Copyright © 2019 The Author(s). Open Access. This in an open access article published by Firenze University Press (www.fupress.net/index.php/ccselap) and distributed under the terms of the Creative Commons Attri- bution 4.0 International License. The Creative Commons Public Domain Dedication waiver applies to the data made available in this article, unless otherwise stated. Comparative Cultural Studies: European and Latin American Perspectives 7: 223-225, 2019 DOI: 10.13128/ccselap-25826 | ISSN 2531-9884 (online) Book Reviews Engaging Men and Boys in Violence Prevention di Michael Flood, Palgrave Macmillan, New York, 20182 Antonio RAimondo di GRiGoli Università degli Studi di Firenze Il problema dell’uguaglianza di genere costituisce attualmente uno degli obiettivi pri- mari della nostra società, come sostiene tra gli altri l’Unesco che ha inserito la questione nell’agenda 2030 tra le priorità da raggiungere. Ancora oggi esiste una profonda resistenza nei confronti dello sradicamento della violenza di genere, da quanto è emerso dalla cam- pagna #metoo, che ci ha spinto a una riflessione sulle possibili strategie da adottare per decretarne la fine. Docente di sociologia presso la Queensland University of Technology (Australia) e leader del Mentors in Violence Prevention Programm (MVP), in Engaging Men and Boys in Violence Prevention, rieditato per la seconda volta dalla prestigiosa casa editrice Palgrave Macmillian, Michael Flood ha posto l’accento sul ruolo degli uomini e sulla necessità di un loro coinvolgimento nella risoluzione del problema della violenza di genere. L’educa- zione alla prevenzione di tale fenomeno riguardante le donne rappresenta una delle chiavi di volta affinché si realizzi l’uguaglianza tra i generi (R. W. Connell, 1995; M. Flood; 2019; M. Kauffman, 2003; M. Kehler, 2017). Il volume si pone come un utile strumento teorico-pratico sulla natura e la dimen- sione della violenza di genere perpetrata dagli uomini nei confronti delle donne. Flood legge tale questione seguendo tre filoni principali: il primo riguarda l’individuazione della violenza contro le donne come questione sociale; il secondo si focalizza sull’importanza svolta dalla prevenzione primaria della veemenza verso le donne e il ruolo svolto dai gio- vani e dalla comunità, in riferimento alla risposta offerta alle vittime e ai perpetratori della violenza contro le donne; e il terzo si concentra sul coinvolgimento maschile (siano essi giovani o adulti). Nel complesso, questo studio si articola in tre parti, di cui la prima introduce alcuni principi guida che fungono da fari orientatori per il coinvolgimento di uomini e ragazzi al problema; la seconda si concentra, invece, sulle strategie e sugli scenari attuali che riguar- dano il coinvolgimento dei maschi alla questione in oggetto; la terza parte ha come nucleo le sfide attuali inerenti al lavoro da svolgere per una corretta sensibilizzazione contro la violenza di genere. Sul piano terminologico, esistono diverse espressioni che si riferiscono a forme di vee- menza interpersonale, tra cui la “violenza domestica” che è attuata in contesti domesti- ci, nelle relazioni familiari e intime e che nella maggior parte dei casi viene associata a quella concretizzata da un uomo nei confronti della propria moglie, della propria partner https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/ https://creativecommons.org/publicdomain/zero/1.0/ 224 Comparative Cultural Studies: European and Latin American Perspectives 7: 223-225, 2019 Book Reviews o di una ex compagna. Tuttavia, va sottolineato che l’espressione “violenza domestica” è adoperata anche per denotare la violenza tra partner dello stesso sesso, tra i membri della famiglia, compresi gli atti veementi tra fratelli e quelli tra genitore e figlio o viceversa, così come quelli commessi da donne verso i loro partner. Vi sono, inoltre, diversi termini che fanno parte del campo semantico della violenza domestica, come ad esempio il maltrattamento della moglie e la violenza tra partner. Ciò indica che esiste un ampio ventaglio terminologico con cui viene definito tale fenomeno che, sia in ambito politico che accademico, riscuote un grande successo tra gli esperti. Un’analisi della violenza di genere comporta anche lo studio degli abusi sessuali, psicolo- gici e verbali da una prospettiva multifocale. Difatti, un esame delle conseguenze degli atti veementi in sé non è sufficiente per una corretta e approfondita analisi del problema, dato che vanno esaminati anche (e soprattutto) altri fattori, tra cui le motivazioni che spingono a compiere questo tipo di azioni, la storia personale e il conseguente comportamento del ‘carnefice’. L’appartenenza a un determinato rango sociale ed economico di quest’ultimo, così come l’abuso di sostanze alcoliche e stupefacenti concorre a aumentare le possibilità di adottare atteggiamenti violenti. La costruzione della maschilità è un processo che inizia sin dall’infanzia che impone al bambino un modello di condotta “stoica” di essa (E. Anderson, 2009), basata sulla rigi- dità di espressione che spesso sfocia nell’uso della violenza sessuale e nell’intimidazione come strumento di costruzione e affermazione della maschilità (M. Flood, 2019; J. Messer- schmidt, 2015; C. Rinaldi, 2018). Questa prima parte del volume si chiude con alcune riflessioni di Flood su come affron- tare la violenza di genere; in particolare, lo studioso adotta una prospettiva pro-femminista e anti-patriarcale e spiega che i programmi politici, educativi e pubblicitari possono promuo- vere un’educazione alla prevenzione e il coinvolgimento dei giovani nella lotta alla violenza di genere. Ne sono da esempio alcune istituzioni statunitensi che si occupano della promo- zione di un dialogo fondato nel rispetto reciproco tra uomini e donne e tra uomini e uomi- ni, l’organizzazione Menswork e la National Organization of Men’s Against Violence (NOMA). Nella seconda parte del libro, lo studioso si concentra sulle strategie idonee al coinvol- gimento degli uomini per il contrasto della violenza verso le donne, quindi su come “con- durre gli uomini alla porta” (get men in the door) (p. 115). Flood traccia quattro dimen- sioni che hanno come nucleo il rapporto tra l’uomo e la violenza, costituiti dall’«uso della violenza, gli atteggiamenti verso la violenza, le risposte in caso di violenza e gli sforzi per prevenire la violenza» (Ibidem). Alla domanda su quanti uomini hanno commesso violen- za contro le donne, non ci sono molti dati, visto che le indagini tendono più a soffermarsi sulla vittima e non sui perpetratori della violenza. Le scarse informazioni esistenti pro- vengono dalle ricerche condotte dagli studiosi Headey, Scott e de Vaus su un campione di coppie di fidanzati nel lontano biennio 1996-1997. I risultati, pubblicati nel 1999, riporta- no che il 3.4 % degli uomini ha commesso violenza nei confronti della propria partner nel corso dell’ultimo anno dal loro fidanzamento (Ibidem). Le proposte offerte agli uomini e ai ragazzi per incoraggiarli a impegnarsi nella lotta contro la violenza verso le donne è comunque l’educazione che può provenire dalla scuola, dall’ideazione di campagne pubblicitarie e di programmi creati per il superamento degli stereotipi di genere. Flood ricorda alcuni esempi di programmi “face to face” utilizzati in Messico, in Congo e negli Stati Uniti. Questa metodologia vis-à-vis riscuote maggiore suc- 225 DOI: 10.13128/ccselap-25826 | ISSN 2531-9884 (online) Book Reviews cesso ed è la più utilizzata per favorire l’inclusione degli uomini e dei ragazzi nella sensibi- lizzazione contro la violenza sulle donne. Esistono, inoltre, altri programmi di educazione al contrasto della violenza di gene- re, come ad esempio i progetti della White Ribbon Australia che prevedono la realizzazio- ne di materiali audio e video; due campagne di sensibilizzazione chiamate Men Can Stop the Rape che invitano gli uomini a identificarsi con figure maschili non violente; e un’altra campagna denominata Don’t be That Guy, sviluppata in Canada nel 2010, che si focaliz- za sulla sfida lanciata agli uomini nel cambiamento dell’immaginario maschile e propone modelli positivi incentrati sul rispetto della partner. Il lavoro si conclude con le “sfide” a cui bisogna far fronte nella realizzazione di que- sto progetto globale di un’educazione all’impegno maschile nella lotta alla violenza sessua- le rivolta alle donne. Ad ogni modo, continuano a sussistere molte resistenze nei confronti dell’indirizzo pro-femminista sia da parti di uomini che di donne. Inoltre, molti soggetti che hanno commesso in passato atti veementi o che sono stati vittime di abusi sessuali o di violenza assistita, hanno maggiore probabilità di ripetere il fenomeno. Ritornando a quanto già affermato nei primi capitoli, Flood insiste che il problema della violenza dome- stica e di quella commessa esclusivamente verso le donne risiede nell’asimmetria delle relazioni di genere culturalmente costruite. Essa non può prescindere da altri fattori, come il background socio-economico del ‘carnefice’, dalle esperienze passate di violenza subita o agita o dalle alterazioni della personalità dovute all’abuso di alcol o di droghe. Non sono fattori predittivi, bensì hanno una certa influenza se si considera l’essere umano nella sua globalità. Nel complesso, il volume si presta a essere un utile manuale soprattutto per la parte riguardante la presentazione dei progetti di lavoro sulla maschilità con adulti e ragazzi, dato che il coinvolgimento degli uomini, mediante la rottura con il passato per quanto concerne un modello di mascolinità ancora obsoleto, aiuterebbe nella riduzione e nell’ab- battimento delle discriminazioni e nella violenza di genere, non solo verso le donne, bensì anche verso altre soggettività non conformi al modello binaristico sessuale e di genere.