^ ^ r y * ' 1 V l t Q a - h h . ft'B^S-Tlì1 p ; F. D E A N G E L I S S. GREGORIO VII. C E N N I E R I F L E S S I O N I I s T E I j I J ' V i l i O B I T T E N A R I O 25 M A G G I O 1885. A cura della Federazione Piana delle Società Cattoliche in Roma. ROMA T I P O G R A F I A A . B E F A N I V i a Celsa 6, 7, 8 1885 S. GREGORIO VII. F. D E A N G E L I S GREGORIO VII C E N N I E R I F L E S S I O N I N E L L ' V i l i G B I T T E I T A R I O 25 M A G G I O I 8 8 J . A cura della Federazione Piana delle Società Cattoliche in Roma. R O M A T I P O G R A F I A A. B E F A N I Via Celsa 6, 7, g 1885 Lume non è, se non vien dal Sereno, Che non si turba mai P A R A D I S O X I X , 6 4 . L E missione degli uomini veramente grandi, di dare principio a nuove età.1 P r i v i l e g i o a pochi concesso dalla storia, che annovera fra essi G r e g o r i o V I I : grandezza aiutata dall' epoca in cui vissero, non m e n o degna di gloria per questo. I popoli sofferenti da tre s e c o l i ; g l i ecclesiastici, guida dei popoli, corrotti, in Italia c o m e altrove, per influsso d e l l ' i m p e r o e per contatto del feudalesimo. Si iniziò l'opera di un risorgimento materiale e morale per m e z z o di un P a p a ; per l'opera medesima condotta a f i n e ; grandissimo. Grandezza non nau- fragante mai, in cento battaglie, in cento insidie che minacciavano anche la vita di quel solitario che combatteva. Sciolta la Chiesa e l'Italia dalla e g e m o n i a dell' impero, sorse, come g e r m o g l i o di quella impresa papale il c o m p i m e n t o della c o - stituzione dei comuni Italiani, il loro g o v e r n o consolare. E t à g l o - riosa, se altra fu mai; età invocata in tutti i ditirambi di o g g i , quando accennano di lasciare il tono bacchico, per tentare di essere lirici. E v e r o però che i poeti, inneggianti a quell' epoca, in faccia all'udi- t o r i o , dimenticano, o per mala fede, o per m o n c a istruzione storica * C e s a r e B a l b o , Sommario della Storia d'Italia. F i r e n z e L e - M o n n i e r . — 6 — di risalire alle origini donde scaturirono i comuni, per non risalire al papato. M a chi, per il p r i m o , scosse il g i o g o Imperiale se non G r e - g o r i o V I I , meritevole del n o m e - d i grande, anche nel senso il più liberale, della p a r o l a ? Q u e s t e le condizioni di allora, questo l ' e s o r d i o del suo p o n - tificato. I L L ' i n c e n s o bruciato ai funerali di A l e s s a n d r o II ardeva ancora nei turiboli, quando le v o l t e di S a n Pietro in Vinculis e c h e g g i a v a n o dell' applauso, non p o t u t o frenare,, con cui il popolo salutava l ' a r c i - diacono Ildebrando, eletto Papa sotto il n o m e di G r e g o r i o V I I ai 22 di aprile del 1073. E pareva quell' applauso, circondante di a u - reola luminosa il n u o v o P o n t e f i c e , suonare per lui d o l o r o s a m e n t e . A t t e r r i t o da tanta dignità che lo aspettava, m a l g r a d o quella che tutti riconoscevano in lui, mirabile forza di volontà e di m e n t e , contemplò c o n profondo dolore la sua elezione, salutata da tanta letizia di popolo, cui la santità della casa di D i o n o n seppe v i e t a r e le r u m o r o s e espansioni del cuore. T e n t a t i tutti i mezzi per allontanare quello che egli c h i a m a v a calice doloroso, scrisse a E n r i c o I V di G e r m a n i a , cui restava ancora il privilegio di consentire alle elezioni del P a p a , affinchè n o n 1' ap- provasse. III. L a mirabile forza di volontà e di m e n t e , cui a c c e n n a m m o al cominciare di queste poche pagini, appariscono fino nella infanzia di Ildebrando inconscio del proprio avvenire. S u o padre era un f a l e g n a m e di S o a n a , in terra di T o s c a n i : i primi suoi anni passarono oscuri nella bottega, fra 1' aspro n o v i - ziato dell' arte manuale, in m e z z o ai ferri e alla segatura di l e g n o , — 7 — e su questa, tracciando le prime lettere dell' alfabeto, con profezia precocissima, dicono s c r i v e s s e : Ipse dominabitur a mari usque ad mare. M a P i n g e g n o del fanciullo, decise il padre, di toglierlo a quelle umili occupazioni, per a v v i a r l o verso gli studi, che d o v e v a n o c o n - durlo, m a l g r a d o 1' origine oscura, allo splendore del t r o n o . I democratici moderni che s p a r g o n o ai quattro venti le onde sonore dei loro paroloni livellatori, che cosa dicono di questa p e - renne democrazia della Chiesa? In un m o n a s t e r o , sul m o n t e A v e n t i n o , il fanciullo cominciò g l i studi severi, cui la fermezza del proposito piegava la focosa i m p a - zienza della età. S u o maestro fu G i o v a n n i Graziano, Papa alcuni anni dopo, sotto il n o m e di G r e g o r i o V I . N e l 1046, rinunziati gli o n o r i troppo g r a v i per lui, questi corse a rifugiare la sua umiltà nei s o - litari silenzi della Abazia di C l u n y in B o r g o g n a , d o v e lo a c c o m p a g n ò Ildebrando, desideroso di abbracciarvi la vita religiosa. E di quella A b a z i a , quando la virtù e la scienza fecero dell' antico f a l e g n a m e un u o m o di cui si parlava come di prodigio v i v e n t e , fu eletto priore. A lui t r a e v a n o per consiglio i potenti della terra ed Enrico III di G e r m a n i a lo volle per maestro di suo figlio, che s o t t o il n o m e di E n r i c o I V d o v e v a lottare acerbamente con l'antico precettore e poi pellegrinando aspramente sulla neve, tremare dinnanzi alla sua s e - v e r a maestà. N è questo gli toglieva fino da allora di combattere in favore della Chiesa di cui d o v e v a più tardi essere capo; sembrando prepararsi alla lotta, c o m e guerriero, per dirigerla poi c o m e c a p i - tano. Intanto la porpora cardinalizia lo v e n i v a preparando ai più alti onori, benché a malincuore accettasse i primi, e solamente, co- stretto, subisse il peso dei secondi. I V . E n r i c o I V confermò 1' elezione, chiudendo alla umiltà desolata del n u o v o eletto, ogni pretesto per un rifiuto. F u cosi che la sua consecrazione ebbe l u o g o ai 30 di G i u g n o , mentre e g l i , m a l g r a d o i suoi sessant' anni, c o n s e r v a v a la verde e robusta energia della g i o - vinezza; energia che l ' i m m i n e n z a di tanti a v v e n i m e n t i d o v e v a met- tere alla p r o v a . M a , perchè quella angustia ritrosa e quello spavento nell'animo saldo contro le fortune varie della v i t a ? E r a n o venticinque anni, dacché egli, g e t t a n d o lo sguardo p e - netrante sulla vastità del m o n d o cattolico, s c o r g e v a m o l t a oscurità di tempesta, addensarsi sopra la Chiesa, minacciandola. D a una parte, erano scandali, ambizione, avarizia e s i m o n i a : d a l l ' a l t r a , cor- ruttela ed empietà di principi: rimedio, unico per tanti mali, la necessità di una repressione ferrea. Il suo pontificato gli appariva c o m e una lotta l u n g a . C a p o di quella C h i e s a che d o v e v a essere militante ; la sua v o c e gli avrebbe chiamato addosso 1* ira dei grandi e l ' i n i m i c i z i a o clamorosa o sorda di tutti quelli, cui r i m p r o v e r a v a i traviamenti o la cecità della vita colpevole. L a via però, benché irta di pericoli, lunga e ardua, appariva dinnanzi a lui, come invitandolo a percorrerla, ed egli vi si incam- minò; egli, vecchio e s o l o , sfidando g l i a g g u a t i tesi neh' ombra o g l i ostacoli innalzati contro di lui, sotto la luce piena del sole. C o - r a g g i o questo del solitario ardimentoso, coperto inutilmente dai suoi nemici, o col silenzio o colla calunnia. V . E diede la prima battaglia, c o n t r o la depravazione del clero, conseguenza delle investiture. L ' a n n o dopo la sua consecrazione, nel 1 0 7 4 cioè, tenne un concilio in cui v i e t ò di comprare o di ven- dere qualunque impiego ; interdisse o g n i funzione ai chierici o s i - moniaci o concubinari, obbligandoli ad abbandonare il ministero, o a serbare continenza perfetta, m e n t r e ai fedeli proibiva di assistere a g l i uffici dei preti o riluttanti o perseveranti nella colpa. A l l o r a , un g r i d o si s o l l e v ò , subito represso. E r a quello dei col- — 9 — pevoli, insorti contro le decisioni del concilio, contro i decreti c o m - battenti l'incontinenza e l'ambizione. M a nel t e m p o stesso la dignità della C h i e s a fiammeggiava luminosamente : le stole candide scintil- l a v a n o sotto il sole n o v o e l ' o s a n n a sonoro levantesi lietamente al cielo, s o f f o c a v a il c l a m o r e dei vinti. F u quel p r i m o trionfo che dettò a Michelet queste parole : « Sarebbe stato finito pel cristianesimo, se la Chiesa, diventata voi- « gare pel matrimonio, si fosse materialiigata nelle eredità feudali. Una « tal Chiesa non avrebbe prodotto mai ni l'anima di S. Bernardo, ni « il genio penetrante di S. Tommaso. » N è la battaglia fu vinta così facilmente. M o s s o dai concubinarii e dai simoniaci, C r e s c e n z i o o C e n c i o , — u n ' e r o e che aspetta a n c h ' e s s o una statua, dalla g e n e r o s i t à dei moderni dispensatori di g l o r i a — rapì, armata m a n o , il papa all'al- tare, in Santa Maria M a g g i o r e , m e n t r e la notte di N a t a l e celebrava l a m é s s a : lo„chiuse in una torre, ma prima di g i o r n o , G r e g o r i o fu liberato, per furia combattente di popolo. A l Pontefice, sembrò quella prima tempesta crescere ardimento e perchè le investiture, altro n o n e r a n o che feconda c a u s a di male, le fulminò, spezzando il vincolo che tendeva a infeudare la Chiesa. U r l a r o n o i regnanti anche essi, ma l'urlo v e n n e a frangersi c o n t r o , la irremovibile fermezza del P a p a , il quale, come un vincitore cui non bastano le prime vittorie, aspettava altre lotte, mentre intorno a lui tumultuava grande f e r m e n t o di ribelli. A i suoi nemici giunse come una speranza, la n o v e l l a che egli era caduto infermo, speranza recisa in fiore, giunta appena fino a loro per cambiarsi in timore, poiché il v e c c h i o , nella malattia s c o m - parsa a v e v a t r o v a t o forze più g i o v a n i . E prima che si dessero le nuove battaglie, profittò della tregua brevissima per fare una riforma più pacifica; la riforma della liturgia, determinandone più validamente l'unità, semplificandola c o l l ' a d d a t - tarla con più perfezione a tutta la Chiesa. E questa riforma era un l e g a m e che d o v e v a stringere a lui i suoi fedeli, pronti alla lotta, m e n t r e le minaccie di guerra apparivano, nuove e formidabili, da — IO —* o g n i parte, m e n t r e g l i avversari c e r c a v a n o anche essi di stringersi 1' uno all'altro. V I . C o n c u b i n a t o e simonia di chierici ! Su queste due piaghe, corsero fiumi di eloquenza e i filosofi della scuola di o g g i , invece di t r o v a r v i un a r g o m e n t o di più in fa- v o r e della saldezza della C h i e s a ; cercarono scoprirvi la g i u s t i f i c a - zione del loro ateismo. P e r c h è una parte del clero era o simoniaco o concubinario essi ne dedussero che la religione era malata, falsa, cadente; poiché, d i c e v a n o , d o v e si manifestano le fralezze dell'uomo, colà, abita la m o r t e . Nella f o g a della eloquenza, nel lirismo entusiasta e sonoro, c o - persero tutta la C h i e s a , di quella lebbra, ridendo del P a p a , costretto a lanciare anatemi, contro i peccati dei propri ministri. E con stile 0 ironico o g r a v e , ingiurioso spesso, si stamparono libri su questo a r g o m e n t o e si scrissero bollenti inni di vittoria, o canti funerari per le prossime esequie -del cattolicismo moribondo. In un amalgama astutamente elaborato si volle fondere la materia collo spirito, l ' e - terno col caducò, le fralezze d e l l ' u o m o colla immutabilità di D i o , c o m e se potesse una istituzione divina essere contaminata dalle colpe terrene. S i copersero con un v e l o c o l p e v o l m e n t e pietoso, le e n o r - mità dei principi e lo schiamazzo delle orgie banchettanti coi r e ; 1 vituperi commessi sotto il baldacchino dei troni, che t e n t e n n a v a n o , scossi dalle stupefacienti enormità dei regnanti, e si riversò tutta quella i m m e n s a onda di delitti sopra la C h i e s a ; additandola c o m e unica e grandissima rea. N é si volle mai c o m p r e n d e r e , e m o l t o meno confessare l'incorruttibile prestigio del papato che f u l m i n a v a vittoriosamente tutto ciò che i n v a n o a v e v a tentato oscurarne la i m - macolata santità, vincitrice m a l g r a d o le colpe parziali di qualcuno fra i suoi ministri ; del papato che dopo ogni lotta appariva più m a e - stoso' sopra la miseria agonizzante dei vinti. V i n t i che non seppero mai esser grandi altrove che nei p a n e - • n — girici contradetti dalla storia, giusta dispensiera di gloria, c o m e la m o r t e . G i à lo a c c e n n a m m o , e ci c o n v i e n e ripeterlo. L a dipendenza temporanea dei Papi d a l l ' i m p e r o , la schiavitù di quelli per il dominio di questo, oltre ai mali gravissimi di o r - dine diverso, n o n r e c ò forse la corruzione- onde i laici erano pieni; nel seno della Chiesa, che stretta dal dominio dei feudatari, d o v e v a ammalarsi di quella epidemia, poiché i chierici erano uomini anche essi ; epidemia di cui tutte le corti o splendide o p o v e r e erano m a - late;'epidemia di cui i g e r m i s t a v a n o nell'avarizia o nel libertinaggio? Siate meno poeti, e più coscienziosi' nello studio delle pagine storiche di quei tempi e guardate se il f a n g o non fu lanciato, allora come sempre, dai potenti del secolo. P e r nascondere la colossale figura di G r e g o r i o V I I si eresse tutto un edificio cementato, dalla calunnia, facendo però opera s i - mile a quella tentata nei p o m e r i g g i invernali da una turba loquace di fanciulli, che colla neve caduta nelle notti g e l a t e fabbricano statue o figure. Il sole, velato di nubi, vi scherza un'istante, dipingendola di fugaci colori, poi sdegnato di illuminare tanta fragilità, fendendo le nebbie, vi lascia cadere un r a g g i o , e cambia l'edificio in una p o z z a n g h e r a immonda. V I I . M a è tempo di seguire gli avvenimenti. T o r b i d o era l ' a t t e g g i a m e n t o dell'Europa in g e n e r a l e , nè al P a p a m a n c a v a n o ragioni di profonda mestizia. N o n entra però nel nostro proposito il trattenerci a narrarle tutte — c o m p i t o troppo lungo per questo riassunto cortissimo, — contenti a registrare i grandi fatti compiuti, le g r a n d i s s i m e lotte. L a s c i a m o la Francia, dove r e g n a v a Filippo I, contristatore dell i C h i e s a , per le spudorate simonie, la S p a g n a d o v e la sciìnitarra degli infedeli s p a r g e v a sangue e terrore, la Russia dilaniata da fosche turbolenze, l'Ungheria, campo vasto e propizio per le g u e r r e civili — 12 — che v i ardevano, e fermiamoci in G e r m a n i a , d o v e più v i v o c r e p i - t a v a il f u o c o della ribellione e in faccia alla veneranda canizie di G r e g o r i o , contempliamo la g i o v i n e z z a criminosa di E n r i c o I V . Dichiarato questi m a g g i o r e n n e a quindici anni, subito le due principali passioni che lo d o m i n a v a n o , l'avarizia e la libidine, a p - p a r v e r o ; sciolte dal freno della tutela m a t e r n a , in tutta la loro f o g a libera ormai. E "in quella corsa sfrenata degli eccessi pensati e compiuti g l i g a l o p p a v a n o a fianco — mi si perdoni la frase — i cortigiani di tutte le grandezze. L o chiamarono il N e r o n e della G e r m a n i a e C e s a r e B a l b o l o definisce « pessimo degli imperatori e re ghibellini. » 1 L ' a l b e r g o delle sue dissolutezze non erano soltanto i suoi p a - lazzi, ma le stesse case p r i v a t e ; n o n le estranee unicamente, ma le persone ancora aventi con lui c o m u n e i l s a n g u e . S t a n c o di Berta da Susa, sua m o g l i e , virtuosissima e i n d a r n o p i a n g e n t e sul talamo deserto, ordì, per cacciarla la più raffinata i n - famia, con un a g g u a t o che non gli riuscì, ma si v o l s e contro di lui. Indusse cioè uno dei c o m p a g n i assidui delle sue o r g i e a sedurla. Q u e s t i , allegando motivi gravissimi di pubblica utilità e caute c o - municazioni sopra affari d i S t a t o , su cui era necessario consigliare prudenza ad E n r i c o , credette avere o t t e n u t o un c o l l o q u i o s e g r e t o e ne a v v e r t ì il re, allegro di vedere compiersi il suo desiderio d e - corosissimo! B e r t a però, si era accorta che, s o t t o alle ragioni a d - dotte dal cortigiano, si tramava una perfidia, e, fatti nascondere, nelle fidate tenebre, alcuni servi ordinava un castigo che servisse di esempio a quella audacia invereconda. Invece del cortigiano v e n n e Enrico, pronto a fulminare l'infedeltà della m o g l i e : i servi p e r ò picchiarono nerborutamente, e solo, alla v o c e della vittima, si a c - corsero dello sbaglio. Prodezza coniugale che basta per dipingere l ' u o m o ! 1 Sommario della Storia d'Italia p a g . 160. — F i r e n z e , L e - M o n n i e r . V i l i . Principiava l ' a n n o 1076, e fresca era ancora la congiura di Crescenzio. G r e g o r i o , conosciute le trame di Enrico I V , c o n una lettera in cui lo stile energico ritrae lo scrittore, gli r i m p r o v e r a v a che « mentre scriveva con tutta umiltà operasse da nemico, combattendo la sempiterna autorità della Chiesa. D ' a l t r o n d e che Enrico I V covasse vecchi rancori contro l ' A r - cidiacono Ildebrando, ne abbiamo prova nella lotta iniziata dal primo contro il secondo, quando A n s e l m o , v e s c o v o di L u c c a fu assunto al pontificato, sotto il n o m e di A l e s s a n d r o II. I n . quella elezione, per opera specialmente, di Ildebrando, la Chiesa iniziò la sua indi- pendenza, e l'Arcidiacono, saputo c h e il re di G e r m a n i a , per n o n riconoscere il v e s c o v o lucchese, a v e v a f o m e n t a t o l'elezione illegale dell'anti-papa C a d o l a o , fu l'autore della alleanza fra la Santa Sede e la contessa Beatrice, madre di quella Matilde, di cui diremo bre-r v i s s i m a m e n t e ; alleanza che vinse i soldati dell'anti-pontefice. Il monarca alemanno, a v e v a allora s c o n f i t t o i Sassoni ribella- tisi e il padre dei fedeli terminava la lettera, cui sopra a c c e n n a m m o , raccomandando la moderazione coi vinti. Moderazione sconosciuta al cuore di Enrico che conosceva i n v e c e gli eccessi di ogni c r u - deltà, e tanto, che uno straziante g r i d o di dolore venne, in luogo di una risposta del re, dalla Sassonia r e m o t a , fino ai piedi del trono papale. I lamenti dei Sassoni f u r o n o accolti e il Papa minacciò E n r i c o di separarlo dalla C h i e s a , non cessando dalla tirannia sopra i s u d - diti vinti e non liberando ( subito i v e s c o v i g e m e n t i nello squallore delle carceri. E n r i c o non rispose, m a spedì corrieri in tutte le Pro- vincie del r e g n o , c o n v o c a n d o a W o r m s i suoi partigiani. V i c o r - sero tutti quelli che le r i f o r m e a v e v a n o colpito negli scandali della loro vita privata, e perchè i scandali erano molti, molti furono i c o n v e n u t i . Q u e s t o fu il principio di quella lotta memorabile. — 14 — A W o r m s i signori feudali e gli ecclesiastici, inquietati nei loro vizi, annullano l'elezione di G r e g o r i o e rivestendosi di ridicola ma- schera di potere, lo scomunicano. D i c e m m o r i d i c o l a ; d o v e v a m o aver detto sacrilega. U n m e s s o imperiale scende a R o m a , cercando proseliti, p o r t a t o r e della sfida e degli atti sanciti nella c o n g r e g a , e m e n t r e G r e g o r i o t e n e v a S i n o d o in L a t e r a n o , entra, osando i n t i - margli di rinunziare al papato. Intimazione che gli avrebbe c o s t a t o subito la vita se il pontefice cui il c o r a g g i o personale non era una virtù ignota, non lo avesse s a l v a t o , facendogli scudo col proprio c o r p o . G r a n d e era il delitto, g r a n d e d o v e v a essere la pena, e la inter- dizione fu lanciata sul capo di Enrico. Rispose a questo castigo un l u n g o p e l l e g r i n a g g i o avviantesi a R o m a , d i . v e s c o v i , di grandi e di nobili, che abbandonavano il re, correndo v e r s o il perdono del P a p a : manifesta conferma della collera pontificale furono castighi tali, innanzi a cui impallidivano g l i spiriti forti. — Infatti t r o v i a m o che il v e s c o v o di Utrecht ribelle al papa fu colto da apoplessia fulminante mentre rideva della scomunica, quello di Misnia si spezzò il cranio cadendo da cavallo, quello di Z e i t z , a f f o g ò , guadando un fiume, quello di Spira mori improvvisamente. E ci sembra che, per un esempio, basti. I Sassoni intanto si ribellano n u o v a m e n t e ad E n r i c o , benché il P a p a predicasse a loro di essere paziehti — forse con magnanimità eccessiva — e, cogli S v e v i , radunati a T r i b u r i a , trattano, n i e n t e - m e n o , di e l e g g e r e un n u o v o re. Si n u m e r a n o dall'Assemblea, com- mentandoli, i delitti di E n r i c o , che invano cerca placarli, cedendo, promettendo, donando. L a D i e t a seguita la f o s c a inchiesta e invita il P a p a ad A u g s b u r g , per assistere a un n u o v o c o n g r e s s o di cui a lui riserbavano la presidenza. Egli si avvia con Matilde di C a n o s s a , alleata del capo della Chiesa, fedelissima s e m p r e , più ancora nei momenti difficili, ed ambedue g i u n g o n o a V e r c e l l i . Ma dalla G e r - mania, quasi s o l o , — i cortigiani si d i l e g u a v a n o — E n r i c o scende in Italia, appena sà che G r e g o r i o a v e v a t e n u t o l'invito di quelli che v o l e v a n o deporre lui. Berta, dispregiata ai dolci di, invocata in quelli — i j — amari del decadimento, con preghiere che p a r v e r o viltà, lo a c c o m - pagna. Il P o n t e f i c e rifacendo una parte del v i a g g i o , retrocede a C a - nossa, d o v e E n r i c o s ' a v v i a , pronto alle scuse — quanto sincere lo dica la storia — c o m e era stato p r o n t o alle offese. Antitesi questa tra la dignità e l'umiliazione che fa più v i v o il paragone tra il P a p a imperterrito e il re costretto ad una u m i - liazione, che, dopo o t t o secoli, .¿»vano si vorrebbe cancellare da molti. I X . Sulla sponda destra d e l l ' E n z a , fra P a r m a e R e g g i o , si v e d o n o ruderi scuri di g r o s s e mura. L e piante silvestri coprono, abbraccian- dole, le rovine che furono un g i o r n o il castello di C a n o s s a , ospitale dimora di Matilde, la g r a n d e contessa, che v i ricevette il P o n t e f i c e ; scrivendo la sua, accanto alla gloria di G r e g o r i o V I I . Si era alla fine di G e n n a i o del 1 0 7 7 , quando v i arrivò, non c o m e re, m a c o m e grande colpevole supplicante, E n r i c o I V di Ger- m a n i a : tre giorni attese, fra le aspre inclemenze d e l l ' i n v e r n o r i g i - dissimo, prima di essere ammesso alla presenza del P a p a , che il quarto dì, accondiscese a un colloquio. L a severità cedette alla clemenza che pronunziò parole di perdono. I Sassoni però erano esasperati; nè il S a n t o Padre poteva ricollocare il re sul t r o n o , se n o n si- fosse questi recato ad A u g s b u r g per giustificarsi. E g i u r ò che vi andrebbe. A l l o r a , per le sale del Castello, splendenti di o r o e di magnificenza, sembrò aleggiasse la pace prima di stendere il v o l o ampio dall' Italia alla G e r m a n i a . Il P a p a celebrò la m e s s a , e, prima della comunione, fatto a c - costare E n r i c o all'altare, solennemente porse a lui la m e t à d e l l ' O s t i a consacrata, dicendogli : « Se il tuo cuore é innocente, sventa con questa prova le accuse, poiché Dio non può fallire, ma se ti senti reo, non ri- cevere la tua condanna. » E n r i c o si sottrasse alla prova, allegando che non essendo pre- senti i suoi accusatori, desiderava rimetterla pel g i o r n o della sua di- fesa, innanzi alla D i e t a di A u g s b u r g e partì. N e l castello, al banchetto, fu osservato un posto v u o t o . Era quello del re che n o n a v e v a osato sedere alla pacifica agape del S a c e r d o t e . X . S t r i n g i a m o in un rapido cenno i fatti che tennero dietro alle p r o m e s s e di E n r i c o . P a r t i t o da C a n o s s a , fu accolto in G e r m a n i a , c o n t i m o r e n o , ma con disprezzo, poi con pietà, finalmente con esecrazione, quando u n ' a l t r a v o l t a , calpestando la sua parola di re, si ribella al Papa. A l l o r a i Sassoni e l e g g o n o S o v r a n o R o d o l f o di S v e v i a e ne s e g u e una lotta sanguinosa fra i due, che scordano di essere cognati, per rammentarsi di essere r i v a l i : rivalità che terminò colla scomunica recata ad E n r i c o dai coraggiosi legati di R o m a , e colla conferma della sovranità di R o d o l f o , fatta dal P o n t e f i c e , applaudita dal popolo. A Brixen il re deposto aduna i suoi, e l e g g e antipapa Giliberto, scomunicato v e s c o v o di R a v e n n a , e comincia la g u e r r a più accanita che mai in Italia contro le schiere di Matilde, in A l e m a g n a contro quelle di R o d o l f o . L a vittoria sorride allo spergiuro e due sconfitte pesano sugli alleati del P a p a ; una nel M a n t o v a n o , una in Germania. C o r r e v a il 1081 ed Enrico scende in Italia e si accampa in faccia a F i r e n z e anti-imperiale, eroica. Firenze lo respinge, e, tentata in- v a n o la presa di R o m a , sverna a Ravenna, per tornare, senza p r e n - derla ancora, dinnanzi alla città eterna. Ritenta il terzo anno l ' a s - sedio e vi entra : fa coronare Giliberto anti-papa e se medesimo, e stringe G r e g o r i o , difeso da un p u g n o di fidi, dentro C a s t e l S. A n - g e l o . E g l i si abbandona intanto alle ebbrezze dissolute di un trionfo non ancora completo, poiché il Papa resiste. I m p r o v v i s a m e n t e la vittoria tramutasi in f u g a . L ' i n c i p i e n t e inno tace innanzi a un rumore cupo di armi accorrenti, di cavalli i n c a l - zanti nei galoppi concitati. S o n o i fanti e i cavalli di R o b e r t o G u i - — 17 — scardo che arrivano, fra un nembo di polvere, dalla P u g l i a lontana. T e d e s c h i , re e anti-papa, sordidamente confusi si salvano, perchè f u g g o n o . E nelle ansie dei m a l fidi sentieri, al re, apparve forse l ' a n - g e l o di D i o vendicatore, nel cui n o m e , a C a n o s s a , a v e v a chiesto perdono n o n c o l i ' a n i m a , colle labbra. X I . A l l a m o r t e , a quell'ora ultima, in cui tacciono le ire tumultuose svaniscono i sogni della grandezza che fu, le gioie dei trionfi o t - tenuti, le amarezze per le sofferte s v e n t u r e ; sopravvive la m e m o r i a , o consacrata al culto dei viventi o da essi maledetta ; memoria che non m u o r e colle fralezze del c o r p o , ma sembra associarsi alla i m - mortalità dello spirito. E quale, la memoria che resta di E n r i c o re, e di Ghiberto a n - t i - p a p a ? L a Storia ha scritto del p r i m o . C o r r a d o ed E n r i c o suoi figli insorsero contro di lui che invano cercò aiuto presso il loro fratello minore. Q u e s t i , n o m i n a t o re dalla D i e t a , per insistenza del padre, lo invitò a M a g o n z a , d o v e strap- pategli le insegne del suo antico g r a d o , lo fece m o r i r e a forza di umiliazioni cui l'infelice non resse. C a d a v e r e , non ebbe neppure gli onori di una tomba insigne, perchè due anni dopo, fu t r o v a t o , quasi insepolto, in un l u o g o profano, abbietto: in una cantina. Il v e l o dell'obblio che copre Ghiberto, dopo la f u g a da R o m a , si solleva un istante, e in m e z z o alle tenebre che lo a v v o l g o n o , v e - diamo a stento un m o r t o sanguinoso su cui è scritto: Ghiberto a n t i - papa, ucciso, f u g g e n d o nel n o o , dai R o m a n i , stanchi dei raggiri, che, dal suo ritiro di A l b a n o , cercava ordire contro il papato. Il v e l o si abbassa e il cadavere torna alle tenebre. X I I . Il 25 m a g g i o 1 0 8 5 , a Salerno, gli affannosi t r a v a g l i di una vita che fu tutta una battaglia g l o r i o s a , cessavano per il grande — i 8 — Pontefice. Sul v o l t o pallido si era diffusa un' aureola luminosa e la mano che si era d o v u t a alzare maledicendo, in quell' ultima ora si piegava perdonando. Il perdono fa più maestosa la m o r t e dei s o m m i , perseguitati in tutti i tempi. U n a divota salmodia saliva al C i e l o colla g r a n d e anima invitta, m e n t r e un l u n g o fremito di mestizia, s o t t o un l u n g o r a g g i o di gloria, correva la terra. Inviso ai nemici della Chiesa, di allora e di o g g i , il Suo n o m e dalla C h i e s a santificato, fu dalla storia chiamato grande. E m e n t r e G r e g o r i o V I I m o r i v a , il m o n d o cristiano faceva c a m m i n o v e r s o n u o v e età, spinto da quel solitario, che soffri tanto ; rigido sempre, quando esserlo fu necessario, misericordioso quando il perdono n o n fu colpa in tempi difficilissimi. E o g g i , dopo o t t o secoli, corsi sopra quel n o m e , accanto a quella grande figura vi è alcuno, che accumulando tutte le calunnie, tutte le inimicizie, tutti i livori, può cancellare l'epiteto di s o m m o , scritto a grandi lettere sul n o m e di l u i ? X I I I . Non andremo a Canossa. Q u e s t a la sonora promessa, pronunziata dai moderni nemici della Chiesa, da quelli, che nel pellegrinaggio di Enrico I V , al castello della contessa Matilde, v e d o n o un agginocchiarsi indecoroso dello stato innanzi alla disconosciuta maestà dell'altare. Non andremo a Canossa. A l l a promessa fanno saldo a p p o g g i o di ferro e di acciaio a f f i n - chè non pericoli, gli eserciti permanenti, g e t t a t i , c o m e minaccia c o n - tinua, sulla superficie della terra, o v e sembra g e r m o g l i n o armi, non più messi ; o v e il g u e r r i e r o , non più la madre, veglia le cune, o v e l ' o l i v o simbolico si sfronda, bruciato dal f u o c o delle battaglie. Non andremo a Canossa. M a su per le v o l t e s o n o r e , l'eco non ripete fedelmente questa promessa, perchè altre v o c i rispondono, che C a n o s s a o g g i n o n è più sulle rovine annose, tentennanti presso la sponda dell'Enza, ma — r9 — sta accanto alla più grande casa di D i o , nel più sublime palazzo dell' uomo. U n giorno, quando g l i eserciti stanchi, copie quelli del più grande guerriero del secolo moriente, sentiranno cadérsi dalle mani irrigidite, le armi che p a l l e g g i a n o adesso; chi sa se quella p r o - messa n o n sarà soffocata da un' altro p e l l e g r i n a g g i o ? N o n più dal p e l l e g r i n a g g i o di un r e , solo, umile, supplicante; ma da quello di un popolo intero, il più n u m e r o s o popolo che abiti il m o n d o , quello degli oppressi stanchi ; p o p o l o avviantesi a C a n o s s a , per domandarvi pace, senza chiedere a v o i il permesso di andarvi. A l l o r a , chi sa, s e , trascinati dall'onda pellegrinante, Non andrete a Canossa?