Quinto Orazio Flacco - Wikipedia Quinto Orazio Flacco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigation Jump to search Disambiguazione – "Orazio" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Orazio (disambigua). Quinto Orazio Flacco in un ritratto immaginario di Anton von Werner Quinto Orazio Flacco, noto più semplicemente come Orazio (in latino: Quintus Horatius Flaccus; Venosa, 8 dicembre 65 a.C. – Roma, 27 novembre 8 a.C.), è stato un poeta romano. Indice 1 Biografia 2 Il mondo poetico e concettuale di Orazio 3 Opere 4 Note 5 Bibliografia 5.1 Opere in latino 5.2 Opere tradotte in italiano 6 Voci correlate 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni Biografia[modifica | modifica wikitesto] Orazio nacque l'8 dicembre del 65 a.C. a Venosa, colonia romana fondata in posizione strategica tra Apulia e Lucania, allora in territorio dauno e attualmente in Basilicata. Fu figlio di un fattore liberto che si trasferì poi a Roma per fare l'esattore delle aste pubbliche (coactor auctionarius), compito poco stimato, ma redditizio; il poeta era dunque di umili origini, ma di buona condizione economica. Recepì le prime nozioni di favolistica dalla nutrice Pullia, che amava raccontare le fiabe. Orazio seguì perciò un regolare corso di studi a Roma, sotto l'insegnamento del grammatico Orbilio e poi ad Atene, all'età di circa vent'anni, dove studiò greco e filosofia presso Cratippo di Pergamo. Qui entrò in contatto con la lezione epicurea, ma, sebbene se ne sentisse particolarmente attratto, decise di non aderire alla scuola. Sarà all'interno dell'ambiente romano che Orazio aderirà alla corrente, la quale gli permise di trovare un rifugio nell'otium contemplativo. Il poeta espresse la sua gratitudine verso il padre in un tributo nelle Satire (I, 6). Placca a Taranto che reca inciso il verso di un'ode che Orazio dedicò alla città Dopo la morte di Cesare, quando scoppiò la guerra civile, Orazio si arruolò nell'esercito di Bruto, nel quale il poeta incarnò il proprio ideale di libertà in antitesi alla tirannide imperante. Combatté come tribuno militare[1] nell'esercito repubblicano comandato da Bruto nella battaglia di Filippi (42 a.C.), persa dai sostenitori di Bruto e vinta da Ottaviano. In questa battaglia Bruto e Cassio perirono, mentre Orazio si diede alla fuga dopo il secondo combattimento, come confessa egli stesso in una delle sue odi, nella quale dice che si era di già trovato in alcune altre azioni molto pericolose. Una lettura innovativa sulla battaglia è stata proposta da Giuliano Pisani.[2] Nel 41 a.C. tornò in Italia grazie a un'amnistia e, appresa la notizia della confisca del podere paterno, si mantenne divenendo segretario di un questore (scriba quæstorius). In questo periodo cominciò a scrivere versi, che cominciarono a dargli una certa notorietà. Nel 38 a.C. venne presentato a Mecenate da Virgilio e Vario, probabilmente incontrati nel contesto delle scuole epicuree di Sirone, presso Napoli ed Ercolano. Dopo nove mesi Mecenate lo ammise nel suo circolo e da allora il poeta poté dedicarsi interamente alla letteratura, non si sposò mai e non ebbe figli. Già in questo periodo Orazio risulta debole di occhi, avendo contratto una congiuntivite.[3] Mecenate gli donò nel 33 a.C. un piccolo possedimento in Sabina, le cui rovine sono ancor oggi visitabili nei pressi di Licenza (RM). Il dono fu cosa molto gradita al poeta che, in perfetta osservanza del modus vivendi predicato da Epicuro, non amava la vita cittadina. Con la sua poesia Orazio sostenne la figura e la politica dell'imperatore Augusto, che peraltro in questo periodo lasciava una grande libertà compositiva ai suoi poeti (tendenza che sarebbe però stata invertita dopo la scomparsa di Mecenate: lo testimonia la vicenda biografica di Ovidio). Esempi di propaganda augustea sono, a ogni modo, alcune Odi e il Carmen sæculare, composto nel 17 a.C. in occasione della ricorrenza dei Ludi Sæculares. Orazio morì nel novembre dell'8 a.C. all'età di 57 anni e fu sepolto sul colle Esquilino, accanto al suo amico Mecenate, morto solo due mesi prima. Il mondo poetico e concettuale di Orazio[modifica | modifica wikitesto] Considerato uno dei maggiori poeti dell'età antica, nonché maestro di eleganza stilistica e dotato di inusuale ironia, seppe affrontare le vicissitudini politiche e civili del suo tempo da placido epicureo amante dei piaceri della vita, dettando quelli che per molti sono ancora i canoni dell'ars vivendi. (LA) «Dum loquimur, fugerit invida aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.» (IT) «Mentre parliamo, il tempo invidioso sarà già fuggito: Assapora ogni istante, confidando il meno possibile nel domani.» (Orazio, Odi, I, 11, 7-8) (LA) «Alme Sol [...] possis nihil urbe Roma visere maius.» (IT) «Almo Sole [...] che tu possa contemplare nulla di più grande della città di Roma.» (Orazio, Carmen saeculare.) Si può riconoscere in molte delle occasioni, da cui Orazio trae spunto per i suoi componimenti, una funzione comunicativa: ma difficilmente essa si traduce in un mero fine encomiastico, nei confronti del circolo dei suoi potenti protettori, perché assai più spesso essa svolge la funzione di trasmettere al lettore (e ai posteri) un'esperienza concreta di socievolezza e di rapporti umani, da cui trarre un insegnamento o semplicemente una riflessione[4]. Achille D’Orsi, monumento a Quinto Orazio Flacco, 1898, Venosa Convertitosi all'epicureismo[5], anch'egli alla ricerca di risposte sui grandi temi esistenziali, risposte che di fatto non troverà mai: il poeta sembra infatti non essere mai sfuggito all'angoscia della morte, percepita sempre come imminente. È interessante analizzare la visione che il poeta latino aveva dell'aldilà, in quanto è indubbiamente molto sincera: sebbene velata da una certa sicurezza, propria di quella "aurea mediocritas" di cui Orazio voleva essere esempio, in molteplici occasioni traspare una vena di malinconia, accompagnata da cupe note di lirismo e di elegia, che tradisce il suo reale stato interiore. Orazio appare, a sprazzi, come quello che forse veramente era: un uomo che ha trovato nella vita il rifugio dalla morte, ma che in verità non è mai riuscito a curare del tutto la paura di essa, che preferisce fuggire piuttosto che combattere stoicamente. La sua personalità può quindi risultare, a una prima lettura, ambigua: tale ambiguità nasce dalla discordanza che talvolta si viene a creare tra l'immagine che Orazio voleva dare di sé, e la vera personalità del poeta che inevitabilmente trapela dalle righe: non a caso, come sostiene Ugo Enrico Paoli, "nulla [...] appare così difficile come penetrare nell'animo di Orazio". La rappresentazione dell'aldilà oraziano è comunque di forte stampo epicureo, e viene suggellata nel modo migliore nell'affermazione, non priva di una nota malinconica, espressa nell'Ode 7 del Libro IV (v. 16): «Pulvis et umbra sumus» Quinto Orazio Flacco in un ritratto immaginario di Giacomo Di Chirico In questa affermazione Orazio riesce a esprimere non solo il suo punto di vista sulla morte, ma anche l'angoscia che lo investe in vita, proprio in funzione del prossimo e certo annullamento dell'esperienza terrena. Dai versi di Orazio, quando il poeta parla della morte, risulta davvero difficile cogliere una nota di serenità, di gioia: il sentimento che invece predomina e che si identifica nella reazione psicologica del poeta di fronte alla morte, è una triste accettazione di un fatto naturale. In particolare questo sentimento viene espresso nell'Ode 14 del II libro, nella quale afferma (vv. 8 -12): «...tristi [...] unda, scilicet omnibus, quicumquae terrae munere vescimur, enaviganda, sive reges sive inopes erimus coloni.» Questi versi ci esprimono quanto Orazio percepisse la morte cupa e fonte di grande turbamento: viene qui rappresentata come una palude (unda, parola che già nel suono anticipa il concetto che sta per essere espresso, e rafforza il simbolismo di cui è oggetto: palude=morte), a cui accosta l'aggettivo "triste" (tristi), che reca con sé anche un profondo senso di inevitabilità. La palude a cui allude Orazio è lo Stige: in questo caso, il riferimento mitologico ha valore simbolico, ed è funzionale non solo a esprimere il concetto della morte, ma anche a rendere più vivida ed espressiva la poesia. Invece scilicet (come è naturale) afferma un dato di fatto: l'inevitabilità della morte, alla quale non vi è modo di sfuggire. Questo concetto in realtà viene qui ripetuto, ma era già stato espresso all'inizio dell'ode: «...nec pietas moram Rugis et instanti senectae Adfert indomitaeque morti.» Inutile e vana è la religione, incapace di porre un rimedio (moram) all'incalzante vecchiaia e alla morte: questo è il punto di vista del poeta riguardo alla religione, e traduce un sentimento diffuso ed esteso a tutta la romanità del secolo. La religione è ormai incapace di dare spiegazioni sufficienti riguardo alla vita dopo la morte, il fervore religioso (pietas) non potrà salvare l'uomo dalla sua naturale condizione di mortale. Venosa, interno della casa di Orazio È davvero grande la differenza che corre tra l'attacco e la critica che Lucrezio aveva fatto nei confronti della religio, accusata di offuscare la ragione e di far nascere inutili tribolazioni e angosce, e questa, che suona più come una triste constatazione dell'incapacità di essere rasserenati da una religione nella quale non si riesce più a credere. Centrale nei versi 8-12 è il gerundivo enaviganda, che esprime pienamente l'inevitabilità e la certezza della morte, non senza una nota di cupa e profonda malinconia, già anticipata da tristi unda. Risulta già chiara da questi pochi versi la percezione che Orazio aveva della morte, percezione che spiega e motiva la sua scelta di vita: una vita caratterizzata dal godere del presente e delle poche gioie che la vita ci offre (identificabili principalmente nell'amicizia, nel convivio, nella pace interiore) e che ci consentono di vivere con serenità e stabilità. Orazio appare a tratti molto pessimista: la morte è sempre in agguato e la vita potrebbe finire in ogni momento; è meglio, quindi, non riporre le proprie speranze nel domani. Questa idea di brevità della vita (che ritroviamo anche in Catullo: brevis lux) è un ulteriore invito a godersi la vita il più possibile, concetto che ritroviamo in numerosi versi, come nell'Ode 11 del libro I: «...Dum loquimur fugerit invida Aetas: carpe diem, quam minimum credula postero.[6]» Il tempo è in una fuga perpetua, che non lascia adito a speranze future: occorre sfruttare al massimo il tempo che ci è concesso, e considerare ogni momento che ci è dato come un dono, così come afferma nell'Ode 9, del libro I (vv.14-15: "...Quem Fors dierum cumque dabit, lucro/Adpone..."); la sua concezione della fuga temporis sarà un perfetto modello per un grande poeta italiano come Francesco Petrarca, che, dopo aver letto classici come Orazio, Seneca e Agostino, lamenterà, nel Canzoniere, la caducità del tempo e la sua essenza fuggitiva in liriche come La vita fugge, et non s'arresta un'ora, molto vicina alla poetica oraziana. È chiaro dai suoi versi quanto la visione della morte condizioni in modo netto l'esperienza di vita del poeta, che ci viene vivacemente descritta dalla sua poesia: la morte non è, al contrario di quanto si crede, un evento che ci attende alla fine del nostro percorso vitale, ma è qualcosa che ci lasciamo dietro ogni giorno e dietro ogni momento, che estingue e brucia, attraverso il tempo, tutto ciò che è. Opere[modifica | modifica wikitesto] Le Odi di Orazio tradotte da Mario Rapisardi Horatii Flacci Sermonum, 1577 Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della letteratura latina (31 a.C. - 14 d.C.). Orazio è considerato dal classicismo uno dei più importanti poeti latini, citato addirittura nell'Inferno di Dante nel Limbo, al verso 89 del Canto IV. Molte delle sue frasi sono diventate modi di dire ancora in uso: esempi sono carpe diem, nunc est bibendum e aurea mediocritas, oltre che Odi profanum vulgus, et arceo, e, recentemente, gli è stato intitolato anche un cratere sulla superficie di Mercurio. Epodi (Epodon libri o Iambi, come li definisce l'autore), 17 componimenti, pubblicati nel 30 a.C. Satire (Saturæ o Sermones, come le definisce l'autore), in due libri che comprendono 18 satire, scritte tra il 41 e il 30 a.C.: il I libro (10 satire) fu dedicato a Mecenate e pubblicato tra il 35 e il 33 a.C., mentre il II libro (8 satire) fu pubblicato nel 30 a.C. insieme agli Epodi. Odi (Carmina, come li definisce l'autore), in tre libri con 88 componimenti, pubblicati nel 23 a.C. Un quarto libro con altri 15 componimenti venne pubblicato intorno al 13 a.C. Epistole, in due libri. Il I libro comprende 20 lettere composte a partire dal 23 e pubblicate nel 20 a.C., con dedica a Mecenate, mentre il II libro, con tre lettere, scritto tra il 19 e il 13 a.C., comprende l'epistola ai Pisoni, o Ars Poetica in 476 esametri, che fu presa a canone per la composizione poetica nelle epoche successive. Carme secolare (Carmen sæculare), del 17 a.C., scritto per incarico di Augusto e destinato alla cerimonia conclusiva dei ludi sæculares. Note[modifica | modifica wikitesto] Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] Opere in latino[modifica | modifica wikitesto] (LA) Quinto Orazio Flacco, [Opere], Francofurti ad Moenum, Ex officina typographica Andreae Wecheli, 1577. (LA) Quinto Orazio Flacco, [Opere. Poesia], Francofurti ad Moenum, Ex officina typographica Andreae Wecheli, 1577. Opere tradotte in italiano[modifica | modifica wikitesto] Enzo Mandruzzato (a cura di), Odi ed epodi. Testo latino a fronte, in Classici greci e latini, Milano, BUR, 1985, ISBN 978-88-17-16513-6. Gavino Manca (a cura di), Cinque satire sulla saggezza del vivere, in Collezione di poesie, Torino, Einaudi, 1991, ISBN 978-88-17-16513-6. Tito Colamarino e Domenico Bo (a cura di), Opere. Testo latino a fronte, in Classici latini, Torino, UTET, 2015, ISBN 978-88-51-12756-5. Ugo Dotti (a cura di), Epistole-Ars poetica. Testo latino a fronte, in Universale economica. I classici, Milano, Feltrinelli, 2015, ISBN 978-88-07-90211-6. Donatella Puliga (a cura di), con introduzione di Maurizio Bettini, Poesia classica latina. Testo latino a fronte, La biblioteca di Repubblica, Einaudi, Torino, 1990, rist. 2004, pp. 331–367. Voci correlate[modifica | modifica wikitesto] Certamen Horatianum Enciclopedia oraziana Gaio Fundanio Gens Horatia Genus irritabile vatum Atilio Fortunaziano Altri progetti[modifica | modifica wikitesto] Altri progetti Wikisource Wikisource Wikiquote Wikimedia Commons Wikisource contiene una pagina dedicata a Quinto Orazio Flacco Wikisource contiene una pagina in lingua latina dedicata a Quinto Orazio Flacco Wikiquote contiene citazioni di o su Quinto Orazio Flacco Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Quinto Orazio Flacco Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto] Quinto Orazio Flacco, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Quinto Orazio Flacco, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. (EN) Quinto Orazio Flacco, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. Quinto Orazio Flacco, su BeWeb, Conferenza Episcopale Italiana. (LA) Opere di Quinto Orazio Flacco, su Musisque Deoque. (LA) Opere di Quinto Orazio Flacco, su PHI Latin Texts, Packard Humanities Institute. Opere di Quinto Orazio Flacco, su openMLOL, Horizons Unlimited srl. (EN) Opere di Quinto Orazio Flacco, su Open Library, Internet Archive. (EN) Opere di Quinto Orazio Flacco / Quinto Orazio Flacco (altra versione), su Progetto Gutenberg. (EN) Audiolibri di Quinto Orazio Flacco, su LibriVox. (EN) Horatius, su Goodreads. Quinto Orazio Flacco, su Discografia nazionale della canzone italiana, Istituto centrale per i beni sonori ed audiovisivi. (EN) Spartiti o libretti di Quinto Orazio Flacco, su International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC. Opera Omnia di Quinto Orazio Flacco: testi con concordanze e liste di frequenza Opera Omnia di Quinto Orazio Flacco: testi con numerazione dei versi Carmina Horatiana: Tutti i carmi di Orazio declamati in lingua latina da Tommaso Bervoets. Della fama d'Orazio fino a' dì nostri, in Italia, lezione di Mario Rapisardi, dicembre 1885 Quinto Orazio Flacco Opere letterarie principali Satire (Sermones) • Epòdi • Odi • Epistole (contenente il componimento Ars Poetica) • Carmen saeculare Orazio 65 ~ 8 a.C. Citazioni celebri Carpe diem • Nunc est bibendum • Aurea mediocritas • In medias res • Odi profanum vulgus, et arceo • Caelum, non animum mutant qui trans mare currunt • Vides ut alta stet nive candidum Soracte Corrente di pensiero Epicureismo Circolo di Mecenate Promotori Gaio Cilnio Mecenate • Ottaviano Augusto Membri Publio Virgilio Marone • Quinto Orazio Flacco • Sesto Properzio • Cornelio Gallo • Plozio Tucca • Aristio Fusco • Lucio Vario Rufo • Valgio Rufo • Domizio Marso • Quintilio Varo • Gaio Melisso • Emilio Macro V · D · M Epicureismo Filosofi greci Epicuro · Polieno · Metrodoro · Batis · Leonzia · Carneisco · Idomeneo · Ermarco · Colote · Temista · Leonteo · Polistrato · Dionisio di Lamptrai · Basilide · Filonide · Diogene di Tarso · Alceo e Filisco · Diogene di Enoanda · Apollodoro · Demetrio di Laconia · Zenone di Sidone romani Amafinio · Rabirio · Tito Albucio · Tito Pomponio Attico · Fedro · Filodemo · Lucrezio · Orazio · Patrone · Cazio · Plotina · Sirone Pensiero Epicureismo · Edonismo · Eudemonismo Concetti Aponia · Atarassia · Clinamen · Intermundia Opere De rerum natura (Lucrezio) · Scritti di Epicuro: Lettera a Meneceo · Lettera a Erodoto · Lettera a Pitocle V · D · M Lucani illustri Antichità Ocello Lucano · Orazio · Libio Severo Medioevo Tristano di Montepeloso · Arnolino Età Moderna e Contemporanea Giacinto Albini · Nicola Alianelli · Carlo Alianello · Gaetano Ambrico · Andrea Avellino · Laura Battista · Ascanio Branca · Rocco Brienza · Antonio Busciolano · Nino Calice · Giacomo Cenna · Raffaele Ciasca · Ettore Ciccotti · Emilio Colombo · Matteo Cristiano · Carmine Crocco · Il Pietrafesa · Sergio De Pilato · Egidio Romualdo Duni · Michele Granata · Isabella di Morra · Francesco Mario Pagano · Nicola Fiorentino · Tommaso Pedio · Giambattista Pentasuglia · Altobello Persio · Giacomo Racioppi · Tommaso Stigliani · Onofrio Tataranni · Giovanni Todisco · Vincenzo Verrastro Controllo di autorità VIAF (EN) 100227522 · ISNI (EN) 0000 0001 2145 2178 · SBN IT\ICCU\CFIV\000246 · Europeana agent/base/60033 · LCCN (EN) n79081354 · GND (DE) 118553569 · BNF (FR) cb11886570b (data) · BNE (ES) XX891549 (data) · ULAN (EN) 500404135 · NLA (EN) 35206138 · BAV (EN) 495/53093 · CERL cnp01316190 · NDL (EN, JA) 00540086 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79081354 Portale Antica Roma Portale Basilicata Portale Biografie Portale Età augustea Portale Letteratura ^ Satira sesta ^ Orazio: la parmula di Filippi e l'Epicuri de grege porcum, in Atti e Memorie dell'Accademia Galileiana di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, CXXXI - Parte III, Padova 2020, pp. 291-310.. ^ Orazio, Satire, I, 5, vv. 30 e 49. Il periodo in questione è il 38-37 a.C., vd. Orazio, Satire, Corriere della Sera, I Classici del pensiero libero greci e latini, nº 50, 2012, n. 8 a pag. 63. ^ Mario Citroni, Occasione e piani di destinazione nella lirica di Orazio, Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, No. 10/11 (1983), pp. 133-214. ^ Book.google.it ^ Tante le traduzioni di questa celebre poesia, da Tommaso Gargallo, a Giosuè Carducci (in Opere, ed. naz., Bologna, Zanichelli, 1962, vol. XXIX, p. 47), a Giovanni Pascoli (in Poesie. Poesie varie. Traduzioni. Riduzioni, a cura di Augusto Vicinelli, Milano, Mondadori, 1968, p. 1657), a Alberto Caramella (in I viaggi del Nautilus, Firenze, Le Lettere, 1997, p. 1). Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Quinto_Orazio_Flacco&oldid=117375043" Categorie: Poeti romani Nati nel 65 a.C. Morti nell'8 a.C. Nati l'8 dicembre Morti il 27 novembre Nati a Venosa Morti a Roma Aforisti romani Autori di favole Epicurei Horatii Quinto Orazio Flacco Personaggi citati nella Divina Commedia (Inferno) Categorie nascoste: BioBot P3365 letta da Wikidata P4223 letta da Wikidata P1417 letta da Wikidata P7796 letta da Wikidata P6999 letta da Wikidata P6941 letta da Wikidata P3762 letta da Wikidata P648 letta da Wikidata P1938 multipla letta da Wikidata senza qualificatore P1899 letta da Wikidata Voci con template Collegamenti esterni e qualificatori sconosciuti P2963 letta da Wikidata P2510 letta da Wikidata P839 letta da Wikidata Voci con template Collegamenti esterni e molti collegamenti Voci con codice VIAF Voci con codice ISNI Voci con codice SBN Voci con codice Europeana Voci con codice LCCN Voci con codice GND Voci con codice BNF Voci con codice BNE Voci con codice ULAN Voci con codice NLA Voci con codice BAV Voci con codice CERL Voci con codice NDL Voci con codice WorldCat Identities Voci biografiche con codici di controllo di autorità Menu di navigazione Strumenti personali Accesso non effettuato discussioni contributi registrati entra Namespace Voce Discussione Varianti Visite Leggi Modifica Modifica wikitesto Cronologia Altro Ricerca Navigazione Pagina principale Ultime modifiche Una voce a caso Nelle vicinanze Vetrina Aiuto Sportello informazioni Comunità Portale Comunità Bar Il Wikipediano Fai una donazione Contatti Strumenti Puntano qui Modifiche correlate Pagine speciali Link permanente Informazioni pagina Cita questa voce Elemento Wikidata Stampa/esporta Crea un libro Scarica come PDF Versione stampabile In altri progetti Wikimedia Commons Wikiquote Wikisource In altre lingue Afrikaans አማርኛ Aragonés العربية مصرى Asturianu تۆرکجه Башҡортса Žemaitėška Беларуская Беларуская (тарашкевіца)‎ Български Brezhoneg Bosanski Català Čeština Cymraeg Dansk Deutsch Zazaki Ελληνικά English Esperanto Español Eesti Euskara فارسی Suomi Võro Français Furlan Gaeilge Galego עברית हिन्दी Fiji Hindi Hrvatski Magyar Հայերեն Interlingua Bahasa Indonesia Ido Íslenska 日本語 ქართული Қазақша 한국어 Kurdî Kernowek Latina Lingua Franca Nova Lietuvių Latviešu Malagasy Македонски മലയാളം Монгол मराठी Bahasa Melayu Nāhuatl Nederlands Norsk nynorsk Norsk bokmål Occitan ਪੰਜਾਬੀ Polski Piemontèis Português Română Tarandíne Русский Sardu Sicilianu Srpskohrvatski / српскохрватски Simple English Slovenčina Slovenščina Српски / srpski Seeltersk Svenska Kiswahili தமிழ் Tagalog Türkçe Татарча/tatarça Українська Oʻzbekcha/ўзбекча Tiếng Việt Volapük Walon Winaray 吴语 中文 粵語 Modifica collegamenti Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 20 dic 2020 alle 00:14. 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