi può per esempio col baciar la croce piantata in Roma in mezzo al Colosseo acqui- star 200 giorni d’ indulgenza; chi può visitando una chiesa e recitando alcune preghiere acquistare indulgenza plenaria, questi non si piglierà certo gran pensiero di far penitenza. Peccherà, ^ e poi acquisterà qualche indulgenza. E così si apre la porta ad ogni eccesso. Lo potreste negare? R. In primo luogo convien notare che ciò che voi avete detto diventa assurdo in bocca dei Pro- testanti. Come mai possono i Protestanti parlar di penitenza, se essi abborriscono dalla penitenza più che il cane dall’ aspide? Come possono essi parlar di digiuno, se non ne conoscono che il nome? Come han coraggio di parlar di opere buone essi che predicano la inutilità delle buone opere alla salute? E poi sommamente ridicolo in bocca de’ Protestanti il dire che le indulgenze danno facilità al peccare, quando essi spalancano la porta ad ogni peccato e ad ogni ribalderìa, dicendo che basta aver la fede per aver il perdono da ogni colpa. Essi fanno Dio stesso autor de’ nostri peccati, essi insegnano essere impossilnli i comandamenti di 78 Dio, negano il libero arbitrio all’ uomo, qual ri- ducono a una bella maccliina anzi ad un tronco e ad una statua di sale, la quale pecca per ne- cessità. Che ve ne pare? Non fanno ridere costoro quando rimproverano ai Cattolici che colle indul- genze danno la libertà di peccare? Ma affinchè conosciate meglio il lor torto, dico che se essi conoscessero le disposizioni e le condizioni che ci vogliono per guadagnar le indulgenze special- mente plenarie, non oserebbero certo dire quello che dicono. Per aver l’ indulgenza si richiede lo stato di grazia, il pentimento delle proprie colpe, il proponimento di non più commetterne; e tutto ciò non basta ancora, perchè si richiede ancora per lo più la confessione, la comunione ed ora- zioni e limosine ec. Dite ai Protestanti che fac- ciano tutto questo, e poi baceranno la croce del Colosseo ed acquisteranno aneli’ essi l’ indulgenza. D. Ma che risponderete all’ altro abuso enor- missimo del danaro che va a Roma? A Roma tutto si paga. Si paga per le dispense matrimoniali, si paga pei beneficii ecclesiastici, si paga per la dis- pensa di età, si paga per gli oratorii privati, si' paga .... E che non si paga in Roma? R. In Roma si paga molto meno che non si faccian pagare gli avvocati e gli impiegati in ogni paese del mondo. Ma ditemi voi medesimo: Roma non serve essa a tutto il mondo? In essa oltre 79 alla Penitenzieria vi sono da oltre a quindici o venti congregazioni tutte occupate nell’ andamento degli affari di tutta la cristianità. Ora per queste congregazioni ci vuole una quantità ben grande d’uomini dotti, pratici, versati nègli affari. Questi non campano d’aria, nè vanno nudi, ma conviene che abbiano gii alimenti, casa, servitori, nè più nè meno dei Protestanti. Ma donde volete voi che si cavino le somme necessarie al sostentamento di tanti impiegati e uffìziali della Chiesa? Dallo stato no, perchè i sudditi pontificii non debbono pagare quelli che servono a tutta la cristianità. Non resta dunque altro mezzo al pontefice per sop- perire a tante spese indispensabili, che il trarre queste somme da quelli i quali cercano dalla santa Sede grazie e favori. Dovrebbe piuttosto far ma- raviglia che con lo scarso danaro che viene a Roma si possa fare tutto ciò che è necessario. LEZIOi^E XI. DELLA INQUISIZIONE. D. E egli vero, che la Chiesa cattolica vuol fare abbracciar la fede sua col laccio, colla spada e col fuoco? R. Questo modo di persuadere la gente colla forza è riservato ai Turchi ed ai Protestanti; ma non fu nè sarà mai il modo della Chiesa cattolica la quale non vuol fedeli schiavi ma liberi. 80 D. Se è così, perché dunque fu istituito quell’ orribile tribunale della inquisizione che nuotò per tanti secoli nel sangue umano, che accese tanti roghi, che immolò tante vittime innocenti? R. Queste sono tutte fole che voi dovete aver intese dai Protestanti o lette in qualche libercolo 0 romanzetto. D. Qui non vale il tergiversare; si tratta di fatti pubblici e notori a tutto il mondo; come vo- lete voi negarli? R. Ed io vi ripeto che quanto voi affermate è sogno di romanzieri e favola di Protestanti. D. Ma è vero o non è vero che in Roma, e in tutti 0 quasi tutti i paesi d’Italia, e altrove, e specialmente nella Spagna, vi erano tribunali d’ in- quisizione, e inquisitori? R. Ciò è verissimo ; e aggiungo che in qualche luogo vi sono ancora adesso questi inquisitori, e dove non vi sono inquisitori' deputati, i vescovi stessi sono gl’ inquisitori nati. D. Oh mancomale! Ditemi ora: è vero o non é vero che agl’ inquisitoli si debbono denunziare gli eretici, i sospetti di eresia e quei che dicono bestemmie ereticali o commettono simili delitti, e che gl’ inquisitori poi giudicano intorno alle cose della fede? R, Sì, anche questo è vero., D. Dunque è anche vero che i tribunali della 81 inquisizione hanno condannato alle carceri e al rogo tante centinaia d’ infelici per sole opinioni specolative. R, Questo poi è falso sotto ogni rispetto; e si prova in due parole. Il tribunale della inquisizione è veramente un tribunale ecclesiastico istituito per discutere le cause della fede, affinchè questa si mantenga sempre illibata nel popolo fedele. Ogni società ha il diritto ed anzi il dovere di mante- nere intatte e salde le sue istituzioni sostanziali e fondamentali : e se la Chiesa lasciasse a chiunque ne ha voglia la libera facoltà di seminare tra il popolo cristiano errori contrari alla fede, si po- trebbe fare strazio di ogni verità religiosa con danno immenso delle coscienze e delle anime. La Chiesa è la società più perfetta che esista; essa ha per suo fine prossimo il conservare la fede nella sua purezza e integrità, e perciò dee pro- cedere contro quelli che vorrebbero alterarla o di- struggerla; a ciò ottenere si sono istituiti tribù-, nali d’inquisizione i quali vegliassero contro i per- turbatori e i disseminatori di eresie e di empietà. D, Finché si tratta di esaminare le opinioni e giudicare quali siano buone e quali cattive, io yì concedo che la Chiesa possa servirsi a questo fine degl’ inquisitori : ma perchè poi incrudelire si fieramente contro chi non è reo che di qualche opinione diversa, e volerlo far credere per forza? e 82 R. Abbiate un po’ di pazienza, e capirete ogni cosa. E prima di tutto sappiate che nessuna eresia è mai uscita in campo e propagatasi senza aver portato lo scompiglio e 1’ agitazione e spesso an- cora r aperta ribellione nella società. Quindi è che il potere politico di molti paesi cattolici volendo conservare la pace dello stato, contemplò nel suo codice tra gli altri delitti anche quello di eresia e novità religiose; e decretò pene contro ai col- pevoli di si perniciosi misfatti. Siccome poi il poter civile non può essere giudice competente in cose di fede, egli lasciò un tal esame ai giudici eccle- siastici, riserbando a sè di applicar le pene che egli stesso aveva stabilite nel codice ai vari gradi di tal delitto. Laonde non convien confondere , come voi fate, il giudizio degl’ inquisitori eccle- siastici col rigore delle pene fatte eseguire dal potere civile. D. Anche questo lo intendo; e non vi è che ridire, avvenendo lo stesso nel caso di peste. I me- dici dichiarano che il tal morbo è epidemico e pestilenziale, ed il poter civile stabilisce il cordone affinchè tal morbo non entri ad appestare il paese. Ma quello che non posso ancora capire si è, perchè si decretassero pene cosi severe per semplici opi- nioni. Come si spiega questo? R. Si spiega benissimo, purché voi rettifichiate le idee storte che avete in capo. Voi chiamate sempre opiniom, semplici opinioni, convinzioni le massime e le dottrine perniciosissime alla fede ed alla società. La Chiesa non ha mai proceduto contro le opinioni finché queste rimaneano nella coscienza o nel cervello balzano di chi le' aveva; ma ha pro« ceduto sempre e procede ancora, quando queste opinioni si metton fuori, si comunicano, si prò- pagano agli altri. E notate che il poter civile fa lo stesso contro quelli che seminano massime sov*» vertfirici della quiete sociale. Fate che in un paese costituzionale un giornalista scriva contro lo statuto^ e vedrete che sarà condannato alla multa ed alla carcere. La libertà della stampa non salverà d po« vero scrittore. Per ciò che spetta alla severità delle pene statuite contro il delitto di eresia, essa di- pende in gran parte dall’ indole del tempo, della nazione, e dalla natura degli errori. Nei secoli pas- sati si considerava la pena di morte e del fuoco stesso come dovuta al delitto di eresia; talché noi la reggiamo stabilita dai codici di pressoché tutte le nazioni e specialmente in Germania, in Ginevra, in Inghilterra, cioè presso i Protestanti medesimi. Ho detto che tal severità dipende ancora dall’ in- dole della nazione^ essendo alcune di esse più se- vere e rigorose delle altre nell’ applicazione delle pene stabilite: così le esecuzioni per delitto di eresie furono molto più rare in Italia che non nella Spagna. In Roma poi non v’ è o appena v’ è 84 qualche rarissimo esempio di alcuno messo a morte per sola eresia. Anzi i papi a più riprese e anche con minaccie cercarono di mitigare e scemare le esecuzioni troppo frequenti e troppo crudeli che si faceano nella Spagna. II che vi dee provare sempre più che i papi e la Chiesa non sono col- pevoli di ciò che può aver fatto in Spagna e al- trove il poter civile. Finalmente dissi che dipende tal rigore anche dalla natura degli errori, perchè alcuni di essi sono errori pratici e direttamente sovvei'sivi della onestà e della moralità pubblica. Quindi si procede contro essi con maggiore se- vérità. D. Ora mi si cominciano a schiarire le idee e ben vedo che non convien mai precipitare il giudizio, sebbene la cosa sembri avere tutta 1’ ap- parenza di verità. Ora vorrei sapere come ed in quali casi sia solito il tribunale d’ inquisizione pro- ce R, Tutte queste non sono che scempiaggini deir apostata, e scempiaggini vecchie confutate mille volte. Gesù Cristo non avea bisogno di con- fessare, perchè come Sapienza eterna ben cono- sceva da sè i peccati, il cuore e le disposizioni de’ peccatori: ciò che i sacerdoti senza manifesta- zione e segni esterni non possono conoscere. Nello stesso modo poi che il Signor nostro c’ insegna a chiedere immediatamente da Dio nel Pater Noster la remissione dei nostri debiti ossia dei nostri pec- cati, c’ insegna ancora a chiedere a Dio immedia- tamente il nostro pane quotidiano: e pure dice la Bibbia che chi non lavora non mangia. E infatti chi non s’ ingegna, il pane non gli viene in bocca; ed il nostro apostata per mangiare si è fatto mi- nistro dei Barbetti pronto per isfamarsi a profes- sare qualunque altra setta. Laonde siccome il chie- dere il pane quotidiano non esclude i mezzi per guadagnarselo, cosi il chiedere da Dio la remis- sione dei nostri peccati non esclude i mezzi da Gesù Cristo voluti per ottenerne il perdono. Le parabole poi non parlano di confessione perchè non era ancora istituita, e non ci esprimono che la misericordia di Dio nell’ accogliere i peccatori ravveduti, i quali per ottenere il perdono devono eseguire quello che Dio vuole da essi. Se valesse quel che dice 1’ autore del Saggio dommatico che il solo sangue di Gesù Cristo ci monda dai peccati, 96 si escluderebbe anche la necessità del battesimo e della fede. Che infine Dio solo possa perdonare i peccati, chi l’ha mai negato? Chi rimette a noi i peccati per Y assoluzione, se non Dio medesimo die dà tal virtù ai sacramenti? Di qui compren- dete quanto sia sciocco il signor dottore che non sa neppur distinguere V assoluzione che si dà per virtù propria da quella che si dà per virtù di Dio. E pur questo arrogante tratta come fanciulli il Bel- larmino e perfìn san Tommaso. D. Quanto mi dite mi appaga. Ma vi è ancora una gran difficoltà, ed è che i fatti e le testimo- nianze dimostrano che la confessione non era in uso nell’ antica Chiesa, e che da san Clemente Ro- mano fino a san Bernardo niun santo si è mai confessato nè pure in punto di morte. San Ci- priano e sant’ Agostino tuttoché scomunicati ( come dice r autore del Saggio dommatico ) non si con- fessarono neppure in punto di morte. Il vescovo di Costantinopoli Nettario abolì la confessione per lo scandalo di un confessore. San Giovan Criso- stomo poi in più luoghi apertamente nega che si debbano rivelare i peccati ad un uomo, e dice che basta il confessarli a Dio solo. Or se la confessione fosse d' istituzione divina, come mai si sarebbe nell’antica Chiesa operato e parlato cosi? R. Voi avete ammassato in poche parole un cumulo di difficoltà propostevi dall’ apostata autore 97 del Saggio: ma queste non sono che una nuova conferma della sua stupida ignoranza, della sua in- signe mala fede e delle sue contraddizioni per- petue. Svolgiamo questi tre punti del suo panegi- rico. E prima diciam qualche cosa della sua stupida ignoranza. Secondo lui la confessione non era in uso nella Chiesa antica, e niun santo si è confes- sato nè pur in punto di morte. Or bene io vi provo il contrario ; ed ecco come : sant’ Ireneo che fiori sulla fine del secondo secolo e fu discepolo di san Policarpo, il quale conversò con san Gio- vanni evangelista, e però fiorì nei tempi purissimi deir antica Chiesa, ci racconta che alcune donne erano state sedotte da certo Marco eretico e se- guace anche lui del puro vangelo come i Prote- stanti moderni. Queste donne ( dice sant’ Ireneo ) ritornate alla Chiesa di Dio cogli altri errori hanno confessato questo eziandio : cioè il peccato fatto colf eretico Marco. Racconta inoltre lo stesso sant’ Ireneo, che la moglie d’ un certo diacono ugual- mente caduta parimenti raccontò in confessione tutto r avvenuto. Riferisce per ultimo che avendo qiie’ seguaci del puro vangelo disonorate molte di queste povere donne le quali aveano le coscienze caute- riate., alcune di queste ne hanno fatto manifesta- mente la confessione] altre vergognatesi di far que- sto stesso^ cioè di confessarsi, per disperazione si sono ritirate in silenzio; altre poi apostatarono 7 98 pienamente ; ed altre stettero esitanti tra V uno e r altro partito. Eccovi dunque nel secondo secolo la confessione già in uso e però proveniente dal primo secolo. E notate che era confessione distinta di tutti i peccati, anche di pensiero: giacché la moglie di quel diacono confessò di aver avuto in- ternamente affetti sregolati, siccome disse poi essa stessa in pubblico. La confessione poi era di neces- sita e non già libera^ altrimenti non avrebbero dis- perato alcune donne per la vergogna del confes- sarsi. Ed infine era necessità tale che alcune di esse, per non confessarsi, giunsero all’ estremo dell’ apostatare, cioè a farsi protestanti. D. Ma questi soli fatti bastano a confutare quello sciocco. Li conosceva egli questi fatti? K Credo di no; perchè, come vi ho detto, co- stui è di una ignoranza supina; se poi li cono- sceva, peggio per lui perchè cosi si ;fa conoscere per bugiardo. Ma proseguiamo. Nel secolo III Ori- gene parla della necessità della confessione dei pec- cati segreti ed occulti, e quelli che hanno tali pec- cati nella coscienza li rassomiglia a chi conserva il male finché non abbia vomitato il veleno che -ha nelle viscere: ed esorta a far buona scelta di confessori, come si fa di buoni medici. Nel se- colo IV oltre alla testimonianza di san Basilio di cui già vi ho parlato, racconta Paolino scrittore della vita di sant’ Ambrogio che questo santo ascoltava 99 le confessioni de’ suoi penitenti con tanta carità e con tale abbondanza di lagrime che costringeva i poveri peccatori a piangere con lui: ed aggiunge che di ciò che aveva udito in confessione ne par- lava unicamente con Dio. Nel secolo V san Gio- vanni Crisostomo ( di cui 1’ apostata scrittore del Saggio reca molti e lunghi squarci senza averli capiti, affili di persuaderci che questo dottore della Chiesa romana escludeva la confessione da farsi ad un uomo per farla solo in segreto a Dio ) oltre- ché nei libri del sacerdozio esalta il potere che hanno i sacerdoti di rimettere i peccati, potere che non hanno nè anco gT imperatori e i principi della terra, anzi nè anco gii angeli e gii arcangeli; oltre a tutto questo, egli stesso confessava i peni- tenti, ed era confessore molto benigno. Della quale sua bontà nel confessare sono testimoni i suoi ne- mici, i quali nel concilio celebrato a Querco fra le altre accuse gli mossero anche questa: che con- gedasse quei che jjeccavano, cosi dicendo: se hai nuovamente peccato jìentiti di nuovo; e quante volte peccheìmi vieni da me, ed io ti sanerò.. come racconta Socrate, egli non dubitò di dire: ancorché abbi peccato le mille volte, accostati a confessarti. Per la qual cosa fu ripreso da Sisinnio vescovo de’ Novaziani (protestanti di que’ tempi), che gli scrisse un libro contro. Nello stesso quinto secolo udite ciò che dice sant’ Agostino per iscuotere i 100 procrastmanti che differivano la confessione fino alla morte. Egli dice queste precise parole: se (il pec- catore ) starci fino alV ultimo della vita, non sa se potrà ricevere la penitenza e confessare i suoi pec- cati A Dio e al sacerdote. D. Con qual fronte dunque questo miserabile scrittore ebbe coraggio di dire che nei secoli della prima Chiesa non vi era l’uso della confessione? R. Già ve r ho detto: la sua ignoranza e la sua malizia spiegano ogni suo sproposito. Del resto io vi potrei citare una ben più lunga serie di padri e di concili; ma non lo faccio perchè costui protesta che egli non sa che farsi de’ padri. E cosi egli vuol avere il diritto di addurre 1’ autorità dei padri contro i Cattolici, ma poi non vuole che i Cattolici oppongano i padri a lui più sapiente di tutti i padri nell’ interpretar la Bibbia. Perciò io non vi citai che i padri da lui citati. Ed a questo proposito mi ricordo che egli cita anche Tertul- liano, quando dice che san Cipriano e sant’ Ago- stino sono morti scomunicati e senza confessarsi in morte. Donde egli abbia cavata questa pelle- grina erudizione della scomunica di san Cipriano e di sant’ Agostino non si può sapere. Ciò solo si sa che questa è una delle tante solenni bugie di cui egli ha Infiorato il suo libraccio. Ma veniamo a Tertulliano, il quale tanto è lungi dal non volere la confessione che nello stesso libro citato dall’ iOi autore del Saggio altamente condanna coloro i quali presumono di scampare o di differire di giorno in giorno la jmbblicazione di sè, memori più della ver- gogna che della salute] e poscia reca molte ragioni per provare 1’ assoluta necessità in cui sono i pec- catori di manifestar le proprie colpe. Si serve an- eli’ egli della comparazione del medico e deli’ in- fermo, come Origene ed altri. San Cipriano poi nel libro de’ lapsi ossia de’ caduti e in molte lettere inculca la necessità di confessarsi, e xlà la facoltà ai preti di ascoltare in sua assenza le confessioni e di assolvere i fedeli. D. Le prove da voi recatemi dell’ uso della confessione fin dal primo e secondo secolo della Chiesa sono più che sufficienti per farmi conoscere l’ ignoranza, e la stupidezza dell’ apostata mentitore. Quanto ai secoli posteriori voi non mi avete par- lato che de’ santi padri citati da Ini. Ora vorrei sapere come sia accaduto che Nettario abolisse la confessione. Questo sol fatto, se fosse vero, dimo- strerebbe che la confessione è di istituzione della sola Chiesa; tanto più che, come aggiunge 1’ autore del Saggio^ la Chiesa intiera applaudì poi a questa abolizione, e tutti i vescovi abolirono la confes- sione ad esempio di Nettario. R. Le prove recatevi dell’ uso della confessione sono veramente poche. Io n’ avrei potuto aggiun- gere incomparabilmente di più. Avrei potuto dire 102 che i preti anticamente pregavano nella messa per coloro che si erano da essi confessati; che vi erano i confessori degl’imperatori, de’ re e de’ principi; che nel secolo YI Giovanni detto il digiunatore vescovo di Costantinopoli ci ha lasciata una for- inola d’ interrogazione per li penitenti, al tutto simile a quella che si legge ancora adesso ne’ no- stri libri di divozione per 1’ esame di coscienza o nei direttorii de’ confessori ; avrei potuto aggiun- gere che si prescrive da vari antichi concili ai vescovi d’ interrogare nella visita se tutti i fedeli si sono confessati almeno una volta all’ anno ; che tutte le antiche sette orientali ancora superstiti come i Nestoriani, gli Eutichiani, i Copti, i Gia- cobiti, i Greci ( de’ quali i primi sono stati sepa- rati dalla Chiesa romana nel quinto secolo della Chiesa, e gli altri se ne son divisi da circa dieci secoli ) tutti tengono 1’ uso e la necessità del con- fessarsi al prete, come può vedersi presso il Re- naudozio, il Morino, il Martenio, l’Assemani ed altri de’ quali 1’ autor del Saggio non ha probabilmente mai veduti nè anco i cartoni. , D, Per carità non mi opprimete, perchè quanto mi avete detto mi basta e me n’ avanza. Ora spie- gatemi r altare di Nettario. Mi preme troppo l’ in- tendere come si sciolga quel nodo. R, Il nodo è facilissimo a sciogliersi negando quello che per ignoranza afferma lo sciocco apostata. 103 Egli dice che Nettario abolì la confessione, e ciò è falso; dice che ciò fu fatto con applauso della intiera Chiesa, e che tutti i vescovi abolirono la confessione ad esempio di lui, e questo pure è falso. É falsa l’ abolizione, perchè se Nettario avesse abolita la confessione, san Giovanni Crisostomo suo successore immediato nell’ episcopato non avrebbe parlato di confessione, e non avrebbe confessato, siccome fece; san Basilio contemporaneo di san Giovanni Crisostomo non avrebbe confermata la necessità di confessarsi alle religiose e ai monaci; sant’ Ambrogio quasi contemporaneo all’ uno e all’ altro non avrebbe confessato ; sant’ Agostino non avrelibe parlato della necessità di confessare i pro^ pri peccati prima dell’ ultima malattia. I Nestoriani e gii Eutichiani che si son separati dalla Chiesa dopo r epoca di qùe’ santi, se non avessero tro- vato in uso la confessione nella Chiesa cattolica quando si sono da lei separati, non avrebbero con se portato un tal uso; ninno nella Chiesa romana si sarebbe confessato dopo tal epoca; e pure per testimonianza dello stesso Sozomeno la confessione si praticava, e sant’ Innocenzo I non avrebbe cor- retti alcuni abusi che in alcune provincie si erano introdotti intorno alla confessione: e pure è certo che tutto ciò si è fatto. È dunque falso che Net- tario abolisse mai la confessione. D, E che cosa abolì egli? 104 R. Secondo alcuni egli abolì la penitenza pub- blica e secondo altri ( forse con più ragione ) abolì il tribunale misto del penitenzier maggiore ( come diremo noi adesso ) istituito appunto a cagione dei Novaziani, atTinchè non si dicesse essere la Chiesa troppo indulgente in rimettere ogni sorta di peccati. Ho chiamato misto questo tribunale per- chè era istituito non solo a rimettere i peccati, ma ancora, quando si trattava di misfatti più enormi, per obbligar quelli che li avean commessi, 0 quelli che n’ erano consapevoli alla penitenza pubblica, e talvolta ancora a denunziare al vescovo alcuni delitti ad esso riservati. E così accadde una volta che, essendo stata una donna obbligata a denunziare il peccato di un diacono, nacque per questa rivelazione un grande scandalo nel popolo. Non accadde dunque lo scandalo perchè il confes- sore rompesse il sigillo del segreto, come vorrebbe insinuare 1’ autore del Saggio ; ma per la denunzia comandata da quel tribunale misto, il quale era un’ aggiunta al solito tribunale della confessione. Perciò il vescovo Nettario abolì quel tribunale il quale, come ho detto, non era che un’aggiunta: e così ritornò la confessione alla sua antica sem- plicità. Del che si lamenta Sozomeno, come di cosa che dava maggior facilità di peccare. Tanto è falso che il fatto di Nettario fosse ricevuto coll’ applauso di tutta la Chiesa, come dice 1’ apostata. Ma, o 105 bene o male che facesse Nettario abolendo quel tribunale; il certo si è che si potea abolire, senz’ abolire perciò la confessione. Giacché noi abbiamo veduto che la confessione fu istituita da Gesù Cri- sto, ed era in uso fin dal primo secolo della Chiesa: laddove quell’ aggiunta fu fatta ai tempi di Decio, e come fu introdotta, così potè essere abolita. D. Vi ringrazio di cuore per avermi cosi bene rischiarate le idee; bastava un po’ di critica per conoscere il vero di questo fatto. R, Che cercate la critica in questo sciocco apo- stata, che parla senza saper ciò che si dica? E pure ha voluto fare anche il logico deducendo da questo fatto otto terribili conseguenze contro i cattolici, conseguenze che tutte poggiano sul falso e però debbono andar per terra. Notate poi che il fatto di Nettario, fin da tre secoli fa venne opposto da Calvino, e fu subito spiegato da tutti i controver- sisti cattolici. Costui però il propone come un suo nuovo ritrovato. D. Sopra questo non ho più che dire. Ma che rispondete voi a ciò che egli asserisce, che nelle vite de’ santi non si legge mai che si siano con- fessati, cominciando da Clemente Romano fino a san Bernardo? R. Rispondo che i santi si son confessati ogni qualvolta hanno creduto doverlo fare; e lo provo con un argomento fortissimo di analogia. Certo è. 106 come abbiam veduto, che Gesù Cristo ha istituito la confessione; è certo che la Chiesa universale 1’ ha sempre praticata ; è certo che i santi padri ne hanno inculcato V assoluta necessità: dunque conchiudo, anche i santi si sono confessati, richie- dendolo il bisogno. Altro è che una cosa si sia fatta^ altro è che si sia scritta; molte cose si fanno che non si scrivono. Non è dunque maraviglia che non si trovi nelle antiche vite dei santi questo par- ticolare della confessione -da essi fatta; perchè an- ticamente le vite si solevano scrivere assai bre- vemente, e si narravano solo le cose principali: adesso invece si raccontano tutti i particolari più minuti. Se questo silenzio provasse contro la con- fessione proverebbe egualmente contro la comu- nione, giacché, come osserva lo stesso Gibbon, il primo di cui si legga essersi comunicato prima di. morire fu sant’ Ambrogio nel IV secolo. Vedete dunque che l’ argomento dell’ apostata non prova nulla; altrimenti bisognerebbe anche dire che pei primi tre secoli non si facesse dai santi la comu- nione prima di morire. A tutto quésto aggiungasi che molte circostanze rendevano a quei tempi assai più rara la confessione: l.° perchè molti morivano martiri: 2.^^ perchè molti ricevevano il battesimo in età avanzata e non pochi nell’ ultima infermità: 3.‘’ perchè non si ammettevano alla confessione quelli che stavano nella penitenza pubblica: 4.° perchè 107 non era allora frequente la confessione de’ peccati veniali. Tutto però sia detto per sopra più; giac- ché è falso che di niun santo si legga essersi con- fessato prima di morire da san Clemente a san Bernardo. Tra gli altri si legge di sant’ Eligio ve- scovo nelle Gallie eh’ egli fece la confessione di tutta la sua vita passata', lo stesso si legge nella vita di sant’ Aredio ; lo stesso si legge nella vita di san Tillone, lo stesso si legge nella vita di tanti altri santi di cui parla il Martellio, i quali fiorirono più secoli prima di san Bernardo. Che ve ne pare deir autore del Saggio ? D. Confesso che rimango stordito a tanta igno- ranza e sfacciataggine. Ma che vuol egli significare quando dice che la confessione non può essere un sacramento, perchè il sacramento dev’ esser visibile, e la contrizione non si vede, e nè anco r assoluzione e la soddisfazione? R. Ciò vuol dire che costui sa tanto di teolo- gia quanto di Bibbia e di storia e di critica. I teo- logi non dicono che il sacramento sia un segno visìbile, ma dicono che è un segno sensibile ed efficace della grazia: che se talvolta dicesi anche visibile, vale quanto sensibile. Ora vi è una gran dilfei enza tra 1’ essere una cosa visibile, ed esser sensibile. Si vede solo cogli occhi, ma si sente con tutti gli altri sensi; anche i ciechi sentono, sehhen non vedano. Si rende poi sensibile la 108 contrizione pei segni esterni del penitente, e per r affermazione sua di aver sincero pentimento. Che se la cosa non è cosi, egli inganna sè stesso e non il confessore e molto meno Iddio. D. Avete ragione. Mi avete veramente convinto fino alla evidenza della stupida ignoranza del De Sanctis autore del libercolo; ora desiderei inten- dere come si provi la sua insigne mala fede che è il secondo punto del suo panegirico. R. Si prova colla stessa facilità. Egli nel suo indirizzo agl’ Italiani dice che la corruzione del vangelo è V opera di diciotto secoli. Ma, ripiglio io, è egli possibile che un uomo di buona fede possa pronunziare questi strafalcioni? Come si può crédere che Gesù Cristo sapienza eterna abbia vo- luto fondare una Chiesa guasta e corrotta fin dai suoi cominciamenti? Dovevamo noi dunque aspet- tare il De Sanctis dopo la corruzione di diciotto secoli per richiamare il vangelo alla sua purità? Di più asserisce che i discepoli, ai quali Gesù Cristo diede la facoltà di rimettere i peccati, non erano i soli apostoli, ma la turba de’ seguaci del Redentore, uomini e donne, come si legge nel primo capo degli atti apostolici. Ed invece tutto il contesto, i luoghi paralleli , l’ intiera fraseologia degli evangelisti e principalmente di san Giovanni, r assenza di san Tommaso, che in questo stesso luogo si chiama uno dei dodici ed a cui gli altri 109 discepoli dissero abbiam veduto il Signore^ la inter- pretazione costante e universale di tutti i secoli, non esclusi gli stessi Protestanti, tra i quali Ro- seumiiller e Kuinoel; tutto questo richiede che per discepoli in questo luogo s’ intendano i soli apo- stoli, Ora questo nuovo seguace del puro vangelo viene a dirci che qui si parla della turba de’ disce- poli; come potrà egli ciò affermare di buona fede? Infine è segno di mala fede quel suo tacere e dis- simulare quanto in questo argomento fa contro di lui. Nè si dica eh’ egli ignorava ogni cosa, giacché fu istruito nella Chiesa cattolica, e queste cose si trovano in ogni più mediocre corso di teologia. Abbiam poi veduto come egli falsifica san Tom- maso ed il Bellarmino apertamente; abbiam ve- duto le bugie e falsità aperte che proferisce; vi par egli che un tal uomo sia di buona fede? D. Certamente non può essere che un menti- tore di professione. Resta ora che mi dimostriate ultimo punto del suo panegirico; cioè il suo con- traddirsi apertamente. Per un autore ciò è cosa assai vergognosa. iì. Certo che è vergognoso per un autore il cadere in contraddizione; ma costui non è altro che uno scrittorello di niun conto, del quale mi occupo solamente perchè i suoi libretti egli li fa girare e correre per le mani di quelli che sono più ignoranti di lui. Eccoci adunque alle sue 110 contraddizioni. Primieramente egli dice in un luogo che la confessione è stata invenzione dell’ audace Innocenzo III, e in un altro luogo dice che la con- fessione è stata introdotta da sàn Benedetto, cioè sei secoli prima d’ Innocenzo III. Secondariamente egli dice che la pratica della confessione nacque dodici secoli dopo gli apostoli, cioè nel concilio La- teranense IV; e la stessa pratica la pone poi come introdotta dai vescovi tratti dall’ ordine de’ monaci per dominare sul clero ne’ secoli VI, VII, Vili ec. cioè molti secoli innanzi al concilio Lateraliense IV. In terzo luogo egli afferma che la confessione fu inventata nel secolo VI da san Benedetto, e poi dice che la stessa confessione fu abolita nel se- colo IV da Nettario, cioè due secoli prima che fosse inventata. In quarto luogo egli dice che la confessione è stata messa in uso da san Benedetto solo presso i monaci nel secolo VI, e poi dice che la stessa confessione fu messa in uso sotto r imperadore Decio nel secolo III. In quinto luogo egli dice che la confessione fu dai preti introdotta nel popolo per dominarlo nei secoli VI, VII, Vili, e poi dice che la stessa confessione fu introdotta presso il popolo all’ epoca dei Novaziani nel se- colo III. In sesto luogo egli non vuole le pastoie de’ padri, 1’ autorità de’ quali dice essere come quella che ha l’alcorano presso i cristiani, e poi egli stesso adduce lunghi squarci di san Giovanni Ili Crisostomo, ed un passo di sant’ Ambrogio da esso capito a rovescio per provare coll’autorità de’ padri che non vi è confessione. In settimo luogo i). Misericordia! Finitela con queste contrad- dizioni. Mi pare proprio che questo autore abbia scritto da pazzo, giacché afferma e nega, parla e straparla, dice e disdice, si intoppa ad ogni mo- mento, non ricordandosi in un luogo di ciò che ha scritto in un altro, fa in somma come tutti i mentitori che per difendere una prima bugia deb- bono poi dirne cento. Una difficoltà mi rimane, ed è, se veramente la confessione sia nociva alla fede ed ai costumi, come vuole costui. R. La confessione sarebbe nociva alla fede, se la fede fosse quale essa viene intesa dai Prote- stanti i quali insegnano che basta credere, perchè tosto ci si coprano come con un impiastro i no- stri peccati. Non solo è nociva a tal fede la con- fessione ma la distrugge, giacché esige il penti- mento ossia il dolor de’ peccati, e la penitenza o soddisfazione da cui abboriscono i Protestanti che aman troppo la loro carne. Ma pel buon cristiano la confessione è un esercizio di fede saldissima; senza fede un cristiano non s’ indurrebbe mai a manifestare le sue miserie ad un uomo. Che poi la confessione sia nociva ai costumi, questo è un vero paradosso dell’autore del Saggio, Come? Vol- taire voleva che i suoi servitori si confessassero 112 per averli fedeli; molti' altri increduli e non pochi Protestanti hanno ammirata la istituzione della con- fessione appunto per la riforma de’ costumi; gli stessi medici protestanti attestano di aver per espe- rienza provato che quei che si confessano, guari- scono più facilmente, perchè la maggior regolarità dei costumi , e la calma del cuore influiscono sul buon andamento della guarigione; e costui ci vor- rebbe dare ad intendere che la confessione è no- civa ai costumi! Convien pur essere acciecato dalla passione per proferire tali bestialità. D, L’ autore del Saggio però può sapere queste cose meglio che ogni altro; giacché è sacerdote, e fu confessore per tanti anni, e di più parroco alla Maddalena in Roma. Egli protesta che conosce bene Roma; fa un’ apostrofe alle giovanette, ai gio- vanetti, alle donne, perchè dicano se non è vero che a loro è molto nociuta la confessione; attesta che le carceri e le galere sono piene di Cattolici che si confessano; e che è molto minore il nu- mero degli scellerati presso i Protestanti i quali non si confessano; e porta le statistiche per dimo- strare esser peggiori i Cattolici de’ Protestanti pro- prio a cagione della confessione, e mette sott’ oc- chio il paragone tra i costumi degl’ Inglesi prote- stanti e degl’ Irlandesi cattolici. Dopo ciò che vi è a replicare? R. Replico una cosa sola ed è che quanto egli 113 dice * è un tessuto di bugie e di calunnie. Egli dice di conoscer ben Roma: questo può essere, figlio com’ è di mastro Biagio calzolaio del Rione de’ Monti; ma anche Roma conosce ben lui: e lo ha conosciuto come un religioso scandaloso e sco- stumato. Le autorità ecclesiastiche e i suoi supe- riori, dei quali fu la croce, stavan per rimoverlo dall’ uffizio a cagione della sua scostumatezza no- toria, ma ne furono impediti dai tumulti del 46 e del 47. Quanto alla sua apostrofe ai giovani ed alle donne convien proprio dire eh’ egli abbia per- duto il cervello: giacché con questo non fa che accusar sé medesimo di aver forse fatto ciò che sospetta degli altri. Egli dice che i ladri, i carce- rati e i galeotti sono tali perchè si confessano, ed io dico all’ opposto, che questi son tali o perchè non si confessano o perchè si confessali male. E se fosse vero che la confessione fa gli uomini scel- lerati, converrebbe dire che quei che si confessano ogni otto od ogni quindici giorni sono i più scel- lerati del mondo; e pure ognun sa che queste sono le persone più oneste e pie di una popola- zione. Volgetevi voi stesso intorno, e ditemi: quali sono i migliori cristiani che conosciate? non sono forse quelli che frequentano la confessione? Quali sono i più malvagi a voi ben noti? non sono forse quelli, che mai o quasi mai non si accostano alla confessione? Ma una prova senza replica sia lo 8 114 stesso fare dei libertini e degli increduli. Da che cosa abborriscono essi più che dalla confessione? E quando vogliono sedurre qualcuno e trarlo alla loro rete, la prima cosa che fanno non è fórse r impedire che vada a confessarsi? Il dire poi' che i Protestanti sono migliori dei Cattolici è un altro paradosso. Dalle statistiche appunto si ricava tutto il contrario. Consultinsi le statistiche di Berlino, di Londra, di Mancherei’, di Stokolma, di Cri- stiania e di altre città protestanti, e si vedrà, pa- ragonandole colle statistiche delle città cattoliche, ove trovisi maggiore ò minore scostumatezza. I fatti son chiari e non si possono distruggere. Il dire poi che gl’ Irlandesi cattolici sono peggiori degl’ In- glesi protestanti è una solenne bugia del nostro apostata protestante, qualor egli non si voglia scu- sare colla ignoranza di cui è ben fornito. Le sta- tistiche, di cui qui parlo, sono da me riportate nell’ opera II Protestantesimo e la regola ‘ di fede. Esse sono tratte da documenti officiali, ed ognuno potrà riscontrarle quando vori:à. D. Mi rimane un solo scrupolo ed è, se sia vero che sotto la disciplina della confessione sia impossibile ogni progresso civile? R. Conviene prima di tutto determinar ben bene che cosa intenda 1’ apostata per progresso civile. Se per progresso civile intende la moralità, r onestà, 1’ ordine, 1’ ubbidienza, il rispetto ai 115 superiori e magistrati, è evidente, che la disciplina della confessione non solo è compossibile col pro- gresso civile, ma che anzi lo promove gagliarda- mente. Infatti è impossibile che chi si confessa bene e spesso non sia buon cristiano, e però probo, onesto, fedele, ubbidiente e docile cittadino. Che se per progresso civile egli intende, come par che intenda, la libertà illimitata o la licenza di far di ogni erba un fascio, è altresì evidente che un colai progresso è inconciliabile colla disciplina della con- fessione. E questa è la ragione per cui tutti i liber- tini, framassoni, increduli, in una parola i seguaci e i fautori del puro vangelo odiano la confessione a morte, e le fanno una guerra spietata e irrecon- ciliabile. Egli poi si mostra irato contro i Romani pontefici perchè hanno condannate senza cono- scerle, com’ egli dice, le sette massoniche le quali ognun sa di qual farina sian composte. Come si danno delle affinità chimiche tra i diversi corpi, cosi si danno delle affinità morali tra le persone di alcune classi. I sognaci e i fautori del puro van- gelo quelli specialmente che sono apostati, igno- ranti e viziosi come il nosli'o eroe sentono una propensione mirabile pei socialisti, comunisti, fra- massoni: e perciò si sostengono gli uni cogli altri e si difendono scambievolmente. Del resto ditemi voi medesimo: è egli possibile che tanti venerandi sacerdoti e religiosi che si trovano in Roma ed 116 in tutto r orbe cattolico, che tanti santi vescovi che reggon la Chiesa in mezzo a mille croci, per- secuzioni e travagli di ogni sorte, è egli possibile, dico, che sian tutti di sì perduta coscienza da so- stenere e difendere la confessione se essa fosse veramente un’ impostura ed una cosa contraria al vangelo ed al buon costume, sapendo di dover ren- dere a Dio tra poco uno strettissimo conto di sè e delle anime a loro affidate? Dunque un san Fran- cesco di Sales, un san Carlo Borromeo, un san Filippo Neri, un beato Leonardo da Porto Mauri- zio, un san Francesco Saverio, un beato Paolo d’ Arezzo, un santo Alfonso de’ Liguori e tanti altri santi che hanno esercitato in tutta lor vita il ministero della confessione, saranno stati tanti malvagi fomentatori di ogni iniquità? Che se vi è stato 0 vi è qualche confessore di perduta co- scienza che abbia abusato od abusi della confes- sione, come dee aver fatto il nostro apostata, tanto peggio per essi; per questo vi sono tante costitu- zioni de’ Romani pontefici, per questo appunto vi è il tribunale della inquisizione. Ad ogni modo non debbon confondersi que’ tanti piissimi sacer- doti e confessori zelanti con cotesti mostri che sono appunto quelli che si fanno poi Protestanti e ministri dei Barbetti, come ora è il De Sanctis. D. Basta, basta: non voglio sentir altro. Que- sto solo pensiero mi fa .rabbrividire dall’ orrore. 117 Condannar milioni di sacerdoti sparsi per tutto il mondo che si affaticano con tanto impegno per salvar anime e per far da padre, da amico, da con- solatore, da rifugio a tanti che in essi spandono il loro cuore per averne pace e conforto! Condan- nare milioni e milioni di fedeli e tanti santi che han frecjuentata e frequentano la confessione per sostenersi contro la propria debolezza, per esser fedeli a Dio! E tutti questi essere condannati da un frate sfratato, da un prete ammogliato, da un parroco fattosi Barbetto e ministro dei Barbetti! Tutto ciò mi fa orrore, e mi fa esclamare: Come cadesti^ anzi precipitasti dal cielo, o Lucifero \ E penso ancora a quel terribil conto, che òsso dovrà dare a Dio dopo pochi giorni di vita me- nata nell’ angustia e nel rimorso ! Tuttavia vorrei ancor sapere, come costui possa ancor gloriarsi del nome infamante di apostata^ che gli danno i Cattolici; e confrontare sè con san Paolo chiamato apostata dai Farisei per essersi fatto cristiano? R. Costui si scusa appunto come fece un altro Protestante, il quale fu una volta rimproverato del seguire le dottrine di Calvino uomo stimmatizzato, cioè bollato col ferro rovente per alcune sue in- famie pubbliche. Sapete voi che cosa rispose quel Protestante? Rispose che se Calvino era stimma- lizzato^ anche san Paolo lo era stato, scrivendo quest’ apostolo di sè medesimo cJC egli portava ìiel I 118 suo corpo le stimmate di Gesii Cristo. Simile è la risposta dell’ apostata autore del Saggio dommatico. Prova di più che tutti gli eretici si somigliano. lezione: Xlll. DELLA MESSA E DEL PURGATORIO. D. Si dice che la messa è la rinnova zione del sacrifizio offerto da Gesù Cristo sulla cruce. Rin- novazione che si fa sui nostri altari per mezzo delle parole della consacrazione proferite dal sa- cerdote sul pane e sul vino. Ma prima di tutto come si può rinnovare un sacrifizio offerto una volta sola da Gesù Cristo? R. Si può benissimo rinnovare la obblazione di quel medesimo sacrifizio che Gesù Cristo offrì una sola volta sulla croce ; si rinnova però in modo diverso. Il sacrifizio sulla croce fu offerto col reale spargimento del sangue e colla morte della vittima, come avviene in ogni sacrifizio cruento o di sangue; la rinnovazione sull’ altare si offre in modo mistico o incruento^ ossia senza spargimento di sangue e senza morte reale della vittima. D. Se non parlate più chiaro non vi capisco; questa obblazione, che voi dite farsi sull’ altare del sacrifizio offerto da Gesù Cristo sulla croce, è ella sì, 0 no lo stesso sacrifizio della croce? 119 R. Cerlamente che è lo stesso; perchè è la stessa vittima che si offerisce : cioè Gesù Cristo stesso realmente presente sul nostro altare. Il sa- cerdote che r offre è lo stesso, cioè il Signor Gesù Cristo in cui nome parla il sacerdote che consa- cra. Ma il modo con cui si fa questa obblazione sull’ altare è diverso da quello con cui fu fatta sulla croce, perchè allora Gesù Cristo era mortale, e però fu veramente ucciso e immolato; ora Gesù Cristo è impassibile e immortale, e però non può più essere veramente ucciso, ma solo misticamente immolato. D. Comincio a capir qualche cosa: ma non an- cora abbastanza. Che intendete per quella parola misticamente? R, Intendo significare che non potendo più nostro Signore essere adesso immolato od ucciso, perchè dopo la sua risurrezione è glorioso ed im- passibile; egli può nondimeno essere ucciso ed im- molato misticamente. Il che significa che la morte di Gesù Cristo ossia la separazione del suo sangue dal suo corpo può essere rappresentata e signifi- cata dalla distinta consecrazione che si fa del pane e del vino. Ed invero le parole proferite dal sa- cerdote tanto fanno quanto significano; ma le pa- role che proferisce il ministro di Gesù Cristo e a nome di lui sul pane sono: Questo è il mio corpo., e quelle che proferisce sul vino sono: Questo è il 120 mio sangue. Dunque in virtù e in forza delle pa- role il pane si converte nel solo corpo di nostro Signore, e il vino si converte nel solo sangue: sebbene poi in realtà per la condizione in cui è ora Gesù Cristo, insieme col corpo vi è ancora il sangue e l’ anima e la divinità, e col sangue il corpo, r anima e la divinità. Il che accade, come dicesi, per concomitanza ossia per accompagna- mento necessario, non potendo 1’ uno essere senza deir altro ; ed anzi la divinità vi è in forza della unione ipostatica ossia personale del Verbo colla natura umana. Or bene; questa separazione che ha luogo solo nei due simboli del pane e del vino e non nella vittima, è quella che si chiama im- molazione mistica 0 morte mistica. D. Di grazia, come può aversi vero sacrifizio, senza immolazione vera e reale? E come può quella immolazione mistica, di cui mi avete parlato, costi- tuire un medesimo sacrifizio con quello della croce? R. A togliere la vostra difficoltà basta lo sta- bilire bene che cosa s’ intenda per sacrifizio vero. Se s’ intende un sacrifizio assoluto che consista nella reale immolazione, questo non si ha sull’ al- tare, perchè sull’ altare Gesù Cristo non è ucciso. Se poi s’ intenda per sacrifizio vero un sacrifizio relativo e commemorativo., questo si può benissimo avere e si ha di fatto senza reale immolazione, ma colla sola immolazione mistica, cioè colla 121 consecrazione separata prima del corpo e poi del sangue di Gesù Cristo. Il che significa e comme- mora la reale separazione del corpo e del sangue fatta in sulla croce. Questo è il sacrifizio, che si offre nella messa. In essa Gesù Cristo è realmente presente ed è posto in istato di vittima sotto i due distinti simboli del pane e del vino, i quali rappresentano la separazione del corpo e del san- gue del divin Redentore immolato sulla croce. Nulla dunque vi manca alla ragione di vero e reale sacrifizio. Infatti osservate che nel sacrifizio due sono le parti essenziali, T immolazione e la obhla- zione; ed amendue concorrono all’ azione dello stesso sacrifizio ; di qui comprenderete come il sacrifizio della croce e quello della messa costitui- scono un solo e medesimo sacrifizio. Giacché nella messa si continua dallo stesso Gesù Cristo 1’ ob- l)lazione della immolazione che egli ha fatta sulla croce di sé stesso. Tanto è vero poi che il sacri- fizio della croce e della messa sono un solo e medesimo sacrifizio, che se quell’ obblazione che si fa sull’ altare non avesse intima e necessaria relazione colla immolazione reale di Gesù Cristo sulla croce, non avrebbe più ragione di sacrifizio. D. Prima di andare più innanzi, desidererei sapere se potreste colla Bibbia dichiarare e con- fermare quanto mi avete esposto. R. Vi appago volentieri. Voi non ignorerete che 122 nell’ antica legge si doveva offerire ima volta l’anno dal sommo sacerdote un sacrifizio solenne per la espiazione dei peccati di tutto il popolo, figura del sacrifizio che doveva offerirsi di sè stesso da Gesù Cristo. Or bene in questo sacrifizio solenne il sommo sacerdote immolava la vittima fuori del \ santuario, poi col sangue della vittima immolata entrava nel santuario medesimo, e aspergendolo col sangue della vittima uccisa ne faceva la obbla- zione a Dio. Eccovi in questo sacrifizio le due parti essenziali, cioè la immolazione e la obbla- zione. Nulla poi monta alla verità del sacrifizio, che la obblazione preceda o accompagni o seguiti la immolazione della vittima. D. Or fatemene 1’ applicazione al caso nostro. R. Eccola: Gesù Cristo venendo al mondo de- stinato vittima pei nostri peccati da immolarsi sulla croce, nell’istante stesso di sua incarnazione, come dice r apostolo, fece 1’ offerta di sè all’ eterno suo divin Padre; nella celebrazione della cena rinnovò questa offerta poco innanzi alla sua immolazione: salito al cielo continua a rinnovare questa obbla- zione di sè col mostrare le sue ferite al suo divin Padre, interpellando per noi, e seguita a rinnovare questa stessa obblazione della sua immolazione sulla terra pel ministero de’ suoi sacerdoti, inter- pellando il divin Padre per noi sui nostri altari. D. Confesso che è veramente grandiosa questa 123 idea del sacrifizio della messa. Tutto sta che se ne possa provare la verità colla Bibbia, perchè se ai seguaci del puro vangelo, ossia agli eretici pro- testanti non si prova ogni cosa colla Bibbia non sr conchiudé nulla. R. Io non intendo qui di convincere cotesti seguaci del puro vangelo ; chè sarebbe tempo spre- cato. Il difetto sta nella volontà, e nel cuore. Cer- cate di provare colla sola Bibbia la divinità di Gesù Cristo ai Sociniani e ai Razionalisti ; non riu- scirete a convincerli in eterno. E pure i Prote- stanti detti ortodossi ( che sono del resto molto pochi ) trovalo tutto ciò nella Bibbia. Ora a questi stessi cosi detti ortodossi cercate di provar colla Bibbia la verità del sacrifizio, che ^oro non va a verso, non vi riuscirete meglio di quello che essi riescano coi Sociniani e coi Razionalisti. Il fatto però è che la verità del sacrifizio della messa si prova colla Bibbia ad evidenza. Giacché se il sa- crifizio della messa consiste nella mistica separa- zione del corpo e del sangue di nostro Signore; se Gesù Cristo si trova in istato di vittima real- mente presente sui nostri altari, come si trovò nella cena ; è .evidente che ammessa una volta la reai presenza di Gesù Cristo in quei simboli fra sè distinti, ed ordinati a rappresentar la morte di lui sulla croce, non si può più negare, che nella istituzione della eucaristia, la quale trovasi 124 nella Bibbia, non si debba riconoscere la verità del sacrifizio anche sui nostri altari; avendo detto espressamente il Signor nostro ai suoi discepoli: Fate questo in mia commemorazione. • D. Gesù Cristo nella istituzione della cena o deir eucaristia ha almeno proferite parole, che in- dicassero questa sua intenzione di offerire un sa- crifizio ? R. Senza dubbio; infatti dopo di aver conse- crato il pane e convertitolo nel suo corpo, dandolo ài suoi apostoli Gesù Cristo disse: Questo è il corpo mio che si dà per voi, o come dice il testo greco, questo è il corpo mio che si frange o frangerà per voi nella passione. Parimenti, consecrato il vino e convertitolo nel suo sangue, disse: Questo è il san* gue mio del nuovo Testamento, che per voi per molti si sparge o si spargerà in remissione de^ pec- cati. Ora queste parole della consecrazione del ca- lice, come osserva un dotto Protestante, oltre che mostrano il sangue del Salvatore realmente pre- sente nella cena , sono sagrificiali o federali , e alludono alle parole pronunziate da Mosè allorché col sangue delle vittime immolate asperse il libro della legge e il popolo per ratificare solennemente il patto tra Dio e il popolo israelitico nel deserto. Mostrano per conseguente che Gesù Cristo nella cena ha offerto un vero sacrifizio. Ma se Gesù Cristo nella cena fece un vero sacrifizio, dunque ^ 125 anche sui nostri altari si fa il vero sacrifizio: giac- ché i sacerdoti all’ altare fanno precisamente quello che fece Gesù Cristo nell’ ultima cena, secondo quelle parole: Fate questo in mia commemorazione. Potrei confermar tutto ciò con altri testi della Bibbia, e specialmente con ciò che dice san Paolo, e colla profezia^ di Malachia la quale predice che ai sacrifizi antichi verrà sostituito un sacrifizio nuovo, che si offerirà dall’ oriente all’ occidente ossia in tutto il mondo e col quale Dio sarà ono- rato presso tutte le genti. Il che non si verifica se non che nel solo sacrifizio eucaristico. Potrei di più confermarlo colla dottrina universale di tutta la Chiesa e di tutti i secoli, anche per confessione di non pochi tra Protestanti. Ma ciò non è neces- sario, convenendo tutti perfino i Razionalisti, che nell’ azione della cena si rappresenta la morte cruenta del divin Salvatore colla distinzione de’ simboli. Ora ciò solo ( secondo il detto da noi qui sopra) basta per provare la verità del nostro . sacrifizio, ammessa una volta la reai presenza della vittima. D. Mi avete convinto, e ben conosco quanto sian sode le prove delle verità cattoliche. Ho però inteso dire che la messa è ingiuriosa al sacrifizio della croce, quasi che questo non bastasse alla remissione de’ nostri peccati ed avesse bisogno di un supplemento. Il che è contrario a quello che 126 insegna Y apostolo, allorché dice che Gesù Cristo con un sacrifizio solo ha consumato in eterno i santificati, e che dove ha avuto luogo la remis- sione non ci è piii bisogno d' offerire a Dio ostie 0 vittime pei peccati. Aggiunge ancora san Paolo che nel nuovo Testamento non ci sono più sacer- doti che succedano a Gesù Cristo. Nell’ antica legge 1 sacerdoti si succedevano gli uni agli altri perchè morivano, ma Gesù Cristo non muore ed è sacer- dote in eterno. Come si combinano queste cose? R. Si combinano a maraviglia, purché non si confondano le cose, come le confondono cotesti seguaci del puro vangelo^ i quali, come gli Ebrei, hai! perduta la chiave della intelligenza della Bib- bia che pure han sempre in bocca e tra le mani senza capirla. Non bisógna dunque confondere il sacrifizio meritorio di espiazione e redenzione col sacrifizio di applicazione. Il sacrifizio di espiazione e redenzione fu un solo, cioè quello della croce, e di esso parla 1’ apostolo. Ma questo si moltiplica sino alla fine del mondo per applicare a ciascuno in particolare il frutto di quell’ unico sacrifizio. Non negano gli stessi Protestanti, che per mezzo del battesimo e per mezzo della cena ci s’ impu- tino ( come dicono essi ) i meriti di Gesù Cristo mediante la fede, o (come diciam noi) ci si ap- plichino i meriti del Salvatore: pure e noi ed essi confessiamo che Gesù Cristo ci meritò* col sacrifizio 127 della croce il perdono di lutti i nostri peccati. Dun- que siccome non sono ingiuriosi al sacrifizio della croce il battesimo, e la cena ossia la eucaristia; cosi non è ingiurioso al sacrificio della croce il sacrifizio che si offre sui nostri altari. Non basta che una fontana butti continuamente 1’ acqua ; ma se* vogliamo che quest’ acqua serva ai nostri usi conviene che l’ andiamo ad attingere per mezzo di secchie od altri istromenti a ciò adattati. Or quest’ istrumenti atti ad attingere la grazia dalle fonti del Salvatore sono i sacramenti, ed il sacri- fizio della messa. Quelli poi che celebrano la santa messa non sono sacerdoti strettamente detti, ma ministri dell’ unico sacerdote che e Gesù Cristo. I preti servono a Gesù Cristo, che è il vero sa- cerdote, per celebrare questo mistero di amore, fonte inesauribile di grazie. Si chiamano però an- cor essi sacerdoti in un senso vero ma più largo. D. Chi dunque ha potuto suggerire a Lutero r abolizione della messa privata, con cui Dio si onora, si placa, si ringrazia e si ottengono da lui laute grazie e specialmente il dolore necessario perché i peccati ci siano rimessi nel sacramento di penitenza? R. Il diavolo fu quegli che suggerì a Lutero di abolire la messa. Nemico giurato com’ è di Dio e degli uomini, invidioso dell’ onore che col sacri- fizio dei nostri altari si rende a Dio, e dei beni 128 innumerevoli che a noi ne provengono, il diavolo suggerì a Lutero ( com’ egli stesso ci raccontò e niun de’ Protestanti il può negare), che bisognava abolire la messa. Lutero poi che negava credenza alla Chiesa, credette al diavolo; e di qui è, che tutti i Protestanti che negano la messa, sono pro- prio discepoli del diavolo nello stretto senso e rigor del termine. Che vitupero pei Protestanti! D. Adesso capisco perchè il De Sanctis dice di volere anche scrivere contro la messa che Dio sa come celebrata per tanti anni! La sola cosa in cui mi pare che la Chiesa cattolica s’ abbia torto si è nel far celebrar la messa in lingua la- tina, che il popolo non intende. Il popolo non può cosi ricavare il frutto che vorrebbe coll’ unire la sua preghiera a quella del sacerdote celebrante. *R. Ben si vede che voi siete un di que’ molti, che guardano le cose nella sola superfìcie. Prima di tutto vorrei che osservaste come la Chiesa da principio, quando introdusse la sua liturgia fin da’ tempi apostolici, la introdusse nella lingua propria di que’ popoli presso i quali era stata seminata la fede; cioè in lingua greca presso i Greci, in lingua latina presso i Piomani e cosi andate discorrendo. Così nel corso de’ secoli, a mano a mano che si piantò il vangelo presso le altre nazioni Sira, Egi- ziana, Armena, Persiana, Arabica ec., la liturgia venne stabilita in ciascuna di queste lingue. Perfìn ‘ 129 nel medio evo venne stabilita la liturgia in lingua Slava per quelle nazioni alle quali era comune questa lingua. Fissatti però una volta quella tal lingua per la liturgia, la Chiesa la conservò sempre senza mai mutarla. I popoli coll’ andar de’ secoli mutarono linguaggio, ma la Chiesa non mai mutò: ed ecco come non solo nella chiesa occidentale, ma eziandio nelle chiese orientali la lingua della liturgia divenne in qualche modo ignota al popolo; il che non accadde per cagion della Chiesa ma dei popoli. D. Molto bene; ma perchè la Chiesa non si adattò poi alla mutazione del linguaggio? R. Per molte e gravi ragioni. La prima si è perchè una lingua morta non è più soggetta a cambiamenti, ed i termini non sono più soggetti ad alterazione, e servono anzi per provare qual fosse la verità dell’ antica fede. Le lingue viventi invece sono soggette a mutazioni continue, e con- verrebbe di tanto in tanto rinnovare le liturgie con immenso incommodo, e non senza pericolo dell’ alterazione della fede. Secondariamente perchè non basterebbe il tradurre la messa nella lingua di una nazione, ma converrebbe tradurla nei pres- soché innumerevoli dialetti di ciascun paese; giac- ché i contadini e la plebe non intendono la lingua madre: e ciò sarebbe un altro inconveniente. In terzo luogo perchè la unità della lingua serve anche 9 130 maravigliosamente alla imita della fede, e alla co- municazione scambievole de’ pastori in una lingua comune. In quarto luogo perchè nella liturgia vi sono molti trattati del vecchio e del nuovo Testa- mento; e se le liturgie si dovessero tradurre così spesso in tante lingue e dialetti converrebbe anche ad ogni momento cambiar la traduzione della Scrit- tura Santa con pericolo d’ innovazioni. Finalmente perchè alla divozione del popolo si è provveduto presso tutte le nazioni con libri volgari ne’ quali si trova la traduzione e spiegazione della messa e delle preci liturgiche. D. Or vedo che non avete tutto il torto. Dico tutto il torto, perchè sempre sarà vero che san Paolo vi è contrario. Egli scrive infatti che se nelle adunanze cristiane si parla in una lingua pellegrina o straniera, chi è idiota non potrà ri- spondere Amen alla benedizione perchè non sa ciò che si dice. R. Questo è un argomento vecchio, che a dritto ed a rovescio viene obbiettato da tutti i Protestanti 0 seguaci del puro vangelo, e perfìn dagl’ incre- duli che non credono alle Scritture. Sappiate però che quel testo di san Paolo non ha nulla che fare colla nostra quistione. Infatti 1’ apostolo non parla colà della liturgia o celebrazione de’ sacri misteri, ma solo delle adunanze cristiane. In esse vi erano parecchi che ( come accadeva in quei primi tempi ) 131 avevano il dono delle lingue, e ne abusavano per certa vanità e senza frutto. Perciò l’apostolo dà la regola secondo cui dovevano usarne, e dice che non parlino in lingua pellegrina senza motivo. La lingua latina poi non è tanto ignota, che possa dirsi pellegrina. Ad essa è assuefatto il popolo fin dalla sua fanciullezza; si sentono spesso nelle pre- diche recare testi latini senza che ninno si mara- vigli; molti nella prima età studiano i rudimenti di questa lingua; e infine ne sentono la spiega- zione dai loro sacri pastori. Le stesse cerimonie del sacerdote parlano ai sensi, e tutti i fedeli si uniscono così al sacerdote con ispirito di divozione e di pietà. Affinchè poi non crediate sulla mia pa- rola intorno al vero senso delle parole di san Paolo da voi citate, non vi addurrò 1’ autorità degl’ inter- preti cattolici, ma dei Protestanti stessi raziona- listi tra i quali, oltre ai critici sacri, mi basta nominare il Bardilio, lo Storno, il Doerdelein e il Rosenmuller. D. Ma ditemi; non è la messa pei preti un mercato e una bottega? R. Convien che vi spieghiate più chiaramente, se volete che v’ intenda. D. Possibile che voi solo non sappiate quello che tutto il mondo sà? Chi non sa che i preti si fanno pagar le messe che dicono, e trafficano il sangue di Gesù Cristo sotto il pretesto di liberar i32 le anime del purgatorio? I papi stessi secondano la costoro avarizia col dichiarare alcuni altari pri- vilegiati ai quali, se vi si dice la messa, si con- cede lo stravagante privilegio di liberare un’ anima dal purgatorio con una messa sola. Questi due articoli della messa e del purgatorio formano ve- ramente il botteghino de’ preti, i quali s’ingras- sano alle spese de’ semplicioni che se la lasciano dare ad intendere. R. Pigliamo le cose 1’ una dopo 1’ altra. E per cominciar dalla prima, io non ho mai inteso dire che le messe si paghino, ma solo che si danno elemosine per la celebrazione delle messe. Ora una tale elemosina è diretta all’ onesto sostenta- mento del sacerdote, il quale oltre all’ anima ha anche il corpo. Da chi pertanto riceveranno i sa- xerdoti il necessario per vivere, se non dalle lar- gizioni e obblazioni de’ fedeli al vantaggio de’ quali si adoperano? l’apostolo ha pur detto, che chi serve air altare vive delV altare. Dio stesso nell’ antica legge ha provveduto al sostentamento de’ sacerdoti e de’ leviti coll’ assegnar loro le decime e la con- veniente porzione de’ buoi, de’ vitelli e degli altri animali che si offerivano a Dio in sacrifizio, Nella nuova legge, essendo cessati i sacrifizi carnali colla sostituzione del sacrifizio eucaristico, i primitivi fedeli offerivano ai sacerdoti pane, vino, farina e altri generi i quali servivano ad uso del sacrifizio 133 e al sostentamento de’ preti. Col tempo poi, in- • vece di recar questi doni nella propria specie, cominciarono a dare elemosine in danaro per lo stesso fine. Tal è la origine delle elemosine per le messe. D. La cosa mi par ragionevole, perché i sa- cerdoti hanno pure aneli’ essi da vivere; ma io riprendo 1’ avidità, il traffico, 1’ abuso di queste limosine. R. L’avidità, il traffico e l’ abuso, se ve ne ha, il detesto anch’io al par di voi e più di voi. I sommi pontefici si sono sempre adoperati con ogni più efficace mezzo ad impedirli. Che se ce ne rimanesse ancora qualcuno, vorreste voi per questo condannare la cosa in sé? Non bisogna mai per alcuni pochi abusi esagerati dalla malignità abolire quello che è per sé giusto e doveroso per legge divina e naturale, com’ è il sostentamento del clero che è consecrato al bene spirituale de’ fedeli. D. Questo lo intendo, e lo veggo ragionevole; anche i ministrelli de’ Protestanti son mantenuti dalle loro sette, si fanno pagare le loro funzioni e in alcuni luoghi perfino 1’ assistenza ai moribondi e le prediche. Ma per coprir di vergogna questi ipocriti ministri del puro vangelo, i quali rimpro- verano ai preti cattolici la limosina di pochi soldi per una messa, convien sapere eh’ essi hanno nell’ Inghilterra il modesto trattamento di otto milioni 134 di lire sterline ossia di ducente milioni di franchi ed altri jnccoli incerti; e pure poco o niente si occupano della istruzione de’ loro sudditi, che vi- vono immersi ne’ vizi e nella più deplorabile igno- ranza, fino a non saper parecchi di essi chi gli abbia creati, chi sia Gesù Cristo e quanti Dei vi sieno. Ma che risponderete a quel che vi ho detto di quelle messe celebrate ad un aitar privilegiato colle quali si pretende liberare un’ anima dal pur- gatorio? Non è questa una superstizione ed un error massiccio?* R. E una superstizione ed un error massiccio per chi non piglia le cose pel loro verso. Che fanno i Romani pontefici quando dichiarano che un altare è privilegiato, in guisa che con una sola messa si può liberare un’anima dal purgatorio? Non fanno altro che dare una indulgenza plenaria applicabile ad una particolar anima del purgatorio; applicano cioè i meriti di Gesù Cristo, per quanto è necessario ad iscontare la pena ancor dovuta alle colpe passate di quell’ anima. Questa condonazione poi, che si dà per modo di suffragio, Dio può ac- cettarla 0 non accettarla; può accettarla in parte o in tutto secondo la disposizione in cui si trovò queir anima al dipartirsi da questo mondo; può an- che accettarla per altre anime come a lui piace, non avendo di tale accettazione fatta alcuna promessa. E sebbene, a cose eguali, la condonazione giovi 135 più air anima per cui si offre la messa che ad altre, non di meno la cosa è incerta; ed il tutto dipende dalla sapienza, bontà e giustizia di Dio. Ecco come deve intendersi e s’ intende di fatto dai fedeli questo altare privilegiato. D. Così va bene! Posto che il papa abbia avuto da Gesù Cristo la facoltà di concedere le indul- genze, il che si ricava dalla Bibbia e dall’ uso co- stante e universale di tutta la Chiesa, non veggo ripugnanza alcuna, che il papa possa dal tesoro de’ meriti di Gesù Cristo ( a lui nella sua pienezza affidato dallo stesso divin Redentore nel dargli il poter delle chiavi del regno de’ cieli ) offerire a Dio per modo di supplica quanto è necessario a scontare i debiti d’ ùn anima nel purgatorio. Vorrei piuttosto sapere se esista questo purgatorio, e se si provi colla Bibbia. R. Guai a noi se non esistesse il purgatorio! Come si potrebbero altrimenti scontare tanti pec- cati veniali nei quali cadiamo con tanta facilità? E pure è certo, come dice la Bibbia, che niente di macchiato entra in paradiso. Come si potreb- bero scontare le pene gravissime dovute ai nostri peccati? Questi ci sono rimessi in quanto al reato dh colpa nel sacramento di penitenza ; ma ci ri- mane però a scontare il reato di pena temporale. Queste pene bisogna scontarle o in questa o nell’ altra vita. Quasi sempre accade che non possiamo 136 0 non vogliamo scontarle in questa vita, perchè non abbiam fatta sufficiente penitenza, o perchè tolti di vita all’ improvviso non abbiamo avuto tempo di farla, o perchè ci siam convertiti nell’ ultimo momento della vita. Anche questa è una macchia, e con macchie non si entra in paradiso. Dunque 0 conviene disperare in questi casi della nostra salute, 0 conviene ammettere un luogo di espia- zione, in cui si possano pagare questi debiti e togliere queste macchie. Questo luogo è appunto quel che si chiama purgatorio, ove le anime si purgano e si fanno così degne di comparire pre- ziosissime davanti a Dio che è santità per essenza. Dio potrebbe perdonarci queste pene colle colpe; ma non ha voluto. E se non ha voluto, 1’ ha fatto per buone ragioni: e non saranno certamente i Protestanti quelli che faranno mutare a Dio la sua volontà. Nostro Signore ci ha inculcata la neces- sità di patire e di espiare i nostri peccati. Se non farete penitenza, disse egli, tutti perirete. D, Ottimamente; ma non mi avete però ancora provata questa verità colla Bibbia. R. Eccomi ad appagarvi. Leggesi nel secondo libro de’ Maccabei che il prode • Giuda fece una colletta ossia raccolta di elemosine la quale egli mandò a Gerusalemme affinchè si offerissero nel tempio sacrifizi per la espiazione di quelli che eran caduti nella battaglia di Giamnia, e si aggiunge 137 dal divino scrittore: Egli è adunque un santo e salutevole pensiero il pì^egar pei morti affinchè siano prosciolti da peccati. Ed eccovi in questo tratto biblico il domina aperto della esistenza del purgatorio: poiché da esso abbiamo l.° che si of- ferirono sacrifizi per la espiazione de’ peccati dei defunti; 2.^* che questa espiazione è stata fatta per quelli che passarono all’ altra vita in istato di gra- zia, 0 , come dice il sacro testo, con pietà; 3.° e per conseguente non per quelli che già fossero in paradiso, poiché questi non han più d’ uopo di espiazione, tanto più che prima della venuta del Salvatore non venivano ammesse le anime alla Vi- sion beatifica; né per quelli che già fossero nell’ inferno, perché pei dannati non vi ha espiazione. Rimane adunque che si offerissero quei sacrifizi e quelle orazioni in suffragio delle anime del pur- gatorio. D. Scusate : ma io ho inteso a dire che i Pro- testanti non ammettono come divini i libri dei Maccabei, R. Se i Protestanti sono sciocchi, che ci ho a fare io? Da chi si deve ricevere il canone dei sacri libri, se non se dall' autorità della Chiesa? La Chiesa ha questi libri per divini. A chi dunque si dovrà credere? Alla Chiesa depositaria e testi- mone della rivelazione, o a questi ribelli nati da ieri? Essi fanno quello che han sempre fatto gli 138 eretici di ogni tempo. Se possono storcere con qualche apparenza i testi della Scrittura in loro favore, li obbiettano ai Cattolici; se poi non pos- sono storcerli e guastarli, allora rigettano que’ libri che lor sono apertamente contrari. Cosi han fatto gli antichi Gnostici, così i Manichei, e cosi gli altri tutti fino ai Barbetti ed ai Protestanti più recenti. Del resto leggesi anche nel santo , vangelo che il divin Salvatore parlò di alcuni peccati che non si rimettono nè in questo nè nell’ altro mondo ; dal che si ricava che dunque vi sono alcuni pec- cati che si rimettono nel mondo di là. Ma nel mondo di là non si rimettono peccati mortali quanto alla colpa; dunque si rimettono in quanto alla pena; ed eccoci di nuovo al purgatorio. E, per lasciare altre simili testimonianze, la sola pratica della Chiesa di offerire sacrifizi pei defunti (pra- tica antichissima della quale già parlava Tertul- liano fin dal secondo secolo come di cosa univer- salmente ricevuta) basterebbe per convincerci di questa verità. Ed è veramente cosa strana che gli eretici nati ieri abbiano il caraggio di negare una verità che ha un così solido fondamento nella Bib- bia, che è riconosciuta e praticata da tutta V anti- chità cristiana, che eccita i fedeli a mostrare la loro riconoscenza e gratitudine verso i loro amici e congiunti trapassati, e rafforza il domma della immortalità dell’ anima. Del resto la messa è bensì I 139 uno de’ principali mezzi per suffragar le anime che sono nel purgatorio: ma non è il solo; inse- gnando la Chiesa che si possono suffragare ancora colle limosine, coi digiuni e colle altre opere buone fatte in grazia di Dio. LEZIOME XIV. DEL CULTO DE' SANTI E DELLA LORO INVOCAZIONE. D. Donde avviene che tutti gli eretici e spe- cialmente i Protestanti sieno così avversi alla beata Vergine ed ai santi, che non voglion sapere nè di onorarli nè d’ invocarli? R. La cosa è chiara per più ragioni. Primie- ramente chi non ama il figliuolo, e non 1’ onora come si conviene, non può amare ed onorare la madre; e chi non vuol bene al padrone non può amare e onorare i suoi servi. La seconda ragione si è, che i Protestanti non appartengono alla stessa comunione a cui appartengono la beata Vergine ed i santi. Questi furono tutti figli ubbidienti ed ossequiosi della Chiesa, e invece gli eretici e i Protestanti sono ribelli alla Chiesa, e le fanno una guerra a morte. La terza è, perchè la vita de’ santi, e la pratica delle loro virtù formano un contrasto troppo forte colla vita e coi costumi degli eretici. La quarta ragione si è, perchè par proprio che i Protestanti sappiano e prevedano 140 che dovranno essere per tutta V intiera eternità separati dai santi, i quali formeranno 1’ oggetto del loro odio e della loro invidia per tutti i se- coli. La quinta è, che siccome questi tali odiano e perseguitano i santi viventi e che vanno per la via del cielo, cosi perseguitano anche i santi morti che già regnano con Gesù Cristo in cielo. Questi eretici poi anche nell’ odio alla Vergine ed ai santi sono d’ accordo coi mondani, cogli increduli e coi libertini, i quali sono nemici giurati tanto de’ santi viventi quanto dei santi defonti. Infatti nella Bibbia si trova scritto: che il peccatore vede il giusto e . cerca di mortificarlo e che digrigna coi denti con- tro di lui, D. Queste vostre ragioni non mi dispiacciono, anzi le trovo giuste: ma i Protestanti assegnano cagioni al tutto diverse del loro odio alla Vergine ed ai santi. jR. E quali sarebbero? D, Comincierò dalla prima; essi dicono di non onorare i santi per riserbare tutto 1’ onore a Dio solo, ed al solo Gesù Cristo. Perciò accusano i Cattolici di turpe idolatria, e di dividere l’ onor di Dio coir onor della Vergine e de’ santi. R. Oh vedete che tenerezza ! Dunque secondo costoro per onorare il figlio bisogna disprezzare la madre; per onorare il re bisogna maltrattare i ministri; per rendere ossequio al padrone bisogna 141 oltraggiare i servi ! Questa è uua teoria vera- mente singolare. Io ho sempre inteso a dire tutto il contrario, cioè che è mezzo opportunissimo a dimostrare il pregio e la stima in cui si tiene il tìglio, l’onorar la madre: e che per dimostrare il conto in cui si tiene il principe o il padrone conviene onorarne i ministri e i dipendenti; e cosi veggo che si regolano nella vita pubblica e sociale gli stessi Protestanti. Solo con Dio e col suo divin figliuolo Gesù Cristo tengono una via contraria. Ma Dio li pimi ben bene: giacché una gran parte de’ Protestanti cadde nella negazione di Dio, nella ne- gazione della divinità di Gesù Cristo e perfino nella negazione della esistenza storica del divin Reden- tore. Come poi dovrà dirsi idolatrico 1’ onore che i Cattolici rendono ai santi e alla Vergine beatis- sima, mentre glielo danno come ad amici di Dio, a servi di Dio, a creature di Dio, beneficate e onorate da Dio? Vedete dunque che questa prima ragione non vale niente. Ne hanno essi qualche altra ? ' D. Una seconda ragione la tolgono dalla Bibbia nella quale, com’ essi dicono, non si trova traccia di questo culto; e siccome non si deve credere nulla che non trovisi nella Bibbia, di qui conchiu- dono non doversi credere al culto de’ santi. R. Se i Protestanti non vogliono riconoscere altra parola di Dio fuor che quella che si contiene 142 nella Bibbia, peggio per loro. Ma per noi Cattolici vi è, oltre alla parola di Dio scritta, anche la pa- rola di Dio venutaci per tradizione la quale ha la medesima autorità che la parola di Dio scritta, appunto perchè è tutta parola del medesimo Dio. Ciò posto, tutta la tradizione fin dai tempi apo- stolici c’ insegna V articolo e la pratica del culto de’ santi. Questo culto noi troviamo negli atti del martirio di san Policarpo, in quelli di sant’ Ignazio martire, amendue discepoli degli apostoli, in quelli di san Pionio e ne’ susseguenti. Questo noi tro- viamo nelle feste natalizie che ogni anno si cele- bravano dalla primitiva Chiesa nei cimiteri, nelle catacombe, negli oratorii ove solevano i cristiani adunarsi in onore de’ martiri. Che si usasse questo culto dei santi nella Chiesa antica noi lo ricaviamo dagli stessi eretici manichei fin dal terzo e quarto . secolo, i quali rimproveravano alla Chiesa cattolica un tal culto. Questo finalmente troviamo in tutti i monumenti ecclesiastici di ogni età.* D, Voi m’ arrecate veramente un argomento stringente, da cui non possono uscire i Protestanti. Con tutto ciò bramerei sapere se sia vero quello che essi dicono, non trovarsi traccia di tal culto nella Bibbia. R, Non solamente vi è nella Bibbia la traccia di questo culto, ma vi è la cosa stessa. Infatti noi troviamo che Mosè raccomandò agl’ Israeliti in 143 nome di Dio il rispetto e 1’ onore verso I’ angelo che Dio avrebbe loro dato a guida per via. Ve- diamo che Giosuè si prostrò davanti all’ angelo che gli comparve nel campo, e lo adorò ^ cioè gli prestò un vero culto ; giacché 1’ adorazione in senso stretto non si dee che a Dio solo. Leggiamo che il terzo Quinquagenario, che per ordine del re Ocozia andò a trovare Elia, parimenti s’ inginoc- chiò davanti a lui come a uomo di Dio, ossia còme a santo. Lo stesso fece la Sunamitide ris- petto ad Eliseo, davanti a cui come a taumaturgo si prostrò fino a terra e lo adorò. Cosi dite di parecchi altri. Ed ecco il culto degli angeli e de’ santi ordinato e praticato nella Bibbia da uomini egualmente pii e santi. Il modo poi di tributar questo culto è un affare puramente di disciplina, e tocca alla Chiesa il regolarlo. D. Non vedo che cosa si possa rispondere a quanto avete detto; se non fosse appunto la terza ragione che adducono cotesti Protestanti, ed è che la Bibbia almeno indirettamente condanna e ri- prova il culto dei santi. A cagion di esempio di- cono che r apostolo scrive: al solo Dio onore e gloria; dunque, ripigliano, ogni onore e culto è disdetto ai santi; di più lo stesso apostolo premu- nisce i Colossesi contro il culto degli angeli, il quale egli condanna come tradizione degli uomini, e loro scrive che non si lascino sedurre. Qui, 144 come voi vedete, si presenta una vera difficoltà. Come si scioglie? R. La difficoltà è solo di apparenza. E quanto alla prima obbiezione, Y apostolo nel luogo citato parla del culto supremo di latria, che si dà e si deve dare a Dio solo come a supremo Signore e creatore del cielo e della terra; e però nelle sud- dette parole non si condanna dall’ apostolo il culto dei santi ma la idolatria o il culto di falsi dei. Nel medesimo senso fu detto da Mosè e ripetuto da Cristo Signor nostro: tu adorerai il Dio tuo e servirai a lui solo. Ma che ha da fare col culto dei falsi dei 1’ onore che i Cattolici danno ai santi come a servi di Dio e a creature di Dio, le quali non si onorano per sé, ma solo per riguardo di Dio stesso che le onora di sua amicizia? Per questo appunto un tal culto vien detto di dulia cioè culto che si dà ai servi di Dio. Se valesse questa ra- gione de’ Protestanti noi non dovremmo onorare i parenti ; eppure Dio ci^ordina di onorare il padre e la madre. Non dovremmo onorare i sovrani e quei che sono in dignità su questa terra; eppure lo stesso apostolo scrive ai primi cristiani: date V onore a quelli cui è dovuto. Finalmente per ti- more di non renderci colpevoli di lesa maestà noi non dovremmo onorare i magistrati e gli amici del monarca. Che sciocchezze! Che scempiaggini! D. Ditemi: il sacrifizio della messa non è egli 145 forse, anche per sentimento dei Cattolici, un atto di culto supremo dovuto a Dio solo? E pure è- cosa notoria che i Cattolici dicono delle messe in onore dei santi; dunque almeno per questa parte essi si fanno rei e colpevoli d’ idolatria. R. Sarebbero certamente idolatri i Cattolici se offerissero ai santi il sacrifizio della messa. Ma quando mai i Cattolici hanno fatta questa pazzia? Questa è una calunnia che già i Manichei obbiet- tavano fin dai tempi di sant’ Agostino e di san Girolamo. Ma ecco quel che rispondeva sant’ Ago- stino a Fausto Manicheo: « Il sacrifizio si offre a Dio in onore de’ santi servi suoi. » E parlando al suo popolo gli diceva: « avete mai inteso il sa- cerdote a dire : offeriamo a voi Pietro, Paolo o An~ drea^. Non 1’ avete inteso mai, perchè questo non si fa nè si dice. » E san Girolamo rispondeva a Vigilanzio: 0 testa matta! e chi ha mai adorato i maì^tiri ? Ora ciò che rispondevano questi santi ai seguaci del puro vangelo di que’ tempi, io lo rispondo ai seguaci del puro vangelo de’ tempi nostri. Il sacrifizio non si è offerto mai nè si offre se non a Dio; solo -si fa commemorazione dei santi nelle orazioni che si recitano nel tempo della messa per implorare la intercessione de’ santi e onorarne la memoria ; ed ecco il tutto. Che vi è a ridire intorno a questa pratica? D. Niente. Or vedo sempre più che della razza 10 146 dei Protestanti non convien mai fidarsi. Vi pian- tano bugie con fronte imperterrita, come si pian- tano le carote. Ma come rispondete voi alla seconda difficoltà, cioè che san Paolo premunisce i fedeli contro il culto degli angeli secondo i precetti e le dottrine degli uomini? R. V apostolo premunisce i Colossesi contro quel falso e superstizioso culto degli angeli, che era tenuto dai giudaizzanti e dagli eretici Simo- niani, degni progenitori e maestri de’ Protestanti moderni, ’i quali ad esclusione di Gesù Cristo capo di tutta la Chiesa (come in questo medesimo luogo scrive r apostolo ) predicavano maravigliose cose degli angeli: dicendo per esempio che gli angeli erano creatori e reggitori dell’ universo. Quindi san Paolo avvisa i cristiani di non lasciarsi ingan- nare da questi ciarlatani, siccome adesso noi di- ciamo ai Cattolici di non lasciarsi ingannare dai Protestanti che sotto il pretesto della Bibbia ci voglion dare ad intendere i loro sogni. Or che. ha da fare questo testo col culto che i Cattolici danno agli angeli ed ai santi come amici di Dio? D. Vedo sempre più che non bisogna fidarsi de’ Protestanti e de’ Protestantizzanti che sono veri ciarlatani. Avete però detto poco innanzi che nelle orazioni che si recitano nella messa s’ implora la intercessione de’ santi. Ma l’ invocare ed il pregare i santi non è un far torto a Gesù Cristn che è 147 r unico mediatore di Dio e degli uomini^ come scrive r apostolo? R. Mi piace quell’ unico ; è questa una di quelle graziette di cui sogliono i Protestanti regalarci nelle loro Bibbie falsificate. L’ apostolo non ha questa voce unico; ma siccome aveva detto: Dio è uno^ così soggiunse: Uno anche è il mediatore tra Dio e gli uomini, uomo Cristo Gesù; volendo dire che siccome vi ha un Dio per natura, cosi vi ha parimenti un mediatore per natura e reden- zione, e questi è il solo Signor nostro Gesù Cristo che diede sè stesso alla morte per salvar tutti. Ma r esserci un mediatore per natura non toglie che vi possano essere altri mediatori per grazia e per partecipazione. Ora tali sono i santi, che pre- gano per noi appoggiati ai meriti del divin Re- dentore. D. Non intendo come si abbia a ricorrere alla intercessione dei santi. Non è egli Dio un buon padre? Non è prontissimo ad esaudirci quando lo preghiamo di cuore? Gesù Cristo non ci ha meri- tato le grazie colla sua passione e morte? A che serve dunque il ricorrere ai santi? R. Dio è certamente ottimo padre, ma noi siamo figliuoli cattivi ai quali può giustamente ne- gare quello che noi gli chiediamo per aver noi le tante volte negato a Dio quello che egli ri- chiede da noi. Perciò noi preghiamo Dio per US r intercessione dei santi che sono suoi amici. Dio poi concede per la intercessione de’ santi alcuni favori per onorare questi suoi amici a lui si cari, e per istimolar noi ad imitare le loro virtù. Infine Dio intende con ciò manifestarci la eccellenza della mediazione di Gesù Cristo, la quale è sì grande che può comunicarsi anche ai suoi servi che di- ventano così mediatori secondarii. D. Adesso mi avete capacitato; ma vi ha di ciò esempio nella Bibbia? R. La Bibbia è piena di questi esempi. Ed in prima noi leggiamo in Giob che Dio stesso co- mandò agli amici di questo paziente suo servo, che ricorressero a Giobbe e per mezzo suo offris- sero sacrifizi^ e promise che si sarebbe placato alla preghiera di lui. Leggiamo inoltre che Mosè ed Aronne s’ interposero spesse volte a favore degl’ Israeliti prevaricatori, e che Dio li esaudì. Leggiamo che il popolo ebreo ricorse alle pre- ghiere di Samuele ; e per lasciar tanti altri esempi del vecchio Testamento, noi leggiamo nel nuovo che il primo miracolo che operaie il divin Salva- tore, lo fece per la intercessione della beatissima vergine Maria sua santissima madre; che i gentili i quali eran venuti alla festa in Gerusalemme si rivolsero a Filippo apostolo per conoscere Gesù Cristo e che Filippo ed Andrea ricorsero per questo fine al divin Salvatore. Di più la Bibbia è 149 piena di esempi che provano 1’ uso del pregare i fedeli gli uni per gii altri. San Paolo promette le sue orazioni pe’ suoi figliuoli in Gesù Cristo e si raccomanda alle orazioni loro; san Giacomo poi nella sua epistola esorta i fedeli a pregare gli uni per gli altri alTinchè si salvino. Ne volete di più? D. Scusatemi se vi dico che questi vostri esempi non fanno al caso. In essi si tratta della interces- sione de’ viventi, e delle preghiere de’ viventi a viventi. Ma noi parliamo di preghiere da farsi a chi già sta nell’ altra vita. Or qui è tutto il male ; perchè o conviene attribuire la immensità ai santi, e ciò sarebbe farne altrettanti dei, o converrebbe dire che i santi abbiano orecchie tali da udire fin dal cielo quelli che gl’ invocano sulla terra. Che se poi non sentono le preghiere loro fatte, queste allora sono inutili. R. Vedete un poco dove vanno a finire quelle obbiezioni de’ Protestanti; che 1’ invocazione de’ santi è ingiuriosa a Dio, che essa è oltraggiosa all’ unico mediator Gesù Cristo ec. ec. Se non sono ingiuriose alla bontà di Dio e all’ unico me- diator Gesù Cristo le intercessioni e le preghiere de’ santi viventi in terra, avranno forse ad esserlo quelle de’ santi regnanti in cielo? Ecco adunque come dalla Bibbia vien ridotta al niente questa lor gran difficoltà. Affinchè poi i santi che sono in cielo possano ascoltar le nostre preghiere, basta 150 die Dio le faccia loro conoscere. E che? manche- ranno a Dio modi per far conoscere ai santi suoi ciò che li concerne? Come conoscono gli angeli la conversione e la penitenza de’ peccatori per la quale, come dice il vangelo, fanno in cielo festa? In che modo essi offrono al trono di Dio le ora- zioni de’ giusti dentro vasi di oro, siccome ci at- testa l’Apocalisse? Possono dunque i santi cono- scere le nostre orazioni loro dirette. Z>. Vedo che avete ragione. Mi rimane però una difficoltà, ed è che chi domanda una grazia a un qualche santo per ciò stesso lo considera qual padrone e dispensator della grazia. Il che non compete che a Dio solo. Di qui è che i Cattolici col chiedere ai santi le grazie cambiano i santi in dei, e si rendono colpevoli di lesa divina maestà. R. Se i Cattolici chiedessero ai santi le grazie come ad autori e fonti delle grazie, avrebbero ra- gione questi acuti dottori; ma il fatto è che non le chiedono se non come a patrocinatori e inter- cessori. Infatti la Chiesa non si dirige mai nella santa messa colle sue orazioni ai santi; ma si di- rige direttamente a Dio, affinchè egli per la inter- cessione de’ santi ci conceda le sue grazie, e sem- pre per i meriti di Gesù Cristo. Allorché questi signorini protestanti vogliono ottenere un qualche favore, un privilegio, un impiego dal re non v’ im- pegnano forse un qualche favorito per ottenerlo 151 più facilmente? Non sogliono forse far presentare il loro memoriale o supplica per le mani di qual- che potente, affinchè V appoggi con qualche sua buona parola? Credono essi di farsi con ciò rei di lesa maestà, e fanno forse di ^questi favoriti altrettanti re? Ebbene il nostro caso è identico. D. Si avete ragione; i Protestanti sono vera- mente ciechi, mentre riprendono nei Cattolici quello stesso che essi praticano tutto giorno. Pure non pare che abbiano tutto il torto, quando si tratta del culto e della invocazione della beatissima Ver- gine. I Cattolici la chiamano loro padrona^ loro speranza^ loro vita^ titoli tutti che non competono che a Dio solo. Lo stesso dite del titolo di corre- dentrice e d’altri titoli che son dovuti al solo Gesù Cristo. Di più i Cattolici dicono a Maria: Mostraci il tuo figliuolo dopo il nostro esilio: Concedeteci questo 0 quest’ altro. In somma fanno di Maria una Dea, e per ciò i Protestanti chiamano questa divozione male intesa una Mariolatria, Lo potreste negare? R. Siamo sempre al medesimo vizio di non voler capire il vero senso in cui si dicono e si fanno le cose. Nulla vi ha da riprendere in questa divozione dei Cattolici verso la beata Vergine, pur- ché s’ intenda come la intendono essi, cioè che Maria è padrona, speranza, vita per grazia, e non già per natura e condizione sua propria. Quando 152 rivolti alla Vergine i Cattolici le dicono concedeteci, fateci questa o quella grazia, non intendono di averla da lei come da fonte, ma di averla per sua intercessione, e come per un canale ed istrumento di cui vuole servirsi il Signore a nostro prò e vantaggio. Se i Cattolici credessero che la beata Vergine è una Dea non le direbbero: pregate per noi^ come le cento volte al giorno le dicono neir Ave Maria e nelle litanie lauretane. Quando mai si dice a Dio. prega per noP. Ciò sarebbe una bestemmia insoffribile. Nè pure allo stesso Gesù Cristo che pure è vero uomo ed è nostro Media- tore, e sempre vive in cielo e interpella per nai, come si ha dalla Bibbia, la Chiesa non dice mai piroga per noi: e perchè? Perchè Gesù Cristo oltre all’ esser vero uomo è anche vero Dio ; e perciò gli si dice: abbi pietà di noi^ e non prega per noi. Dunque poiché la Chiesa tutta dice alla beatissima vergine Maria: pregate per noi: con questo solo mostra e dichiara di non crederla una Dea. Del resto sé i Cattolici portano una speciale affezione a questa loro madre, se 1’ onorano in un modo superiore a quello con cui onorano gli altri santi, di ciò essi ebbero 1’ esempio da Dio stesso che r amò e V ama sopra ogni altra creatura. Dio ha onorata Maria santissima in guisa che, per quanti onori le rendano i fedeli, mai non faranno tanto per lei quanto le ha fatto Dio coll’ esaltarla alla 153 ineffabile dignità di madre di Dio, cioè dell’ Uni- genito suo divin figliuolo. Siccome è carattere di- stintivo di tutti gli eretici V odiare Maria che è quella che ha^ vinte tutte le eresie, cosi è carat- tere distintivo de’ veri Cattolici 1’ amarla tenera- mente e promoverne la divozione e il culto, per- chè essa è la protettrice più possente della Chiesa cattolica. D, Ciò che voi mi dite ha il carattere della verità, ed è anche secondo il senso comune il quale pare proprio che sia stato perduto dai po- veri Protestanti. Ma che pensate voi dell’ adorazione delle immagini e delle reliquie dei santi? Non vi pare che questa sia una vera idolatria? i?. Che volete che io pensi di ciò che non esiste? Quando è mai che i Cattolici abbiano ado- rate le immagini e le reliquie? lo ho sempre in- teso a dire quello che la Chiesa insegna, cioè che le immagini di Cristo, della beata Vergine e degli altri santi debbono esporsi e ritenersi specialmente nelle chiese, e si dee loro tributare il conveniente onore e venerazione; e ciò non già perchè i Cat- tolici credano trovarsi in esse qualche divinità o virtù per cui abbiansi ad adorare; ovvero perchè debba chiedersi qualche cosa da esse, o riporsi nelle medesime una qualche fiducia ( come una volta faceano i pagani che mettevano la loro spe- ranza negl’ idoli ) : ma solo perchè 1’ onore che si 154 rende aUe immagini si riferisce ai prototipi, ossia a Cristo, alla Vergine, o ai santi che esse rappre- sentano. E cosi quando noi baciamo le immagini e dinanzi ad esse ci scuoprianio il capo e c’ in- chiniamo, adoriamo Cristo e veneriamo i santi de’ quali esse hanno la somiglianza. E per dire tutto in una parola noi veneriamo i santi nelle loro im- magini; e però il culto o venerazione delle im- magini è un culto e venerazione relativa. 11 che si vede anche nei ritratti che si appendono nelle sale a’ quali si porta rispetto e si fa talvolta rive- » ronza, perchè ci ricordano le virtù dei grandi che essi rappresentano. Che vi è in ciò a riprendere? D. Queste son belle parole; ma la pratica dei Cattolici è ben diversa. Se essi non riconoscessero qualche occulta virtù nelle immagini non preferi- rebbero una immagine all’ altra, non intraprende- rebbero tanti pellegrinaggi, non le coprirebbero con veli, non le incenserebbero, non le portereb- bero in processione sotto baldacchino, non appen- derebbero loro dei voti, non le porterebbero in giro per gli ammalati, nè avrebbero tante altre pratiche superstiziose proprie tutte de’ pagani ido- latri. Dal che ben si vede come i Cattolici inse- gnino una cosa e ne facciano un’ altra. R, Vi ho già .detto che la venerazione delle immagini è una venerazione relativa, la quale si riferisce ai santi che esse rappresentano. Ciò posto. 155 ecco come si rende ragione della pratica dei Cat- tolici. Vogliono essi ottenere una qualche grazia da Dio per 1’ intercessione della Vergine e dei santi? Vanno a prostrarsi davanti ad una imma- gine loro e ricorrono non già alla tela od ai co- lori, ma alla Vergine ed ai santi i quali pregano con molta divozione. E ciò è tanto vero, che se alcuno li avvertisse che la Madonna non è in quella tela ma in paradiso si metterebbero a ridere del vostro avviso e di voi che li credete tanto igno- ranti. Vedete dunque che questi atti esterni dipen- dono dall’ interno. Vi sono poi delle immagini più divote, ossia più atte a risvegliar la divozione e ad accender 1’ affetto verso il prototipo, ed a quelle i fedeli accorrono di preferenza. E siccome quando si prega con più fede più facilmente si ottiene, quindi nasce la maggior frequenza del popolo a quelle immagiir in particolare; quindi quelle di- mostrazioni di speciale venerazione, i santuari, le processioni pubbliche e i voti in attestato de’ be- nefìzi ricevuti. Ed ecco come tutto si spiega col domma cattolico e col sentimento stesso di natura senza ricorrere alle superstizioni pagane. Le ma- nifestazioni esterne non sono che le pruove dei sentimenti e affetti interni. D. Ma il pregare ed il prostrarsi davanti alle immagini, non è egli un pregare e un prostrarsi davanti alle tele ed ai sassi? 156 R. E un prostrarsi dinanzi ai sassi precisamente, come baciano la tela e piangono dinanzi a un qua- dro i Protestanti, quando piangono davanti al ri- tratto 0 alla effigie di una loro sposa o madre o figlia. Ma volete una prova anche più parlante della sciocchezza de’ Protestanti, e del confermare che essi fanno col fatto la pratica dei Cattolici? Quando i Ginevrini vogliono onorare la memoria del loro concittadino Rousseau, che cosa fanno? Essi ne portano in processione il ritratto cui fanno prece- dere, accompagnare e seguire da drappelli di fan- ciulli e di fanciulle in abito bianco. Vogliono gli Anglicani far dispetto e ingiuria alla Vergine san- tissima, al papa e al cardinale Wiseman? Lavo- rano fantocci e ritratti grotteschi, li strascinano per le pubbliche vie, e poi ne fanno un falò su qualche piazza. Hanno mai essi pensato di ono- rare 0 d’ ingiuriare un po’ di tela ovvero un sasso? No: essi vogliono onorare Rousseau ed ingiuriare il papa. Ed ecco come costoro senza volerlo giu- stificano la dottrina e la pratica dei Cattolici, e sciolgono coi loro fatti le obbiezioni che fanno colle loro parole. D. A maraviglia ! Qui non han modo da rispon- dere. Se non che, secondo il solito, essi si fanno forti colla Ribbia, la quale non solo non ci porge esempio dell’ adorazione delle immagini, ma for- malmente la condanna. Non avete mai lette quelle 157 parole del decalogo: Tu non ti farai immagine intagliata; non ti prostrerai davanti ad esse (im- magini)? ovvero le parole del salmo: sian con- fusi quei che servono alle immaginP. Vedete dun- que che r adorazione delle immagini è condannata dalla Bibbia. R. E voi siete sempre colla vostra adorazione, I Cattolici condannano una tale adorazione, e par- lano di sola venerazione o rispetto verso le imma- gini per quel che rappresentano. Ma veniamo a ciò che dicono i Protestanti, che cioè la Bibbia non ci porge esempio della venerazione delle im- magini. Ditemi: l’arca del vecchio Testamento non era forse un semplice simbolo sensibile della pre- senza di Dio? I cherubini che proteggevano colle loro ali r arca non erano forse immagini? Ebbene Giosuè e gli anziani del popolo d’ Israele stettero bocconi per terra davanti all’ arca e ai cherubini dal mattino fino alla sera piangendo e pregando davanti ad essa. Davidde poi la portò in trionfo con solenne e pubblica processione in mezzo ad una immensa folla, precisamente come fanno i Cat- tolici colle immagini dei santi. Ed eccovi la vene- razione delle immagini nella Scrittura, per lasciare allri esempi. Per ciò poi che si aUiene alle parole del decalogo e del salmo, esse sono una pruova flagrante della malizia de’ Protestanti. In amendue i luoghi si parla non già d’ immagini^ ma d’ idoli 158 e di scultili ossia idoli intagliati. Ora i Protestanti invece di tradurre come porta la lettera: Tu non ti farai idoli intagliati, non li adorerai; e sian confusi quei che adorano gli scultili^ con un gio- chetto di mano di cui sono espertissimi han data nelle loro bibbio falsificate quella versione che voi avete fedelmente recitata, sostituendo alle parole idoli la parola immagini^ e alla voce adorerai la voce ti prostrerai, per significare maliziosamente che i Cattolici che si prostrano davanti alle im- magini sono condannati da Dio. Dunque la Bibbia ne’ citati testi non parla che della unità di Dio, e degl’ idoli contro gl’ idolatri e i politeisti, come spiegò lo stesso Lutero. /). Oh che impostori! Chi avrebbe mai creduto tanta malizia in coloro che menàn tanto vanto di onestà? Dio ci liberi da tale onestà! Vi sarebbe però da dire alcuna cosa intorno alle reliquie; ma da quello che finora ho inteso, vedo che non torna il conto il trattenersi più a lungo intorno ad esse. Chiunque' infatti ha in venerazione un qualche per- sonaggio insigne per qualsivoglia titolo, tiene in pregio i suoi mortali avanzi e le cose che ad esso appartenevano. jR. La cosa è evidente. Infatti osservate con quali onori siansi trasportate le spoglie di Napo- leone in Parigi ; quai sontuosi funerali abbiano fatti gl’ Inglesi, alla morta salma del duca di 159 Wellington, oltre alle statue che hanno erette a lui tuttor vivente. Quando i Protestanti vengono nella nostra Italia, visitano divotamente le tombe di Dante, del Boccaccio, dell’ Ariosto, del Tasso ec. Visitano le stanze da que’ sommi abitate, ne scro- stano le pareti per portarne seco un piccol fram- mento. Comprano a caro prezzo gii oggetti che già appartennero agli uomini illustri. Nè mancò tra gl’ Inglesi chi comperasse ben anco il cappello del famoso assassino Gasperoni. Tanto è vero che la venerazione delle reliquie è un sentimento di natura. I Cattolici però nel venerare le reliquie dei santi hanno motivi assai più nobili, che non hanno gli Anglicani quando comperano a caro prezzo il cappello d’ un assassino e la gola d’ una morta cantatrice. I Cattolici nelle reliquie dei santi e dei martiri vedono il resto d’ eroi che furono un tempo vivi tempi dello Spirito Santo e vive membra di Gesù Cristo, e servirono di strumento alle più sublimi virtù, e un giorno risorgeranno gloriosi alla vita immortale. D. Quanto è mai ammirabile la religione cat- tolica in ogni sua parte! Come tutto si rannoda e s’ ingrandisce in lei ! Ben vedo che quanto più si studia tanto apparisce più bella. Solo vi è a temere che molte reliquie siano false o supposte; che non sia eccessivo il culto che loro si rende coir esporle sugli altari coi lumi accesi; e che 160 finalmente questo culto non abbia fondamento nella Bibbia 0 nella Chiesa primitiva. R. Trattandosi di un culto relativo, ancorché accadesse il caso che alcune reliquie non fossero vere, non ci sarebbe perciò un gran male. I fedeli intendono di onorare quel dato santo di cui si dicono essere quelle reliquie. Se le reliquie sono false, il culto arriverà sempre in cielo a quel santo a cui è diretto. 11 discernere poi le vere dalle false reliquie dipende dalla diligenza de’ vescovi, la quale non può essere che morale. Spesso anche sbagliano gli antiquarii nel determinare la natura e 1’ epoca degli oggetti e monete antiche; e che perciò? Quando è salva la sostanza, il resto poco monta. La religione poi per onorar le reliquie si serve di que’ segni che sono propri di lei. E siccome i mondani per onorare i loro personaggi si ser- vono di armi, di trofei, di mausolei ec., così la religione si serve di teche, di candele, d’ incenso, di lumi. E non vi è pericolo di eccesso in tali dimostrazioni, perchè il culto esterno dipende dall’ interno : e ciò è tanto vero, che s’ incensano per- fino i morti. Nella Bibbia noi troviamo il trasporto delle ossa di Giuseppe; troviamo che pel cadavere di Eliseo un estinto ricuperò la vita; che per mezzo delle vesti del Redentore, e de’ semicinti di san Paolo si operavano miracoli. Nella primi- tiva Chiesa, cioè fin dal primo e secondo secolo, 161 sappiamo che dai cristiani si tenevano in conto più che di gemme preziosissime le reliquie de’ mar- tiri. Vedete dunque che il culto delle reliquie è anche fondato sulla Bibbia e sull’ uso della Chiesa primitiva. ILEZIOUE XV. dell’ amore che debbono tutti I FEDELI ALLA CHIESA ROMANA. D. Donde avviene che ci siano tanti che poco amano la religione cattolica, e vacillano nella loro fede? jR. Ciò viene dal poco amore che portano alla sede Romana, alla chiesa di Roma madre e mae- stra di tutte le chiese del mondo. D. Per quali ragioni dovrebbero i fedeli por- tare particolare affezione alla chiesa Romana? R, Appunto perchè essa è la madre di tutte le chiese dell’ universo, e perciò di tutti i cristiani, i quali se godono dell’ incomparabile bene della fede, tutti dopo Dio ne sono debitori a questa chiesa madre. Ella è stata fondata dal principe degli apostoli san Pietro che vi ha lasciato come in retaggio quel primato eh’ egli ebbe da Gesù Cristo sulla Chiesa tutta. Con esso il primato poi egli lasciò alla sede Romana tutta 1’ autorità, tutte le doti e prerogative annesse a un tal primato. 11 162 Or siccome tutti i figliuoli ben nati debbono amare teneramente la madre loro; così tutti i buoni cri- stiani debbono avere un affetto grandissimo verso di questa chiesa. Chi non V ama è un ingrato e mostra un cattivo cuore. D. E questa forse la sola ragione per cui la chiesa Romana dev’ essere amata da tutti? R. Questa è la principale e come la fonte da cui ne derivano molte altre. D. Bramerei di sentirle distintamente. R. Yi appagherò tanto più volentieri in quanto che non tutti le conoscono, o vi riflettono. La prima ragione si è che noi specialmente occiden- tali abbiamo ricevuta la vera religione per Y opera de’ Romani pontefici successori di san Pietro, i quali non hanno mai tralasciato di mandare in ogni tempo e in ogni luogo uomini apostolici a propagarvi la fede e a fondarvi sempre novelle cristianità. Tutta 1’ Europa e tutta l’ Affrica rico- noscono la loro fede da questa santa Sede fin da principio. In seguito la riconobbero le Americhe, r Indie, la Cina, 1’ Oceania e cosi di mano in mano quanti sono i paesi conosciuti. D. Non è questo certo un piccolo benefizio, e noi perciò dovremmo essere alla chiesa Romana eternamente obbligati. Ma forse alcuni potrebbero interpretar questa premura dei papi come un desi- derio di stendere la loro autorità. Che si dovrebbe dire a chi la pensasse cosi? 163 i?f^ Gli si dovrebbe rispondere, che i papi non fanno altro che continuare l’opera degli apostoli," secondo che Gesù Cristo avea loro ordinato. Or chi oserà calunniare lo zelo degli apostoli? E poi che cos’ è infine quest’ autorità dai Romani ponte- fici acquistata per la propagazione della fede? Essa non fu e non è che una sorgente continua di sollecitudini, di cure, d’ imbarazzi, di conflitti, di amarezze, dalle quali sono assorbiti dalla mattina alla sera, dal principio dell’ anno sino alla fine. Presiedono i papi ad una Chiesa sempre combat- tuta, assaltata da ogni parte, afflitta in ogni ma- niera: ad una Chiesa che ha, si può dire, tanti nemici quanti sono gii eretici, gli scismatici, gl’in- creduli, i malvagi, i settari insomma di ogni qua- lità. I papi tengono il timone di una nave che- naviga in un mare procelloso, ed è sbattuta da venti orribili che le si avventano con tutta la furia per metterla a fondo se fosse possibile. Ecco 1’ au- torità che può fare invidia a chi non conosce che cosa sia. Certamente non avrebbe valuto la spesa il procacciarsi con tanti stenti e con tanto sangue un’ autorità che non frutta che affanni e dolori. Del resto 1’ autorità de’ pontefici è un’ autorità in- trinseca alla istituzione della Chiesa fatta da Gesù Cristo. Quindi una delle due: o non propagare il regno di Gesù Cristo colla predicazione evange- lica, ovvero accrescendo il regno di Gesù Cristo 164 accrescere insieme ossia stendere 1’ autorità del capo visibile di questa Chiesa. D. Avete ragione. Non capisco però come per- sone, che del resto paiono pie e divo'te, sembra però che provino una certa segreta avversione alla santa Sede. Le danno il meno che possono; par che^ abbiano ombra e gelosia del suo potere; vor- rebbero, se fosse possibile, che il papa non fosse quasi che un semplice vescovo. Non è egli forse ([uesto un gran torto che si fa a questa suprema autorità ? R. E pur troppo vero quel che voi dite, es- servi persone le quali fanno professione di pietà, che usano alle chiese, che frequentano i sacra- menti e si mostrano divote, le quali poi appena loro si tocca il tasto del papa, par che mutino natura ; si arrovellano, non hanno che parole agre e deprimenti la pontificia autorità: e insomma tutta la lofo divozione si svapora. Imbevuti come sono da pregiudizi che hanno attinti fin dall’ adolescenza da certe scuole universitarie ostili alla santa Sede, è difficile assai che smettano gli erronei loro prin- cipii. Questi per fermo non hanno quell’ amor filiale che dovrebbero avere alla lor madre. Sono divoti a modo loro; hanno apprensioni sciocche sull’abuso, com’ essi dicono, del potere pontificale. Con una meschina gelosia temono sempre che non abbia a riuscire pregiudicevole ai principi ed agli stati il libero esercizio del potere spirituale del ponte- fice; mentre al contrario sarebbe loro yeramente giovevole sotto ogni verso. ^Qualora i governi non invadano i diritti della Chiesa, mai* non accade che essi debbano temere la più piccola molestia dal Romano pontificato. I buoni principi V bau provato per esperienza in ogni tempo. Ma lasciamo cotali strani devoti, dei quali move a pietà il solo parlarne. D. Da quel che vedo pare che voi non siate molto addentro ne’ misteri della costoro politica. L’ apprensione di tali uomim non è senza fonda- mento. Essi dicono: i papi nei primi secoli della Chiesa predicavano la soggezione e f ubbidienza ai principi; nel medio evo poi essi esautoravano i principi e scioglievano i sudditi dal giuramento di ubbidienza. Temono per conseguenza che non ritorni un medio evo. R. I papi hanno sempre ugualmente insegnata e predicata ai popoli la docilità, f ubbidienza e il rispetto dovuto ai principi. La diversa maniera ado- perata coi principi de’ primi secoli e con alcuni pochi del medio evo deve, ripetersi dalla diversa condizione "Ùe’ principi stessi. Prima di abbracciare il cristianesimo essi erano pagani, e però non eran soggetti alf autorità dei papi ed alle censure della Chiesa. Quando poi essi furono ricevuti nella Chiesa ne divennero sudditi nello spirituale e contrassero 166 molle obbligazioni verso di lei. Finché essi furono docili e fedeli a queste loro obbligazioni, tutto andò in una maravigliosa armonia ed ebbero sem- pre sopra di sé la benedizione di Dio; ma quando alcuni tralignarono fino a farsi capi e fautori di eresie, a calpestare la pubblica morale, ad usur- parsi i legittimi diritti della Chiesa, allora i pon- tefici, dopo avere esaurite tutte le vie della per- suasione, si valsero dell’ autorità loro data da Gesù Cristo e li scomunicarono quali pubblici nemici della Chiesa. Se i papi avessero fatto diversamente non avrebbero soddisfatto alla propria coscienza e nè anco sfuggita la pubblica censura, e si sarebbe detto eh’ essi si mostravano forti coi deboli e de- boli coi forti. In quanto poi allo scioglimento dal giuramento di fedeltà, come già altra volta v’ insi- nuai, questa era a quei tempi una delle conse- guenze 0 condizioni del gius pubblico comune- mente ricevuto. Anche al presente presso ai Pro- testanti, se il re o la regina si facessero Cattolici, decaderebbero subito dal diritto alla corona o al principato. Chi dice niente contro la teorica e la pratica de’ Protestanti? Ebbene questa era e non altra la teorica e la pratica dei Cattolici del medio evo. Vedete quanto sono ingiusti e incoerenti i mondani ne’ loro giudizi! Ma ora che le cose sono cangiate cotanto, il temere un medio evo è lo stesso che temere 1’ incendio nel tempo di un 167 diluvio universale. Il medio evo non si trova più che tra i Protestanti per rispetto ai poveri Cattolici. • D. Mi appaga quanto voi mi dite; e ne ricavo che il potere pontificale nel medio evo, come al presente, fu un potere tutelare e benefico. R. Certamente. I pontefici furon sempre i pa- dri de’ popoli e i difensori de’ sovrani ; e secondo che esigevano le circostanze difesero i popoli dalle brutalità di alcuni principi, e difesero i sovrani dall’ anarchia e ribellione de’ popoli. E di fatto si so- leva allora e dai re e dai popoli far ricorso al Sommo pontefice per aver rimedio ai loro mali. I papi s’ interponevano secondo che l’ esigeva il bene comune degli uni e degli altri. I soli tristi, allora come adesso, furon quelli che declamarono contro il Romano pontificato. L’ Europa intiera è debitrice ai papi della civilizzazione presente, della conservazione delle belle arti, delle scienze e delle lettere, delle buone istituzioni di carità pubblica e privata in ogni maniera. E non la finirei cosi presto se ad uno ad uno volessi noverare i bene- fizi immensi che sotto ogni rispetto il pontificato Romano ha recati all’Europa e al mondo intie^ro: benefizi per i quali i papi si meritano i senti- menti della più sincera gratitudine. D, Tutto questo è verissimo, e per convincer- sene basta consultare la storia, non già la falsata da’ moderni scrittori protestantizzanti e increduli. 168 ma la genuina. Pur che volete? Vi sono uomini che per Y odio profondo che professano al papato chiudono gli occhi volontariamente a questi beni veri , sodi e universali per correr dietro coll’ oc- chialino ad alcuni nèi che veri o supposti trovano in qua e là nelle geste di alcuni pontefici; rac- colgono poi assieme tutti quei nèi, facendo dispa- rire il tempo e lo spazio, sotto un solo punto di veduta per rendere odiosa la sede Romana. Non è questa un’imperdonabile slealtà? R. S proprio un’ insigne mala fede. Ma si po- trebbe ancor tollerare che facessero soltanto così gli sciagurati i quali, come voi dite, son mossi da un odio profondo contro il Romano pontificato. Quelli che si rendono affatto intollerabili sono co- loro che si professano Cattolici sinceri e poi si er- gono in censori perpetui di ogni atto emanato dalla santa Sede, e ninna cosa piace loro che si faccia dai papi. Gongolano poi di gioia quando essi stessi possono dare, o sentono essersi data da altri una guanciata alla lor madre. Che ve ne pare di tali Cattolici? Vi par egli che amino la madre loro? I Cattolici sinceri nutrono tutt’ altri sentimenti; essi considerano come fatti a sè i torti che veg- gono farsi alla madre di tutte le chiese ed al vi- cario di Gesù Cristo; se ne addolorano, se ne rat- tristano amaramente; e gioiscono e godono quando conoscono il buon andamento delle cose in favor 169 di lei. Questo è vero amore. Ma che dire di tanti i quali par che stieiio sempre coll’ archibugio pre- parato per coglierla, qualor potessero, in fallo? che parlano sempre d’ invasione del potere papale, quasi che il papa fosse sempre in atto d’ invadere i diritti altrui, mentre egli ha molto da fare per difendere i suoi, i quali son pur troppo o in un nìodo 0 in un altro da molti invasi e manomessi? La chiesa Romana non ha cercato mai nè cerca di ledere gii altrui diritti, anzi li difende e tutela. D. Mi accorgo che voi siete proprio appassio- , nato per la chiesa Romana e per la santa Sede. Or voi sapete bene che qualche volta la passione accieca e non lascia vedere le cose nel vero loro stato. R. Vi confesso ingenuamente che sono davvero appassionato della chiesa Romana, per servirmi della vostra espressione, e che mi sento struggere il cuore allorché vedo tanti nemici che muovono alla santa Sede la guerra più crudele, e vedo tanti de’ suoi indegni figliuoli che le danno disgusti ed amarezze senza ombra di ragione. Ma se sono ap- passionato per lei, lungi dal pentirmene vorrei che tutti i sinceri Cattolici fossero animati dai mede- simi sentimenti. Infatti io vedo che tutti i santi furono innamorati delia Sede apostolica. Tutte le persone veramente pie e religiose di ogni età eb- bero sempre verso di lei un’ affezione tenera e la 170 più alta stima e venerazione. In pratica poi que- amore a Roma è la tessera che distingue i veri fedeli dai falsi. Questa che voi chiamate joassione non è di quelle che acciecano; essa è anzi ragio- nevolissima, perchè fondata sulla verità e sul de- bito che ha ogni figliuolo di amare ed onorare la propria madre e ripagarla nel miglior modo pos- sibile delle sue continue sollecitudini. I). E in che cosa consistono queste solleci- tudini ? R. Consistono principalmente nel conservare intatto il deposito della divina rivelazione. A chi dobbiamo noi la conservazione della Bibbia nella sua interezza e genuinità se non se alla chiesa Romana, la quale fin dai suoi inizi ci ha trasmesso il canone od elenco intiero de’ sacri libri, quale venne a lei consegnato dagli apostoli? Che sarebbe stato della Bibbia di cui si mostrano ipocritamente sì teneri i Protestanti, se fosse stata lasciata in balia degli eretici? Noi ne avremmo appena qual- che pagina o frammento. Quale strazio non ne han fatto i Protestanti moderni e i razionalisti, che pure hanno Jo svergognato coraggio di accu- sar la chiesa Romana come nemica della Bibbia? Chi ci ha dato di questa Bibbia una traduzione autentica, se non la chiesa Romana? Chi se non essa ha vegliato mai sempre sopra le versioni vol- gari affinchè non fossero falsate e corrotte, come sono tutte quelle dei Protestanti? 171 D. Oh vedete! E pure ho inteso dire che la Chiesa nasconde la Bibbia ai fedeli, perchè que- sti non iscoprano le imposture de’ preti i quali danno ad intendere al popolo quanto vogliono. Anzi ho inteso di più che dopo la diffusione della Bib- bia del Diodati cominciano ad aprirsi gli occhi in Italia. Come' si combina tutto ciò con quello -che voi mi dite? iì. Tutto questo non è ciie una fdatessa di bu- gie. E l.^’ è una bugia che la Chiesa abbia nasco- sta la Bibbia ai fedeli. Infatti non vi è nazione che non ne abbia una o più versioni nella sua lingua approvate e permesse dalla Chiesa. 2."^ È una bugia che si sieno aperti gli occhi in Italia dacché cominciò a diffondersi la versione falsata del Dio- dati. I soli Protestantizzanti già corrotti prima di mente e di cuore si sono adesso palesati al di fuori quali erano dentro. Quanto alla gran maggio- rità in Italia essa è sana e composta di ottimi cri- stiani, pronti a morire anzi che rinunziare alla loro santa fede. 3.° E una bugia che leggendo la Bibbia si possano aprire gli occhi in modo da scoprire errori nella Chiesa cattolica. Se ciò fosse vero, ne seguirebbe che l’ Ilaller, 1’ Hurter, il New- man, il Manning ed ultimamente ( per lasciar cen- tinaia e centinaia di altri Protestanti fatti Catto- lici ), il Cohen e il Groerer condiscepolo ed amico dello Strauss e professore di Friburgo in Brisgovia,/ 172 , non avessero mai . letta la Bibbia prima di ren- dersi Cattolici. E pure è certo che essi erano de’ più dotti tra i Protestanti ed Anglicani. Dunque quegli errori che tanti dottissimi convertiti non hanno scoperti nella Bibbia, gli han scoperti gl’ ignoranti? E poi un fenomeno singolare, che gl’ ignoranti che leggono la Bibbia in lingua volgare scoprano gli errori e le imposture de’ preti, men- tre milioni di dotti anche fra i laici che la leg- gono in latino non vi han mai trovato nè vi tro- vano i pretesi errori e le pretese imposture. Che vi pare di tali scempiaggini? D. Resto stordito a tanta baldanza. E non so capire come a forza di bugie e d’ imposture si cérchi d’ ingannare così i semplici. Ma ripigliate ora il discorso della chiesa Romana. R. Oltre a tutti i benefizi fmor mentovati ag- giungo che la sola chiesa Romana ci ha conser- vato il simbolo apostolico, i sacramenti, l’ insegna- mento genuino della fede e della morale. Ella con- dannò inesorabilmente quanti si attentarono di al- terare e guastare l’ una o l’ altra. Ella si oppose qual muro di diamante impenetrabile contro tutti i Novatori, cominciando da Simon Mago capo di tutti gli eretici fino ai Protestanti ed ai Raziona- listi moderni. In somma cpianto possediamo di bene |)er le anime nostre dopo Dio lo dobbiamo rico- ìioscere dalla chiesa Romana. 173 D. Una tal fermezza ed una tale sollecitudine dovette sicuramente costare alla santa Sede una lunga serie di combattimenti, di contraddizioni e persecuzioni. R, Può dirsi con ogni verità che fu una lotta continua e lotta fiera ed ostinata. Ma Roma fi- data in Dio non paventò mai nulla. Non V arre- starono le potenze più formidabili del secolo; non la intimidirono le minacele degli ingrossati partiti; non la sgomentarono le perdite d’ interi regni ; non la sedussero le offerte più lusinghiere; non la sor- presero le astuzie e le frodolenze de’ Novatori e dei fautori loro. Costò una lotta cosi accanita la morte, 1’ esilio, la carcere, la fuga a ben molti pontefici. Ma infine la vittoria rimase sempre a lei. Una provvidenza speciale di Dio in ogni tempo la sostenne, e quando pareva che tutto fosse per- duto, avvenimenti inaspettati e che hanno del ma- raviglioso le assicurarono il trionfo. Oltre alle pro- messe divine che ella ha, che le porte dell’ in- ferno mai non prevarranno contro di questa pietra, essa è ancora ammaestrata dalla lunga sperienza di ben diciotto secoli di combattimenti e di vitto- rie. Rimane perciò tranquilla ai nuovi turbini che in varie parti del mondo anche al di d’ oggi in- sorgono ai suoi danni. Piange bensì la rovina di tanti deboli miserabili che si lascian sedurre, ne piange la perdita, ma non scema di un iota la sua costanza e la invincibile sua fermezza. 174 D. Vedo aneli’ io che è veramente ammirabile questa Sede di Pietro e degna non solo d’ ogni nostro rispetto, ma inoltre della più tenera affe- zione. Conosco che finché starò appoggiato a lei non potrà mai vacillare la mia fede. Possono pur ronzare intorno alle mie orecchie e la Buona No- velia e le altre lordure di libri o fogliacci liber- tini; mai non sarà che mi smuovano dall’ amore verso questa santa Sede. Un ultimo dubbio mi re- sta. Molti si lagnano che in Roma, o come dicesi nella corte romana, non tutto si faccia sempre senza qualche inconveniente o sconcio. Se ciò mi si obbiettasse, che cosa dovrei rispondere? R. Dovreste rispondere che nelle cose di que- sto mondo necessariamente si trova sempre un poco di elemento umano. Questo elemento che si può chiamare istrumentale non si dee però con- fondere colla santa Sede, cioè cogli atti pubblici e solenni che emanano dai papi o colla espressa approvazione loro. I papi cercano sempre di ser-, virsi d’ istrumenti ottimi: ma per quanto si pro- curi che tutti siano uomini dotti e probi, pure, come suole avvenire nelle cose umane, nella mol- titudine sempre vi ha di quelli i quali o sono meno atti, od anche hanno un animo che cerca sé più che r onore e gl’ interessi della santa Sede. Ben inteso che questi tali sono assai meno in Roma che in altre corti. Ma di Roma sola si parla, non 175 già per zelo del servizio divino, ma solo per odio della religione. D. Vi ringrazio delle buone istruzioni che mi avete dato e dei tanti pregiudizi che mi avete tolto dal capo. Per darvi poi un saggio del mio profitto vi riepilogherò in breve quanto ho udito. Ho adunque imparato che non vi è altra Chiesa fondata da Gesù Cristo che la sola Chiesa Catto- lica, Apostolica e Romana ; che a questa Chiesa sola appartengono le note e prerogative che spet- tano alla vera Chiesa, senza che qualsivoglia altra comunione possa pretenderle per se, perchè inco- municabili; che questa Chiesa è stata da Gesù Cristo suo institutore fregiata del privilegio d’ in- fallibilità nell’ insegnare tutto ciò che a fede ed a costumi si attiene ; e quindi nasce 1’ obbligo stret- tissimo che ha ogni fedele di ascoltarla sotto pena d’ incorrere inevitabilmente 1’ eterna dannazione; che questa Chiesa è santa, che è ammirabile la fermezza e la immutabilità di essa sotto qualunque rispetto la si consideri, perchè Dio la regge e la guida ; che non è meno ammirabile la costituzione sua, cioè la sua forma ed il suo organamento, il quale ci presenta il tipo più bello di governo che mai si possa pensare. Discendendo poi dal ge- nerale al particolare mi avete data la vera idea di ciò che siano il papa, i cardinali e i vescovi contro i quali tanti urlano disperatamente senza 176 conoscerli; che cosa siano que’ preti e que’ religiosi cotanto in uggia al mondo, che mai non lascia di calunniarli e perseguitarli. Dopo ciò siete en- trato a parlare dei supposti abusi della Chiesa cat- tolica, e mi avete chiarite le idee intorno alle in- dulgenze e intorno al danaro che va a Roma. Mi si è poi appieno dileguato dalla testa lo spaurac- chio della inquisizione, intorno a cui con profonda ipocrisia menano tanto scalpore i Protestanti e gl’ increduli. Mi avete inoltre innamorato del sacra- mento della confessione, e scoperte Iettante bugie di un rinnegato ignorante contro la medesima. Cosi pure mi avete data un’ altissima idea del sacrifizio che si offre a Dio nella santa messa, e chiaramente addottrinato intorno al purgatorio e al modo con cui si possono suffragare le anime che vi si tro- vino. Sono pure rimasto ben ammaestrato del culto e della invocazione de’ santi, e della venerazione delle loro immagini e delle loro reliquie in modo che potrò d’ ora in poi chiuder la bocca ai Prote- stanti e loro stupidi ammiratori, i quali menano tanto rumore intorno a un punto che essi mede- simi giustificano colla loro pratica senza avveder- sene. Infine mi son trovato convinto fino alla evi- denza del sincero amore, che tutti dobbiamo por- tare alla santa chiesa Romana cotanto calunniata da’ suoi nemici e da tanti perfidi figliuoli che la maltrattano con orribile ingratitudine e slealtà. 177 D’ ora in poi le sarò affezionatissimo, e mi terrò ben forte a lei, perchè veggo che è la sola àncora (li salute su questa terra, e che Dio non benedice chi le è avverso, e che quanti le han fatto dispetto, tanti han terminato con un pessimo fine. Vi rin- grazio di tutto; e mai non mi scorderò delle pre- ziose lezioni che mi avete date e dei pregiudizi che mi avete tolti. ^ R, Sia benedetto il Signore per le ottime -di- sposizioni che avete; e pregate sempre Dio che ve le conservi. Non crediate già di aver ricevuta una istruzione piena delle verità di nostra fede, come si suol dare nei catechismi della dottrina cristiana; chè ciò io non mi sono proposto in questi tratte- nimenti, ma intesi' solo di toccare alcuni punti in- torno ai quali più si sproposita a giorni nostri, -e somministrarvi un antidoto che vi preservi dal veleno che ora si sparge dai Protestanti e dai Protestantizzanti per dar morte alle anime. Nel resto ricordatevi che il mondo passa colle sue concupiscenze; e non vogliate per una mal intesa licenza di un momento mettere a rischio la vo- stra eterna salute. Non vi cada mai di mente che la vita è un punto, e che una eternità felice o in- felice ci aspetta. Non vi scordate mai di questa sentenza che ben meditata basterà anche a voi, come bastò a tanti, per indurvi a procurare effi- cacemente la vostra eterna salute. Che giova alV 178 uomo acquistare tutto il mondo se V anima sua ne soffre detrimento? Salvata V anima tutto è salvo, perduta V anima tutto è perduto. Per salvare V a- nima bisogna osservare la legge di Dio: per os- servare la legge di Dio bisogna chiedere a lui la forza che ci manca dalla natura: e dal canto no- stro far quanto possiamo per piacergli. Per pia- cergli dobbiamo ossequiarlo non in qualunque ma- niera e a nostro capriccio, ma con praticare quella religione che egli si è degnato di rivelarci e co- mandarci , come unica religione che ci deve con- durre a salvamento. Or questa religione coman- data da Dio è quella sola, scolpitelo bene nella vostra mente, quella sola che c’ insegna V infalli- bile Chiesa Cattolica, Apostolica e Romana. i]wmcE Al Lettore Pag. Lezione I. Della origine e natura della * Chiesa cattolica » Lezione IL Delle note e prerogative della vera Chiesa di Gesù Cristo ... » Lezione III. Della infallibilità della Chiesa • » Lezione IV. Della santità della Chiesa cat- tolica » Lezione V. Della fermezza e immutabilità della Chiesa cattolica » Lezione VI. Del magistero della Chiesa cattolica e delV obbligo di ascoltarla » Lezione VII. Della costituzione della Chiesa cattolica » Lezione Vili. Del papa, dei cardinali e de" vescovi » Lezione IX. Dei preti e dei religiosi . » Lezione X. Degli abusi de" quali viene accusata la Chiesa cattolica ... » Lezione XI. Della inquisizione ... » Lezione XII. Della confessione ... « Lezione Xlil. Della messa e del purga- torio » Lezione XIV. Del culto de" santi e della loro invocazione » Lezione XV. Dell" amore che debbono tutti i fedeli alla Chiesa romana ... » 3 5 10 16 23 35 43 ~48 53 66 73 79 90 118 139 161 Mutinae hac die 4 Novembris 1854. t FRANCISCUS AEMILIUS Episgopus